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29 luglio 2003 0:00
Rispondo alla replica di lessandro Pedone per il suo messaggio dello scorso 14 Luglio 2003.
1) Per ciò che concerne i costi, se fosse realmente come dici tu, tutti i risparmiatori acquisterebbero solo ciò che costa poco, invece non è così.
Io ad esempio, sarei molto lieto di pagare moltissime commissioni (di ingresso, negoziazione, gestione, performance, e chi più ne ha più ne metta) a qualunque gestore mi facesse guadagnare tantissimo. Ti porto un esempio: a fine 2000 una Sicav giapponese di Invesco che avevo in distribuzione (all'epoca ero Area Manager per una rete bancaria di PF) aveva fatto più del 300% mentre il Nikkey era salito del 60% circa, dai tuoi ragionamenti mi pare di capire che (se fosse esistito) avresti acquistato più volentieri un ETF sul Nikkey che non il comparto della Sicav in questione, perchè avresti pagato meno commissioni, o sbaglio?
... Secondo me chi svolge molto bene il proprio lavoro (come ad esempio i bravi gestori), va pagato molto bene, dai tuoi ragionamenti, invece mi pare di capire che per te i gestori, i promotori, ecc. andrebbero mandati pressochè tutti a spalare carbone, visto che da quel che dici se ne evince che i bravi gestori non esistono e (sempre secondo te) al Cliente tipo, basterebbe un buon consulente che gli indicasse cosa acquistare e cosa vendere e poi lo stesso Cliente facesse eseguire il tutto dalla propria banca o dal proprio broker. Ho capito male?
Da quel che leggo, tu non mi indichi che cosa intendi per pianificazione finanziaria. Gentilmente, potresti spiegare meglio ai tuoi lettori che cosa intendi con:
" Il lavoro di un pianificatore finanziario indipendente e’ quello di identificare:
a) la necessita’ di esporsi a rischi finanziari (in relazione agli obiettivi di vita legati ad esigenze finanziarie)
b) la capacita’ patrimoniale di sopportare questi rischi
c) la propensione psicologica verso i rischi finanziari
Per quanto riguarda gli strumenti finanziari, un pianificatore finanziario indipendente utilizza semplicemente strumenti efficienti. Non fa previsioni di mercato. Le modifiche dei portafogli finanziari sono fatte in relazioni al mutare delle esigenze del cliente o delle condizioni del mercato. Mai in base alle previsioni."
E inoltre, quale sarebbe il metodo di pagamento che hai adottato nei confronti della Tua Clientela?
E infine, relativamente alla questione della consulenza sbagliata, come volevasi dimostrare mi hai dato la risposta che volevo: secondo te, al Cliente che se l'è beccata, non succede praticamente niente, secondo me invece succede che il Cliente, oltre ad averci smenato dei gran soldi, si inca**erà come una jena per non poter fare causa ad una società (come avviene oggi con i PF) e, nel qual caso decidesse di intentarla personalmente al proprio consulente non avrebbe alcuna speranza di vincerla, visto che qualunque tribunale a dir poco gli riderebbe in faccia...
Mai accettare consigli dagli sconosciuti o dai non qualificati... ;-)
Poi, sempre Tu dici che solo una percentuale irrisoria subisce sanzioni, allora ti invito a farti un giro sul sito della Consob (www.consob.it) a verificare di persona, concordo con te invece, sul fatto che il PF non può essere sanzionato per aver dato CONSIGLI SBAGLIATI, ma sono certo che qualunque Cliente (per disinformato che sia) è in grado di spedire una lettera alla Consob ed alla Banca o Sim del PF ed in ogni caso la mandante pagherà i danni causati dal collaboratore (...E questo te lo posso garantire di persona...), mentre al contrario, se decido di "FAR DA ME ASSISTITO DA UN CONSULENTE" non potrò fare altro che prendermela con me stesso...
Augurandoti comunque una buona continuazione nel lavoro che stai portando avanti per l'Aduc, Ti invito a rispondermi su questo tema specifico: SE NON ESISTESSE IL PROFITTO, SECONDO TE ESISTEREBBE IL LAVORO?
;-)... Pensaci, Alessandro, pensaci... Grazie e buona giornata.
Augusto
29 luglio 2003 0:00
rispondo ad Angelo -
caro Angelo, sì, hai ragione sono un pf iscritto all'albo anche se non esercito la professione da diversi anni, tuttavia, secondo me tu non sei un risparmiatore qualunque: sei o un assicuratore o un praticante pf che, dopo non esser riuscito a passare l'esame, ha deciso di diventare consulente. In ogni caso, sei una persona molto molto giovane e, a quel che mi pare di capire decisamente inesperta di finanza, visto che ritieni che i Pf possano collocare solo gli strumenti di risparmio gestito... Comunque, a parte questo, vorrei sapere da te, che ti ritieni più ben informato di me, che cos'è secondo te (senza ricopiare da Pedone o chi per lui) la CONSULENZA FINANZIARIA INDIPENDENTE?
Forse dare consigli in funzione dell'analisi tecnica o macroeconomica di un titolo o di un Etf? Fammi capire, grazie.
P.S.: Se poi per te è importante che il Tuo Cliente sappia che cos'ha in portafoglio, beh... Ho paura che di Clienti ne hai proprio pochi... Ciao e buona caccia alla Clientela anche a te...
Budget
29 luglio 2003 0:00
Rispondo a Jambo1:
...vedi già migliori, con orgoglio finalmente tu stesso affermi che "sei ai vertici per raccolta e produzione" e quindi sei tra i più bravi venditori visto che "la produzione" non la si fa con i CCt e Bot e la tua busta paga lo conferma. Non dico bugie poichè vi assicuro che chi arriva in cima alle classifiche, soprattutto nella nostra azienda, va sul gestito. Ad ogni modo nella tua cartella c'è tutto. Ti parlo così perchè ho capito chi sei e non vorrei perderti visto che sei un centro di profitto notevole; se la consulenza si fa col budget allora w la consulenza!!!!
C.Morelli
25 luglio 2003 0:00
Suggerirei a Jambo1, Budget, e tutti gli altri PF, la lettura del libro "Il risparmio tradito" di Beppe Scienza. Sarebbe un buon inizio ed una buona compagnia estiva per comprendere quante bufale vengono appioppate agli ignari risparmiatori, dalle varie reti di distribuzione bancarie ed assicurative, per non parlare poi del servilismo della carta stampata e dei media in genere, troppo di parte per professare giudizi indipendenti e super-partes sui prodotti finanziari capestro collocati sul mercato.
Rivolgo un appello al sig. Pedone e a tutti i suoi collaboratori che stanno lavorando con molto impegno, costruendo un valido strumento di confronto e di aggiornamento: DIFFONDETE ED INSEGNATE AGLI ITALIANI AD AVERE UNA MAGGIOR CULTURA FINANZIARIA; ALMENO COSI'NON SARANNO VITTIME DELLA LORO IGNORANZA E DELLA MALAFEDE MASCHERATA DI AVVOLTOI IN GIACCA E CRAVATTA, PRONTI AD ARRICCHIRSI CON LAUTE PROVVIGIONI, DILAPINDANDO I RISPARMI ALTRUI, OTTENUTI CON FATICA E SACRIFICIO! NON LIMITATEVI AD UN SOLO SITO INTERNET E A SPORADICI ARTICOLI SU RIVISTE DI SETTORE! ALZATE ANCOR DI PIU' LA VOCE PROMUOVENDOVI A LIVELLO NAZIONALE! BASTA COL RISPARMIO GESTITO "VAMPIRESCO" ED INUTILE; BASTA CON LE "JUNK BONDS"; BASTA CON LE ANALISI E I REPORT PILOTATI DEI CENTRI STUDI DI GROSSE BANCHE INTERNAZIONALI!!! IL RISPARMIO E' UN BENE PREZIOSO. VA TUTELATO ED ARRICCHITO ED E' SU QUESTO CHE SI BASA IL FUTURO DI OGNUNO DI NOI!! FATE IN MODO CHE QUESTO POSSA ACCADERE GRAZIE ALLE VOSTRE INFORMAZIONI ED AI VOSTRI INSEGNAMENTI.
Cordiali saluti.
jambo1
24 luglio 2003 0:00
E' probabile che tu sia uno dei miei capi caro budget e voglio dirti che ai vertici per raccolta e produzione troveresti il mio nome se tu lo conoscessi.
Le tue parole disonorano questa professione fatta da gente che preferisce non usare il cervello ma solo tecniche di vendita. L'unico aspetto che mi rilassa è sapere che gente come te opera come Pf solo in maniera marginale.
Buone vacanze.
Jambo1
23 luglio 2003 0:00
Cari signori,
E' un piacere dialogare con voi, mi preme sottolineare come in questi ultimi anni e sempre più nelle borse di noi PF vengano introdotti dalle società mandanti prodotti a dir poco discutibili quali:
FONDI DI FONDI
GPF
INDEX LINKED
UNIT LINKED
OBBLIGAZIONI REVERSE FLOATER
OBBLIGAZIONI REVERSE CONVERTIBLE
la lista potrebbe proseguire e l'unica interfaccia per il cliente è la figura che dialoga con Lui.
Ora nessuno mi ha mai obbligato a vendere un prodotto nel quale non credevo e dubito che altri PF possano essere stati costretti, spinti certamente si ma non costretti.
Quindi non venitemi a dire che un agente monomandatario senza rappresentanza non ha capacità decisionali o limiti nel collocamento perché per quanto riguarda i prodotti del risparmio amministrato i miei clienti potrebbero comperare qualsiasi strumento.
Se un cliente ha avuto una cattiva allocazione dei suoi risparmi se la prenda con il suo PF perché poteva e doveva tutelarlo, o condividere con lui le scelte.
Una riflessione sui consulenti indipendenti categoria professionale ad oggi non regolamentata, vorrei capire che differenza può esserci con la professione di avvocato nel senso che vi sono luminari del diritto come vi sono cialtroni che hanno comperato una laurea a Lecce (dato di fatto non discriminante) e staccano parcelle a clienti creduloni.
Pertanto prima di vedere la consulenza indipendente come uno stadio evolutivo della Professione di Promotore Finanziario ambirei vederne gli effettivi vantaggi per l'utente finale.
Cordialmente
C. Morelli
22 luglio 2003 0:00
Rispondo a Jambo1 in merito alla regolamentazione della figura dei consulenti finanziari indipendenti, augurandomi che ciò possa avvenire in futuro con il benestare sia della consob che di altre autorità monetarie Italiane (Bankitalia e/o cicr) o europee. Ormai è palese che il Promotore Finanziario, essendo un monomandatario è costretto, pena la radiazione dall'albo, a proporre e vendere i prodotti finanziari esclusivamente dell'intermediario (o di società collegate) col quale opera. Purtroppo come si evince dalle segnalazioni pervenute recentemente su questo sito, i PF hanno carpito la buona fede dei loro clienti facendo firmare loro dei contratti d'investimento su prodotti finanziari che non solo non permettono un guadagno adeguato al tasso d'inflazione, ma non garantiscono nemmeno la conservazione del capitale!!!! Ritengo tutto ciò inaccettabile e alquanto scorretto, e penso che il consulente finanziario indipendente avrebbe comunque potuto suggerire ai clienti di guardarsi bene dal firmare simili bufale e/o sottoscrivere obbligazioni dal futuro incerto. Mi auguro che tutte queste storie di frodi ai risparmiatori possano costituire un buon volano per far si' che ci sia un repulisti tra i PF e gli impiegati bancari disonesti, e l'introduzione dei consulenti finanziari indipendenti.
jambo1
22 luglio 2003 0:00
Egregio C. Morelli temo che dopo aver regolamentato il ruolo del Consulente Indipendente (Da chi?) al prossimo ed inevitabile crollo dei mercati azionari, perchè anche Lei sa che ci sarà una ripresa ed un ulteriore crollo, non vorrei doverla leggere mentre chiede la regolamentazione di una nuova figura che evidenzi le magagne dei consulenti che poi così indipendenti non erano.
saluti
Silvano
22 luglio 2003 0:00
egregio jambo1,
penso che Lei sia un pf.
è ovvio che tanti pf vedano nella consulenza indipendente un fenomeno negativo per i propri "affari"... ed è per questo che si spiegano tanti interventi polemici e a volte privi di senso da parte degli agenti di vendita di prodotti finanziari quasi sempre per mancanza di conoscenza delle cose.
In realtà la consulenza indipendente rappresenta un'ancora di salvataggio per i promotori che vogliono evolversi in reali professionisti. Inoltre i pf potranno usufruire, almeno per il proprio patrimonio, dei consulenti indipendenti in quanto è evidente che nessun pf comprerà mai i prodotti che vende!
angelo
14 luglio 2003 0:00
rispondo ad Augusto -
caro pf io sono un risparmiatore e dalle tue parole risulta evidente che tu non sappia minimamente che cosa sia la consulenza finanziaria indipendente.
E' inutile scaldarsi... continua a fare il tuo compitino: vendi il tuo bel capitale garantito, piazza il tuo fondo obbligazionario/monetario, rifila il tuo bel fippettino e soprattutto, mi raccomando, gestisci l'emotività del cliente... sai, non si deve accorgere di ciò che ha in portafoglio ;-) buon lavoro

complimenti a Pedone e agli altri per l'ottimo lavoro, ci voleva qualcuno che dicesse finalmente la verità. ciao
A.Pedone http://investire.aduc.it
14 luglio 2003 0:00
Rispondo ad Augusto nel suo messaggio del 12 Luglio 2003.
Per quanto riguarda il discorso dei costi, e’ un po’ triste costatare come ci sia poca conoscenza in materia.
Molto spesso anche coloro che dovrebbero consigliare i risparmiatori non sanno quanto costi realmente un prodotto od un servizio di risparmio gestito. In questo campo, diversamente da molti altri, sussiste una relazione inversa fra costo e risultato. I prodotti di gestione del risparmio piu’ costosi sono anche quelli che hanno un rendimento medio atteso, a parita’ di rischio, piu’ basso. E poiche’ il rapporto rischio/rendimento atteso e’ proprio la variabile che vuole massimizzare un cliente che acquista un prodotto di risparmio gestito e’ ovvio che la non conoscenza dei costi diventa un’asimmetria informativa particolarmente penalizzante.
E’ triste, come dicevo, costatare che anche i promotori finanziari seri ed onesti (come ritengo che sia Augusto) non sono a conoscenza dei reali costi di gestione. Se si considerano solo le commissioni di gestione, certamente queste non sono il 3%, ma se si analizzano TUTTI i costi legati alla gestione (commissioni di gestione - talvolta raddoppiati in caso di gestioni patrimoniali, commissioni di performance, commissioni per la banca depositaria, costi generali a carico del fondo, commissioni per la negoziazione dei titoli, costi di negoziazione legati allo spread bid/ask, costi impliciti nella gestione della liquidita’ del fondo, costi legati alla tassazione, ecc) ci si accorge che una stima del 3% e’ molto prudenziale. Un indicatore, parziale ma gia’ piu’ completo rispetto alle sole commissioni di gestione, e’ il TER (Total Expense Ratio) che i fondi comuni devono indicare nei prospetti informativi.

Veniamo alla tua domanda relativa alla “consulenza sbagliata”. Avevo l’impressione di aver gia’ risposto a questo tema, ma forse, come giustamente dici tu, non ci siamo capiti.
Ho l’impressione che tu confonda i cosi’ detti consulenti finanziari che si prendono l’1% per dire a cadenza regolare cosa comprare e cose vendere in base a proprie previsioni sull’andamento dei mercati con i pianificatori finanziari che invece si occupano della gestione dei clienti (cioe’ dei loro obiettivi finanziari e del loro profilo di rischio) e solo conseguentemente dei portafogli.
Se un consulente finanziario si fa pagare una percentuale del portafoglio finanziario del cliente per dire cosa comprare e cosa vendere in funzione di previsioni sull’andamento futuro dei mercati finanziari fa qualcosa di molto simile a quello che fa (o dovrebbe fare) un gestore di fondi o di gestioni patrimoniali di fondi. Non trovo questa cosa particolarmente utile se non per il fatto che evita il conflitto di interessi e rende esplicito il costo legato a questo tipo di gestione.
Trovo questa attivita’, pero’, potenzialmente dannosa per i clienti (cosi’ come e’ dannoso usare strumenti di gestione del risparmio) poiche’ i costi, mediamente, superano i benefici.

Completamente diverso e’ il discorso legato alla pianificazione finanziaria. Il lavoro di un pianificatore finanziario indipendente e’ quello di identificare:
a) la necessita’ di esporsi a rischi finanziari (in relazione agli obiettivi di vita legati ad esigenze finanziarie)
b) la capacita’ patrimoniale di sopportare questi rischi
c) la propensione psicologica verso i rischi finanziari

Per quanto riguarda gli strumenti finanziari, un pianificatore finanziario indipendente utilizza semplicemente strumenti efficienti. Non fa previsioni di mercato. Le modifiche dei portafogli finanziari sono fatte in relazioni al mutare delle esigenze del cliente o delle condizioni del mercato.
Mai in base alle previsioni.

Ma torniamo un attimo alla domanda “cosa succede se un cliente si trova in mano un “consiglio sbagliato” dopo aver pagato la parcella?”
Se la domanda significa “cosa succede se il consulente indipendente gli suggerisce una modifica che poi risulta essere penalizzante in base all’andamento dei mercati finanziari?” direi che non succede proprio niente. Cosi’ come se un fondo fa peggio del mercato il promotore continua ad incassare la management fee ed il gestore continua a percepire commissioni di gestione (ed in taluni casi anche quelle di performance grazie a perversi meccanismi di calcolo di questo genere di commissioni). Non riesco a comprendere il senso della domanda.

Il discorso che molti i promotori finanziari vengono radiati e/o sospesi dall’albo e smentito dai numeri. Solo una percentuale irrisoria di promotori subisce sanzioni e comunque questo non accade per “consigli sbagliati” ma per comportamenti fuori legge come il fatto di acquisire disponibilita’ liquide dei clienti o fornire una rendicontazione non ufficiale, ecc.
Un consulente di investimento indipendente non corre questo rischio perche’ il suo compito e’ solo quello di fornire consigli.

Spero di aver fornito una risposta esaustiva, se cosi’ non fosse stato, ti inviterei a chiarire meglio cosa intendi per “consulenza sbagliata”, forse e’ li la chiave del misunderstanding.
Augusto
12 luglio 2003 0:00
CARO ALESSANDRO, INNANZITUTTO SCUSA LE MAIUSCOLE MA E' SOLO PER FAR RISALTARE LA DIFFERENZA FRA I TUOI SCRITTI ED I MIEI.

FORSE NON CI SIAMO CAPITI E ALLORA PROVO A RIPETERMI: TU MI DICI CHE: "non esistono solo -fortunatamente per gli investitori- gli strumenti di risparmio gestito con commissioni di sottoscrizione, gestione performance, ecc. Sul mercato esistono strumenti molto piu’ efficienti come i singoli titoli obbligazionari, gli ETF, ecc. Il vero valore aggiunto di un pianificatore finanziario indipendente e’ certamente quello di progettare un portafoglio finanziario coerente con le reali necessita’ del proprio assistito, ma questo aspetto, spesso, viene percepito solo con il tempo. Cio’ che invece viene immediatamente percepito e’ l’enorme risparmio economico che un buon portafoglio finanziario, fatto con competenza ed in assenza di conflitto di interessi, comporta. Un piccolo portafoglio finanziario, diciamo di 100.000€, comporta -mediamente- spese di gestione intorno al 3% annue. Sono quindi 3.000€ di costi.
Si possono, tranquillamente, risparmiare piu’ di due terzi di queste commissioni. Un risparmio, quindi, di oltre 2.000€.
ORBENE, A PARTE IL FATTO CHE NON SO PROPRIO DI QUALI FONDI E/O SICAV TU PARLI CON COSTI DI GESTIONE ANNUA NELL'ORDINE DEL 3% (A ME RISULTANO DI MOLTO INFERIORI) E AMMESSO E NON CONCESSO CHE GLI ETF COSTINO UN TERZO, RIMANE IL FATTO CHE C'E' LA PARCELLA DA PAGARE AL CONSULENTE: IO HO AMICI CHE SI SONO AFFIDATI A DEI CONSULENTI E STANNO PAGANDO PARCELLE DI OLTRE L'1% (...SU PICCOLI PORTAFOGLI ANCHE L'1,5%) E QUINDI COME VEDI I COSTI NON SONO ASSOLUTAMENTE INFERIORI, INOLTRE VORREI SAPERE PERCHE' NON MI RISPONDI ALLA DOMANDA PRECEDENTE CHE TI RIPETO: I CONSULENTI POSSEGGONO FORSE AL CONTRARIO DEI PROMOTORI, DEI BANCARI, DEI GESTORI, DEGLI ANALISTI ECC. ECC. LA SFERA DI CRISTALLO CHE GLI CONSENTE DI PREVEDERE IL FUTURO? INSOMMA, VORREI CHE MI SPIEGASTE COSA SUCCEDE AD UN CLIENTE CHE DOPO AVER PAGATO LA PARCELLA AD UN CONSULENTE SI RITROVA PER LE MANI UNA "CONSULENZA SBAGLIATA"... OLTRE IL DANNO LA BEFFA, O SBAGLIO? CERTO, TU MI DICI CHE "Un pianificatore finanziario indipendente e’ un professionista come tutti gli altri e, ovviamente, ce ne sono di bravi, meno bravi e di mediocri. Prima di affidarsi ad un professionista (qualunque tipo di professionista) e’ fondamentale verificarne la professionalita’ e l’eticita’", MA IO TI DICO SOLO UNA COSA: SE UN PF SBAGLIA, VIENE MOLTO FACILMENTE SOSPESO E/O RADIATO DALLA CONSOB E COMUNQUE LA SUA SIM O BANCA PAGA I DANNI AI CLIENTI, MENTRE SE UN CONSULENTE INDIPENDENTE SBAGLIA, CHI LI PAGA? GRAZIE PER LA RISPOSTA.
A.Pedone http://investire.aduc.i
6 luglio 2003 0:00
Risposto a Augusto del 3 Luglio ed a Fabio del 4 Luglio.
Ad Augusto che pone la stessa domanda di Enzo del 22 Giugno rispondo, come gia’ detto brevemente il 29 Giugno, che non esistono solo -fortunatamente per gli investitori- gli strumenti di risparmio gestito con commissioni di sottoscrizione, gestione performance, ecc. Sul mercato esistono strumenti molto piu’ efficienti come i singoli titoli obbligazionari, gli ETF, ecc. Il vero valore aggiunto di un pianificatore finanziario indipendente e’ certamente quello di progettare un portafoglio finanziario coerente con le reali necessita’ del proprio assistito, ma questo aspetto, spesso, viene percepito solo con il tempo. Cio’ che invece viene immediatamente percepito e’ l’enorme risparmio economico che un buon portafoglio finanziario, fatto con competenza ed in assenza di conflitto di interessi, comporta. Un piccolo portafoglio finanziario, diciamo di 100.000€, comporta -mediamente- spese di gestione intorno al 3% annue. Sono quindi 3.000€ di costi.
Si possono, tranquillamente, risparmiare piu’ di due terzi di queste commissioni. Un risparmio, quindi, di oltre 2.000€.
Detto questo mi riallaccio all’intervento di Fabio il quale non vede la differenza fra parcella e commissioni. La differenza e’ sostanziale. In primo luogo la commissione non e’ trasparente. Sfido qualunque cliente di un promotore finanziario a sapere quanto guadagna il suo promotore dal proprio portafoglio finanziario. Questo rende impossibile giudicare il lavoro del promotore.
In secondo luogo, la commissione e’ direttamente proporzionata al patrimonio finanziario e questo e’ totalmente sbagliato. Il lavoro di un pianificatore finanziario indipendente non e’ legato al portafoglio finanziario ma alla persona. La parcella remunera il tempo e le competenze del professionista impiegate nel determinare il portafoglio finanziario piu’ adeguato alle caratteristiche del cliente. Questo lavoro non ha diretta relazione con l’importo del portafoglio. Non e’ detto che un portafoglio piu’ grande sia piu’ complesso di un portafoglio piu’ piccolo.
Quanto alla domanda “cosa succede ad un Cliente che dopo aver pagato la parcella ad un consulente si trova per le mani una “consulenza sbagliata?” C’e’ da dire che un pianificatore finanziario non fa previsioni di mercato e non puo’, quindi, fare errori legati alle previsioni di mercato. L’errore che puo’ fare un pianificatore finanziario e’ quello di percepire in maniera errata la propensione, la tolleranza e la necessita’ di assumersi rischi finanziari. Questo genere di errori, in assenza di conflitto di interessi, sono piu’ facili da correggere con il tempo rispetto agli errori legati a cattive previsioni di mercato (che il pianificatore non fa peche’ costituiscono rischi inutili).
Un pianificatore finanziario indipendente e’ un professionista come tutti gli altri e, ovviamente, ce ne sono di bravi, meno bravi e di mediocri. Prima di affidarsi ad un professionista (qualunque tipo di professionista) e’ fondamentale verificarne la professionalita’ e l’eticita’.
Fabio
4 luglio 2003 0:00
Sono un promotore. Mi chiedo: laddove vi sia una consulenza reale, svolta in buona fede nell'interesse dell'investitore e, soprattutto, nel soddisfacimento delle sue esigenze, qual'è la differenza tra 100 Euro pagate in commissioni e 100 Euro pagate in parcella.
Esigenze soddisfatte, cliente contento, equa remunerazione di chi svolge con professionalità la propria attività.
Il punto è migliorare la professionalità media della categoria. Tutto il resto sono polemiche tra concorrenti.
Augusto
3 luglio 2003 0:00
Ho letto tutti i post in questo forum e anch'io noto una spaccatura esagerata fra promotori e consulenti finanziari. A questo punto, vorrei capire una cosa: i PF dicono di poter far ASSET, ed in parte è vero ma solo con i prodotti dell'istituto per il quale lavorano. In questo caso pero' il cliente paga solo le commissioni per la sottoscrizione dei prodotti. Nel caso dei consulenti invece è vero che possono dare consigli non in conflitto ma il risparmiatore si ritrova a pagare una parcella oltre alle commissione per la sottoscrizione, oltre a tutte le commissioni previste dagli strumenti su cui hanno investito. E inoltre: i consulenti posseggono forse la sfera di cristallo che gli consente di prevedere il futuro? Insomma, vorrei che mi spiegaste cosa succede ad un Cliente che dopo aver pagato la parcella ad un consulente si ritrova per le mani una "consulenza sbagliata"... Oltre il danno la beffa, o sbaglio???
A.Pedone http://investire.aduc.i
29 giugno 2003 0:00
Rispondo ad Amedeo C. che ha scritto il 29 Giugno 2003.
Ritengo che l'abolizione del monomandato non servirebbe a nulla.
Di fatto esistono da tempo reti di promotori finanziari che vendono migliaia di prodotti di case diverse.
Se e' interessato a vendere prodotti di piu' case percependo commissioni su quello che vende, puo' scegliere, gia' da adesso, di entrare a far parte di una di queste reti.
Il monomandato (intese come rapporto esclusivo con un unico soggetto - il quale puo' anche vendere prodotti di molte case) garantisce il risparmiatore perche' la casa mandante e' responsabile in solido con il promotore per gli atti che questo compie.
L'abolizione del monomandato eliminerebbe questa garanzia fondametale.
Amedeo C.
29 giugno 2003 0:00
Mi rivolgo a tutti i colleghi P.F. ed anche a tutte le Associazioni dei consumatori, in quanto penso che il desiderio di tutelare i clienti di prodotti finanziari sia comune ad entrambi, ma i primi hanno più difficoltà a farlo a causa del monomandato.
La mia domanda e/o riflessione è questa... Visto che diventare o fare i Consulenti Indipendenti in Italia è difficile, per vari motivi (rischio professionale, "impreparazione culturale" dei clienti nell'accettare questa nuova figura, etc.), non si potrebbe cominciare a migliorare le cose abolendo il monomandato? Di certo non sarà la soluzione a tutti i "mali" della promozione finanziaria, ma comunque lascerebbero la possibilità ai P.F. di scegliere tra un numero maggiore di prodotti. Lo dico perché, in qualità di P.F., a volte mi sento frustrato dal fatto di riuscire a fare (almeno ci provo) una buona pianificazione finanziaria ai clienti per poi rendermi conto di non avere tutti gli strumenti finanziari a disposizione per attuarla, oppure di doverne scegliere uno tra i pochi a mia disposizione pur sapendo che potrei offrire un servizio migliore al mio cliente proponendogli il servizio/prodotto di un'altra società. Si ritorna sempre al problema del Conflitto d'interessi ed allo scontro con la potente lobby delle Banche.
Io mi chiedo, ma abolendo il monomandato, senza per forza dover fare i Consulenti indipendenti, i P.F. non potrebbero prendere la provvigione sul prodotto/servizio proposto direttamente dalla Banca che lo offre, come succede ora solo con la Banca da cui ha ricevuto il mandato? Forse sto dicendo una stupidaggine irrealizzabile, ma se è così prego chiunque ne sappia più di me di spiegarmi perché...
Spero che le Associazioni dei consumatori spingano anch'esse in questa direzione, farebbero il bene non solo dei clienti, ma anche di noi P.F. che cerchiamo di svolgere il nostro lavoro con coscienza e "professionalità". Ciao a tutti i colleghi.
A.Pedone http://investire.aduc.i
29 giugno 2003 0:00
Due risposte per Enzo che ha scritto il 22 Giugno e Alessandro che ha scritto il 26 Giugno.
Alessandro non e' correttamente informato sulla normativa in materia di attivita' di consulenza. I servizi di investimento sono definiti nel testo unico della finanza al primo articolo, comma 5 che dice:
Per "servizi di investimento" si intendono le seguenti attivita', quando hanno per oggetto strumenti finanziari:
a) negoziazione per conto proprio;
b) negoziazione per conto terzi;
c) collocamento, con o senza preventiva sottoscrizione o acquisto a fermo, ovvero assunzione di garanzia nei confronti dell'emittente;
d) gestione su base individuale di portafogli di investimento per conto terzi;
e) ricezione e trasmissione di ordini nonche' mediazione.

Come si puo' vedere non c'e' il servizio di consulenza agli investimenti che e' espressamente citato nel comma successivo come "servizio accessorio".

Il Testo Unico della Finanza prevede una serie di obblighi e di vincoli per quelli che sono definiti "servizi di investimento" mentre l'attivita' di consulenza finanziaria e' libera.

Chiunque, quindi, puo' esercitare il servizio accessorio di consulenza agli investimenti finanziari con l'eccezione del promotore finanziario che, se vuole rimanere tale, non puo' esercitare la consulenza finanziaria come disposto dall'art. 94 del reg. CONSOB 11522.
Si precisa che la regolamentazione che prevede l'incompatibilita non e' una regolamentazione del servizio di consulenza finanziaria, sulla quale la CONSOB non ha autorita', ma dell'attivita' di promotore finanziario, il quale, poiche' e' in evidente conflitto di interessi potrebbe abusare dei vantaggi derivanti da questa sua doppia veste.
Sul sito della CONSOB si trovano numerose comunicazioni e orientamenti su questa materia. La comunicazione piu' importante, a questo riguardo, e' la n. DI/<98080600> del 14-10-1998 la quale chiarisce che:
che l'attivita' di consulenza in materia di investimenti in strumenti finanziari consiste, in linea generale, nel fornire al cliente indicazioni utili per effettuare scelte di investimento e nel consigliare le operazioni piu' adeguate in relazione alla situazione economica e agli obiettivi del cliente stesso; in particolare, essa e' caratterizzata:
a) dall'esistenza di un rapporto bilaterale e personalizzato fra il consulente e il cliente, fondato sulla conoscenza degli obiettivi di investimento e della situazione finanziaria del cliente stesso, cosi' che le indicazioni siano elaborate in considerazione della situazione individuale dello specifico investitore;
b) dalla posizione di strutturale indipendenza del consulente rispetto agli investimenti consigliati;
c) dall'inesistenza di limiti predeterminati in capo al consulente circa gli investimenti da consigliare;
d) dalla circostanza che l'unica remunerazione percepita dal consulente sia quella ad esso pagata dal cliente nel cui interesse il servizio e' prestato.
Tutto quanto sopra premesso
- continua la comunicazione- si conferma che la consulenza in materia di investimenti in strumenti finanziari e' inclusa dall'art. 1, comma 6, del decreto legislativo n. 58/1998 fra i servizi accessori; l'esercizio professionale nei confronti del pubblico di tale servizio non e' riservato agli intermediari autorizzati a prestare servizi di investimento in Italia ai sensi del decreto legislativo n. 58/1998. La prestazione del servizio di consulenza in materia di investimenti in strumenti finanziari e' pertanto libera e puo' esplicarsi sia in forma individuale che in forma societaria

A Enzo vorrei rispondere sul problema del costo della consulenza indipendente, non priva di aver ricordato, pero', per correttezza, che chi scrive svolge professionalmente l'attivita' di pianificatore finanziario indipendente. Il problema dei promotori finanziari non e' tanto legato al fatto che possono vendere solo i prodotti della casa. Questo non e' piu' vero ormai da molto tempo. La maggioranza delle reti vendono prodotti di tante societa' di gestione italiane ed estere. Che il prodotto sia di questa o quella casa, il problema e' che ha un costo esagerato rispetto a quello che si puo' trovare sul mercato ed il promotore non puo' proporre gli strumenti a costi ridotti altrimenti lui non percepisce nessuna commissione.
Un pianificatore finaniziario indipendente consiglia ai propri clienti strumenti molto efficienti (come titoli obbligazionari, ETF, ecc.) che, oltre a non avere - ovviamente - nessun caricamento, gli permettono di risparmiare, mediamente, almeno un 2% all'anno di commissioni di gestione. La parcella del professionista, quindi, viene immediatamente ripagata dal risparmio di commissioni.
alessandro un P.F.
26 giugno 2003 0:00
Provo a dire la mia sulla consulenza finanziaria e i P.F. in genere.
Il testo unico sulla finanza stabilisce che la consulenza finanziaria può essere esercitata solo dai soggetti abilitati (Banche e Sim) che per l’offerta fuori sede si avvalgono dei promotori finanziari.
La mia domanda è come si fa ad essere Consulenti Finanziari senza essere fuori legge, visto che questi non sono previsti dal testo Draghi e le banche non te lo fanno fare? E’ discutibile questo approccio del testo unico, ma queste sono le regole e finché non cambiano, le si dovrebbero rispettare.
Le banche potrebbero tranquillamente utilizzare dei consulenti all’interno delle filiali o dei P.F. per l’offerta fuori sede per dare il servizio di consulenza finanziaria. Il servizio ovviamente verrebbe pagato dal cliente come prestazioni di servizio e così si avrebbero guadagni per banca e consulenti o P.F. , e per i clienti che vedrebbero (finalmente sfruttare il mercato finanziario). Ma tutto questo farebbe vedere i costi ai clienti in modo trasparente e tutto ciò in Italia non è possibile.
Far investire i clienti in fondi fa guadagnare molto di più le banche e non per le commissioni di sottoscrizione che potrebbero essere soppiantate dalla parcella per il servizio di investimento, quanto per i costi occulti delle S.G.R. (commissioni di negoziazione, titoli spazzatura all’interno dei fondi, obbligazioni del gruppo dello stessa banca che distribuisce i fondi, insomma tutte quelle cose poco chiare che fanno aumentare i guadagni delle banche).
Riassumendo ci vorrebbe una riforma del sistema. Evitare le commistioni fra banche e S.G.R. e soprattutto far in modo che la consulenza finanziaria sia tolta alle banche ed affidata ad un albo di professionisti che vendano questo servizio ai clienti, che abbiano la responsabilità civile nei confronti dei clienti, come i medici, gli avvocati e quant’altro.
Io intanto resisto a non fare il P.F. non massacrando i clienti, cercando di sopravvivere e attendo la tanta agognata riforma.
Budget
24 luglio 2003 0:00
Rispondo a Jambo1
ciao jambo1 sono un "capo", al vertice, in una grande rete di pf leader in Italia. Forse sono un tuo capo ma... questo non importa!
Mi rammarica sentirti parlare in questo modo e sono proprio le persone come te che disonorano la nostra figura professionale e disonorano se stessi!
Probabilmente, da come scrivi, sei un po' stressato e nervoso, hai bisogno di vacanze e con quello che ti retrocediamo penso che tu possa permettertele.
Nel frattempo invece di perdere tempo nei forum pensa a raccogliere... anche solo CCt e Bot perchè, ricorda, anche questo è Budget.
enzo
22 giugno 2003 0:00
Ho letto tutti i post in questo forum e noto una spaccatura totale tra promotori finanziari e consulenti. A questo punto una considerazione. I PF dicono di poter far ASSET, ed in parte è vero ma solo con i prodotti dell'istituto per il quale lavorano. In questo caso pero' il cliente paga solo le commissioni per la sottoscrizione dei prodotti. Nel caso dei consulenti invece è vero che possono dare consigli non in conflitto ma il risparmiatore si ritrova a pagare la parcella (e non so a quanto ammonta) piu' le commissione per la sottoscrizione, quindi decisamente piu' onerosa come scelta. Io ad esempio per il momento ho optato per un fondo monetario che non prevede caricamenti iniziali ma se mi fossi rivolto ad un consulente invece che al mio promotore che costi avrei pagato? Il rendimento del fondo forse si sarebbe azzerato con la parcella?
Cordiali saluti.
INDIANA S.r.l. - Consulenza Finanziaria
28 maggio 2003 0:00
INDIANA è una società che si occupa di consulenza finanziaria indipendente ai privati ed anche di formazione su metodologie di pianificazione finanziaria e asset allocation per operatori finanziari. Desideriamo fornire il nostro punto di vista che riteniamo super partes. Ci confrontiamo, infatti, con i clienti raccogliendone le istanze; con gli operatori nelle aule (circa 3000 negli ultimi tre anni)e con le aziende nostre committenti (banche e SIM). I risparmiatori lamentano un approccio centrato sulla vendita di prodotti. Le aziende ricercano, strategicamente, la professionalizzazione degli addetti, ma, operativamente, il raggiungimento del budget. I Promotori, vivendo in una cultura di vendita, dimostrano comportamenti contrastanti. Infatti recepiscono con entusiasmo le argomentazioni teoriche se il docente ha la capacità di trattarle in maniera divulgativa e fornendo qualche chiave commerciale. Quando, poi, si tratta di passare dalla teoria alla pratica le resistenze al cambiamento sono fortissime. Solo una scarsa percentuale decide di approfondire, intraprendere nuove modalità di approccio e sottoporsi, quindi, all'inevitabile sforzo dell'apprendimento. La resistenza al cambiamento fa parte dell'essere umano. In questo caso è enfatizzata dall'atteggiamento incoerente delle società mandanti che, da un lato, propongono programmi e strumenti tendenti alla consulenza e, dall'altro, non appena il Promotore esce dall'aula lo sottopongono al pressing sul raggiungimento del fatturato.
Teniamo a sottolineare che la consulenza è un atteggiamento mentale e non un'etichetta. Il Promotore/Consulente vive già la destabilizzante condizione del conflitto d'interesse. A questo si aggiunge un sistema premiante centrato sulla vendita. A nostro avviso la partita sulla consulenza finanziaria potrà essere vinta dai Promotori solo se tutto il sistema sarà coerente. Con rammarico constatiamo, oggi, che solo una piccola parte dei Promotori formati (da noi e da altri) e dotati di strumentazioni per la pianificazione finanziaria e l'asset allocation, utilizzano sistematicamente tali mezzi con la loro clientela. Spesso argomentano che i loro clienti non sono adatti!
medioevali
23 maggio 2003 0:00
Signori, serietà
Siamo nel 2003 non esiste vendita senza consulenza e viceversa. Il mercato non è mai stato così selettivo... solo il buon consulente può essere buonvenditore, in caso contrario ci pensa la concorrenza.
I soggetti passivi del mercato (Parco buoi) si sono estinti a metà del 2000
Cosimo
16 aprile 2003 0:00
Sto seguendo con grande curiosità lo "sviluppo" di questo forum e, in particolare, ho letto con estrema attenzione il contenuto degli interventi dei miei colleghi PF. Faccio questo lavoro da dieci anni: opero da sette in Italia e, in precedenza, in Inghilterra, dove mi sono avvicinato al financial planning. La nostra attività (pur calata in un'estemporanea involuzione del settore) sta progredendo attraverso una sorta di "selezione forzata della specie" e si avvia a diventare omologa di quella dei più noti e "più indipendenti" Financial Advisers anglo-sassoni. Nel frattempo, manifesto tutte le mie perplessità di fronte a opinioni di colleghi, illusi ancora dal mito della consulenza professionale, che operano al soldo di banche o sim.
In tal senso, la replica di Pedone alla lettera del collega di F&F evidenzia ciò che da molto tempo è sotto gli occhi di tutti. Anche di chi non vuol vedere! E' praticamente impossibile, allo stato attuale delle cose, conciliare gli interessi del proprio intermediario e quelli dei propri clienti. Ciò che è difficile comprendere, soprattutto per gli stessi PF, è che la riduzione dei costi sostenibili dal cliente è una frontiera ardua ma raggiungibile. E' vero che la Consob per prima non si attiva come dovrebbe; è indubitabile che non lo faccia proprio perchè ancora troppo schiava di questo vetusto e vorace sistema bancario.
Questo stesso sistema ostacola di fatto un'implementazione della preparazione media dei PF (oggi assai bassa), perchè cozza con le logiche di profitto immediato delle banche stesse, e nel contempo rischia di "far aprire gli occhi" a molti colleghi. La specializzazione è una strada obbligata per chi aspira a fare davvero il consulente e per chi è stomacato dall'utilizzo improprio di etichette (medico del risparmio, professionista della pianificazione) usati a sproposito dagli stessi intermediari per obnubilare la coscienza dei propri PF "soldati", spingendoli ad autodefinirsi professionisti e usandoli (pardon, utilizzandoli) invece da sempre come venditori ben vestiti.
Con stima,
Cosimo
Ettore
14 aprile 2003 0:00
Spett.le ADUC INVESTIRE INFORMATI,
Scrivo per fornire la mia testimonianza relativamente al vostro forum sui promotori finanziari e bancari e contemporaneamente, per informare la mia ex banca relativamente alla decisione di chiudere con loro le mie posizioni.

Operavo col Credem di RE dal 1992 con discreta soddisfazione, quando nel 1999 mi sono trovato a dover investire una certa somma.
Cercai innanzi tutto di informarmi tramite la stampa specializzata, mi accorsi solo in futuro quanto fosse fuorviante e spesso in conflitto d’interesse.
Avendo una scarsa preparazione economica mi rivolsi ai promotori finanziari del Credem.
Mi furono subito consigliati dei pacchetti di fondi azionari, dandomi ampie rassicurazioni sul fatto che sarei stato seguito e costantemente consigliato sulle variazioni da effettuare con il mutare degli andamenti finanziari, inoltre non mi fu mai consigliato l’acquisto diretto di obbligazioni.
Avendo inoltre richiesto di investire una somma, appartenente a mia figlia, con un basso grado di rischiosità, la consulente del Credem fece di tutto per convincermi all’acquisto di una loro obbligazione indicizzata, alla borsa di Tokio e di Sidney, assicurandomi che cerano previsioni interessantissime per quei mercati e che in ogni modo avrei avuto un utile garantito del 5% dopo 5 anni, la decisione era da prendere al volo perché l’emissione stava per scadere, potete immaginare che pessimo investimento mi fece fare.
Per quanto riguarda i fondi invece, non fui assolutamente assistito, al contrario, quando a più riprese volli spostare l’azionario sull’obbligazionario, cercarono assiduamente di convincermi per farmi mantenere le posizioni, aggravandomi le perdite in portafoglio.
I promotori della banca mi contattavano saltuariamente solo per piazzare nuovi prodotti, polizze, fondi di fondi o per farmi spostare i fondi sulle loro sicav Lussemburghesi. una consulente, mi propose addirittura, circa due anni fa, di indebitarmi ad un tasso “agevolato", perché sosteneva, potesse essere il momento giusto per incrementare la mia posizione sul mercato azionario.

Potete immaginare quanto sia stata negativa questa mia esperienza col Credem, ho chiuso definitivamente tutte le posizioni, ed ho aperto due conti on line con FINECO e We Bank e posso constatare che i risultati del fai da te sono decisamente migliori.

Spero che questa mia denuncia serva a far riflettere le Banche e i loro promotori, anche sulla etica professionale e morale.

Faccio inoltre presente che certe politiche tese al solo interesse della banca, possono premiare nel breve ma possono rivelarsi controproducenti per il futuro.

Come sostenete voi, trovo sia fondamentale che il consulente finanziario debba essere un libero professionista indipendente ma purtroppo questa figura professionale è molto rara, in particolare per i piccoli risparmiatori.

Vi ringrazio per l’attenzione e porgo cordiali saluti,
Ettore
A.Pedone http://investire.aduc.it
14 aprile 2003 0:00
Devo alcune risposte ai graditissimi interventi di questo Forum che, a mio giudizio, sta diventando sempre piu’ interessante (mi piacerebbe, magari, vedere piu’ interventi di clienti di promotori finanziari, magari qualche esempio di cliente soddisfatto -sono certo che ci saranno).

Ecco alcune considerazioni sui passati interventi
A Stefania Passero (intervento del 9 Aprile).
Quando parlavo di cambiare lavoro, non intendevo il fatto di lasciare i clienti ad altri. Intendevo semplicemente chiedere perche’ i promotori finanziari non cambiano mestiere diventando indipendenti e facendosi pagare direttamente dai clienti, consigliando gli strumenti che minimizzano i costi ed i rischi e massimizzano le probabilita’ di raggiungere gli obiettivi dei propri clienti. Questo sarebbe un modo per essere certamente piu’ utile ai propri clienti, non crede?

A Luigi Meli (intervento del 10 Aprile)
Scegliere oggi di fare il promotore finanziario e’ qualcosa che richiede sicuramente un certo coraggio. Io posso solo consigliarti di ascoltare l’opinione di qualche promotore finanziario anziano che non abbia nessun interesse a reclutarti nella propria rete. Se hai la fortuna di conoscere un promotore finanziario realmente amico (o magari un parente) cerca di informarti sui livelli di clientela che permettono una sussistenza economica minimale e cerca di capire in quanto tempo, realisticamente, puoi aspirare all’indipendenza economica.
E’ molto bello vedere giovani cosi’ volenterosi. Sicuramente e’ una qualita’ importante in ogni cosa, ed anche nell’attivita’ di promotore finanziario.
Non ho mai inteso fare di tutta un erba un fascio, non si puo’ pero’ non notare le caratteristiche generale di una categoria oltre al fatto che le regole del settore sono tali da agevolare certe caratteristiche e penalizzare altre.

A Paolo Venturini (intervento dell’11 Aprile)
Condivido quasi ogni cosa che hai scritto, salvo il pessimismo sull’attivita’ di consulente indipendente. La mia esperienza personale, e quella di decine di colleghi in tutta Italia, dice che le cose, piano piano, stanno cambiando.
Le persone sono molto piu’ intelligenti di quanto il sistema finanziario sembra ritenere.
Puoi vedere l’articolo che ho scritto sul sito in proposito

A Tony (interventi dell’11 Aprile)
La categoria dei bancari sicuramente ha fatto disastri, mediamente, peggiori di quella dei promotori finanziari, ma probabilmente le “responsabilita’” in quanto dipendenti sono minori rispetto a quelle de promotori finanziari. I primi, in fondo, fanno esattamente quello che gli viene comandato di fare. I bancari non si ritengono professionisti. I promotori finanziari, invece, mediamente, affermano di essere in grado di consigliare al meglio i propri clienti.
Certamente, se io fossi un bancario, mi rifiuterei con tutte le miei forze (come so che alcuni bancari hanno fatto) di vendere certe schifezze come il “4you”. In questo modo, pero’, sicuramente pregiudicherei la mia carriera in banca.
Tony
11 aprile 2003 0:00
Vorrei dire al Sig. M.Di Stefano che i "disastri" più che i bancari, categoria di cui ho fatto parte, anche se preparati, sono solo oramai dei grandi sfruttati, se si esclude la categoria dei pochi privilegiati che fanno carriera, in genere protetti politicamente e sindacalmente. I disatri li hanno fatti i "grandi banchieri" italiani sulla pelle dei clienti e degli stessi dipendenti, prima bistrattati sul lavoro, poi pagati sempre meno e sempre peggio, con straordinari gratuiti e ora spesso cacciati a calci con la mobilità. E alcuni di questi, dopo mesi, ancora non vedono l'assegno relativo, per discrepanza nei calcoli tra l'ex istituto di appartenenza e l'INPS.
Tony
11 aprile 2003 0:00
Ritengo che la posizione dell'ADUC sia quella giusta, pur non essendo Promotore Finanziario, ma avendo frequentato le SIM per molti anni con consulenze "equiparate" a quelle di P.F. Perché anche questo è il punto: non solo i PP.FF. agiscono come monomandatari e, quindi, sono vincolati a collocare quanto viene richiesto più o meno esplicitamente dalle SIM di appartenenza, con i vari corsi di aggiornamento, ma quanto essi fanno è svolto anche dai cosiddetti "Intermediari Professionali", dotati di patentino ottenuto al termine di un colloquio e che sono abilitati a collocare prodotti similari con una componente assicurativa, tanto epr giustificare l'attività di fronte alla legge.
Giustamente come fate notare il P.F., per quanto abilitato con un esame di Stato, non è un libero e indipendente professionista tant'è che spesso, esaurito un portafoglio clienti, in mancanza di innovazioni tali da convincere la clientela della bontà di nuovi investimenti, cambiano "casacca" trascinandosi tutto il portafoglio. Non è raro il caso di intere agenzie SIM che cambiano società di appartenenza. Molti operatori, poi, in questo periodo, sono letteralmente in crisi e cercano sbocco nel cosidetto multilivello, nella illusione di divenire "imprenditori" nell'impresa. Ma qui si apre un altro capitolo fatto di grande sfruttamento e molte illusioni.
Carlo Grigolo
11 aprile 2003 0:00
Ritengo molto interessante il forum in questione, tuttavia mi sembra che il sig. Pedone abbia un leggero astio nei confronti della categoria dei pf. Che all'interno della categoria ci siano delle persone disoneste, impreparate è indubbiamente vero. Dire che "solo uno" è veramente preparato mi sembra alquanto riduttivo (il campione di indagine è ristretto ad alcune decine). Fare "pianificazione finanziaria" può essere la cosa più facile o la più difficile del mondo a seconda che la si voglia fare prevedendo o conoscendo il settore finanziario. Mi spiego: quando incontro il cliente verifico le sue esigenze e prospetto le varie soluzioni senza proporre speranze sugli andamenti dei vari mercati. Cioè, se tu hai bisogno di una cedola il mercato offre tali prodotti, questi sono i rendimenti attuali, questi potrebbero essere quelli futuri, questi sono i rischi e questi sono i costi. Fatto questo ritengo che il cliente sia soddisfatto e soprattutto sereno e sono sereno anche io. Riguardo al fatto del conflitto di interessi poichè legati ad una banca o sim dal monomandato, penso che ormai tutte le banche presenti sul mercato siano in grado di proporre strumenti di investimento simili sia per le caratteristiche tecniche che per i costi. Su questi ultimi le differenze possono essere forse dell'1% annuo (si sa che di commissioni ce ne sono di parecchi tipi), ma forse al cliente che mal consigliato rispetto alle proprie esigenze che oggi magari ci sta rimettendo il 70% (tecnologici o le obbligazioni argentine) pensate che interesserebbe aver pagato 100.000 lire di commissioni in più e magari oggi avere il proprio capitale intatto?
In definitiva mi sembra che si stia trattando un problema che esiste e che sempre esisterà (come per altre categorie di professionisti) e che dipende dall'onestà della persona. La soluzione va cercata in parte nella legislazione ed in parte dalle persone, ma sono convinto che i "bravi" consulenti devono continuare a fare i pf e sono invece gli altri che devono cambiare lavoro col rischio però che vadano a fregare i clienti non più come pf, ma magari come avvocati maldestri, commercianti truffaldini o ....
Saluti, Carlo
paolo venturini
11 aprile 2003 0:00
Sono un promotore finanziario ed ho 44 anni. Ho iniziato circa 3 anni fa e l'ho fatto solo per passione, in quanto il mio lavoro principale è quello di fare l'imprenditore in un settore diverso.
Devo dire che mi trovo daccordo al 99% con il Sig. Alessandro Pedone: in questa esperienza credo di aver conosciuto abbastanza bene il mondo dei promotori finanziari e quello degli intermediari di riferimento, e posso tranquillamente affermare che il punto cruciale di tutta la questione è essenzialmente il conflitto di interessi. Il dipendente di banca non può di certo esimersi dal "piazzare" ciò che l'istituto indica come priorità (altrimenti addio carriera o peggio ancora), ed il promotore finanziario (nella quasi totalità dei casi) non può fare altrimenti, o per rispettare impegni di budget già presi o per determinare un certo "quantum" di "spese", che in molte occasioni si rende indispensabile per la vera e propria sopravvivenza. Poi, ovviamente, ci sono le eccezioni (ed io senza false modestie credo di rientrare in questa categoria), e sono sopratutto coloro che per mancanza di vere necessità di "cassa" o per scelta di vita (o per entrambe le motivazioni), possono liberamente operare sul mercato finanziario a 360° con l'intenzione di ottenere il meglio possibile per il cliente.
Certo, badate bene, sempre di eccezioni si parla. Di sicuro non vi rientrano coloro che operano presso intermediari finanziari dediti alla distribuzione modello "catena di Sant'Antonio" (o più elegantemente "multilevel marketing"), di cui solo ultimamente si stanno occupando le autorità preposte (vedi Isvap e Consob), a mio parere con il solito colpevole ritardo.
Per ciò che riguarda il livello di preparazione, sono daccordo solo in parte con il Sig. Pedone: io credo che le "zone oscure" al riguardo, siano maggiormente riconducibili al momento del "tutti dentro", prima dell'introduzione del Testo Unico della finanza e del relativo esame, che, se è vero che nei primi tempi dalla propria introduzione, non era particolarmente selettivo, negli ultimi anni lo è diventato, richiedendo per il superamento un livello di preparazione decisamente più elevato ed a mio parere anche adeguato (posso assicurare che quando ho dato l'esame io nell'Aprile del 2000, coloro che son passati erano decisamente preparati).
Un ultima considerazione riguarda la difficoltà di introdurre la figura del vero e proprio "consulente" finanziario, libero da qualsiasi condizionamento e la cui preparazione venga giudicata dal mercato: certo, questa sarebbe la soluzione ideale (come avviene nei Paesi finanziariamente più evoluti)! Ma nella realtà forse ne riparleremo tra minimo un centinaio di anni. Io ho provato a farlo per un breve periodo di tempo, ma posso assicurare che sono i potenziali clienti stessi che oppongono le maggiori difficoltà, forse perchè abituati in un certo modo, credono di "rischiare" di brutto nel cambiare strada. Solo quelli altamente più "evoluti" (e sono decisamente pochi) possono in qualche modo capire tale soluzione. E poi pensate quale fuoco di sbarramento in un posto come l'Italia, dove tutto va bene pur di non cambiare mai nulla: tutti col fucile puntato sul consulente indipendente(ecco perchè mi sono dovuto quasi "camuffare" da promotore).
In primis le Banche (con la protezione occulta di Banca d'Italia e Consob) che se "spogliate" di tutte le commissioni ingiustificate fatte pagare alla stragrande maggioranza dei clienti, rischierebbero il tracollo. Poi gli stessi promotori ai più alti livelli (supervisori, area manager, e quant'altro), oramai diventati impiegati della banca di riferimento a tutti gli effetti (e quando parlo di banche, il concetto lo potete moltiplicare per due quando si parla di sim).
Ecco perchè coloro che "piazzano" poche polizze vita (io ne ho vendute due, una per me ed una per mia moglie, per far contento il mio responsabile di zona), o coloro che quando trovano un bel "4you" spiegano bene quale "inghippo" vi si celi (ne ho fatte chiudere un bel po' ancor prima che tanti se ne accorgessero), o coloro che fanno recuperare l'intero valore nominale di un obbligazione ventennale (emittente e collocante coincidenti!?) tasso fisso "piazzata" ad un ultrasettantenne che richiedeva il rimborso anticipato per motivi di salute, ed al quale era stato prospettato un meno 40% (avete letto bene!), sono decisamente pochini, ma pochini davvero. Ed ecco perchè ha fondamentalmente ragione su quasi tutto il Sig. Pedone!
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