Sono sempre piu' preoccupato per il futuro delle mie due
bambine. Anche se forse meno appariscente di quella verso lo
straniero o l'omosessuale, quella contro le donne e' oggi la
forma di discriminazione piu' diffusa nel nostro Paese. Che
siano o meno veri i rumors sui criteri di selezione delle
ministre adottati dal presidente del Consiglio, ha davvero
poca importanza. E' la reazione che mi terrorizza:
bricconcello tutto italiano lui, puttana senza talento lei.
Ed e' questa la reazione che quasi sempre contraddistingue
una pratica (ormai una vera e propria prassi culturale) che
ha al centro l'oggettificazione, e quindi il dispregio,
della donna. Essa e' cosa, e' corpo, e se vuol far carriera
dove conta il cervello, e' bene che sia generosa con chi il
cervello -e soprattutto il monopolio dei posti di lavoro- ce
l'ha.
Dalla velina alla giornalista fino alla politica (forse
persino alla ministra della Repubblica), cio' che sembra
accomunare le famose e giovani donne di 'successo' sono le
circostanze del 'colloquio di lavoro'. Circostanze che,
quando scoperte, condannano allo scorno e al disprezzo non
solo le donne coinvolte, bensi' tutte le donne.
Ma non e' solo l'occasionale rivelazione di questo o quel
rapporto sessual-lavorativo che mi preoccupa. Secondo
diverse indagini, quasi la meta' delle donne lavoratrici
italiane fra i 14 ed i 59 anni di eta' sono state vittime di
molestie sessuali sul lavoro (e solo una piccolissima parte
ha denunciato l'accaduto). L'Italia e' fra gli ultimissimi
Paesi d'Europa e del mondo sviluppato per impiego femminile.
Il divario retributivo fra uomo e donna per lo stesso lavoro
e' fra i piu' alti nel mondo occidentale, mentre le donne a
capo di grandi industrie o banche si contano sulla punta
delle dita. Per non parlare di rappresentanza politica.
Gia' nel 2005 l'Onu (la Committtee on the Elimination of
Discrimination against Women)
ha condannato l'Italia per il bassissimo numero
di donne che partecipano attivamente alla vita politica e
pubblica del Paese:
Secondo il
r
apporto annuale 'Gender Gap 2007' a cura del World
Economic Forum, l'Italia e' il Paese occidentale dove c'e'
il piu' alto tasso di disoccupazione femminile ed il piu'
basso tasso di rappresentanza politica. Su 128 Paesi,
l'Italia risulta all'84mo posto, seguita quasi
esclusivamente da Paesi africani e mediorientali altamente
sottosviluppati. Per intenderci, le donne godono di maggiori
diritti in Paesi come Bolivia (80), Albania, Cuba (22),
Mongolia (62), Ghana (63), Vietnam (42), Mozambico (43),
Trinidad e Tobago (46), Tanzania (34), Filippine (6).
Altri esempi? Ai figli deve per legge essere trasmesso il
cognome del padre. I fasciatoi per cambiare il pannolino ai
bambini sono quasi sempre e solo nei bagni pubblici per le
donne (gli uomini sono evidentemente troppo impegnati sul
lavoro). Non esiste uomo ricco e famoso, anche se vecchio e
grasso, che non metta in bella mostra una compagna ventenne
di professione velina o modella come fosse un'auto o un
abito firmato. A questo si aggiunge un bombardamento
costante di curve -e raramente di pensiero- femminili, dalla
tv ai siti internet dei quotidiani italiani piu' autorevoli.
Provate a visitare repubblica.it o corriere.it, e
sicuramente troverete fotografie di corpi femminili nudi o
seminudi (mentre scrivo campano titoli del tipo ' Ecco le
belle dell'estate di Rai Uno', 'Milano, la sfida per il
sorriso piu' bello', 'La Huzinker versione Fregene', 'Marta
Cecchetto su Maxim'). Niente di male, se non fosse che quasi
mai lo stesso trattamento e' riservato all'uomo. E quante
trasmissioni televisive sono condotte da uomini in giacca e
cravatta, accompagnati da ragazze seminude dal sorriso
permanente il cui compito e' quello di lanciare la
pubblicita'? Quello e' in gran parte il ruolo della donna
nella societa', umiliata a recitare la parte dell'oggetto
della fantasia maschile.
Che futuro possono avere le mie due bambine in Italia se non
cambia qualcosa? Se cresceranno brutte o comunque non
bellissime, avranno poche chance, a meno che non siano di
straordinaria e quasi sovrumana intelligenza, salute mentale
e forza di volonta'. Piu' saranno belle, invece, maggiori
saranno le chance di dover affrontare datori di lavoro o
uomini 'influenti' che offriranno o imporranno loro
scorciatoie obbligate. E quando avranno di fronte quella
scelta, invece di denunciare la molestia sessuale alle
autorita' giudiziarie, saranno spinte a scegliere
silenziosamente dalle coetanee che le hanno precedute e da
una cultura diffusa che hanno assorbito sin da piccole.
La mia preoccupazione e' tanto piu' grave quanto tutto
questo avrebbero potuto evitarlo. E' a causa di una mia
scelta di vita, che la mia famiglia si e' trasferita in
Italia. Fino a due anni fa vivevamo negli Stati Uniti, dove
un docente universitario che ha un rapporto con una
studentessa viene licenziato in tronco, spesso perseguito
dalla giustizia per molestie sessuali, e costretto a
trovarsi un altro mestiere perche' nessun ateneo mai piu' lo
assumera'. Quando cominciai ad insegnare negli Usa, il
rettore mi consiglio' vivamente di lasciare la porta
dell'ufficio sempre aperta durante il ricevimento delle
studentesse per evitare anche la sola percezione di
'impropriety' (scorrettezza) o 'misunderstanding'
(equivoco).
Esagerano? Forse. Non tutte le donne sono vittime e non
tutti i datori di lavoro sono carnefici: talvolta si puo'
anche essere convenientemente o sinceramente consenzienti.
Di certo la pensavo cosi' quando vivevo la'. Ma il grado di
disprezzo per la donna e' cosi' devastante nel nostro Paese,
che sono spinto a preferire un sistema iper-sanzionatorio e
talvolta ipocrita piuttosto dell'attuale far west delle
pulsioni maschili. La misoginia e' cosi' diffusa e
quotidiana in Italia da aver annichilito qualsiasi sussulto
di consapevolezza e reazione persino nelle donne piu'
intelligenti ed istruite. Reazione che invece e'
ineluttabilmente manifestata dai turisti stranieri che
visitano il nostro Paese ed hanno occasione di accendere il
televisore o di assistere a chiassosi quanto improbabili
rituali di 'corteggiamento' all'italiana (sono molte le
guide turistiche in inglese che mettono in guardia sul
comportamento del maschio italiano).
Temo che senza la consapevolezza delle donne italiane, in
primis di quelle donne talentate e di successo, non
cambiera' niente. E' solo da quel visibile palcoscenico
conquistato col sudore che puo' giungere un segnale forte,
un esempio eccellente, una ispirazione trascinante alla
nuova generazione di donne che sta crescendo in Italia. E'
comprensibile che quelle poche donne che competono ai piu'
alti livelli in un mondo prevalentemente maschile siano
fiere della loro eccezionalita' e del meritatissimo
risultato (che in parte sarebbe molto meno eclatante e
riconoscibile qualora fosse cosa normale). Ma alla fine,
sono loro stesse le prime vittime eccellenti e sanno bene
che per raggiungere quel livello hanno dovuto dimostrare
molto piu' dei colleghi maschi, guadagnando meno e talvolta
rinunciando alla famiglia (il collega ha potuto invece farsi
una famiglia lasciando che fosse la moglie, spesso con
minori chance di carriera, a badare ai figli).
Ma anche le lavoratrici che stanno ancora lottando per la
carriera devono darsi una mossa. La molestia sessuale non e'
solo lo stupro o l'assalto fisico. Per la legge, le molestie
sono "quei comportamenti indesiderati, posti in essere per
uno dei motivi di cui all'articolo 1, aventi lo scopo o
l'effetto di violare la dignita' di una persona e di creare
un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante od
offensivo" (decreto legislativo n. 216 del 2003). Dalla
toccatina (pizzicotti, pacche, carezze, ecc.) all'email
piccante, dalla battuta a doppio senso alla richiesta di
favori sessuali, dall'esposizione di materiale pornografico
all'apprezzamento verbale sul corpo, dagli sguardi
insistenti ai gesti alludenti al rapporto sessuale, la
molestia sessuale esiste quando si crea un ambiente in cui
la donna e' messa a disagio perche' donna. Invece di subire
passivamente l'ambiente, magari per paura di perdere
opportunita' lavorative, e' necessario reagire e denunciare.
Il silenzio, anche quello che segue il rigetto di una
richiesta sessuale, equivale all'omerta' che oggi da' vita a
fenomeni malavitosi come il pizzo. La discriminazione e la
molestia sessuale e' un comportamento inaccettabile, vile e
soprattutto illegale. E' importante ricordarsi che se quel
datore di lavoro ci ha provato con te, probabilmente lo ha
gia' fatto con altre donne. Una tua denuncia potrebbe dare
il coraggio ad altre persone di uscire fuori allo scoperto e
aiutarti a condannare il comportamento.
Per le mie bambine, per milioni di donne italiane, cosi'
come per l'Italia tutta, un dibattito approfondito su come
risolvere la questione femminile non puo' piu' attendere.
Soprattutto, in attesa che un mondo politico e lavorativo
quasi completamente maschile si dia una improbabile
regolata, e' necessario che le donne reagiscano. Non bastano
le leggi a cambiare un atteggiamento culturale. Bisogna
anche farle valere.
Nota
Si dira', ma cosa ci incastra la questione femminile con
un'associazione di consumatori? Per coloro che in questo
istante si chiedono questo piuttosto che riflettere su cio'
che hanno letto, cito l'esempio di Mustafa Kemal Atatürk,
padre della Turchia moderna. Quando nel 1926 introdusse il
nuovo Codice civile e con esso pari diritti civili e
politici alle donne (diritti che in alcuni casi le donne
italiane hanno avuto riconosciuti solo nei decenni
successivi), egli disse che non era possibile pensare di
progredire come Paese se una buona meta' della popolazione
era tenuta in silenzio.
Secondo
una ricerca delle Nazioni Unite, solo nella
regione asiatica del Pacifico la discriminazione verso le
donne sul lavoro produce un danno di oltre 80 miliardi di
dollari l'anno. In India (un Paese che e' simile all'Italia
per discriminazione verso le lavoratrici) il Pil potrebbe
crescere di oltre un punto se vi fosse un'integrazione della
forza lavoro femminile simile a quella degli Stati
Uniti.
Oggi, noi italiani stiamo rinunciando a valorizzare quasi
meta' della nostra intelligenza e creativita'. E' come se
stessimo usando solo una parte del nostro cervello, proprio
mentre le sfide globali dell'economia e del mercato si fanno
piu' complesse e competitive. E questa si' che e' questione
anche da associazione di utenti e consumatori.