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Il Vaticano “scomunica” Madonna
di marisa
4 agosto 2006 0:00
 
"Svende la sofferenza di Cristo. Farsi crocifiggere nella città dei papi è atto blasfemo di aperta ostilità. Diffama il cristianesimo e Cristo le chiederà conto delle sue malefatte".

Il Vaticano «scomunica» Madonna. «Stavolta si è davvero passato il limite», deplorano Oltretevere. In vista del concerto di domenica prossima a Roma della cantante americana (che nel suo Confessions tour si fa provocatoriamente issare sulla croce), la Santa Sede punta l'indice contro la «sfida blasfema» alla fede e la «profanazione» della croce. «Farsi crocifiggere nella città dei papi e dei martiri è un atto di aperta ostilità, uno scandalo creato ad arte da astuti mercanti per attirare pubblicità - tuona il cardinale Ersilio Tonini, voce autorevole del Sacro Collegio -. A ferire in modo particolare sono la volontà dissacratoria, l'anticlericalismo di pessimo gusto e soprattutto l'insulto a Cristo». Una protesta che diventa monito. «Verrà il momento in cui questa signora capirà che Gesù è morto in croce e ha versato il suo sangue anche per lei - aggiunge il porporato - Provo pietà per lei. Vuol proprio dire che ha toccato il fondo se, per mendicare l'attenzione dei mass media, è ridotta all'estrema provocazione di svendere la sofferenza di Cristo».

Una blasfemia in mondovisione che allarma la Curia per il segnale di «disfacimento etico» che ne deriva. «E' vergognoso che la morte di Gesù venga derisa nella città eterna - insorge il teologo orionino Giovanni D'Ercole, capufficio della Segreteria di Stato vaticana -Attraverso la croce calpestata e spettacolarizzata, domenica verrà inflitto un supplizio ignobile alle coscienze dei credenti. Cosa potrà mai insegnare ai suoi figli chi si macchia di simili nefandezze per vile tornaconto economico?». Una tendenza tanto più rischiosa per la religione perché rilanciata dalla moda, con il boom della croce griffata, nella versione dissacrante di gioiello sexy.

Una «pericolosa tendenza» di cui proprio Madonna è stata l'apripista. «E' immorale strumentalizzare e trasformare il segno della Passione in amuleto paganeggiante e status symbol per scollature volgari - puntualizza monsignor D'Ercole -. La sacrilega provocazione di Madonna è l'emblema della superficialità della nostra epoca, che tende a relativizzare fino all'autodistruzione. Dobbiamo mostrare maggior decisione nel difendere il sacrificio di Gesù».

A condannare la «demoniaca parodia della crocifissione» è anche il vescovo Velasio De Paolis, segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e consultore dell'ex Sant'Uffizio. «Maghi e satanisti impiegano oggetti religiosi per fatture e messe nere, Madonna segue le loro orme: è il frutto marcio della secolarizzazione e rappresenta l'assurdità del male, le tenebre, il mistero dell'iniquità descritto da San Paolo - attacca De Paolis -. E' come il bestemmiatore che non crede in Dio ma lo nomina di continuo. Per le vignette satiriche su Maometto è scoppiato il finimondo, qui invece una sconsiderata profana la croce nella culla della cattolicità e la fa franca». Anzi, senza che una voce laica si levi a dissentire, intasca («sulla pelle dei credenti») una montagna di soldi. «In fondo è già tutto scritto nel Vangelo - rimarca De Paolis -. La croce simboleggia al tempo stesso la malvagità umana e la bontà divina».

Rincara la dose Vittorio Messori, tra gli scrittori cattolici più letti nel mondo e l'unico ad aver pubblicato un libro con gli ultimi due pontefici. «Stia attenta lady Veronica Ciccone perché Dio non paga il sabato. Quindici secoli fa un santo e padre della Chiesa scrisse che Gesù sopporta ogni insulto contro di lui ma non tollera che venga offesa, denigrata e vilipesa sua madre - sottolinea Messori -. Fin dalla scelta del nome Madonna (che significa "Mia signora", quindi indica il ruolo di madre di Gesù) questa cantante suscita in me compassione e mi inquieta. Sinora l'è andata bene e si è arricchita dileggiando il cristianesimo. Alla lunga Cristo le chiederà conto delle sue malefatte».

Per l'Islam l'equivalente di Maria è Fatima, figlia prediletta di Maometto. «Oggi l'unica diffamazione ammessa dal "politically correct" è quella del cristianesimo - osserva Messori -. La signora Ciccone non si è assegnata il ruolo di Fatima e non sbeffeggia le mezzelune islamiche o le stelle di David perché il cristiano è più tollerante, non mette mano alla scimitarra e non lancia fatwe. Insomma, non fa paura a nessuno».

Inoltre, la messinscena blasfema della crocifissione, evidenzia Messori, è al contempo un punto di non ritorno e una «misera» provocazione anacronistica: «Non hanno osato tanto neppure i fanatici della Rivoluzione francese e i mangiapreti come Garibaldi che definiva Pio IX un metro cubo di letame e organizzava il venerdì santo banchetti massonici a base di carne di maiale».

Giacomo Galeazzi

Fonte:
La Stampa 02.08.2006

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