Incollo il testo della mia lettera inviata a circa 25
redazioni di stampa e tv di cui mi avete gentilmente dato le
e-mail:
Gentilissima Redazione,
mi chiamo Gabriele, ho 35 anni e scrivo da Pescara.
L’oggetto di questa mail riguarda la famigerata legge
166/2008 sulle cosiddette “polizze dormienti”, un caso
che ha fatto e continua a far discutere tantissimo.
Io stesso parlo a nome di mia madre, beneficiaria di una
polizza prescritta (secondo la legge ma non secondo
contratto) di Poste Vita.
Vorrei narrare brevemente la travagliata storia di questa
polizza, stipulata nel 2003 nell’agenzia di Pescara 4 da
mio padre che figurava come assicurato e mia madre
beneficiaria, l’importo era di 20000 euro.
Questa polizza aveva una durata di 7 anni e sarebbe dovuta
scadere a luglio di quest’anno.
Mio padre purtroppo è morto il 28 dicembre 2007 e mia madre
si è attivata appena dopo le feste di inizio anno per tutte
le pratiche di successione, compresa questa famigerata
polizza di Poste Vita.
Varie sono state le visite nell’agenzia dove la stessa era
stata stipulata e ogni volta ci è stato consigliato di
portarla a scadenza naturale a luglio 2010 appunto, tanto ci
avevano assicurato che essendo mia madre beneficiaria non ci
sarebbero stati problemi in quanto Poste Italiane (secondo
contratto) non avrebbe prescritto la polizza fino a 10 anni
dopo l’evento di premorienza dell’assicurato.
A gennaio di quest’anno ci siamo accorti della
“trappola” che ci aveva teso Poste Italiane con
l’ausilio della legge 166/2008 (una legge RETROATTIVA
uscita più di un anno prima, ci tengo a sottolinearlo),
secondo la quale Poste Vita non ci avrebbe liquidato in
quanto questa legge glielo impediva e che i nostri soldi
sarebbero stati devoluti al fondo delle vittime dei crack
finanziari.
A nulla è servito chiedere il rimborso in quanto la nostra
polizza era andata prescritta perché erano passati 2 anni
dalla morte dell’assicurato.
I vari colloqui che abbiamo avuto con vari avvocati non
hanno fatto altro che buttarci ancor di più nello sconforto
dato che, cito testuali parole: “la legge è legge!”
Ma io rispondo: “Ma la democrazia è ancora
democrazia?”, oppure in Italia c’è stato un colpo di
Stato e non me ne sono accorto?
Ora, Poste Vita deve chiarire molti punti che non sono molto
chiari in questa vicenda ma prima di passare a questo tipo
di considerazioni vorrei parlare di un’altra cosa, del
Decreto Legge n° 40 del 26 marzo 2010.
Questo decreto è attualmente in transito tra Camera e
Senato e risolve solo in parte la questione riguardante la
retroattività della legge 166/2008.
Infatti secondo questo d.l. sarebbero salve solo le persone
che avevano perso un loro caro prima del 27 ottobre 2007
escludendo di fatto tutti quelli che erano deceduti dopo o
che comunque avevano superato il tempo limite di 2 anni
nella richiesta di rimborso oppure tutti quelli che avevano
visto i loro soldi già versati al fondo.
Le entità erogatrici di dette polizze sono molteplici, le
persone coinvolte sono diverse migliaia e la massa di denaro
“confiscata” è una cifra talmente spaventosa da
sembrare uno scioglilingua.
Ma facciamo un passo indietro, dato che sono io a scrivere
tratterò la vicenda dal punto di vista della nostra polizza
di Poste Vita.
Poste Italiane in questo periodo sta mettendo in atto, a mio
giudizio, una politica commerciale davvero molto
“aggressiva”, definiamola così.
Ci ritroviamo a entrare in un ufficio postale per pagare una
bolletta e riusciamo con una sim Postemobile nel
cellulare.
Non siamo liberi di avere più di 1000 euro nel libretto che
subito ci viene proposto quel buono o quell’altra
assicurazione e non provate a nominare la parola
“collezione” in un ufficio postale, potreste ritrovarvi
con un folder di francobolli sotto il braccio in meno che
non si dica.
Ora, questi signori neoazionisti rampanti dovrebbero ben
sapere che una polizza assicurativa non è un gioco, sommata
a tutte le altre assicurazioni che fanno all’ordine del
giorno la cosa si fa proprio seria!
Questa piccola divagazione sul tema serve soltanto ad
introdurre una questione molto spinosa e perché no, anche
un po’ disgustosa.
Come mai queste persone gestiscono codeste assicurazioni e
poi da un giorno all’altro esce una legge e chi ci ha
investito i risparmi di una vita si ritrova ad essere
truffato data la scarsa (ed è già un complimento)
informazione?
Perché la direttrice del nostro ufficio di Pescara afferma
di non averci mai nemmeno visto quando invece abbiamo
chiesto informazioni in merito almeno 6 volte in due
anni?
Forse non legge le disposizioni interne che arrivano
all’ordine del giorno a tutti i direttori di uffici
postali d’Italia!?
Perché l’unica risposta di Poste Vita è: “Purtroppo
noi non siamo tenuti ad avvisare nessuno! E’ una legge
dello Stato e per tale deve essere rispettata!”.
Anche quando esce una legge dello Stato che fa asso
pigliatutto?
Capite? Migliaia di persone si sono trovate come me in un
diabolico intrecciarsi di leggi incostituzionali e
disinformazione cronica!
Poste Vita (nel mio caso) deve dare una risposta un po’
più convincente sul perché ha omesso di avvisare la sua
clientela di una variazione così importante, non può
nascondersi dietro una legge che, per assurda voglia essere,
comunque ti dava 2 anni di tempo e nemmeno può blaterare
frasi sconnesse sull’impossibilità di avvisare i clienti
per le leggi sulla privacy.
Quello che ora mi auspico è che il D.L. 40 in sede di
Senato subisca una variazione radicale e vada a stravolgere
a fondo l’art. 2 comma 4 della legge 166/2008, come già
proposto da vari emendamenti del Pd alla Camera dei Deputati
affinché tutti i malcapitati rientrino in possesso del
maltolto.
Perciò scrivo a voi che potete dare voce a me e a quanti
come me decideranno di contattarvi.
Vi ringrazio immensamente per il tempo che avete dedicato a
questa email e nel salutarvi vi auguro buon lavoro.
Gabriele –
[email protected]