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A.Pedone 19 dicembre 2003 0:00
Accolgo con piacere l’invito di Grigione e Capilungo di
intervenire in questo forum non prima di aver espresso la
mia soddisfazione per il tono pacato che lo stesso sta
prendendo e le argomentazioni circostanziate che vi sono
espresse.
A Grigione vorrei dire che quando
sento un consulente finanziario indipendente parlare di
analisi tecnica e previsione dei mercati finanziari mi
spavento non poco. Non credo che il ruolo del
consulente finanziario indipendente debba essere quello di
fare l’analista finanziario bensi’ quello di fare
l’“analista del cliente” ovvero analizzare in primis
le esigenze finanziarie in relazione al complesso del
patrimonio fornendo consigli operativi volti a massimizzare
le probabilita’ di raggiungere i suoi specifici obiettivi
collegati alle necessita’ finanziarie.
Il
principale difetto degli analisti finanziari (a qualsiasi
“fede” appartengano: analisi tecnica, fondamentale,
quantitativa, ecc.) consiste nel credere che lo scopo
dell’investimento sia quello di massimizzare il guadagno.
Piu’ si guadagna e piu’ si e’ bravi. La mia
esperienza professionale mi porta a ritenere che i
l’obiettivo dei clienti sia quello di massimizzare
l’”utilita’” del proprio portafoglio ed il concetto
di “utilita’” e’ molto distante da quello di
“rendimento” poiche’ il primo e’ relativo, il
secondo oggettivo. Il patrimonio personale deve prima
di tutto rendere in termini di soddisfazione
personale. Ogni cliente e’ diverso dagli altri in
termini di bisogni psicologici legati alla gestione del
proprio patrimonio.
Ci sono clienti per i quali
l’esigenza principale e’ quella legata al bisogno di
sicurezza, altri per i quali e’ piu’ sentita
l’esigenza d appagamento del proprio ego e della stima
personale. Altri ancora considerano il denaro solo un mezzo
per raggiungere obiettivi che hanno molto ben chiaramente
identificati. Questo solo per fare tre macro-esempi.
La funzione dei un consulente indipendente, a
mio avviso, e’ quella di tradurre in consigli operativi i
bisogni finanziari dei clienti e monitorare il portafoglio
costantemente tenendo ben in mente le specifiche esigenze
dei clienti.
Vorrei chiarire che non considero
negativamente di per se l’analisi tecnica che (nei pochi
casi in cui e’ fatta con serieta’) ha un suo valore.
Dico semplicemente che l’analisi tecnica e’ uno
strumento che non ha niente a che vedere con la funzione
principale che, a mio avviso, dovrebbe avere un consulente
finanziario indipendente. A Capilungo vorrei dire che
concordo con molte delle sua affermazioni (specialmente
negli ultimi post). In modo particolare trovo molto
pertinente l’osservazione che nessun professionista
farebbe mai di un corso di vendita un elemento essenziale
del suo bagaglio conoscitivo. (sebbene ciascuno di noi
“venda qualcosa” ogni giorno, anch’io - in questo
preciso momento - sto “vendendo” una certa idea di
consulenza indipendente) Il fatto che in tutte le reti
di grandi dimensioni l’argomento “capacita’ di
vendita” sia al centro della formazione dei promotori
finanziari e’ il segno piu’ evidente della vera funzione
dei promotori finanziari. Come ho sempre sostenuto,
esistono naturalmente le eccezioni. Il sig. Lucenti ha la
fortuna di lavorare in una SIM atipica che sostanzialmente
ha un solo prodotto (una gestione patrimoniale in titoli).
Un mio carissimo amico, Maurizio Capra, lavora nella sua
stessa SIM e credo che sia probabilmente il promotore
finanziario piu’ competente in Italia e certamente se
fossi un cliente sarei felicissimo di averlo come promotore
finanziario. Cio’ non toglie che la stragrande
maggioranza dei promotori delle grandi reti (tanto per fare
i nomi: Mediolanum, Fideuram, il gruppo Ras, il gruppo
Generali, il gruppo Banca Intesa, ecc.) fa pura attivita’
di vendita. Hanno dei budget e devono rispettarli. In questo
modo non e’ possibile fare consulenza finanziaria
indipendente (intesa come analisi dei bisogni finanziari e
conseguenti suggerimenti operativi).
Cordiali
saluti Alessandro Pedone
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Klaus 18 dicembre 2003 0:00
visto che si parla di consulenza indipendente, vi segnalo un
link dove mi sto leggendo una serie di articoli mooolto
interessanti! bye bye
http://www.wallstreetitalia.com/consulenti.Articoli.home.cfm
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un cliente interessato 18 dicembre 2003 0:00
mi associo con piacere sincero ai complimenti espressi dal
Sig. Grigione, e concordo altresì quando afferma che
competenza linguistica e competenza tecnica non vanno
necessariamente di pari passo, anche se ciò non può nè
deve essere escluso. Di certo c'è che, una buona
cultura generale, aiuta nella specializzazione di materie
più tecniche e pertinenti all'attività svolta, ed in
questo sono sicuro nell'affermare che, con ottima
probabilità, il Sig. Lucenti è un ottimo professionista;
competente, lucido ed analitico e, permettetemi, onesto ed
integerrimo nell'esplicazione della sua attività. Il
punto è, però, e sempre qui ritorna la domanda principale:
qual è la sua attività? Fatte le dovute e sentite
precedenti premesse, è risaputo che, in un'attività di
vendita, la dote principale, l'elemento che
contraddistingue il venditore di successo dal mediocre, è
probabilmente in linea principale l'abilità
comunicativa, oltre ovviamente, e sopratutto in alcuni
settori, la capacità di stabilire rapporti empatici con i
propri clienti. Ma, sempre per tornare all'esempio
da me espresso in precedenza, quando vado dal
cardiochirurgo, o dal notaio per una stipula, non mi
preoccupo certo che il professionista che mi è di fronte
sia simpatico, ma più che altro chiedo referenze sulle sue
capacità tecniche. Di sicuro, se è anche una persona
affabile, questo contribuirà a rendere più piacevole la
mia permanenza nel suo studio, ma non è sicuramente il quid
che mi farà decidere eventualmente di tornare da lui, o di
consigliarlo alle mie amicizie. Perchè dico queste
ovvietà? Semplice signori. Perchè non credo che un
cardiochirurgo, o un notaio, o un avvocato, abbia mai
partecipato a corsi di tecniche di vendita. Corsi che, a
quanto pare, sono alla base della iniziale formazione di un
promotore finanziario, o di un addetto all'ufficio
titoli bancario. Eppure, come giustamente afferma il
sig. Lucenti, anche questi soggetti, come il CFI, vendono un
qualcosa, e cioè la propria consulenza. Ma allora, forse,
è molto più importante di quanto non si voglia credere
l'OGGETTO della vendita. Forse, e dico forse, un
negoziante spinge maggiormente l'articolo che gli
procurerebbe maggiore introito, ma un cardiochirurgo
difficilmente potrebbe consigliarti un'operazione di
alta chirurgia quando questa non fosse necessaria, ma
potrebbe risultare addirittura deleteria per la salute.
Sig. Lucenti, ho notato di aver espresso in maniera poco
chiara la mia domanda. La riformulo correttamente, cercando
di essere più comprensibile. Ha mai pensato di cambiare
attività? Di diventare un consulente indipendente? Se no,
posso chiederLe il perchè? Spero ora di essere stato
più chiaro. Prima di concludere, vorrei fare una
considerazione. Non concordo con Lei, Sig. Lucenti, quando
afferma che l'operatività del PF è completa (entro i
termini di legge). O almeno, concordo solo parzialmente.
Sono una persona estremamente curiosa, e questo forum mi ha
spinto, e mi auguro spinga altri come me a farlo, ad
approfondire questa materia. Ho compreso, e spero di non
essere in errore, che la consulenza di un PF non potrà
essere definita obiettiva, ma solo finalizzata al
collocamento dei propri prodotti (...chiarimenti Consob...).
Con un evidente, quindi, conflitto di interessi a monte (non
so se anche voi, come me, avete seguito ieri il programma di
Marrazzo...). Se così stanno le cose, è certo che
essa sia completa? Crede davvero che ad un
risparmiatore sia sufficiente una consulenza di parte, una
consulenza strumentale, obiettivamente non definibile
consulenza pura? Con riguardo a Lei, sig. Grigione, non
intendevo chiederLe il perchè non si faccia pagare in
percentuale sul rendimento fatto avere ai suoi clienti.
Intendevo dire, nel caso il mercato avesse ripreso a
marciare, invece di precipitare come ha fatto, se i mancati
guadagni fatti realizzare ai suoi clienti, ai quali aveva
consigliato di uscire, non avrebbero potuto rivelarsi come
una consulenza malfatta, e quindi dannosa per la sua
attività. In tal senso, intendevo chiedermi e chiederLe, se
anche Lei, nello svolgimento della sua professione, non
venga inficiato da un altro conflitto di interessi. Quello
cioè di cercare di dare sempre ai propri clienti rendimenti
maggiori di quelli che otterrebbero rivolgendosi ad un
intermediario. rendimenti tali che possano giustificare,come
è ovvio e normale, il ricorso alla sua consulenza anzichè
no. Scusate la mia prolissità, ma sono sempre così,
quando un argomento prende il mio interesse. p.s. mi
associo al desiderio di sentire il parere del Dr Pedone in
merito. Con cordialità Giulio Capilungo
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Edoardo Grigione 18 dicembre 2003 0:00
Appendice per il Sig. Lucenti. Le devo fare i miei
complimenti per la sua capacità di esprimersi e non stento
a credere che lei sia un promotore di successo. Nelle
sue parole trovo intelligenza, cultura, ironia ma vorrei
leggere anche delle opinioni tecniche, magari anche
generico sui mercati, giusto per comprendere, se possibile e
se lecito farlo in questa sede, se oltre ad una
straordinaria capacità linguistica riesce ad associare
anche una "competenza" operativa al fine di
produrre dei risultati concreti per i suoi assistiti. Mi
creda non è provocazione, ma dato che continua a insistere
con "la operatività del pfi è completa ( entro i
termini di legge) quella del cfi no. Non può far firmare
contratti. Può solo fornire consigli." perchè
non accetta un mio invito a esprimersi sui consigli che
darebbe ad un "cliente virtuale" come faro io allo
stesso modo, Lei come promotore io come CFI in modo che sia
chiara e trasparente la diversità tra noi?? La saluto
cordialmente. Edoardo Grigione ( non Grigioni)
P.s Invito Pedone, se possibile, ad aprire un
thread su tale argomentazione.
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antonio lucenti 17 dicembre 2003 0:00
Appendice per il Prof. "...quando vado dal mio
medico curante, non mi metto certo a discutere sulla bontà
dei medicinali inseriti nella ricetta che Egli mi
propone..." Il pf le deve spiegare come, quando,
quanto, e perchè. Ammesso che lei lo stia a sentire, ciò
la renderà consapevole e responsabile; col tempo.
"Niente che valga molto si può fare con poco
impegno", mi ha detto una volta Diego Pastorino, di
soldionline . Mi è piaciuto molto. Antonio Lucenti
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antonio lucenti 17 dicembre 2003 0:00
Egregio professore, probabilmente non mi sono espresso
con precisione: la operatività del pfi è completa ( entro
i termini di legge) quella del cfi no. Non può far firmare
contratti. Può solo fornire consigli. Per quanto
riguarda i miei interventi, non ho mai messo in discussione
le capacità professionali della categoria dei cfi: da
bersagliere , sparerei eventualmente ad un bersaglio scelto,
non nel mucchio. E ritengo di aver dato del cfi come
del pfi, più di una volta, una descrizione asettica e
senza aggettivi qualitativi. Le valutazioni quantitative
sono generalmente più attendibili di quelle qualitative,
più soggettive per natura. Ma potrei non esservi
riuscito.....( conflitto di interessi) ...mi dica
lei.......che sta al di fuori. Per quanto riguarda la
mia storia, le cose non stanno proprio così: non ho mai
utilizzato i servizi di un promotore.Nè quelli di un
cfi. Ebbi la fortuna di entrare in contatto con una
fiduciaria nell'88/89, che si trasformò in sim nel 91,
mi pare. Ebbi la fortuna di contrarre amicizia con i ragazzi
( allora...)che si occupavano del back office, delle
negoziazioni, dei rapporti con gli intermediari. Uno di
essi è il mio gestore, ancora oggi. Risparmio la storia di
questi 15 anni ai lettori di passaggio, se le interessa
sarà mio piacere parlarne colei al di fuori del forum, di
persona o via mail. Dalla loro pazienza e dal loro
entusiasmo ho imparato parecchie cose tecniche ( molte
passate e sepolte..) ma soprattutto ho acquisito una
mentalità, oserei dire, aperta. La mia naturale infantile
curiosità mi ha aiutato. Quando non so, non invento, mi
documento. Io la chiamo ignoranza dinamica, perchè
più si ricerca, e più si allarga il campo potenziale
della ricerca stessa, e quindi l'ignoranza
percepita. Ma questo non è un discorso pertinente.
" Da quanto comprendo, se pur si trovasse ad
essere cliente di un CFI, non propenderebbe per la stessa
scelta..." non ho capito esattamente la domanda, me
la può formulare diversamente? Mi perdoni se mi sono
dilungato un po'. Con vivace cordialità la
saluto Antonio Lucenti
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Edoardo Grigione 17 dicembre 2003 0:00
Ancora una precisazione su quello che mi sottoponeva:
" Sempre in base alla "famigerata"
analisi tecnica che Lei cita, io ricordo ancora quando gli
"esperti" analisti consigliavano di comprare
Tiscali a 1.000 euro, con obiettivo 1.500, e ricordo ancora
il Buy su telecom a 18 con target 24-26. Lei lo ricorda
altrettanto fortemente suppongo. Ritorno al senso della
mia domanda Sig. Grigione. Lei ha fatto un'ipotesi
(sulla base di quello che è successo tra l'altro,
quindi ex-post, e quindi neanche tanto un'ipotesi se
vogliamo, ma al massimo una tesi). Ora gliene pongo una io.
Ipotizzi che invece il mercato, dopo una correzione tecnica,
avesse davvero ripreso a correre, come auspicavano gli
analisti, soprattutto nel settore internet e telefonia. Ed
ipotizzi quindi di trovarsi ora nella situazione di aver
fatto perdere i suoi clienti, grosse perdite dovute ai
mancati guadagni realizzati per il fatto di essere uscito
dal mercato. In questa ipotesi, al contrario della prima,
non crede che forse, a provare una piccolissima briciola di
invidia, sarebbero stati i suoi clienti nei miei
confronti?" E' chiaro che si può sbagliare a
far uscire un cliente dal mercato ipotizzando che
quest'ultimo scenda e poi a contrario va nella posizione
opposta. Ma a questo punto devo essere per forza di cose
più tecnico: il caso in questione NON riguarda un
movimento di breve periodo o un consiglio intraday, ovvero
adatto a chi vuole speculare sulle microtendenze, ma si
tratta di valutare come spesso faccio un "asset
strategico" ovvero una ripartizione del portfoglio che
nulla a che vedere con il trading, cioè una compravendita
frequente. Se poi le cose fossero andate diversamente
nulla mi avrebbe impedito di tornare a "pesare" la
parte azionaria in modo più significativo, ma dovevano
verificarsi certe condizioni e sarebbero dovuti esserci
fondamentali elementi che avrebbero influenzato la politica
di investimento, in modo chiaro. Per quanto riguarda i
buy i sell e i targets che mi citava prima( sul cui giudizio
negativo concordo )emerge ancora una volta quanto sia
necessaria L'INDIPENDENZA anche degli analisti, e la
vedo difficile se questi ultimi lavorano in un istituto
finanziario che ha partecipazioni rilevanti nelle aziende
sulle quali emette giudizi! Con questo
concludo,ribadisco i saluti. Edoardo Grigione
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Edoardo Grigione 17 dicembre 2003 0:00
Egr. Professore, ricordo perfettamente quel periodo e
quanto riportavano le testate giornalistiche sul fatto che
si fosse in una fase di “correzione tecnica” piuttosto
che in un bear market consolidato, e quanto i promotori
facevano visita ai clienti ( anche ai miei) con il grafico
che partiva da prima del 1929 e sostenendo che “i mercati
sono sempre saliti!” ( il festival delle idiozie…
finanziarie si intende). Mi ricordo perfettamente che a
differenza dei “venditori della finanza” vi erano anche
dei “tecnici della finanza” che argomentavano sul fatto
che ci si trovava in una situazione veramente pessima e che
sarebbe stato meglio uscire o quanto meno alleggerire le
posizioni. Le posso però garantire ( e se vorrà Le
presenterò DI PERSONA i responsabili degli uffici tecnici
di una primaria banca nazionale che mi onoro di aver avuto
come colleghi e tutt’ora amici) però che dai direttori
degli investimenti non si avevano che parole di disappunto
additandoci come “gufi pessimisti” e che ci saremmo
dovuti ricrede, quasi vergognare di intimorire le persone in
questo modo ipotizzando crolli sui listini. Immagino che si
renderà conto, perché non sopporto più valutazioni
commerciali sui mercati che ancor oggi imperversano intrisi
di uno sfrenato ottimismo che ancora oggi giudico
“prematuro”. Ma voglio rispondere alla domanda che
mi pone sul fatto dell’indipendenza dai guadagni sui miei
clienti e lo farò in modo diretto: sono tentato
sempre,quando ottengo discrete performance a farmi pagare in
percentuale all’utile ma purtroppo come consulente in
Italia NON LO POSSO FARE. Diciamo che mi sto
“pubblicizando” al fine di poter raccogliere un
portafoglio clienti tale che mi permetta di costituire o un
fondo hedge o una Sicav estera con banche depositarie
primarie. Potrei anche decidere, come ho pensato di fare, di
fondare una Sim specializzata e concentrata sulle gestioni,
per fortuna i requisiti minimi di capitale non sono un
problema, ma lo sono i limiti operativi del mandato di
gestione Consob, che impediscono una reale gestione attiva.
Spero di essere stato il più chiaro e trasparente
possibile ma mi fermo qui in modo che non si dica (
giustamente) che sto “girando uno spot” a mio
favore…..Mi permetta ancora di poterLe dare un
suggerimento: comprendo perfettamente che sia legato da un
duraturo rapporto con la sua banca ma mi creda, il fatto di
andare da un istituto all’altro non significa trovare le
giuste competenze sui propri risparmi. Se ne vada se ritiene
di avere un reale vantaggio in termini di costi e si adopri
a trovare, anche in se stesso, chi può seguire la sua
situazione finanziaria in modo veramente professionale, e
non credo che quella figura sia il promotore. Se vorrà
potrà scrivermi delle mail è facile trovarmi sulla rete,
in modo da non monopolizzare il forum con dibattiti troppo
personali. La saluto cordialmente, Edoardo Grigione
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un cliente interessato 17 dicembre 2003 0:00
Egr. Sig. Grigione, innanzitutto Le auguro una pronta e
completa guarigione. La ringrazio per la cortese
risposta, che ho letto con attenzione, ed alla quale mi
permetto di fare alcune considerazioni. Lei ha
totalmente ragione quando afferma che un promotore guadagna
con il c.d. management fee (cosa che ignoravo dato che
credevo che i guadagni del mio consulente derivassero solo
dalle commissioni di vendita iniziali) anche con i mercati
in discesa. E Lei continua ad avere totalmente ragione
quando afferma che, molto probabilmente, per evidenti
interessi molto poco oggettivi, un promotore non abbia molto
interesse a farti disinvestire prodotti ad alte commissioni
di gestione, e quindi a maggior ritorno economico per
lui. Però credo Lei non abbia la stessa totale ragione
quando afferma che "...Il promotore finanziario ha un
management fee fisso anche se il cliente subisce perdite a
doppia cifra, almeno fino a quando rimane suo cliente! Se io
avessi fatto rimanere investiti i miei clienti sul mercato
oggi non avrei più nessuno a cui fare consulenza. Ma non è
una critica, assolutamente, è ancora un elemento oggettivo,
di significativa diversificazione tra le due
professioni...". In effetti, Sig. Grigione, il
mio promotore è oramai il mio "ex" promotore, e
non credo avrà più modo di incontrarmi per farmi
consulenza, ma al massimo per prendere un caffè, dato che
come professionista posso anche considerarlo non molto
valido, ma come persona continuerà ad avere la mia stima ed
amicizia. Per cambiare banca credo invece che dovrò
attendere ancora un bel pò, dato che i miei fondi e
gestioni stanno come stanno, ma sicuramente anch'essa
diverrà prima o poi la mia "ex" banca (e lo dico
a malincuore, mi creda, dato il rapporto ultradecennale che
mi lega a quest'istituto). Mi permetta poi
un'altra considerazione sul suo modo di operare.
Lei è totalmente indipendente da istituti, banche e
compagnia bella, e questo sicuramente Le permette di agire
con meno vincoli. E' indipendente quindi anche da
conflitti di interesse, nella scelta di un determinato
prodotto o strumento di investimento. Ed anche in questo
nulla da controbattere. Ma, mi risponda con puntualità e
serietà come ha sempre fatto a questa mia domanda: è
indipendente anche dal guadagno dei suoi clienti? Mi spiego
meglio, per non correre il rischio di essere frainteso. Lei
afferma che era abbastanza evidente che il "bias"
(suppongo sia il "sentiment") del mercato stesse
cambiando, e che quindi sarebbe stato ragionevole uscire
dallo stesso con prezzi comunque accettabili. A quanto pare,
così Lei ha suggerito ai suoi clienti ed io, mi creda, Le
credo (e contemporaneamente provo una piccola sorta di
invidia nei confronti dei suoi clienti...). Ma Lei spero
reciprocamente mi crederà quando Le dico che, con i mercati
in continua discesa, e con le paure e le ansie mie e della
mia famiglia intera invece in continua ascesa, il mio
promotore quasi settimanalmente mi confortava sul fatto che
fosse solo uno storno tecnico, e che i mercati avrebbero
ripreso a marciare come prima. E mi crederà quando Le dico
che a confortarci non erano solo sue parole buttate al
vento, ma decine e decine di articoli di autorevoli giornati
finanziari da lui portati che, chi più chi meno, invitavano
il risparmiatore medio a non fare il grosso errore di uscire
in qul momento, di non farsi prendere dal panico, e di
attendere tempi migliori ecc. ecc.. Sempre in base alla
"famigerata" analisi tecnica che Lei cita, io
ricordo ancora quando gli "esperti" analisti
consigliavano di comprare Tiscali a 1.000 euro, con
obiettivo 1.500, e ricordo ancora il Buy su telecom a 18 con
target 24-26. Lei lo ricorda altrettanto fortemente
suppongo. Ritorno al senso della mia domanda Sig.
Grigione. Lei ha fatto un'ipotesi (sulla base di quello
che è successo tra l'altro, quindi ex-post, e quindi
neanche tanto un'ipotesi se vogliamo, ma al massimo una
tesi). Ora gliene pongo una io. Ipotizzi che invece il
mercato, dopo una correzione tecnica, avesse davvero ripreso
a correre, come auspicavano gli analisti, soprattutto nel
settore internet e telefonia. Ed ipotizzi quindi di trovarsi
ora nella situazione di aver fatto perdere i suoi clienti,
grosse perdite dovute ai mancati guadagni realizzati per il
fatto di essere uscito dal mercato. In questa ipotesi, al
contrario della prima, non crede che forse, a provare una
piccolissima briciola di invidia, sarebbero stati i suoi
clienti nei miei confronti? Attendo un suo cortese
commento, ed esprimo sommo piacere per aver contribuito a
riaccendere un dibattito così interessante per noi tutti,
reso interessante sopratutto dalla validità e competenza
degli attori in gioco. Vi ringrazio e Vi saluto
cordialmente Giulio Capilungo
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Edoardo Grigione 16 dicembre 2003 0:00
Egr. Prof Capilungo, La ringrazio per la risposta e
credo che siano importanti dei chiarimenti. Io sono
felice che Lei abbia avuto un rendimento così elevato negli
anni precedenti e molti risparmiatori proprio da questi
eccessi sono stati “abbagliati” credendo di diventare
ricchi in tempi brevi. Il risultato invece è stato
ben diverso,ma non voglio riprendere una storia che tutti
conosciamo alla perfezione. Ora mi permetta il
seguente ragionamento: non voglio assolutamente sostenere
che se si fosse affidato ad un consulente indipendente
invece di un promotore sarebbe uscito sui massimi invece di
rimanere ingabbiato come la maggioranza dei risparmiatori,
perché rasenterei il ridicolo, allora le dico cosa
tecnicamente ed oggettivamente potrebbe accadere. Lei
nel marzo del 2000 supponiamo stesse realizzando il
rendimento del 60% sul suo portafoglio.. Suppongo anche che,
per il fatto che si affidasse ad un promotore, il suo
portafoglio fosse investito in prodotti del riaparmio
gestito (fondi comuni, sicav, gestioni patrimoniali etc
etc). Ora per la MIA professione, per il MIO modo di
operare, e per le MIE conoscenze osservo l’andamento
grafico degli strumenti finanziari che prendo in
considerazione (analisi tecnica). La invito quindi a
prendersi un chart ed a osservare la maggioranza degli
indici mondiali dal 2000 al 2002 compreso, vedrà che non
c’è stato un repentino movimento di discesa che
dall’oggi al domani ha colto all’improvviso i
risparmiatori, ma vi è stato un periodo sufficientemente
lungo per comprendere che il “bias”, il trend del
mercato fosse cambiato e che probabilmente avremmo assistito
ad una forte correzione. Ora non dico che l’avrei fatta
totalmente uscire sui massimi, perché voglio essere del
tutto sincero, come è mia etica professionale, perché
così non è stato, ma le posso garantire, che non ho subito
ne' io personalmente, ne ho fatto subire ai miei
clienti, tutto il ribasso che ben conosciamo. Questo non
perché io sio stato un guru (figura alla quale non credo)
ma perché umilmente ho osservato con attenzione giorno dopo
giorno l’andamento dei mercati e SOPRATTUTTO perché non
sono nella condizione di dover trarre guadagno da un
prodotto dell’industria finanziaria, e questa mi permetta
è un dato oggettivo. Il promotore finanziario ha un
management fee fisso anche se il cliente subisce perdite a
doppia cifra, almeno fino a quando rimane suo cliente! Se io
avessi fatto rimanere investiti i miei clienti sul mercato
oggi non avrei più nessuno a cui fare consulenza. Ma non è
una critica, assolutamente, è ancora un elemento oggettivo,
di significativa diversificazione tra le due professioni.
Poi possiamo essere ironici (come chi snobba le
strategie short selling o copertura con derivati) possiamo
far finta di non vedere quello che succede, possiamo
finanche credere in una strategia di lungo periodo, ma
rimanere con un asset azionario maggioritario sul patrimonio
globale voleva dire o essere cechi di fronte alla realtà
dei fatti,oppure AVERE UN INTERESSE ben specifico! Poi
ognuno farà le scelte che crede ma credo che solo su una
cosa il tempo deciderà cioè su quali scelte e su quali
consulenti i risparmiatori vorranno farsi assistere o
gestire. Mi scuso se non Le ho risposto prima ma sono
stato a letto due giorni con il classico male di stagione:
l’influenza! Saluti, Edoardo Grigione
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antonio lucenti 12 dicembre 2003 0:00
Egregio professor Capilungo, come già ho scritto, le
2 professioni sono in un certo senso, complementari. Nel
senso che , Dopo la consulenza del cfi, sarà necessaria la
firma di un contratto con un intermediario per le operazioni
pratiche. Affido alla sua pacatezza e al suo equilibrio
le puntualizzazioni che mi sento di proporre; e mi aspetto
un suo commento. Il conflitto di interessi coinvolge
anche il cfi, che vende la propria consulenza, e non propone
una scelta tra questa ed altre: se sarà buona , sarà buona
, altrimenti .......quella sarà! Il termine
"gestione" per noi ha un significato preciso;la
gestione del portafoglio la fa il gestore. Il promotore
trasforma le aspettative e le necessità del cliente in
scelte strategiche. Il suo promotore l'ha guidata
attraverso le infinite possibilità offerte dai mercati
mobiliari, verso la meta che insieme avete identificata, ma
non ha gestito il suo portafoglio, ha gestito il
rapporto. Un investimento in azionario è una forma di
investimento a lungo termine. Come tutti i luoghi
comuni non è falso, ma è parziale e incompleto. Tutti
gli investimenti di capitale sono a lungo periodo, solo il
gioco d'azzardo paga subito.. L'acquisto di una
casa, l'apertura di una attività professionale,
commerciale, produttiva , artigianale, l'investimento in
capi d'arte ( mobili, libi, quadri..) Anche
l'investimento in obbligazioni, pur pagando
immediatamente le cedole, vuole anni per il rientro del
capitale. Il vecchio promotore: io non insisterei su
questa idea. Ci sono manigoldi che ti rovinano la
tappezzeria, e poi ti dicono " Ma io sono
trent'anni che faccio questo mestiere!"
C'è chi diventa bravo in 3, c'è chi rimane bestia
dopo 30 anni: in tutte le professioni e in tutti i mestieri
si deve imparare ogni giorno....altrimenti ..... Io
sono stato per 15 anni un cliente ( avevo una attività
commerciale) e sono diventato promotore per passione, a 50
anni passati; conosco il dentro e il fuori, per questo sì,
sono un po' particolare.. Come fare a prevedere il
servizio che verrà offertomi in anticipo? Questa, caro
professore, è una domanda da un milione di euro.......le
potrei dare una risposta in conflitto di interesse.... .
Quando sceglie l'amministratore del condominio,
l'avvocato, l'idraulico, il commercialista,
l'elettricista, la moglie, il medico.......ogni volta
questa sarà la domanda. E il metodo d'indagine non
può essere standard. Ti ha fatto un bel lavoretto?,
chiederà all'amico che consiglia l'imbianchino. La
domanda sarà diversa... se si sta scegliendo moglie....!,
A parte gli scherzi:mi è capitato più volte di far
riflettere sul fatto che investire non vuol dire guadagnare,
vuol dire mettersi in condizioni di farlo. Investimento sta
al guadagno come la legge sta alla giustizia. Necessario, ma
non sufficiente. E quindi cerchi buon senso, pazienza,
competenza, attenzione, aggiornamento .......scommetto che
non le ho detto niente di nuovo. Sarò contento se
vorrà visitare ed eventualmente intervenire, nella mia
rubrica "la stanza del promotore" , sezione "
finanza personale" del sito www.soldionline.it
Cordialmente Antonio Lucenti
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un cliente interessato 11 dicembre 2003 0:00
egr. sig. Grigione, credo che un forum sia più importante
per i suoi contenuti, che non per il nome e cognome di chi
scrive. Comunque, visto che ci tiene, e visto che in genere
tendo a venire incontro alle esigenze del mio prossimo nei
limiti del fattibile, mi presento. Ciò detto, noto
dalla sua risposta che lei, ahimè, conferma quella che era
la mia impressione (e che speravo errata). "...Lei
chiede maggiori informazioni su quello che è la consulenza
indipendente, giusto? Potrei risponderle che è esattamente
tutto quello che non è la promozione finanziaria...".
Dico ahimè perchè, allora, se quello che lei dice è vero,
è semplice fare due + due. "...Una reale
pianificazione finanziaria viene fatta da noi e non dal
promotore ma non perchè noi siamo più bravi ma perchè
sostanzialmente noi facciamo proprio un altro
mestiere...". Ma quindi, mi scusi, negli anni passati
il mio patrimonio (pur se piccolo, è sempre il mio unico
patrimonio), è stato gestito da un professionista che
faceva un mestiere diverso da quello che affermava di fare?
Da quello che Lei dice, sembrerebbe proprio così. Eppure,
nel periodo in cui il mio portafoglio era cresciuto anche
del 60%, credo di aver potuto più e più volte affermare
con convinzione di aver finalmente trovato un professionista
della finanza che sapesse come far crescere adeguatamente il
mio portafoglio. Consideri, Sig. Grigione, che
precedentemente, cioè prima di conoscere il promotore che
mi ha finora fatto consulenza (mi perdoni se qui evito nomi
e cognomi ma credo di agire nel giusto), un rendimento del
60% la gestione della mia banca non era stata in grado di
darlo neanche in + di dieci anni... Adesso, con i
mercati in ribasso, forse mi è sin troppo semplice
affermare che il mio promotore non mi ha fatto uscire in
tempo. Ma, allo stesso modo, è anche vero che dovrei avere
l'onestà intellettuale e morale di sapere, in quanto
sempre ben chiaritomi, che un investimento in azionario è
una forma di investimento a lungo termine. E, se per l.t. si
intende un periodo che va dai 5 ai 10 anni (e credo pur non
essendo un esperto che in questo non dovrei essere
smentito), allora devo semplicemente armarmi di pazienza,
non considerare il mercato nel frattempo, ed attendere la
scadenza del periodo considerato ed inizialmente
adeguatamente dettagliatomi. Il problema che io ponevo
in effetti è un altro, Sig. Grigione. Calcolare un
rendimento o un servizio alla fine dello stesso è veramente
semplice, e possono farlo tutti. Il problema vero è: come
fare a prevedere il servizio che verrrà offertomi in
anticipo? Certo, non con la certezza matematica, ma cosa
può dare ad un risparmiatore un minimo di garanzia sul
fatto che gli interessi in gioco saranno esclusivamente i
suoi, e non quelli di terzi? Sempre da quello che mi
dice, sono portato a pensare che, contrariamente a quello
che precedentemente afferma, affidarsi ad un promotore
finanziario sia quindi non una scelta errata, ma anzi..
purchè sia un "vecchio"...! " ...Io non
conosco il Sig. Lucenti, ma sono sicuro che è un
"vecchio" promotore, (in senso professionale si
intende) con un grosso portafoglio clienti e che per questo
semplice fatto può a volte operare scelte differenti da
quello che insegnano i corsi di marketing delle
reti...". In questo modo, quindi, non solo avrei
la garanzia di professionalità dovuta datami dal percorso
che una tale figura deve affrontare per poter esercitare, e
non solo avrei una garanzia e tutela legale datami
dall'assoggettamento di tale professionista a precise e
collaudate norme giuridiche ma, cosa più importante, avrei
forse un maggior segno di garanzia che i miei interessi
vengano curati con meno "budget di vendita" da
rispettare. Il ragionamento sembrerebbe non fare una
grinza, eppure, le assicuro, le grinze ci sono, eccome se ci
sono. Ed è e senza possibilmente eccessiva
passionalità che può divenire ostilità) il parere del
sig. Lucenti. Continuo a non essere d'accordo sulla sua
affermazione. Credo infati che le due figure non siano in
così netta contrapposizione come Lei decisamente afferma,
ma che sarebbe opportuno circoscriverne adeguatamente i
rispettivi ambiti, per dare la cosa più importante al
cliente-risparmiatore: e cioè la possibilità di sapere
ex-ante, con adeguati per questo motivo che chiedevo
maggiori ragguagli sulle due figure. E su cui mi avrebbe
fatto piacere anche conoscere meglio (margini di certezza e
convinzione, a chi e per cosa si sta affidando il proprio
patrimonio. Per non finire tutti, causa lo scontento
generale, al vecchio detto: tieni i soldi sotto il
materasso, e stai tranquillo che saranno sempre lì...
con cordialità e simpatia Prof. Giulio Capilungo
|
Giuseppe D'Orta 8 dicembre 2003 0:00
Giovedì scorso ero ad un seminario Anasf (associazione dei
promotori: sono iscritto all'albo ma non ho mai
esercitato, fuggendo via in tempo dalla sim dove ero
capitato) e la maggior parte dei discorsi fatti erano sulla
ripresa delle borse.
Allora ci si può
chiedere: 1) Perché i promotori sono sempre tanto
attenti ai mercati azionari? 2) Perché sperano tanto
nella ripresa dei mercati azionari? Le risposte sono
molto semplici: 1) I promotori sono sempre attenti ai
mercati azionari perché i prodotti a contenuto azionario
sono quelli che pagano meglio. 2) I promotori sperano
sempre nella ripresa delle borse perché il loro compito è
non solo quello di vendere i prodotti azionari ai clienti,
ma anche farli restare dentro, se possibile, da qui
all'eternità (per far generare provvigioni).
Ecco: un consulente indipendente non è legato solo ai
mercati azionari (esistono tantissimi strumenti per
costruire un valido portafoglio: mica l'azionario va
bene per tutti) e, soprattutto, non è legato al rialzo
degli stessi (anche con le borse fortemente negative ci sono
titoli che salgono, ad esempio, senza parlare della
possibilità di lavorare al ribasso, impostare arbitraggi, e
tanto altro). I promotori, invece, debbono vendere
fondi azionari ai clienti e farceli restare dentro: da qui
il "Non esca, è solo uno storno" del 2000, il
"E' sceso troppo, peccato uscire" del 2001,
ecc. con relativi inviti a mediare al ribasso (i vecchi
agenti di cambio avevano un motto: media-tragedia...) col
risultato che abbiamo milioni di investitori incastrati a
prezzi altissimi. Adesso le borse si stanno
riprendendo, ma credo ci sia un po' di differenza tra
coloro i quali, dopo aver patito enormi sofferenze, stanno
parzialmente recuperando le perdite e coloro i quali stanno
guadagnando in maniera concreta. Infine, una
domanda-provocazione. Ipotizziamo un ulteriore ribasso delle
borse per i prossimi cinque anni: quanti promotori
finanziari ci saranno nel 2009?
-------------------------------------- Giuseppe
D'Orta, consulente Aduc per gli investimenti finanziari.
|
Edoardo Grigione 7 dicembre 2003 0:00
Egr. Signore/a, ogni volta dico che preferirei
interagire con un nome ed un cognome se possibile ma
comprendo che l'anonimato in un forum è lecito.
Lei ha ragione quando sostiene che forse si sbaglia, ad
essere troppo drastici, ma sa quando si è molto
appassionati al proprio mestiere (tanto da essere in ufficio
di sabato sera) si pecca a volte di "eccesso di
entusiasmo". Lei chiede maggiori informazioni su
quello che è la consulenza indipendente, giusto? Potrei
risponderle che è esattamente tutto quello che non è la
promozione finanziaria. Ovvero, il CFI viene pagato in base
ad un sistema di parcellizzazione che tiene conto del tempo
dedicato alla consulenza e sulla difficolta e l'impegno
che richiede. Non ha nessun conflitto di interessi e quello
che si mascherano dietro la parolina che diceva lei,
pagheranno certe scelte. Una reale pianificazione
finanziaria viene fatta da noi e non dal promotore ma non
perchè noi siamo più bravi ma perchè sostanzialmente noi
facciamo proprio un altro mestiere. Loro sottopongono un
prodotto se vogliamo standardizzato noi vi pianifichiamo il
vostro risparmio in modo del tutto personalizzato, mi creda
è ben differente. Io non conosco il Sig. Lucenti, ma sono
sicuro che è un "vecchio" promotore, (in senso
professionale si intende) con un grosso portafoglio clienti
e che per questo semplice fatto può a volte operare scelte
differenti da quello che insegnano i corsi di marketing
delle reti. Il consulente indipendente deve dare un
risultato concreto perchè viene pagato direttamente dai
clienti e mi creda è molto più difficile avere un appeal
commerciale. Ora elencare tutte le differenze sarebbe un po
replicare quello che questo forum ha trattato in mesi quindi
la invito ad armarsi di pazienza e leggere anche i post più
datati. Di certo il Sig Lucenti ha ragione quando
sostiene che sia necessario una regolamentazione della
figura professionale, e un albo nazionale in modo da
tutelare dalle persone disoneste che in entrambi le
categorie vi sono. Quindi se dovesse decidere di affidarsi
ad un CFI verifichi se possibile un passato di questa
persona/e, che esperienze professionali ha avuto e in quale
contesto sta operando e assolutamente non è MAI concepibile
che un CFI prenda denaro cash, mi raccomando! Se poi
vogliamo discutere dei danni delle gestioni e
dell'incapacità burocratica nell'operare con
strategie complesse che riddurrebbero la volatilità sul
portafoglio sarò ben contento di farlo in quanto come ex
gestore mi sento particolarmente "vicino" a questo
argomento. Nella speranza di averle fatto cosa gradita,
rispondendo al suo messaggio, la saluto. Edoardo
Grigione CFI
|
un cliente interessato 5 dicembre 2003 0:00
è un peccato che il forum si sia arenato così... ritengo
che l'argomento sia invece molto più interessante della
linea che stava prendendo e che, invece di fossilizzarsi su
inutili discussioni basate sulla giustezza o meno di
previsioni effettuate tempo addietro, sarebbe più utile per
tutti quanti coloro che, come me, volessere avere maggiori
informazioni su questa nuova figura di consulente
indipendente, riprendere la giusta rotta indicata dal dr.
Pedone. Tengo a precisare di stimare molto il sig.
Lucenti, per quello che scrive, e per come lo scrive, ma
credo altrettanto sinceramente che si stia barricando sulle
sue posizioni in maniera forse poco costruttiva per tutti.
Per la figura del p.f., del c.f.i., come anche del
risparmiatore. L'impressione che ne ho avuto
personalmente, che magari è totalmente errata, ma è
comunque la mia, è che queste due figure siano totalmente
in contrapposizione tra di esse. Ma scusate, non dovrebbero
entrambe perseguire lo stesso fine? E cioè una corretta
gestione del portafoglio della clientela? Probabilmente,
come in quasi tutte le cose di questo mondo, la verità è
nel mezzo. Ma se ciò che contraddistingue le due figure è
la diversa modalità di erogazione di questo importantissimo
servizio, perchè non approfondire questo aspetto, anzichè
lottare su presunte maggiori competenze tecniche di una o
dell'altra? Competenze tra l'altro che un
risparmiatore medio, quale sono io, noterebbe e
comprenderebbe solo al termine del servizio, magari dopo
molti anni di consulenza o pseudo-tale, e magari sulla
propria pelle, come purtorppo è accaduto a me... Chiedo
pertanto ai professionisti di questo forum, di spiegare
maggiormente ad un risparmiatore perchè dovrebbe servirsi
dell'una o dell'altra figura, possibilmente senza
trincerarsi dietro presunte legittimità derivanti da
un'iscrizione ad un albo (abbiamo tutti visto cosa hanno
avuto il coraggio di combinare i vari funzionari del
rispario, da Cirio ad Argentina passando per MyWay-4You),
nè dietro maggiori garanzie di imparzialità derivanti
dall'essere indipendente (anche in questo senso si
potrebbero elencare numerosissimi casi di conflitti di
interesse reali, perfettamente mascherati dalla parolina
"indipendenza"). Cordiali saluti, e buona
continuazione ringraziandoVi in anticipo per la Vs
attenzione...
|
Edoardo Grigione 28 novembre 2003 0:00
Sarò brevissimo: ("purtroppo devo analizzare i
mercati invece di perdere tempo in meravigliose
elucubrazioni di un marketing finanziario ormai
superato"). Meglio fare un vuoto su un forum che
uno sui portafogli dei risparmiatori con la politica"
tanto dal 1929 la borsa è sempre salita!!!" Buon
lavoro a tutti..... Edoardo Grigione CFI
|
Giuseppe D'Orta 27 novembre 2003 0:00
Nostre invettive? E' stata riportata
un'analisi giusta (previsione ribassista, scenario
puntualmente avveratosi), spacciandola per un gravissimo
errore (invece delle belle medie al ribasso continuate dal
2000 al 2003 sono roba da professionisti...). Da lì
è iniziato pure lo sfottò verso chi sta fuori dal mercato
o, da vero criminale, shorta ed usa i derivati. Che i
derivati si possano usare anche per coperture e pure per
arbitraggi (ed ho fatto pure un esempio concreto: quanto ha
reso un lavoro in spread Mib30-Dax nel 2003?) non lo sa
nessuno? O forse è meglio non farlo sapere troppo ai
clienti, altrimenti iniziano a capire che il buy and hold
infinito è una strategia che serve solo ai venditori?
Quanto alla responsabilità, oltre a confermare che il
consulente è responsabile verso il cliente in caso di
negligenza o colpa grave (e poco importa se il cliente ha
accettato la non adeguatezza presso l'intermediario: il
consulente è comunque responsabile), anche il pf che fa
mettere tutte le firme e le crocette al posto giusto si pone
in una botte di ferro, purtroppo, e siamo al punto di
partenza. Quanto a cosa scrivevo nel 2000: gli
archivi dei siti web non arrivano tanto indietro (lo spazio
appesantisce il sito, oltre che a rappresentare un costo), e
non mi piace non poter provare ciò che riporto. Mi
piacerebbe tanto poter far vedere cosa scrivevo allora, come
un articolo in cui mostravo a tutti come nelle sim si
preparasse la "telefonata a freddo" del promotore
finanziario, assieme ai corsi di marketing (adesso è di
moda la Programmazione Neuro Linguistica, invece...), che mi
costò numerosissime critiche.
|
antonio lucenti 27 novembre 2003 0:00
per Grigioni e D'orta, non vi sembra di esagerare?
Avete fatto il vuoto... non partecipa più nessuno.... non
c'è più niente oltre all'invettiva. Avete
affossato il forum. E' l'intermediario
(banca, sim) che dovrà avvisare il cliente che sta
ordinando operazioni non congrue con il profilo dichiarato,
ma poi, se ci sono i soldi, non può mica fare il paparino!
D'altra parte se uno fa da sè, vorrà dire che sa quel
che fa; e se non lo sa non lo faccia. E' chiaro
che le norme regolano il professionale, non il privato.
Chi si fa i peperoni sott'olio in casa, e poi
muore di botulino, non sarà certo perseguito dalla legge;
se una azienda produttrice non rispettasse le norme
igieniche imposte, sarebbe sanzionata anche senza
l'estrema conseguenza del botulino. O no? Non fate
sempre dichiarazioni aggressive, come se tutto il resto del
mondo fosse formato di delinquenti, e voi angeli della
salvezza.
|
Certo che lo senno di poi siete dei mostri... perche non mi
mandate qualche report da voi fatto i primi del 2000. Sono
troppo curioso.... lo aspetto con ansia... voglio leggere
cosa consigliavate all'epoca
|
Giuseppe D'Orta 21 novembre 2003 0:00
Hai detto benissimo: uno che (nel 74% dei casi) non
raggiunge il proprio benchmark "si presume" un
professionista... ma non lo è. Forse è meglio se non può:
non sanno maneggiare il fisso, sai che disastri
combinerebbero col derivato. Il resto della tua frase
ricalca perfettamente il concetto da me espresso: "I
piccoli si rovinano coi derivati". Che li si possa
utilizzare per strategie come coperture di portafoglio o
arbitraggi (Notata la differenza tra Mib30 e Dax da inizio
anno? Notata la differenza nella performance? Non ti fa
venire in mente niente?) non è neanche ipotizzabile.
Ed i piccoli (milioni di investitori, altro che il pubblico
del fib) che si sono rovinati con reverse convertible,
reverse floater, obbligazioni fregatur-linked,
immondizia-bond, fondi hi-tech venduti col Nasdaq a 5mila?
Dimenticavo che quei prodotti sono stati suggeriti
dai professionisti della finanza, facenti parte di
istituzioni riconosciute. Non come quei quattro spiantati
che, non essendo capaci nemmeno di superare l'esame da
promotore, si spacciano per consulenti.
|
Edoardo Grigione 20 novembre 2003 0:00
Dato che si parla di derivati, mi piacerebbe sapere la
vostra opinione circa il fatto che un gestore bancario,
quindi un professionista (o così si presume) non possa per
normativa consob coprire la sua posizione azionaria con i
derivati, mentre viene lasciato libero il "trader on
line" di rovinarsi come meglio crede con il fib30
notoriamente lo strumento per eccellenza delle mani
forti...... Grazie a chi vorrà esprimere un
commento... Edoardo Grigione CFI
|
Giuseppe D'Orta 20 novembre 2003 0:00
Non ho alcun bisogno di farmi pubblicità, e poi la stessa
accusa potrebbe essere rivolta a chi porta le tesi opposte
alle mie. - "Le indicazioni che può dare un
cfi sugli argomenti di competenza notarile,
commercialistica, legale , sono gli stessi che sa dare il
pf." E chi ha detto il contrario? Anzi, mi
pareva strano (come avevo scritto) che negassi questo ruolo
del pf. Il consulente esprime le proprie differenze rispetto
al promotore quando si tratta di lavorare sui mercati,
appunto, direttamente o indirettamente. -
"L'investitore si metterà così in condizioni di
non poter poi protestare nel caso si rendesse conto di
essere stato mal consigliato".
L'informativa sui rischi è tra cliente ed
intermediario: il consulente non è certo sollevato da
responsabilità in caso di negligenza o colpa grave (vedasi
gli orientamenti Consob in merito), e ciò vale per
qualsiasi strumento finanziario. In Italia c'è
anche l'aspetto che definirei culturale: i derivati, ed
in particolare lo short, vengono visti come strumenti
demoniaci, in mano a dei beceri individui che, pur di
guadagnare pacchi di milioni di euro, affossano
l'economia nazionale, e che in mano alle persone per
bene diventano strumenti rovina-famiglie. Che con i
derivati, poi , si possano anche impostare strategie di
copertura e di arbitraggio meglio non farlo sapere troppo,
in giro.
|
antonio lucenti 20 novembre 2003 0:00
Questa è l'ultima volta che annoio i lettori
partecipando a questo scontro, divenuto stucchevole, oltre
che poco civile e produttivo. La indicazioni che può
dare un cfi sugli argomenti di competenza notarile,
commercialistica, legale , sono gli stessi che sa dare il
pf. Si esprimono nelle questioni semplici,ed evidenziano le
difficoltà in quelle complesse, che ,con la successiva
riprova dello specialista possono divenire operative.
La consulenza "vera" rimane e deve rimanere del
professionista specialista. Per quello che riguarda
il tema dell'operatività. La vendita a scoperto è
una attività particolare che si svolge attraverso la
negoziazione di derivati. Per operare sui derivati la norma,
a difesa del consumatore, impone un conto dedicato,
riconoscendone la pericolosità intrinseca. Questa
operatività deve essere supportata da una conoscenza
approfondita degli strumenti, da parte dell'investitore.
Accertata e sottoscritta nei documenti che accompagnano il
contratto di raccolta ordini.Poichè, in ogni caso, per
operare su suggerimento del cfi,l'investitore deve
aprire una posizione di raccolta ordini presso un
intermediario, fisico o virtuale, egli dovrà dichiarare
questa sua "conoscenza approfondita", altrimenti
l'intermediario potrebbe rifiutarsi di dar corso
all'operazione non adeguata al profilo
dell'investitore. L'investitore si metterà così in
condizioni di non poter poi protestare nel caso si rendesse
conto di essere stato mal consigliato. A parte questa
considerazione di ordine normativo generale ( che
consiglierei di tenere ben presente..)dalle tue
dichiarazioni risulta che tu fai vendere scoperti ai tuoi
clienti; ma, di contro, io ti posso garantire che io non ho
mai neppure proposto unit linked nè prodotti assicurativi
di alcun genere, bollandoli sempre come costosi. Anche se,
in certi casi, potrebbero essere utilizzati con
vantaggio. Quindi evita di sparare a
casaccio,potresti colpire chi non c'entra.
Insisterei anche sul fatto che è meglio dimostrare il
proprio valore con il proprio operato che cercando di
denigrare i presunti ( o reali) concorrenti. E cercare
di farsi pubblicità insultandoli, potrebbe sortire
l'effetto contrario a quello desiderato.
|
Edoardo Grigione 19 novembre 2003 0:00
Gentile Maria Elena, è ovvio che paragonare un
semplice strumento di reddito fisso ad un fondo comune
aperto è squalificante per il primo ma sarebbe come
paragonare una panda ad una ferrari. Mi spiego: si possono
fare paragoni, come quello che hai fatto tu, solo su un
portafolgio e non su un singolo prodotto, altrimenticaso
viene a mancare un'elemento essenziale per la
valutazione che è la diversificazione. Supponendo un
patrimonio di 100.000 euro che si decidesse di investire al
100% obbligazionario, riprendendo il tuo esempio avremmo due
scelte: la prima un fondo emerging bond e dall'altra
parte un paniere di titoli di stato o corporate bonds sui
mercati emergenti. IN QUESTO CASO possiamo fare un
confronto reale sull'efficienza in termini di costo e
rendimento,diversamente appare difficile. Comprendo che la
tematica sia complessa e quento è possibile scrivere qui
non sia esaustivo, ma nel fare paragoni o comparazioni
bisogna prima fissare un metro comune. Se non ho ben
compreso quello che intendevi e quello che ho scritto non
corrisponde esattamente a quello che volevi sottolineare ti
prego di specificarmelo sarò ben lieto di discuterne, anche
via mail in modo da non tediare il forum con elucubrazioni
non aderenti al tema. Ti saluto cordialmente,
Edoardo Grigione CFI
|
Giuseppe D'Orta 19 novembre 2003 0:00
- "Non si vende a scoperto con i soldi dei clienti.
E' molto molto molto pericoloso."
Mentre farli restare dentro un mercato che crolla da 50mila
a 20mila, ed anzi invitarli a "mediare per approfittare
della grande occasione" (Doris docet) è giusto perché
"l'importante è avere un corretto orizzonte
temporale, e un'adeguata diversificazione"?
Vendere loro obbligazioni strutturate è fare il loro
bene? Vendere polizze "fregatur-linked" che
nemmeno sanno quanto costano è giusto? Pericoloso è
ciò che non si è in grado di impostare e gestire nel
tempo: ci si può rovinare con qualsiasi strumento, anche
quello all'apparenza più tranquillo.
|
Giuseppe D'Orta 19 novembre 2003 0:00
"Con ammirazione scopro che il cfi praticamente vale un
commercialista + un notaio + un avvocato".
A questo punto inizio a sospettare che tu non faccia nemmeno
il promotore finanziario: non ti sei mai imbattuto in
problematiche del genere? Oppure i tuoi clienti sono tutti
stipendiati fissi che fanno solo il 730, che mettono da
parte tanto di quel danaro da non preoccuparsi della propria
pensione futura, tutti senza famiglia e senza alcuna altra
attività personale al di fuori del lavoro? Mai
capitata una società per azioni che deve provvedere
all'amministratore? Mai capitato che un/una cliente ti
chiedesse di mettere una parte dei soldi al riparo dagli
sguardi della moglie/marito? Mai capitato un cliente che
svolge un'attività (non parlo, ovviamente, di illeciti)
di cui nessuno sa nulla e di cui nessuno deve sapere
nulla? Il tuo lavoro deve essere parecchio piatto,
allora.
|
antonio lucenti 18 novembre 2003 0:00
Giuseppe, con ammirazione scopro che il cfi
praticamente vale un commercialista + un notaio + un
avvocato. Oltre che un gestore. Te lo dico io
dove sta la professionalità del gestore, nel mettere in
pratica il proprio ruolo, limitato, di gestire il
patrimonio.. Invece di fare il mezzo commercialista,
il mezzo notaio, il mezzo avvocato, il mezzo
gestore.
Grigione, mi dispiace per il refuso,
non volevo offenderti. Invece questo te lo dico senza
refusi: non si vende a scoperto con i soldi dei clienti.
E' molto molto molto pericoloso. Hai capito
male, io non ironizzo: accuso. Sul resto dello
sproloquio, io non mi posso pronunciare, direi che è il
caso di stendere un velo pietoso, e immagino, forse
sbagliando, si vedrà, che chi legge lo abbia già
fatto. Mi dispiace che i continui attacchi mi
costringano ad usare toni che non mi sono abituali, ma
veramente mi pare che questa volta tu abbia passato il
segno, rasentando l'insulto, partorendo una figura
fantastica, probabilmente autobiografica, e dandole il mio
nome.
|
un cliente interessato 16 dicembre 2003 0:00
egr. Sig. Lucenti, come sempre il suo intervento è
limpido e puntuale. La ringrazio per il suo invito ad
intervenire nella sua "stanza", in effetti ho già
avuto modo di conoscerla ed apprezzarla, pur non avendo mai
detto la mia in quel contesto. Non posso negare di aver
sorriso con simpatia quando ho letto la descrizione che Lei
fa del CFI. Sorriso soprattutto in rapporto alla descrizione
attuata, in qs sito, dal Sig. Pedone, della (non dovrebbe
essere la stessa...? ) medesima figura. Come dire...si
può far credere ciò che si vuole, basta parlarne in un
certo modo anzichè un alro... Mi duole vedere un
professionista come Lei porsi in una condizione di mero
esecutore di incarichi ricevuti "...le 2 professioni
sono in un certo senso, complementari. Nel senso che , Dopo
la consulenza del cfi, sarà necessaria la firma di un
contratto con un intermediario per le operazioni
pratiche...". Preferisco pensare di aver compreso male
il senso della sua affermazione. E mi scuso anche per
aver impropriamente usato il termine "gestione"
anche se, ad essere sincero, chi ha deciso l'allocazione
del mio portafoglio, e chi ne ha decisi gli eventuali
spostamenti, non è stato certo l'analista della SgR di
riferimento, non crede? Si potrà a questo punto
ribattere che le scelte sono sempre state effettuate
insieme, promotore e cliente, ma, come Lei sicuramente mi
insegna, quando vado dal mio medico curante, non mi metto
certo a discutere sulla bontà dei medicinali inseriti nella
ricetta che Egli mi propone. Ho sempre apprezzato il
suo buon senso e chiarezza espositiva, e La ringrazio per la
reciprocità, ed è su tali basi che mi permetto di
rivolgerLe una domanda. come Lei afferma, prima di
diventare Promotore, ne è stato un cliente, e ne ha
apprezzate competenze e vantaggi competitivi. Da quanto
comprendo, se pur si trovasse ad essere cliente di un CFI,
non propenderebbe per la stessa scelta. Posso chiederLe in
tutta sincerità il perchè? Con stima e simpatia
Prof. Giulio Capilungo
|
Maria Elena Zappia 17 novembre 2003 0:00
Non è affatto vero che gli strumenti di risparmio gestito
siano meno efficienti di titoli singoli ma è vero il
contrario (vedasi caso di singoli titoli come argentina
cosa che invece un fondo di inv. nelle stesse aree estere
ad oggi sta facendo guadagnare di netto al cliente il 6%,
contro perdite enormi del singolo prodotto avendo il
gestore intravisto prima del crollo l'eliminazione di
tale mercato). Il cliente che si posiziona in reddito
fisso vincolato con un'unico prodotto che possibilità
ha rispetto ad una ripresa di inflazione di beneficiare di
rendimenti superiori ad oggi? Non solo ma tutti i
prodotti di risparmio gestito in azioni fanno analisi
specifiche, su qualità del management aziendale, su valori
aziendali rispetto al prezzo di mercato, tengono in
considerazione il reddito da dividendi, e la capacità
reddituale dell'azienda, rapporti prezzo utile e prezzo
valore contabile quindi scelgono per il cliente stesso (il
cliente da solo non potrebbe mai scegliere se non
scommettere su un cavallo vincente e se poi quel cavallo
non arriva mai?) il cliente singolo non dispone mai di tali
informazioni periodicamente e pertanto si ritrova a dover
gestire situazioni impossibili. E guarda caso mentre un
cliente posizionato oggi in un fondo di investimento
azionario perde se comperato ai massimi del 2000 il 30% con
un titolo singolo arriva a perdite di capitale del 60-70%
allora quale strumento è migliore pur con i suoi costi
(nessuno lavora gratuitamente e i gestori a fine mese hanno
anche loro un proprio stipendio). E poi chi lo ha
detto che il PF non guadagna sulla vendita di titoli
singoli? non è affatto vero. Per noi vendere un prodotto o
un'altro non cambia nulla quello che cambia è
l'efficienza del prodotto per rispondere
all'obiettivo che si pone il cliente dai propri
risparmi. L'importante è essere onesti e
trasparenti con i clienti e saper indirizzarli verso
strumenti che a loro servono realmente in base ai loro
bisogni reali, e non sul bisogno di chi sta vendendo un
prodotto. Inoltre il PF non ha alcun interesse a non
trattar bene il cliente perchè la sua azienda si forma
sulla fiducia e la sua correttezza, il suo guadagno deriva
dall'incremento di tutta la raccolta che ha saputo
costruire negli anni che si deve incrementare di anno in
anno, quindi il consiglio che può dare un PF al suo
cliente è lo stesso che darebbe ai propri genitori perchè
se il cliente guadagna il PF guadagna anche lui
indirettamente, quindi una attenta gestione dei risparmi
può essere fatta solo da chi ha creato insieme allo stesso
cliente obiettivi che si raggiongono nel tempo con un
rapporto continuativo. Perdere un cliente per un PF
significa perdere la fonte di guadagno e allora perchè non
trattarlo bene anzi benissimo. E mentre il promotore
alla banca alla quale è legato per legge non costa nulla,
le strutture bancarie hanno dei costi elevati a seguito di
tutto il personale che devono pagare mensilmente e degli
affitti delle agenzie, pertanto un'esame attento e di
consapevolezza su chi si permette dare informazioni errate
e fuorvianti dovrebbe essere fatto. E' solo vero
che non tutti i promotori sono uguali come non tutti i
dipendenti bancari sono uguali, l'unica cosa che si
potrebbe consigliare al cliente è capire bene con chi si
sta lavorando e non valutare l'operato solo se si
consiglia uno strumento al posto di un'altro. Certo
è che alcune società puntano alla qualità della loro rete
commerciale e alla fidelizzazione del cliente, mentre molte
altre puntano alla vendita di prodotti di lunga durata per
legare il cliente negli anni, ed anche se il turnover dei
propri PF è elevato la qualità diviene un'opzione di
poco conto, la massa numerica diviene più interessante per
loro che ogni altra ragione. Forse su questo bisognerebbe
parlare e potrebbe essere una seria considerazione che
andrebbe analizzata dagli utenti di prodotti di
risparmio. Dopo 10 anni di attività come libera
professionista mi sento molto offesa dalle affermazioni che
ho potuto leggere anche perchè ad oggi ho tutti i miei
clienti soddisfatti e senza alcun problema di perdite di
capitali perchè hanno avuto negli anni accanto un
professionista che ha cercato di fare i loro interessi, che
poi sono anche i miei indirettamente, ho sempre usato la
massima correttezza e puntualmente li tengo informati, anche
perchè una sola lamentela metterebbe a rempentaglio tutta
la mia attività con la radiazione o se non peggio la
cancellazione dall'albo, mentre molte scorrettezze a
scapito dei risparmiatori sono divenute guarda caso oggi una
delle maggiori fonti di sopravvivenza di altri canali del
mio stesso settore.
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Edoardo Grigione 17 novembre 2003 0:00
Caro Giuseppe, ma cosa credi che ne sappia il Sig.
Lucenti, di analisi, asset allocation, risk management e
pianificazione finanziaria? Non è il suo mestiere, lui
si erge ad un livello più alto, lui è iscritto
all'albo riconosciuto da Consob, ed e' l'unico a
rappresentare l'istituzione, quella stessa istituzione
che vende Argentina, Cirio, Giacomelli e che ad oggi si lava
le mani di casi come MyWay e 4you! Cosa credi che
gliene ne importi se nell'arco di tre mesi la borsa
perde un 10%, avrà maggior appeal per rastrellare un po di
clienti in più che aumentino l'asset under management
(mentre quelli che hanno comprato in precedenza pregano che
il mercato risalga). Non gli interessa sapere il concetto di
rischio finanziario, e ironizza su chi shorta. Ma a
contrario e a differenza sua vi sono suoi colleghi promotori
che ammettono i limiti e cercano quantomeno di apprendere
dei concetti in più, magari frequentando i corsi di
formazione di qualche bravo consulente. Cosa vuoi che gli
interessi dei miliardi di euro bruciati in questi anni di
bearish market, che hanno comunque pesato nei consumi delle
famiglie o del dato sul pil americano dell'ultimo
trimestre che non ha avuto una corrispondenza pratica nel
settore impieghi. Lui rappresenta e vende l'istituzione,
esattamente quella istituzione che ha quasi rovinato delle
famiglie e che haimè continua a farlo! Piuttosto che
scendere a patti con tutto questo, IO scelgo
l'indipendenza, Giuseppe, LUI NO, non ha nemmeno ancora
capito che mi chiamo GRIGIONE E NON grigioni!!! Edoardo
GRIGIONE CFI
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