DEPLETED URANIUM ANCHE PER MYANMAR?
Postato il 05/10/2007 di carlo
politica italiana DI FULVIO GRIMALDI
Mondocane Fuorilinea
Il guaio con la maggioranza della gente non è la sua
ignoranza, ma il fatto che non sa di essere ignorante.
(Josh Billings)
Gaza, Kabul, Baghdad, Mogadiscio, Beirut ?
Macchè: Myanmar!
SCHIFOSISSIMI IPOCRITI
Una "sinistra" che caccia la sua gente nelle trappole
mortali dell'imperialismo
Me ne vengo da una bellissima Brigata di Lavoro Volontario
Europea a Cuba e me ne vado subito in Bolivia, alle
celebrazioni del Che ammazzato 40 anni fa dalla Cia, dal
segretario del PC boliviano, Mune e da Mosca che, come con
il Mediterraneo, aveva ceduto l'America Latina agli Usa e
detestava i guerriglieri.
Meglio il profumo di una morte che si è sparsa come vita su
tutto il mondo, che il tanfo delle carogne viventi che, dopo
Iraq, Palestina, Somalia, ora si avventano su Sudan, Siria e
Myanmar. Non sono mai stato in Myanmar, che i colonialisti,
anche di etichetta sinistra, insistono a chiamare
anglofilamente Birmania. Non sono dunque in grado di
esprimere un giudizio su quanto sta accadendo. Del regime di
Myanmar so solo che tiene agli arresti domiciliari una di un
partito di opposizione il cui responsabile all'estero sta a
Washington ed è coccolato dai nazisionisti che lì hanno il
loro covo. Come a suo tempo - o lì, o a Londra, o a
Copenhagen - gli "esuli" iracheni da un milione di dollari
al mese, o quelli jugoslavi, o quelli cinesi, o quelli
vietnamiti, o quelli. insomma tutti i fantocci venduti
all'imperialismo.
Myanmar: non c'è mai stato nessuno, ma tutti sanno
tutto
Invece tutti sanno tutto sul Myanmar, ovviamente
colonialisticamente - siamo o non siamo nell'era della
Grande Riconquista - degradato a Birmania, anche se mai ci
hanno messo piede e quello che riproducono è un copione
lercio e logoro della Cia e della famigerata National
Endowment for Democracy, passato attraverso le operazioni
sporche, chiamate rivoluzioni di velluto, in Jugoslavia,
Georgia, Ucraina, fallite in Venezuela e, al momento, anche
in Libano. "Rivoluzioni" sul cui retroterra
politico-ideologico-finanziario ormai tutto si sa, anche per
merito della Gabanelli e del suo Report, ma niente si vuole
sapere.
Nulla so del regime di Myanmar, forse solo che dura da
troppo tempo, come la mafia di Stato, come i razzisti di Tel
Aviv, come i generali di Washington, come la collusione
destra-sinistra in Italia, ereditata da quell'"Onesto
Berlinguer" che con una DC stragista e mafiosa convolò a
nozze, dopo aver contribuito a scavare la fossa al più
nobile decennio della storia italiana e aver messo il cappio
Nato al collo della "sua gente". E pensare che si credono di
sinistra quelli, annidati nel gilè di cachemere di
Bertisconi, o nei sottoscala chiamati "Ernesto" o "Essere
comunisti", che se ne dicono nostalgici e, infatti, votano
compatti per il genocidio in Afghanistan e per la
ricolonizzazione del Libano. Presto manderanno "nostri
ragazzi" a sanguinare e far sanguinare umanitariamente per
la megabufala del Darfur, o per i preti mandarino di
Myanmar.
Nessuno sa niente del Myanmar, salvo i dirittiumanisti
ebraici e cattolici
Non so nulla del Myanmar. Come non sanno un cazzo tutti
quelli che, a guisa di macachi impazziti, si arrampicano sui
vetri della propaganda Usa-Sion (e pensare che Israele è il
massimo fornitore di armi pesanti e leggere al Myanmar!) per
risplendere per primi di meriti umanitari e di ghignanti
onori imperialisti. Il manifesto, in cui dilagano e
imperversano le lobby ebraica e cattobuonista, cui il
"giornale comunista" ha appaltato l'intera politica estera,
fa da capofila e si vede che gli rode il culo per non poter
andare oltre i tre paginoni di prammatica contro Myanmar.
Bello il giorno in cui a 6 uccisi a Rangoon, spalmati su tre
paginoni, corrispondeva un articoletto su quattro mezze
colonne per gli 11 palestinesi ammazzati a Gaza. Fa
eccezione Astrit Dakli, che però ci mette del suo con
l'annoso fobico antislavismo, che poi è anticomunismo
d'annata, e in Ucraina si colloca addirittura equidistante
tra la ladra e spia Timoshenko e le sinistre operaie. Del
resto, sul suo giornale in prima pagina, si paragona Chavez
al Duce e si fa dire al sindacalista-chef dei giornalisti
che Anna Politovskaya, la nota agente Usa, collaboratrice
del circuito radio Cia Liberty e intima della banda di
rapinatori facente capo a Eltsin, deve essere santificata
come capomartire della deontologia giornalistica. E Robert
Menard, dei "Giornalisti senza frontiere", no? Gli devono
bastare i ritorni materiali, quei milioni che percepisce dal
Dipartimento di Stato per diffamare Cuba e chiunque faccia
girare i coglioni agli Usa? Qualcuno può al mio amico,
segretario della FNSI, infilare da qualche parte i 170
giornalisti ammazzati in Iraq dagli statunitensi, dai loro
fantocci e dalle milizie scite cogestite con i preti
iraniani?
La carica umanitaria di manifesto e Liberazione
Sono tutti presi da vertigine orgasmatica, tra Liberazione
(che cestiniamo subito per irrilevanza) e il manifesto.
Paginoni su paginoni imbrattati col rimmel delle signore
della proletarieria da Capalbio, già connotate di rabido
antislamismo nei loro flessuosi ancheggiamenti tra un tango
sui "diritti umani", al servizio di quelli dei bianchi,
borghesi e cristiani, e un paso doble sugli eccessi bellici
Usa. Pensate, Marina Forti e Giuliana Sgrena de il manifesto
sono riuscite ad ammonticchiare servizi dall'Afghanistan con
voci nessuna delle quali chiedesse il ritiro delle truppe di
occupazione e sterminio: qualche lacrima sull'ennesima
strage di donne e bambini, "ma guai se se ne andassero ora,
sarebbe il caos." . Bush e Prodi s'inchinano e le baciano le
mani. Non è la stessa giaculatoria dei chierici attorno a
Bush? E a proposito di chierici, non poteva mancare il
contributo del papa, colonialista, razzista e guerrafondaio
come quando, in piena aggressione israeliana al Libano, da
Ratisbona tuonò bizantinamente contro quei cialtroni di
musulmani. Sa solo una cosa, lui, che ai cattolici in
Myanmar non viene torto un capello, il che non gli impedisce
di offrire la sua vasellina all'incenso ai riconquistatori
coloniali. Non procedeva forse in testa alle armate di
macellai da Riccardo Cuor di Leone a Gott mit uns?
Non so nulla, però posso, e noi tutti potremmo, se non
fossimo intossicati da opportunismo, cecità, malafede,
dabbenaggine, esprimere inconfutabili giudizi sui sedicenti
sinistri (le destre fanno il loro noto mestiere) che di
Myanmar si occupano in questi giorni, lacrimando, inveendo,
reclamando, invocando, minacciando, sanzionando, sbattendo
sciabole: schifosissimi ipocriti, fottuti bugiardi,
squallidi corifei del potere, pifferai di Hamel che
trascinano gli sprovveduti nelle trappole letali degli
imperialisti, salottieri radicalchic del quieto vivere,
utili idioti, sindacalisti rinnegati e traditori che stanno
al governo della macelleria sociale come Al Maliki sta a
Bush (ora, in vista del referendum sulle falcidie sociali
del 23 luglio 2007, tremano e ricorrono al ricatto: "se non
vi autosodomizzate, salta il banco!" Cioè il culo e camicia
con il regime della confindustria e delle banche).
Mai così perfetto il bipartisanismo
Basterebbe trarre le imperative deduzioni che ci offre il
bipartisanismo perfetto materializzatosi, come già sulla
megapatacca neocolonialista del Darfur (paese dopo paese, si
stanno riprendendo tutto quello di cui le lotte di
liberazione dei popoli si erano riappropriate), nell'assalto
al governo di Myanmar. Basterebbe vedere l'accozzaglia di
chierichietti della tirannia imperiale che guida la canea:
Pannella, Veltroni, il Dalai Lama, Bertisconi, Gordon Brown,
Olmert, Bonino, Sion e i neocon di Washington, Flavio Lotti,
che per non imbarazzare il suo governo degrada la marcia
della pace in marcia dei "diritti umani" (bianchi, borghesi,
cristiani); Amnesty International che contro l'uccisione -
comunque inaccettabile - di nove manifestanti (vedrete, nel
tempo diventeranno 900, 9000. 90.000, come quelli di Saddam,
come quelli del Darfur, come quelli di Milosevic) spara come
non ha mai sparato contro l'eliminazione di due milioni e
mezzo di iracheni tra embargo e invasione-occupazione e la
cronaca dell'universo mondo, orecchiata da fonti tutt'altro
che ineccepibili, assomiglia in modo impressionante a
quella, veritiera, del nostro G8 genovese; i mascalzoni che,
da Striscia la notizia a Calderoli e Prodinotti, si
punteggiano di "rosso per la Birmania", mentre non hanno mai
prodotto neanche una capocchia di spillina rossa per la
decimazione sessantennale dei palestinesi. Sotto l'alluvione
dei paginoni su Myanmar di ogni singolo organo di stampa,
nel frastuono delle querimonie e degli inviti alla baionetta
di quella accozzaglia di gaglioffi e delinquenti che ci
piscia addosso dai palazzi del potere, da quelli del
moderatismo fascistizzante ai "massimalisti" (come il TG3
normalizzato chiama i cacasotto e cacasenno della sinistra
parlamentare), scompare ogni barlume di realtà, viene
strozzato da un silenzio cimiteriale ogni alternativa, ogni
possibilità di verifica, ogni contesto.
A Myanmar con in Kosovo
Ma anche ogni luce incerta di dubbio. Come ne avrebbe dovuto
accenderne a potenza solare l'accertata, documentata, mai
smentita notizia che alla vigilia della "rivoluzione
porpora" di certi bonzi (non fatevi ingannare: gli studenti
non c'erano e non c'erano neanche i responsabili delle
organizzazioni buddiste), nel Myanmar si erano rovesciati
migliaia di monaci infiltrati dalla Tailandia, paese
notoriamente sotto regime reazionario e asservito agli Usa,
con le bisacce straripanti di dollari, e che costoro erano
poi alla testa delle manifestazioni. Lo facevano per
trasferire a Yangoon la democrazia-puttana di Bangkok?
Quella che gli stessi buddisti, famelici di dominio non meno
degli scaldini nostrani, stanno da decenni infliggendo a
forza di massacri alle minoranze islamiche del Sud
Tailandia? Il pensiero non è costretto a ritornare
all'inondazione del Kosovo da parte di albanesi, prima di
Mussolini, poi di Hoxha, poi di Berisha, in vista dello
sfascio della Jugoslavia sovrana e di un narcoprotettorato
militarizzato e, indi, della Grande Albania?
Riattivare il triangolo d'oro
A proposito di narco, non è solo per petrolio, gas, legname
e delocalizzazione a manodopera da due lire con inquinamento
umano e ambientale senza freni, che si va ad ammazzare il
Myanmar. Non è forse successo che andati i bianchi
borghesi, capitalisti cristiani, bombaroli dei diritti
umani, in Afghanistan, in quel paese ha attinto vertici
produttivi l'oppio-eroina già sradicato dagli infami
Taliban? Non succede che il massimo produttore mondiale di
cocaina, la Colombia, sia sotto la ferula di un
narcobrigante fascista, marionetta degli Usa e della nostra
beneamata e rispettata 'ndrangheta? Non ci si impadronisce
di Balcani, Kurdistan e Somalia perché sono capisaldi
geopolitici, ma, forse di più, perché sono le rotte
insostituibili della droga? E allora, che il Myanmar,
spentosi malauguratamente il triangolo d'oro caro
all'Occidente, Birmania-Tailandia-Laos, torni alla sua
antica funzione di fornitore di droghe che hanno la
stupefacente doppia funzione di annichilire intelligenze e
volontà e di far entrare nelle banche Usa qualcosa come un
trilione di dollari all'anno (Osservatorio Mondiale delle
Droghe, Parigi). Non sono le armi e i tossici a mandare
avanti il Nuovo Ordine Mondiale?
E in Iraq, Palestina, Libano, Somalia, Afghanistan.?
Si è parlato a volte del sospetto che ci possa essere il
metodo dei due pesi e delle due misure in quanto vanno
facendo per il mondo coloro che hanno impiegato una misura
doppia fin da quanto hanno ammazzato 3000 concittadini a New
York e in Iraq, dal 2003, hanno ammazzato un milione e
200mila persone (indagine documentata dell'accreditato
londinese ORB, Opinion Research Business). In effetti non
c'è equilibrio. Specie se ai 90.000 profughi neri cacciati
dal proletario Distretto 9 di New Orleans con la scusa,
avanzata dall'immobiliarista Bush dopo aver fatto saltare
gli argini, di Katrina, si oppongono i 4 milioni di
civilmente defunti iracheni, profughi in Siria, Giordania, o
nelle tende del deserto iracheno.
Ma strabiliante è la capacità di due pesi e due misure dei
presunti sinistri della dependance coloniale in cui viviamo.
Ligi alla parole d'ordine dell'imperialismo, salvo
apportargli correttivini da dame di S.Vincenzo, non ne
sbagliano una: "Belgrado ride", quando la banda Otpor di
Radio B92 (del tutto sincronica con le "testimonianze" che
poi usciranno da Kiev, da Tblisi, poi da Beirut, ora da
Myanmar) poneva fine, su ordine e con dollari cristiani,
bianchi, capitalisti, borghesi, alla libera Jugoslavia;
"Fidel reprime i dissidenti", quando una squadraccia di
mercenari a mille dollari al mese conduce una campagna
terroristica contro civili cubani; "Salviamo il Darfur",
quando predoni istigati e armati da Usa e Francia sfruttano
una catastrofe ambientale e umanitaria provocata dai ricchi,
cristiani, bianchi, borghesi, capitalisti, per
destabilizzare uno Stato indipendente e sovrano e agevolare
la rapina occidentale del suo petrolio e del suo uranio,
lungo la strategia israeliano-iraniana, ufficialmente in
atto dal 1982: sminuzzare confessionalmente ed etnicamente
le nazioni arabe; "Sosteniamo Abu Mazen", specialista di
colpi di Stato, vichysmo e terrorismo interno, annullamento
di risultati elettorali, cospirazione con il nemico,
tradimento del proprio popolo.
E via elencando, lungo le principali direttrici geopolitiche
imperialiste che si dipanano dalle Torri Gemelle e da un 11
settembre tuttora dal manifesto (di Liberazione, house organ
per famigli e famigliari di Bertisconi e Giordano, non mette
conto parlare) accreditato con crescente accanimento e
nonostante tutto, nella sua grottesca versione
ufficiale.
Arresti di massa in Myanmar? E 60mila sequestrati in
Palestina.
Si tuona sul migliaio di presunti arrestati in Myanmar. Non
si parla dei 60mila civili e partigiani palestinesi
dall'inizio dell'Intifada - sempre sia lodata - sequestrati,
detenuti senza processo, torturati, di cui 11.500 tuttora in
carcere. Non si parla dei 60mila - per difetto - prigionieri
iracheni nelle carceri della tortura di Usa e fantocci. In
entrambi i paesi sono migliaia i bambini. Si lamenta il
cronista giapponese ucciso e l'assenza di giornalisti a
Myanmar, si tace sul fatto che dopo sei mesi dalla guerra
(quando ci andai per l'ultima volta), in Iraq non c'è più
nessun inviato, tutti cacciati o sparati tra gli occhi. A
meno che non si vogliano chiamare giornalisti quei quattro
canarini, tappati nella Zona Verde, che cinguettano al suono
del briefing del portavoce dell'esercito Usa. In Iraq le
milizie di Moqtada e compari portano avanti la soluzione
finale del popolo iracheno pianificata dalla trimurti
Usa-Israele-Iran, affiancando le soldataglie drogate
statunitensi e dei fantocci nella media di una cinquantina
di assassinati e trapanati al giorno. I manifestanti di
Rangoon sono tutti stupendi, ma fanno proprio schifo quei
terroristi di combattenti per la libertà del proprio paese
polverizzato, annichilito, frantumato come un vecchio vaso
sumero. In Iraq, Jugoslavia, Somalia, Palestina, Libano,
bambini, donne, uomini soccombono in massa e per generazioni
agli effetti dell'uranio, dei raggi elettromagnetici e della
chimica con cui sono stati bombardati, ma qui si strepita
contro i "militari che hanno usato pistole ad acqua
avvelenata contro i dimostranti", una notizia che ha la
stessa credibilità del Saddam che introduceva gli
oppositori a piedi in giù nei tritacarta, o di suo figlio
Uday che faceva giocare i calciatori sconfitti con palloni
di ferro. Si abbocca sempre, sempre. Non è stato proclamato
dagli psicopatici al potere negli Usa che il 20% della forza
lavoro attuale è sufficiente per mandare avanti la macchina
sputaricchezze mondiale. Il resto, fuori dai ciglioni, con
l'uranio, la decimazione nazisionista quotidiana e
progressiva, la fame da agrocombustibili: "Il popolo reclama
pane, diamo brioches alle automobili".
L'esercito di Myanmar e Blackwater
L'esercito della giunta spara sulla folla"? In Iraq 200mila
tagliagole della Blackwater e simili, muoiono per
l'Occidente come mosche, ma non registrati, e in compenso
possono massacrare, che Gengis Khan al confronto pare Madre
Teresa di Calcutta (paragone sbagliato, chè quella strega
era intima e complice dei più sanguinari despoti del
tempo). "A Rangoon anche i bambini intossicati dai gas dei
soldati"? C'è uno Stato che sbraita per prendere alla gola
subito tutto il Myanmar e che ha il primato mondiale degli
infanticidi: non c'è settimana che passa che a Gaza non
venga ucciso qualcuno sotto i 14 anni e nelle carceri
dell'orrore iracheno, il 14% sono minori. Servono a
ricattare i padri latitanti. "I generali birmani non
rispettano i diritti umani"?
Fascisti portatori di democrazia, o portato della nostra
democrazia?
La casta di criminali dementi insediatasi con i brogli alla
Casa Bianca ha imposto al mondo un processo di
fascistizzazione in cui le libertà collettive e individuali
sono annullate, in cui si viene tolti mezzo sul sospetto
(vedi Abu Omar e mille altri), in cui si viene incarcerati
senza imputazione, senza processo, senza legali, senza
famiglie (vedi i Cinque cubani ergastolani negli Usa per
aver denunciato all'FBI le trame terroristiche emananti dal
suo territorio), in cui basta la parola di un idiota per
definire Stato canaglia un paese e bombardarne a tappeto il
popolo, in cui ministro dell'ordine interno e della
giustizia diventano figuri come un cambiacasacca ontologico,
che si diversifica rispetto al passato quando con nani e
ballerini gestiva ladrocini di partito, perché oggi ai
derubati mette le manette, o come colui che caccia via
giudici che incastrano suoi colleghi e amici. "Il regime dei
generali si è arricchito alle spalle del popolo"? Israele,
da quando ha divorato il resto della Palestina non
regalatagli dell'ONU e ne ha fatto una Auschwitz a cielo
aperto, persegue la liquidazione del popolo titolare di
quella terra ammazzando con gli spari e le bombe, ma
soprattutto arraffando per sé quello che dovrebbe nutrire e
dissetare le sue vittime: la giunta militare di Tel Aviv
ruba ai palestinesi il 95% dell'acqua.
Moratoria alla pena di morte, via libera ai genocidi
"In Birmania vige la condanna a morte e l'Italia si fa
promotrice di una moratoria"? Ma che bravi: moratoria della
pena di morte all'ONU e, con o senza ONU, pena di morte
collettiva inflitta senza batter ciglio a iracheni, cubani,
somali, serbi e afgani e a quanti altri finiranno nel mirino
dei boia di Vicenza, Aviano, Via XX Settembre, Pentagono,
quando italiani "nostri ragazzi" per il direttore Sionetti
di Liberazione e per il pio Enzo Mazzi sul manifesto.
Mentre l'unico titolato a chiamare "mio ragazzo" Lorenzo
D'Auria, il Sismi ucciso da fuoco amico in Afghanistan, suo
padre, ha dato dell'assassino a Prodi e Bush. Bè, se non
finisce in qualche extraordinary rendition in carceri
egiziane quel genitore, qualche speranza di scamparla ce
l'abbiamo anche noi.
Ora quei panciafichisti, pesci in barile, cerchiobottisti,
collaborazionisti della Tavola della Pace, con tutto il
seguito bertinottesco, clericista, lillipuziano,
boyscoutesco, amnestista, parasindacale, si apprestano a
offrire due sgabelli con buffet ai criminali di guerra. Ad
Assisi marceranno non più contro la guerra, ma per i
"diritti umani", salvando capra e cavoli a coloro che il
papà dell'agente Sismi da noi ucciso in Afghanistan ha
chiamato "assassini". E Marco Revelli, sul manifesto, si
scervella, poverino, per capire dove e come sia scomparso
"il movimento dei movimenti"! Dove sia svaporato quel "mondo
con dentro tanti mondi" (orrenda patacca del sub Marcos).
Quando ci si dimentica di Marx e delle classi è ovvio che
si resta abbioccati come Revelli. Il 20 ottobre, poi,
costoro incalzeranno con la famosa manifestazione per
togliere le castagne dal fuoco a Prodi e ai suoi sicofanti
"massimalisti". Ci si propone di tirare un pochino per la
giacchetta un premier indicato come correggibile,
emendabile, riciclabile, nascondendo
collaborazionisticamente l'evidenza solare di un senile
attivista del Comitato d'Affari del
capitalismo-subimperialismo italiano e di un vecchio
burattino ai fili del crimine politico organizzato
statunitense. Ci si propone, come rimpiange Revelli, di
tenere insieme i partiti della "cosa rossa" e le aree
sindacali e aassociative che vi fanno riferimento. Si sogna
di rimediare allo spaventoso flop del 9 giugno, come rileva
il sempre puntuale Piero Bernocchi, quando in piazza coi
partiti immaginati di sinistra (ma salviamo il PdCI per la
successiva ripresa e per la costante dignità internazionale
e sociale) c'erano quattro gatti e quattro scagnozzi, mentre
al corteo antimperialista c'erano oltre 100mila cittadini. E
intanto ci si fascia di dolore e sdegno per Myanmar, per il
Darfur e per la difesa, ovviamente anche armata perché
umanitaria, dei diritti umani colà. Anche perchè si sente
in fondo allo stomaco il solito brontolio di un
incontenibile bulimia di petrolio, armamenti, sangue.
Vedrete che botte qui e in giro per il mondo dopo il 20
ottobre del "Prodi ritrovato"!
DEPLETED URANIUM ANCHE PER MYANMAR?
(FOTO ALLEGATA ALL'ARTICOLO)
Fulvio Grimaldi
Mondocane Fuorilinea
03.10.2007
FORUM IN EVIDENZA
7 ottobre 2007 0:00
CONSIGLI PER I TRUFFATI DA TELECOM
6 ottobre 2007 0:00
ottobre:preforum umanista di sesto fiorentino e vicchio