Commenti
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Luigi Meli 10 aprile 2003 0:00
Carisimmi, sono una persona che ha deciso di fare il
promotore finanziario e questa sarà la professione della
mia vita. Io personalmente credo che un buon pf
debba fare consulenza finanziaria alla propia clientela
altrimenti questa professione si riduce a una pura attività
di vendita che sminuirebbbe professionalità di tanti miei
colleghi che fanno guesta attività con professionalità e
tanto rigore morale. Come in tutte le categorie
professionali anche in quella mia si annidano gente poco
accorta e avventuriera, ma debbo dire che il servizio che
oggi danno le banche alla clientela e' infinitamente
inferiore rispetto a quello che posso fare io o tantissimi
altri miei colleghi. Capisco che oggi la professione di pf
sta vivendo una crisi a causa dei mercati finanziari, ma
andate a vedere i portafogli delle banche, vi accorgerete
che in tantissimi casi hanno lavorato peggio di noi.
Oggi essere pf significa essere quella persona che ascolta
le esigenze e i bisogni del cliente e tramutarle in proposte
finanziarie efficienti. Si', sono finiti i tempi in cui
si faceva la polizza o il fondo azionario solo per
quadagnare la proviggione e senza ascoltare quello che il
cliente vuole, si', sono finiti i tempi in cui il
cliente firma perchè tanto i rendimenti sono sicuri, oggi
il cliente è informato e vuole sapere tutto del servizio
che sta per sottoscrivere. Io personalmente mi accorgo che
parlo tutto il giorno e la sera arrivo a essere stanchissimo
perchè ho girato tanto o ascoltato tanto e ho parlato
tanto. E' vero il nostro esame di stato non è
certamente formativo per quello che si studia per superarlo,
ma non è certo colpa dei pf. Io personalmente tengo
tantissimo alla mia formazione finanziaria e investo tanto
in questa, e il cliente lo nota se ha a che fare con una
persona preparata o meno e se tanti clienti mi hanno scelto
ritengo di avere una preparazione adeguata che comunque va
sempre aggiornata e approfondita. Scusate se sono stato
prolisso ma credo che non si possa fare di tutta un erba un
fascio e sopratutto non si può dire di una categoria
professionale che non è in grado di fare il propio
mestiere. Grazie
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Stefania Passaro 9 aprile 2003 0:00
Gentile signor Pedone, bella, la sua domanda: perchè
i promotori onesti non cambiano lavoro? Rispondo per
me, senza avere la pretesa di generalizzare. Io non ho
ancora cambiato lavoro per i seguenti motivi (e la prego,
non rida di me!): prima di tutto, sento di essere
utile ai miei clienti. Secondo, ho deciso, forse
velleitariamente, di cercare di far passare il
"mio" modo di essere promotore, anche se so che è
la strada più faticosa, quella sulla quale, a fine
giornata, ci si trova spesso senza voce per aver spiegato
tutto il necessario. Se tutti i pf che la pensano come me
mollano, mi spiega a chi lasciamo il campo? A chi consegnamo
i nostri clienti? Sinceramente mi dispiacerebbe che per
una sorta di selezione naturale, invece dei migliori,
restassero i peggiori! Terzo: ho investito e tuttora
investo molto nella mia formazione, e non mi va di buttare
tutto alle ortiche. Sono stata fra i primi promotori a
frequentare il Master in Financial Planning
all'Università di Siena, e la mia tesi è stata
giudicata fra le 5 migliori del mio corso. Ora studio per la
certificazione EFPA. Se tutto questo non servirà e
sarò costretta a ricredermi, cambierò lavoro, certamente,
ma almeno ci avrò provato fino in fondo, a farlo bene. Un
caro saluto, Stefania Passaro
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Roberto 9 aprile 2003 0:00
Nessuno considera che l'impostazione delle aziende
maggiormente "famose", è quella di contendersi i
promotori a suon di ingaggi e di "galloni", senza
tenere conto del curriculum, dei trascorsi, del bagaglio
professionale, e della gavetta. Oggi si incontrano tanti
"generali" troppo distanti dalla truppa e poche
vere competenze maturate sul campo. I libri danno vita
ai "guru" che fanno dei tecnicismi un mezzo
commerciale per ipnotizzare i clienti e che nel 98% dei casi
hanno contribuito ai disastri degli ultimi anni. A
qualcuno è chiaro che l'empatia, la comunicazione, la
capacità di ascoltare e comprendere la persona che ha
bisogno di un consiglio, siano una dotazione di bordo che
non si impara sui testi, che si apprende in parte con anni
di impegno e dedizione (oserei dire anche passione), e che
risiede o meno nel dna? C'è un modo per identificare
realmente questo fondamentale aspetto e qualificarne
l'importanza? Oppure i "generali" sono troppo
distratti e spesso non all'altezza, per pensare ad una
meritocrazia che non sia solo legata al fatturato del
momento? Credo che prima di tutto si debba dare al mercato
una figura di cui fidarsi per lo spessore
umano-professionale e che possa avvalersi di strutture
tecnicamente all'altezza delle necessità dei
clienti. Mi sembra che tutti facciano tutto, ma nessuno
faccia realmente qualcosa di specifico, se non magnificare
prodotti e/o rendimenti... ...e il cliente compra...
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Alessando Pedone http://investire.aduc.i 9 aprile 2003 0:00
Vorrei rispondere, brevemente, al bel commento di Stefania
Passaro: e' verissimo che l'indipendenza non
costituisce la garanzia di professionalita', ma e'
anche vero che la professionalita' (quando c'e')
non puo' essere pienamente esercitata in condizioni di
dipendenza da un intermediario.
L'indipendenza
non e' una garanzia, e' semplicemente una delle
tante condizioni indispensabile per essere professionisti.
La competenza e l'onesta sono altre due. Tutto qui.
Promotori finanziari competenti, francamente,
credo che ce ne siano pochi. Per la semplice ragione che
non esiste la cultura finaziaria in questo Paese neppure fra
gli addetti ai lavori. Pochissimi sanno cosa sia una
pianificazione finanziaria. Non c'e' cultura.
Di tutti i promotori finanziari che ho conosciuto (e sono
molte decine) ne conosco solo uno che stimo per la sua
competenza professionale.
Credo che i promotori
finanziari onesti siano probabilmente la maggioranza, almeno
in numero molto consistente. Ma sono, come giustamente ha
detto lei, fra due fuochi. I clienti non si fidano (e fanno
bene) e l'azienda li guarda male perche non fanno
guadagnare.
Quello che mi e' domando
e': perche' non cambiano lavoro?
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Stefania Passaro 8 aprile 2003 0:00
"Ci sono scemenze ben presentate come ci sono scemi ben
vestiti". Nicholas de Chamfort ("Maximes et
pensées")
Mi chiamo Stefania Passaro e dal
'96 faccio il promotore finanziario (da qui in poi
abbreviato in pf). E' da molto che mi domando
questo: quanti sono, intorno a noi, gli scemi ben vestiti
che presentano bene delle scemenze? Intendo:
nell'esercizio di QUALSIASI professione, compresa quella
del pf? Quanti sono quelli che vendono fumo, trattano
gli altri con superficialità e nascondono la propria
incompetenza/mancanza di scrupoli/malafede, dietro una
bella facciata? Moltissimi, in ogni campo. Pagando di
persona, ho conosciuto avvocati che mungono i propri clienti
senza dare valore aggiunto, notai che avvallano rogiti di
case che non stanno neanche al catasto o sono ipotecate,
commercialisti che per ignoranza o malafede procurano danni
incalcolabili ai loro clienti, medici che si accaniscono
sui malati pur di giustificare i propri ripetuti e lauti
onorari, architetti e ingegneri che costruiscono male case e
scuole. E pensare che SONO TUTTI dei liberi
professionisti, non lavorano per nessun altro, se non per se
stessi e per i propri clienti, guadagnano emettendo una
parcella, in apparente assenza di conflitto d'interessi.
Sono moltissimi, tutti sulla carta
"indipendenti". Ma questa loro indipendenza non ci
ha salvato né ci salverà dalla loro disonestà, o dal
loro pressappochismo. Una cosa sottolineo: a fronte di tanti
liberi professionisti disonesti, comunque, ce ne sono tanti
altri che VERAMENTE sono di supporto e aiuto ai propri
clienti. Potrei io fare a meno del mio (fidato)
commercialista? Potrei io fare a meno del mio (competente e
appassionato) medico? Potrei, con un corso per
corrispondenza, fare a meno dell'architetto e del
geometra (onesti) che mi costruiscono casa? E allora
veniamo all'argomento del vostro utilissimo forum.
Utilissimo perchè è una rara occasione di confronto con i
colleghi e perchè mi serve a capire di più com'è
percepito il mio ruolo dalle persone oltre la cerchia dei
miei clienti e conoscenti. I promotori sono nelle
condizioni di fare vera consulenza finanziaria? Quelli
disonesti o incompetenti potrebbero nuocere meno se tutti i
pf diventassero liberi professionisti? E in sostanza, è
possibile arginare la prolifica e pericolosa genìa di
"scemi ben vestiti" almeno nell'ambito della
promozione finanziaria e dell'attività bancaria? Come
garantire le persone che si rivolgono ad un promotore, a un
impiegato di banca o delle poste contro la possibilità di
sottoscrivere scemenze ben presentate? E' possibile che
non si ripetano mai più schifezze del tipo 4you,
obbligazioni strutturate o argentine rifilate ai pensionati,
azioni Sci o Finpart o Bipop vendute a clienti ignari
rimasti col cerino in mano alla vigilia del tracollo?
In tutta sincerità, credo che una panacea per tutto questo
vada comunque cercata, perchè sarebbe bellissima. E
se questa panacea risiedesse nell'indipendenza dei pf da
qualsiasi intermediario, per me sarebbe anche consolatoria e
pacificante. Mi solleverebbe dal peso di portare la croce
anche per conto di coloro che nell'esercizio della mia
professione hanno creato più danni che valore aggiunto. E
non dovrei quotidianamente pormi nel mezzo, con me e il
cliente da una parte e le banche o l'intermediario
dall'altra, vale a dire nella posizione ideale per
essere impallinata da entrambi. Sì, perchè oggi un pf
scrupoloso e onesto non solo può comunque destare sospetti
nei clienti ("E' sincero? Me la sta contando
giusta?"), ma ingenera anche diffidenza
nell'intermediario per cui opera ("Ma questo, da
che parte sta? Lo sa che siamo qui per "far
bisnis"?). E' solo che non credo sia giusto
CARICARE DI ASPETTATIVE un momento, che pure verrà e sarà
bene che venga, in cui anche i pf potranno essere liberi
professionisti nel vero senso della parola. Non credo
sia realistico considerare quel momento un benefico
spartiacque fra un passato fumoso ed un futuro
trasparente. Infatti, anche quando questo momento
arriverà (e ribadisco, è bene che arrivi presto), chi
impedirà a molti pf di sentirsi, come quando erano
"sotto padrone", liberi di vendere fumo, di non
aggiornarsi, di portare acqua al proprio mulino, "tanto
la parcella è stata incassata e se il cliente non è
contento che se ne vada"? Liberi di essere
superficiali, di stringere accordi, sottaciuti ai clienti,
con l'intermediario all'angolo da cui prendere la
"stecca"? E liberi magari di fare del nero anche
loro, come tanti liberi professionisti (finché si è pagati
a provvigione, infatti, niente nero)? Cosa voglio dire?
Lo spartiacque che divide l'onestà dalla disonestà
siamo noi, le nostre azioni, non la targa d'ottone sul
portone o il marchio della banca per la quale lavoriamo o
decidiamo di NON lavorare. E se invece ci aspettiamo che
dall'esterno possa materializzarsi la discriminante fra
il buono e il cattivo professionista, un faro che illumini
per sempre le zone d'ombra, avremo aspettato invano. E
continueremo tutti a giustificarci, pf e non pf, dietro
questa frase (scusate, un'altra citazione, ma è
l'ultima):
"A molti non mancano che i
denari per essere onesti". Carlo Dossi
(«Note azzurre»)
Un caro saluto e un grazie di
cuore per il lavoro di informazione che svolgete!
Stefania Passaro
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Claudio 7 aprile 2003 0:00
Promotori finanziari? Ma dove? Ma scherziamo o discutiamo
seriamente!!!! Di promotori finanziari prima che partissero
i mercati qualche anno fa, si e no, se ne sentiva parlare, e
a bassa voce in qualche salotto "buono". Poi, con
l'inizio del boom dei mercati, dove bastava buttare 100
lire su di un qualsiasi titolo, e riavvolgendo il
"mulinello" si tiravano su guadagni da Paperon de
Paperoni, e' esploso il boom dei Promotori. Poi, finita
la borsa, e venduti gli ultimi scampoli ai polli rimasti (io
ad esempio, che mi sono lasciato propinare a Marzo del 2000,
l'appena nato fondo Tecnologico di F&F) tutti latitanti,
o superimpegnati in questa o quella attività....
Signori, purtroppo la realtà è: riporto dallo scritto
di Roberto Santilli: cosa intendi per "bravo promotore
finanziario"? Forse colui che raggiunge
sistematicamente i budget di raccolta, oppure colui che ben
interpreta i bisogni dei clienti e li traduce in consigli
operativi sui vari tipi di strumenti anche a scapito dei
budget di cui sopra??
La risposta la lascio a
voi, anche se convincermi dell'esistenza del promotore,
anche solo un pochino "samaritano", sarà
dura.
Claudio
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gobbo 71 4 aprile 2003 0:00
Il vero consulente come guadagna. Si guadagna se si
vende, e si guadagna maggiormente con i prodotti che
"si devono vendere". Il principio è sbagliato:
bisognerebbe pagare una commissione fissa o variabile sulla
consulenza. Ma la vera consulenza, cioè una persona
indipendente che deve valutare i prodotti di sim banche
diverse e consigliare il cliente in base anche ai diversi
costi dei vari prodotti, la cosa più importante è
l'asset allocation non la marca del prodotto
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Alessando Pedone http://investire.aduc.i 4 aprile 2003 0:00
Desidero ringraziare coloro che hanno gia’ dato il loro
contributo a questo forum e vorrei dare alcune risposte ai
quattro “Paoli” che sono intervenuti: Paolo Sivlio
Vanno, Paolo Astesiano, Paolo Marsini e Paolo Poli (ma si
chiamano tutti Paolo in questo forum? :))
Paolo
Silvio Vanno mi chiede che cos’e’ un pianificatore
finanziario. Questa figura e’ praticamente sconosciuta in
Italia mentre ha una tradizione decennale nei Paesi
anglosassoni. In breve, un pianificatore finanziario e’ un
professionista nel settore della finanza che realizza dei
progetti di ottimizzazione delle risorse finanziarie
(considerando i flussi di entrata/uscita, il patrimonio
finanziario e immobiliare e gli obiettivi finanziari) al
fine di aumentare le probabilita’ di raggiungere gli
obiettivi che il cliente si prefigge. A parole, molti
promotori finanziari si dichiarano “financial planner”.
In realta’, il livello di competenza specifica necessaria
per fare una pianificazione finanziaria e’ totalmente
diversa da quella che necessaria per vendere prodotti
finanziari. Negli Stati Uniti, ad esempio, esiste un
qualifica nota come CFP che prevede tre anni di studio molto
intenso per potersi qualifica pianificatore finanziario
certificato. Si sta tentando di introdurre certificazioni
simili anche in Europa, ma siamo ancora agli inizi. Per il
momento l’unico certificato esistente e’ quello di EFA
(European Financial Advisor) che non e’ un pianificatore
finanziario ma un “bravo” promotore.
All’interessante contributo di Paolo Astesiano vorrei
replicare che i promotori finanziari che svolgono seriamente
la loro professione esistono, ed io ne conosco diversi, ma
dovrebbero convincersi che non e’ possibile fare un buon
lavoro all’interno di questo sistema. I conflitti di
interesse, come sa benissimo chiunque e’ nel settore, sono
troppo forti. La descrizione di Paolo Polini e’ un esempio
molto franco di cosa succede all’interno delle SIM. Non si
tratta, almeno da parte mia, di fare attacchi generalizzati.
Il problema oggettivo e’ che la maggioranza dei promotori
finanziari non e’ qualificata per fare gli interessi dei
clienti e, anche la maggioranza che e’ animata da buone
intenzioni non ha gli strumenti per farlo e finisce quindi,
oggettivamente, con il danneggiare i clienti. Vorrei
invitarvi a ragionare sulla scarsissima preparazione tecnica
della maggioranza dei promotori. I promotori giovani,
di solito, non hanno neppure un minimo di esperienza. Non
conoscono niente del mondo della finanza. Sanno
esclusivamente quello che gli dicono dalle proprie aziende.
I promotori piu’ vecchi, e scaltri, anche se hanno ben
capito che il “mito” della gestione professionale e’,
appunto, un mito, di solito sono semplicemente dei bravi
venditori ed hanno una preparazione tecnica ancora piu’
scarsa di quella dei promotori giovani. I promotori esperti
e tecnicamente validi sono una esigua minoranza che
probabilmente costituisce meno del 5% del campione totale.
Paolo Marsini si interroga circa la
disponibilita’ dei clienti a pagare una parcella per un
professionista indipendente, osservando che questo
converrebbe sia ai consulenti che ai clienti. I primi
guadagnerebbero di piu’ di oggi, i secondi risparmierebbe
molti soldi. Questa e’ una bella domanda. Speriamo che
qualche altro gradito contributo dei lettori possa
rispondere.
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Roberto Santilli 4 aprile 2003 0:00
pienamente d'accordo con quanto detto da Paolo Poli.
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ninoneri 4 aprile 2003 0:00
Il promotore finanziario è un venditore di prodotti
finanziari. Togliamoci dalla testa che sia un consulente
come vogliono farci credere. Il promotore vende e consiglia
quello che conviene a lui ed all'istituto per cui lavora
(... i promotori del gruppo MPS hanno guadagnato bene con
"4you" e simili).
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Paolo Poli 3 aprile 2003 0:00
Chi è pronto a difendere a spada tratta la categoria dei
promotori finanziari evidentemente non conosce bene la
realtà delle reti, o finge di non conoscerla. Lavoro come
promotore finanziario dal 1989, fino allo scorso anno per
una nota sim (oggi banca, come la maggior parte), e
attualmente per un'altra. Ho deciso cambiare società,
con tutti i disagi che questo comporta, soprattutto in
periodi come l'attuale, proprio il fatto che la
precedente società, incappata forse in piani aziendali i
cui costi spropositati erano proporzionali alle false
aspettative di guadagni indotte dal periodo d'oro, ha
gradatamente incominciato a "spingere" i promotori
a "collocare preferibilmente" alcuni prodotti
piuttosto che altri. E il conflitto di interessi spesso
finisce per non essere solo di carattere puramente
provvigionale: i promotori "allineati",
gratificando il bilancio della società e mettendo in bella
luce la struttura, ricevono tali e tanti favori dalle sim da
mettere in ombra chi invece preferisce anteporre gli
interessi dei clienti alle proprie entrate mensili, con
evidenti frustrazioni professionali. Accade così che i
"colleghi" moralmente meno intransigenti, che
spesso guarda caso sembrano anche essere i meno preparati,
finiscono per occupare posizioni di maggior rilievo. Ma si
sa: ...business is business... Ovvimente non è il caso
di generalizzare, ma come semre i cattivi esempi si notano
più di quelli buoni. Paolo Poli
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paolo marsini 3 aprile 2003 0:00
Gli interventi dei colleghi sopra sono sacrosanti. Sono
daccordo con loro. Come il gentile Sig. Alessandro Pedone
afferma, l'ideale sarebbe certamente lavorare a
parcella, sarebbe un risparmio per i clienti ed una maggiore
garanzia di imparzialità. Probabilmente anche un maggiore
guadagno per il promotore... ma i clienti sarebbero pronti a
questo?
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Paolo Astesiano 2 aprile 2003 0:00
In qualità di promotore finanziario sono d'accordissimo
sul fatto che l'esame di Stato sia un semplice mezzo per
regolare il flusso sul mercato di operatori, e come tale non
di nessuna preparazione tecnica per la professione. Sono
altresi' d'accordo sul fatto che sia interesse del
promotore fare in modo che la sua attività sia ben
remunerata. Sono anche d'accordo sul fatto che in molte
realtà aziendali la preparazione tecnica e
l'aggiornamento siano materia di scarsa attenzione. Ma
come in tutti gli ambiti professionali parlare per
generalizzazioni è un modo poco professionale per
analizzare i fatti. Non sono d'accordo assolutamente sul
conflitto di interessi che esiste tra il promotore ed i
clienti. Tutte le realtà del settore, Banche o Sim,
possiedono oramai una gamma talmente ampia di servizi che
rendono il consulente non piu' "schiavo" dei 3
prodotti che anni or sono venivano messi a disposizione per
il collocamento, e quindi strumenti tali da poter fare una
buona pianificazione. Oltre a cio' la vera ricchezza per
un promotore finanziario è rappresentata dalla fedeltà dei
clienti verso la sua figura, che non si ottiene attraverso
una indiscriminata vendita di prodotti che succhiano il
sangue al cliente (cosa accaduta e che sempre accadrà), ma
in un rapporto basato sulla fiducia, sui risultati e sul
soddisfacimento dei bisogni del cliente. Stando ai perentori
giudizi che vengono letti, pare che le "vittime"
dei promotori siano risparmiatori creduloni, circuiti ed
ingannati dalla parlantina illusoria di fantomatici figuri
che si appropriano delle sudate finanze di una vita di
lavoro e fuggono come primule rosse nella notte.
Probabilmente chi lo ha fatto e chi lo farà non ha
intenzione di proseguire la professione in modo serio anche
perchè, e non è cosa da poco, il consulente mette la sua
faccia e la sua responsabilità in prima persona, e se
davvero fossimo tutti (o in parte) cosi' come spesso
viene descritto, non ci sarebbe un cosi' continuo
afflusso di clienti verso le nostre "grinfie", ma
un processo di fuga in massa. Le cose da migliorare
sono tantissime. Chi svolge seriamente questa attività
sarebbe ben lieto di dare una mano, ma purtroppo siamo
troppo impegnati a "difenderci" da gratuite
generalizzazioni e sentenze emesse da chi dovrebbe veramente
prendersi a cuore le iniquità e gli elementi di distorsione
di questo complesso universo finanziario. Cordiali saluti
Paolo
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M. Di stefano 2 aprile 2003 0:00
Per quello che mi è capitato posso affermare con buona
certezza che: a) gli impiegati bancari sono
assolutamente impreparati a svolgere servizio di consulenza
finanziaria alla clientela sia per mancanza di cultura
adeguata sia per evidente conflitto di interesse tra la
banca (che d'altra parte li paga)e i clienti della
stessa; b) i promotori finanziari hanno una
preparazione maggiore ma anche in questo caso finche'
rimarranno dipendenti delle banche saranno degli ottimi
venditori ma dei pessimi consulenti per i clienti.
E' chiaro che questo mio pensiero deriva da esperienze
personali che nulla vogliono togliere alla professionalità
delle due categorie di lavoratori. Per quanto riguarda i
bancari ritengo però che forse anche solo un poco di amor
proprio verso il lavoro che fanno sarebbe bastato a evitare
i disatri che ci sono stati in Italia in questi ultimi tempi
nei confronti dei risparmiatori. La loro ignoranza delle
cose di cui trattano e' globale e immensa perche' se
cosi' non fosse l'alternativa all'ignoranza
sarebbe la disonesta'!!!
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Paolo Silvio Vanno 2 aprile 2003 0:00
Egregio signor Pedone, leggo sul sito che lei si
qualifica come "Pianificatore Finanziario",
poichè non conosco nè ho mai sentito parlare di questo
tipo di qualifica, le sarei grato se potesse darmi
informazioni più dettagliate sulla sua qualifica.
Cordialmente Paolo Silvio Vanno
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Roberto Santilli 2 aprile 2003 0:00
Pur essendo anch'io un Promotore Finanziario chiedo a te
collega: cosa intendi per "bravo promotore
finanziario"?: forse colui che raggiunge
sistematicamente i budget di raccolta, oppure colui che ben
interpreta i bisogni dei clienti e li traduce in consigli
operativi sui vari tipi di strumenti anche a scapito dei
budget di cui sopra?? Una cosa è certa: credo che ci
sia una incompatibilità di fondo tra i due tipi di
interpretazione del modo di essere "Bravo promotore
finanziario". Un bravo "pianificatore
finanziario" è sicuramente colui che effettua una
Buona pianificazione finanziaria (non c'e alcun budget
di raccolta da rispettare). Comunque, esistono reti di
Promotori finanziari (pochissime) che ancora oggi anzichè
imporre dall'alto i budget, chiedono alla base stessa
della rete una indicazione di massima sulle quantità
collocabili presso la clientela di determinati classi di
prodotti, senza poi per questo esigere categoricamente che
le indicazioni fornite vengano strettamente rispettate:
lavorare per società che adottano questa ultima
impostazione è, credo, l'unico modo di essere promotori
finanziari che guardano con un certo rispetto anche alle
necessità dei clienti e non solo a quelle proprie e della
banca/SIM. Saluti, Roberto Santilli.
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C. Morelli 2 aprile 2003 0:00
Condivido pienamente l'articolo del Sig. Pedone, sul
fatto che i Promotori Finanziari non sono in grado di fare
nè Asset Allocation, nè Consulenza Finanziaria. A questo
punto però urge una regolamentazione della figura del
Consulente Finanziario Indipendente, figura presente in
altri paesi Europei e appositamente disciplinata, in modo
tale da creare una nuova categoria professionale e allo
stesso tempo, spulcerebbe le innumerevoli magagne che i
Promotori Finanziari propongono ai loro ignari clienti.
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