La presenza del corpo nella Bibbia e nella Riforma
di Federica Tourn
Nel principio era il corpo. Paolo Ricca, invitato a parlare
del corpo nella tradizione protestante il 21 settembre al
Teatro Gobetti, ha tenuto una lezione sui punti fondamentali
che differenziano la Riforma dalla tradizione cristiana
precedente. Innanzitutto, di quale corpo si parla? - ha
esordito. Del corpo dell'essere umano, del corpo di Cristo,
del corpo nella celebrazione della Cena e della chiesa come
corpo di Cristo.
«Anche se nella Bibbia non troviamo mai che Dio è corpo o
ha un corpo, a parte quando ne assume uno in Gesù di
Nazaret, possiamo senz'altro affermare che il corpo nella
religione cristiana ha lo stesso peso dello spirito», ha
detto Ricca. Proprio nel suo farsi corpo Dio esprime la sua
umanità. Nel protestantesimo, lo spazio fra Dio e gli
esseri umani non è occupato da altri corpi, a differenza di
quel che accade nel cattolicesimo o nel cristianesimo
ortodosso. Non c'è Maria, non ci sono i santi; e anche
nella definizione di chiesa come corpo di Cristo, Lutero
insiste sulla comunità spirituale, quindi sulla chiesa come
corpo sociale organizzato. La chiesa non è il clero, viene
contestato l'ubi episcopus ibi ecclesia: è un'assemblea di
uomini e donne credenti, dove l'Evangelo è rettamente
predicato e i sacramenti amministrati secondo l'insegnamento
di Cristo.
Riguardo al corpo di Cristo nell'eucaristia, Paolo Ricca ha
spiegato la differenza fra consustanziazione (vero pane e
vero corpo), transunstanziazione (il pane resta pane in
apparenza ma la sostanza diventa corpo) e presenza simbolica
(il pane è un segno del corpo ma il corpo non è lì),
soffermandosi sulla disputa fra Lutero e Zwingli. Alla cena
come «memoria della resurrezione» e non «croce in atto»
di Zwingli, Lutero oppone l'«inconcepibile ma non per
questo assurda» incarnazione di Cristo nella Cena. Se per
Zwingli è «sconveniente che lo Spirito si materializzi in
pane», per Lutero «il vero onore di Dio è proprio il suo
abbassamento: Dio è tanto più divino, quanto più diventa
umano».
La Riforma innova anche sulla visione della sessualità,
prendendo le distanze da una tradizione secolare che vedeva
nel corpo la «prigione dell'anima», come pensava san
Francesco. Il sesso non è più identificato con il peccato
e la verginità non costituisce affatto un livello di vita
morale e spirituale superiore a quello delle persone
sposate. La polemica all'epoca è scottante: molti gridano
allo scandalo, giudicando queste affermazioni un incentivo
alla licenza sessuale. I protestanti rispondono come sempre
con la Bibbia: Dio ha creato la donna e ha detto che non è
bene per l'uomo stare da solo. «Dio ha voluto la condizione
coniugale e non ha mai esortato alla verginità - ha
sottolineato Paolo Ricca -, è un artista che con le sue
mani modella il capolavoro della creazione, il corpo
dell'uomo e della donna». E l'omosessualità? Una domanda
del pubblico ha anticipato il tema controverso che sarà
affrontato nella prossima Assemblea/Sinodo.
«L'omosessualità è un fatto - si è limitato a rispondere
il teologo -: è vero che nella Bibbia la si condanna ma nel
Regno dei Cieli non ci sarà più né maschio né femmina.
La nostra sessualità è provvisoria e questa consapevolezza
dovrebbe aiutarci ad alleggerire i toni che abbiamo quando
affrontiamo certe questioni».
Nel principio, quindi, era il corpo. E il corpo sarà anche
nella fine, al momento della resurrezione. Come? «Non lo
sappiamo - ha detto Paolo Ricca rispondendo a un'altra
domanda - ma non siamo tante gocce destinate a diventare
mare: l'io è unico e la resurrezione riguarderà i nostri
singoli corpi».
Tratto da Riforma del 5 ottobre 2007
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