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7 ottobre 2007 0:00
 
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La presenza del corpo nella Bibbia e nella Riforma
di Federica Tourn

Nel principio era il corpo. Paolo Ricca, invitato a parlare del corpo nella tradizione protestante il 21 settembre al Teatro Gobetti, ha tenuto una lezione sui punti fondamentali che differenziano la Riforma dalla tradizione cristiana precedente. Innanzitutto, di quale corpo si parla? - ha esordito. Del corpo dell'essere umano, del corpo di Cristo, del corpo nella celebrazione della Cena e della chiesa come corpo di Cristo.

«Anche se nella Bibbia non troviamo mai che Dio è corpo o ha un corpo, a parte quando ne assume uno in Gesù di Nazaret, possiamo senz'altro affermare che il corpo nella religione cristiana ha lo stesso peso dello spirito», ha detto Ricca. Proprio nel suo farsi corpo Dio esprime la sua umanità. Nel protestantesimo, lo spazio fra Dio e gli esseri umani non è occupato da altri corpi, a differenza di quel che accade nel cattolicesimo o nel cristianesimo ortodosso. Non c'è Maria, non ci sono i santi; e anche nella definizione di chiesa come corpo di Cristo, Lutero insiste sulla comunità spirituale, quindi sulla chiesa come corpo sociale organizzato. La chiesa non è il clero, viene contestato l'ubi episcopus ibi ecclesia: è un'assemblea di uomini e donne credenti, dove l'Evangelo è rettamente predicato e i sacramenti amministrati secondo l'insegnamento di Cristo.

Riguardo al corpo di Cristo nell'eucaristia, Paolo Ricca ha spiegato la differenza fra consustanziazione (vero pane e vero corpo), transunstanziazione (il pane resta pane in apparenza ma la sostanza diventa corpo) e presenza simbolica (il pane è un segno del corpo ma il corpo non è lì), soffermandosi sulla disputa fra Lutero e Zwingli. Alla cena come «memoria della resurrezione» e non «croce in atto» di Zwingli, Lutero oppone l'«inconcepibile ma non per questo assurda» incarnazione di Cristo nella Cena. Se per Zwingli è «sconveniente che lo Spirito si materializzi in pane», per Lutero «il vero onore di Dio è proprio il suo abbassamento: Dio è tanto più divino, quanto più diventa umano».

La Riforma innova anche sulla visione della sessualità, prendendo le distanze da una tradizione secolare che vedeva nel corpo la «prigione dell'anima», come pensava san Francesco. Il sesso non è più identificato con il peccato e la verginità non costituisce affatto un livello di vita morale e spirituale superiore a quello delle persone sposate. La polemica all'epoca è scottante: molti gridano allo scandalo, giudicando queste affermazioni un incentivo alla licenza sessuale. I protestanti rispondono come sempre con la Bibbia: Dio ha creato la donna e ha detto che non è bene per l'uomo stare da solo. «Dio ha voluto la condizione coniugale e non ha mai esortato alla verginità - ha sottolineato Paolo Ricca -, è un artista che con le sue mani modella il capolavoro della creazione, il corpo dell'uomo e della donna». E l'omosessualità? Una domanda del pubblico ha anticipato il tema controverso che sarà affrontato nella prossima Assemblea/Sinodo. «L'omosessualità è un fatto - si è limitato a rispondere il teologo -: è vero che nella Bibbia la si condanna ma nel Regno dei Cieli non ci sarà più né maschio né femmina. La nostra sessualità è provvisoria e questa consapevolezza dovrebbe aiutarci ad alleggerire i toni che abbiamo quando affrontiamo certe questioni».

Nel principio, quindi, era il corpo. E il corpo sarà anche nella fine, al momento della resurrezione. Come? «Non lo sappiamo - ha detto Paolo Ricca rispondendo a un'altra domanda - ma non siamo tante gocce destinate a diventare mare: l'io è unico e la resurrezione riguarderà i nostri singoli corpi».
Tratto da Riforma del 5 ottobre 2007

 
 
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