Commenti
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Dino 25 luglio 2005 0:00
Santo cielo, perché si scalda per così poco (parlo della
discussione non delle questioni contese)? Mi scusi, ma
se un problema è posto come domanda o come affermazione in
un dibattito, che differenza c'è? Nella lingua italiana
si parla di retorica e lei, che è giornalista, dovrebbe
saperlo bene senza bisognoo di fare facile ironia. Lei
è libera di controbattere o meno, ma io di porre questioni
e di chiederle risposte. Tuttavia mi domando dove stia il
dialogo se ciascuno parla senza tenere conto di ciò che
dice l'altro. Io cerco di risponderle, lei per ora mi
pare così e così... In ogni caso, non sia scortese,
non l'ho interpellata io: è intervenuta di sua
iniziativa. Se le cose che le dico la infastidiscono troppo,
non mi risponda. Non ho mai detto che un diritto
non debba essere sancito anche da una legge (legga bene) ma
che esistono diritti fondamentali che precedono di gran
lunga le leggi; in ogni caso, l'insieme delle leggi è
sempre conseguente, non esiste a priori. Sulla
legge 40 non concordo: il primo articolo, ad esempio,
definisce "soggetto" ciò che prima era
"oggetto": non è questione di poco conto perchè
vengono dati diritti a chi prima non li aveva.
Guardi che è stata lei a porre la questione solo come una
contrapposizione tra vita del bambino e della donna. Adesso
che le ho fatto notare che in realtà gli aborti sono
praticati nella maggioranza per problemi economici che con
la vita non c'entrano nulla (sono dati statistici che
può controllare non mie invenzioni!), tira fuori le
questioni psicologiche, ben sapendo che sono le conseguenze
dell'aborto a causare i più gravi danni psicologici.
Se una donna non si sente "piscologicamente"
pronta a fare figli, perché li fa? Per gioco? Parla
ironicamente di commissioni etiche: ha mai sentito parlare
di educazione alla sessualità? Di diffusione delle pratiche
anticoncezionali? Di aiuti psicologici? Dove sono in Italia
queste cose? Non sono queste le giuste battaglie che si
dovrebbero fare? (Mi raccomando, sono tutte domande
retoriche...). Poi tira anche in ballo gli aborti
clandestini: ma la 194 non avrebbe dovuto eliminare questa
piaga? Ribadisco, in Italia si fa ben poco contro
l'aborto, clandestino o legale. P.S. Non
mi risponda, ma devo ugualmente porre una questione su
questa sua affermazione: "sulle stragi di bambini, mi
dispiace ma non scendo su questo piano... allora si potrebbe
includere anche tutti i bambini non nati per aborti
naturali, quelli le cui nascite mai avverranno per gli
anticoncenzionali, ecc.". Mi permetta, ma sono
allibito. Gli anticoncezionali non uccidono ma prevengono
un concepimento (etimologia della parola), un aborto uccide,
come ammette anche la legge. Se vuole mettere in conto
pillole, preservativi, spirali, coitus interruptus ecc.
allora dobbiamo considerare anche i bambini non nati perché
qualche uomo o donna che li dediderava non ha trovato una
donna o uomo con cui farli?!? Mi consenta di dire che siamo
finiti nell'assurdo. E poi, come fa a paragonare un
aborto naturale con uno volontario? E' come se mi
dicesse che è la stessa cosa morire per essere caduti
accidentalmente da un balcone o per essere stati buttati
giù. Lei non li vuole sentire, invece a me quei
numeri fanno paura.
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Donatella Poretti 25 luglio 2005 0:00
Gentile signor Dino, e' un interrogatorio o un
dialogo? Visto che secondo Lei devo rispondere a tutto
cio' che mi chiede nei termini che Lei ritiene
esaurienti, mi mette in grande difficolta', e non
perche' non voglio espormi, accusa davvero ridicola dopo
avermi accusato di tutte le nefandezze e le faziosita'
possibili ora ritorna su suoi passi? Per me parlare di
diritti senza poi salvaguardarli con le leggi, non ha senso,
percio' Lei continui pure a farlo, ma non mi chieda di
fare altrettanto. I diritti universali, quelli delle
convenzioni dell'Onu, quelli delle costituzioni sono
sempre garantiti dalle leggi. Di piu', ritengo molto
pericoloso parlare di diritto e poi non garantirlo.
Le ripeto per l'ennesima volta che per me
l'atto della nascita non e' secondario e percio'
tra un bambino non nato (sano o non sano, e'
ininfluente) e una donna, io non ho dubbi e scelgo e chiedo
che lo Stato si adoperi a salvaguardare entrambe le vite, ma
in caso di conflitto prediliga quella della madre. Quando
parlo di conflitto, per essere ancora piu' chiari non
parlo di questioni economiche, ma di problemi sanitari, di
rischio della vita per la donna in alcune gravidanze, in cui
l'aborto non a caso viene definito terapeutico per i
rischi che corre la donna. La legge 40 e'
nata per regolamentare l'accesso alle tecniche di
fecondazione assistita, perche' l'embrione esiste
anche con la procreazione "naturale" e in quel
caso c'e' gia' la legge 194, che non a caso si
chiama "Norme per la tutela sociale della maternità e
sull'interruzione volontaria della gravidanza". Poi
che la legge 40 abbia debordato dalle sue competenze e'
il motivo per cui siamo qua a discutere, Lei a difesa e io
contro quella legge. Se ci mettiamo a fare una
guerra di numeri inserisca anche le donne che muoiono per
aborti clandestini e mal praticati. Sulle stragi di bambini,
mi dispiace ma non scendo su questo piano, perche'
allora si potrebbe includere anche tutti i bambini non nati
per aborti naturali, quelli le cui nascite mai avverranno
per gli anticoncenzionali, ecc.. Mi dispiace, ma si
cerchi un altro interlocutore. Non mi interessa questo
discorso, mi interessa solo definire quali siano le
modalita' migliori affinche' uno Stato garantisca la
maternita', aiuti le donne in difficolta', ma
preveda anche la possibilita' sia in casi di rischio di
vita, sia in casi in cui la donna non si senta
psicologicamente pronta a diventare madre, sia nei casi di
stupro e di violenza sessuale, a ricorrere alla pratica
dell'interruzione volontaria di gravidanza. Anche
fornendo tutti gli strumenti e le informazioni per portare
avanti la gravidanza e poi non riconoscere il figlio, ma
solo come una opzione. Degradare la scelta di una donna
alle sole questioni economiche non sarebbe neppure degno di
risposta. Non si offenda, ma cosa creda che sia una donna
che realizza un aborto? Ritiene cosi' superficiale il
ricorso a questa pratica? E se pure fosse solo quello, ha
mai indagato sulle motivazioni di volere un figlio? Mettiamo
su una commissione etica che giudica quando sia giusto avere
o non avere un figlio? Sul problema del padre, non mi
richieda una cosa su cui le ho gia' risposto. Il padre
c'entra e ben venga nei casi in cui esiste che parli con
la donna e che prendano anche insieme la decisione, ma
siccome si parla del corpo della donna e' la donna che
deve decidere. E la legge infatti interviene solo dopo la
nascita a fornire dei diritti e dei doveri anche al padre.
Per me non puo' essere diversamente. Sul
fatto di prevenire gli aborti non possiamo altro che essere
d'accordo. Io sono sicuramente per concentrarmi sulla
parte preventiva e di informazione sui metodi
anticoncezionali, il che non toglie che come Le ho ripetuto
fino alla nausea, lo Stato e il servizio sanitario pubblico
debba fornire alla donna tutti gli strumenti per prendere la
decisione migliore garantendole un aiuto e un supporto sia
per tenere il figlio sia per farlo adottare e infine, come
ultima scelta anche ricorrere all'aborto. Ora
signor Dino, non avro' certamente risposto a tutte le
sue domande nel migliore dei modi e sicuramente non come
voleva Lei, ma questo era quanto mi sentivo di dirle.
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Dino 25 luglio 2005 0:00
Signora Poretti, stranamente non risponde alle domande,
forse perché non vuole esporsi. Usa il condizionale e le
frasi ipotetiche, ma non dice come la pensa. Come vuole,
entriamo comunque nella sostanza. La parola
"diritto" non fa sempre e comunque riferimento
alle leggi di uno Stato. Esistono leggi che vanno
continuamente modificate e adeguate, la cui funzione è di
regolamentare un mondo civilmente e tecnologicamente sempre
più complesso come il nostro, dove non si può semplificare
parlando meramente di diritti e doveri. Esistono
invece i cosiddetti DIRITTI FONDAMENTALI (che uno stato deve
certamente contemplare anche prima degli altri), come quello
alla vita, che esistono da quando l'uomo è diventato
"animale sociale"; spero che nessuno affermi che
l'aborto volontario rientra nei "diritti
fondamentali" dell'uomo... La legge 40 è nata
proprio perché qualcuno aveva pensato di degradare
l'embrione al rango di "oggetto". La 194 nasce
con l'intento di salvaguardare la salute della donna non
di derogare al diritto alla vita. Nel mondo avvengono
circa 50 milioni di aborti all'anno (i morti di una
guerra mondiale; rappresenta la prima causa di morte tra i
bambini); inoltre, solo una esigua minoranza di chi
abortisce ha problemi economici nella nostra opulenta Italia
dove, invece, rappresenta la prima motivazione per
ricorrere all'aborto! Dov’è il rischio per la salute
della donna? Quello che dice cade di fronte a questa realtà
e tenga presente che la legge parla anche di solo rischio
PRESUNTO. "La legge... tra le due vite ha privilegiato
quella già in essere" scrive lei: mi sembra che la
vita di un bambino venga confrontata con il portafoglio
della famiglia non con un’altra vita! Una modifica alla
legge, allora, potrebbe andare in questa direzione:
eliminare le motivazioni economiche e aiutare economicamente
le famiglie in reale difficoltà e favorire le nascite con
adeguati finanziamenti. Ritengo pericoloso stabilire
tra gli esseri umani (nati o meno) chi ha più diritti: si
potrebbero riaprire scenari alla Orwell dove tutti sono
uguali ma qualcuno (chi e perché?) è più uguale degli
altri. E' solo la "fortuna" di essere già
nato che mi permette di dire che ho più diritti di chi è
ancora nel grembo della madre, il posto più bello e più
accogliente dove un bambino possa sperare di crescere?
Lei parla di vita contro vita: ma perfino prima della 194
era previsto l’aborto in caso di reale pericolo per la
vita della donna. Purtroppo, mi pare che le sue
argomentazioni non sono poste bene. Non ha
stranamente fatto cenno, poi, a quello che le ho detto sulla
crudeltà della pratica e sui reali rischi per la donna
causati dall’aborto. Le ho anche chiesto se un
bambino, anche con problemi, ha diritto di vivere o no:
dov'è il rischio per la salute della donna?
Ho sollevato il problema del padre che non è per niente
secondario. In effetti, la legge 194, esautorando l'uomo
di ogni possibilità decisionale, addossa di fatto alla
donna tutto il peso di una scelta drammatica con le
implicite conseguenze di sofferenza, umiliazione,
diminuzione in ciò che invece dovrebbe conferirle il
massimo valore; mentre l'uomo, per così dire, finisce
per "lavarsene le mani", essendo
deresponsabilizzato. Ed è per questo infine che
domando perché non si fa di più per impedire gli aborti,
nonostante la legge preveda consultori e tant’altro.
P.S. Chiedo scusa a tutti, ma l'argomento mi
coinvolge così tanto che non riesco e non ritengo giusto
essere sintetico.
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Donatella Poretti 24 luglio 2005 0:00
Per Dino Le questioni di coscienza credo che ciascuno
possa e debba risolversele per proprio conto, il far parte
di una stessa comunita' e dotarsi di legge che possa
soddisfare le coscienze di ciascuno di noi e' invece
argomento di dibattito, cosi' come lo era argomento di
referendum. Per essere piu' concreti io potrei
essere teoricamente contraria anche all'uso delle
tecniche di fecondazione assistita perche' in contrasto
con la natura e la naturalezza dell'atto procreativo,
cio' non toglie che potrei essere a favore della legge
piu' liberale in materia, per dare la possibilita' a
chi la pensa in maniera diversa da me di poter seguire la
sua coscienza. Poi la legge interviene per mettere alcuni
paletti e per garantire chi usufruisce di quella legge e la
comunita' a cui la detta. Percio' alla sua
domanda non ho risposta. Parla prima di diritto di vivere e
poi rigetta l'idea che sia la legge a risponderle. E chi
le deve rispondere? Parlare di un diritto alla vita e poi
non datarsi di strumenti adeguati per far esercitare, o
imporre, quel diritto ha ben poco senso. Per
Alex Io ho detto che la donna deve disporre del proprio
corpo. Siccome il suo corpo puo' trovarsi ad accoglierne
un altro la legge ha posto un limite temporale entro cui
praticare l'interruzione di gravidanza volontaria,
limite temporale che si allunga in caso di aborto
terapeutico. Percio' la legge e' intervenuta nella
direzione da lei auspicata, ma sempre dando priorita'
alla donna, e tra le due vite ha privilegiato quella
gia' in essere. Percio' il concetto che
l'embrione prima, il feto dopo vadano tutelati mi trova
piu' che d'accordo, purche' non come soggetto
pari ad un essere gia' nato, perche' in caso di
conflitto come la metteremo? Ci rivolgiamo ad un giudice? Su
questo la cronaca che ci offre esempi di sacrifici di donne
che decidono di non fare delle cure coscienti di morire pur
di far nascere il proprio figlio. Ma la decisione e'
sempre della donna, in questo senso.
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Alex 22 luglio 2005 0:00
Eh no no no signora Poretti.. finora aveva marciato bene
(pur da posizioni opposte rispetto alla mia), ma non
esageriamo nel dire che la donna ha il diritto di disporre
del proprio bambino. non è un giocattolo, ma un individuo
debole e come tale deve essere tutelato. No discuto i suoi
argomenti ma il principio; spero abbia volutamente
esasperato il concetto.
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Dino 22 luglio 2005 0:00
Bene, mi sono accorto di essermi infilato in un ginepraio e
temo di sentirmi accusare di essere contro la libertà delle
donne o delle coppie. Pace. Innanzitutto, non
credo che mi abbia proprio risposto perché il problema che
io ho sollevato è di coscienza e non giuridico. Sappiamo
che solo chi nasce acquisisce giuridicamente i diritti
civili; anche il feto è parzialmente protetto anche se non
è ancora del tutto soggetto di diritti. L'embrione è
attualmente protetto dalla legge 40. Io però non credo
che come esseri umani possiamo limitarci a queste sterili
disquisizioni giuridiche, anche perché le leggi sono fatte
dagli uomini e pertanto sono sicuramente lontane dalla
perfezione. Ciò che domando l'ho già scritto: un
figlio (anche non nato), pur se malformato, ha diritto di
vivere e ha la dignità di tutti gli altri esseri umani o
no? Perché il fatto di non essere uscito dall'utero
materno lo rende meno "umano"? Non è la legge che
deve rispondermi. Quando parlo di tecnica cruenta
non mi riferisco alle donne che fisicamente non dovrebbero
sentire nulla, bensì al feto che viene letteralmente
maciullato (fondamentalmente embriotomia e aspirazione in
Italia; anche aborto a nascita parziale, iniezioni di
liquidi ipersalini ecc. in altri paesi). Basta fare una
semplice ricerca di immagini in internet per rischiare di
non dormire per giorni. Ma anche la donna corre seri
rischi: infezioni, emorragie, lesioni all'utero,
successivamente infertilità, aborti spontanei, parti
prematuri, ecc. Brutte cose insomma. Lo so (e spero)
che nessuno spinge le donne ad abortire, tuttavia mi domando
perché si fa così poco per convincerle che è meglio
(fisicamente e psicologicamente) una gravidanza portata a
termine di un aborto, per tutti. E chi non vuole il
bambino, lo dia in adozione a chi tanto desidera un
figlio. Per quanto riguarda il problema che ho
sollevato come uomo, sono convinto che non basti che la
questione rimanga e si risolva all'interno della coppia
ma che anche la legge in qualche modo contempli quantomeno
che vada sentito anche il parere, magari non vincolante, del
padre. Facciamoli sentire soggetti responsabilmente
coinvolti e non oggetti “usa e getta”.
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Donatella Poretti 22 luglio 2005 0:00
Credo tutti si "augurino" dei figli sani, tuttavia
ci sono alcune donne, e/o alcune coppie, che non se la
sentono di mettere al mondo figli non sani, e che per
questo, essendo ad esempio portatori di una malattia,
chiedono di evitare che il figlio nasca con quella malattia.
Un esempio. In Sardegna, su oltre 6000 diagnosi
prenatali eseguite sinora all’ospedale Microcitemico, 1502
coppie (25%) hanno avuto un feto malato. E quasi tutte le
donne (tranne 18) hanno deciso di ricorrere
all’aborto terapeutico, rinunciando a un figlio fortemente
voluto ma affetto da talassemia. Il referendum
permetteva a queste donne di ricorrere alla diagnosi
preimpianto, di impiantare l'embrione sano, portare a
termine la gravidanza e evitare l'aborto terapeutico.
Intendiamoci sulle parole, la nascita non e'
un evento secondario per acquisire e godere dei diritti.
Percio' un figlio nato, che sia sano o non sano, ha
tutti i diritti a vivere, se non li garantisce la madre e la
famiglia naturale, lo deve fare lo Stato, affidandosi anche
a strumenti come l'adozione. Ma la nascita di un
figlio dipende dalla volonta' della donna. Mi dispiace
creda che questa visione renda l'uomo "solo"
un donatore di sperma, ma in certi casi e' davvero
cosi'. Sono i legami affettivi che trasformano un uomo e
una donna in una coppia e un uomo, una donna e un figlio
nato in una madre e un padre. Percio' tutte le
valutazioni dell'uomo sono legittime e ammesse e spero
prese in considerazioni dalla donna, ma la fisicita' di
quel corpo che e' all'interno di un'altro corpo
e che senza quello morirebbe, ha la priorita', come dire
l'ultima parola, quella definitiva. Sulla
tecnica cruenta dell'aborto mi permetta di dissentire,
e' una operazione chirurgica che puo' essere fatta
anche a livello di anestesia locale con una cannula con cui
viene aspirato l'embrione o il feto. Esistono anche
modalita' farmacologiche con cui provocare una sorta di
aborto spontaneo come la RU486. Non e' l'espulsione
in se' l'evento traumatico, del resto e' molto
frequente l'aborto spontaneo, ma il trauma e' nella
decisione di volere o meno un figlio e di prendere una
decisione che spesso e' difficile.
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Dino 22 luglio 2005 0:00
Tento anch'io di risponderle o, meglio, di dirle il mio
pensiero. Innanzitutto, non stravolga le mie
parole: sarebbe da perfetti idioti augurarsi un figlio non
sano. Il problema che ho posto è un altro e non si limita
solo all'embrione o al feto: un figlio "non
sano" ha diritto di vivere o no? Ha la dignità di
tutti gli altri esseri umani o no? Non capisco cosa rende
diverso un figlio nato da uno al quale mancano mesi o
settimane per nascere. Al di là della legge, con la
nostra coscienza di esseri umani, davvero riteniamo di avere
il diritto di vita e di morte e di stabilire chi ha diritto
di nascere e chi no? Ovviamente è un mio personalissimo
pensiero, ma ho molta paura. In ogni caso, non credo
che per il bambino faccia molta differenza morire dentro o
fuori dall'utero. Ha mai visto come si pratica un
aborto? E' una tecnica cruenta, raccapricciante e
oltremodo scioccante. Per tutti. Anch'io ho
qualcosa da ricordarle: in caso di malformazioni gravi
accertate del feto, l'aborto può essere praticato anche
dopo il 90° giorno... Il confronto con gli antichi
Romani e Spartani è calzante e mi serve solo a rendere
meglio il pensiero, tuttavia ai tempi della rupe Tarpea o
del monte Taigeto non esisteva certo la diagnosi prenatale
altrimenti non crede che sarebbero intervenuti prima? Nulla
di nuovo sotto questo cielo. C'è
un'altra cosa che mi umilia molto come uomo.
Personalmente e senza retorica, anche nel mio lavoro, reputo
le donne allo stesso livello, per diritti e capacità, degli
uomini. E poi, non faccio fatica ad ammetterlo, non sono per
niente misogino e mi piace molto l'altro sesso (senza
malizie o intenti nascosti...). Tuttavia, quando sento
dire che l'unica persona ad avere diritto di esprimersi
sul figlio in gestazione è la donna, mi domando se
l'uomo non sia stato ridotto a semplice donatore di
seme, una sorta di "toro da monta". Non metto
minimamente in dubbio che fisicamente il carico spetti solo
alla donna, ma esistono anche questioni affettive e
psicologiche (le stesse che prevede la 194) che coinvolgono
entrambi e che forse andrebbero valutate meglio.
P.S. 1. Condivido quello che dice sull'adozione di
un bambino "con problemi" e anch'io non me la
sentirei di farlo. Sono scelte "forti" e
assolutamente personali. Ciò non toglie che potrebbe essere
una strada perseguibile, alternativa all'eliminazione.
Immagino che lo sappia anche lei quanto amore sono in grado
di dare molti bambini problematici come i Down, e spesso
vale molto più dei problemi che procurano. 2. Mi
rendo conto di tutte le difficoltà connesse alla raccolta
delle firme e ritengo civilmente encomiabile il lavoro di
chi si adopera in questo senso. Tuttavia, visto il
proliferare di referendum, molti dei quali falliscono
miseramente (anche perché spesso complessi e lontani dalla
gente comune), se non sia più corretto e democratico
innalzare il numero delle firme piuttosto che pensare di
abbassare il quorum. Qualcosa ho già detto in altri
miei post, ma sono disponibile a spiegarmi meglio.
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Donatella Poretti 22 luglio 2005 0:00
Gentile signor Dino, provo con calma e serenita' a
risponderle per punti. 1 - le ricordo che la rupe
tarpea veniva utilizzata per gettarvi bambini nati vivi.
Erode compiva addirittura una selezione genetica conseguente
ad una decisione politica. Se permette per me
c'e' una differenza notevole rispetto a praticare un
aborto a poche settimane dal concepimento, nel caso di
diagnosi preimpianto, non si tratterebbe neppure di aborto
visto che l'embrione non sarebbe impiantato in utero e
percio' non avrebbe alcuna possibilita' di
svilupparsi a meno che lei non imponga ad una donna
l'impianto obbligatorio. Ma rispetto al tema
piu' in generale io non credo ci sia nulla di
condannabile nel volere un figlio sano -non perfetto-.
Nessuna imposizione in una scelta che, per me, spetta alla
madre, qualsiasi essa sia: tenere il figlio, farlo nascere e
non riconoscerlo, oppure abortire. Il compito dello Stato e
delle leggi dovrebbe essere quello di far si' che tutte
le posibilita' siano possibili, e che alla donna le
venga garantita la percorribilita' di tutte e tre le
scelte con la maggiore serenita' e consapevolezza della
scelta. Sul fatto che l'amniocentesi possa anche
comportare la possibilita' di curare il feto, e'
certamente una meravigliosa opportunita' che la medicina
offre. Ma le ricordo che comporta il rischio di aborto
naturale stimato in circa l'1% dei casi. Inoltre come sa
ci sono alcune malattie che non si curano, e allora fatta
l'analisi si torna alla scelta di prima. Rispetto
ai suoi amici, tutta la mia stima e il mio rispetto, ma non
siamo tutti uguali, e io per esempio non me la sentirei di
fare una scelta simile. Limiti, incapacita', egoismo e
tanto altro ancora, sicuramente non mi permetterebbero di
fare un gesto cosi' altruistico. 2 - mai
detto chi e' democratico e chi no a seconda
dell'essere andato alle urne, percio' nulla da
rispondere ad una valutazione che io non ho fatto.
Sulle 500 mila firme, una domanda per Lei: ha mai raccolto
le firme per un referendum? Si e' mai trovato a
organizzare e fare praticamente una raccolta di firme
autenticate, certificate, a stilare dei quesiti, ecc...?
Se l'ha fatto sapra' quanto me che 500 mila
non sono poche.
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Dino 22 luglio 2005 0:00
Signora Poretti, secondo lei eliminare chi non è
perfetto (sia allo stadio embrionale sia fetale) non ha a
che vedere con la famigerata "rupe"? Faccio
fatica a trovare altre spiegazioni, ma sono disponibile ad
ascoltare. Ridurre l'amniocentesi (che non
corrisponde all'analisi dei villi coriali e presenta
rischi definiti miminimi, ma sono allo studio nuove tecniche
sicure) al solo scopo di decidere se tenere o meno il
bambino mi sembra riduttivo e piuttosto
"erodiano". Usando un ragionamento molto
laico, credo di poter dire che questo esame dovrebbe servire
soprattutto per altre cose: tentare una cura prenatale (non
si cura eliminando il paziente e molte malattie possono
essere davvero curate) o semplicemente prepararsi
adeguatamente all'evento che non faccio fatica a
definire traumatizzante. Le ricordo che la legge
prevede anche la possibilità di non riconoscere il figlio e
di affidarlo allo Stato; triste, ma meglio che uccidere.
Ho amici che hanno adottato bambini spastici
abbandonati: è una scelta forte e ci è voluto coraggio e
capacità di donare se stessi, ma non sono pentiti,
anzi. Sulla diagnosi preimpianto avrei molte cose
da dire, ma aprirei un vespaio. Sul referendum ci
siamo lungamente espressi e non sono convinto (anche per
esperienza personale) che chi ha votato sì fosse poi così
consapevole e convinto o non semplicemente ideologicamente
schierato. E siccome anche l'astensione è prevista
dalla Costituzione, ed è anch'essa strumento
democratico, non vedo problemi se coloro (e solo questi) che
l'hanno scelta per far fallire il referendum gridano
vittoria. O è democratico solo ciò che rientra nei propri
interessi? Invece di recriminare sul quorum,
perché non ci lamentiamo soprattutto dell'eccessivo
numero di referendum per i quali bastano solo 500.000
firme?
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Donatella Poretti 21 luglio 2005 0:00
Nessuno ha imposto nulla a nessun'altro, ma solo cercato
di utilizzare uno strumento democratico previsto dalla
Costituzione per abolire alcuni punti di una legge. Gli
elettori hanno scelto, piu' o meno liberamente, di
andare o no a votare. Nonostante la maggioranza di si',
il referendum non e' stato considerato valido per
mancanza di quorum, e non e' un sofisma, ma la lettera
della legge. Ora e' bene che chi ha proposto il
referendum cerchi di analizzare perche' e' accaduto
che la maggioranza degli elettori abbiamo disertato le urne.
Purtroppo (dal mio punto di vista) esiste anche chi grida
vittoria e non si capisce perche' se l'embrione
e' persona e su quello non possa essere fatta la
diagnosi preimpianto, allora non si sostenga la proibizione
dell'amniocentesi, che e' la stessa analisi, solo
fatta alcune settimane piu' tardi e con il feto gia'
nell'utero della donna, con i rischi per entrambi. La
decisione che segue e che spetta alla donna sara' quella
di proseguire nella gravidanza o no. Ecco perche'
la domanda di GiordanoBruno non e' lunare. Nulla a
che vedere con la rupe tarpea.
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Alex 20 luglio 2005 0:00
GiordanoBruno: perchè evidentemente non era questo il tema.
Ci sono state "imposte" da 500000 elettori dei
questiti referendari; gli elettori, come è nelle loro
facoltà, hanno deciso di non recarsi alle urne per i motivi
più disparati. Nessuno grida vittoria, ma almeno chi ha
perso dovrebbe stare buono buono ragionando sui propri
errori.
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Dino 20 luglio 2005 0:00
GiordanoBruno, sei convinto che uccidere un feto
perché "malformato" sia degno della civiltà
umana? Quelli che non riescono bene li buttiamo giù dalla
rupe come facevano gli antichi o i nazisti? Nessuno
nega che un bambino con disturbi fisici o mentali crei mille
problemi a una famiglia, ma è tutta una questione di punti
di vista. O forse reputi che chi nasce con problemi non sia
degno di vivere? Vaglielo a raccontare se ne hai il
coraggio! Dove è finita la solidarietà, la
pietà, il sacrificio? Parlo anche in prima persona...
Rispondimi e io risponderò a te.
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GiordanoBruno 20 luglio 2005 0:00
X Dino Perchè non chiedete di vietare un esame
come l'amniocentesi ? Oppure perchè non chiedete
che indipendentemente dall'esito dell'esame, le
donne siano comunque obbligate a portare a termine la
gravidanza ? Non mi spiego come mai non vi attiviate
sull'onda di questa grande vittoria, indicativa di una
nuova sensibilità civica, per modificare ciò che secondo
voi va modificato.
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Mauro 19 luglio 2005 0:00
Il fatto è che gli brucia di aver perso! Ormai possono
anche starnazzare ad oltranza tanto sono parole al
vento. Per chi conosce un pizzico di matematica,
il fatto che un embrione sia già una persona è facilmente
dimostrabile per induzione... e la matematica non è
un'opinione! :-) Ma se vogliamo perseguire i
nostri porci comodi... possiamo tentare dinegare anche la
matematica, in nome della scienza!
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Dino 8 luglio 2005 0:00
Chi sei? Il gorilla?
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Bobo 8 luglio 2005 0:00
A DINO FACCE UN CRODINO!!!!
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Dino 8 luglio 2005 0:00
GiordanoBruno, così mi piace discutere, senza attacchi alla
persona. Sull’istituto referendario in Italia e sulla
possibilità di modificarlo mi trova d’accordo. Tuttavia,
è sicuramente una questione complessa; da una parte,
essendo solo abrogativo, mi domando (è un dubbio reale!) se
è corretto affidare a una minoranza di votanti la
possibilità di ribaltare ciò che una maggioranza di
parlamentari (che ci rappresentano) ha legiferato; questo
soprattutto quando i temi sono molto complessi e non sono
riducibili a "slogan" o ad altre piccole malizie.
Chiedo scusa se ripropongo un tormentone che tuttavia
ritengo emblematico e esemplificativo di ciò che dico: lei
ritiene corretto che i referendari si siano affidati, come
si fa con la pubblicità di un detersivo, a testimonial come
la Ferilli (che "c'azzecca" direbbe
"Tonino")? "C’azzecca", invece:
hanno tentato di attirare con una belloccia i maschietti
carichi di testosterone e le donne che ammirano
l'attricetta: scelte convinte, vero? Secondo loro
tutti i sì sono stati consapevoli e ponderati, mentre chi
ha votato no e gli astenuti sono retrogradi e/o rimbambiti
dal Vaticano: per carità! Ritengo sicuramente utile
innalzare il numero delle firme perché da una parte
significa "tastare" meglio il "polso degli
italiani" e dall’altra eviterebbe che molti
referendari (come i radicali: non me ne voglia troppo chi ci
legge...) lo usino come uno dei pochi strumenti a loro
disposizione per essere visibili (siamo arrivati a votare
fino a 12 quesiti referendari in un colpo solo nel passato.
Non mi si venga a raccontare che tutti conoscevano bene i
contenuti: altro che esami a settembre se potessimo
verificare...). Due parole su "ipocrisia e
incoerenza". Tanti di quelli che si sono schierati
(secondo loro) per la scienza e la libera ricerca, sono gli
stessi che in passato hanno proposto il referendum contro il
nucleare, ottenendo come risultato che l'Italia è oggi
uno dei paese più dipendente dalle importazioni in Europa:
compriamo energia ad esempio dalla Francia e le centrali
nucleari francesi, svizzere ecc. sono alle porte di casa.
Cosa abbiamo risolto? Nulla, anzi: tutti hanno il nucleare e
noi no! Eppure era scienza e tecnologia anche quella, ma la
coerenza non è un loro pregio. Il vero rischio per il
mondo sono le scelte esclusivamente ideologiche e di comodo
o peggio inquinate dagli interessi economici. A
proposito poi di regioni all’avanguardia, anche se ciò
che sto per dire non le sembrerà entrare troppo nel
discorso sui referendum, mi lasci citare l’Emilia Romagna
che ha varato una legge (la n. 20 del 1° agosto 2002,
impugnata dal Governo: non sempre quello che fanno le
regioni che si sentono "all’avanguardia" è
quindi accettabile), che recita: "La Regione promuove
la tutela degli animali dall’utilizzo a fini
sperimentali". Ovviamente possiamo essere d’accordo
che tormentare senza necessità gli animali sia una
barbarie, ma spesso è una dura necessità. Tuttavia
mi chiedo come si possano vietare gli esperimenti su topi e
consimili e dichiarare "lecitissimi" quelli su
piccoli esseri umani indifesi. Sono certo che mi
risponderà che gli embrioni non sono uomini, anche se molti
scienziati li considerano tali; lo sa che pressoché la
totalità dei testi di biologia riferisce all’unione di
uovo e spermatozoo l’inizio della vita? La reputa
un’affermazione ideologica o scientifica? Effettivamente
strano poi che alcuni di questi autori abbiano
successivamente dichiarato altro: scienza? ideologia?
interessi economici e/o finanziamenti a rischio? Però, come
ho già scritto nella mia lettera, nel dubbio dovrebbe
valere quel "principio di precauzione" che gli
ecologisti hanno diffuso con forza nel mondo per proteggerci
dai pomodori, dal mais o dalla soia transgenici. Mi domando
e le domando: vale un embrione più delle paure e dei dubbi
sul transgenico, o no? Il "ragionevole
dubbio" o il "principio di precauzione" sono
posizioni altamente scientifiche applicate costantemente in
ogni campo della ricerca; eppure qualcuno fa finta di non
ricordarli. Le posizioni rigide e ideologiche di molti
scienziati nel passato hanno portato a conseguenze
terribili: nel XIX secolo, ad esempio, in Europa ed in
America, diversi scienziati svilupparono varie teorie sulle
differenze biologiche tra le razze e queste teorie furono a
loro volta usate per legittimare posizioni e pratiche
razziste. Solo per ragioni ideologiche, quindi, non avendo
prove scientifiche e non essendosi affidati al
"principio di precauzione"... Ultima
cosa: la 194. Mi sembra di essere stato molto chiaro: la
difesa della vita prima di tutto, posizione laicissima,
d’altra parte! La 194 non è sulla carta confrontabile con
la 40, l’ho già spiegato. E’ solo una questione di
corretta applicazione (che potrebbe comportare
aggiustamenti? Forse, ma d’altra parte tutte le cose umane
sono perfettibili come la legge 40) per evitare che venga
usata fuori dallo spirito di salvaguardia della salute della
donna che l’ha vista nascere. Prego lei e tutti gli
altri, se lo desiderano, di rispondere a ciò che ho
scritto, evitando attacchi personali. P.S.
Per una questione di correttezza, di rispetto che si deve a
chiunque, vi chiedo cortesemente di non tirare in ballo con
scadente e fin troppo facile ironia chi non c’entra.
Se proprio volete, prendetevela con me: sono io che ho
deciso di dare del lei a tutti. Non ho 60 anni come qualcuno
ha ironicamente ipotizzato, tuttavia è una scelta precisa
che va rispettata anche perché non offende nessuno, anzi.
Grazie.
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Donatella Poretti 8 luglio 2005 0:00
Per Alex beh, pero' la "povera" Flavia
Vento alla fine non e' stata eletta ;-) ps va
benissimo il tu, non sono mica la professoressa!
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GiordanoBruno 8 luglio 2005 0:00
X Dino dal 4/07/2005 Non a caso ho fatto
l'esempio di regioni che hanno una nuova legge che
regolamenta i referendum regionali. Il quorum viene
calcolato in percentuale sull'affluenza alle urne
nell'ultima tornata elettorale regionale. I dati sono
disponibili sul sito del Min. dell'interno. Vedrà
signor dino che il quorum, con una legge più
"giusta", si sarebbe raggiunto. E' anche
un modo per rendere più efficace il ricorso alla volontà
popolare. Non capisco perchè un parlamentare eletto
suppletivamente, può votare una legge come la 40 ed io non
posso ottenere una legge referendaria più equa. Come
vede io non sto dicendo che dovevano prevalere per forza le
mie opinioni, mi sto ponendo il problema di rendere più
corretta e rispondente alla realtà, una legge referendaria
ormai anacronistica che finisce con l'affievolire il
"senso civico" degli italiani. Concordo con
lei sull'elevazione del numero delle firme de
raccogliere, per impedire che si inflazioni ( come è
avvenuto) il ricorso ad uno strumento così importante come
il referendum. Per quanto riguarda il merito dei
quesiti referendari, ribadisco quanto scritto in precedenza.
Sto ancora aspettando la creazione dei comitati pro-modifica
della legge 194. E' un passaggio obbligato per chi ha le
sue convinzioni sugli embrioni.
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Dino 7 luglio 2005 0:00
Ah,signora Poretti, la frase "tanti nemici tanto
onore" non le si addice proprio: per lei solo nemici
e... disonore. Attacchi, attacchi pure a 360°... e
distribuisca la sua saggezza, cosa di cui accusa gli
altri. Tuttavia, mi piacerebbe sapere perché se la
prende tanto con la prof. (che non l'ha trattata poi
tanto male, non come me per lo meno...) e non ha fatto una
piega per quelli che si sono lanciati in frasi volgarissime
e ingiuriose. Mah, misteri della coerenza di alcune
persone o forse un modo come un altro per sfogare con chi
non ha intenzione di essere coinvolta malumori e
frustrazioni. Com'è la sua immagine riflessa?
P.S. In cerca di forze nuove di cui è
carente?
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Alex 7 luglio 2005 0:00
Peggio per te (scusa se mi prendo la briga di darti del
"tu" ma su un forum mi sembra fuori luogo la
cortesia del "lei"), al giorno d'oggi conta di
più la parola di qualche comico che quella di ha una
compentenza in materia! Flavia Vento docet (ma non è
nemmeno comica...).
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Donatella Poretti 7 luglio 2005 0:00
No ;-)
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Donatella Poretti 7 luglio 2005 0:00
Cara professoressa, nessuna accusa, solo un invito:
scenda dalla cattedra! Se ha aqualcosa da dire nel
merito lo dica, personalmente sarei ben lieta di leggerla,
altrimenti la penna rossa la riservi per i suoi alunni.
ps in anteprima... stasera esce il nuovo
numero del Notiziario Cellule Staminali, con un nuovo
editoriale, speriamo meno fazioso (!) anche perche' non
a firma mia ;-) Fuor di battuta c'e' comunque
un invito ad intervenire in questo spazio, nella speranza
cosi', si aggiungano contenuti, per la gioia di tutti!
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Franca C. 7 luglio 2005 0:00
Ho la strana sensazione che mi voglia accusare di cose in
cui non sono per niente coinvolta. La cortesia di una
risposta non si nega a nessuno; è della scortesia che si
può fare a meno. La sua ironia e il suo dileggio mi
convincono ancor di più di quello che ho scritto. Ma
non ho altro tempo da dedicarle.
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Donatella Poretti 7 luglio 2005 0:00
Cara professoressa Franca, possiamo allora concordare
che non c'e' riuscita, peggio, ha fatto scadere il
dibattito ad un giochetto delle regole grammaticali da
scuola elementare ;-) cara signora maestra, la forma da
sola non ha alcun senso, e' formalismo! la
civilta' si conquista con la ragione e il rispetto si
guadagna sul campo. Ma evidentemente non voleva entrare nel
merito!!!
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Alex 7 luglio 2005 0:00
Donatella Poretti... parente di Giacomo Poretti quello del
trio Aldo, Giovanni e Giacomo?
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Alex 7 luglio 2005 0:00
Marco, "qui, quo, qua..." era una filastrocca da
scuola elementare. Ma tu vedo che hai studiato al Cepu con
Del Piero! ;-) Giuseppe, ineccepibile il tuo
intervento :-)
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Marco 7 luglio 2005 0:00
....quo...???!!!!!????
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Franca C. 7 luglio 2005 0:00
Gentile signor Marco, le chiedo scusa, ma non ho né
voglia né tempo di rileggere tutti gli interventi per una
correzione ortografica o morfo-sintattica. Rispondo solo a
quanto lei mi chiede espressamente. Gli avverbi
"qui e qua" non vogliono l’accento (lì e là lo
richiedono per non essere confusi con "li" pronome
e "la" pronome o articolo); "va, sta fa"
sono indicativi presenti che non vogliono mai l’accento;
non vanno confusi con va', sta' fa' (con
l’apostrofo) che sono imperativi e stanno per "vai,
stai, fai". La congiunzione "e" può
acquistare la "d" eufonica prima di parola
iniziante con vocale; ciò non è obbligatorio e le case
editrici, ad esempio, preferiscono spesso non usare la d
eufonica; pertanto l'uso di una forma o di un'altra
è soggettivo. La congiunzione "e" può
essere seguita da una virgola quando si interrompe la frase
con un inciso. Spero di esserle stata utile. Non
era mia intenzione dare voti a nessuno e spero di non aver
offeso la sensibilità di chi mi ha letto. Niente bocciature
né "esami a settembre" pertanto, solo un
tentativo di riportare il vostro dibattito su binari di
maggior rispetto e civiltà.
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