Commenti
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antonio lucenti 7 gennaio 2004 0:00
Egregio signor massimiliano, Il moto di ribellione io
lo vivo da 40 anni, fin da quando avevo negozio, e sentivo
quanto di vessatorio il rapporto con la banca costituisse
PER IL CLIENTE CORRETTO ( quelli che cita il signor Fabio
galleggiano sempre). Purtroppo la sudditanza mi sembra
che sia sempre molto sentita. Un esempio: signora di 75
anni, cultura alta, attenta al quotidiano, consigliata dalla
propria banca stipula assicurazione decennale...peggio di
così!!!!! E anche molti giovani sono catturati dalle
promesse assicurative ( e non c'è niente di male..) ,ma
senza valutarne i costi ( e qui il male c'è,
eccome....). A proposito delle differenze tra le
3 inadempienze,vorrei solo sottolineare una frase precedente
"E dire che quel che conta sono i risultati, è
riduttivo ed inesatto. Infatti è più importante sapere
COME si è arrivati ad un risultato, perchè così si
possano ripercorrere le strade giuste ed abbandonare quelle
sbagliate" Senza considerare quelle , e queste,
differenze, l'esperienza non sarebbe più maestra, ma
solo punitrice. Sono parecchi a dire che non
toccheranno più strumenti finanziari perchè sono
infidi.Vorrei dir loro che essere prudenti è un sano
atteggiamento, essere paurosi è un atteggiamento infantile
e improduttivo. Sempre e comunque. buona giornata a
tutti
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luca rizzi 6 gennaio 2004 0:00
cosa vuol dire che il consulente è "cliente"?
se io, risparmiatore, ricevo un servizio lo devo
pagare. se tu consulente ricevi un servizio lo devi pagare
(ovviamente se ti serve e se ne vale la pena)
boh, mi sa che c'è molta confusione anche tra voi
addetti ai lavori e non solo tra noi investitori.
comunque fabio se non riesci a farti pagare la tua
"consulenza" (se di consulenza reale si parla)
allora vuol dire che i tuoi clienti non la riconoscono come
tale e quindi A)non è di qualità B)non
riesci a comunicare con loro urge un esamino di
coscienza fa bene il sig. capone a chiederti il
significato di dovere morale... l'unico
dovere morale secondo il mio parere da profano del settore
è quello di generare valore x il proprio cliente
(ovviamente facendosi remunerare la propria attività).
tenacia + caparbietà + ovviamente preparazione e
competenze che non si possono inventare in 2 secondi - il
livello medio di preparazione dei pf (escluso il sig.
Lucenti e pochi altri) lascia molto a desiderare.
come dicevo all'inizio io ho preferito autogestirmi
(per ora) buona befana 04 a tutti LR
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Fabio (ex promotore) 6 gennaio 2004 0:00
x Luca Rizzi : sì internet è piena di siti sulla
consulenza finanziaria, ci sono pure proposte di network
nazionali di consulenti indipendenti. Sono stato a Verona ed
a Milano per sentire di persona,e mi è sembrato di notare
che si veda il consulente più come "cliente" di
servizi da loro erogati che come partner. Insomma
quello che intendo io è un percorso simile a quello del
giovane laureato in economia e commercio o giurisprudenza
che impara il mestiere di avvocato o commercialista
lavorando come praticante in uno studio ben avviato....
x Massimiliano Capone : mi scuso io per aver creato
l'equivoco, in realtà dopo le dimissioni da promotore
ho contattato alcuni clienti dal portafoglio più
consistente per esporre loro il mio progetto di passare
dalla vendita alla consulenza, spiegandogli quali sistemi
intendevo usare per pianificare e seguire il loro
portafoglio.Vista la tiepida accoglienza (tiepida è un
eufemismo)mi sono subito fermato per non bruciare il
terreno.Sicuramente sbagliavo in qualcosa. Per dovere
morale intendo quell'obbligo che nasce quando una
persona mi dà fiducia investendo i suoi soldi su prodotti
da me presentati.Nessuno di loro ha cercato me o il mio ex
intermediario, sono stato io a coinvolgerli, ed il minimo
che posso fare è quello di seguire gli investimenti che ho
proposto loro.Quindi non svolgo gratis l'attività di
pianificazione, mi limito a seguire il portafoglio investito
presso il mio ex intermediario. Sul discorso della
circonvenzione di incapace da parte delle banche la mia
posizione non è così drastica.La gente si presenta allo
sportello chiedendo rendimenti, un titolo di stato a meno
del 2% attrae ben poco, quindi quelle obbligazioni al 5-6%
ed oltre piacevano molto.Mi dirai che era preciso dovere del
bancario informarli sulla pericolosità, ma siamo certi che
nessuno lo abbia fatto? Ricordo ancora quei
"furbi" che avevano stipulato mutui in yen prima
della svalutazione della lira, pagando un tasso di interesse
molto inferiore (e vantandosene), attaccare l'istituto
di credito a svalutazione avvenuta sostenendo di essere
stati truffati. Quindi torno alla solita conclusione,
in finanza non esiste l'investimento "giusto",
il risparmiatore o decide di affidarsi ad un esperto (chi di
noi si difenderebbe da solo in tribunale) e ne paga i costi,
oppure si alza le maniche e si mette a studiare (soluzione
non semplice e che richiede molto tempo). Se non vuole fare
tutto questo, credo sia giusto che se ne assuma le
conseguenze. A presto.
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massimiliano capone 6 gennaio 2004 0:00
appendice per Fabio: potresti chiarirmi il
significato che tu dai ai termini di "dovere
morale"? ti saluto cordialmente
massimiliano
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massimiliano capone 6 gennaio 2004 0:00
"...Veniamo alla consulenza indipendente: La mia
esperienza personale mi ha fatto raggiungere la seguente
conclusione: "Alla gente comune (quindi non certo la
gente come il n/s Prof.) l'idea di dover pagare per
ricevere questo servizio non la sfiora nemmeno. Sì, ti
calano la testa quando gli parli del conflitto di interessi,
ti calano la testa quando gli dici che quasi certamente
sostengono dei costi elevati per la gestione del loro
denaro, poi quando esponi il concetto di "curva di
massima efficienza", di corretto rapporto
rischio/rendimento o simulatore montecarlo fanno pure finta
di capirti, ma giunti al momento della "grana",
adios...". Fabio, questo passaggio mi aveva fatto
intendere che già operassi in tal senso. Mi scuso per la
malcomprensione. Mi permetto quindi di correggere in questo
anche la "futura investitrice", rispondendo alla
sua richiesta "...devo anche dire che leggendo
l’intervento di Fabio (ex promotore) sono portata a
rifletterci su attentamente. Presumo lui sia un consulente
indipendente ora, correggetemi se sbaglio...".
Concordo pienamente con te quando affermi che un consulente
debba avere una preparazione notevolmente superiore a quella
di un p.f. (anche qui la regola implica la dovuta
eccezione), non fosse altro perchè la sua conoscenza e
competenza tecnica non si deve limitare all'offerta
contenuta in un, per quanto vario possa essere, catalogo
prodotti normalmente abbastanza standardizzato.
"... ti garantisco che io passo per
"saputello" tra i colleghi...". Non conosco
il tuo nome, ma ti assicuro che non ho alcun motivo di
dubitare della tua competenza, tutt'altro. Avendo (mal)
compreso che tu avessi già fatto il passaggio all'altra
sponda, davo anzi per scontata e dovuta (per i motivi
suesposti)una certa preparazione di base superiore alla
media del settore promozione. Capisco molto bene inoltre il
tuo "saputello" virgolettato. Ricordo
personalmente situazioni del genere quando, appena partorito
da una laurea in sc. bancarie, da un successivo corso in
asset allocation, e con una gran voglia di mettere a
disposizione del mio (ancora futuro) cliente le mie
conoscenze, ebbi a scoprire, sul campo, che i promotori
migliori (leggasi migliori venditori), erano proprio coloro
che meno puntavano sulla tecnica finanziaria, per
specializzarsi invece nelle c.d. tecniche di vendita e
comunicazione alla clientela. Cara
"investitrice", credo che questo forum, negli
interventi successivi al suo (e non solo se va a ritroso) Le
abbia già fornito ciò che richiedeva. Nessuno può
aiutarLa, se non in primis proprio Lei. Al sig.
Lucenti, del quale condivido quasi sempre il suo pensiero, e
del quale apprezzo spesso le sue sottili provocazioni,
vorrei chiedere una cosa: "...Index linked,
obbligazioni non quotate, con strutture incomprensibili e
iter imperscrutabili non hanno incrinato il
rapporto...". Ne è proprio certo? Non comincia invece
anche Lei a sentire nell'aria un certo moto di
ribellione? Un pendere della bilancia odio-sottomissione
sempre più verso sinistra, misto ad una maggiore
consapevolezza del risparmiatore (anche meno evoluto) del
fatto che della Banca (intesa come mera consigliera, e non
più compiutamente come puro intermediario) se ne potrebbe
davvero cominciare a farne a meno? Inoltre non
condivido quando afferma che "...Argentina, Cirio e
Parmalat sono storie che hanno poco in comune...". Si,
le sue motivazioni tecniche della poca comunanza sono
assolutamente condivisibili, ma mi piace precisare una
cosa. Quel "poco" consiste in una continua e
spregevole circonvenzione d'incapace (cliente mediamente
ignorante in materia finanziaria) perpetrata come sempre
accade dal potere forte nelle sue pur svariegate ed
illusorie e suadenti forme. E, come diceva un tale:
scusate se è poco... Cordiali Saluti Massimiliano
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luca rizzi 6 gennaio 2004 0:00
Fabio, in questi giorni ho cercato su internet se ci fossero
siti di consulenti indipendenti e ne ho trovati diversi.
Paolo Bernasconi, lei ha ragione quando dice che il
cliente spesso non segue i propri risparmi e delega senza
controllare; è quello che ho fatto io sino a poco tempo fa.
ho la fortuna di avere il tempo per potermi informare. non
tutti hanno purtroppo questa possibilità. Antonio Lucenti,
il 1° investimento va fatto su noi stessi: mi potreste
segnalare dove poter seguire corsi o seminari su tematiche
finanziarie? grazie buon 2004 a tutti LR
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Fabio (ex promotore) 5 gennaio 2004 0:00
Qualche precisazione: Futura Investitrice confusa:
anche investire sul mattone non è esente da rischi; non
credere che tutti i vari professionisti mettano al primo
posto gli interessi del cliente, anche tra di loro ci sono
quelli affidabili e quelli da evitare; la scelta di
affidarsi ad un promotore o ad un consulente indipendente
dipende anche dal tuo capitale. Un promotore non lo paghi
(lo paga l'intermediario), il consulente vive di
parcella di solito espressa in percentuale sul patrimonio
del cliente, ma con un minimo non inferiore ai 1000, 1500
euro per ovvi motivi (un consulente non può seguire
centinaia di clienti come può fare un promotore), quindi se
il tuo patrimonio non è almeno superiore ai 100.000 euro ti
consiglio di studiare tanto anche utilizzando i consigli di
questo sito. Infine ti ringrazio per le critiche, cercherò
di farne buon uso. Massimiliano Capone: non sono ancora
un consulente indipendente. Per la verità seguo ancora i
miei clienti ma lo faccio solo per dovere morale e gratis.
Infatti il passaggio da promotore a consulente non mi sembra
così automatico. Secondo me un consulente deve avere una
preparazione notevolmente superiore a quella del promotore,
e ti garantisco che io passo per "saputello" tra i
colleghi. La mia idea era quella di "andare a
bottega" e fare il garzone presso qualche studio ben
avviato per imparare, ma fino ad oggi non ho trovato nulla,
anzi lancio un appello a chi cerca "praticanti",
non importa la regione. Prof. Capilungo: se ha voglia
di capirne un po' di più di finanza quantitativa legga:
"RISCHIO E RENDIMENTO.TEORIA FINANZIARIA E APPLICAZIONI
ECONOMETRICHE. Autore S.Pastorello casa ed. IL MULINO.
Antonio Lucenti, Danny: Totalmente daccordo con Voi sulla
necessità che le Banche rivedano la loro politica e sul
rapporto odio-sottomissione che affligge il nostro popolo,
spero che qualcosa cambi al più presto. Scusate la
prolissità, a presto.
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antonio lucenti 5 gennaio 2004 0:00
Quanta carne al fuoco, all'inizio del 2004! A Fabio
vorrei dire che, alla base dei suoi ( e non solo suoi..)
problemi , c'è il rapporto di odio-sottomissione che
gli italiani ( degli altri non ho notizia) vivono
tutt'oggi nei confronti delle BANCHE. Per anni si sono
fatti taglieggiare dalle banche svizzere, e tanti ancora non
hanno smesso. Per anni hanno creduto all'equivoco,
coltivato ad arte, che il conto corrente fosse un
"investimento" invece che un servizio, e che il
famigerato " vincolo" fosse uno strumento
finanziario, e non una condizione. Oggi le banche
penalizzano pesantemente chi non opera tramite i canali
informatici, al di fuori dei quali si verificano svarioni e
ritardi incredibili; ma a chi serve questa medicina? Index
linked, obbligazioni non quotate, con strutture
incomprensibili e iter imperscrutabili non hanno incrinato
il rapporto " Ma almeno mi dà sicurezza.."
E presentarsi senza spendere il nome di una banca è
difficile, sempre e comunque difficile: anche in certe fasce
che , per educazione ed esperienza , non dovrebbero subirne
il "fascino morboso". Per quanto riguarda la
conoscenza delle figure pf e cfi, anche qui purtroppo si fa
poca distinzione tra impiegato di banca, gestore e le 2
figure. C'è poco impegno a cercare le discriminanti: la
maggior parte delle persone non vuole sentire spiegazioni :
è abituata all'imbeccata, abituata dall'impiegato
di banca. Che per anni ha coltivato il mito della
"dritta" e della "soffiata". Dalla banca
comprano qualsiasi cosa. Che ci siano confusioni sulle
figure e sulle istituzioni lo si rileva anche da ciò che
scrive Danny: "E' noto infatti che non solo le
finanziarie, ma ormai quasi tutte le Banche operino un
fortissimo condizionamento......" dice e non capisco
perchè parli di finanziarie e non di Sim . Sbaglia.
Evidentemente non sa che le pochissime sim indipendenti ,
senza banche alle spalle , sono proprio quelle sulle quali
ancora potrà contare, perchè, non producendo strumenti
propri, hanno ridottissime aree di conflitto di
interesse. Volendo questo concetto si potrebbe
approfondire, per una maggior consapevolezza.
Alla " risparmiatrice", in predicato di divenire
"investitrice" ( in campo finanziario ci sono
anche i "giocatori "..) vorrei dire di tornare
poco indietro nel forum e leggere ( o rileggere) la lettera
del Bernasconi, e di frequentare il sito www.soldionline.it
e la mia rubrica "La stanza del promotore" nella
sezione "Finanza personale". La
consapevolezza è l' attrezzo che le consiglio per
illuminare la sua strada da investitrice: la fiducia non è
fede. A Danny vorrei dire che Argentina, Cirio e
Parmalat sono storie che hanno poco in comune. E dire
che quel che conta sono i risultati, è riduttivo ed
inesatto. Infatti è più importante sapere COME si è
arrivati ad un risultato, perchè così si possano
ripercorrere le strade giuste ed abbandonare quelle
sbagliate. Quelli che per anni hanno goduto dei ricchi
dividendi che le obbligazioni argentine pagavano, non si
sono mai chiesti da dove veniva tutto quel bendidio? E
perchè non ne sono usciti subito? Molti avrebbero potuto
farlo con guadagno. Voracità. Cirio è stata una
brutta storia, le banche sapevano quel che facevano: stavano
caricando un revolver per far giocare la roulette russa ai
propri clienti. Voracità ed informazione ambigua.
La Parmalat è un'altra cosa: tutti ne parlavano bene, a
livello internazionale. Buon rating, liquidità negli scambi
( generalmente segno di qualità dello strumento). I
revisori dei conti non "rivedevano" e qualcuno
truffava. Io mi chiedo se a Tanzi non sarebbe costato meno
( proprio come pagamento di bustarelle..) far cose pulite
invece che "sporchessi". Disonestà
strutturata. E' tardi, saluti. Antonio Lucenti
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danny 4 gennaio 2004 0:00
La cronaca quotidiana di ieri ha riportato dell'assalto
alle Banche, per ora limitatamente alla citta' di
Collecchio. E' pero' vero che in tutt'Italia si
comincia a sentire da parte dei risparmiatori una forte
paura, un grande disorientamento. Ormai sono gia' oltre
cinquecentomila coloro che hanno perso cifre considerevoli
in investimenti in Argentina, Cirio, Parmalat, e si
cominciano ad affrontare temi che in passato non avevano
questa rilevanza soprattutto per la sofisticazione estrema
che il nostro mercato finanziario ha raggiunto in questi
ultimi anni. Non si tratta di perdite programmate su mercati
azionari, ma di investimenti obbligazionari che il
risparmiatore era spesso indotto a ritenere sicuri e sui
quali convogliava anche importi che mai avrebbe indirizzato
su investimenti azionari. Sul grande equivoco puo'
avere certamente giocato una scarsa attenzione da parte di
chi investe, ma molto piu' ha influito
l'impreparazione, la leggerezza di chi propone
l'investimento. Innanzitutto, come piu' volte
e' stato detto e scritto, soprattutto nella meritoria
trasmissione "Mi manda Raitre", andra'
chiarito il ruolo specifico del singolo proponente
l'investimento, vagliando attentamente se e, e in quale
modo, sono stati eventualmente collocati ai privati, Titoli
che non erano sul mercato, ma in proprieta'
dell'Istituto stesso che li proponeva. La figura del
Bancario o del promotore finanziario che ha fatto investire
in questi prodotti, tuttavia, non credo vada generalizzata,
non sempre e' facile infatti capire quanto, in quella
singola Banca o finanziaria, abbiano giocato scarsa
preparazione del personale alla vendita, leggerezza del
venditore, ordini di scuderia, ecc.ecc. Anche questi
ultimi scandali cosi' clamorosi stanno portando in fin
dei conti a risultati positivi, soprattuto grazie
all'opera di associazioni di Consumatori e di alcune
riviste, si sta aprendo uno squarcio sull'oscuro mondo
del collocamento di prodotti finanziari. Resta tuttavia
gravissimo il fatto che ancora una volta a livello politico,
oltre all'abituale lentezza dei nosti amministratori, ci
si andra' a scontrare con il conflitto d'interessi
del nostro Presidente del Consiglio, che attraverso la
Mediolanum e' padrone oggi della seconda grande
societa' che opera nel collocamento di prodotti
finanziari. La rivista "il Mondo" una
settimana fa ha riportato, anche con la collaborazione di
alcuni operatori finanziari "obiettori di
coscienza", alcuni importanti considerazioni. E' la
prima volta che anche la stampa apre uno squarcio su questi
interessi davvero granitici. Non si tratta, infatti, di
parlare solo di Argentina o di Parmalat, c'e' una
situazione assai piu' complessa che riguarda
l'intero mondo del collocamento dei prodotti finanziari,
sulla quale bisogna intervenire al piu' presto.
E' noto infatti che non solo le finanziarie, ma ormai
quasi tutte le Banche operino un fortissimo condizionamento
nei confronti dei propri dipendenti per la vendita di alcuni
prodotti finanziari, ovviamente piu' redditizi per il
collocatore e spesso molto piu' costosi per il
risparmiatore. Se questa situazione e' la regola nelle
Finanziarie, determinando direttamente gli stessi compensi
del promotore, non lo stesso avveniva finora nelle Banche,
anche per il divieto che le stesse devono di rispettare di
condizionare emolumenti alla vendita di prodotti da parte di
propri dipendenti. Il divieto e' stato tuttavia da tempo
aggirato con fortissimi condizionamenti psicologici,
accompagnati da premi e gadget di ogni tipo senza alcun
pudore, bastone e carota. Su queste situazioni credo sia
urgentissimo un intervento delle tanto citate Consob e Banca
d'Italia. Ma anche sui prodotti che le Banche e/o
le Finanziarie mettono in testa al proprio listino occorre
fare qualche distinguo. Per quanto riguarda i prodotti
assicurativi, credo abbia ragione chi, come fanno gli
obiettori de "il Mondo", sostiene che vadano al
piu' presto ricondotti alla loro vera natura di prodotti
assicurativi. Soprattutto le cosidette "Index
Linked" infatti quasi sempre offrono solo costi
elevatissimi in cambio solo di quello che si potrebbe
ottenere con un oculato mix di titoli "zero
coupon" e di opzioni azionarie. Quanto poi alle
obbligazioni emesse, in conflitto di interesse, dalla vostra
banca, sarebbe ora che una normativa obbligasse a collocarle
solo presso investitori istituzionali. In questi casi
tuttavia se non si tratta di prodotti
"strutturati", spesso non c'e' da
allarmarsi eccessivamente in quanto i rendimenti sono molto
vicini a quelli dei titoli di Stato, senza grossi rischi
aggiuntivi. Per quanto riguarda poi il risparmio
gestito, attraverso Fondi comuni, quello che da circa venti
anni ha assorbito grande parte dei nostri risparmi, credo
invece che ci sia da preoccuparsi solo se e quando chi
propone e chi investe non hanno la competenza, la
serieta' per orientarsi nell'investimento. Credo
infatti che la complessita' attuale dei mercati
finanziari renda davvero importante orientare i propri
risparmi verso gestioni davvero professionali.
L'importante e' sapere scegliere, i fondi Comuni
sono ormai migliaia, e non sono certo tutti uguali, non
e' la stessa cosa orientarsi verso un monetario o verso
un azionario paesi emergenti. Ma e' bene anche dire
che cinque anni fa chi ha investito in proprio in Argentina
oggi piange lacrime amare, mentre chi ha investito tramite
un prodotto gestito analogo, un fondo obbligazionario in
paesi emergenti, ha invece ottenuto forti guadagni. In un
fondo giocano la diversificazione e la professionalita'
del gestore. Il quadro e' dunque assai complesso,
ma il mio timore e' che ancora una volta prevalgano gli
interessi piu' forti, a discapito della trasparenza e di
un piu' chiaro e limpido rapporto tra intermediari
finanziari e risparmiatori.
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un cliente interessato 3 gennaio 2004 0:00
egr. sig. Lucenti, la ringrazio. Essere inserito tra le
cose buone che questo nuovo anno abbia portato mi fa
sicuramente piacere, ma, mi creda, il piacere maggiore
personalmente è stato nel vedere riacceso un dibattito a
mio avviso molto interessante, con la possibilità per un
medio-piccolo investitore come il sottoscritto (e noto
finalmente con soddisfazione di non essere il solo) di
leggere opinioni, pareri e pensieri liberamente espressi da
professionisti altamente qualificati. Permettetemi inoltre
di dare un caloroso benvenuto alla giovane ragazza
"futura investitrice confusa" in questo forum. Le
do il benvenuto in rappresentanza della categoria
"clienti" (siamo pochi, ma son sicuro cresceremo),
e la rassicuro: forse (anzi senza il forse) sarò meno
giovane di Lei, ma in quanto a confusione, ne sia certa, in
questo campo, pare che essa cresca in maniera direttamente
proporzionale all'esperienza. Laddove
"investire" venga inteso nella sua accezione più
ampia di "gestire al meglio i propri piccoli
risparmi", evidentemente questa è un'attività che
io svolgo da qualche annetto, eppure, ed anche in questo
ahimè non sono il solo, la mia pur minima esperienza non mi
ha evitato di affidarmi ad una malgestione, forse poco
propensa a quelle che in realtà erano e sono le mie
aspettative, i miei obiettivi. Il suo punto di partenza
però mi pare certamente ottimo, signorina. Si informi,
chieda notizie, domandi il perchè di ogni cosa, sopratutto
in questo campo e, alla fine, si affidi alla persona, al
professionista che a suo avviso risponde meglio ai suoi
criteri di professionalità. Ringrazio anche il
giovane ex-promotore, che a quanto pare mi ha elevato ad una
classe superiore, ma contemporaneamente desidero fargli
notare che neanche a "il Prof" era mai venuta in
mente l'idea di pagare per ricevere un servizio di mera
consulenza, forse semplicemente perchè, come sottolineato
giustamente dal dr. Capone, non ne era mai venuto a
conoscenza. Prima di chiudere, una piccola
precisazione, sempre per il sig. Fabio, e per dimostrarLe
ulteriormente di non appartenere alla "gente fuori del
comune". Se Lei mi espone il concetto di "curva di
massima efficienza", di corretto rapporto
rischio/rendimento o simulatore montecarlo, io non è che
faccio finta di capirLa. Io non La capisco davvero.
Cordiali saluti Giulio Capilungo
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Futura investititrice confusa 2 gennaio 2004 0:00
Salve a tutti, beh forse il mio saluto è poco formale,
ma rispecchia il mio essere. Sono una ragazza che si è
imbattuta nel vostro sito, prima, e nel forum, dopo, mentre
cercavo delucidazioni su “investimenti sicuri”. Mi
spiego meglio: sono entrata in possesso di una modesta somma
di denaro ed essendo una persona cauta ma nello stesso tempo
“ignorante” mi sono posta il problema di dover
informarmi meglio su come agire per investire tale somma
onde evitare fregature, le ultime notizie mi hanno un
po' spaventata. Non ho “amici”,
“conoscenti” che lavorano in settori finanziari che
possano consigliarmi al meglio, e anche se li avessi,
probabilmente, prima di chiedere un parere cercherei sempre
di porre la domanda giusta per avere una risposta attinente
e non fuorviante. Mi chiedo quali siano le domande che
debbo rivolgere a me stessa per avere una risposta chiara;
devo chiedermi quanto sono disposta a perdere, a rischiare??
Non riesco ad escludere il rischio, mi pare che ogni forma
di investimento, che non sia il mattone, ovvio, richieda
implicitamente una certa dose di perdita. Volevo
rivolgermi a voi, per poter meglio comprendere la direzione
da prendere, promotore finanziario o consulente
indipendente? Da quanto ho letto sinora, poco, gli
ultimi interventi, propenderei per un consulente finanziario
indipendente, figura a mio avviso molto più obiettiva, non
“interessata”, non “legata”, ma devo anche dire che
leggendo l’intervento di Fabio (ex promotore) sono portata
a rifletterci su attentamente. Presumo lui sia un
consulente indipendente ora, correggetemi se sbaglio. Quello
che ho letto (tra le righe) mi ha un po’ spaventata, devo
ammetterlo. Ho sempre attribuito a certe figure
professionali, siano essi avvocati, promotori, consulenti,
un certo distacco sentimentale, laddove il distacco
sentimentale serve a consigliare al meglio tenendo sempre
presente le esigenze dell'interlocutore, cliente. e
questo mi ha sempre rassicurata; atteggiamento che non noto
nell'ex promotore. Forse è deluso, amareggiato,
sentimenti comprensibili, non rimproverabili, ma io, e
sottolineo io, ci penserei due volte ad affidare i miei
risparmi, i miei soldi a qualcuno così incavolato, vorrei
una figura pacata, qualcuno che fosse chiaro e che esponesse
le differenze tra una professione e l'altra, piuttosto
che screditarne una per promuovere la propria. Darebbe
credito alla mia intelligenza nel valutare e scegliere cosa
è meglio per me, per il mio futuro, con il suo valido
supporto datogli dalla preparazione professionale, e con
questo non intendo mettere in forse la preparazione di
alcuno, dico solo che lo sfogo del signor Fabio destabilizza
la piccola certezza che avevo: affidarmi ad un consulente
finanziario indipendente. Se lui lo è, se io fossi della
sua città, magari lo sono, beh avrebbe perso una futura
cliente. Scusate il mio intervento profano, criticatelo se
vi pare giusto farlo, ma sentivo di dover dire la mia, onore
a questo forum, che mi ha lasciato intendere che anche una
ragazza come me possa intervenire. Auguro a tutti voi
un sereno e proficuo e propositivo buon 2004, per quello che
mi riguarda mi auguro di potermi chiarire le idee circa la
collocazione del patrimonio a mia disposizione, e ho la
presunzione di credere che voi possiate aiutarmi in tal
senso. p.s. ma il termine investitrice è corretto?
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massimiliano capone 2 gennaio 2004 0:00
da qualche giorno leggo con piacere gli interventi in questo
forum, e colgo l'occasione con l'intervento del sig.
Fabio per intervenire ed esprimere anche la mia
opinione. Premetto di essere anch'io, sig. Fabio,
come Lei, un ex-promotore, e che comprendo il suo sfogo. In
effetti, abbiamo alle spalle un'attività per niente
facile, spinta alla ricerca di vendite costanti di prodotti
nela maggior parte dei casi poco efficienti per il cliente,
per ottenere come ritorno quelle famigerate commissioni che
ci permettevano di mandare avanti la famiglia. Poi, è
chiaro che l'espletazione della stessa attività poteva
ed è tuttora svolta in maniera differente a seconda della
persona, del professionista in oggetto, ma, è fuor di
dubbio, l'attività di un promotore consiste
essenzialmente in questo. Lei, come me e tanti altri ormai,
adesso l'ha messa alla porta, ed ha abbracciato la nuova
professione di consulente indipendente. Quindi, sorrida,
sig. Fabio. E' stata una sua scelta, non imposta da
alcuno, credo, ma effettuata solo ed unicamente (suppongo
sia la mia stessa motivazione) nel desiderio di poter
offrire alla sua clientela un servizio avulso da conflitti
d'interesse, budgets da raggiungere ad ogni costo,
avendo invece come unico obiettivo la cosa in effetti più
importante: l'interesse del suo cliente. Credo sia una
motivazione più che positiva, ragione per cui, sorrida.
E non si lasci scoraggiare da qualche difficoltà iniziale.
Esse sono normali, nell'avvio di una qualsiasi
attività, e non di meno quando tale attività si configura
come una assoluta novità nel panorama finanziario, per lo
meno nel panorama italiano. Pur comprendendo il suo sfogo,
non concordo con Lei quando definisce "...dotte
elucubrazioni di signori che poco hanno a che vedere con la
realtà della promozione finanziaria e della consulenza
indipendente..." pensieri ed opinioni espressi da
persone che, tutt'altro, a mio avviso, sono pienamente e
legittimamente inseriti nel contesto. Ho riletto la
presentazione iniziale di questo forum effettuata dal Dr
Pedone, e non mi risulta aver letto da alcuna parte che lo
stesso fosse dedicato esclusivamente a tecnici o
professionisti della finanza. Il forum in questione è
semplicemente un salotto di conversazione in cui ognuno, sia
esso un tecnico, o un risparmiatore, "gente
comune" insomma, possa con tranquillità esprimere
liberamente il suo pensiero sulla migliore gestione di un
patrimonio, sia esso il suo personale, o quello dei suoi
clienti ai quali voglia garantire un servizio più completo,
più chiaro, attingendo in questo anche da idee qui espresse
dai suoi partecipanti, tra l'altro tutti ottimamente
equilibrati e preparati. Sono d'accordo con Lei
quando accenna al fatto che, probabilmente, la maggior parte
delle persone, non è disposta a pagare un extra per un
servizio di consulenza. Ma, sig. Fabio, rifletta sul
perchè... Magari, è solo perchè non ne conosce
neanche l'esistenza? Noto che ha inserito il prof nella
categoria di "gente fuori dal comune". Ora, a
parte il grado di soddisfazione che con questo potrà
provocare all'illuminato professore (è evidente un
riconoscimento implicito di maggior lungimiranza in detta
affermazione), non crede che l'unica differenza tra il
Sig. Capilungo (che peraltro stimo molto nei suoi
interventi) e la "gente comune", sia semplicemente
il livello di ignoranza relativa all'esistenza di tale
nuova figura professionale? Non so Lei, ma Le assicuro
che, anche quando all'inizio mi presentavo alla mia
potenziale clientela, come promotore finanziario, non tutti
aprivano la porta dicendo: "ah si', prego Dr.
Capone, conosco benissimo la sua professione, e sono
prontissimo ad ascoltarla". Perdoni la mia leggera
ironia, Sig. Fabio, e mi creda quando la invito ad essere
maggiormente ottimista sulla professione da Lei e da me
intrapresa, lo affermo nella certezza (ed insieme desiderio)
che essa sarà il futuro punto di riferimento per il
cliente-risparmiatore, e non solo per l'evoluto tra
essi, ma semplicemente per chi di ciò ne avrà
l'esigenza, semplicemente... cordiali saluti e
sereno 2004 a tutti massimiliano
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Fabio (ex promotore) 2 gennaio 2004 0:00
Scusatemi signori ma sono un po' seccato. Il Forum
mi sembra diventato il luogo di dotte elucubrazioni di
signori che poco hanno a che vedere con la realtà della
promozione finanziaria e della consulenza
indipendente. La realtà è fatta da migliaia di
promotori che fanno una fatica del diavolo per sbarcare il
lunario (con lo Stato che preleva oltre il 50% dei redditi),
che mentre i "poveri dipendenti di banca" si
godono la tredicesima ed i premi vari, cercano
disperatamente di chiudere l'ultima polizza o
strutturato (sì signori proprio quei prodotti che Vi fanno
inorridire, ma sono proprio quelli i prodotti che il
"sistema" promozione ben remunera), per non
sentirsi il fiato al collo del manager di turno con il suo
sarcasmo pungente teso a farti capire che se non guadagni
10.000,00 euro al mese è solo per colpa TUA. Molti di
loro abbandoneranno, ma prima avranno spremuto il possibile
dalla famiglia, dagli amici, dal posteggiatore, in palestra,
al bar, anche da se stessi. Lo sapete signori
cos'è il MASTER ? E' un elenco di persone da
contattare per un appuntamento con la sicurezza di non aver
chiuso il telefono in faccia. Molte reti chiedono
questo elenco scritto agli aspiranti promotori, non chiedono
certo la capacità di costruire una asset allocation.
Questa è la realtà della promozione!!!!! Veniamo alla
consulenza indipendente: La mia esperienza personale mi
ha fatto raggiungere la seguente conclusione: "Alla
gente comune (quindi non certo la gente come il n/s Prof.)
l'idea di dover pagare per ricevere questo servizio non
la sfiora nemmeno. Sì, ti calano la testa quando gli
parli del conflitto di interessi, ti calano la testa quando
gli dici che quasi certamente sostengono dei costi elevati
per la gestione del loro denaro, poi quando esponi il
concetto di "curva di massima efficienza", di
corretto rapporto rischio/rendimento o simulatore montecarlo
fanno pure finta di capirti, ma giunti al momento della
"grana", adios. E allora cari Signori perchè
stupirVi delle Cirio delle Parmalat, o dei fondi dei fondi,
la gente comune è disposta a spendere solo per mangiare la
pizza fuori, di un altro consulente (temo ancora per molti
anni) ne può fare benissimo a meno. SCUSATE LO SFOGO.
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antonio lucenti 2 gennaio 2004 0:00
Paolo Bernasconi, non ti conosco, ma ti bacerei (mi
ricompongo....perdoni il tu visceral-partecipativo e
mediterraneo). Le 3 domande! Vedo con grande
piacere che gli interventi del professore attirano un nuovo
filone di commenti, ad un metalivello. Fare da sè, nel
nostro caso, va inteso come evoluzione della propria
capacità discriminante, come sviluppo della personale
consapevolezza, e non meramente come onanismo finanziario.
Questo è un argomento di crescita, verso il quale io cerco
da tempo di trascinare qualcuno, sia in questo forum, sia su
soldionline. Il professore ha fatto da catalizzatore, e
finalmente la reazione è avvenuta. Una buona cosa
l'anno nuovo l'ha portata. Piccola, ma
rivoluzionaria.... Il concetto sottostante alla
parola" investimento" è stato completato. Il
primo investimento va fatto su noi stessi, sullo sviluppo (
questo è il concetto fondamentale: lo sviluppo, la
crescita, l'incremento delle risorse disponibili........
quando ce ne sono...) della propria consapevolezza.
Questo è stato il mio percorso, fino a pf. Potrebbe
esserlo anche per il signor Rizzi, se considera in modo
oggettivo la situazione. Se la sente? Saluti
cordiali antonio
|
paolo bernasconi 1 gennaio 2004 0:00
Egregio Sign. Luca Rizzi, la storia è come sempre
maestra: ci saranno sempre gli speziali che si spacciano per
medici. L'unico sistema "pratico" per
migliorare la collettività è quello dello sviluppo
individuale della METODOLOGIA DEL CONTROLLO sugli altri e su
se stesso. Controllare non significa diventare esperti
su tutto, ma acquisire dei parametri utili per poter
oggettivamente verificare le informazioni che si ricevono
per soddisfare le proprie esigenze. Controllare se
stesso significa riuscire ad individuare con
"certezza" le proprie esigenze cercando di non
farsi fuorviare dalla propria emotività e dalla propria
illogicità; poi occorre con "determinazione"
scoprire IL CONFLITTO DI INTERESSE di chi ci propone la
soluzione, infine utilizzando i parametri precedentemente
individuati, controllare la veridicità e la competenza
dell’informazioni ricevute. Le prime due fasi
sopradescritte di un processo decisionale sono fondamentali
e determinanti per l’individuazione dei parametri utili
necessari per cercare trovare una soluzione di successo che
abbia probabilità di errori inferiori. Le faccio un
esempio pratico. La moglie vuole arredare il balcone
con dei fiori e delle piante; individuare una esigenza
“economicamente rilevante” è domandarsi, ad esempio,
quali fiori o quali piante siano più resistenti e quale
terra è da utilizzare per farli/le resistere di più
conciliando l’esigenza estetica della propria compagna.
Quanto “adeguato impegno”, visto che non sono un
giardiniere, devo metterci per questo acquisto? Dipenderà
forse dalla rilevanza economica che questo acquisto avrà
sul mio budget familiare; se riterrò che la rilevanza
economica sia “importante” impegnerò il MIO TEMPO ad
acquisire tutte le informazioni necessarie, magari da uno o
più giardinieri, controllerò oggettivamente le
informazioni ricevute (ad esempio il sito di ALTROCONSUMO
riporta un confronto da loro fatto sulle terre da
utilizzare), poi procederò all’acquisto. Così
facendo avrò ridotto le probabilità di fare errori,
perché mi sono impegnato, se non facessi nulla lascerei
solamente al “CASO” il successo di questo acquisto.
Il “fai da te, inteso come adeguato impegno per
determinare il corretto processo decisionale, COSTA TEMPO E
DENARO, MA E’ UN INVESTIMENTO. Le faccio io ora delle
domande: - perché le persone si “attrezzano e si
impegnano” solamente quando le loro decisioni di acquisto
si rivelano un insuccesso? - perché le persone, salvo
i casi di truffa o di comportamenti penalmente o civilmente
rilevanti, attribuiscono sempre agli altri la
responsabilità delle proprie scelte? - perché le
persone si “affidano” agli altri su questioni rilevanti
del proprio budget familiare senza mantenere un oggettivo
“filtro” sulle informazioni ricevute? Non tutti
sono oggettivamente in grado di determinare dei parametri
utili per verificare le informazioni ricevute, tutti però
sono in grado di destinare del tempo a comprendere il
conflitto di interessi degli altri sviluppando la dote che
ci caratterizzava quando eravamo piccoli:
"…..perché, perché, perché, perché,
perché………". Distinti saluti.
|
luca rizzi 31 dicembre 2003 0:00
egregio sig. Bernasconi, molto interessante il riferimento
alla bs medievale. io sono un risparmiatore che, dopo
anni e anni di "consigli" di pf e bancari, ha
deciso per il fai da te. sono arrivato alla
convinzione che, con un adeguato impegno, è possibile
essere più acculturati finanziariamente della gran parte
degli operatori/venditori. pensi che ho scoperto che la mia
banca mi aveva inserito negli highnetworthindividual (poi ho
saputo che vuol dire che + soldi hai, + cercano di fregarti)
ed addirittura volevano darmi consigli (sic) sulle opere
d'arte... il mio pf invece, se non fossi stato deciso
nel dire di no, mi avrebbe imbottito di fondi azionari e
polizze finanziarie per tutto il 2000! adesso faccio
da solo, on-line, se sbaglio mea culpa, posso fare tutto
(fondi, azioni, obbligazioni, etf, se fossi capace anche i
derivati) e non devo chiedere/ringraziare/cazziare nessuno.
secondo lei, quanto tempo ci vorrà perchè i risparmiatori
diventino autonomi? quanto dureranno ancora gli speziali che
si spacciano per medici? quanti soldi dovranno
accumulare ancora banche e sim prima di farla finita con i
loro piazzisti di bond spazzatura? meno male che ci
sono siti come aduc che aprono gli occhi... buon anno a
tutti LR
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un cliente interessato 31 dicembre 2003 0:00
Egr. Sig. Rizzi, condivido pienamente la sua
affermazione d'elogio per siti come Aduc, che aprono gli
occhi su prodotti spazzatura spesso rifilati da banche ed
assicurazioni. Trovo altresì condivisibile ed importante il
fatto di desiderare una formazione finanziaria maggiore per
non incappare in grosse fregature, o quanto meno limitare i
danni. Non trovo altrettanto condivisibile la sua
scelta di fai-da-te. Mi viene in mente la famosissima
pubblicità dell'Alpitour, probabilmente esplicativa
comunque dei rischi derivanti dal far tutto da soli. Credo
invece sia più opportuno affidare la propria persona, sia
che si tratti dei propri risparmi, come della propria
salute, o semplicemente nella scelta della migliore caldaia
da installare nel proprio appartamento, a tecnici e
professionisti altamente preparati a ciò qualificati e
predisposti. S'immagina nel dover studiare interi testi
di odontaiatria per essere in grado di auto-devitalizzarsi
un dente? O di conoscere a fondo il funzionamento di un
computer per essere in grado di non dover mai chiamare un
tecnico? Sarà d'accordo con me, credo, se affermo che
è giusto e auspicabile conoscere quel minimo che basta per
capire che non occorre gettare il vecchio PC per acquistarne
uno nuovo, quando basterebbe invece una semplice
deframmentazione per riaverlo perfettamente efficiente.
Il punto cruciale è sempre lo stesso, Sig. Rizzi, trovare
il tecnico, il dentista, il professionista, in qualunque
campo, che operi con integrità e correttezza morale.
Comprendo che questa sia un'impresa alquanto ardua, ma
credo sempre meno che dover necessariamente diventare degli
esperti in ogni campo della nostra vita. Cordiali
saluti e buon 2004 Prof. Giulio Capilungo
|
paolo bernasconi 31 dicembre 2003 0:00
Ho scoperto questo forum ieri sera e vorrei dare il mio
contributo di idee e riflessioni. Vorrei portare a
vostra conoscenza un articolo apparso sul Sole 24 ore il 27
aprile 2000 che così recitava:
Titolo: CONFLITTO
D'INTERESSE, UN CASO DI COSCIENZA Prefazione:
SNODI LEGISLATIVI: E'UN PUNTO FONDAMENTALE IN UNA
DEMOCRAZIA INDUSTRIALE DOVE BANCHE E FINANZA DIVENTANO
SEMPRE PIU' GLOBALI E COMPLESSE - MA DIETRO REGOLE
COMUNI MOLTO RESTA COMUNQUE AFFIDATO ALL'ETICA
INDIVIDUALE. Articolo: La storia è come sempre
maestra: troviamo un esempio illuminante del cosa sia il
conflitto di interesse e del come esso possa e debba essere
risolto, nella legislazione che regolava l’attività degli
Speziali nella Brescia medievale (vedi F. Spinelli, Gli
Statuti del comune e delle corporazioni della Brescia
medievale, Grafo Editore, Brescia, 1997). Ricorderemo
che allora non esisteva un’industria farmaceutica con
prodotti standard e distribuiti presso le varie farmacie;
ogni farmacia confezionava delle medicine le quali, avendo
una propria specificità, potevano anche giustificare la
scelta da parte del paziente di servirsi presso una
particolare farmacia piuttosto che un’altra. Ebbene in
quel contesto una prima norma recitava: “I
Magnifici Signori Rettori di Brescia all’unanimità con
l’approvazione del Massaro e dei Sindaci degli speziali e
in forza della loro autorità nel consiglio di questa
Magnifica Comunità ordinano che i medici non possano
tenere una spezieria o vendervi medicinali e debbano e
siano tenuti a prestare giuramento, e tutti siano sottoposti
al loro giuramento i singoli medici, i figli dei medici, i
padri e i singoli ascendenti e discendenti, i fratelli, i
servi, le mogli, le serve e qualsiasi altra persona che
lavori per i detti medici, o che fungono da procuratori, se
tali medici prendano parte o dividano ovvero abbiano una
parte o in società una qualsiasi spezieria con una
qualsiasi persona del comune collegio dell’università, e
pure se riceveranno un qualche onorario o un dono o un
prestito o un favore d’altro tipo o un tributo o una
specie di lucro al fine di fare ordinazioni di medicinali
alle singole spezierie o affinché soprattutto ordinino
alla speziera di qualsiasi speziale”. Si vietava
dunque ai medici, ai loro familiari e parenti, e persino ai
loro domestici, di avere una cointeressenza, diretta o
indiretta, in qualche farmacia. Il fatto che il
legislatore medievale cogliesse pienamente le implicazioni
dello specifico conflitto d’interesse che poteva sorgere
tra un medico e l’industria farmaceutica del tempo è
rivelato da due aspetti: il riferimento alla “salute
pubblica” rappresenta una giustificazione della norma
decisamente rara nella cultura giuridica del tempo e la
multa di 500 ducati è la più elevata da noi incontrata
nella legislazione riguardante Brescia. Distinti
Saluti
|
antonio lucenti 29 dicembre 2003 0:00
Egregio prof. Capilungo, spero di non essere fuori tempo
massimo per rispondere alle sue domande. "..tanto
è che affida a Egli la totalità dei suoi risparmi."
Non è così, affido a lui i risparmi dei miei clienti, e
"parte" dei miei. Mi piace operare personalmente,
e sul mio posso anche scommettere, oltre che investire, se
voglio. Qui direi al dottor Pedone che dissento dalla
sua dichiarazione che far medie è sbagliato
concettualmente: se in un titolo io credo, io faccio media
sì. Perchè se ha una storia ed un futuro, perchè se mi ha
dato e mi promette redditività e dividendi, preferisco
tenerlo in portafoglio, e magari fare un po' di trading,
per anni, piuttosto che darlo via e cercarne un altro.Sono
fedele a chi mi rispetta.Così faccio io: opinabile il
comportamento e l' opinione. Io ho scelto con chi
lavorare, il mio gestore anche; ho già detto che le fasce
di utenza sono tante, chi vuole una catenina andrà nel
centro commerciale, chi vuole un gioiello di valore, no.
E' inutile fare ipotesi quando c'è una realtà
vera: converrà anche lei che pianificare è una cosa,
congetturare è un'altra. In ogni caso, se è questo
che vuol sapere, se mi si proponesse di "fregare"
qualcuno, posso dirle da ora che non fa parte della mia
matrice mentale... Ma nessuno le risponderebbe
diversamente..si deve fidare.. Mi crede se le dico che
mi vedo riflesso nel mio cliente? E poi, il chiodo per la
cartella e la canna da pesca, dei quali ho già parlato,
sono sempre lì..... Vorrei precisare che non ho mai
cercato di difendere la figura del pf ( e mi dispiace se ho
dato questa impressione) che non ha bisogno della mia
difesa; come non ho mai cercato di offendere la figura del
cfi ( e sono sicuro di non aver dato questa impressione).
Non c'è categoria da difendere o offendere: al di là
di chi delinque, sarebbe stupido ( o umorismo voluto, in
certi casi...) offendere o difendere gli avvocati, o i
medici o i carabinieri o i muratori...........
Bisognerà istituire una maglietta con scritto " può
nuocere gravemente a....." personalizzata a seconda del
mestiere o della professione? Avrei voluto segnalare
situazioni obiettivamente riscontrabili, evitando le
generalizzazioni: peccato non essere riuscito a trasmettere
la mia antipatia per le generalizzazioni.
--------------------------- Inoltre, pensieri
slegati: Vorrei chiarire che io non mi sento in
competizione con alcuno, se non con me stesso ( giusto per
non lasciare senza risposta il dottor Grigione,
"sfidante" ). E che trovo estremamente riduttiva
oltre che vagamente scolastica, la proposta.
Principi generali e puntualizzazioni estemporanee di
paternità conclamata, opinabili: Investire non vuol
dire guadagnare. Vuol dire mettersi in condizione di farlo.
Condizione necessaria, ma non sufficiente. Essere
"bravi" investitori mobiliari non vuol dire
guadagnare sempre e comunque ( ....magìa....). Vuol dire
fare molto meglio del mercato di riferimento.
Investire è un'attività ( come quella commerciale,
produttiva, di servizi, ecc) e come ogni attività necessita
di risorse, continuità e flessibilità operative,
congruenza operativa ed amministrativa, aggiornamento, (le
più importanti.....) Sia che il mercato (Borsa... o
accessori per borsette..) vada bene o male,
l'investitore (imprenditore) attento, valuterà sempre
allo stesso modo la qualità intrinseca dei suoi
collaboratori. E adatterà le sue operazioni alla mutata
situazione. Non chiuderà la ditta. Più importante del
risultato è il " come" lo si sia raggiunto,
perchè il "come" permette di riprodurlo nel
tempo. Poi, ognuno utilizza i propri attrezzi, alla sua
maniera. Pensi. caro professore, a quelli che
all'inizio di quest'anno hanno mollato un valido
professionista, ed ora sono contenti della scelta perchè
"..finalmente cominciano a guadagnare..." adesso
che tutti guadagnano......... Saluti Antonio
Lucenti
|
Alessando Pedone 24 dicembre 2003 0:00
|
un cliente interessato 24 dicembre 2003 0:00
Pedone, la ringrazio. E' stato sicuramente più
chiaro, almeno per me, cosa volesse intendere nella
precedente affermazione. Le rivolgo un'altra
domanda, dato che si occupa anche di questo aspetto.
C'è un sito, un qualche indirizzo internet che possa
elencarmi dei professionisti indipendenti suddivisi per
regioni, così da poterne contattare personalmente
qualcuno. La ringrazio anticipatamente p.s.
Capilungo, non capilongo, anche se molto simile.
Cordiali saluti
|
A.Pedone 24 dicembre 2003 0:00
Rispondo brevemente a Capilongo del 23 Dicembre 2003.
Mi rendo conto che il mio intervento precedente
poteva essere di non facile lettura ed ingenerare qualche
confusione. Purtroppo, almeno per il sottoscritto, non e’
affatto agevole essere chiaro e conciso nel poco tempo che
posso dedicare a scrivere interventi su questo forum.
La parola “rischio” ha significati molto
diversi. Normalmente un cliente intende per “rischio” la
possibilta’ di perdere soldi. In finanza il concetto
invece e’ molto piu’ articolato. Una tipologia di
rischio finanziario e’ il rischio sistematico ovvero
l’ampiezza delle oscillazioni connaturate al naturale
andamento dei mercati finanziari. Questa tipologia di
rischio diminuisce con il passare del tempo (anche se questa
affermazione potrebbe ingenerare fraintendimenti perche’
e’ parzialmente vera, come quasi tutte le cose in
finanza). Un’altra tipologia di rischio finanziario e’
il rischio liquidita’, ovvero il rischio legato alla
difficolta’ di trovare una controparte dovendo
disinvestire prima del tempo prestabilito (e quindi ricavare
meno del “valore di mercato”). Altri forme sono il
rischio valutario, specifico (legato cioe’ all’emittente
del titolo), di gestione, ecc.
La domanda “che
tipo di rischio intende accettare” e’ una domanda
abbastanza sciocca da fare ad un cliente. E’ il
professionista che deve essere in grado (in base
all’analisi degli obiettivi finanziari, al complesso del
patrimonio, all’esperienza in materia finanziaria, alla
propensione ed alla capacita’ di assumere rischi) di
proporre il giusto mix di rischi finanziari per massimizzare
l’utilita’ (di cui il rendimento e’ solo una parte)
del portafoglio finanziario del cliente. Naturalmente
una parte essenziale del suo lavoro e’ quella di rendere
completamente edotto il cliente del possibile andamento
futuro degli investimenti in modo da evitare cattive
sorprese.
Quanto alla domanda circa un
portafoglio gestito in fondo azionari al 70%, la prima cosa
da fare e’ certamente quella di controllare i costi del
portafoglio finanziario (che mediamente si aggirano intorno
al 3% annuo) ed eliminare i costi eliminabili. E’
necessario poi vedere il tipo di diversificazione
all’interno di questi fondi, ad esempio se ci sono
concentrazioni eccessive in singoli settori e/o aree
geografiche che non fanno parte di una precisa strategia
d’investimento. Mediare e’ una cosa assolutamente
da evitare. E’ un nonsenso finanziario.
E’
chiaro che queste risposte non la soddisfaranno affatto. Lei
vorrebbe sapere se conviene “vendere, tenere duro o
comparare ancora”, ma purtroppo, le cose sono un po’
piu’ complesse e continuare a ragionare sulla base di
presupposti errati le puo’ portare solo cattivi risultati.
Le posso dare un consiglio diverso: se qualcuno le
fornisse consigli in merito all’aumento o alla diminuzione
dei rischi del suo portafoglio cosi’ all’impronta
rispondendo a domande come quelle che ci ha fatto, come
minimo lo ignori.
|
un cliente interessato 23 dicembre 2003 0:00
Ringrazio sinceramente il dr. Pedone per l'intervento.
E' stato molto esauriente (altrettanto chiaro purtroppo
non mi sento di affermarlo, ma tengo a precisare che ciò è
dovuto unicamente alla mia ignoranza tecnica nella specifica
materia trattata). Sempre nella mia ignoranza però, ed
avendo l'impressione di conversare con un professionista
altamente preparato quale Lei dimostra tranquillamente di
essere, vorrei fare alcune considerazioni, e rivolgerle
ancora alcune domande per ottenere da Lei, se possibile,
maggiori chiarimenti. A quanto comprendo, in
un'analisi di un portafoglio per un suo cliente, la
prima cosa di cui tiene conto è l'eventuale rischio al
quale il cliente stesso ritiene di poter sottostare (se tale
mia deduzione è totalmente errata, la prego di non tener
conto di quanto successivamente andrò ad affermare...).
Ipotizzo dunque di trovarmi, come cliente, a confronto con
Lei, come consulente, per un' analisi del mio
patrimonio. Sempre in quest'immaginario incontro, provo
ad immaginare che una delle prime domande che Lei mi
rivolgerebbe sarebbe un qualcosa del tipo: "Che tipo di
rischio è disposto ad accettare?". Oddio,
probabilmente formulata in modo molto più professionale ed
appropriato, ma comunque tesa a comprendere il mio grado di
propensione ad eventi sfavorevoli del mercato. Bene, in
tale ipotesi, credo che la cosa più semplice che mi
verrebbe da rispondere sarebbe che non intendo accettare
nessun grado di rischio. E, probabilmente, anche
confrontandomi con amici e parenti, deduco che questa
sarebbe forse la risposta che al 99% Lei avrebbe a questa
domanda. In questo caso, dato che Lei parte dal
concetto di rischio (ripeto, sempre nella speranza di aver
ben compreso il senso delle sue affermazioni) per arrivare
ala scelta di strumenti che massimizzino il rendimento
atteso, suppongo che, in tale ipotesi, mi ritroverei il
portafoglio pieno di BOT, CCT e titoli a capitale
garantito. In effetti però, probabilmente, accetterei
anche qualche strumento maggiormente rischioso, (come in
effetti ahimè mi son trovato a fare), ma l'idea
iniziale di poter mettere in discussione i risparmi di una
vita, accettando un'esposizione ad un rischio di perdita
in conto capitale, forse non sarebbe da me presa
assolutamente in considerazione (sopratutto memore delle
disavventure in cui mi sto venendo a trovare). Le
chiedo sinceramente di perdonare la mia ignoranza nel caso
avessi inteso, come si dice, fischi per fiaschi, e colgo
l'occasione per rivolgerLe una domanda, a Lei come agli
altri validissimi frequentatori di questo forum. Cosa
consiglierebbe ora ad un risparmiatore che si trovasse ad
aver investito circa il 70% del suo patrimonio in fondi
azionari (con perdite ad oggi all'incirca del 30%)?
Consiglierebbe, come da più parti fanno, di mantenere
invariate le posizioni? O addirittura, laddove fosse
possibile, incrementare per mediare i prezzi in carico? O
tenderebbe a far smobilizzare tutto o in parte il
portafoglio, accettando così la perdita in conto capitale,
e ricominciare ad investire su basi più solide?
Comprendo che una tale analisi abbisognerebbe di una
maggiore conoscenza della mia situazione patrimoniale e
psicologica, ma mi auguro che, anche in assenza di questa,
qualcuno sia in grado di darmi un consiglio in merito.
Buone feste Prof. Giulio Capilungo
|
a.pedone 23 dicembre 2003 0:00
Rispondo a Capilongo del 21 dic 2003 e Grigione del 22 dic
2003 La componente psicologica nel rapporto fra
professionista e cliente e’, a mio avviso,
e’imprescindibile per qualunque professione. Nella
mia societa’ di consulenza vi sono vari professionisti
“tradizionali” come avvocati e dottori commercialisti e
la mia esperienza mi porta a costatare che i professionisti
affermati non sono quelli piu’ bravi tecnicamente
(ovviamente una certa base di preparazione tecnica e’ data
per scontata) ma quelli che sanno meglio interpretare le
esigenze (spesso celate) del cliente ed appagare il bisogni
psicologici che emergono nel rapporto con un professionista
(essere compreso, seguito, avere un appoggio, ecc.)
Credo che tutto questo valga tanto di piu’ per un
consulente finanziario indipendente il quale lavora in un
settore dove l’elemento psicologico e’ fondamentale. I
mercati finanziari sono tutt’altro che guidati dalla
razionalita’ (come vorrebbero le tesi degli economisti
classici) ma sono bensi’ fatti da uomini in carne ed ossa
che sono mossi prima di tutto dagli istinti come
l’avidita’, la paura, il bisogno di essere stimati, ecc.
Ma veniamo agli aspetti piu’ tecnici.
E’ necessario fare una premessa sulla teoria che sta alla
base dell’approccio ai mercati finanziari di un consulente
finanziario. E’ convinzione comune fra i non tecnici
(ed anche fra qualcuno che si ritiene esperto di finanza)
che il lavoro dei professionisti della finanza sia quello di
scegliere gli strumenti finanziari che in futuro avranno i
rendimenti. La scelta dei titoli “migliori” avviene in
base ad analisi di qualche tipo (prevalentemente analisi
tecnica, cioe’ studio dei grafici, ed analisi
fondamentale, ovvero studio dei dati di bilancio e/o
macroeconomici) Il consulente finanziario indipendente
(per meglio dire il pianificatore finanziario) sa che e’
del tutto impossibile prevedere la direzione futura di un
qualsiasi strumento finanziario e’ preferisce operare le
scelte non in base alla “direzione” futura (che
e’ imprevedibile) ma in base al ”comportamento”
che, al contrario, si puo’ inferire. Per
comportamento mi riferisco in primo luogo alla deviazione
standard (chiamata anche rischio sistematico) dei rendimenti
(che e’ abbastanza stabile) ma anche alla correlazione con
le altre tipologie d’investimento (molto meno stabile).
Deviazione standard e correlazione sono due elementi
centrali nella scelta di portafoglio e sono elementi
abbastanza oggettivi sui quali la teoria concorda
abbastanza. Vi sono poi una serie di elementi assai meno
oggettivi e qui il discorso si complicherebbe
all’infinito. La conseguenza logica di quanto
detto e’ che il consulente finanziario indipendente non
seleziona gli strumenti guardando in primis al rendimento
atteso bensi’ al rischio atteso. Prima di arrivare alla
selezione degli strumenti (che tutto sommato e’
l’aspetto meno rilevante) e’ necessario quindi
determinare il livello di rischio adeguato alle necessita’
del cliente. Questo e’ l’aspetto fondamentale ed e’
estremamente difficile. Capilongo mi chiede come sia
possibile scegliere i prodotti efficienti senza conoscere
l’analisi tecnica. Forse c’e’ un po’ di confusione
sia sul termine “efficienza” che circa l’analisi
tecnica. L’analisi tecnica (che conosco per aver
fatto in passato il trader) non e’ uno strumento per
identificare i prodotti efficienti. La selezione dei
prodotti finanziari efficienti si realizza attraverso
indicatori di tipo quali-quantitativo. Il termine
“efficiente” evidentemente deve essere messo in
relazione con qualcosa. Di solito ci si riferisce
all’ottimizzazione del rapporto rischio/rendimento atteso.
Il rapporto rischio/rendimento si ottimizza
sostanzialmente eliminando i rischi ed i costi
eliminabili. I rischi eliminabili sono in primo
luogo i rischi specifici ed i costi eliminabili sono prima
di tutto i costi di gestione. Un ruolo centrale
nell’ottimizzazione del portafoglio e’ giocato dal
concetto di diversificazione. Sarebbe un po’
complesso spiegare in questa sede cosa si intenda
tecnicamente per diversificazione, basti dire che non si
tratta di comprare il maggior numero di titoli possibile
(come talvolta viene da pensare vedendo certi portafogli
finanziari). Si tratta invece di selezionare quei
titoli che hanno la capacita’ di diminuire
l’oscillazione attesa del portafoglio senza ridurre il
rendimento medio atteso attraverso una correlazione il
piu’ possibile negativa o vicina a zero.
Infine a Grigione vorrei dire che mi fa piacere che abbia
apprezzato lo spirito costruttivo delle mie precedenti
riflessioni. Io non credo che sia necessario un albo
pubblico, sebbene in questo benedetto paese si aspetta
sempre la “mamma-stato” per qualsiasi cosa. Sarebbe ben
piu’ utile, a mio avviso, un’associazione privata seria
che certifichi le qualita’ professionali degli associati
cosi’ come negli Stati Uniti esiste la FPA e la
certificazione CFP. Con il poto tempo che mi rimane
(fra attivita’ professionale e attivita’ di volontariato
in Aduc) io sto cercando di portare avanti questo progetto
ma i consulenti indipendenti che interpretano la professione
come pianificatori e non come analisti sono molto pochi in
Italia e le risorse per il progetto (umane, prima di tutto)
sono scarsissime. Se vuole dare il suo contributo sara’ il
benvenuto, mi contatti: [email protected].
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antonio lucenti 22 dicembre 2003 0:00
In questi giorni, tra atti di guerra, sciagure
metereologiche e sciagurataggini amministrative, faccio un
po' fatica a recuperare il messaggio di serenità del
Natale. Ma a pensarci meglio, se il mondo ancora non
si è consumato, vuol dire che donne e uomini di buona
volontà , anche se meno visibili, sono ancora la
maggioranza. Nel nome di questi vi auguro, e mi auguro,
un nuovo anno migliore. Con speranza...... Antonio
Lucenti
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Edoardo Grigione 22 dicembre 2003 0:00
Egr. Dott. Pedone, ancora una volta condivido le sue
riflessioni e le sue affermazioni in merito alla nascita e
allo sviluppo di siti che "confondono" il
risparmiatore, su quello che è la reale professione del
consulente finanziario indipendente, che appunto non è
quella di mandare sms, newsletters,segnali operativi.
Aggiungerei poi quelle società che vendono poilizze vita e
si "spacciano" per consulenti indipendenti, forse
sono anche peggio. Ebbene se nascerà, come spero,
un'albo spero che faccia anche in modo e che vieti a
questi soggetti che sono il più delle volte degli
improvvisati o dei magazine on line. Forse non mi
sono spiegato bene nel post precedente, quando mi eccepisce
l'utilizzo dell'analisi tecnica nel periodo
"boom new economy". Non volevo assolutamente
far intendere che quello era l'unico strumento da
utilizzare, volevo solo sottolineare che era uno dei MIEI
principali elementi, ritenendo l'analisi fondamentale
incapace di generare reali risultati operativi. Detto ciò
sono d'accordo su risk management e tecniche
quali-quantitative che sempre utilizzo dato che comunque la
mia precedente esperienza era quella gestionale. Ma
credo che queste elucubrazioni dovrebbero essere svolte tra
di noi e non tediare il lettore-risparmiatore, che alla fine
pretende un risultato. Non mi fraintenda non voglio
intendere che si debba tenere all'oscuro ai clienti
sulle proprie metodologie operative, anzi, ma credo alla
maggioranza della gente interessi oggi l'affidabilità
di un risultato continuo, costante e un rischio sul proprio
portafogio gestibile. NOn mi resta che augurare a lei
buone feste come a tutti i lettori di questo forum
Edoardo Grigione
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A.Pedone 21 dicembre 2003 0:00
Rispondo a Grigione del 19 Dicembre 2003. La sua
risposta mi sollecita alcune riflessioni sull’analisi
tecnica e sul ruolo dei consulenti indipendenti che gradirei
fare senza che questo abbia in nessun modo a che significare
un giudizio sulla sua attivita’ che non conosco e che
quindi e’ avulsa dalle considerazioni che seguono.
Esiste, purtroppo, una piccola pattuglia di
persone che si definiscono consulenti finanziaria
indipendenti la cui attivita’ consiste - sostanzialmente -
nel fornire indicazioni di acquisto e vendita di singoli
strumenti finanziaria basandosi su analisi di vario tipo
(prevalentemente analisi tecnica). Tali indicazioni,
di solito, vengono comunicate attraverso siti internet,
newsletter, SMS, ecc.
Considero questa
attivita’ potenzialmente dannosa a meno che non sia
prestata in favore di operatori specializzati. La
definizione di “consulenti finanziari indipendenti”,
inoltre e’ piuttosto forviante. Senza addentrarsi in
disquisizioni terminologiche, fornire indicazioni di
acquisto e vendita di strumenti finanziari sulla base di
analisi (tecniche o fondamentali) e’ un’attivita’ da
analista e non consulente finanziario.
Il consulente finanziario indipendente (che io preferirei
chiamare “pianificatore finanziario” proprio per
eliminare ambiguita’) dovrebbe fornire suggerimenti di
acquisto e/o vendita di strumenti finanziari ESCLUSIVAMENTE
in un’ottica di portafoglio finanziario con l’obiettivo
di massimizzare l’utilita’ del cliente tenuto conto
delle sue specifiche caratteristiche (patrimonio, esperienza
finanziaria, propensione al rischio, ecc.).
In questo contesto l’analisi tecnica ha una funzione
praticamente insignificante. In mano a persone non
esperte, per contro, tende ad ingenerare false convinzioni
circa l’andamento (e l’utilizzo) dei mercati finanziari
. Molti analisti tecnici tendono a dimenticare che
le loro previsioni hanno delle probabilita’ di realizzarsi
oscillanti tra il 40 ed il 60 percento (non molto diverso
rispetto al classico lancio della monetina). I
professionisti che guadagnano realmente servendosi (anche)
di strumenti del genere non lo devono certo all’analisi
tecnica bensi’ a quello che in gergo viene definito
“money management”, il quale in un’accezione piu’
ampia comprende l’autocontrollo.
Chi utilizza
le indicazioni di questi analisti senza aver gli strumenti
(prima di tutto cognitivi e poi metodologici) adeguati per
farne “tesoro”, rischia di aumentare semplicemente i
rischi del proprio portafoglio traendone solo sporadici (e
spesso effimeri) vantaggi.
Non e’
possibile prevedere con una qualche significativita’
statistica i mercati finanziari, e’ possibile solo, in
una certa misura, seguirli e controllare il rischio.
Venendo piu’ direttamente a rispondere al
suo messaggio, senza minimamente voler far polemica, devo
dirle che non condivido il suo ragionamento. Lei
afferma, se ho ben compreso, che un buon consulente avrebbe
dovuto utilizzare l’analisi tecnica (che lei definisce
“unico elemento oggettivo”) nel 2000 per consigliare di
uscire dall’azionario, specialmente quello tecnologico.
In primo luogo bisogna dire che l’analisi tecnica
non puo’ essere definita oggettiva ma bisogna anche
ricordare che in quel periodo, si poteva addivenire alla
stessa conclusione (uscire o diminuire la componente
azionaria high-tech) ignorando completamente l’anali
tecnica. Tutte le tecniche di controllo del rischio
(di tipo quali-quantitativo, ad esempio) avrebbero
consigliato di uscire dall’azionario high-tech (o
quantomeno diminuirne il peso).
Naturalmente condivido il fatto che un promotore finanziario
difficilmente avrebbe potuto dare il consiglio di uscire
dall’azionario a causa delle pressioni commerciali.
Cordiali saluti
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un cliente interessato 21 dicembre 2003 0:00
Egr. Sig. Lucenti, ho ricercato il suo nome
nel'albo dei P.F., ed ho compreso il senso
dell'affermazione del Dr. Pedone. Ho visitato il sito
della Società per la quale lavora, e comprendo quindi la
sua posizione quando contrasta l'accusa che viene
rimossa in questo forum al P.F., e cioè di evidente
parzialità e conflitto d'interessi. In effetti,
nell'ambito dell'operatività che Lei ha in questa
Società, risulta evidente una pressochè totale assenza di
conflitti di interesse. Il prodotto in vendita è
sostanzialmente uno, e uno soltanto, e chi sceglierà Lei
come professionista del risparmio, automaticamente ha già
una scelta forzata nel prodotto da sottoscrivere. E, giusto
per chiarire il concetto, il termine forzata non è qui
espresso nella sua accezione negativa, anzi... Si',
ha compreso bene Sig. Lucenti, apprezzo e continuo ad
apprezzare molto la sua lucidità, non riferita unicamente
alla chiarezza espositiva, ma sopratutto al contenuto dei
suoi concetti. Poi, il fatto che Lei abbia la capacità di
rendere tale contenuto molto piacevole anche nella forma,
conferma la validità di una formazione classica, pur, mi
permetta, nei limiti operativi che purtroppo la stessa da
qualche decina d'anni oramai comporta. E proprio
alla sua lucidità che, però, mi appello. Alla stessa
lucidità e sincerità manifestata nella risposta alla mia
(un pò provocatoria) domanda. Credo che Lei, nella sua
evidente curiosità conoscitiva (ed in questo sento di
somigliarLe molto) abbia anche avuto modo, in questi anni,
di girare, di conoscere, di approfondire, anche le altre
realtà che, oltre la sua, operano nel mercato del
risparmio. E, ne son sicuro, avrà trovato notevoli
differenze nelle modalità, negli obiettivi, nelle spinte
che alcune società (credo la maggior parte) perseguono.
Probabilmente sig. Lucenti, anche Lei avrà o ha avuto modo
di confrontarsi con i fatidici "budgets aziendali"
da raggungere. Qualcosa mi dice però che, come evidenziato
giustamente dal Dr Pedone, Lei sia in questo una figura
anomala nell'ambito della promozione finanziaria. Dice
chiaramente di condividere quasi al 100% la logica di
investimento del suo gestore (oltre che suo amico), tanto è
che affida a Egli la totalità dei suoi risparmi. Ma, mi
tolga una curiosità, se questo professionista andasse a
lavorare per un'altra Società, magari una rete come
Mediolanum, Fideuram, BNL o cose del genere, lo seguirebbe?
Se si, solo come cliente, o anche come Promotore? Mi perdoni
le domande un pò provocatorie che Le rivolgo, ma so che ha
la giusta intelligenza ed ironia per comprendere dove voglio
arrivare. Crede che continuerebbe a difendere a oltranza la
figura del PF, se si trovasse anche Lei a fare i conti con
budget da raggiungere, con prodotti inefficienti da
propinare ai suoi clienti, che magari sono anche tra i suoi
più grandi amici? Attendo come sempre un suo commento.
Ringrazio sentitamente il Dr Pedone per il pacato
intervento, e mi sento di rivolgere una domanda anche a lui.
"...Non credo che il ruolo del consulente finanziario
indipendente debba essere quello di fare l’analista
finanziario bensi’ quello di fare l’“analista del
cliente” ovvero analizzare in primis le esigenze
finanziarie in relazione al complesso del patrimonio
fornendo consigli operativi volti a massimizzare le
probabilita’ di raggiungere i suoi specifici obiettivi
collegati alle necessita’ finanziarie...". A quanto
afferma, un consulente dovrebbe prima di tutto studiare
psicologia, e questo, probabilmente, non sarebbe un male in
nessuna delle professioni esistenti in questo mondo, ma...
"...La funzione dei un consulente indipendente, a mio
avviso, e’ quella di tradurre in consigli operativi i
bisogni finanziari dei clienti e monitorare il portafoglio
costantemente tenendo ben in mente le specifiche esigenze
dei clienti...". Si', Dr Pedone, ma in che modo la
effettua questa seconda fase se non conosce l'analisi
tecnica enunciata dal Sig Grigione? Come sceglie per un
cliente i prodotti più efficienti, che massimizzano la sua
utilità. Che tipo di aprametri usa in questo? Non son
riuscito a capirlo, e Le sarei grato se volesse approfondire
il concetto. Colgo l'occasione per porre a tutti i
lettori i miei migliori auguri di Buone Feste. Giulio
Capilungo
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antonio lucenti 19 dicembre 2003 0:00
Egregio professore, prima di tutto vorrei chiarire che
le qualità commerciali attribuitemi non sono rispecchiate,
ahimè, dal mio portafoglio. Non sono ( ri-ahimè) un buon
commerciale, sono il mio miglior cliente, e quindi mi pongo
sempre in atteggiamento critico perchè conosco bene il
prodotto. Sono meglio come tecnico. Ho un rammarico: vorrei
approfondire i temi con i miei clienti, ma non trovo
orecchie, per questo scrivo su Soldionline... Cfi?
Non vedo perchè dovrei, dopo essermi impegnato ad ottenere
una qualifica professionale , ufficiale e riconosciuta,
uscirne. Per avere cosa, in più? L'azienda
nella quale lavoro, come ha spiegato il dottor Pedone ( e
qui lo ringrazio), ha un perimetro di operatività
quantitativamente ristretto, ma qualitativamente valido;
che mi permette quello che mi interessa. Come ho già
detto, da anni (tanti come cliente, pochi come pf) seguo un
gestore col quale mi trovo in armonia relativamente a quanto
riguarda la filosofia di investimento, condivisa quasi al
100%. Elementare: gestione attiva, prodotti italiani (
si controllano meglio di quelli esteri), aziende di nicchia,
con una storia ed un futuro di redditività, a buon mercato;
tanto per le azioni, quanto per le obbligazioni. Un
po' di trading su qualche titolo maggiore, poca
roba. Primo comandamento: non perdere soldi (anche se,
purtroppo, succede..). Secondo: errare humanum,
perseverare, diabolicum. So quello che succede nel
portafoglio dei miei clienti: il giorno che non lo sapessi,
appenderei la cartella e spolvererei la canna da pesca.
Quando pf e cfi coincideranno come definizione pubblica,
molto volentieri cambierò il biglietto da visita, vedremo
come. Sarò contento di avere come colleghi i signori che si
sono accaldati in questo forum , e mi auguro (ma sono quasi
sicuro..) che a loro non dispiacerà di avermi come
collega. Per ora sono pf.: la forma, per me, è anche
contenuto. Lei dimostra di gradire quel che scrivo e
come lo faccio, se non ho male inteso: se sono pacato
lo devo all'età, alla tranquillità familiare, ad un
po' di esperienza, ad una certa tranquillità economica,
se lei mi legge volentieri, lo devo al fatto che rileggo
quello che scrivo, che scrivo quello che penso, e che ho
fatto il liceo classico (civetteria? sì). Per quanto
riguarda il conflitto di interessi, ho già detto la mia, è
inutile che mi ripeta; ognuno lo gestisce a modo suo, io ho
scelto il mio modo. Spero di non aver dimenticato
niente. Buone feste a lei , e a tutti quelli che
leggono. Antonio Lucenti
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Edoardo Grigione 19 dicembre 2003 0:00
Egr. Dott. Pedone, sono concorde con Lei sul fatto
che un consulente indipendente non debba solo ed
esclusivamente trattare di analisi tecnica ma Le ricordo che
la mia esposizione a riguardo era in riferimento ad una
questione posta da Capilungo su uno specifico argomento
azionario, e nello specifico sulla new economy. Ora su
quest'ultimo settore solo l'analisi tecnica,
utilizzata non come trading, ma come unico elemento
oggettivo per valutare strategie per un asset futuro era da
ritenersi VALIDO per potersi preservare dai ribassi che
conosciamo.A tal proposito credo che un buon consulente in
QUELLA SPECIFICA SITUAZIONE avrebbe dovuto dare questo tipo
di input al proprio assistito. Poi sono certamente
d'accordo che se parliamo di pianificazione finanziara
possiamo SICURAMENTE anche non prendere in considerazione
l'analisi tecnica ma anche di più, ovvero nemmeno
prendere in considerazione il mercato azionario, ribadendo
il concetto di TOTALE assenza di conflitto di interesse, ma
non approfondisco, so che è d'accordo con me...
Spero non sia più spaventato…. Su tutto il resto
che ha scritto sottoscrivo pienamente. Saluti,
Edoardo Grigione
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