Commenti
|<   <- 211-240/1211 ->   >|
Antonella
20 maggio 2008 0:00
Bersanotto, cominciamo con queste.
Ecco, prescindendo dal reddito, cosa non va nel sistema attuale:

1)L’eccessiva lentezza di accesso alla professione. Per diventare notaio solo in tempi tecnici possono passare anche 7,5 anni: 18 mesi di tirocinio, due anni di attesa per il bando, quattro anni fra pubblicazione del bando e relativa assegnazione della sede (per il concorso bandito nel 2004 le sedi non sono state ancora assegnate). Tempi così dilatati rischiano di scoraggiare le migliori menti giuridiche e di eliminare in partenza chi non è in grado di sostenere economicamente un’attesa tanto lunga.

2)L’inadeguatezza della macchina organizzatrice del concorso nazionale, imperniata attorno a due commissioni piuttosto pigre, che non consente la copertura delle sedi vacanti e che rende di fatto inutile la revisione delle tabelle ministeriali. Attualmente la differenza fra le 5.312 sedi previste dal Ministero e quelle effettivamente coperte è di 1.500 unità. Considerato che con i ritmi attuali vengono nominati 200 nuovi notai ogni due anni, per completare l’organico occorrerebbero 14 anni, nel frattempo però sarà necessari rivedere la suddette tabelle per ben due volte. E’ vero che l’ultimo concorso bandito prevede la nomina di 350 nuovi notai, ma non mi pare azzardato affermare che ciò comporterà un proporzionale dilatamento dei tempi di correzione.

3)La stupida preselezione per accedere alle prove scritte. Il mio giudizio è peraltro sostanzialmente condiviso dal notaio bolognese Pietro Zanelli (http://www.notaio.org/preselezione_concorso_notarile.htm), il quale evidenzia come “la preventiva pubblicizzazione dei test, ha portato ad una esasperata preparazione mnemonica senza alcun riscontro circa le effettiva capacità logico-giuridiche. D’altronde i limiti dell’attuale sistema fondato sulla pubblicazione anticipata dei quesiti vengono aggravati dalla carenza di un archivio sufficientemente ampio (almeno 15.000/ 20.000 domande), in grado trasformare il tipo di preparazione in senso casistico-valutativo, data l’impossibilità di una memorizzazione così estesa; nonché dalla mancata previsione di domande di logica giuridica, di ricostruzione sistematica, di conoscenza dell’interpretazione giurisprudenziale o dottrinale, di corretta soluzione di casi pratici, che isterilisce la preparazione del candidato sul piano della lettera delle norme”

4)La negazione aprioristica del principio condiviso da Autorità Antitrust, Commissione Attali e Commissione Europea (tanto per citare le fonti più autorevoli) secondo il quale una maggiore deregolamentazione conduce ad onorari inferiori senza ripercussioni sulla qualità delle prestazioni ricevute (“consumers have greater choice and are on average paying less for conveyancing services under deregulated systems, with no loss in quality”, Commissione Europea, 29 gennaio 2008)
Ugo
21 maggio 2008 0:00
Bersanotto, ancora una volta lei preferisce far la figura del tonto piuttosto che confrontarsi in una discussione serena ed intellettualmente onesta. Ciò che non va non sono i redditi in sè. Ciò che non va sono i meccanismi che stanno alla base della determinazione di quel reddito. Meccanismi che, come descritto da Antonella, sono basati su trucchetti da "furbetti del quartierino" messi in atto in modo da rendere estremamente limitato il numero dei notai operanti sul territorio. Se invece di 4000 i notai italiani fossero 15000 o 20000 nessuno si lamenterebbe. Tranne, ovviamente, coloro che oggi sono notai e che vederebbero ridursi considerevolemnte la ricchissima e scandalosa rendita di posizione di cui godono. Senza per questo però morire di fame. Perchè nessuno vuol farvi morire i fame, poverini. Ma sradicare un reddito che si basa su criteri da signorotto feudale sì.
bersanotto
20 maggio 2008 0:00

...e mi date sempre conferma. Tutto ruota intorno al REDDITO. Rispondete a questa semplicissima domanda:
a parte il reddito DICHIARATO (che vi fa invidia)
CHE COSA C'E' CHE NON FUNZIONA (E CHE QUINDI VA RIFORMATO) NELL'ORDINAMENTO DEL NOTARIATO ITALIANO ?

Infine, sappiate che il reddito medio degli avvocati in altri Paesi è di gran lunga superiore a quello dei notai italiani, e ciò per un semplice motivo: sono ben selezionati, e quindi P O C H I. Solo a Roma ce ne sono più che in tutta la Francia; in Inghilterra ce ne sono circa 5.000 (guarda un po', proprio come i Notai italiani). Allora, la vogliamo finire con i paragoni strampalati (magari tratti da qualche blog su internet) con altri Paesi, con altri ordinamenti, con altra civiltà e con altre culture ? Concentratevi sulla domanda: COSA C'E' CHE NON VA ?
Massimo
20 maggio 2008 0:00
Privato

stai pur certo che uno come te, dopo 15 anni di cazzeggio nella nostra pubblica amministrazione,
se fosse stato in Danimarca non solo la pensione se la sarebbe sognata,
ma l'avrebbero cacciato a pedate ben prima.

Fai dunque bene a gioiere della differenza fra i succitati paesi.

In italia con pochi anni di contributi versati puoi godere di una bella pensioncina statale da affiancarsi a ciò che guadagni facendo l'avvocato (sicuramente mediocre anche per il solo fatto di aver iniziato molto tardi).

Ancor peggio, proprio TU hai il coraggio di scrivere "Casta dei Notai" e "costi che gravitano sulla collettività",
proprio TU che sei MANTENUTO DALLO STATO,
e non mi si dica che 15 anni di contributi sono stati sufficienti a giustificare una pensione che ora, per il vero, suona più che altro come una rendita vitalizia statale.

Sei lo stereotipo dell'uomo medio: invidioso, frustrato con cravtta economica multicolor.
Immagino la tua vita, triste e di una vuota angoscia.
Questo fa ben capire il perchè del tuo tentativo di sparare a zero su tutto e tutti.
A 50 anni è ora di cercare soddisfazioni che di certo non si ottengono facendo il pirla su internet.

Stammi bene.
INformato
11 giugno 2008 0:00
"sviste veramente clamorose (...) a meno che non si voglia insinuare un comportamento doloso, teso a favorire alcuni candidati piuttosto che altri, anche se una tale ipotesi allo stato non è supportata da alcun serio elemento di riscontro".
Privato sottufficiale
19 maggio 2008 0:00
Massimo ha il pregio di stupire continuamente.
Sono curioso di sapere con quale metro giudica il livello di onestà degli Italiani e dei Danesi riguardo ai traffici commerciali ed alla "mentalità umana".
Che genio!
Massimo
19 maggio 2008 0:00
UGO

lei non è del tutto a posto.
Che il superamento di un concorso richieda anni di studio costanza preparazione e sacrifici dovrebbe essere un merito, non una nota dolente .... almeno per chi non è tenuto a studiare.

Apra altresì gli occhi e mi dica, oggi, in quale professione intellettuale a 30 anni si è già indipendenti.
Avvocato?
O forse commercialista, ingegnere, medico, astronauta o rizzacaz....?

Concludendo,
proprio lei che fa parte di un mondo marcio e per il quale provare imbarazzo - la sanità pubblica appunto, ed il relativo accesso nonchè la carriera nella stessa - si permette di dar lezioni ad altri, facendo per di più capire in modo evidente che del mondo che lei critica non conosce pressochè nulla.

Che stile! non c'è dubbio


P.S. in Danimarca una compravendita del valore di 250.000 costa in media 180 euro meno rispetto all'Italia (ho appena consultato una tabella che ho accanto).
Prescindendo da ogni diversità fra il sistema danese e l'italiano,
le chiedo se secondo lei Danimarca ed Italia possono vantare pari livello di onestà sia a livello di traffici commerciali sia a livello di mentalità umana.
Ugo
19 maggio 2008 0:00
Concordo con quanto scritto da Anonella. Bersanotto ha la spudoratezza di scrivere che "qualsiasi ragazzo meritevole che abbia talento e voglia di studiare può superare il concorso notarile"...
Ma andiamo!!! Quale è il "ragazzo meritevole" privo degli adeguati sostegni familiari che si può permettere di rimanere a carico dei genitori fino a 30 anni suonati e che può frequentare determinate "scuole", quelle scuole i cui iscritti, chissà perchè, hanno probabilità infinitamente maggiori di superare il concorso notarile rispetto ai figli di un Dio minore???
La verità è quella scritta da Antonella. Non esiste, in un paese civile, che superare un concorso una volta nella vita garantisca l'accesso ad una rendita vitalizia che grida vendetta.
Se l'Italia è un povero paese, mio caro Bersanotto, è proprio perchè è un paese in cui esistono rendite di posizione che non hanno alcuna giustificazione. Rendite di posizione determinate dal volersi sottrarre a qualunque confronto con il mercato.
E comunque, caro Bersanotto, se l'Italia è un povero Paese, lei può sempre emigrare. Vada a fare il notaio in Danimarca, od in Austria, e mi dica se lì i suoi servigi le possono garantire un reddito da 500.000 euro l'anno...
Massimo
18 maggio 2008 0:00
Chi ricorda ad UGO che dalle più recenti statistiche del Ministero la percentuale di figli (parenti) d'arte fra i Notai è del

12 (DODICI) % ???????

Inoltre UGO
in quelle "certe" scuole io ci sono dentro, non sono gratis certamente, ma alla portata di chiunque (100 euro al mese).
Quanto poi al dare certezze in merito al passare il concorso, sia serio e non scriva minchiate.


PRIVATO

vero....
però sei proprio un omino sfigatello.
notaio impoverito
18 maggio 2008 0:00
Cara Antonella, quando si ragiona pacatamente fa piacere interloquire.
Voglio perciò intervenire ancora per controbattere alcune sue argomentazioni e corregere quella che è una vera inesattezza.
La difficoltà dell'acceesso ed i suoi tempi lunghi: il tema è serio, perchè è vero che i tempi di accesso alla professione sono lunghi, e fanno sì che solo i laureati che hanno un certo sostrato economico alle spalle possano permetterseli.
Ciò non significa però che si debbano aprire indiscriminatamente le porte di accesso alla professione, perchè ciò significherebbe perdere l'eccellenza della preparazione, dal momento che nessun esame di stato a numero aperto ha mai impedito a qualunque laureato di pur modesto livello l'accesso a qualsivoglia professione (per cui, come lei scrive, ci sono sicuramente tantissimi medici, ingegneri, avvocati, commercialisti, ecc., di preparazione eccellente, ma ce sono sono anche tanti molto più modesti, a causa della sostanziale mancanza di alcun filtro di accesso alla professione).

Tra l'altro il problema della eccessiva lunghezza del periodo di accesso alla professione notarile, rispetto a quello occorrente per l'accesso ad altre professioni, se era assolutamente evidente fino a qualche anno fa, si è oggi notevolemnte attenuato, ed in qualche caso annullato.
Pensi che oggi la durata del periodo di pratica per accedere al concorso notarile è ridotta a 18 mesi, di cui 6 possono coincidere con l'ultimo periodo di Università, per cui si può in sostanza presentare domanda per il concorso anche dopo soli 12 mesi dalla laurea; mentre per l'accesso al concorso in magistratura (cui prima si poteva accedere subito dopo la laurea) è ora necessario il diploma di specializzazione post-laurea, per cui occorono almeno 2 anni dopo la laurea per poter accedere al concorso; ovvero è più veloce l'accesso al notariato che quello alla magistratura.
Se poi pensa ai tanti giovani laureati disoccupati o gravamente sottoccupati fin dopo i 30 anni (e perciò a carico comunque dei genitori) vedrà che le incontestabili dificoltà di accesso al notariato (che rendono normale anche per i più bravi l'indipendenza economica solo verso i 30 anni) non sono tali da renderlo possibile solo per i figli di papà (se un giovane è comunque a carico della famiglia perchè disoccupato, ben può dedicarsi alla preparazione anche del più difficile dei concorsi).

Devo poi corregere una sua affermazione, non semplicemente opinabile, ma del tutto errata.
Infatti NON E' VERO che il notaio agisca "nella più assoluta libertà di determinazione del suo onorario", perchè applica invece una tariffa prevista da un decreto del Ministro della Giustizia, e quindi uguale per tutti.
Mentre proprio un'eventuale liberalizzazione della tariffa, e l'applicazione anche ai notai dell'abolizione dei minimi tariffari prevista dal primo decreto Bersani (auspicata da molti) porterebbe al risultato da lei paventato, perchè libero mercato significa appunto libertà di determinazione anche dell'onorario.

Antonella
18 maggio 2008 0:00
Quello che non capiscono Bersanotto & Co.è che una professione in cui il guadagano medio si aggira sui 450.000 Euro annui non puo' essere, e di fatto non lo è, basata sulla meritocrazia.
Ci sono anche avvocati, commercialisti, ingegneri e quant'altro che guadagnano fior di milioni, ma si tratta per lo più delle punte di eccellenza. Sono i piu' bravi, i piu' scaltri forse, ma il loro reddito lo conquistano in un territorio difficilissimo chiamato mercato. Bersanotto & co. vorrebbero però sottrarre alle regole della concorrenza il mondo della professione notarile. Io non sono d'accordo, perche' credo che la competizione porti a livelli di maggiore efficacia ed efficienza anche in termini di qualità delle prestazioni offerte al cliente, ma non voglio dire che le argomentazioni fornite sul punto dai notai, con particolare riferimento al ruolo di pubblico ufficiale tipico della funzione notarile, non siano meritevoli di adeguata considerazione. Quello che non accetto, non tollero e non posso condividere, invece, è l'accesso alla professione notarile: eufemisticamente ostico e, purtroppo, riservato a pochi eletti che possono permettersi un lungo periodo sabbatico, che spesso dura diversi anni, dopo la laurea ed avere la fortuna e la preparazione (è ovvio che un amico in commissione non guasta mai)per poter superare un concorso obiettivamente difficile. La casta si forma soprattutto in questo modo: complicando l'accesso, scoraggiando i più, dilatando i tempi. Dal mio punto di vista, non certo per ragioni di invidia, è strutturalmente ininquo un sistema sociale in cui il superamento di un concorso, che per quanto difficile e complicato possa essere si fa una sola volta nella vita, equivale alla costituzione di una rendita vitalizia di 450.000 euro annui. Questa cifra, senza nulla togliere alle capacità professionale dei notai, deriva in gran parte dall'esistenza del numero chiuso, che bersanotto definisce programmato, ma che al di là delle definizioni in sostanza di traduce nell'attribuzione di una zona di esclusiva territoriale (un po' come per i franchising tipo Benetton!) che consente al singolo notaio di rogitare annualmente un numero elevatissimo di atti, a volte anche in maniera frettolosa (ci sono sentenze di condanna in merito), nella più assoluta libertà di determinazione del suo onorario, stante la completa assenza di concorrenza.
Mi chiedo, a questo punto, se non sarebbe meglio un sistema di accesso alla professione basato sul piu' classico sistema degli esami di stato, che se va bene per avvocati, dottori commercialisti, ingegneri, medici, dentisti, biologi, chimici, farmacisti ecc., può andar bene anche per i notai. Ne beneficerebbero tutti. I clienti che rispiarmerebbero sugli onorari e avrebbero maggiori possibilita' di scelta del notaio di fiducia. I giovani laureati in giuriprudenza, che potrebbero inserire con maggiore tranquillità la professione notarile nel novero degli sbocchi lavorativi dei loro studi.

Privato sottufficiale
17 maggio 2008 0:00
Massimo dir "frutto di grasse risate", ma forse voleva dire "motivo di grasse risate".
Con questa precisione il concorso notarile lo supererà nel 2050.
bersanottto
17 maggio 2008 0:00
Ugo,

Lei continua con i luoghi comuni e con le falsità. Qualsiasi ragazzo meritevole che abbia talento e voglia di studiare può superare il concorso notarile. E ciò a differenza di quanto accade nelle altre professioni: vogliamo parlare dei primariati o delle università ? Ma ci faccia il piacere ! Sappia che il Consiglio Nazionale ha anche istituito delle borse di studio per meritevoli, e che conosco tantissimi colleghi di "umili" origini. Solo che fa comodo attaccarsi ai luoghi comuni, vero ? "casta... feudale... bla... bla... bla...". Povero paese.

ugo
16 maggio 2008 0:00
Il solito intervento imbecille a difesa dei notai. D'altronde è ortmai assodato che uno preferisce fare la figura dell'acefalo piuttosto che mostrare un minimo di onestà intellettuale.
"Lo Stato se vuole continuare a delegare a funzionari privati gran parte dei compiti che dovrebbe esercitare in prima persona, almeno pretenda che il numero dei componenti di questa potentissima casta aumenti ed accolga tanti giovani preparati che hanno una sola colpa di essere i negletti figli di un Dio minore."
Sacrosante parole, e dimostrabilissime. Sfido chiunque a fare nome e cognome di un notaio di fresca nomina che sia figlio di un operaio...
La verità è che per vincere il concorso notarile bisogna frequentare "certe" scuole, a Napoli per esempio. E chi frequenta "quelle" scuole, chissà perchè, vince con matematica certezza il concorso notarile...E spiegatemi chi si può permettere di rimanere a carico dei genitori fino a 32-33 annifrequentando "certe" scuole, che sicuramente gratis non sono...
In sintesi: ciò che è scritto nell'articolo citato da Antonella è una innegabile verità. Il sistema notarile italiano è di stampo feudale e si basa su un iniquo regime di numero chiuso al quale possono accedere solo persone di censo adeguato.
Bersanotto abbia almeno l'onestà intellettuale di ammetterlo. Ma se avesse un po' di onestà intellettuale probabilmente avrebbe scelto un'altra professione..
Massimo
16 maggio 2008 0:00
Ma il buon Gian Filippo sarà consapevole delle cazzate che scrive, oppure ne è convinto????

Nella secondo ipotesi, che ahimè temo sia la corretta, qualcuno dovrebbe dirgli che ciò che lui scrive con tanto ardore è invece frutto di grasse risate per chi legge e, a differenza dei più, CONOSCE.

Antonella

ti risulta così difficile capire il perchè i Notai non possano fare nero?
Ti dirò di più, quei pochi che lo fanno non solo rischiano GROSSO, ma possono comunque intascare cifre irrisorie.
bersanotto
14 maggio 2008 0:00
Gian Filippo della Ragione.

Carneade...chi era costui ? C'era bisogno di scomodare Carneade per ripetere le solite stupidaggini fondate solo sulle denunce dei redditi (e dunque sull'INVIDIA) ?
Antonella
14 maggio 2008 0:00
Caro Massimo, non e' vero che mando tutto cio' che trovo. Per esempio, aticoli simili a quello che segue vengono pubblicati ogni giorno. Questo lo invio solo per smentirla.


Il ruolo dei notai
di Gian Filippo della Ragione
La recente pubblicazione sul web dei redditi degli Italiani ha confermato un dato da tempo noto: i più ricchi sono i notai, i quali guadagnano mediamente ogni anno circa 500.000 euro, una cifra stratosferica che fa impallidire tanti capo famiglia, i quali faticano ad arrivare alla fine del mese con mille euro.

Un privilegio ingiustificato da gridare vendetta e che necessita in tempi brevi di adeguati correttivi, il più semplice dei quali potrebbe essere di allargare ampiamente il numero dei notai, già dal prossimo concorso e di trasferire agli avvocati talune pratiche che attualmente costituiscono un terreno di caccia privilegiato e protetto.

Bisogna adeguarsi alla situazione di altri paesi europei, dove la figura notarile, per quanto prestigiosa, non riveste come in Italia un’investitura di sapore feudale non più al passo con i tempi. Lo Stato se vuole continuare a delegare a funzionari privati gran parte dei compiti che dovrebbe esercitare in prima persona, almeno pretenda che il numero dei componenti di questa potentissima casta aumenti ed accolga tanti giovani preparati che hanno una sola colpa di essere i negletti figli di un Dio minore.

Massimo
14 maggio 2008 0:00
ANTONELLA

perdonami, ma in fin dei conti sei proprio buffa.

Sin'ora, dei pochi articoli riguardanti il Notariato, non hai mancato una sola pubblicazione quando questi avevano ad oggetto critiche o luoghi comuni che più che in bocca ad un giornalista vedrei nella testa di una capra.

Che dunque proprio questo ti sia sfuggito è quanto meno singolare (per essere più ingenui ed in buona fede di pippi calzalunghe).

SINGOLARE QUASI COME IL FATTO CHE STATI QUALI
LA RUSSIA,
LA CINA,
LA FLORIDA
LA LOUISIANA,
L'ALABAMA
ABBIANO RECENTEMENTE SCELTO DI AFFIDARE LA REGOLAMENTAZIONE DEL MERCATO IMMOBILIARE AL NOTAIO O, così chiamato negli states, Al "CIVIL LAW NOTARY".

Quanto al far parte della categoria in questione se capiterà bene, in caso contrario non si disperi, ho le "spalle" sufficientemente solide da poter dormire comunque con serenità.
Antonella
14 maggio 2008 0:00
Caro Massimo,
al di là sue sterili provocazioni, non ho mica assunto impegni ad inviare tutti ciò che mi capita di leggere sulla professione notarile, le faccio notare che l'articolo da lei postato è prettamente autoreferenziale e, pertanto,non in linea con il principio della terzietà tanto decantata dalla categoria di cui lei, purtroppo e suo malgrado, non riesce a far parte.
Sal
13 maggio 2008 0:00
Albi & mercato. Le tariffe minime riabilitate dai giudici. Categorie legali giustificate sugli importi predeterminati (Marina Castellaneta - Eliana Morandi).

I dogmi del mercatismo e dielle liberalizzazioni non meditate non possono più essere accettati come assolutamente validi "di per sé"; ogni professione, ogni limitazione e ogni deroga vanno valutate in concreto, secondo la ''regola di ragione", con l'obiettivo della reale protezione dei cittadini, che il "mercato libero" non sempre offre. L'orientamento emerge dall'analisi della giurisprudenza comunitaria e italiana in materia di concorrenza e di lìbere professioni. E anche Oltreoceano tale impostazione si sta facendo strada.

Di tariffe (minime e massime) si sono ancora una volta occupate una recente sentenza della Corte di Cassazione (la n. 9878/08, si veda «Il Sole 24 Ore» del 24 aprile 2008) e la «comunicazione di infrazione» del commissario UE Charles McCreevy relativa agli avvocati. Entrambi i documenti riportano ancora una volta in rilievo la questione dell'applicabilità delle regole della concorrenza alla prestazione di servizi legali: notarili, nel caso deciso dalla Corte di Cassazione, forensi nel caso di McCreevy. Entrambi, cioè, s'inseriscono nell'ambito più generale dell'applicabilità alle professioni legali dei principi del libero mercato, che escluderebbe, in principio, la fissazione di tariffe minime e massime, il divieto di pubblicità, le restrizioni alla partecipazione a società con altre categorie non soggette alle stesse regole deontologiche.

Tutto gira intorno alla giurisprudenza della Corte di giustizia Ue che ha fissato alcuni tasselli, ormai codificati in atti di diritto comunitario derivato, spianando la strada all'applicazione di una deroga per le regole sulla libera concorrenza alle professioni legali. Prima di tutto, ha chiarito la Corte nella sentenza del 5 dicembre 2006 (cause riunite C-94/04 e C-202/04) con riferimento alle tariffe, anche se è vero che il divieto di derogare ai minimi tariffari, in astratto, può rendere più diffìcile l'accesso alla professione ad avvocati di altri Paesi comunitari, questi divieti possono essere giustificati se rispondono «a ragioni imperative di interesse pubblico». Tra questi rientrano la tutela dei consumatori, destinatari di servizi giudiziari, e la buona amministrazione della giustizia, anche preventiva. Con un obbligo, da parte delle autorità nazionali, di tenere conto dei due fattori congiuntamente. Non solo. La Corte di giustizia ha stabilito che l'onere della prova sugli effetti positivi dell'eliminazione dei minimi tariffari grava su coloro che richiedono l'abrogazione della misura. Per i giudici Ue non si può escludere a priori che la tariffa consenta di evitare che i professionisti, spinti da eccessiva concorrenza, propongano prestazioni al ribasso «con il rischio di un peggioramento della qualità dei servizi».

La specificità dei professionisti del settore legale è stata evidenziata anche in altri ambiti. Nella direttiva sul riconoscimento delle qualifiche professionali 2005/36 è stata affermata, per i notai, l'applicazione della deroga alla libera circolazione prevista dal Trattato Ce (articolo 45) in quanto si tratta di professionisti che svolgono funzioni legate all'esercizio dei pubblici poteri. Anche la direttiva 2006/123 sui servizi nel mercato interno ha chiarito che rimangono fuori dall'applicazione di questo atto le prestazioni fornite da notai e «da ufficiali giudiziari nominati con atto ufficiale della pubblica amministrazione».

Una tutela a tutto campo che tiene conto della funzione essenziale dei professionisti legali nell'amministrazione della giustizia, che prevale sulle regole di concorrenza e consente una deroga giustificata in ragione dell'obiettivo perseguito, nel rispetto del principio di proporzionalità.

Il Parlamento europeo è andato anche oltre. Nella risoluzione (2006)0108, ha ribadito non solo «la funzione cruciale esercitata dalle professioni legali in una società democratica al fine di garantire il rispetto dei diritti fondamentali, lo stato di diritto e la sicurezza nell'applicazione della legge», ma anche la necessità di norme idonee ad assicurare l'indipendenza, la competenza, l'integrità e la responsabilità dei loro membri, con lo scopo di garantire la qualità dei loro servizi, a benefìcio dei clienti e della società in generale, nonostante gli apparenti effetti restrittivi sulla concorrenza che ne possono risultare.

Come la sentenza 9878/08 della Corte di Cassazione ha ribadito e ampliato, la stessa risoluzione aveva già riconosciuto che i notai di diritto civile sono nominati dagli Stati membri quali pubbli ufficiali con il compito di redigere documenti ufficiali che hanno uno speciale valore a fini probatori e di immediata esecuzione, svolgendo a nome dello Stato un lavoro di ampia investigazione ed esame in questioni legate alla protezione non giurisdizionale. E tale protezione non può evidentemente essere ritenuta soggetta a regole mercantilistieche, perché ciò danneggerebbe appunto i cittadini e il sistema.

FONTE: Il Sole 24 Ore del 13.05.2008, n.131
Mirko
13 maggio 2008 0:00
Ciao Massimo, ti ricordi di me??
Massimo
13 maggio 2008 0:00
ANTONELLA

Come mai non mi meraviglia affatto che tu, tanto solerte e minuziosa nella ricerca e relativa (parziale nonchè mai completa) messa in rete dei pochi/pochissimi articoli di giornale che coinvolgono negativamente Notai, non ti sei premurata di citare quanto segue?

Fonte il tuo amatissimo Sole 24 ore:

" Internazionalizzazione. Convegno a Bologna su frodi immobiliari e tutele. L'orgoglio dei notai: garanzia per il mercato. All'incontro presente anche una delegazione dalla Cina (Maria Caria De Cesari BOLOGNA - Dal nostro inviato). È preferibile per il sistema economico avere regole stringenti che garantiscono la conformità alla legge dei contratti stipulati e attribuiscono con certezza la titolarità di un bene? Oppure è meglio non sottostare a eccessive formalità, rinviando l'eventuale controllo sull'atto alla parola del giudice? Sono domande cruciali per il futuro del notariato, su cui la categoria - al di là dell'orgoglio per il proprio ruolo e della naturale autodifesa - vuole rispondere seguendo il filo logico del sistema giuridico, e di garanzie, che comporta per il mercato e i cittadini il maggior beneficio, al livello di costi giudicato socialmente sostenibile.
Il tema è stato al centro del seminario svoltosi ieri a Bologna (nell'Aula Magna S. Lucia dell'università), intitolato «Professione notaio. Le prospettive tra Oriente e Occidente nello scenario economico globale» e organizzato dal Comitato regionale dei Consigli notarili dell'Emilia Romagna, nel cinquantesimo dalla fondazione.

Notai anti-frode
Il progetto di liberalizzazione dell'ex ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, è stato vissuto come una frustata, si ammetteva ieri accanto al palco dei relatori. E lo choc ha costretto a spiegare il proprio ruolo, cercando ragioni convincenti per confutare le tesi liberalizzatrici. Che, per la verità, avevano iniziato a rivolgersi contro i notai già nella XIV legislatura quando, per la prima volta, è stato messo in discussione il ruolo dei professionisti nell'immatricolazione e nel passaggio di proprietà degli autoveicoli.
Dunque, è toccato al notaio Cesare Licini inquadrare le differenze tra i sistemi di common law e di civil law. «Nel primo - ha sintetizzato Licini - il controllo di legalità è effettuato ex post, nel secondo è il notaio il custode attivo del giudizio di legalità rispetto al negozio. In quest'ultimo caso l'atto pubblico fa fede fino a prova del falso e le parti non devono chiedere al giudice una pronuncia sulla sua funzione di rappresentazione della realtà».
Se queste sono le differenze, l'affidamento a un sistema di controllo a posteriori - accettabile quando le transazioni non viaggiavano alla velocità di internet - rischia di non funzionare più e di mettere a rischio la stabilità del sistema. Il notaio Eliana Morandi ha intervistato Scott Broshears, agente dell'Fbi impegnato nelle indagini sui reati finanziari, sulle frodi sui mutui alimentati dai furti di identità e dalle perizie gonfiate. Broshears, come già aveva detto qualche mese fa durante un'analoga iniziativa del notariato a Genova, ha puntato il dito sulla facilità, anche attraverso internet, di "acquistare" un'altra identità.
D'altra parte il meccanismo delle frodi è quello di perizie gonfiate, che consentono di ottenere dalle banche somme più elevate rispetto al valore dell'immobile. E spesso l'Fbi ha verificato la falsificazione dei titoli di proprietà attraverso compagnie assicurative (title company) fittizie.
Le perdite per il sistema finanziario potrebbero essere superiori a 4 miliardi di dollari, visto che l'Fbi stima in 3 miliardi il valor e delle frodi su cui sta investigando.
La combinazione tra frodi e crisi dei subprime mette a dura prova la stabilità del sistema finanziario e ha riflessi importanti sulle quotazioni del mercato immobiliare,
Per il notariato il quadro tracciato da Broshears costituisce una prova del ruolo del notaio quale garante terzo e della funzione dei pubblici registri.

L'esperienza cinese
D'altra parte, l'importanza del notaio nello sviluppo dell'economia e dei dir itti dei cittadini è stato testimoniato da Marina Timoteo (professore straordinario di diritto privato comparato) in relazione alla Cina, dove il socialismo si coniuga con il mercato.
«Attività di certificazione dell'autenticità e della legalità dei negozi giuridici, dei fatti e dei documenti che abbiano natura giuridica»: è questa la definizione che la legge cinese dà dell'esercizio notarile, incardinato in un sistema di civil law, ricostruito a partire dal 1978.
I professionisti, che esercitano una pubblica funzione, sono circa 31mila, distribuiti in poco più di 3mila sedi distrettuali.
E i loro obiettivi - come ha ricordato Jiang Xiapliang (segretario generale della Liaison Affairs Department - China notary association) - sono la prevenzione delle controversie e la tutela dei diritti e degli interessi di persone fìsiche e giuridiche e di altri enti.

FONTE: Il Sole 24 Ore . Sabato 10 Maggio 2008 - N.128
Massimo
13 maggio 2008 0:00
UGO

Giusto per dovere di cronaca, Le ricordo che:

nei paesi aventi pari costo della vita (Austria e Francia per citarne un paio) il costo dell'onorario notarile per un atto pubblico è pressochè identico a quello italiano.

In altri (Grecia ad esempio) è ben superiore.

In altri ancora (Polonia ad esempio) è vero che è inferiore, ma mi auguro abbia la capacità di capire che il peso del suo potere d'acquisto personale è decisamente superiore a quello di un Polacco.


Per concludere, laddovè il Notaio non si occupa delle compravendite immobiliari (Stati Uniti e Grn Bretagna) il costo della compravendita immobiliare medio è di 1300 euro (simile dunque a quanto previsto in Italia ed altri paesi di civil law) così ripartiti:

600 euro per il venditore (da noi non caccia un solo quattrino)
700 per l'acquirente.

Va da sè dunque che l' Ugo di turno Londinese, qualora volesse vendere casa per comprarne una nuova, si troverebbe a pagare 600 euro prima e 700 euro dopo. Casualmente quanto spenderebbe in Italia per un immobile di medio valore.

Sulla differenza poi delle garanzie date in Italia le lascio il piacere di leggere tutti gli interventi precedenti.


P.S. attenzione a criticare le professioni altrui, specie se la propria ha sistemi e modalità di accesso non proprio cristalline
ed in questo l'accesso e la scalata nella sanità pubblica non è di certo un'innocente verginella.

bersanotto
10 maggio 2008 0:00
Ugo,
l'ordinamento notarile può essere migliorato, ci mancherebbe. Infatti a mio avviso le competenze notarili andrebbero allargate anche alla volontaria giurisdizione, in modo da migliorare la inefficiente macchina della giustizia italiana. Laddove c'è il controllo notarile il contenzioso è ridotto a proporzioni millesimali: perchè modificare ciò che funziona ? Per qualche slogan ripetuto parossisticamente come "rendita di posizione", "casta", "Dio Mercato" o "concorrenza" ? O forse per un pochino di invidia ? Le rammento che dopo il 2005 sono state sottratte ai Notai le autentiche degli autoveicoli (e se vuole saperlo, io sono d'accordo) nonchè le cancellazioni ipotecarie (e su questo argiomento ognuno che si avvale della procedura "Bersani" è come se giocasse alla roulette russa), ed inoltre il numero dei notai (che non è chiuso, ma PROGRAMMATO secondo le esigenze mutevoli della popolazione e del territorio) è aumentato del 20%. Quindi, plachi il suo livore: tra qualche anno, vedrà redditi meno elevati e truffe su auto, moto ed ipoteche paragonabili a quelle del sistema anglosassone (cerchi un po' su google "identity theft" o "title fraud", e guardi come sono contenti del sistema anglosassone. Poi lo trasporti qua in Italia. Vedrà, se non è in mala fede, che la parcella del Notaio è POCHISSIMO rispetto alla serenità del momento più importante della vita di un cittadino.
ugo
9 maggio 2008 0:00
Bersanotto, o lei è in mala fede o è un ingenuotto. Penso che sia più probabile la prima, altrimenti non avrebbe scelto la professione che ha scelto.
Quello stabilito dalla Cassazione è un parere tecnico, non di merito. La sentenza della Cassazione si riferisce a ciò che dice l'ordinamento giuridico attuale, non a ciò che potrebbe accadere se le leggi cambiassero. Nel 1938 la discriminazione razziale nei confronti degli ebrei era, a fronte della legge italiana, legale. Questo non significa che fosse moralmente giusta, a meno che lei non mi voglia affermare il contrario. Allo stesso modo, non c'è dimostrazione alcuna che l'ordinamento notarile attuale sia giuto. E' a norma di legge, ovviamente, perchè i notai hanno saputo difendere, con abile attività di lobbying, la rendita di posizione che gli permette di saccheggiare le tasce dei povri cittadini. Il resto è fuffa, mio caro bersanotto. Quanto alle garanzie, mi permetta, l'unico che mi può garantire totalmente è lo stato. Un libero professionista è un uomo, con le sue debolezze e la sua non infallibilità. E da questo punto di vista la figura del notaio appare ancora più assurda. Che scegliesse. O fa il pubblico dipendente, o fa illibero professionista aperto, come tutti, al mercato.
bersanotto
9 maggio 2008 0:00
Caro Ugo,

Lei interviene in una discussione dove da tempo cerco di informare correttamente chi interviene in questo forum, spesso mosso da sentimenti di pura invidia che crescono in corrispondenza della pubblicazione sui media di dati riguardanti le denunce dei redditi delle varie categorie professionali. Chiunque non sia in mala fede riesce a distinguere tra CHI PAGA PIU' TASSE e CHI GUADAGNA DI PIU'. Chiunque non sia in mala fede può constatare con quanta frequenza si riceva una fattura dal dentista, dall'idraulico, dall'avvocato: circa i fiscalisti, per avere un quadro completo della situazione, bisognerebbe verificare le denunce dei redditi delle società di servizi che costoro spesso costituiscono per poter poi dichiarare i redditi da miseria che vengono fuori da questi dati.

Circa il rapporto tra Concorrenza, mercato (divinità di questi tempi disgraziati) e Notariato, può esserle utile quanto di recente ha affermato la Corte di Cassazione n. 9878 del 15 aprile 2008 «È sicuramente da escludere – si legge – che in relazione all'attività notarile che si contretizza nello svolgimento di una pubblica funzione (...) sia ipotizzabile la possibilità di una libera prestazione di servizi, in regime di concorrenza, da parte di altri professionisti dello stesso Paese o di altri Paesi della comunità».
Insomma, la concorrenza sta al notariato come i cavoli a merenda. E questo, si badi, non è una "rendita di posizione", ma una GARANZIA per il cittadino che compra casa (se va bene) una o due volte nella vita. In quei momenti, decisivi per la vita delle persone normali, Lei preferisce sindacare su 100-200 Euro di onorario o piuttosto essere certo che COMUNQUE il cittadino si rivolge ad un professionista imparziale, incorruttibile e preparato, selezionato dallo Stato con un rigoroso concorso che premia SOLO i migliori ?
ugo
8 maggio 2008 0:00
Sal. il suo intervento è l'ennesima dimostrazione della mala fede e della imbecillità delle vostre argomentazioni. Qui parliamo di REDDITI PERSONALI, non di FATTURATO. Spero che la differenza le sia chiara. E, da questo punto di vista, il numero di collavoratori non c'entra assolutamente nulla. Lei poi mi parla di spese per l'aggiornamento professionale e, udite uditre, addirittura per la cancelleria. Ma, scusi, lei pensa che un medico, od un manager, od addirittura un insegnante, non debbano aggiornarsi? Se l'aggiornamento professionale deve essere la giustificazione per godere di rendite di posizione assolutamente ingiustificatre ed anacronistiche, le consiglio di tentare con altre argomentazioni. La unica, vera, sensata giustificazione dei vostri redditi è, ceme dice Antonella, l'anacronistico ed assurdo regime di numero chiuso nel quale esercitate la vostra professione. Regime di numero chiuso che si traduce in un salasso a spese dei cittadini. Null'altro che questo. Si chiama rendita di posizione. O potremmo chiamarlo in altro modo, ma lei si offenderebbe, poverino. Rimane il fatto che i vostri costi potrebbero essere molto più bassi e proporzionati a quelli delle altre professioni, se solo fossero introdotti meccanismi di concorrenza, come avviene per altree professioni. Antonella ha ragione. e dvoreste avere, se non altro, la onestà intellettuale di ammetterlo.

Mirko
8 maggio 2008 0:00
Bersanotto.....sappia che l evasione fiscale è proporzionata al reddito!!! e se le è mai capitato di partecipare alla stipula di un atto notarile, o meglio al pagamento della parcella, avrà di certo visto passare un bel po di contanti...e dia pure un occhiata al tenore di vita e lo stato patrimoniale di un notaio e a quello di un barbiere.
Ha mai visto fallire un notaio?????? io di commercianti si.... grazie per la sua attenzione
bersanotto
7 maggio 2008 0:00
Per Antonella

Escluso che Lei sia un pochino invidiosa, la ringrazio per aver postato i dati dai quali si evince che i Notai sono degli ottimi ed onesti contribuenti. Non sarà certo così ingenua da non percepire la differenza tra CHI E' PIU' RICCO e CHI DICHIARA DI PIU' AL FISCO, non è vero ?
I redditi medi di molte categorie di professionisti, artigiani e commercianti sono davvero imbarazzanti.
antonella
7 maggio 2008 0:00
2005, non 2006, chiedo scusa!
Commenti
|<   <- 211-240/1211 ->   >|