Commenti
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Antonella 20 maggio 2008 0:00
Bersanotto, cominciamo con queste. Ecco, prescindendo
dal reddito, cosa non va nel sistema attuale:
1)L’eccessiva lentezza di accesso alla professione. Per
diventare notaio solo in tempi tecnici possono passare anche
7,5 anni: 18 mesi di tirocinio, due anni di attesa per il
bando, quattro anni fra pubblicazione del bando e relativa
assegnazione della sede (per il concorso bandito nel 2004
le sedi non sono state ancora assegnate). Tempi così
dilatati rischiano di scoraggiare le migliori menti
giuridiche e di eliminare in partenza chi non è in grado di
sostenere economicamente un’attesa tanto lunga.
2)L’inadeguatezza della macchina organizzatrice del
concorso nazionale, imperniata attorno a due commissioni
piuttosto pigre, che non consente la copertura delle sedi
vacanti e che rende di fatto inutile la revisione delle
tabelle ministeriali. Attualmente la differenza fra le 5.312
sedi previste dal Ministero e quelle effettivamente coperte
è di 1.500 unità. Considerato che con i ritmi attuali
vengono nominati 200 nuovi notai ogni due anni, per
completare l’organico occorrerebbero 14 anni, nel
frattempo però sarà necessari rivedere la suddette tabelle
per ben due volte. E’ vero che l’ultimo concorso bandito
prevede la nomina di 350 nuovi notai, ma non mi pare
azzardato affermare che ciò comporterà un proporzionale
dilatamento dei tempi di correzione. 3)La stupida
preselezione per accedere alle prove scritte. Il mio
giudizio è peraltro sostanzialmente condiviso dal notaio
bolognese Pietro Zanelli
(http://www.notaio.org/preselezione_concorso_notarile.htm),
il quale evidenzia come “la preventiva pubblicizzazione
dei test, ha portato ad una esasperata preparazione
mnemonica senza alcun riscontro circa le effettiva capacità
logico-giuridiche. D’altronde i limiti dell’attuale
sistema fondato sulla pubblicazione anticipata dei quesiti
vengono aggravati dalla carenza di un archivio
sufficientemente ampio (almeno 15.000/ 20.000 domande), in
grado trasformare il tipo di preparazione in senso
casistico-valutativo, data l’impossibilità di una
memorizzazione così estesa; nonché dalla mancata
previsione di domande di logica giuridica, di ricostruzione
sistematica, di conoscenza dell’interpretazione
giurisprudenziale o dottrinale, di corretta soluzione di
casi pratici, che isterilisce la preparazione del candidato
sul piano della lettera delle norme” 4)La
negazione aprioristica del principio condiviso da Autorità
Antitrust, Commissione Attali e Commissione Europea (tanto
per citare le fonti più autorevoli) secondo il quale una
maggiore deregolamentazione conduce ad onorari inferiori
senza ripercussioni sulla qualità delle prestazioni
ricevute (“consumers have greater choice and are on
average paying less for conveyancing services under
deregulated systems, with no loss in quality”, Commissione
Europea, 29 gennaio 2008)
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Ugo 21 maggio 2008 0:00
Bersanotto, ancora una volta lei preferisce far la figura
del tonto piuttosto che confrontarsi in una discussione
serena ed intellettualmente onesta. Ciò che non va non sono
i redditi in sè. Ciò che non va sono i meccanismi che
stanno alla base della determinazione di quel reddito.
Meccanismi che, come descritto da Antonella, sono basati su
trucchetti da "furbetti del quartierino" messi in
atto in modo da rendere estremamente limitato il numero dei
notai operanti sul territorio. Se invece di 4000 i notai
italiani fossero 15000 o 20000 nessuno si lamenterebbe.
Tranne, ovviamente, coloro che oggi sono notai e che
vederebbero ridursi considerevolemnte la ricchissima e
scandalosa rendita di posizione di cui godono. Senza per
questo però morire di fame. Perchè nessuno vuol farvi
morire i fame, poverini. Ma sradicare un reddito che si basa
su criteri da signorotto feudale sì.
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bersanotto 20 maggio 2008 0:00
...e mi date sempre conferma. Tutto ruota intorno al
REDDITO. Rispondete a questa semplicissima domanda: a
parte il reddito DICHIARATO (che vi fa invidia) CHE
COSA C'E' CHE NON FUNZIONA (E CHE QUINDI VA
RIFORMATO) NELL'ORDINAMENTO DEL NOTARIATO ITALIANO ?
Infine, sappiate che il reddito medio degli avvocati
in altri Paesi è di gran lunga superiore a quello dei notai
italiani, e ciò per un semplice motivo: sono ben
selezionati, e quindi P O C H I. Solo a Roma ce ne sono più
che in tutta la Francia; in Inghilterra ce ne sono circa
5.000 (guarda un po', proprio come i Notai italiani).
Allora, la vogliamo finire con i paragoni strampalati
(magari tratti da qualche blog su internet) con altri Paesi,
con altri ordinamenti, con altra civiltà e con altre
culture ? Concentratevi sulla domanda: COSA C'E' CHE
NON VA ?
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Massimo 20 maggio 2008 0:00
Privato stai pur certo che uno come te, dopo 15
anni di cazzeggio nella nostra pubblica amministrazione,
se fosse stato in Danimarca non solo la pensione se la
sarebbe sognata, ma l'avrebbero cacciato a pedate
ben prima. Fai dunque bene a gioiere della
differenza fra i succitati paesi. In italia con
pochi anni di contributi versati puoi godere di una bella
pensioncina statale da affiancarsi a ciò che guadagni
facendo l'avvocato (sicuramente mediocre anche per il
solo fatto di aver iniziato molto tardi). Ancor
peggio, proprio TU hai il coraggio di scrivere "Casta
dei Notai" e "costi che gravitano sulla
collettività", proprio TU che sei MANTENUTO
DALLO STATO, e non mi si dica che 15 anni di contributi
sono stati sufficienti a giustificare una pensione che ora,
per il vero, suona più che altro come una rendita vitalizia
statale. Sei lo stereotipo dell'uomo medio:
invidioso, frustrato con cravtta economica multicolor.
Immagino la tua vita, triste e di una vuota angoscia.
Questo fa ben capire il perchè del tuo tentativo di sparare
a zero su tutto e tutti. A 50 anni è ora di cercare
soddisfazioni che di certo non si ottengono facendo il pirla
su internet. Stammi bene.
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INformato 11 giugno 2008 0:00
"sviste veramente clamorose (...) a meno che non si
voglia insinuare un comportamento doloso, teso a favorire
alcuni candidati piuttosto che altri, anche se una tale
ipotesi allo stato non è supportata da alcun serio elemento
di riscontro".
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Privato sottufficiale 19 maggio 2008 0:00
Massimo ha il pregio di stupire continuamente. Sono
curioso di sapere con quale metro giudica il livello di
onestà degli Italiani e dei Danesi riguardo ai traffici
commerciali ed alla "mentalità umana". Che
genio!
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Massimo 19 maggio 2008 0:00
UGO lei non è del tutto a posto. Che il
superamento di un concorso richieda anni di studio costanza
preparazione e sacrifici dovrebbe essere un merito, non una
nota dolente .... almeno per chi non è tenuto a
studiare. Apra altresì gli occhi e mi dica,
oggi, in quale professione intellettuale a 30 anni si è
già indipendenti. Avvocato? O forse
commercialista, ingegnere, medico, astronauta o
rizzacaz....? Concludendo, proprio lei che
fa parte di un mondo marcio e per il quale provare imbarazzo
- la sanità pubblica appunto, ed il relativo accesso
nonchè la carriera nella stessa - si permette di dar
lezioni ad altri, facendo per di più capire in modo
evidente che del mondo che lei critica non conosce
pressochè nulla. Che stile! non c'è
dubbio P.S. in Danimarca una compravendita
del valore di 250.000 costa in media 180 euro meno rispetto
all'Italia (ho appena consultato una tabella che ho
accanto). Prescindendo da ogni diversità fra il
sistema danese e l'italiano, le chiedo se secondo
lei Danimarca ed Italia possono vantare pari livello di
onestà sia a livello di traffici commerciali sia a livello
di mentalità umana.
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Ugo 19 maggio 2008 0:00
Concordo con quanto scritto da Anonella. Bersanotto ha la
spudoratezza di scrivere che "qualsiasi ragazzo
meritevole che abbia talento e voglia di studiare può
superare il concorso notarile"... Ma andiamo!!!
Quale è il "ragazzo meritevole" privo degli
adeguati sostegni familiari che si può permettere di
rimanere a carico dei genitori fino a 30 anni suonati e che
può frequentare determinate "scuole", quelle
scuole i cui iscritti, chissà perchè, hanno probabilità
infinitamente maggiori di superare il concorso notarile
rispetto ai figli di un Dio minore??? La verità è
quella scritta da Antonella. Non esiste, in un paese civile,
che superare un concorso una volta nella vita garantisca
l'accesso ad una rendita vitalizia che grida
vendetta. Se l'Italia è un povero paese, mio caro
Bersanotto, è proprio perchè è un paese in cui esistono
rendite di posizione che non hanno alcuna giustificazione.
Rendite di posizione determinate dal volersi sottrarre a
qualunque confronto con il mercato. E comunque, caro
Bersanotto, se l'Italia è un povero Paese, lei può
sempre emigrare. Vada a fare il notaio in Danimarca, od in
Austria, e mi dica se lì i suoi servigi le possono
garantire un reddito da 500.000 euro l'anno...
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Massimo 18 maggio 2008 0:00
Chi ricorda ad UGO che dalle più recenti statistiche del
Ministero la percentuale di figli (parenti) d'arte fra i
Notai è del 12 (DODICI) % ???????
Inoltre UGO in quelle "certe" scuole io ci
sono dentro, non sono gratis certamente, ma alla portata di
chiunque (100 euro al mese). Quanto poi al dare
certezze in merito al passare il concorso, sia serio e non
scriva minchiate. PRIVATO
vero.... però sei proprio un omino sfigatello.
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notaio impoverito 18 maggio 2008 0:00
Cara Antonella, quando si ragiona pacatamente fa piacere
interloquire. Voglio perciò intervenire ancora per
controbattere alcune sue argomentazioni e corregere quella
che è una vera inesattezza. La difficoltà
dell'acceesso ed i suoi tempi lunghi: il tema è serio,
perchè è vero che i tempi di accesso alla professione sono
lunghi, e fanno sì che solo i laureati che hanno un certo
sostrato economico alle spalle possano permetterseli.
Ciò non significa però che si debbano aprire
indiscriminatamente le porte di accesso alla professione,
perchè ciò significherebbe perdere l'eccellenza della
preparazione, dal momento che nessun esame di stato a numero
aperto ha mai impedito a qualunque laureato di pur modesto
livello l'accesso a qualsivoglia professione (per cui,
come lei scrive, ci sono sicuramente tantissimi medici,
ingegneri, avvocati, commercialisti, ecc., di preparazione
eccellente, ma ce sono sono anche tanti molto più modesti,
a causa della sostanziale mancanza di alcun filtro di
accesso alla professione). Tra l'altro il
problema della eccessiva lunghezza del periodo di accesso
alla professione notarile, rispetto a quello occorrente per
l'accesso ad altre professioni, se era assolutamente
evidente fino a qualche anno fa, si è oggi notevolemnte
attenuato, ed in qualche caso annullato. Pensi che oggi
la durata del periodo di pratica per accedere al concorso
notarile è ridotta a 18 mesi, di cui 6 possono
coincidere con l'ultimo periodo di Università, per cui
si può in sostanza presentare domanda per il concorso anche
dopo soli 12 mesi dalla laurea; mentre per l'accesso al
concorso in magistratura (cui prima si poteva accedere
subito dopo la laurea) è ora necessario il diploma di
specializzazione post-laurea, per cui occorono almeno 2 anni
dopo la laurea per poter accedere al concorso; ovvero è
più veloce l'accesso al notariato che quello alla
magistratura. Se poi pensa ai tanti giovani laureati
disoccupati o gravamente sottoccupati fin dopo i 30 anni (e
perciò a carico comunque dei genitori) vedrà che le
incontestabili dificoltà di accesso al notariato (che
rendono normale anche per i più bravi l'indipendenza
economica solo verso i 30 anni) non sono tali da renderlo
possibile solo per i figli di papà (se un giovane è
comunque a carico della famiglia perchè disoccupato, ben
può dedicarsi alla preparazione anche del più difficile
dei concorsi). Devo poi corregere una sua
affermazione, non semplicemente opinabile, ma del tutto
errata. Infatti NON E' VERO che il notaio agisca
"nella più assoluta libertà di determinazione del suo
onorario", perchè applica invece una tariffa prevista
da un decreto del Ministro della Giustizia, e quindi uguale
per tutti. Mentre proprio un'eventuale
liberalizzazione della tariffa, e l'applicazione anche
ai notai dell'abolizione dei minimi tariffari prevista
dal primo decreto Bersani (auspicata da molti) porterebbe al
risultato da lei paventato, perchè libero mercato significa
appunto libertà di determinazione anche
dell'onorario.
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Antonella 18 maggio 2008 0:00
Quello che non capiscono Bersanotto & Co.è che una
professione in cui il guadagano medio si aggira sui 450.000
Euro annui non puo' essere, e di fatto non lo è, basata
sulla meritocrazia. Ci sono anche avvocati,
commercialisti, ingegneri e quant'altro che guadagnano
fior di milioni, ma si tratta per lo più delle punte di
eccellenza. Sono i piu' bravi, i piu' scaltri forse,
ma il loro reddito lo conquistano in un territorio
difficilissimo chiamato mercato. Bersanotto & co. vorrebbero
però sottrarre alle regole della concorrenza il mondo della
professione notarile. Io non sono d'accordo, perche'
credo che la competizione porti a livelli di maggiore
efficacia ed efficienza anche in termini di qualità delle
prestazioni offerte al cliente, ma non voglio dire che le
argomentazioni fornite sul punto dai notai, con particolare
riferimento al ruolo di pubblico ufficiale tipico della
funzione notarile, non siano meritevoli di adeguata
considerazione. Quello che non accetto, non tollero e non
posso condividere, invece, è l'accesso alla professione
notarile: eufemisticamente ostico e, purtroppo, riservato a
pochi eletti che possono permettersi un lungo periodo
sabbatico, che spesso dura diversi anni, dopo la laurea ed
avere la fortuna e la preparazione (è ovvio che un amico in
commissione non guasta mai)per poter superare un concorso
obiettivamente difficile. La casta si forma soprattutto in
questo modo: complicando l'accesso, scoraggiando i più,
dilatando i tempi. Dal mio punto di vista, non certo per
ragioni di invidia, è strutturalmente ininquo un sistema
sociale in cui il superamento di un concorso, che per quanto
difficile e complicato possa essere si fa una sola volta
nella vita, equivale alla costituzione di una rendita
vitalizia di 450.000 euro annui. Questa cifra, senza nulla
togliere alle capacità professionale dei notai, deriva in
gran parte dall'esistenza del numero chiuso, che
bersanotto definisce programmato, ma che al di là delle
definizioni in sostanza di traduce nell'attribuzione di
una zona di esclusiva territoriale (un po' come per i
franchising tipo Benetton!) che consente al singolo notaio
di rogitare annualmente un numero elevatissimo di atti, a
volte anche in maniera frettolosa (ci sono sentenze di
condanna in merito), nella più assoluta libertà di
determinazione del suo onorario, stante la completa assenza
di concorrenza. Mi chiedo, a questo punto, se non
sarebbe meglio un sistema di accesso alla professione basato
sul piu' classico sistema degli esami di stato, che se
va bene per avvocati, dottori commercialisti, ingegneri,
medici, dentisti, biologi, chimici, farmacisti ecc., può
andar bene anche per i notai. Ne beneficerebbero tutti. I
clienti che rispiarmerebbero sugli onorari e avrebbero
maggiori possibilita' di scelta del notaio di fiducia. I
giovani laureati in giuriprudenza, che potrebbero inserire
con maggiore tranquillità la professione notarile nel
novero degli sbocchi lavorativi dei loro studi.
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Privato sottufficiale 17 maggio 2008 0:00
Massimo dir "frutto di grasse risate", ma forse
voleva dire "motivo di grasse risate". Con
questa precisione il concorso notarile lo supererà nel
2050.
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bersanottto 17 maggio 2008 0:00
Ugo, Lei continua con i luoghi comuni e con le
falsità. Qualsiasi ragazzo meritevole che abbia talento e
voglia di studiare può superare il concorso notarile. E
ciò a differenza di quanto accade nelle altre professioni:
vogliamo parlare dei primariati o delle università ? Ma ci
faccia il piacere ! Sappia che il Consiglio Nazionale ha
anche istituito delle borse di studio per meritevoli, e che
conosco tantissimi colleghi di "umili" origini.
Solo che fa comodo attaccarsi ai luoghi comuni, vero ?
"casta... feudale... bla... bla... bla...". Povero
paese.
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ugo 16 maggio 2008 0:00
Il solito intervento imbecille a difesa dei notai.
D'altronde è ortmai assodato che uno preferisce fare la
figura dell'acefalo piuttosto che mostrare un minimo di
onestà intellettuale. "Lo Stato se vuole
continuare a delegare a funzionari privati gran parte dei
compiti che dovrebbe esercitare in prima persona, almeno
pretenda che il numero dei componenti di questa potentissima
casta aumenti ed accolga tanti giovani preparati che hanno
una sola colpa di essere i negletti figli di un Dio
minore." Sacrosante parole, e dimostrabilissime.
Sfido chiunque a fare nome e cognome di un notaio di fresca
nomina che sia figlio di un operaio... La verità è
che per vincere il concorso notarile bisogna frequentare
"certe" scuole, a Napoli per esempio. E chi
frequenta "quelle" scuole, chissà perchè, vince
con matematica certezza il concorso notarile...E spiegatemi
chi si può permettere di rimanere a carico dei genitori
fino a 32-33 annifrequentando "certe" scuole, che
sicuramente gratis non sono... In sintesi: ciò che è
scritto nell'articolo citato da Antonella è una
innegabile verità. Il sistema notarile italiano è di
stampo feudale e si basa su un iniquo regime di numero
chiuso al quale possono accedere solo persone di censo
adeguato. Bersanotto abbia almeno l'onestà
intellettuale di ammetterlo. Ma se avesse un po' di
onestà intellettuale probabilmente avrebbe scelto
un'altra professione..
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Massimo 16 maggio 2008 0:00
Ma il buon Gian Filippo sarà consapevole delle cazzate che
scrive, oppure ne è convinto???? Nella secondo
ipotesi, che ahimè temo sia la corretta, qualcuno dovrebbe
dirgli che ciò che lui scrive con tanto ardore è invece
frutto di grasse risate per chi legge e, a differenza dei
più, CONOSCE. Antonella ti risulta
così difficile capire il perchè i Notai non possano fare
nero? Ti dirò di più, quei pochi che lo fanno non
solo rischiano GROSSO, ma possono comunque intascare cifre
irrisorie.
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bersanotto 14 maggio 2008 0:00
Gian Filippo della Ragione. Carneade...chi era
costui ? C'era bisogno di scomodare Carneade per
ripetere le solite stupidaggini fondate solo sulle denunce
dei redditi (e dunque sull'INVIDIA) ?
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Antonella 14 maggio 2008 0:00
Caro Massimo, non e' vero che mando tutto cio' che
trovo. Per esempio, aticoli simili a quello che segue
vengono pubblicati ogni giorno. Questo lo invio solo per
smentirla. Il ruolo dei notai di Gian
Filippo della Ragione La recente pubblicazione sul web
dei redditi degli Italiani ha confermato un dato da tempo
noto: i più ricchi sono i notai, i quali guadagnano
mediamente ogni anno circa 500.000 euro, una cifra
stratosferica che fa impallidire tanti capo famiglia, i
quali faticano ad arrivare alla fine del mese con mille
euro. Un privilegio ingiustificato da gridare
vendetta e che necessita in tempi brevi di adeguati
correttivi, il più semplice dei quali potrebbe essere di
allargare ampiamente il numero dei notai, già dal prossimo
concorso e di trasferire agli avvocati talune pratiche che
attualmente costituiscono un terreno di caccia privilegiato
e protetto. Bisogna adeguarsi alla situazione di
altri paesi europei, dove la figura notarile, per quanto
prestigiosa, non riveste come in Italia un’investitura di
sapore feudale non più al passo con i tempi. Lo Stato se
vuole continuare a delegare a funzionari privati gran parte
dei compiti che dovrebbe esercitare in prima persona, almeno
pretenda che il numero dei componenti di questa potentissima
casta aumenti ed accolga tanti giovani preparati che hanno
una sola colpa di essere i negletti figli di un Dio
minore.
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Massimo 14 maggio 2008 0:00
ANTONELLA perdonami, ma in fin dei conti sei
proprio buffa. Sin'ora, dei pochi articoli
riguardanti il Notariato, non hai mancato una sola
pubblicazione quando questi avevano ad oggetto critiche o
luoghi comuni che più che in bocca ad un giornalista vedrei
nella testa di una capra. Che dunque proprio
questo ti sia sfuggito è quanto meno singolare (per essere
più ingenui ed in buona fede di pippi calzalunghe).
SINGOLARE QUASI COME IL FATTO CHE STATI QUALI LA
RUSSIA, LA CINA, LA FLORIDA LA LOUISIANA,
L'ALABAMA ABBIANO RECENTEMENTE SCELTO DI
AFFIDARE LA REGOLAMENTAZIONE DEL MERCATO IMMOBILIARE AL
NOTAIO O, così chiamato negli states, Al "CIVIL LAW
NOTARY". Quanto al far parte della categoria
in questione se capiterà bene, in caso contrario non si
disperi, ho le "spalle" sufficientemente solide da
poter dormire comunque con serenità.
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Antonella 14 maggio 2008 0:00
Caro Massimo, al di là sue sterili provocazioni, non
ho mica assunto impegni ad inviare tutti ciò che mi capita
di leggere sulla professione notarile, le faccio notare che
l'articolo da lei postato è prettamente
autoreferenziale e, pertanto,non in linea con il principio
della terzietà tanto decantata dalla categoria di cui lei,
purtroppo e suo malgrado, non riesce a far parte.
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Sal 13 maggio 2008 0:00
Albi & mercato. Le tariffe minime riabilitate dai giudici.
Categorie legali giustificate sugli importi predeterminati
(Marina Castellaneta - Eliana Morandi). I dogmi
del mercatismo e dielle liberalizzazioni non meditate non
possono più essere accettati come assolutamente validi
"di per sé"; ogni professione, ogni limitazione e
ogni deroga vanno valutate in concreto, secondo la
''regola di ragione", con l'obiettivo della
reale protezione dei cittadini, che il "mercato
libero" non sempre offre. L'orientamento emerge
dall'analisi della giurisprudenza comunitaria e italiana
in materia di concorrenza e di lìbere professioni. E anche
Oltreoceano tale impostazione si sta facendo strada.
Di tariffe (minime e massime) si sono ancora una volta
occupate una recente sentenza della Corte di Cassazione (la
n. 9878/08, si veda «Il Sole 24 Ore» del 24 aprile 2008) e
la «comunicazione di infrazione» del commissario UE
Charles McCreevy relativa agli avvocati. Entrambi i
documenti riportano ancora una volta in rilievo la questione
dell'applicabilità delle regole della concorrenza alla
prestazione di servizi legali: notarili, nel caso deciso
dalla Corte di Cassazione, forensi nel caso di McCreevy.
Entrambi, cioè, s'inseriscono nell'ambito più
generale dell'applicabilità alle professioni legali dei
principi del libero mercato, che escluderebbe, in principio,
la fissazione di tariffe minime e massime, il divieto di
pubblicità, le restrizioni alla partecipazione a società
con altre categorie non soggette alle stesse regole
deontologiche. Tutto gira intorno alla
giurisprudenza della Corte di giustizia Ue che ha fissato
alcuni tasselli, ormai codificati in atti di diritto
comunitario derivato, spianando la strada
all'applicazione di una deroga per le regole sulla
libera concorrenza alle professioni legali. Prima di tutto,
ha chiarito la Corte nella sentenza del 5 dicembre 2006
(cause riunite C-94/04 e C-202/04) con riferimento alle
tariffe, anche se è vero che il divieto di derogare ai
minimi tariffari, in astratto, può rendere più diffìcile
l'accesso alla professione ad avvocati di altri Paesi
comunitari, questi divieti possono essere giustificati se
rispondono «a ragioni imperative di interesse pubblico».
Tra questi rientrano la tutela dei consumatori, destinatari
di servizi giudiziari, e la buona amministrazione della
giustizia, anche preventiva. Con un obbligo, da parte delle
autorità nazionali, di tenere conto dei due fattori
congiuntamente. Non solo. La Corte di giustizia ha stabilito
che l'onere della prova sugli effetti positivi
dell'eliminazione dei minimi tariffari grava su coloro
che richiedono l'abrogazione della misura. Per i giudici
Ue non si può escludere a priori che la tariffa consenta di
evitare che i professionisti, spinti da eccessiva
concorrenza, propongano prestazioni al ribasso «con il
rischio di un peggioramento della qualità dei servizi».
La specificità dei professionisti del settore
legale è stata evidenziata anche in altri ambiti. Nella
direttiva sul riconoscimento delle qualifiche professionali
2005/36 è stata affermata, per i notai, l'applicazione
della deroga alla libera circolazione prevista dal Trattato
Ce (articolo 45) in quanto si tratta di professionisti che
svolgono funzioni legate all'esercizio dei pubblici
poteri. Anche la direttiva 2006/123 sui servizi nel mercato
interno ha chiarito che rimangono fuori
dall'applicazione di questo atto le prestazioni fornite
da notai e «da ufficiali giudiziari nominati con atto
ufficiale della pubblica amministrazione». Una
tutela a tutto campo che tiene conto della funzione
essenziale dei professionisti legali
nell'amministrazione della giustizia, che prevale sulle
regole di concorrenza e consente una deroga giustificata in
ragione dell'obiettivo perseguito, nel rispetto del
principio di proporzionalità. Il Parlamento
europeo è andato anche oltre. Nella risoluzione (2006)0108,
ha ribadito non solo «la funzione cruciale esercitata dalle
professioni legali in una società democratica al fine di
garantire il rispetto dei diritti fondamentali, lo stato di
diritto e la sicurezza nell'applicazione della legge»,
ma anche la necessità di norme idonee ad assicurare
l'indipendenza, la competenza, l'integrità e la
responsabilità dei loro membri, con lo scopo di garantire
la qualità dei loro servizi, a benefìcio dei clienti e
della società in generale, nonostante gli apparenti effetti
restrittivi sulla concorrenza che ne possono risultare.
Come la sentenza 9878/08 della Corte di Cassazione ha
ribadito e ampliato, la stessa risoluzione aveva già
riconosciuto che i notai di diritto civile sono nominati
dagli Stati membri quali pubbli ufficiali con il compito di
redigere documenti ufficiali che hanno uno speciale valore a
fini probatori e di immediata esecuzione, svolgendo a nome
dello Stato un lavoro di ampia investigazione ed esame in
questioni legate alla protezione non giurisdizionale. E tale
protezione non può evidentemente essere ritenuta soggetta a
regole mercantilistieche, perché ciò danneggerebbe appunto
i cittadini e il sistema. FONTE: Il Sole 24 Ore
del 13.05.2008, n.131
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Mirko 13 maggio 2008 0:00
Ciao Massimo, ti ricordi di me??
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Massimo 13 maggio 2008 0:00
ANTONELLA Come mai non mi meraviglia affatto che
tu, tanto solerte e minuziosa nella ricerca e relativa
(parziale nonchè mai completa) messa in rete dei
pochi/pochissimi articoli di giornale che coinvolgono
negativamente Notai, non ti sei premurata di citare quanto
segue? Fonte il tuo amatissimo Sole 24 ore:
" Internazionalizzazione. Convegno a Bologna su
frodi immobiliari e tutele. L'orgoglio dei notai:
garanzia per il mercato. All'incontro presente anche una
delegazione dalla Cina (Maria Caria De Cesari BOLOGNA - Dal
nostro inviato). È preferibile per il sistema economico
avere regole stringenti che garantiscono la conformità alla
legge dei contratti stipulati e attribuiscono con certezza
la titolarità di un bene? Oppure è meglio non sottostare a
eccessive formalità, rinviando l'eventuale controllo
sull'atto alla parola del giudice? Sono domande cruciali
per il futuro del notariato, su cui la categoria - al di là
dell'orgoglio per il proprio ruolo e della naturale
autodifesa - vuole rispondere seguendo il filo logico del
sistema giuridico, e di garanzie, che comporta per il
mercato e i cittadini il maggior beneficio, al livello di
costi giudicato socialmente sostenibile. Il tema è
stato al centro del seminario svoltosi ieri a Bologna
(nell'Aula Magna S. Lucia dell'università),
intitolato «Professione notaio. Le prospettive tra Oriente
e Occidente nello scenario economico globale» e organizzato
dal Comitato regionale dei Consigli notarili dell'Emilia
Romagna, nel cinquantesimo dalla fondazione.
Notai anti-frode Il progetto di liberalizzazione
dell'ex ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi
Bersani, è stato vissuto come una frustata, si ammetteva
ieri accanto al palco dei relatori. E lo choc ha costretto a
spiegare il proprio ruolo, cercando ragioni convincenti per
confutare le tesi liberalizzatrici. Che, per la verità,
avevano iniziato a rivolgersi contro i notai già nella XIV
legislatura quando, per la prima volta, è stato messo in
discussione il ruolo dei professionisti
nell'immatricolazione e nel passaggio di proprietà
degli autoveicoli. Dunque, è toccato al notaio Cesare
Licini inquadrare le differenze tra i sistemi di common law
e di civil law. «Nel primo - ha sintetizzato Licini - il
controllo di legalità è effettuato ex post, nel secondo è
il notaio il custode attivo del giudizio di legalità
rispetto al negozio. In quest'ultimo caso l'atto
pubblico fa fede fino a prova del falso e le parti non
devono chiedere al giudice una pronuncia sulla sua funzione
di rappresentazione della realtà». Se queste sono le
differenze, l'affidamento a un sistema di controllo a
posteriori - accettabile quando le transazioni non
viaggiavano alla velocità di internet - rischia di non
funzionare più e di mettere a rischio la stabilità del
sistema. Il notaio Eliana Morandi ha intervistato Scott
Broshears, agente dell'Fbi impegnato nelle indagini sui
reati finanziari, sulle frodi sui mutui alimentati dai furti
di identità e dalle perizie gonfiate. Broshears, come già
aveva detto qualche mese fa durante un'analoga
iniziativa del notariato a Genova, ha puntato il dito sulla
facilità, anche attraverso internet, di
"acquistare" un'altra identità.
D'altra parte il meccanismo delle frodi è quello di
perizie gonfiate, che consentono di ottenere dalle banche
somme più elevate rispetto al valore dell'immobile. E
spesso l'Fbi ha verificato la falsificazione dei titoli
di proprietà attraverso compagnie assicurative (title
company) fittizie. Le perdite per il sistema
finanziario potrebbero essere superiori a 4 miliardi di
dollari, visto che l'Fbi stima in 3 miliardi il valor e
delle frodi su cui sta investigando. La combinazione
tra frodi e crisi dei subprime mette a dura prova la
stabilità del sistema finanziario e ha riflessi importanti
sulle quotazioni del mercato immobiliare, Per il
notariato il quadro tracciato da Broshears costituisce una
prova del ruolo del notaio quale garante terzo e della
funzione dei pubblici registri. L'esperienza
cinese D'altra parte, l'importanza del notaio
nello sviluppo dell'economia e dei dir itti dei
cittadini è stato testimoniato da Marina Timoteo
(professore straordinario di diritto privato comparato) in
relazione alla Cina, dove il socialismo si coniuga con il
mercato. «Attività di certificazione
dell'autenticità e della legalità dei negozi
giuridici, dei fatti e dei documenti che abbiano natura
giuridica»: è questa la definizione che la legge cinese
dà dell'esercizio notarile, incardinato in un sistema
di civil law, ricostruito a partire dal 1978. I
professionisti, che esercitano una pubblica funzione, sono
circa 31mila, distribuiti in poco più di 3mila sedi
distrettuali. E i loro obiettivi - come ha ricordato
Jiang Xiapliang (segretario generale della Liaison Affairs
Department - China notary association) - sono la prevenzione
delle controversie e la tutela dei diritti e degli interessi
di persone fìsiche e giuridiche e di altri enti.
FONTE: Il Sole 24 Ore . Sabato 10 Maggio 2008 - N.128
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Massimo 13 maggio 2008 0:00
UGO Giusto per dovere di cronaca, Le ricordo
che: nei paesi aventi pari costo della vita
(Austria e Francia per citarne un paio) il costo
dell'onorario notarile per un atto pubblico è
pressochè identico a quello italiano. In altri
(Grecia ad esempio) è ben superiore. In altri
ancora (Polonia ad esempio) è vero che è inferiore, ma mi
auguro abbia la capacità di capire che il peso del suo
potere d'acquisto personale è decisamente superiore a
quello di un Polacco. Per concludere,
laddovè il Notaio non si occupa delle compravendite
immobiliari (Stati Uniti e Grn Bretagna) il costo della
compravendita immobiliare medio è di 1300 euro (simile
dunque a quanto previsto in Italia ed altri paesi di civil
law) così ripartiti: 600 euro per il venditore
(da noi non caccia un solo quattrino) 700 per
l'acquirente. Va da sè dunque che l' Ugo
di turno Londinese, qualora volesse vendere casa per
comprarne una nuova, si troverebbe a pagare 600 euro prima e
700 euro dopo. Casualmente quanto spenderebbe in Italia per
un immobile di medio valore. Sulla differenza poi
delle garanzie date in Italia le lascio il piacere di
leggere tutti gli interventi precedenti.
P.S. attenzione a criticare le professioni altrui, specie se
la propria ha sistemi e modalità di accesso non proprio
cristalline ed in questo l'accesso e la scalata
nella sanità pubblica non è di certo un'innocente
verginella.
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bersanotto 10 maggio 2008 0:00
Ugo, l'ordinamento notarile può essere migliorato,
ci mancherebbe. Infatti a mio avviso le competenze notarili
andrebbero allargate anche alla volontaria giurisdizione, in
modo da migliorare la inefficiente macchina della giustizia
italiana. Laddove c'è il controllo notarile il
contenzioso è ridotto a proporzioni millesimali: perchè
modificare ciò che funziona ? Per qualche slogan ripetuto
parossisticamente come "rendita di posizione",
"casta", "Dio Mercato" o
"concorrenza" ? O forse per un pochino di invidia
? Le rammento che dopo il 2005 sono state sottratte ai Notai
le autentiche degli autoveicoli (e se vuole saperlo, io sono
d'accordo) nonchè le cancellazioni ipotecarie (e su
questo argiomento ognuno che si avvale della procedura
"Bersani" è come se giocasse alla roulette
russa), ed inoltre il numero dei notai (che non è chiuso,
ma PROGRAMMATO secondo le esigenze mutevoli della
popolazione e del territorio) è aumentato del 20%. Quindi,
plachi il suo livore: tra qualche anno, vedrà redditi meno
elevati e truffe su auto, moto ed ipoteche paragonabili a
quelle del sistema anglosassone (cerchi un po' su google
"identity theft" o "title fraud", e
guardi come sono contenti del sistema anglosassone. Poi lo
trasporti qua in Italia. Vedrà, se non è in mala fede, che
la parcella del Notaio è POCHISSIMO rispetto alla serenità
del momento più importante della vita di un cittadino.
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ugo 9 maggio 2008 0:00
Bersanotto, o lei è in mala fede o è un ingenuotto. Penso
che sia più probabile la prima, altrimenti non avrebbe
scelto la professione che ha scelto. Quello stabilito
dalla Cassazione è un parere tecnico, non di merito. La
sentenza della Cassazione si riferisce a ciò che dice
l'ordinamento giuridico attuale, non a ciò che potrebbe
accadere se le leggi cambiassero. Nel 1938 la
discriminazione razziale nei confronti degli ebrei era, a
fronte della legge italiana, legale. Questo non significa
che fosse moralmente giusta, a meno che lei non mi voglia
affermare il contrario. Allo stesso modo, non c'è
dimostrazione alcuna che l'ordinamento notarile attuale
sia giuto. E' a norma di legge, ovviamente, perchè i
notai hanno saputo difendere, con abile attività di
lobbying, la rendita di posizione che gli permette di
saccheggiare le tasce dei povri cittadini. Il resto è
fuffa, mio caro bersanotto. Quanto alle garanzie, mi
permetta, l'unico che mi può garantire totalmente è lo
stato. Un libero professionista è un uomo, con le sue
debolezze e la sua non infallibilità. E da questo punto di
vista la figura del notaio appare ancora più assurda. Che
scegliesse. O fa il pubblico dipendente, o fa illibero
professionista aperto, come tutti, al mercato.
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bersanotto 9 maggio 2008 0:00
Caro Ugo, Lei interviene in una discussione dove
da tempo cerco di informare correttamente chi interviene in
questo forum, spesso mosso da sentimenti di pura invidia che
crescono in corrispondenza della pubblicazione sui media di
dati riguardanti le denunce dei redditi delle varie
categorie professionali. Chiunque non sia in mala fede
riesce a distinguere tra CHI PAGA PIU' TASSE e CHI
GUADAGNA DI PIU'. Chiunque non sia in mala fede può
constatare con quanta frequenza si riceva una fattura dal
dentista, dall'idraulico, dall'avvocato: circa i
fiscalisti, per avere un quadro completo della situazione,
bisognerebbe verificare le denunce dei redditi delle
società di servizi che costoro spesso costituiscono per
poter poi dichiarare i redditi da miseria che vengono fuori
da questi dati. Circa il rapporto tra
Concorrenza, mercato (divinità di questi tempi disgraziati)
e Notariato, può esserle utile quanto di recente ha
affermato la Corte di Cassazione n. 9878 del 15 aprile 2008
«È sicuramente da escludere – si legge – che in
relazione all'attività notarile che si contretizza
nello svolgimento di una pubblica funzione (...) sia
ipotizzabile la possibilità di una libera prestazione di
servizi, in regime di concorrenza, da parte di altri
professionisti dello stesso Paese o di altri Paesi della
comunità». Insomma, la concorrenza sta al notariato
come i cavoli a merenda. E questo, si badi, non è una
"rendita di posizione", ma una GARANZIA per il
cittadino che compra casa (se va bene) una o due volte nella
vita. In quei momenti, decisivi per la vita delle persone
normali, Lei preferisce sindacare su 100-200 Euro di
onorario o piuttosto essere certo che COMUNQUE il cittadino
si rivolge ad un professionista imparziale, incorruttibile e
preparato, selezionato dallo Stato con un rigoroso concorso
che premia SOLO i migliori ?
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ugo 8 maggio 2008 0:00
Sal. il suo intervento è l'ennesima dimostrazione della
mala fede e della imbecillità delle vostre argomentazioni.
Qui parliamo di REDDITI PERSONALI, non di FATTURATO. Spero
che la differenza le sia chiara. E, da questo punto di
vista, il numero di collavoratori non c'entra
assolutamente nulla. Lei poi mi parla di spese per
l'aggiornamento professionale e, udite uditre,
addirittura per la cancelleria. Ma, scusi, lei pensa che un
medico, od un manager, od addirittura un insegnante, non
debbano aggiornarsi? Se l'aggiornamento professionale
deve essere la giustificazione per godere di rendite di
posizione assolutamente ingiustificatre ed anacronistiche,
le consiglio di tentare con altre argomentazioni. La unica,
vera, sensata giustificazione dei vostri redditi è, ceme
dice Antonella, l'anacronistico ed assurdo regime di
numero chiuso nel quale esercitate la vostra professione.
Regime di numero chiuso che si traduce in un salasso a spese
dei cittadini. Null'altro che questo. Si chiama rendita
di posizione. O potremmo chiamarlo in altro modo, ma lei si
offenderebbe, poverino. Rimane il fatto che i vostri costi
potrebbero essere molto più bassi e proporzionati a quelli
delle altre professioni, se solo fossero introdotti
meccanismi di concorrenza, come avviene per altree
professioni. Antonella ha ragione. e dvoreste avere, se non
altro, la onestà intellettuale di ammetterlo.
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Mirko 8 maggio 2008 0:00
Bersanotto.....sappia che l evasione fiscale è
proporzionata al reddito!!! e se le è mai capitato di
partecipare alla stipula di un atto notarile, o meglio al
pagamento della parcella, avrà di certo visto passare un
bel po di contanti...e dia pure un occhiata al tenore di
vita e lo stato patrimoniale di un notaio e a quello di un
barbiere. Ha mai visto fallire un notaio?????? io di
commercianti si.... grazie per la sua attenzione
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bersanotto 7 maggio 2008 0:00
Per Antonella Escluso che Lei sia un pochino
invidiosa, la ringrazio per aver postato i dati dai quali si
evince che i Notai sono degli ottimi ed onesti contribuenti.
Non sarà certo così ingenua da non percepire la differenza
tra CHI E' PIU' RICCO e CHI DICHIARA DI PIU' AL
FISCO, non è vero ? I redditi medi di molte categorie
di professionisti, artigiani e commercianti sono davvero
imbarazzanti.
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antonella 7 maggio 2008 0:00
2005, non 2006, chiedo scusa!
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