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antonio lucenti
7 gennaio 2004 0:00
Egregio signor massimiliano,
Il moto di ribellione io lo vivo da 40 anni, fin da quando avevo negozio, e sentivo quanto di vessatorio il rapporto con la banca costituisse PER IL CLIENTE CORRETTO ( quelli che cita il signor Fabio galleggiano sempre).
Purtroppo la sudditanza mi sembra che sia sempre molto sentita. Un esempio: signora di 75 anni, cultura alta, attenta al quotidiano, consigliata dalla propria banca stipula assicurazione decennale...peggio di così!!!!!
E anche molti giovani sono catturati dalle promesse assicurative ( e non c'è niente di male..) ,ma senza valutarne i costi ( e qui il male c'è, eccome....).

A proposito delle differenze tra le 3 inadempienze,vorrei solo sottolineare una frase precedente "E dire che quel che conta sono i risultati, è riduttivo ed inesatto. Infatti è più importante sapere COME si è arrivati ad un risultato, perchè così si possano ripercorrere le strade giuste ed abbandonare quelle sbagliate"
Senza considerare quelle , e queste, differenze, l'esperienza non sarebbe più maestra, ma solo punitrice.
Sono parecchi a dire che non toccheranno più strumenti finanziari perchè sono infidi.Vorrei dir loro che essere prudenti è un sano atteggiamento, essere paurosi è un atteggiamento infantile e improduttivo. Sempre e comunque.
buona giornata a tutti
luca rizzi
6 gennaio 2004 0:00
cosa vuol dire che il consulente è "cliente"?

se io, risparmiatore, ricevo un servizio lo devo pagare. se tu consulente ricevi un servizio lo devi pagare (ovviamente se ti serve e se ne vale la pena)

boh, mi sa che c'è molta confusione anche tra voi addetti ai lavori e non solo tra noi investitori.

comunque fabio se non riesci a farti pagare la tua "consulenza" (se di consulenza reale si parla) allora vuol dire che i tuoi clienti non la riconoscono come tale e quindi

A)non è di qualità
B)non riesci a comunicare con loro

urge un esamino di coscienza

fa bene il sig. capone a chiederti il significato di dovere morale...

l'unico dovere morale secondo il mio parere da profano del settore è quello di generare valore x il proprio cliente (ovviamente facendosi remunerare la propria attività).

tenacia + caparbietà + ovviamente preparazione e competenze che non si possono inventare in 2 secondi - il livello medio di preparazione dei pf (escluso il sig. Lucenti e pochi altri) lascia molto a desiderare.

come dicevo all'inizio io ho preferito autogestirmi (per ora)

buona befana 04 a tutti
LR
Fabio (ex promotore)
6 gennaio 2004 0:00
x Luca Rizzi : sì internet è piena di siti sulla consulenza finanziaria, ci sono pure proposte di network nazionali di consulenti indipendenti. Sono stato a Verona ed a Milano per sentire di persona,e mi è sembrato di notare che si veda il consulente più come "cliente" di servizi da loro erogati che come partner.
Insomma quello che intendo io è un percorso simile a quello del giovane laureato in economia e commercio o giurisprudenza che impara il mestiere di avvocato o commercialista lavorando come praticante in uno studio ben avviato....
x Massimiliano Capone : mi scuso io per aver creato l'equivoco, in realtà dopo le dimissioni da promotore ho contattato alcuni clienti dal portafoglio più consistente per esporre loro il mio progetto di passare dalla vendita alla consulenza, spiegandogli quali sistemi intendevo usare per pianificare e seguire il loro portafoglio.Vista la tiepida accoglienza (tiepida è un eufemismo)mi sono subito fermato per non bruciare il terreno.Sicuramente sbagliavo in qualcosa.
Per dovere morale intendo quell'obbligo che nasce quando una persona mi dà fiducia investendo i suoi soldi su prodotti da me presentati.Nessuno di loro ha cercato me o il mio ex intermediario, sono stato io a coinvolgerli, ed il minimo che posso fare è quello di seguire gli investimenti che ho proposto loro.Quindi non svolgo gratis l'attività di pianificazione, mi limito a seguire il portafoglio investito presso il mio ex intermediario.
Sul discorso della circonvenzione di incapace da parte delle banche la mia posizione non è così drastica.La gente si presenta allo sportello chiedendo rendimenti, un titolo di stato a meno del 2% attrae ben poco, quindi quelle obbligazioni al 5-6% ed oltre piacevano molto.Mi dirai che era preciso dovere del bancario informarli sulla pericolosità, ma siamo certi che nessuno lo abbia fatto? Ricordo ancora quei "furbi" che avevano stipulato mutui in yen prima della svalutazione della lira, pagando un tasso di interesse molto inferiore (e vantandosene), attaccare l'istituto di credito a svalutazione avvenuta sostenendo di essere stati truffati.
Quindi torno alla solita conclusione, in finanza non esiste l'investimento "giusto", il risparmiatore o decide di affidarsi ad un esperto (chi di noi si difenderebbe da solo in tribunale) e ne paga i costi, oppure si alza le maniche e si mette a studiare (soluzione non semplice e che richiede molto tempo). Se non vuole fare tutto questo, credo sia giusto che se ne assuma le conseguenze.
A presto.
massimiliano capone
6 gennaio 2004 0:00
appendice per Fabio:

potresti chiarirmi il significato che tu dai ai termini di "dovere morale"?

ti saluto cordialmente
massimiliano
massimiliano capone
6 gennaio 2004 0:00
"...Veniamo alla consulenza indipendente:
La mia esperienza personale mi ha fatto raggiungere la seguente conclusione: "Alla gente comune (quindi non certo la gente come il n/s Prof.) l'idea di dover pagare per ricevere questo servizio non la sfiora nemmeno. Sì, ti calano la testa quando gli parli del conflitto di interessi, ti calano la testa quando gli dici che quasi certamente sostengono dei costi elevati per la gestione del loro denaro, poi quando esponi il concetto di "curva di massima efficienza", di corretto rapporto rischio/rendimento o simulatore montecarlo fanno pure finta di capirti, ma giunti al momento della "grana", adios...".
Fabio, questo passaggio mi aveva fatto intendere che già operassi in tal senso. Mi scuso per la malcomprensione. Mi permetto quindi di correggere in questo anche la "futura investitrice", rispondendo alla sua richiesta "...devo anche dire che leggendo l’intervento di Fabio (ex promotore) sono portata a rifletterci su attentamente. Presumo lui sia un consulente indipendente ora, correggetemi se sbaglio...".
Concordo pienamente con te quando affermi che un consulente debba avere una preparazione notevolmente superiore a quella di un p.f. (anche qui la regola implica la dovuta eccezione), non fosse altro perchè la sua conoscenza e competenza tecnica non si deve limitare all'offerta contenuta in un, per quanto vario possa essere, catalogo prodotti normalmente abbastanza standardizzato.
"... ti garantisco che io passo per "saputello" tra i colleghi...". Non conosco il tuo nome, ma ti assicuro che non ho alcun motivo di dubitare della tua competenza, tutt'altro. Avendo (mal) compreso che tu avessi già fatto il passaggio all'altra sponda, davo anzi per scontata e dovuta (per i motivi suesposti)una certa preparazione di base superiore alla media del settore promozione. Capisco molto bene inoltre il tuo "saputello" virgolettato. Ricordo personalmente situazioni del genere quando, appena partorito da una laurea in sc. bancarie, da un successivo corso in asset allocation, e con una gran voglia di mettere a disposizione del mio (ancora futuro) cliente le mie conoscenze, ebbi a scoprire, sul campo, che i promotori migliori (leggasi migliori venditori), erano proprio coloro che meno puntavano sulla tecnica finanziaria, per specializzarsi invece nelle c.d. tecniche di vendita e comunicazione alla clientela.
Cara "investitrice", credo che questo forum, negli interventi successivi al suo (e non solo se va a ritroso) Le abbia già fornito ciò che richiedeva. Nessuno può aiutarLa, se non in primis proprio Lei.
Al sig. Lucenti, del quale condivido quasi sempre il suo pensiero, e del quale apprezzo spesso le sue sottili provocazioni, vorrei chiedere una cosa: "...Index linked, obbligazioni non quotate, con strutture incomprensibili e iter imperscrutabili non hanno incrinato il rapporto...". Ne è proprio certo? Non comincia invece anche Lei a sentire nell'aria un certo moto di ribellione? Un pendere della bilancia odio-sottomissione sempre più verso sinistra, misto ad una maggiore consapevolezza del risparmiatore (anche meno evoluto) del fatto che della Banca (intesa come mera consigliera, e non più compiutamente come puro intermediario) se ne potrebbe davvero cominciare a farne a meno?
Inoltre non condivido quando afferma che "...Argentina, Cirio e Parmalat sono storie che hanno poco in comune...". Si, le sue motivazioni tecniche della poca comunanza sono assolutamente condivisibili, ma mi piace precisare una cosa.
Quel "poco" consiste in una continua e spregevole circonvenzione d'incapace (cliente mediamente ignorante in materia finanziaria) perpetrata come sempre accade dal potere forte nelle sue pur svariegate ed illusorie e suadenti forme.
E, come diceva un tale: scusate se è poco...
Cordiali Saluti
Massimiliano
luca rizzi
6 gennaio 2004 0:00
Fabio, in questi giorni ho cercato su internet se ci fossero siti di consulenti indipendenti e ne ho trovati diversi.
Paolo Bernasconi, lei ha ragione quando dice che il cliente spesso non segue i propri risparmi e delega senza controllare; è quello che ho fatto io sino a poco tempo fa. ho la fortuna di avere il tempo per potermi informare. non tutti hanno purtroppo questa possibilità. Antonio Lucenti, il 1° investimento va fatto su noi stessi: mi potreste segnalare dove poter seguire corsi o seminari su tematiche finanziarie?
grazie
buon 2004 a tutti
LR
Fabio (ex promotore)
5 gennaio 2004 0:00
Qualche precisazione:
Futura Investitrice confusa: anche investire sul mattone non è esente da rischi; non credere che tutti i vari professionisti mettano al primo posto gli interessi del cliente, anche tra di loro ci sono quelli affidabili e quelli da evitare; la scelta di affidarsi ad un promotore o ad un consulente indipendente dipende anche dal tuo capitale. Un promotore non lo paghi (lo paga l'intermediario), il consulente vive di parcella di solito espressa in percentuale sul patrimonio del cliente, ma con un minimo non inferiore ai 1000, 1500 euro per ovvi motivi (un consulente non può seguire centinaia di clienti come può fare un promotore), quindi se il tuo patrimonio non è almeno superiore ai 100.000 euro ti consiglio di studiare tanto anche utilizzando i consigli di questo sito. Infine ti ringrazio per le critiche, cercherò di farne buon uso.
Massimiliano Capone: non sono ancora un consulente indipendente. Per la verità seguo ancora i miei clienti ma lo faccio solo per dovere morale e gratis. Infatti il passaggio da promotore a consulente non mi sembra così automatico. Secondo me un consulente deve avere una preparazione notevolmente superiore a quella del promotore, e ti garantisco che io passo per "saputello" tra i colleghi. La mia idea era quella di "andare a bottega" e fare il garzone presso qualche studio ben avviato per imparare, ma fino ad oggi non ho trovato nulla, anzi lancio un appello a chi cerca "praticanti", non importa la regione.
Prof. Capilungo: se ha voglia di capirne un po' di più di finanza quantitativa legga: "RISCHIO E RENDIMENTO.TEORIA FINANZIARIA E APPLICAZIONI ECONOMETRICHE. Autore S.Pastorello casa ed. IL MULINO.
Antonio Lucenti, Danny: Totalmente daccordo con Voi sulla necessità che le Banche rivedano la loro politica e sul rapporto odio-sottomissione che affligge il nostro popolo, spero che qualcosa cambi al più presto.
Scusate la prolissità, a presto.
antonio lucenti
5 gennaio 2004 0:00
Quanta carne al fuoco, all'inizio del 2004!
A Fabio vorrei dire che, alla base dei suoi ( e non solo suoi..) problemi , c'è il rapporto di odio-sottomissione che gli italiani ( degli altri non ho notizia) vivono tutt'oggi nei confronti delle BANCHE. Per anni si sono fatti taglieggiare dalle banche svizzere, e tanti ancora non hanno smesso. Per anni hanno creduto all'equivoco, coltivato ad arte, che il conto corrente fosse un "investimento" invece che un servizio, e che il famigerato " vincolo" fosse uno strumento finanziario, e non una condizione. Oggi le banche penalizzano pesantemente chi non opera tramite i canali informatici, al di fuori dei quali si verificano svarioni e ritardi incredibili; ma a chi serve questa medicina? Index linked, obbligazioni non quotate, con strutture incomprensibili e iter imperscrutabili non hanno incrinato il rapporto
" Ma almeno mi dà sicurezza.."
E presentarsi senza spendere il nome di una banca è difficile, sempre e comunque difficile: anche in certe fasce che , per educazione ed esperienza , non dovrebbero subirne il "fascino morboso".
Per quanto riguarda la conoscenza delle figure pf e cfi, anche qui purtroppo si fa poca distinzione tra impiegato di banca, gestore e le 2 figure. C'è poco impegno a cercare le discriminanti: la maggior parte delle persone non vuole sentire spiegazioni : è abituata all'imbeccata, abituata dall'impiegato di banca. Che per anni ha coltivato il mito della "dritta" e della "soffiata". Dalla banca comprano qualsiasi cosa.
Che ci siano confusioni sulle figure e sulle istituzioni lo si rileva anche da ciò che scrive Danny:
"E' noto infatti che non solo le finanziarie, ma ormai quasi tutte le Banche operino un fortissimo condizionamento......" dice e non capisco perchè parli di finanziarie e non di Sim . Sbaglia. Evidentemente non sa che le pochissime sim indipendenti , senza banche alle spalle , sono proprio quelle sulle quali ancora potrà contare, perchè, non producendo strumenti propri, hanno ridottissime aree di conflitto di interesse.
Volendo questo concetto si potrebbe approfondire, per una maggior consapevolezza.

Alla " risparmiatrice", in predicato di divenire "investitrice" ( in campo finanziario ci sono anche i "giocatori "..) vorrei dire di tornare poco indietro nel forum e leggere ( o rileggere) la lettera del Bernasconi, e di frequentare il sito www.soldionline.it e la mia rubrica "La stanza del promotore" nella sezione "Finanza personale".
La consapevolezza è l' attrezzo che le consiglio per illuminare la sua strada da investitrice: la fiducia non è fede.
A Danny vorrei dire che Argentina, Cirio e Parmalat sono storie che hanno poco in comune.
E dire che quel che conta sono i risultati, è riduttivo ed inesatto. Infatti è più importante sapere COME si è arrivati ad un risultato, perchè così si possano ripercorrere le strade giuste ed abbandonare quelle sbagliate.
Quelli che per anni hanno goduto dei ricchi dividendi che le obbligazioni argentine pagavano, non si sono mai chiesti da dove veniva tutto quel bendidio? E perchè non ne sono usciti subito? Molti avrebbero potuto farlo con guadagno.
Voracità.
Cirio è stata una brutta storia, le banche sapevano quel che facevano: stavano caricando un revolver per far giocare la roulette russa ai propri clienti.
Voracità ed informazione ambigua.
La Parmalat è un'altra cosa: tutti ne parlavano bene, a livello internazionale. Buon rating, liquidità negli scambi ( generalmente segno di qualità dello strumento). I revisori dei conti non "rivedevano" e qualcuno truffava. Io mi chiedo se a Tanzi non sarebbe costato meno ( proprio come pagamento di bustarelle..) far cose pulite invece che "sporchessi".
Disonestà strutturata.
E' tardi, saluti.
Antonio Lucenti
danny
4 gennaio 2004 0:00
La cronaca quotidiana di ieri ha riportato dell'assalto alle Banche, per ora limitatamente alla citta' di Collecchio. E' pero' vero che in tutt'Italia si comincia a sentire da parte dei risparmiatori una forte paura, un grande disorientamento. Ormai sono gia' oltre cinquecentomila coloro che hanno perso cifre considerevoli in investimenti in Argentina, Cirio, Parmalat, e si cominciano ad affrontare temi che in passato non avevano questa rilevanza soprattutto per la sofisticazione estrema che il nostro mercato finanziario ha raggiunto in questi ultimi anni. Non si tratta di perdite programmate su mercati azionari, ma di investimenti obbligazionari che il risparmiatore era spesso indotto a ritenere sicuri e sui quali convogliava anche importi che mai avrebbe indirizzato su investimenti azionari.
Sul grande equivoco puo' avere certamente giocato una scarsa attenzione da parte di chi investe, ma molto piu' ha influito l'impreparazione, la leggerezza di chi propone l'investimento.
Innanzitutto, come piu' volte e' stato detto e scritto, soprattutto nella meritoria trasmissione "Mi manda Raitre", andra' chiarito il ruolo specifico del singolo proponente l'investimento, vagliando attentamente se e, e in quale modo, sono stati eventualmente collocati ai privati, Titoli che non erano sul mercato, ma in proprieta' dell'Istituto stesso che li proponeva. La figura del Bancario o del promotore finanziario che ha fatto investire in questi prodotti, tuttavia, non credo vada generalizzata, non sempre e' facile infatti capire quanto, in quella singola Banca o finanziaria, abbiano giocato scarsa preparazione del personale alla vendita, leggerezza del venditore, ordini di scuderia, ecc.ecc.
Anche questi ultimi scandali cosi' clamorosi stanno portando in fin dei conti a risultati positivi, soprattuto grazie all'opera di associazioni di Consumatori e di alcune riviste, si sta aprendo uno squarcio sull'oscuro mondo del collocamento di prodotti finanziari. Resta tuttavia gravissimo il fatto che ancora una volta a livello politico, oltre all'abituale lentezza dei nosti amministratori, ci si andra' a scontrare con il conflitto d'interessi del nostro Presidente del Consiglio, che attraverso la Mediolanum e' padrone oggi della seconda grande societa' che opera nel collocamento di prodotti finanziari.
La rivista "il Mondo" una settimana fa ha riportato, anche con la collaborazione di alcuni operatori finanziari "obiettori di coscienza", alcuni importanti considerazioni. E' la prima volta che anche la stampa apre uno squarcio su questi interessi davvero granitici. Non si tratta, infatti, di parlare solo di Argentina o di Parmalat, c'e' una situazione assai piu' complessa che riguarda l'intero mondo del collocamento dei prodotti finanziari, sulla quale bisogna intervenire al piu' presto.
E' noto infatti che non solo le finanziarie, ma ormai quasi tutte le Banche operino un fortissimo condizionamento nei confronti dei propri dipendenti per la vendita di alcuni prodotti finanziari, ovviamente piu' redditizi per il collocatore e spesso molto piu' costosi per il risparmiatore. Se questa situazione e' la regola nelle Finanziarie, determinando direttamente gli stessi compensi del promotore, non lo stesso avveniva finora nelle Banche, anche per il divieto che le stesse devono di rispettare di condizionare emolumenti alla vendita di prodotti da parte di propri dipendenti. Il divieto e' stato tuttavia da tempo aggirato con fortissimi condizionamenti psicologici, accompagnati da premi e gadget di ogni tipo senza alcun pudore, bastone e carota. Su queste situazioni credo sia urgentissimo un intervento delle tanto citate Consob e Banca d'Italia.
Ma anche sui prodotti che le Banche e/o le Finanziarie mettono in testa al proprio listino occorre fare qualche distinguo. Per quanto riguarda i prodotti assicurativi, credo abbia ragione chi, come fanno gli obiettori de "il Mondo", sostiene che vadano al piu' presto ricondotti alla loro vera natura di prodotti assicurativi. Soprattutto le cosidette "Index Linked" infatti quasi sempre offrono solo costi elevatissimi in cambio solo di quello che si potrebbe ottenere con un oculato mix di titoli "zero coupon" e di opzioni azionarie. Quanto poi alle obbligazioni emesse, in conflitto di interesse, dalla vostra banca, sarebbe ora che una normativa obbligasse a collocarle solo presso investitori istituzionali. In questi casi tuttavia se non si tratta di prodotti "strutturati", spesso non c'e' da allarmarsi eccessivamente in quanto i rendimenti sono molto vicini a quelli dei titoli di Stato, senza grossi rischi aggiuntivi.
Per quanto riguarda poi il risparmio gestito, attraverso Fondi comuni, quello che da circa venti anni ha assorbito grande parte dei nostri risparmi, credo invece che ci sia da preoccuparsi solo se e quando chi propone e chi investe non hanno la competenza, la serieta' per orientarsi nell'investimento. Credo infatti che la complessita' attuale dei mercati finanziari renda davvero importante orientare i propri risparmi verso gestioni davvero professionali. L'importante e' sapere scegliere, i fondi Comuni sono ormai migliaia, e non sono certo tutti uguali, non e' la stessa cosa orientarsi verso un monetario o verso un azionario paesi emergenti.
Ma e' bene anche dire che cinque anni fa chi ha investito in proprio in Argentina oggi piange lacrime amare, mentre chi ha investito tramite un prodotto gestito analogo, un fondo obbligazionario in paesi emergenti, ha invece ottenuto forti guadagni. In un fondo giocano la diversificazione e la professionalita' del gestore.
Il quadro e' dunque assai complesso, ma il mio timore e' che ancora una volta prevalgano gli interessi piu' forti, a discapito della trasparenza e di un piu' chiaro e limpido rapporto tra intermediari finanziari e risparmiatori.
un cliente interessato
3 gennaio 2004 0:00
egr. sig. Lucenti,
la ringrazio. Essere inserito tra le cose buone che questo nuovo anno abbia portato mi fa sicuramente piacere, ma, mi creda, il piacere maggiore personalmente è stato nel vedere riacceso un dibattito a mio avviso molto interessante, con la possibilità per un medio-piccolo investitore come il sottoscritto (e noto finalmente con soddisfazione di non essere il solo) di leggere opinioni, pareri e pensieri liberamente espressi da professionisti altamente qualificati. Permettetemi inoltre di dare un caloroso benvenuto alla giovane ragazza "futura investitrice confusa" in questo forum. Le do il benvenuto in rappresentanza della categoria "clienti" (siamo pochi, ma son sicuro cresceremo), e la rassicuro: forse (anzi senza il forse) sarò meno giovane di Lei, ma in quanto a confusione, ne sia certa, in questo campo, pare che essa cresca in maniera direttamente proporzionale all'esperienza. Laddove "investire" venga inteso nella sua accezione più ampia di "gestire al meglio i propri piccoli risparmi", evidentemente questa è un'attività che io svolgo da qualche annetto, eppure, ed anche in questo ahimè non sono il solo, la mia pur minima esperienza non mi ha evitato di affidarmi ad una malgestione, forse poco propensa a quelle che in realtà erano e sono le mie aspettative, i miei obiettivi.
Il suo punto di partenza però mi pare certamente ottimo, signorina. Si informi, chieda notizie, domandi il perchè di ogni cosa, sopratutto in questo campo e, alla fine, si affidi alla persona, al professionista che a suo avviso risponde meglio ai suoi criteri di professionalità.
Ringrazio anche il giovane ex-promotore, che a quanto pare mi ha elevato ad una classe superiore, ma contemporaneamente desidero fargli notare che neanche a "il Prof" era mai venuta in mente l'idea di pagare per ricevere un servizio di mera consulenza, forse semplicemente perchè, come sottolineato giustamente dal dr. Capone, non ne era mai venuto a conoscenza.
Prima di chiudere, una piccola precisazione, sempre per il sig. Fabio, e per dimostrarLe ulteriormente di non appartenere alla "gente fuori del comune". Se Lei mi espone il concetto di "curva di massima efficienza", di corretto rapporto rischio/rendimento o simulatore montecarlo, io non è che faccio finta di capirLa.
Io non La capisco davvero.
Cordiali saluti
Giulio Capilungo
Futura investititrice confusa
2 gennaio 2004 0:00
Salve a tutti,
beh forse il mio saluto è poco formale, ma rispecchia il mio essere. Sono una ragazza che si è imbattuta nel vostro sito, prima, e nel forum, dopo, mentre cercavo delucidazioni su “investimenti sicuri”. Mi spiego meglio: sono entrata in possesso di una modesta somma di denaro ed essendo una persona cauta ma nello stesso tempo “ignorante” mi sono posta il problema di dover informarmi meglio su come agire per investire tale somma onde evitare fregature, le ultime notizie mi hanno un po' spaventata.
Non ho “amici”, “conoscenti” che lavorano in settori finanziari che possano consigliarmi al meglio, e anche se li avessi, probabilmente, prima di chiedere un parere cercherei sempre di porre la domanda giusta per avere una risposta attinente e non fuorviante.
Mi chiedo quali siano le domande che debbo rivolgere a me stessa per avere una risposta chiara; devo chiedermi quanto sono disposta a perdere, a rischiare?? Non riesco ad escludere il rischio, mi pare che ogni forma di investimento, che non sia il mattone, ovvio, richieda implicitamente una certa dose di perdita.
Volevo rivolgermi a voi, per poter meglio comprendere la direzione da prendere, promotore finanziario o consulente indipendente?
Da quanto ho letto sinora, poco, gli ultimi interventi, propenderei per un consulente finanziario indipendente, figura a mio avviso molto più obiettiva, non “interessata”, non “legata”, ma devo anche dire che leggendo l’intervento di Fabio (ex promotore) sono portata a rifletterci su attentamente.
Presumo lui sia un consulente indipendente ora, correggetemi se sbaglio. Quello che ho letto (tra le righe) mi ha un po’ spaventata, devo ammetterlo.
Ho sempre attribuito a certe figure professionali, siano essi avvocati, promotori, consulenti, un certo distacco sentimentale, laddove il distacco sentimentale serve a consigliare al meglio tenendo sempre presente le esigenze dell'interlocutore, cliente. e questo mi ha sempre rassicurata; atteggiamento che non noto nell'ex promotore. Forse è deluso, amareggiato, sentimenti comprensibili, non rimproverabili, ma io, e sottolineo io, ci penserei due volte ad affidare i miei risparmi, i miei soldi a qualcuno così incavolato, vorrei una figura pacata, qualcuno che fosse chiaro e che esponesse le differenze tra una professione e l'altra, piuttosto che screditarne una per promuovere la propria. Darebbe credito alla mia intelligenza nel valutare e scegliere cosa è meglio per me, per il mio futuro, con il suo valido supporto datogli dalla preparazione professionale, e con questo non intendo mettere in forse la preparazione di alcuno, dico solo che lo sfogo del signor Fabio destabilizza la piccola certezza che avevo: affidarmi ad un consulente finanziario indipendente. Se lui lo è, se io fossi della sua città, magari lo sono, beh avrebbe perso una futura cliente. Scusate il mio intervento profano, criticatelo se vi pare giusto farlo, ma sentivo di dover dire la mia, onore a questo forum, che mi ha lasciato intendere che anche una ragazza come me possa intervenire.
Auguro a tutti voi un sereno e proficuo e propositivo buon 2004, per quello che mi riguarda mi auguro di potermi chiarire le idee circa la collocazione del patrimonio a mia disposizione, e ho la presunzione di credere che voi possiate aiutarmi in tal senso.
p.s. ma il termine investitrice è corretto?
massimiliano capone
2 gennaio 2004 0:00
da qualche giorno leggo con piacere gli interventi in questo forum, e colgo l'occasione con l'intervento del sig. Fabio per intervenire ed esprimere anche la mia opinione.
Premetto di essere anch'io, sig. Fabio, come Lei, un ex-promotore, e che comprendo il suo sfogo. In effetti, abbiamo alle spalle un'attività per niente facile, spinta alla ricerca di vendite costanti di prodotti nela maggior parte dei casi poco efficienti per il cliente, per ottenere come ritorno quelle famigerate commissioni che ci permettevano di mandare avanti la famiglia. Poi, è chiaro che l'espletazione della stessa attività poteva ed è tuttora svolta in maniera differente a seconda della persona, del professionista in oggetto, ma, è fuor di dubbio, l'attività di un promotore consiste essenzialmente in questo. Lei, come me e tanti altri ormai, adesso l'ha messa alla porta, ed ha abbracciato la nuova professione di consulente indipendente. Quindi, sorrida, sig. Fabio. E' stata una sua scelta, non imposta da alcuno, credo, ma effettuata solo ed unicamente (suppongo sia la mia stessa motivazione) nel desiderio di poter offrire alla sua clientela un servizio avulso da conflitti d'interesse, budgets da raggiungere ad ogni costo, avendo invece come unico obiettivo la cosa in effetti più importante: l'interesse del suo cliente. Credo sia una motivazione più che positiva, ragione per cui, sorrida.
E non si lasci scoraggiare da qualche difficoltà iniziale. Esse sono normali, nell'avvio di una qualsiasi attività, e non di meno quando tale attività si configura come una assoluta novità nel panorama finanziario, per lo meno nel panorama italiano. Pur comprendendo il suo sfogo, non concordo con Lei quando definisce "...dotte elucubrazioni di signori che poco hanno a che vedere con la realtà della promozione finanziaria e della consulenza indipendente..." pensieri ed opinioni espressi da persone che, tutt'altro, a mio avviso, sono pienamente e legittimamente inseriti nel contesto. Ho riletto la presentazione iniziale di questo forum effettuata dal Dr Pedone, e non mi risulta aver letto da alcuna parte che lo stesso fosse dedicato esclusivamente a tecnici o professionisti della finanza. Il forum in questione è semplicemente un salotto di conversazione in cui ognuno, sia esso un tecnico, o un risparmiatore, "gente comune" insomma, possa con tranquillità esprimere liberamente il suo pensiero sulla migliore gestione di un patrimonio, sia esso il suo personale, o quello dei suoi clienti ai quali voglia garantire un servizio più completo, più chiaro, attingendo in questo anche da idee qui espresse dai suoi partecipanti, tra l'altro tutti ottimamente equilibrati e preparati.
Sono d'accordo con Lei quando accenna al fatto che, probabilmente, la maggior parte delle persone, non è disposta a pagare un extra per un servizio di consulenza. Ma, sig. Fabio, rifletta sul perchè...
Magari, è solo perchè non ne conosce neanche l'esistenza? Noto che ha inserito il prof nella categoria di "gente fuori dal comune". Ora, a parte il grado di soddisfazione che con questo potrà provocare all'illuminato professore (è evidente un riconoscimento implicito di maggior lungimiranza in detta affermazione), non crede che l'unica differenza tra il Sig. Capilungo (che peraltro stimo molto nei suoi interventi) e la "gente comune", sia semplicemente il livello di ignoranza relativa all'esistenza di tale nuova figura professionale?
Non so Lei, ma Le assicuro che, anche quando all'inizio mi presentavo alla mia potenziale clientela, come promotore finanziario, non tutti aprivano la porta dicendo: "ah si', prego Dr. Capone, conosco benissimo la sua professione, e sono prontissimo ad ascoltarla".
Perdoni la mia leggera ironia, Sig. Fabio, e mi creda quando la invito ad essere maggiormente ottimista sulla professione da Lei e da me intrapresa, lo affermo nella certezza (ed insieme desiderio) che essa sarà il futuro punto di riferimento per il cliente-risparmiatore, e non solo per l'evoluto tra essi, ma semplicemente per chi di ciò ne avrà l'esigenza, semplicemente...
cordiali saluti e sereno 2004 a tutti
massimiliano
Fabio (ex promotore)
2 gennaio 2004 0:00
Scusatemi signori ma sono un po' seccato.
Il Forum mi sembra diventato il luogo di dotte elucubrazioni di signori che poco hanno a che vedere con la realtà della promozione finanziaria e della consulenza indipendente.
La realtà è fatta da migliaia di promotori che fanno una fatica del diavolo per sbarcare il lunario (con lo Stato che preleva oltre il 50% dei redditi), che mentre i "poveri dipendenti di banca" si godono la tredicesima ed i premi vari, cercano disperatamente di chiudere l'ultima polizza o strutturato (sì signori proprio quei prodotti che Vi fanno inorridire, ma sono proprio quelli i prodotti che il "sistema" promozione ben remunera), per non sentirsi il fiato al collo del manager di turno con il suo sarcasmo pungente teso a farti capire che se non guadagni 10.000,00 euro al mese è solo per colpa TUA.
Molti di loro abbandoneranno, ma prima avranno spremuto il possibile dalla famiglia, dagli amici, dal posteggiatore, in palestra, al bar, anche da se stessi.
Lo sapete signori cos'è il MASTER ?
E' un elenco di persone da contattare per un appuntamento con la sicurezza di non aver chiuso il telefono in faccia.
Molte reti chiedono questo elenco scritto agli aspiranti promotori, non chiedono certo la capacità di costruire una asset allocation.
Questa è la realtà della promozione!!!!!
Veniamo alla consulenza indipendente:
La mia esperienza personale mi ha fatto raggiungere la seguente conclusione: "Alla gente comune (quindi non certo la gente come il n/s Prof.) l'idea di dover pagare per ricevere questo servizio non la sfiora nemmeno.
Sì, ti calano la testa quando gli parli del conflitto di interessi, ti calano la testa quando gli dici che quasi certamente sostengono dei costi elevati per la gestione del loro denaro, poi quando esponi il concetto di "curva di massima efficienza", di corretto rapporto rischio/rendimento o simulatore montecarlo fanno pure finta di capirti, ma giunti al momento della "grana", adios.
E allora cari Signori perchè stupirVi delle Cirio delle Parmalat, o dei fondi dei fondi, la gente comune è disposta a spendere solo per mangiare la pizza fuori, di un altro consulente (temo ancora per molti anni) ne può fare benissimo a meno. SCUSATE LO SFOGO.
antonio lucenti
2 gennaio 2004 0:00
Paolo Bernasconi, non ti conosco, ma ti bacerei (mi ricompongo....perdoni il tu visceral-partecipativo e mediterraneo).
Le 3 domande!
Vedo con grande piacere che gli interventi del professore attirano un nuovo filone di commenti, ad un metalivello. Fare da sè, nel nostro caso, va inteso come evoluzione della propria capacità discriminante, come sviluppo della personale consapevolezza, e non meramente come onanismo finanziario. Questo è un argomento di crescita, verso il quale io cerco da tempo di trascinare qualcuno, sia in questo forum, sia su soldionline.
Il professore ha fatto da catalizzatore, e finalmente la reazione è avvenuta.
Una buona cosa l'anno nuovo l'ha portata.
Piccola, ma rivoluzionaria....
Il concetto sottostante alla parola" investimento" è stato completato.
Il primo investimento va fatto su noi stessi, sullo sviluppo ( questo è il concetto fondamentale: lo sviluppo, la crescita, l'incremento delle risorse disponibili........ quando ce ne sono...) della propria consapevolezza.
Questo è stato il mio percorso, fino a pf.
Potrebbe esserlo anche per il signor Rizzi, se considera in modo oggettivo la situazione. Se la sente?
Saluti cordiali
antonio
paolo bernasconi
1 gennaio 2004 0:00
Egregio Sign. Luca Rizzi,
la storia è come sempre maestra: ci saranno sempre gli speziali che si spacciano per medici.
L'unico sistema "pratico" per migliorare la collettività è quello dello sviluppo individuale della METODOLOGIA DEL CONTROLLO sugli altri e su se stesso.
Controllare non significa diventare esperti su tutto, ma acquisire dei parametri utili per poter oggettivamente verificare le informazioni che si ricevono per soddisfare le proprie esigenze.
Controllare se stesso significa riuscire ad individuare con "certezza" le proprie esigenze cercando di non farsi fuorviare dalla propria emotività e dalla propria illogicità; poi occorre con "determinazione" scoprire IL CONFLITTO DI INTERESSE di chi ci propone la soluzione, infine utilizzando i parametri precedentemente individuati, controllare la veridicità e la competenza dell’informazioni ricevute.
Le prime due fasi sopradescritte di un processo decisionale sono fondamentali e determinanti per l’individuazione dei parametri utili necessari per cercare trovare una soluzione di successo che abbia probabilità di errori inferiori.
Le faccio un esempio pratico.
La moglie vuole arredare il balcone con dei fiori e delle piante; individuare una esigenza “economicamente rilevante” è domandarsi, ad esempio, quali fiori o quali piante siano più resistenti e quale terra è da utilizzare per farli/le resistere di più conciliando l’esigenza estetica della propria compagna. Quanto “adeguato impegno”, visto che non sono un giardiniere, devo metterci per questo acquisto? Dipenderà forse dalla rilevanza economica che questo acquisto avrà sul mio budget familiare; se riterrò che la rilevanza economica sia “importante” impegnerò il MIO TEMPO ad acquisire tutte le informazioni necessarie, magari da uno o più giardinieri, controllerò oggettivamente le informazioni ricevute (ad esempio il sito di ALTROCONSUMO riporta un confronto da loro fatto sulle terre da utilizzare), poi procederò all’acquisto.
Così facendo avrò ridotto le probabilità di fare errori, perché mi sono impegnato, se non facessi nulla lascerei solamente al “CASO” il successo di questo acquisto.
Il “fai da te, inteso come adeguato impegno per determinare il corretto processo decisionale, COSTA TEMPO E DENARO, MA E’ UN INVESTIMENTO.
Le faccio io ora delle domande:
- perché le persone si “attrezzano e si impegnano” solamente quando le loro decisioni di acquisto si rivelano un insuccesso?
- perché le persone, salvo i casi di truffa o di comportamenti penalmente o civilmente rilevanti, attribuiscono sempre agli altri la responsabilità delle proprie scelte?
- perché le persone si “affidano” agli altri su questioni rilevanti del proprio budget familiare senza mantenere un oggettivo “filtro” sulle informazioni ricevute?
Non tutti sono oggettivamente in grado di determinare dei parametri utili per verificare le informazioni ricevute, tutti però sono in grado di destinare del tempo a comprendere il conflitto di interessi degli altri sviluppando la dote che ci caratterizzava quando eravamo piccoli: "…..perché, perché, perché, perché, perché………".
Distinti saluti.
luca rizzi
31 dicembre 2003 0:00
egregio sig. Bernasconi, molto interessante il riferimento alla bs medievale.
io sono un risparmiatore che, dopo anni e anni di "consigli" di pf e bancari, ha deciso per il fai da te.
sono arrivato alla convinzione che, con un adeguato impegno, è possibile essere più acculturati finanziariamente della gran parte degli operatori/venditori. pensi che ho scoperto che la mia banca mi aveva inserito negli highnetworthindividual (poi ho saputo che vuol dire che + soldi hai, + cercano di fregarti) ed addirittura volevano darmi consigli (sic) sulle opere d'arte... il mio pf invece, se non fossi stato deciso nel dire di no, mi avrebbe imbottito di fondi azionari e polizze finanziarie per tutto il 2000!
adesso faccio da solo, on-line, se sbaglio mea culpa, posso fare tutto (fondi, azioni, obbligazioni, etf, se fossi capace anche i derivati) e non devo chiedere/ringraziare/cazziare nessuno. secondo lei, quanto tempo ci vorrà perchè i risparmiatori diventino autonomi? quanto dureranno ancora gli speziali che si spacciano per medici?
quanti soldi dovranno accumulare ancora banche e sim prima di farla finita con i loro piazzisti di bond spazzatura?
meno male che ci sono siti come aduc che aprono gli occhi...
buon anno a tutti
LR
un cliente interessato
31 dicembre 2003 0:00
Egr. Sig. Rizzi,
condivido pienamente la sua affermazione d'elogio per siti come Aduc, che aprono gli occhi su prodotti spazzatura spesso rifilati da banche ed assicurazioni. Trovo altresì condivisibile ed importante il fatto di desiderare una formazione finanziaria maggiore per non incappare in grosse fregature, o quanto meno limitare i danni.
Non trovo altrettanto condivisibile la sua scelta di fai-da-te. Mi viene in mente la famosissima pubblicità dell'Alpitour, probabilmente esplicativa comunque dei rischi derivanti dal far tutto da soli. Credo invece sia più opportuno affidare la propria persona, sia che si tratti dei propri risparmi, come della propria salute, o semplicemente nella scelta della migliore caldaia da installare nel proprio appartamento, a tecnici e professionisti altamente preparati a ciò qualificati e predisposti. S'immagina nel dover studiare interi testi di odontaiatria per essere in grado di auto-devitalizzarsi un dente? O di conoscere a fondo il funzionamento di un computer per essere in grado di non dover mai chiamare un tecnico? Sarà d'accordo con me, credo, se affermo che è giusto e auspicabile conoscere quel minimo che basta per capire che non occorre gettare il vecchio PC per acquistarne uno nuovo, quando basterebbe invece una semplice deframmentazione per riaverlo perfettamente efficiente.
Il punto cruciale è sempre lo stesso, Sig. Rizzi, trovare il tecnico, il dentista, il professionista, in qualunque campo, che operi con integrità e correttezza morale. Comprendo che questa sia un'impresa alquanto ardua, ma credo sempre meno che dover necessariamente diventare degli esperti in ogni campo della nostra vita.
Cordiali saluti e buon 2004
Prof. Giulio Capilungo
paolo bernasconi
31 dicembre 2003 0:00
Ho scoperto questo forum ieri sera e vorrei dare il mio contributo di idee e riflessioni.
Vorrei portare a vostra conoscenza un articolo apparso sul Sole 24 ore il 27 aprile 2000 che così recitava:

Titolo: CONFLITTO D'INTERESSE, UN CASO DI COSCIENZA
Prefazione: SNODI LEGISLATIVI: E'UN PUNTO FONDAMENTALE IN UNA DEMOCRAZIA INDUSTRIALE DOVE BANCHE E FINANZA DIVENTANO SEMPRE PIU' GLOBALI E COMPLESSE - MA DIETRO REGOLE COMUNI MOLTO RESTA COMUNQUE AFFIDATO ALL'ETICA INDIVIDUALE.
Articolo: La storia è come sempre maestra: troviamo un esempio illuminante del cosa sia il conflitto di interesse e del come esso possa e debba essere risolto, nella legislazione che regolava l’attività degli Speziali nella Brescia medievale (vedi F. Spinelli, Gli Statuti del comune e delle corporazioni della Brescia medievale, Grafo Editore, Brescia, 1997).
Ricorderemo che allora non esisteva un’industria farmaceutica con prodotti standard e distribuiti presso le varie farmacie; ogni farmacia confezionava delle medicine le quali, avendo una propria specificità, potevano anche giustificare la scelta da parte del paziente di servirsi presso una particolare farmacia piuttosto che un’altra. Ebbene in quel contesto una prima norma recitava:
“I Magnifici Signori Rettori di Brescia all’unanimità con l’approvazione del Massaro e dei Sindaci degli speziali e in forza della loro autorità nel consiglio di questa Magnifica Comunità ordinano che i medici non possano tenere una spezieria o vendervi medicinali e debbano e siano tenuti a prestare giuramento, e tutti siano sottoposti al loro giuramento i singoli medici, i figli dei medici, i padri e i singoli ascendenti e discendenti, i fratelli, i servi, le mogli, le serve e qualsiasi altra persona che lavori per i detti medici, o che fungono da procuratori, se tali medici prendano parte o dividano ovvero abbiano una parte o in società una qualsiasi spezieria con una qualsiasi persona del comune collegio dell’università, e pure se riceveranno un qualche onorario o un dono o un prestito o un favore d’altro tipo o un tributo o una specie di lucro al fine di fare ordinazioni di medicinali alle singole spezierie o affinché soprattutto ordinino alla speziera di qualsiasi speziale”.
Si vietava dunque ai medici, ai loro familiari e parenti, e persino ai loro domestici, di avere una cointeressenza, diretta o indiretta, in qualche farmacia.
Il fatto che il legislatore medievale cogliesse pienamente le implicazioni dello specifico conflitto d’interesse che poteva sorgere tra un medico e l’industria farmaceutica del tempo è rivelato da due aspetti: il riferimento alla “salute pubblica” rappresenta una giustificazione della norma decisamente rara nella cultura giuridica del tempo e la multa di 500 ducati è la più elevata da noi incontrata nella legislazione riguardante Brescia.
Distinti Saluti
antonio lucenti
29 dicembre 2003 0:00
Egregio prof. Capilungo, spero di non essere fuori tempo massimo per rispondere alle sue domande.
"..tanto è che affida a Egli la totalità dei suoi risparmi." Non è così, affido a lui i risparmi dei miei clienti, e "parte" dei miei. Mi piace operare personalmente, e sul mio posso anche scommettere, oltre che investire, se voglio.
Qui direi al dottor Pedone che dissento dalla sua dichiarazione che far medie è sbagliato concettualmente: se in un titolo io credo, io faccio media sì. Perchè se ha una storia ed un futuro, perchè se mi ha dato e mi promette redditività e dividendi, preferisco tenerlo in portafoglio, e magari fare un po' di trading, per anni, piuttosto che darlo via e cercarne un altro.Sono fedele a chi mi rispetta.Così faccio io: opinabile il comportamento e l' opinione.
Io ho scelto con chi lavorare, il mio gestore anche; ho già detto che le fasce di utenza sono tante, chi vuole una catenina andrà nel centro commerciale, chi vuole un gioiello di valore, no.
E' inutile fare ipotesi quando c'è una realtà vera: converrà anche lei che pianificare è una cosa, congetturare è un'altra. In ogni caso, se è questo che vuol sapere, se mi si proponesse di "fregare" qualcuno, posso dirle da ora che non fa parte della mia matrice mentale... Ma nessuno le risponderebbe diversamente..si deve fidare..
Mi crede se le dico che mi vedo riflesso nel mio cliente? E poi, il chiodo per la cartella e la canna da pesca, dei quali ho già parlato, sono sempre lì.....
Vorrei precisare che non ho mai cercato di difendere la figura del pf ( e mi dispiace se ho dato questa impressione) che non ha bisogno della mia difesa; come non ho mai cercato di offendere la figura del cfi ( e sono sicuro di non aver dato questa impressione). Non c'è categoria da difendere o offendere: al di là di chi delinque, sarebbe stupido ( o umorismo voluto, in certi casi...) offendere o difendere gli avvocati, o i medici o i carabinieri o i muratori...........
Bisognerà istituire una maglietta con scritto " può nuocere gravemente a....." personalizzata a seconda del mestiere o della professione?
Avrei voluto segnalare situazioni obiettivamente riscontrabili, evitando le generalizzazioni: peccato non essere riuscito a trasmettere la mia antipatia per le generalizzazioni.
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Inoltre, pensieri slegati:
Vorrei chiarire che io non mi sento in competizione con alcuno, se non con me stesso ( giusto per non lasciare senza risposta il dottor Grigione, "sfidante" ). E che trovo estremamente riduttiva oltre che vagamente scolastica, la proposta.
Principi generali e puntualizzazioni estemporanee di paternità conclamata, opinabili:
Investire non vuol dire guadagnare. Vuol dire mettersi in condizione di farlo. Condizione necessaria, ma non sufficiente. Essere "bravi" investitori mobiliari non vuol dire guadagnare sempre e comunque ( ....magìa....). Vuol dire fare molto meglio del mercato di riferimento.
Investire è un'attività ( come quella commerciale, produttiva, di servizi, ecc) e come ogni attività necessita di risorse, continuità e flessibilità operative, congruenza operativa ed amministrativa, aggiornamento, (le più importanti.....) Sia che il mercato (Borsa... o accessori per borsette..) vada bene o male, l'investitore (imprenditore) attento, valuterà sempre allo stesso modo la qualità intrinseca dei suoi collaboratori. E adatterà le sue operazioni alla mutata situazione. Non chiuderà la ditta.
Più importante del risultato è il " come" lo si sia raggiunto, perchè il "come" permette di riprodurlo nel tempo.
Poi, ognuno utilizza i propri attrezzi, alla sua maniera.
Pensi. caro professore, a quelli che all'inizio di quest'anno hanno mollato un valido professionista, ed ora sono contenti della scelta perchè "..finalmente cominciano a guadagnare..." adesso che tutti guadagnano.........
Saluti
Antonio Lucenti
Alessando Pedone
24 dicembre 2003 0:00
Capilungo,
Mi scuso per l'errore nel nome.
Le consiglio di leggere l'articolo che abbiamo pubblicato sulla consulenza indipendente a questo indirizzo: http:/ /investire.aduc.it/php/mostra.php?id=59048
Cordiali saluti e buone feste
un cliente interessato
24 dicembre 2003 0:00
Pedone, la ringrazio.
E' stato sicuramente più chiaro, almeno per me, cosa volesse intendere nella precedente affermazione.
Le rivolgo un'altra domanda, dato che si occupa anche di questo aspetto.
C'è un sito, un qualche indirizzo internet che possa elencarmi dei professionisti indipendenti suddivisi per regioni, così da poterne contattare personalmente qualcuno.
La ringrazio anticipatamente
p.s. Capilungo, non capilongo, anche se molto simile.
Cordiali saluti
A.Pedone
24 dicembre 2003 0:00
Rispondo brevemente a Capilongo del 23 Dicembre 2003.

Mi rendo conto che il mio intervento precedente poteva essere di non facile lettura ed ingenerare qualche confusione. Purtroppo, almeno per il sottoscritto, non e’ affatto agevole essere chiaro e conciso nel poco tempo che posso dedicare a scrivere interventi su questo forum.

La parola “rischio” ha significati molto diversi. Normalmente un cliente intende per “rischio” la possibilta’ di perdere soldi. In finanza il concetto invece e’ molto piu’ articolato. Una tipologia di rischio finanziario e’ il rischio sistematico ovvero l’ampiezza delle oscillazioni connaturate al naturale andamento dei mercati finanziari. Questa tipologia di rischio diminuisce con il passare del tempo (anche se questa affermazione potrebbe ingenerare fraintendimenti perche’ e’ parzialmente vera, come quasi tutte le cose in finanza). Un’altra tipologia di rischio finanziario e’ il rischio liquidita’, ovvero il rischio legato alla difficolta’ di trovare una controparte dovendo disinvestire prima del tempo prestabilito (e quindi ricavare meno del “valore di mercato”). Altri forme sono il rischio valutario, specifico (legato cioe’ all’emittente del titolo), di gestione, ecc.

La domanda “che tipo di rischio intende accettare” e’ una domanda abbastanza sciocca da fare ad un cliente. E’ il professionista che deve essere in grado (in base all’analisi degli obiettivi finanziari, al complesso del patrimonio, all’esperienza in materia finanziaria, alla propensione ed alla capacita’ di assumere rischi) di proporre il giusto mix di rischi finanziari per massimizzare l’utilita’ (di cui il rendimento e’ solo una parte) del portafoglio finanziario del cliente.
Naturalmente una parte essenziale del suo lavoro e’ quella di rendere completamente edotto il cliente del possibile andamento futuro degli investimenti in modo da evitare cattive sorprese.

Quanto alla domanda circa un portafoglio gestito in fondo azionari al 70%, la prima cosa da fare e’ certamente quella di controllare i costi del portafoglio finanziario (che mediamente si aggirano intorno al 3% annuo) ed eliminare i costi eliminabili.
E’ necessario poi vedere il tipo di diversificazione all’interno di questi fondi, ad esempio se ci sono concentrazioni eccessive in singoli settori e/o aree geografiche che non fanno parte di una precisa strategia d’investimento.
Mediare e’ una cosa assolutamente da evitare. E’ un nonsenso finanziario.

E’ chiaro che queste risposte non la soddisfaranno affatto. Lei vorrebbe sapere se conviene “vendere, tenere duro o comparare ancora”, ma purtroppo, le cose sono un po’ piu’ complesse e continuare a ragionare sulla base di presupposti errati le puo’ portare solo cattivi risultati.
Le posso dare un consiglio diverso: se qualcuno le fornisse consigli in merito all’aumento o alla diminuzione dei rischi del suo portafoglio cosi’ all’impronta rispondendo a domande come quelle che ci ha fatto, come minimo lo ignori.
un cliente interessato
23 dicembre 2003 0:00
Ringrazio sinceramente il dr. Pedone per l'intervento. E' stato molto esauriente (altrettanto chiaro purtroppo non mi sento di affermarlo, ma tengo a precisare che ciò è dovuto unicamente alla mia ignoranza tecnica nella specifica materia trattata).
Sempre nella mia ignoranza però, ed avendo l'impressione di conversare con un professionista altamente preparato quale Lei dimostra tranquillamente di essere, vorrei fare alcune considerazioni, e rivolgerle ancora alcune domande per ottenere da Lei, se possibile, maggiori chiarimenti.
A quanto comprendo, in un'analisi di un portafoglio per un suo cliente, la prima cosa di cui tiene conto è l'eventuale rischio al quale il cliente stesso ritiene di poter sottostare (se tale mia deduzione è totalmente errata, la prego di non tener conto di quanto successivamente andrò ad affermare...).
Ipotizzo dunque di trovarmi, come cliente, a confronto con Lei, come consulente, per un' analisi del mio patrimonio. Sempre in quest'immaginario incontro, provo ad immaginare che una delle prime domande che Lei mi rivolgerebbe sarebbe un qualcosa del tipo: "Che tipo di rischio è disposto ad accettare?".
Oddio, probabilmente formulata in modo molto più professionale ed appropriato, ma comunque tesa a comprendere il mio grado di propensione ad eventi sfavorevoli del mercato.
Bene, in tale ipotesi, credo che la cosa più semplice che mi verrebbe da rispondere sarebbe che non intendo accettare nessun grado di rischio.
E, probabilmente, anche confrontandomi con amici e parenti, deduco che questa sarebbe forse la risposta che al 99% Lei avrebbe a questa domanda.
In questo caso, dato che Lei parte dal concetto di rischio (ripeto, sempre nella speranza di aver ben compreso il senso delle sue affermazioni) per arrivare ala scelta di strumenti che massimizzino il rendimento atteso, suppongo che, in tale ipotesi, mi ritroverei il portafoglio pieno di BOT, CCT e titoli a capitale garantito.
In effetti però, probabilmente, accetterei anche qualche strumento maggiormente rischioso, (come in effetti ahimè mi son trovato a fare), ma l'idea iniziale di poter mettere in discussione i risparmi di una vita, accettando un'esposizione ad un rischio di perdita in conto capitale, forse non sarebbe da me presa assolutamente in considerazione (sopratutto memore delle disavventure in cui mi sto venendo a trovare).
Le chiedo sinceramente di perdonare la mia ignoranza nel caso avessi inteso, come si dice, fischi per fiaschi, e colgo l'occasione per rivolgerLe una domanda, a Lei come agli altri validissimi frequentatori di questo forum. Cosa consiglierebbe ora ad un risparmiatore che si trovasse ad aver investito circa il 70% del suo patrimonio in fondi azionari (con perdite ad oggi all'incirca del 30%)?
Consiglierebbe, come da più parti fanno, di mantenere invariate le posizioni? O addirittura, laddove fosse possibile, incrementare per mediare i prezzi in carico? O tenderebbe a far smobilizzare tutto o in parte il portafoglio, accettando così la perdita in conto capitale, e ricominciare ad investire su basi più solide?
Comprendo che una tale analisi abbisognerebbe di una maggiore conoscenza della mia situazione patrimoniale e psicologica, ma mi auguro che, anche in assenza di questa, qualcuno sia in grado di darmi un consiglio in merito.
Buone feste
Prof. Giulio Capilungo
a.pedone
23 dicembre 2003 0:00
Rispondo a Capilongo del 21 dic 2003 e Grigione del 22 dic 2003
La componente psicologica nel rapporto fra professionista e cliente e’, a mio avviso, e’imprescindibile per qualunque professione.
Nella mia societa’ di consulenza vi sono vari professionisti “tradizionali” come avvocati e dottori commercialisti e la mia esperienza mi porta a costatare che i professionisti affermati non sono quelli piu’ bravi tecnicamente (ovviamente una certa base di preparazione tecnica e’ data per scontata) ma quelli che sanno meglio interpretare le esigenze (spesso celate) del cliente ed appagare il bisogni psicologici che emergono nel rapporto con un professionista (essere compreso, seguito, avere un appoggio, ecc.)
Credo che tutto questo valga tanto di piu’ per un consulente finanziario indipendente il quale lavora in un settore dove l’elemento psicologico e’ fondamentale. I mercati finanziari sono tutt’altro che guidati dalla razionalita’ (come vorrebbero le tesi degli economisti classici) ma sono bensi’ fatti da uomini in carne ed ossa che sono mossi prima di tutto dagli istinti come l’avidita’, la paura, il bisogno di essere stimati, ecc.

Ma veniamo agli aspetti piu’ tecnici.
E’ necessario fare una premessa sulla teoria che sta alla base dell’approccio ai mercati finanziari di un consulente finanziario.
E’ convinzione comune fra i non tecnici (ed anche fra qualcuno che si ritiene esperto di finanza) che il lavoro dei professionisti della finanza sia quello di scegliere gli strumenti finanziari che in futuro avranno i rendimenti. La scelta dei titoli “migliori” avviene in base ad analisi di qualche tipo (prevalentemente analisi tecnica, cioe’ studio dei grafici, ed analisi fondamentale, ovvero studio dei dati di bilancio e/o macroeconomici)
Il consulente finanziario indipendente (per meglio dire il pianificatore finanziario) sa che e’ del tutto impossibile prevedere la direzione futura di un qualsiasi strumento finanziario e’ preferisce operare le scelte non in base alla “direzione” futura (che e’ imprevedibile) ma in base al ”comportamento” che, al contrario, si puo’ inferire.
Per comportamento mi riferisco in primo luogo alla deviazione standard (chiamata anche rischio sistematico) dei rendimenti (che e’ abbastanza stabile) ma anche alla correlazione con le altre tipologie d’investimento (molto meno stabile). Deviazione standard e correlazione sono due elementi centrali nella scelta di portafoglio e sono elementi abbastanza oggettivi sui quali la teoria concorda abbastanza. Vi sono poi una serie di elementi assai meno oggettivi e qui il discorso si complicherebbe all’infinito.

La conseguenza logica di quanto detto e’ che il consulente finanziario indipendente non seleziona gli strumenti guardando in primis al rendimento atteso bensi’ al rischio atteso. Prima di arrivare alla selezione degli strumenti (che tutto sommato e’ l’aspetto meno rilevante) e’ necessario quindi determinare il livello di rischio adeguato alle necessita’ del cliente. Questo e’ l’aspetto fondamentale ed e’ estremamente difficile.
Capilongo mi chiede come sia possibile scegliere i prodotti efficienti senza conoscere l’analisi tecnica. Forse c’e’ un po’ di confusione sia sul termine “efficienza” che circa l’analisi tecnica.
L’analisi tecnica (che conosco per aver fatto in passato il trader) non e’ uno strumento per identificare i prodotti efficienti. La selezione dei prodotti finanziari efficienti si realizza attraverso indicatori di tipo quali-quantitativo. Il termine “efficiente” evidentemente deve essere messo in relazione con qualcosa. Di solito ci si riferisce all’ottimizzazione del rapporto rischio/rendimento atteso.
Il rapporto rischio/rendimento si ottimizza sostanzialmente eliminando i rischi ed i costi eliminabili.
I rischi eliminabili sono in primo luogo i rischi specifici ed i costi eliminabili sono prima di tutto i costi di gestione.
Un ruolo centrale nell’ottimizzazione del portafoglio e’ giocato dal concetto di diversificazione.
Sarebbe un po’ complesso spiegare in questa sede cosa si intenda tecnicamente per diversificazione, basti dire che non si tratta di comprare il maggior numero di titoli possibile (come talvolta viene da pensare vedendo certi portafogli finanziari).
Si tratta invece di selezionare quei titoli che hanno la capacita’ di diminuire l’oscillazione attesa del portafoglio senza ridurre il rendimento medio atteso attraverso una correlazione il piu’ possibile negativa o vicina a zero.

Infine a Grigione vorrei dire che mi fa piacere che abbia apprezzato lo spirito costruttivo delle mie precedenti riflessioni. Io non credo che sia necessario un albo pubblico, sebbene in questo benedetto paese si aspetta sempre la “mamma-stato” per qualsiasi cosa. Sarebbe ben piu’ utile, a mio avviso, un’associazione privata seria che certifichi le qualita’ professionali degli associati cosi’ come negli Stati Uniti esiste la FPA e la certificazione CFP.
Con il poto tempo che mi rimane (fra attivita’ professionale e attivita’ di volontariato in Aduc) io sto cercando di portare avanti questo progetto ma i consulenti indipendenti che interpretano la professione come pianificatori e non come analisti sono molto pochi in Italia e le risorse per il progetto (umane, prima di tutto) sono scarsissime. Se vuole dare il suo contributo sara’ il benvenuto, mi contatti: [email protected].
antonio lucenti
22 dicembre 2003 0:00
In questi giorni, tra atti di guerra, sciagure metereologiche e sciagurataggini amministrative, faccio un po' fatica a recuperare il messaggio di serenità del Natale.
Ma a pensarci meglio, se il mondo ancora non si è consumato, vuol dire che donne e uomini di buona volontà , anche se meno visibili, sono ancora la maggioranza.
Nel nome di questi vi auguro, e mi auguro, un nuovo anno migliore.
Con speranza......
Antonio Lucenti
Edoardo Grigione
22 dicembre 2003 0:00
Egr. Dott. Pedone,
ancora una volta condivido le sue riflessioni e le sue affermazioni in merito alla nascita e allo sviluppo di siti che "confondono" il risparmiatore, su quello che è la reale professione del consulente finanziario indipendente, che appunto non è quella di mandare sms, newsletters,segnali operativi. Aggiungerei poi quelle società che vendono poilizze vita e si "spacciano" per consulenti indipendenti, forse sono anche peggio.
Ebbene se nascerà, come spero, un'albo spero che faccia anche in modo e che vieti a questi soggetti che sono il più delle volte degli improvvisati o dei magazine on line.
Forse non mi sono spiegato bene nel post precedente, quando mi eccepisce l'utilizzo dell'analisi tecnica nel periodo "boom new economy".
Non volevo assolutamente far intendere che quello era l'unico strumento da utilizzare, volevo solo sottolineare che era uno dei MIEI principali elementi, ritenendo l'analisi fondamentale incapace di generare reali risultati operativi. Detto ciò sono d'accordo su risk management e tecniche quali-quantitative che sempre utilizzo dato che comunque la mia precedente esperienza era quella gestionale.
Ma credo che queste elucubrazioni dovrebbero essere svolte tra di noi e non tediare il lettore-risparmiatore, che alla fine pretende un risultato.
Non mi fraintenda non voglio intendere che si debba tenere all'oscuro ai clienti sulle proprie metodologie operative, anzi, ma credo alla maggioranza della gente interessi oggi l'affidabilità di un risultato continuo, costante e un rischio sul proprio portafogio gestibile.
NOn mi resta che augurare a lei buone feste come a tutti i lettori di questo forum
Edoardo Grigione
A.Pedone
21 dicembre 2003 0:00
Rispondo a Grigione del 19 Dicembre 2003.
La sua risposta mi sollecita alcune riflessioni sull’analisi tecnica e sul ruolo dei consulenti indipendenti che gradirei fare senza che questo abbia in nessun modo a che significare un giudizio sulla sua attivita’ che non conosco e che quindi e’ avulsa dalle considerazioni che seguono.

Esiste, purtroppo, una piccola pattuglia di persone che si definiscono consulenti finanziaria indipendenti la cui attivita’ consiste - sostanzialmente - nel fornire indicazioni di acquisto e vendita di singoli strumenti finanziaria basandosi su analisi di vario tipo (prevalentemente analisi tecnica).
Tali indicazioni, di solito, vengono comunicate attraverso siti internet, newsletter, SMS, ecc.

Considero questa attivita’ potenzialmente dannosa a meno che non sia prestata in favore di operatori specializzati.
La definizione di “consulenti finanziari indipendenti”, inoltre e’ piuttosto forviante. Senza addentrarsi in disquisizioni terminologiche, fornire indicazioni di acquisto e vendita di strumenti finanziari sulla base di analisi (tecniche o fondamentali) e’ un’attivita’ da analista e non consulente finanziario.
Il consulente finanziario indipendente (che io preferirei chiamare “pianificatore finanziario” proprio per eliminare ambiguita’) dovrebbe fornire suggerimenti di acquisto e/o vendita di strumenti finanziari ESCLUSIVAMENTE in un’ottica di portafoglio finanziario con l’obiettivo di massimizzare l’utilita’ del cliente tenuto conto delle sue specifiche caratteristiche (patrimonio, esperienza finanziaria, propensione al rischio, ecc.).

In questo contesto l’analisi tecnica ha una funzione praticamente insignificante.
In mano a persone non esperte, per contro, tende ad ingenerare false convinzioni circa l’andamento (e l’utilizzo) dei mercati finanziari .
Molti analisti tecnici tendono a dimenticare che le loro previsioni hanno delle probabilita’ di realizzarsi oscillanti tra il 40 ed il 60 percento (non molto diverso rispetto al classico lancio della monetina). I professionisti che guadagnano realmente servendosi (anche) di strumenti del genere non lo devono certo all’analisi tecnica bensi’ a quello che in gergo viene definito “money management”, il quale in un’accezione piu’ ampia comprende l’autocontrollo.

Chi utilizza le indicazioni di questi analisti senza aver gli strumenti (prima di tutto cognitivi e poi metodologici) adeguati per farne “tesoro”, rischia di aumentare semplicemente i rischi del proprio portafoglio traendone solo sporadici (e spesso effimeri) vantaggi.

Non e’ possibile prevedere con una qualche significativita’ statistica i mercati finanziari, e’ possibile solo, in una certa misura, seguirli e controllare il rischio.

Venendo piu’ direttamente a rispondere al suo messaggio, senza minimamente voler far polemica, devo dirle che non condivido il suo ragionamento.
Lei afferma, se ho ben compreso, che un buon consulente avrebbe dovuto utilizzare l’analisi tecnica (che lei definisce “unico elemento oggettivo”) nel 2000 per consigliare di uscire dall’azionario, specialmente quello tecnologico.
In primo luogo bisogna dire che l’analisi tecnica non puo’ essere definita oggettiva ma bisogna anche ricordare che in quel periodo, si poteva addivenire alla stessa conclusione (uscire o diminuire la componente azionaria high-tech) ignorando completamente l’anali tecnica.
Tutte le tecniche di controllo del rischio (di tipo quali-quantitativo, ad esempio) avrebbero consigliato di uscire dall’azionario high-tech (o quantomeno diminuirne il peso).

Naturalmente condivido il fatto che un promotore finanziario difficilmente avrebbe potuto dare il consiglio di uscire dall’azionario a causa delle pressioni commerciali.

Cordiali saluti
un cliente interessato
21 dicembre 2003 0:00
Egr. Sig. Lucenti,
ho ricercato il suo nome nel'albo dei P.F., ed ho compreso il senso dell'affermazione del Dr. Pedone. Ho visitato il sito della Società per la quale lavora, e comprendo quindi la sua posizione quando contrasta l'accusa che viene rimossa in questo forum al P.F., e cioè di evidente parzialità e conflitto d'interessi. In effetti, nell'ambito dell'operatività che Lei ha in questa Società, risulta evidente una pressochè totale assenza di conflitti di interesse.
Il prodotto in vendita è sostanzialmente uno, e uno soltanto, e chi sceglierà Lei come professionista del risparmio, automaticamente ha già una scelta forzata nel prodotto da sottoscrivere. E, giusto per chiarire il concetto, il termine forzata non è qui espresso nella sua accezione negativa, anzi...
Si', ha compreso bene Sig. Lucenti, apprezzo e continuo ad apprezzare molto la sua lucidità, non riferita unicamente alla chiarezza espositiva, ma sopratutto al contenuto dei suoi concetti. Poi, il fatto che Lei abbia la capacità di rendere tale contenuto molto piacevole anche nella forma, conferma la validità di una formazione classica, pur, mi permetta, nei limiti operativi che purtroppo la stessa da qualche decina d'anni oramai comporta.
E proprio alla sua lucidità che, però, mi appello. Alla stessa lucidità e sincerità manifestata nella risposta alla mia (un pò provocatoria) domanda. Credo che Lei, nella sua evidente curiosità conoscitiva (ed in questo sento di somigliarLe molto) abbia anche avuto modo, in questi anni, di girare, di conoscere, di approfondire, anche le altre realtà che, oltre la sua, operano nel mercato del risparmio. E, ne son sicuro, avrà trovato notevoli differenze nelle modalità, negli obiettivi, nelle spinte che alcune società (credo la maggior parte) perseguono. Probabilmente sig. Lucenti, anche Lei avrà o ha avuto modo di confrontarsi con i fatidici "budgets aziendali" da raggungere. Qualcosa mi dice però che, come evidenziato giustamente dal Dr Pedone, Lei sia in questo una figura anomala nell'ambito della promozione finanziaria. Dice chiaramente di condividere quasi al 100% la logica di investimento del suo gestore (oltre che suo amico), tanto è che affida a Egli la totalità dei suoi risparmi. Ma, mi tolga una curiosità, se questo professionista andasse a lavorare per un'altra Società, magari una rete come Mediolanum, Fideuram, BNL o cose del genere, lo seguirebbe? Se si, solo come cliente, o anche come Promotore? Mi perdoni le domande un pò provocatorie che Le rivolgo, ma so che ha la giusta intelligenza ed ironia per comprendere dove voglio arrivare. Crede che continuerebbe a difendere a oltranza la figura del PF, se si trovasse anche Lei a fare i conti con budget da raggiungere, con prodotti inefficienti da propinare ai suoi clienti, che magari sono anche tra i suoi più grandi amici? Attendo come sempre un suo commento. Ringrazio sentitamente il Dr Pedone per il pacato intervento, e mi sento di rivolgere una domanda anche a lui. "...Non credo che il ruolo del consulente finanziario indipendente debba essere quello di fare l’analista finanziario bensi’ quello di fare l’“analista del cliente” ovvero analizzare in primis le esigenze finanziarie in relazione al complesso del patrimonio fornendo consigli operativi volti a massimizzare le probabilita’ di raggiungere i suoi specifici obiettivi collegati alle necessita’ finanziarie...". A quanto afferma, un consulente dovrebbe prima di tutto studiare psicologia, e questo, probabilmente, non sarebbe un male in nessuna delle professioni esistenti in questo mondo, ma... "...La funzione dei un consulente indipendente, a mio avviso, e’ quella di tradurre in consigli operativi i bisogni finanziari dei clienti e monitorare il portafoglio costantemente tenendo ben in mente le specifiche esigenze dei clienti...". Si', Dr Pedone, ma in che modo la effettua questa seconda fase se non conosce l'analisi tecnica enunciata dal Sig Grigione? Come sceglie per un cliente i prodotti più efficienti, che massimizzano la sua utilità. Che tipo di aprametri usa in questo? Non son riuscito a capirlo, e Le sarei grato se volesse approfondire il concetto.
Colgo l'occasione per porre a tutti i lettori i miei migliori auguri di Buone Feste.
Giulio Capilungo
antonio lucenti
19 dicembre 2003 0:00
Egregio professore,
prima di tutto vorrei chiarire che le qualità commerciali attribuitemi non sono rispecchiate, ahimè, dal mio portafoglio. Non sono ( ri-ahimè) un buon commerciale, sono il mio miglior cliente, e quindi mi pongo sempre in atteggiamento critico perchè conosco bene il prodotto. Sono meglio come tecnico. Ho un rammarico: vorrei approfondire i temi con i miei clienti, ma non trovo orecchie, per questo scrivo su Soldionline...
Cfi? Non vedo perchè dovrei, dopo essermi impegnato ad ottenere una qualifica professionale , ufficiale e riconosciuta, uscirne. Per avere cosa, in più?
L'azienda nella quale lavoro, come ha spiegato il dottor Pedone ( e qui lo ringrazio), ha un perimetro di operatività quantitativamente ristretto, ma qualitativamente valido; che mi permette quello che mi interessa.
Come ho già detto, da anni (tanti come cliente, pochi come pf) seguo un gestore col quale mi trovo in armonia relativamente a quanto riguarda la filosofia di investimento, condivisa quasi al 100%.
Elementare: gestione attiva, prodotti italiani ( si controllano meglio di quelli esteri), aziende di nicchia, con una storia ed un futuro di redditività, a buon mercato; tanto per le azioni, quanto per le obbligazioni.
Un po' di trading su qualche titolo maggiore, poca roba.
Primo comandamento: non perdere soldi (anche se, purtroppo, succede..).
Secondo: errare humanum, perseverare, diabolicum.
So quello che succede nel portafoglio dei miei clienti: il giorno che non lo sapessi, appenderei la cartella e spolvererei la canna da pesca.
Quando pf e cfi coincideranno come definizione pubblica, molto volentieri cambierò il biglietto da visita, vedremo come. Sarò contento di avere come colleghi i signori che si sono accaldati in questo forum , e mi auguro (ma sono quasi sicuro..) che a loro non dispiacerà di avermi come collega.
Per ora sono pf.: la forma, per me, è anche contenuto.
Lei dimostra di gradire quel che scrivo e come lo faccio, se non ho male inteso:
se sono pacato lo devo all'età, alla tranquillità familiare, ad un po' di esperienza, ad una certa tranquillità economica, se lei mi legge volentieri, lo devo al fatto che rileggo quello che scrivo, che scrivo quello che penso, e che ho fatto il liceo classico (civetteria? sì).
Per quanto riguarda il conflitto di interessi, ho già detto la mia, è inutile che mi ripeta; ognuno lo gestisce a modo suo, io ho scelto il mio modo.
Spero di non aver dimenticato niente.
Buone feste a lei , e a tutti quelli che leggono.
Antonio Lucenti
Edoardo Grigione
19 dicembre 2003 0:00
Egr. Dott. Pedone,
sono concorde con Lei sul fatto che un consulente indipendente non debba solo ed esclusivamente trattare di analisi tecnica ma Le ricordo che la mia esposizione a riguardo era in riferimento ad una questione posta da Capilungo su uno specifico argomento azionario, e nello specifico sulla new economy. Ora su quest'ultimo settore solo l'analisi tecnica, utilizzata non come trading, ma come unico elemento oggettivo per valutare strategie per un asset futuro era da ritenersi VALIDO per potersi preservare dai ribassi che conosciamo.A tal proposito credo che un buon consulente in QUELLA SPECIFICA SITUAZIONE avrebbe dovuto dare questo tipo di input al proprio assistito. Poi sono certamente d'accordo che se parliamo di pianificazione finanziara possiamo SICURAMENTE anche non prendere in considerazione l'analisi tecnica ma anche di più, ovvero nemmeno prendere in considerazione il mercato azionario, ribadendo il concetto di TOTALE assenza di conflitto di interesse, ma non approfondisco, so che è d'accordo con me...
Spero non sia più spaventato….
Su tutto il resto che ha scritto sottoscrivo pienamente.
Saluti, Edoardo Grigione
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