"Svende la sofferenza di Cristo. Farsi crocifiggere nella
città dei papi è atto blasfemo di aperta ostilità.
Diffama il cristianesimo e Cristo le chiederà conto delle
sue malefatte".
Il Vaticano «scomunica» Madonna. «Stavolta si è davvero
passato il limite», deplorano Oltretevere. In vista del
concerto di domenica prossima a Roma della cantante
americana (che nel suo Confessions tour si fa
provocatoriamente issare sulla croce), la Santa Sede punta
l'indice contro la «sfida blasfema» alla fede e la
«profanazione» della croce. «Farsi crocifiggere nella
città dei papi e dei martiri è un atto di aperta
ostilità, uno scandalo creato ad arte da astuti mercanti
per attirare pubblicità - tuona il cardinale Ersilio
Tonini, voce autorevole del Sacro Collegio -. A ferire in
modo particolare sono la volontà dissacratoria,
l'anticlericalismo di pessimo gusto e soprattutto l'insulto
a Cristo». Una protesta che diventa monito. «Verrà il
momento in cui questa signora capirà che Gesù è morto in
croce e ha versato il suo sangue anche per lei - aggiunge il
porporato - Provo pietà per lei. Vuol proprio dire che ha
toccato il fondo se, per mendicare l'attenzione dei mass
media, è ridotta all'estrema provocazione di svendere la
sofferenza di Cristo».
Una blasfemia in mondovisione che allarma la Curia per il
segnale di «disfacimento etico» che ne deriva. «E'
vergognoso che la morte di Gesù venga derisa nella città
eterna - insorge il teologo orionino Giovanni D'Ercole,
capufficio della Segreteria di Stato vaticana -Attraverso la
croce calpestata e spettacolarizzata, domenica verrà
inflitto un supplizio ignobile alle coscienze dei credenti.
Cosa potrà mai insegnare ai suoi figli chi si macchia di
simili nefandezze per vile tornaconto economico?». Una
tendenza tanto più rischiosa per la religione perché
rilanciata dalla moda, con il boom della croce griffata,
nella versione dissacrante di gioiello sexy.
Una «pericolosa tendenza» di cui proprio Madonna è stata
l'apripista. «E' immorale strumentalizzare e trasformare il
segno della Passione in amuleto paganeggiante e status
symbol per scollature volgari - puntualizza monsignor
D'Ercole -. La sacrilega provocazione di Madonna è
l'emblema della superficialità della nostra epoca, che
tende a relativizzare fino all'autodistruzione. Dobbiamo
mostrare maggior decisione nel difendere il sacrificio di
Gesù».
A condannare la «demoniaca parodia della crocifissione» è
anche il vescovo Velasio De Paolis, segretario del Supremo
Tribunale della Segnatura Apostolica e consultore dell'ex
Sant'Uffizio. «Maghi e satanisti impiegano oggetti
religiosi per fatture e messe nere, Madonna segue le loro
orme: è il frutto marcio della secolarizzazione e
rappresenta l'assurdità del male, le tenebre, il mistero
dell'iniquità descritto da San Paolo - attacca De Paolis -.
E' come il bestemmiatore che non crede in Dio ma lo nomina
di continuo. Per le vignette satiriche su Maometto è
scoppiato il finimondo, qui invece una sconsiderata profana
la croce nella culla della cattolicità e la fa franca».
Anzi, senza che una voce laica si levi a dissentire, intasca
(«sulla pelle dei credenti») una montagna di soldi. «In
fondo è già tutto scritto nel Vangelo - rimarca De Paolis
-. La croce simboleggia al tempo stesso la malvagità umana
e la bontà divina».
Rincara la dose Vittorio Messori, tra gli scrittori
cattolici più letti nel mondo e l'unico ad aver pubblicato
un libro con gli ultimi due pontefici. «Stia attenta lady
Veronica Ciccone perché Dio non paga il sabato. Quindici
secoli fa un santo e padre della Chiesa scrisse che Gesù
sopporta ogni insulto contro di lui ma non tollera che venga
offesa, denigrata e vilipesa sua madre - sottolinea Messori
-. Fin dalla scelta del nome Madonna (che significa "Mia
signora", quindi indica il ruolo di madre di Gesù) questa
cantante suscita in me compassione e mi inquieta. Sinora
l'è andata bene e si è arricchita dileggiando il
cristianesimo. Alla lunga Cristo le chiederà conto delle
sue malefatte».
Per l'Islam l'equivalente di Maria è Fatima, figlia
prediletta di Maometto. «Oggi l'unica diffamazione ammessa
dal "politically correct" è quella del cristianesimo -
osserva Messori -. La signora Ciccone non si è assegnata il
ruolo di Fatima e non sbeffeggia le mezzelune islamiche o le
stelle di David perché il cristiano è più tollerante, non
mette mano alla scimitarra e non lancia fatwe. Insomma, non
fa paura a nessuno».
Inoltre, la messinscena blasfema della crocifissione,
evidenzia Messori, è al contempo un punto di non ritorno e
una «misera» provocazione anacronistica: «Non hanno osato
tanto neppure i fanatici della Rivoluzione francese e i
mangiapreti come Garibaldi che definiva Pio IX un metro cubo
di letame e organizzava il venerdì santo banchetti
massonici a base di carne di maiale».
Giacomo Galeazzi
Fonte:
La Stampa 02.08.2006
nochiesa.blogspot.com
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