gio' 19 luglio 2008 0:00
STRADA GINO: Conoscerlo meglio. di Gigi
Moncalvo C'è uno strano caso di
"silenzio stampa" in questo nostro grande paese:
quello riguardante il passato violento del dottor Gino
Strada. Il pacifista, la colomba, l'uomo che ama il bene
e fa del bene, il missionario laico che va in soccorso degli
oppressi, colui che predica col ramoscello d'ulivo in
bocca, è lo stesso che faceva da "luogotenente" -
insieme al futuro odontoiatra Leghissa - a Luca Cafiero il
famigerato capo del servizio d'ordine del famigerato
Movimento Studentesco del l'Università Statale di
Milano, quello dei terribili e mai dimenticati
"katanghesi". Sì, è proprio lui: il
"pacifista" Gino Strada, colui che oggi dà dei
"delinquenti politici" agli esponenti della casa
della Libertà e dei DS che non vogliono soggiacere ai suoi
diktat di aspirante leader politico che sogna un seggio in
Parlamento. Per l'esattezza Strada, insieme a Leghissa,
era il capo del servizio d'ordine di Medicina e Scienze
e il suo gruppo o squadra aveva questo inequivocabile nome:
"Lenin". Rispetto ai capi degli altri servizi
d'ordine - ad esempio Mario Martucci per la Bocconi e il
suo gruppo "Stalin", o Franco Origoni per la
squadra di Architettura, o Roberto Tuminelli, l'erede
delle famose scuole private per il recupero-anni, alla guida
del gruppo "Dimitroff", il bulgaro segretario
della Terza Internazionale accusato da Hitler di aver
incendiato il Reichstag - il gruppo guidato da Strada si
distingueva per la più cieca obbedienza e fedeltà a quel
fior di democratico e di amante dei diritti civili che
rispondeva al nome di Luca Cafiero, capo supremo di tutti i
Servizi d'Ordine e poi divenuto deputato del PCI,
candidato a Napoli, dove superò addirittura in fatto di
preferenze l'on. Giorgio Napolitano. Ora Cafiero è
ritornato a fare il docente universitario alla facoltà di
Filosofia della Statale. Al comando generale e assoluto di
Cafiero c'erano i gruppi "Stalin",
"Dimitroff" e tanti altri - ciascuno dei quali
aveva uno o più sotto-capi -, ma era il "Lenin"
di Gino Strada che si distingueva per la prontezza e la
capacità di intervento laddove ce ne fosse stato
bisogno. In sostanza, ancora ben lontano dallo scoprire
il suo attuale animo pacifista, Gino Strada era uno degli
uomini di punta di quel Movimento dichiaratamente
marxista-leninista-stalinista-maoista che aveva i suoi
uomini guida in Mario Capanna, Salvatore "Turi"
Toscano e Luca Cafiero. I milanesi, e non solo loro,
ricordano benissimo quegli anni, e soprattutto quei sabati
di violenza, di scontri, di disordini. Ma ora nessuno dice
loro che ad accendere quelle scintille c'era anche
l'odierno "predicatore" Gino Strada. Solo
che allora non aveva dimestichezza con le colombe bianche,
le bandiere multicolori, il rispetto altrui, il ramoscello
d'ulivo. Ma era molto di più avvezzo ai seguenti
segni identificativi: l'eskimo, il casco da
combattimento, e l'obbligo di portare con sé, 24 ore su
24, le "caramelle": cioè due sassi nelle tasche e
soprattutto "la penna", cioè la famosa Hazet 36
cromata, una chiave inglese d'acciaio lunga quasi mezzo
metro nascosta sotto l'eskimo o nelle tasche del loden.
Alla "penna" - si usava tale termine durante le
telefonate per evitare problemi con le intercettazioni - si
era arrivati partendo dalla "stagetta" (i manici
di piccone che avevano il difetto di spezzarsi al contatto
col cranio da colpire), dalle mazze con avvitato un bullone
sulla sommità per fare più male, e dai tondini di ferro
usati per armare il cemento, ma anch'essi non adatti
poiché si piegavano. I katanghesi e il loro servizio
d'ordine, Gino Strada in testa, erano arrivati a questa
scelta finale in fatto di armamentario, su esplicita
indicazione del loro collegio di difesa che allineava nomi
oggi famosissimi come quello di Gaetano Pecorella, Marco
Janni, Gigi Mariani, insieme ad altre decine di futuri
principi del foro, mentre sul fronte dei "Magistrati
Democratici" spiccava la figura di Edmondo Bruti
Liberati. Il "collegio di difesa" aveva dato
istruzioni ben precise in caso di arresti e processi:
"Negare sempre l'evidenza", anche in caso di
fotografie o filmati inequivocabili, definire come
"strumento di lavoro" la scoperta eventuale della
chiave inglese. Sarebbe stato difficile giustificare come
tale un manico da piccone o un tondino di ferro, facilmente
considerabili e catalogabili come "arma
impropria", mentre diventata più facile con la chiave
inglese. "Dite che stavate andando a riparare il bagno
della nonna o che vi serviva per sistemare l'auto di
vostro padre", poteva essere una delle indicazioni
difensive consigliate in caso di bisogno.
"Pacifici ma mai pacifisti" era uno degli slogan
ideati da Mario Capanna, ed è strano dunque che oggi Gino
Strada si definisca proprio "pacifista". Comunque
- a parte la canzoncina ritmata con cui si caricavano prima
degli scontri (kata-kata-katanga) - essi pronunciavano ad
alta voce ben altri slogan di quelli di oggi e perseguivano
ben altri obiettivi. E i loro avversari non erano solo i
Tommaso Staiti sul fronte della destra, ma anche i
"compagni" di Avanguardia Operaia (molti dei quali
oggi sono esponenti dei Verdi), Lotta Continua (dei Sofri,
Mario Deaglio, Gad Lerner, apprezzato radiocronista dai
microfoni di Radio Popolare incaricato di dare le istruzioni
in diretta sulle vie da evitare e sulle strade di fuga in
cui fuggire) e Lotta Comunista (memorabile e indimenticabile
uno scontro di inaudita violenza) e perfino coi primi gruppi
di Comunione & Liberazione. Anche quelli di sinistra erano i
"nemici" di Strada al pari di Tom Staiti e dei
suoi. Non c'è bisogno di scomodare la memoria del
prefetto Mazza e del suo famoso rapporto, la cui rispondenza
alla verità venne riconosciuta solo molti anni dopo, per
affermare che il servizio d'ordine del Movimento
Studentesco era uno dei corpi più militarizzati, una
autentica banda armata che incuteva terrore e seminava odio
in quegli anni. Si trattava di una autentica falange
macedone di 300-500 persone, (Strada e Leghissa ne guidavano
una cinquantina), che non arretravano di un millimetro
nemmeno di fronte agli scudi della polizia in assetto da
combattimento. Semmai, purtroppo avveniva talvolta il
contrario. Unico aspetto positivo è che, a differenza di
Lotta Continua, l'MS non ha prodotto successivi passaggi
al terrorismo. Anche se bisognerebbe riaprire le pagine del
delitto Franceschi alla Bocconi e sarebbe ora che la
coscienza di qualcuno che conosce la verità finalmente si
aprisse. Che si trattasse di un corpo militarizzato, in
tutti i sensi, strumenti di violenza compresi, è fuor di
dubbio. Così come è indubitabile la autentica ed elevata
ferocia che caratterizzava quei gruppi che attaccavano
deliberatamente la polizia come quando si trattò di
arrivare alla Bocconi per conquistare il diritto dei
lavoratori ad avere le aule per i loro corsi serali. E non
possono certo essere le attuali conversioni dei Sergio
Cusani, degli Alessandro Dalai, dei Gino Strada, degli Ugo
Volli (considerato, senza ritengno alcuno, "l'erede
di Umberto Eco") o degli Ugo Vallardi (al vertice del
gruppo Rizzoli-Corriere della Sera) a far dimenticare quegli
anni, quelle violenze, e quelle "squadre di
propaganda" di cui faceva parte anche un certo Sergio
Cofferati, in qualità di studente-lavoratore della Pirelli.
Qualcuno, quando incrocia il dottor Gino Strada in qualche
talk-show televisivo, vuole provare a ricordargli se ha
qualche ricordo di quei giorni, di quegli scontri, di quelle
spranghe, di quei ragazzi (poliziotti o studenti) rimasti
sul selciato? Che bello sarebbe poterglielo chiedere al
dottor Gino Strada se rinnega il suo passato e come si
concilia col suo presente. E poi, soprattutto: quale
titolo ha costui per poter definire "delinquenti
politici" gli altri? Gigi Moncalvo dalla
newsletter di Giuliana d'Olcese
http://www.capperi.net/gino.html
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