Commenti
|
1-3/3
|
|
lucillafiaccola1796 24 agosto 2010 19:50
L'avevo sos pettato che giocavano a monopoli coi nostri
soldi e non sono l'unica... ho avuto queste conferme... e le
riporto...
DA PARMA IN MOVIMENTO 5 STELLE
GIOCANO A MONOPOLI CON I NOSTRI SOLDI ED AL "PICCOLO
DOTTORE" con la nostra salute (quando fanno inceneritori)
sempre con i nostri soldi (Enìa è a partecipazioni
pubblica in maggioranza)... Sono capaci tutti di fare i
capitalisti ed andare in Borsa con i soldi degli altri,
farsi pagare gli inceneritori con i contributi pubblici
(voce A3 bollette Enel) spacciandoli per "fonti rinnovabili"
(contro le direttive UE), rivendere poi la stessa energia
prodotta da questi "termodissipatori di denaro pubblico" (il
bilancio energenti è in negativo e non starebbe in piedi se
non ci fossero i contributi pubblici appena accennati pagati
da noi) ai cittadini che la ripagano un'altra volta...e poi
aggiungiamo pure la tassa rifiuti. Tombola! Che affare
queste multiutility. Agiscono praticamente in monopolio sul
territorio e fanno finanza principalmente con i soldi dei
cittadini. La colpa comunque è di chi ha creato questi
mostri. Cioè le società MISTE pubblico-private su beni
primari come acqua, servizi etc. Meglio decidere. O tutte
pubbliche o si vende tutto ad un privato per "x" anni in
concessione in condizioni di vero libero mercato senza
MONOPOLI. Ma i misti attuali, sono tremendi perchè si
introduce la logica politica dentro alla borsa ed alle
logiche di mercato che si affrontano però non con i propri
soldi ma quelli degli altri (noi cittadini) quindi senza
sentire più di tanto il rischio sulla propria pelle. Si
socializzano le perdite e si privatizzano gli utili!! bella
forza!! DEMOCRAZIA DIRETTA E AZIONARIATO POPOLARE!...è ora
di responsabilizzarci!! In consiglio comunale si vota senza
cognizione di causa, ormai i cittadini sono più informati e
sanno sicuramente meglio dei consiglieri comunali quali sono
i propri interessi....
i politici non rappresentano più nessuno, solo loro
stessi..
credono che il consiglio comunale sia l'albero della
cuccagna.
MONOPOLI Si gioca su un tabellone sul quale ciascuno, in
base al tiro dei dadi, si muove col proprio segnalino sulle
diverse caselle. La maggior parte delle caselle hanno il
nome di una strada o di monumenti. A tutti i giocatori, a
inizio gioco, vengono assegnate le banconote del Monopoli (a
secondo della versione). Il primo giocatore che si ferma su
una strada può scegliere se comprarla o meno (se decide di
non comprarla deve essere messa all'asta dalla banca
partendo da una somma base che varia da versione a
versione), e quando riesce ad avere tutte le strade con lo
stesso colore può decidere se edificarvi delle case e
infine un albergo in qualunque momento di un qualsiasi
turno, indipendentemente dalla casella che occupa in quel
momento Gli altri giocatori, ogni volta che stazionano su
quella strada, con le case o con l'albergo o anche senza
nessuna edificazione presente, sono costretti a pagarne il
soggiorno in relazione al numero e al tipo di edifici
presenti. Quindi tutti i giocatori sono impegnati a
comprare, vendere e scambiare proprietà per diventare i
più ricchi, i monopolisti.
SCOPO DEL GIOCO È MANDARE IN BANCAROTTA GLI AVVERSARI
CAUSANDO LORO GRAVI ESBORSI DI DENARO E DIVENTARE IL PIÙ
RICCO.
Quando un giocatore non ha più liquidità può ipotecare le
sue proprietà e ricevere il compenso pattuito sul retro
della carta. Se si vuole togliere l'ipoteca da un territorio
bisogna pagare il costo di ipoteca più il 10%. Il gioco è
ulteriormente movimentato dalle carte degli Imprevisti e
delle Probabilità che vengono pescate quando, dopo il
lancio del dado, il segnalino staziona sulle relative
caselle.
I Poll'ittici Ta'iani pari pari.....!!!!!!
|
lucillafiaccola1796 19 agosto 2010 19:32
qualcuno disse... celere alla celere....!
|
francescodeleo 19 agosto 2010 18:25
Dal mio punto di vista la differenza tra uno stato
cosiddetto confessionale ed uno stato laico non deve essere
cercata soltanto negli aspetti negativi del rapporto tra gli
uomini. Uno stato laico deve sapersi svincolare da tutti i
precetti che la morale religiosa impone all'essere umano,
sia negati che positivi. Ma l'Italia è uno stato laico?
Evidentemente no. La recente sentenza della Corte europea
dei diritti dell'uomo di Strasburgo non ha fatto altro che
mettere in evidenza un nervo scoperto della nostra cultura,
ovvero, oltre all'assoggettamento volontario alle leggi
giuridiche, l'assoggettamento involontario ai precetti
religiosi. Se rileggessimo la storia italiana ci renderemo
conto che da sempre la religione ci ha governato, anche
direttamente attraverso il potere politico. Inoltre, non
dimentichiamoci che fino a poco tempo fa, oggi un po' meno,
i partiti di ispirazione religiosa hanno inciso pesantemente
sulle nostre scelte sociali. L'avere nello stesso territorio
italiano, e per giunta a Roma, uno stato estero quale la
Chiesa Cattolica non ci è di aiuto per completare il
processo di laicizzazione scritto nella nostra costituzione,
processo disatteso più per interessi politici che per
bisogno effettivo.
E' ovvio che uno stato, come anche un nascituro, deve essere
"laico" in quanto la decisione di appartenere ad una
organizzazione, qualunque essa sia, deve essere una scelta
volontaria, volontà che può essere manifestata
compiutamente, per convenzione, solo compiendo i diciotto
anni. Certo, sempre per convenzione, ai genitori è data la
possibilità di sopperire alla mancanza di potere
decisionale del nascituro forzando una scelta che potrebbe
non rivelarsi la volontà propria del bambino una volta
diventato adulto, possibilità che viene sempre interpretata
in un'unica direzione. Ci ritroviamo così a definire
l'Italia un paese cattolico, o comunque religioso, solo
perchè la stragrande maggioranza dei suoi abitanti è
iscritta nei registri della Chiesa e dai quali non si
cancella sia perchè l'iscrizione non comporta nessun onere,
sia perchè il dichiararsi apertamente "non credente" può
far sorgere dubbi di varia natura, sia perchè in molte
parti dell'Italia si crede ancora che il matrimonio in
chiesa sia soltanto l'unico valido.
Ci ritroviamo così un Paese laico per il diritto, semilaico
(o semireligioso o semiconfessionale) per i comportamenti
effettivi dei suoi abitanti e dei suoi politici e religioso
nei giorni di festività.
|
Commenti
|
1-3/3
|
|
|