Commenti
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Jo
1 giugno 2006 0:00
hai ragione questo è un particolare che più anni passano più viene in risalto, ma non per i media corrotti (basta pensare che il direttore del Tg1 è ebreo, come Mieli del Corriere della sera e tanti altri), praticamente nella 2° guerra sono morti solo ebrei, le altre vittime sono di secondo piano, non contano, i partigiani italiani francesi spagnoli polacchi, tutte seconde linee, perchè si deve ricordare solo quello che successe nei campi di concentramento.
L'odio antisemita non è morto ma ha cambiato forma, ben più pericolosa per loro, perchè mentre prima si praticavano torture e stermini, adesso c'è l'indifferenza, il non credere a ciò che dicono e che fanno (e perchè lo fanno) non se ne rendono conto, ma sono odiati più ora che negli anni 30.
massimo
31 maggio 2006 0:00
scusa se non sono né ebreo né filoebraico, e scusa se è da tempo che non intervengo (sono stato via) ma...
.. hai visto come ormai con l'ultima buffonata col Ratzinger si siano impadroniti dei morti della WWII?
Sono morti solo loro.. poverini!
I lager sono esistiti solo per loro.. gli altri morti, ancorché più numerosi, non contano!
Poveri, poveri ebrei..
frigna e frega, frega e frigna.. come gli zingari..
..ma d'altra parte ebreo (eber) non vuol mica dire errante, ...?
Jo
31 maggio 2006 0:00
sarebbe gradito un intervento di qualche ebreo e non filoebraico, o forse son troppo impegnati a contare i soldi.
Jo
29 maggio 2006 0:00
se non ci fosse stata auschwitz avremmo adesso uno stato fantasma tra polonia e germania, uno stato illegale fondato sul conolialismo a tradimento, o forse già li abbiamo, lichtenstein e svizzera, paesi di banchieri strozzini e usurai truffatori del prossimo, causa dei problemi di molti paesi.
Ciribiribì
29 maggio 2006 0:00
Per mettere in dubbio lo STERMINIO di molti milioni di ebrei non è sufficiente essere DEFICIENTI bisogna proprio essere degli IDIOTI elevati a superpotenza demenziale.

A queste persone dovrebbe essere proibito esercitare qualunque diritto che richieda CONSAPEVOLEZZA, in pratica sono incapaci di intendere e volere.

MAMMA MIA che livello demenziale!!!!
Alex
29 maggio 2006 0:00
sei sempre il solito stronzo! Gesù si si scrive con l'iniziale maiuscola, asino!..aaaahhhhhhaahahh..


da: vantris gianni
Data: 21 Maggio 2006

in contrasto non polemico con gesu' lungi da me tale similitudine per quanto trascrivo e una preghiera che gira in rete per aver letto e copiato, (questa volta voglio fare anch'io il copia\incolla)ve la stampo cosi' come l'ho
letta:
Jo
29 maggio 2006 0:00
Ebrei delusi dal discorso del Papa

Quella del Papa ad Auschwitz era una visita molto attesa, non solo per i cristiani. Anche per il mondo ebraico, che si aspettava parole forti e decise di condanna dell'Olocausto. Ma che, dai commenti del giorno dopo, sembra rimasto deluso. "E' stata un'analisi riduttiva del nazismo - ha commentato Claudio Morpurgo, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche - non fu solo opera di Hitler e dei suoi".


Nel suo discorso, il Papa ha voluto operare una distinzione tra la Germania e i criminali che si servirono del popolo tedesco per compiere il male: solo questi sono da condannare. Morpurgo ha espresso la sua "perplessità" nei confronti di quest'analisi: "E' preoccupante la riduzione della responsabilità del popolo tedesco. Sarebbe stato importante attribuire un'accezione più complessiva al silenzio dell'uomo per costruire un domani in cui certe pagine non possano ripetersi".

Gli ebrei hanno apprezzato la riflessione di Benedetto XVI sul silenzio di Dio davanti alla tragedia della Shoah. In uno degli snodi più drammatici del suo intervento, il Pontefice ha gridato infatti: "Dio, perché hai permesso questo?". Ma anche qui Morpurgo non è del tutto soddisfatto. "Il tema del silenzio di Dio è molto conosciuto alla teologia ebraica, ma per noi il problema non è tanto dov'era Dio, ma dov'erano gli uomini".


Gli fa eco il rabbino Giuseppe Laras, docente di Filosofia ebraica alla statale di Milano: "Se si fa di Auschwitz un problema teologico, si rischia di distogliere l'attenzione su ciò che è accaduto: il problema sono gli uomini, la loro responsabilità; semmai la questione è l'uso malvagio che l'uomo ha fatto della sua libertà rinnegando Dio".

L'ultima questione non riguarda qualcosa di detto, ma di taciuto. Il Papa non ha mai pronunciato la parola "antisemitismo". "Forse avrebbe dovuto soffermarsi con più chiarezza sul carattere particolare della Shoah", ha aggiunto Morpurgo che, comunque, ha riconosciuto il forte "valore simbolico" della visita del Papa al campo di concentramento nazista.


Ma cosa pretendevano questi ebrei che il papa condannasse i tedeschi di oggi per colpe del passato?
Che gente malvagia priva di ogni senso di responsabilità, dovrebbero guardare a casa loro e quello che fanno attaccando chi capita senza nessun motivo e costruendo un muro, forse sentivano la mancanza di quello di berlino?
Non vedo l'ora che finiscano il muro così si chiudono e non rompono più le palle a nessuno.
vantris gianni
21 maggio 2006 0:00
in contrasto non polemico con gesu' lungi da me tale similitudine per quanto trascrivo e una preghiera che gira in rete per aver letto e copiato, (questa volta voglio fare anch'io il copia\incolla)ve la stampo cosi' come l'ho
letta:

“ ESORCISMO”
Preghiera da dire tutte le notti prima di dormire


Prodi nostro che stai con Mieli,
sia De Benedetti il tuo nome
sia Fiat la tua volonta’ come in Sme cosi’ in Serbia,
dacci oggi la nostra tassa quotidiana e
rimetti su di noi il debito pubblico come con noi
gia’ facesti assieme ai tuoi precedessori.
Non ci indurre nell’Unione, ma liberaci
dal tuo male.
Amen
ciao da vantris..... pregatPREGATE PER prodi
Storia o falsità ?
21 maggio 2006 0:00
Uno scambio di corrispondenza tra la Graphos e la UTET


A proposito de La menzogna di Ulisse di Paul Rassinier

Agli inizi del corrente mese, abbiamo ricevuto, da parte della UTET di Torino, una richiesta di autorizzazione alla pubblicazione, in un volume di documenti della Storia della Shoah, di un brano tratto da La menzogna di Ulisse di Paul Rassinier (nella foto). Il 4 maggio abbiamo risposto che non avevamo obiezioni e volevamo solo visionare la bozza di stampa del brano estratto dal libro, con relativo commento, specificando che ci ponevamo il problema di tutelare l'onorabilità e serietà dell'autore, nei confronti del quale è in atto da anni un’indegna campagna denigratoria. La UTET ci ha fornito le bozze del brano e il testo introduttivo. Riproduciamo quest’ultimo assieme alla nostra risposta.

Testo introduttivo della UTET all’estratto de La menzogna di Ulisse

Paul Rassinier, comunista negli anni Venti passato poi nella sinistra socialista, aveva accettato nel 1940, al pari di molti parlamentari socialisti francesi, il governo di Vichy come male minore. Nel 1943 era stato comunque deportato a Buchenwald. Nel secondo dopoguerra, alla seconda Assemblea Costituente (1946), venne eletto deputato socialista, incarico che ricoprì per meno di un anno. Entrato in polemica con i comunisti, che, a suo dire, strumentalizzavano i morti della Shoah, scrisse il testo protonegazionista La menzogna di Ulisse (1950). Nel corso degli anni Cinquanta si accostò, infine, all’estrema destra francese, che si appropriò delle sue tesi negazioniste.

Le osservazioni della Graphos

Vi ringraziamo per l’invio del testo introduttivo al brano de La menzogna di Ulisse di Paul Rassinier che ci avete chiesto di pubblicare nella parte documentaria della Storia della Shoah. Dobbiamo osservare che esso contiene un certo numero di quelli che, in linea di fatto, si devono considerare errori e tali da collocare la figura dell’autore in una prospettiva radicalmente deformante.

1) La prima frase del vostro testo introduttivo, per come è formulata, lascia intendere che Rassinier abbia preso parte in modo attivo al regime di Vichy. È supponibile, ma non documentato, che, al pari di gran parte se non della totalità degli esponenti della SFIO (partito socialista), egli abbia considerato l’ascesa al potere del generale Pétain come un male minore reso necessario dal pericolo incombente di un’occupazione totale del territorio francese da parte dei nazisti. È certo che in Rassinier, a definire questo atteggiamento, abbia contribuito un pacifismo spinto fino alle estreme conseguenze, che era poi quello prevalente nelle file della sinistra del tempo. D’altra parte, l’ascesa al potere di Pétain avvenne con il consenso della totalità dei partiti rappresentati nel parlamento. È certo anche che questo consenso gli sarebbe venuto dallo stesso Partito Comunista se la legge di proscrizione emanata dal governo Daladier non avesse posto fuorilegge il partito, il cui atteggiamento, come è ben noto, mutò solo con lo scoppio del conflitto russo-tedesco.
Pacifista integrale, Rassinier scrisse nel 1942 un unico articolo (su Charles Péguy) per una rivista pubblicata da un esponente socialista che aderiva al regime in atto. Si può supporre che a tale articolo Rassinier assegnasse la funzione di precostituirgli un alibi. Infatti, egli aveva aderito nel frattempo alla Resistenza antitedesca. Questa adesione era stata accompagnata, in conformità con le sue idee, dal rifiuto di effettuare qualsiasi atto violento e da un’attività, svolta clandestinamente, intesa a fornire documenti di identità falsi a persone perseguitate dalle autorità. Arrestato per questo dagli occupanti, fu torturato per giorni e poi avviato al campo di detenzione di Buchenwald.

2) La menzogna di Ulisse non tratta della Shoah, come lascia intendere il vostro testo introduttivo. L’opera è una rassegna critica della letteratura concentrazionaria fiorita dopo il 1945. Rassinier vi spiega l’alta mortalità a carico dei detenuti dei lager con gli effetti crudelmente selettivi derivanti dall’impiego, ad opera dei nazisti, di parte dei detenuti in funzioni amministrative, utilizzandone, se non il consenso, la connivenza di fatto. La messa in luce di questo dato strutturale è ciò che fa di quest’opera un testo fondamentale della sociologia del fenomeno concentrazionario. È da notare che i vantaggi selettivi della pratica suddetta favorivano direttamente o indirettamente non più del dieci per cento dei deportati e sfavorivano tutti gli altri.
Il tema della realtà o non-realtà dello sterminio pianificato e attuato nei lager soprattutto mediante camere a gas ai danni degli ebrei è un tema che compare abbastanza tardivamente negli scritti di Rassinier. Le Drame des Juifs européens risale infatti al 1964. Di fronte a quella che sarebbe stata poi chiamata la Shoah, Rassinier si è comportato esattamente come si è comportato di fronte all’alto tasso di mortalità imperversante tra i detenuti non ebrei. Il che significa che egli ha tentato una critica delle fonti, una critica dei testi e una critica delle testimonianze. In questo modo, si è posto alle origini di un filone di ricerca del quale si possono non condividere i risultati, ma non si può contestare la legittimità sul piano dell’indagine storica.

3) Un’ultima osservazione: il vostro testo introduttivo afferma che Rassinier si accostò all’estrema destra. La realtà è del tutto diversa: esponente, come avete ricordato, della SFIO, Rassinier si avvicinò sempre più al movimento anarchico.
Significativa, sotto questo profilo, fu la sua collaborazione alla rivista «Défense de l’homme» di Louis Lecoin. Tuttavia, data la situazione generale del tempo, spazi editoriali egli poteva trovarne solo in ambienti di destra. Forse che oggi non vediamo qualche personaggio politico, del cui antiberlusconismo non si può dubitare, che però, pur avendo accesso anche ad altre sigle editoriali, pubblica i suoi libri presso la Mondadori, la cui proprietà, lungi dall’essere un fatto sconosciuto, è nota a tutti?

Detto ciò, se il vostro testo introduttivo verrà modificato nel senso di rispettare la verità delle cose (non, beninteso, la nostra opinione), confermeremo la disponibilità a farvi pubblicare il brano de La menzogna di Ulisse (fermo restando che il riferimento bibliografico deve essere alla nostra edizione del 2004, rispetto alla quale le vostre bozze contengono solo un errore: scrivete pp. 257-258, ma dovete correggere in pp. 257-259).
Nel caso in cui decideste di non tener conto della nostra richiesta di modifica del testo introduttivo, saremmo costretti a rifiutare il permesso di pubblicazione.

In attesa di una risposta, vi ringraziamo dell’attenzione. Cordiali saluti
Corrado Basile
Genova, 15 maggio 2006

La decisione della UTET

Nella stessa data ci è stato comunicato per posta elettronica: Il brano di Paul Rassiner tratto da La menzogna di Ulisse è stato espunto dal V volume della nostra Storia della Shoah, in quanto non possiamo apportare le correzioni da voi richieste.

No comment.

[email protected]
Gesù
16 marzo 2006 0:00
Miei fedeli, Preghiamo:

Padre Nostro,
che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra,
dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male,
AMEN
Camerata Jo
27 febbraio 2006 0:00
nadia, non ti capisco, ma ti comprendo.
X cagnetta nadia
27 febbraio 2006 0:00
nadia..bau,bau.. ahrf,ahrf.. bau,bau..!!
spitfire
26 febbraio 2006 0:00



Indubbiamente anche mio nonno, e non dimenticare i nostri vicini di casa.

don't feed the troll.
nadia
26 febbraio 2006 0:00
uao, anche le pulci hanno la tosse.....o meglio le zecche sanno scrivere......o meglio i pidocchi pensano di potersi attaccare sul pelo delle cagnette senza danno, attento io uso un potente antiparassitario .......ehehehehe.....la sterminator dei ??? pidocchi o zecche o pulci che dir si voglia..........
sangue arabo
26 febbraio 2006 0:00
LONDRA - Il sindaco di Londra, Ken Livingstone, è stato condannato oggi a quattro settimane di sospensione (la pena partirà dal primo marzo) per "aver screditato la sua carica" quando insultò, al termine di un party in municipio, un giornalista di religione ebraica paragonandolo alla guardia di un campo di concentramento nazista.

L'Adjudication Panel of England (la commissione disciplinare per i funzionari pubblici) ha infatti affermato che la frase rivolta a Oliver Finegold dell'Evening Standard fu "inutilmente insensibile e offensiva", e il sindaco la ribadì, "anche se Finegold gli disse che era di religione ebraica, e che era stato offeso dalla sua domanda se fosse la guardia di un campo nazista". La causa aveva preso avvio con la protesta della della rappresentanza ebraica dei deputati inglesi.

Livingston si difese dicendo che il giornale aveva condotto una "campagna di odio" contro di lui per anni, e che era pieno di "disgraziati e fanatici pieni di pregiudizi". Il sindaco, uno dei più popolari politici inglesi, ha rischiato una condanna che può arrivare anche a cinque anni d'interdizione dalle cariche pubbliche.

La decisione "è un colpo al cuore della democrazia - ha commentato il sindaco - perché un politico eletto può essere rimosso solo dagli elettori, o se ha violato la legge. Tre membri di un organismo che nessuno ha mai eletto - continua - non dovrebbero essere in grado di capovolgere il voto di milioni di londinesi". "Mi è stato detto - si legge ancora nel comunicato - che questa decisione potrebbe essere oggetto di appello. Mi incontrerò con i miei legali all'inizio della prossima settimana e poi dirò se mi vorrò avvalere del mio diritto di appello".

Livingstone, inoltre, ha spiegato che da venticinque anni si comporta alla stessa maniera con i giornalisti, e che fino ad ora non aveva mai avuto problemi di questo tipo. Per di più, ha detto, non ha intenzione di cambiare il suo modo di comportarsi.

Il colloquio dello scandalo. Ecco il colloquio dello scandalo, che è costato la sospensione temporanea dall'incarico a Ken "il rosso", come riportato da Oliver Finegold, giornalista del quotidiano conservatore britannico, che ha fermato il sindaco al termine di una festa privata per politici gay.
Oliver Finegold: "Signor Livingstone, 'Evening Standard'. Com'è andata stasera?"
Ken Livingstone: "Terribile per te (lavorare all'Evening Standard, ndr). Ti sei mai fatto curare?" O.F.: "Com'è andata stasera?"
K.L.: "Ti sei mai fatto curare?"
O.F.: "E' stata una bella festa? Cosa ha significato per lei?"
K.L.: "Cosa facevi prima? Sei stato un criminale di guerra tedesco?"
O.F.: "No, sono ebreo, non sono stato un criminale di guerra tedesco e in realtà sono abbastanza offeso dall'allusione. Allora, com'è andata stasera?"
K.L.: "Ah, giusto, bè potrai anche essere (ebreo), ma in realtà sei proprio come una guardia di un campo di concentramento, lo stai facendo solo per soldi, no?"
O.F: "Fantastico, questo l'ho registrato. Allora, com'è andata stasera?"
K.L.: "Non è colpa tua se il tuo giornale è pieno di immondizia e di bigotti reazionari".
O.F.: "Sono un giornalista, sto solo facendo il mio lavoro. Le sto solo chiedendo un commento".
K.L.: "Bè, allora vai a lavorare per un giornale che non ha trascorsi filo-fascisti".


Ci risiamo il vittimismo ebraico torna alla carica...se avesse offeso una razza qualsiasi non sarebbe successo nulla, ma un ebreo è tutelato meglio che dei panda dal WWF...ridicolo...offendiamo divinità ma non ebrei, sennò ti finisce male...

A proposito da quando hamas è al governo non mi risultano che ci siano stati attentati "terroristici"...ci stanno rimanendo male...
sangue arabo=abu ali=abdullah=Camerata J
24 febbraio 2006 0:00
da: massimo
Data: 24 Febbraio 2006

Meschino è il tentativo di zittire qualcuno fuggendo dal merito della questione , attaccandolo personalmente,anzi peggio ancora,generalizzando in merito alla sua provenienza; eh,Fabrizio?

Grazie.
Alex
24 febbraio 2006 0:00
Ora se nemmeno le testimonianze storiche contano più...
Comunque hai ragione, ora elenchiamo le prove che hai portato e che smentiscono i fatti:
1)....

ecco, finito!
Non devo essere io a dimostrare tutto, se no perderei in partenza. Ma chi si oppone quali prove porta? Basta dire che le foto dell'Apollo11 sono false per ritenersi portatori di Verità?

Comunque anche Kurt Cobain dovrebbe essere ancora vivo!!
???
24 febbraio 2006 0:00
Cagnetta nadia, piantala di abbaiare e vai a fare la cuccia!
massimo
24 febbraio 2006 0:00
Altre due prove della gassazione di sei milioni di ebrei.

Alla lista di “prove” della gassazione di sei milioni di ebrei portate su questo forum :

1) insulti vari

2) secondo i suoi fans,Elvis Presley è ancora vivo

3) l'uomo è andato sulla Luna, e le foto ufficiali sono autentiche

4) Nerone trucidò i cristiani

5) un gas evapora a contatto con l'aria secca entro pochi minuti o al massimo poche ore

ne aggiungiamo altre due

6) il nonno di spitfire


e poi un’altra molto più tragica

7) la condanna a tre anni di detenzione di David Irving


Vedendo bene di trovarsi di fronte ad un tribunale “religioso”,Irving ha anche tentato la carta dell’ “abiura” , ma non è valsa a nulla.
Tre anni di galera per aver espresso un’opinione.
Tre anni di galera per avere studiato storia.

Voglio rimarcare con forza quanto espresso nell’apertura di questo forum :

La verità non ha bisogno di coercizione. Perchè quindi molti stati perseguitano con legislazioni ad hoc chi osi dubitare della "Verità Ufficiale"?

Ogniqualvolta venga impedita la libera ricerca e la libera espressione c'è sempre sotto qualcosa di losco, di molto losco; in questo caso addirittura di lurido...

Ogniqualvolta le istituzioni usino una tale violenza contro idee e parole è sempre e soltanto per un motivo…
è perché hanno una fottuta paura!

Paura di essere presi a mentire spudoratamente!
Paura di perdere i proventi della truffa!
Paura della reazione della gente infinocchiata solo per luridi interessi di una delle Mafie piu' forti del pianeta!
(vedi anche il caso del sindaco di Londra,fosse successo ad un italiano anziche' ad un ebreo non lo avrebbe cagato nessuno)

La condanna stessa di Irving, l’uso della violenza per sostenere “La Menzogna Ufficiale”, la galera per zittire i “dissidenti” e gli “eretici” sono le prove più brucianti della Lurida Truffa dell’Olocausto!!!

Chiesa Cattolica, Unione Sovietica, Nazismo e molti altri hanno sempre usato questi stessi metodi di coercizione, e la plebe plaudiva alla “giustizia” (vedi anche gli ignorantotti su questo forum,ignoranza e cattiveria)…. dagli all’untore! CHE SCHIFO !

La Mafia Ebraica ringrazia sentitamente i propri complici europei e tutti i pappagalli e tutte le scimmiette di regime, forti della loro ignoranza,sicuri del proprio servilismo,felici di essere dei boia….. CHE SCHIFO !

Fortunatamente vedo che ,anche su questo forum, la maggioranza ,pur dissentendo, non condivide l’uso della violenza per imporre le proprie opinioni! E ci mancherebbe altro!

Ma è osceno il tentativo di Fabrizio di giustificare questa violenza con altre maggiori usate in altri paesi.
Anche questa è un’implicita ammissione di prepotenza: “noi violentiamo,ma voi lo fate di più!”

Meschino è il tentativo di zittire qualcuno fuggendo dal merito della questione , attaccandolo personalmente,anzi peggio ancora,generalizzando in merito alla sua provenienza; eh,Fabrizio?
ma non eri così impegnato a lavorare da non poter neanche controllare le falsità che tu stesso hai portato a “prova” dell’olocausto? cioè le false foto dell’Apollo 11 . Dignità zero per voi credenti?
Insultare e scappare,scappare e insultare… e mai argomentare le vostrte affermazioni... è questa vero la vostra strategia?

Mi chiedo anch’io come fa sangue arabo:dov’è la tanto osannata libertà di stampa?
O forse la libertà di stampa, di parola ed espressione c’è per le vignette su maometto ma non per lo studio della WWII ?

Che differenza c’è tra gli islamici che impediscono la libera espressione su maometto e chi impedisce la libera espressione sullaWWII ?
Per me è tutta una stessa merda.


(temo che Irving venga “suicidato” in galera,morto magari di un qualche cancro incurabile, è facile procurarli; roso dal “rimorso”; passato alla “storia ufficiale” con le ultime e comode parole pronunciate nel corso dell’inquisizione austriaca: “rinnego quanto scritto”)

Sangue arabo
23 febbraio 2006 0:00
A VOLTE LA VERITA' FA PIU' MALE DI UNA MENZOGNA....COME IN QUESTO CASO

I sionisti evitano le critiche ad Israele dipingendolo come un piccolo paese - un agnello in mezzo ai lupi - la cui esistenza e' costantemente minacciata da ostili eserciti arabi.

Una delegazione politica di Marte arrivata nel 1948 sul nostro pianeta si compiacque di esserci arrivata in un momento in cui la geografia politica della Terra si preparava a subire cambiamenti giganteschi.

I marziani osservarono che le due grandi guerre dei decenni precedenti erano alla base di alcuni di quei fermenti. La Gran Bretagna e la Francia, le due massime potenze coloniali, venivano spinte nell'angolo da due potenze emergenti, Stati Uniti ed URSS. Si trovarono di fronte all'inizio di un processo storico. Avvantaggiatisi dalle guerre capitaliste, i popoli colonizzati di Africa, Asia e Caraibi formavano i loro movimenti d'indipendenza nazionale. L'eta' degli imperi coloniali e degli insediamenti colonici si avviava alla fine. O, perlomeno, cosi' sembrava.

Insieme a questi cambiamenti epocali, i marziani furono testimoni di alcuni dettagli anomali. Gli eventi nel Levante - in Palestina, per la precisione - assumevano una tendenza contraria all'orientamento globale che vedeva il tramonto degli insediamenti coloniali. In particolare, nel maggio 1948, furono testimoni della creazione di Israele, uno stato ebraico in Palestina; fu il culmine del movimento di colonizzazione/insediamento lanciato a Basilea nel 1897 dalle potenti e ricche organizzazioni ebraiche europee. Questo nuovo stato espulse, prima e dopo della sua creazione, circa 800.000 palestinesi dalle loro case.

Uno degli osservatori marziani, in una nota di dissenso dal rapporto della delegazione, osservo' che la creazione di Israele era di cattivo auspicio per i terrestri. In un linguaggio che sembrava tratto da "Lo stato Ebraico" di Teodhor Herzl, scritto nel 1895, egli sosteneva che "l'esistenza di questo stato bastione dell'Europa contro l'Asia, questo avamposto della civilta' occidentale, poteva essere garantito solo dall'Europa". Egli predisse che, dal momento che questo nuovo stato era stato creato in maniera anormale, in opposizione alle nuove tendenze della moralita' universale, avrebbe incontrato grosse difficolta' nell'assicurarsi il supporto morale degli Stati Uniti e dell'Europa.

Su questo punto, il nostro osservatore marziano si sbagliava. Sembra che non gli fossero ben chiare le forze che avevano cospirato per la creazione di questo nuovo stato. Primo, molti di questi stati desideravano da tempo liberarsi dalle pressioni ebraiche nelle loro societa'. Secondo, molti occidentali nutrivano una profonda antipatia verso gli "Ismailiti" - noti anche come Saraceni, Hagariti, Maomettani ed Arabi - l'altro ramo della famiglia semita. Terzo, vi era uno strisciante senso di colpa in Occidente a causa dell'Olocausto. Queste tre forze cospirarono per la fondazione di Israele. Creando Israele, la popolazione ebraica occidentale si sarebbe ridotta, i sensi di colpa sarebbero evaporati e si faceva un torto agli ismailiti. La creazione di Israele fu un progetto a cui i sionisti e gli anti-semiti occidentali collaborarono con slancio.

Il nostro osservatore marziano non aveva ben chiare neanche le enormi risorse governate dai sionisti. Fin dal 16esimo secolo, essi si erano imposti come i banchieri europei. Dopo l'Illuminismo, che sanci' l'uguaglianza di tutti gli uomini di fronte allo stato ed alla legge, essi entrarono in politica e nell'amministrazione, diventando, giustamente, cittadini a tutti gli effetti dei loro paesi. Ben lungi dall'essere "una razza inferiore", gli ebrei dimostrarono di avere enormi doti. Nel suo libro, "Lo stato ebraico", Theodor Herzl spiego' che cio' era il risultato dell'esasperazione di secoli, la quale "ci ha strappato qualsiasi eventuale debolezza; i forti tra di noi sono stati inevitabilmente fedeli alla loro razza anche durante le persecuzioni".

Il caso morale di Israele ebbe l'impatto di una bomba mediatica alla Spielberg, un successo prodotto dal potere finanziario e dall'ingenuita', confezionato per guadagnare vantaggio dall'Islamofobia, senso di colpa per l'olocausto ed anti-semitismo. In centinaia di films, serial TV, libri, giornali, riviste e mostre, i sionisti costruirono la narrativa dei diritti ebraici su Israele, sulla "particolarita' etnica di Israele, sulle imprese di Israele, sulla vittimizzazione di Israele circondata da "vicini barbari", sull'odio islamico per tutto quanto fosse occidentale (in primo luogo Israele, per l'appunto). Chi rimaveva scettico di fronte a queste fabbricazioni mediatiche veniva neutralizzato con metodi ancora piu' diretti. Per troppo tempo queste campagne di persuasione e coercizione hanno rappresentato Israele come un piccolo, eroico paese, difensore dei valori occidentali contro i vandali islamici. Insieme alla creazione di Israele, il trionfo di questa narrativa ha rappresentato il massimo successo del movimento sionista.

E' dunque inutile opporsi a queste frodi politiche? Per rispondere con Noam Chomsky (Milan Rai, Chomsky's Politics, 1995), che si riferiva ai media statunitensi, "ogni sistema basato sulle falsita' e gli inganni, e' intrinsecamente instabile". Anche la narrativa sionista su Israele e' instabile. E' instabile perche' fondata su colossali bugie che sfidano la nostra credulita'; e' instabile perche' i palestinesi hanno rifiutato di uscire di scena in silenzio; e' instabile perche' il mondo ha visto che esiste una resistenza palestinese e cio' suscita interrogativi scomodi per la narrativa sionista (resistenza verso cosa? Repressione perche'?); e' instabile perche' Israele contiene le dinamiche che spingono il mondo verso uno scontro di civilta'. E' fin troppo ovvio che, dal momento che la resistenza palestinese cresce, Israele cerca di coinvolgere direttamente gli Stati Uniti in una guerra contro il mondo arabo.

Non bisogna dunque meravigliarsi se la dominante narrativa sionista stia logorandosi negli angoli persino in questi Stati Uniti. Uno dei segni visibili e' il movimento universitario, nato due anni fa a Berkeley e che si e' gia' propagato a piu' di 40 campus americani, che invita a disinvestire da Israele. Inoltre, vi sono segni che il crescente movimento contro la guerra in Iraq si colleghi automaticamente alla richiesta di giustizia per il popolo palestinese. E c'e' da aspettarsi che in Europa occidentale la narrativa sionista possa vivere tempi peggiori presso le opinioni pubbliche.

Tutto cio' suggerisce che i tempi sono maturi per riesaminare, caso per caso, alcune delle tesi sioniste dello scorso secolo. Siamo ad un punto di svolta nella storia, per il bene o per il male. Bisogna credere che, se si riescono a svelare le macchinazioni e le fabbricazioni che hanno informato lo scorso secolo, si possa rendere il futuro un po' migliore per tutta l'umanita', non solo per una parte di essa.

Promessa da Dio?

Secondo questa tesi, gli ebrei hanno diritto legale alla Palestina perche' Dio, nella Torah, la "promise" ad Abramo ed ai suoi discendenti circa 4000 anni fa.
Questa tesi ha un piccolo problema. Nessun sistema di leggi ha mai stabilito che un documento religioso, con la pretesa di contenere affermazioni fatte da Dio, possa formare la base di legalmente accettabili proclami di proprieta' in questo mondo. Immaginate cosa potrebbe accadere se le corti cominciassero ad avallare pretese individuali al possesso di una terra, un fiume, una montagna, sostenendone la "promessa divina". Immaginate se i supposti discendenti dei Franchi cominciassero a sostenere che Dio ha dato loro il possesso di mezza Europa o se Saddam Hussein rivelasse improvvisamente che Dio ha scelto gli iracheni affinche' ereditino gli Stati Uniti!

A parte le questioni della legalita' internazionale, e' molto difficile dimostrare che gli ebrei europei, quelli che sono emigrati in Palestina, erano effettivamente discendenti di Abramo. Anche i maggiori genetisti del mondo si sentirebbero sfidati da tale asserzione e troverebbero arduo tracciare una connessione tra l'attuale popolazione ed un padre putativo vissuto migliaia di anni fa. Cosa accadrebbe se non vi fossero connessioni o vi fosse una connessione piu' forte tra Abramo e gli arabi?

Connessione storica?

Sionisti piu' secolari sostengono che le loro pretese abbiano senso poiche' gli ebrei hanno connessioni storiche con la Palestina. E' necessario sottolineare qui che tali connessioni terminarono 2000 anni fa, quando la stragrande maggioranza degli ebrei si disperse nel mondo mediterraneo ed occidentale? Ed e' necessario sottolineare il fatto che, anche durante i pochi secoli in cui abitarono in Palestina, gli ebrei non furono mai, in nessun periodo della storia, gli abitanti esclusivi di essa? Questi, pero', sono problemi minori. Il problema reale e' che le pretese di connessioni storiche, antichissime in questo caso, non possono essere usate per rivendicazioni territoriali di oggi. Se questo principio fosse universalmente valido, bisognerebbe cominciare a svuotare gli Stati Uniti, in cui i pellerossa sono vissuti in maniera esclusiva fino al 1600, a ritagliare la parte dell'Italia meridionale in cui vi era la Magna Grecia e consegnarla pari pari ai loro discendenti, a consegnare Roma ai turchi, discendenti dei Troiani, e a cominciare a considerare che le vostre case ed il vostro diritto sul territorio in cui siete nati possa essere messo in discussione da chi poteva abitarci 2000-3000 anni fa. Sembra folle? E' assolutamente cio' che e' accaduto in Palestina.

Un popolo distinto?

Gli ebrei sono un popolo "distinto" e, dunque, devono avere un proprio stato. In questo caso non importa dove: Argentina, Uganda o Palestina.
Questa pretesa e' oggettivamente difficile da sostenere. Gli ebrei potevano essere un popolo distinto duemila anni fa, quando abitavano un singolo territorio, professavano la stessa fede, parlavano la stessa lingua e condividevano le stesse tradizioni. Dal momento della loro particolarissima dispersione, essi si sono frazionati in distinte e diverse comunita' legate ai paesi ospiti da matrimoni e condivisioni materiali. Nuove comunita' si sono formate attraverso le conversioni. Nei millenni, le comunita' ebraiche si sono distanziate le une dalle altre etnicamente, culturalmente ed anche in termini di vita religiosa. Cosa hanno in comune un ebreo newyorkese ed un ebreo etiope che li possa far definire come "popolo distinto"?

L'altra grossa difficolta' che incontra questa tesi giace nella seconda parte della pretesa, in cui si afferma che tutti i popoli "distinti" hanno diritto ad avere un proprio stato. Cio' e' universalmente scorretto. Vi sono probabilmente centinaia, se non migliaia, di "popoli distinti" al mondo, che hanno culture, religioni, retaggi "distinti" dalle maggioranze tra cui vivono. Non di rado, sono essi stessi maggioranza nelle aree in cui vivono: basti pensare al crogiolo di popoli dell'India. Nel caso ebraico, dal momento che essi non costituivano maggioranza in alcuno dei paesi in cui viveno, potevano stabilire un loro stato solo conquistando il territorio di un altro popolo e/o espellendolo. Cosi' e' stato costituito lo stato d'Israele in Palestina, in cui, con la copertura del Mandato Britannico, fu espulsa la stragrande maggioranza degli abitanti autoctoni.

Molti stati arabi?

Gli arabi hanno gia' molti stati. Se non fossero stati motivati dall'anti-semitismo, non si sarebbero opposti alla creazione di uno stato ebraico ed avrebbero accolto i palestinesi resi profughi dalla creazione di Israele.

Questo e' un argomento razzista. Esso sostiene che il bisogno da parte ebraica di uno stato ha precedenza morale sul diritto naturale di un popolo al possesso della sua terra ancestrale, delle sue citta' e villaggi. Da' la colpa agli arabi di non aver mostrato sufficiente deferenza verso il desiderio ebraico ad un proprio stato, uno stato che avrebbe potuto costituirsi solo sulla pelle del popolo palestinese.
Anche gli europei hanno molti stati - anche piu' degli arabi, in realta' -, ma sarebbe accettabile per un singolo stato europeo donare il suo territorio ad un popolo senza stato, diciamo i curdi, e riparare altrove?

Attaccato nel 1948?

Per poter descrivere Israele come la vittima, la narrativa sionista sostiene che gli eserciti di Siria, Egitto e Giordania attaccarono Israele il giorno dopo la sua creazione, il 14 maggio 1948.

Non consideriamo la realta' di quella guerra, e cioe' il fatto che poche truppe arabe, malequipaggiate e mal guidate, combatterono solo nella parte della Palestina che il piano di partizione aveva assegnato agli abitanti autoctoni, senza mai spingersi al di la' di quella linea verde (dimostrando, gia' alllora, di rispettare la partizione); il fatto che tali ordini furono dati da capi arabi gia' segretamente accordatisi con sionisti e britannici; che la superiorita' militare israeliana era gia' nettissima, grazie ai rifornimenti continui di armi dalla Turchia e dalla Russia.

Consideriamo solo la narrativa sionista, dimenticandoci del resto: gli arabi attaccavano uno stato con diritti morali, legali e storici con la Palestina, o si difendevano semplicemente da un'occupazione aliena supportata da due superpotenze quali la Gran Bretagna e gli USA?
L'aggressione sionista contro la Palestina comincio' ben prima del 1948. Nel Primo Congresso Sionista del 1897, a Basilea, i sionisti dichiararono apertamente i loro obiettivi, primo tra tutti quello di "creare uno stato in Palestina assicurato dalla pubblica legge". Per "pubblica legge" si intendeva il consenso ed il supporto britannico, la potenza imperialista leader dell'epoca. Nello stesso anno, Theodor Herzl scrisse: "A Basilea ho fondato lo stato ebraico". Nel 1917, esattamente vent'anni dopo, i britannici diedero al sionismo il supporto imperialistico necessario all'impresa ed occuparono la Palestina, che venne vergognosamente aperta alla colonizzazione ed alla creazione di infrastrutture militari, civili e di sicurezza che, piu' tardi, si sarebbero trasformati nello stato d'Israele. L'invasione sionista era appena cominciata, senza che nessun paese arabo muovesse un solo dito.

Per restare solo al 1948, i massacri e la pulizia etnica dei palestinesi cominciarono gia' alla fine dell'anno precedente, e si intensificarono tra il febbraio e l'aprile di quell'anno, ben prima che gli stati arabi entrassero formalmente in guerra. Di auto-difesa.

La sola democrazia?

La propaganda sionista ha ripetuto fino alla nausea che Israele e' la sola democrazia del Medioriente. Cio' avviene ogni volta in cui qualche discussione scivola sulle gravissime violazioni dei diritti umani perpetrate in Palestina.

Questa propaganda ha molti scopi utili. Il suo obiettivo e' quello di ricordare al pubblico occidentale le sue affinita' con Israele. "Democrazia" e' una parola chiave in Occidente. Dichiarandosi democratico, Israele si propone come paese occidentale, uno di noi, che condivide la nostra visione della vita. Se e' una democrazia, non puo' fare nulla di sbagliato. Come democrazia, rappresenta una civilta' piu' evoluta. Eroicamente, si propone come il baluardo di tale valore nel mezzo di brutali dittature arabe.
Il fatto che tutto possa essere solo, appunto, una propaganda, non sfiora la mente dei disattenti pubblici esteri. Tralasciando il come ed il perche' della sua creazione, il fatto stesso di considerarsi stato "etnico" e' una violazione della democrazia, laddove stato etnico significa accordare privilegi speciali ai cittadini di "prima classe" e considerare cittadini di "seconda (o terza) classe altri gruppi etnici o religiosi. Proprio per questo motivo, Israele non ha una costituzione, dal momento che una costituzione scritta non ammetterebbe discriminazioni e violazioni gravi contro le minoranze quali quelle che avvengono, con la complicita' della legge, in Israele.

Israele e' uno stato aggressivo ed espansionista: e' l'unico stato i cui confini ufficiali non sono mai stati dichiarati, che attualmente occupa i territori di due stati sovrani, che occupa la restante parte della Palestina non ancora ufficialmente annessa, imponendo oppressione brutale, violazioni sistematiche e gravi dei diritti umani, legge marziale da piu' di 35 anni.
Lo stato d' Israele pratica, nei territori palestinesi occupati nel 1967, in cui tre milioni di cittadini non hanno diritti politici, civili ed umani, e sottoposti alla piu' letale forma di colonizzazione mai verificatasi in tempi moderni, la piu' brutale forma di apartheid e di pulizia etnica, quella che fa tracciare sempre piu' stretti collegamenti tra stato sionista e Sudafrica dell'apartheid.


Sangue arabo
23 febbraio 2006 0:00
Francia : ebreo ucciso, dopo essere stato sequestrato.Motivazione dell'accusato "perchè hanno molti soldi".Conclusione : si tratta di antisemitismo.

Perchè per un ebreo ucciso si tratta di antisemitismo e per qualsiasi altra razza è un fatto normale?

Comunque vi favorisco un saggio :


La propaganda sionista ha, da sempre, cercato di negare l'esistenza dei palestinesi, contestando addirittura che fosse mai esistita la Palestina. Facendo cio', non soltanto cercava di demolire il senso d'identita' e di appartenza di un intero popolo, ma cercava altresi' di rendere veritiero lo slogan di partenza del sionismo: Una Terra senza popolo per un popolo senza terra. Dopo essersi accorti, invece, che non soltanto la Palestina esisteva come entita', ma che essa non era una terra vuota, e dopo essersi riavuti dal trauma davanti al quale poteva infrangersi il loro sogno, I sionisti hanno dedicato le loro energie ad estirpare il sentimento nazionale dei palestinesi e le tracce della loro storia e della loro millenaria presenza in Palestina, cui faceva da contraltare una millenaria assenza dei sionisti dallo stesso territorio. Arrivati in Palestina a ridosso degli anni 40, gli ebrei erano eterogenei rispetto alla popolazione indigena in tutto e per tutto. Globalmente appartenevano al mondo europeo. Consapevoli essi stessi di essere alieni al territorio ed alla popolazione, si diedero da fare per mutare la storia a loro favore. Desiderando creare una sorta di legame ideale col territorio, che giustificasse in un certo senso la loro presenza in Palestina agli occhi degli occidentali, si fecero interpreti di una ricostruzione del passato che non aveva attinenze con la realta', ingigantendo a dismisura il periodo storico (peraltro molto limitato) in cui effettivamente tribu' ebraiche abitarono la Palestina e facendo della diaspora un evento centrale nella loro storia.

Naturalmente i palestinesi erano esclusi dalla loro ricostruzione storica, essendo considerati, dalla propaganda sionista, discendenti degli arabi che conquistarono il paese nel VII secolo e quindi di molti secoli posteriori agli ebrei. "L' ignoranza - talvolta aiutata da una propaganda in malafede", scrive lo storico francese Maxime Rodinson, "ha diffuso a questo proposito molte concezioni errate". Infatti, in realta', I palestinesi sono I discendenti originari delle popolazioni semitiche autoctone della Palestina: Edumei, Cananei, Amorrei, Filistei (che, tra l'altro, hanno dato il nome al territorio), stanziatesi in Palestina nel 3000 a.C., quindi 1500 anni prima che le tribu' ebraiche provenienti dalla Mesopotamia si stabilissero li', ovviamente condividendo il territorio con gli altri popoli. Inoltre, a differenza delle popolazioni autoctone palestinesi che erano stanziali e sedentarie, le tribu' ebraiche erano nomadi, per cui si dispersero in varie zone del vicino oriente prima, in tutto il mondo poi, non lasciando dietro di se' alcun monumento, alcuna prova che dimostrasse la loro presenza stabile per un tempo accettabile in Palestina. Per 2000 anni sono vissuti in Europa, in Russia, in America, in Africa, diventando europei, russi, americani, africani, poiche' era implicito che essere ebrei significava condividere un credo religioso, non un'appartenenza etnica. Prova ne sia che i pochi ebrei rimasti in Palestina dopo la diaspora, erano ebrei palestinesi.

Deve essere chiaro, dunque, che gli arabi che conquistarono la Palestina nel VII secolo erano un ridotto contingente ed essi, a causa delle affinita' etniche con la popolazione palestinese, riuscirono ad arabizzare rapidamente la regione. La quale regione, ovviamente, all'arrivo dell'esercito arabo, non era vuota.

I palestinesi dunque sono "arabizzati" nella lingua e nella religione, e senza dubbio condividono lo stesso ceppo etnico degli arabi che conquistarono la Palestina, ma dire che essi hanno popolato il territorio a partire dal VII secolo equivale ad affermare una falsita' che non ha fondamento storico, dal momento che la Palestina non e' mai stata "vuota", in nessun momento della sua storia.

I sionisti si sono serviti di molte menzogne e di molte falsita' nella costruzione della loro storia: essi possono ingannare l'occidente, ma gli arabi sanno, ed anch'essi sanno, che la Palestina appartiene ai palestinesi.

A QUESTO PROPOSITO, ECCO COSA SCRIVE, NEL 1896, THEODOR HERZL, FONDATORE DEL SIONISMO, IN "LO STATO EBRAICO":

"E' da preferire la Palestina o l'Argentina? La Societa' prendera' cio' che le verra' dato, tenendo conto della pubblica opinione del popolo ebraico. La Societa' verifichera' entrambe le cose.

L'Argentina e' uno dei paesi piu' ricchi di risorse naturali della terra, dotata di enormi distese, scarsa popolazione e clima temperato. La Repubblica argentina sarebbe molto interessata a cederci una parte del suo territorio. L'attuale infiltrazione ebraica ha prodotto solo irritazione; bisognerebbe informare l'Argentina sulla sostanziale differenza della nuova immigrazione ebraica.

Se invece sua Maesta' il Sultano ci concedesse la Palestina, ci potremmo impegnare, per sdebitarci, a risistemare le finanze della Turchia. In favore dell'Europa costruiremmo la' una parte del vallo per difenderci dall'Asia, costituendo cosi' un avamposto della cultura contro la barbarie…
nadia
23 febbraio 2006 0:00
l'opinione non può essere insulto e negare la storia è un insulto a chi ha subìto.......
bancario
23 febbraio 2006 0:00
nadia sei favore delle condanne per i reati d'opinione?
FABRIZIO
23 febbraio 2006 0:00
.....da: Sangue arabo
Data: 21 Febbraio 2006

O almeno è stato convinto a dire che si era sbagliato...la libertà di stampa tanto osannata dove stà?......

*****************************************

No Sig. S. Arabo,

La libertà osannata non c'é !
Alla sua agenzia turistica l'hanno imbrogliata !

Da noi non c'é alcuna libertà !
Da noi si sta malissimo !
Il nostro é un paese pessimo, abbiamo regimi dittatoriali, governi fantocci, predominio del potere spirituale. ecc. ecc.

E chi più ne ha, più ne metta, faccia lei.... !!!

Anzi, già che c'é, perché si ostina a vivere qui ?

Meglio ritornare (o trasferirsi) in quei bellissimi e meravigliosi paesi che si dice essre migliori del nostro !

Non so quali, ma io non resterei qui,
potendo "star meglio" altrove.

A noi invece, il nostro paese, piace così com'é ! Bruttino ma simpatico !
Una simpatica..fetecchia !

E per piacere, non ce lo cambiate, lasciatecelo così, sciagurato comè !!!!

Ci sono affezionato !
nadia
21 febbraio 2006 0:00
a me ciò che ha fatto piacere sapere, poichè non lo sapevo, è che in austria chi nega l'olocausto può essere condannato fino a 10 anni di carcere.....però questi austriaci......
Sangue arabo
21 febbraio 2006 0:00
O almeno è stato convinto a dire che si era sbagliato...la libertà di stampa tanto osannata dove stà?
FABRIZIO
21 febbraio 2006 0:00
HO sentito bene ?

Ieri Irving si sarebbe scusato dicendo che si era sbagliato ?
Sangue arabo
20 febbraio 2006 0:00
L’arresto in Austria dello storico inglese David Irving ha riaperto la questione del confronto della Shoah. David Irving è stato fermato l’11 novembre in Stiria dalla polizia stradale in virtù di un mandato d’arresto lanciato contro di lui nel novembre 1989. Stava andando a una riunione di una confraternita di studenti, associazione di estrema destra e pangermanista. Attualmente è detenuto a Graz. Già condannato in Gran Bretagna e in Germania, rischia 20 anni di carcere. In Austria vige una legge per cui negare l’Olocausto significa fare apologia di sterminio. Probabilmente molti diranno che è un provvedimento esagerato, che occorre rispettare le opinioni di tutti; che le tesi di Irving sono deprecabili, ma che va difeso il suo diritto di parola. Forse. Ma prima vorrei soffermarmi sul profilo di ciò che Irving sostiene.

Nato a Londra nel 1938 dalla fine degli anni ’70 Irving definisce un falso storico quello che denominiamo Shoah, sterminio, in breve lo sterminio degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Nel suo linguaggio, più precisamente, Auschwitz non sarebbe che una realtà di carta del tutto inventata, un non-luogo dove sarebbe avvenuto un non fatto storico (lo sterminio, appunto). La guerra di Hitler (tradotto in Italia nel 2001 dalle edizioni Settimo Sigillo, nel 2001) è il testo in cui Irving ha esposto in forma sistematizzata le sue tesi.

Irving raggiunge la notorietà nel 1963 con il suo primo volume Apocalisse a Dresda (trad. it. Mondadori 1992), in cui denuncia i sistematici bombardamenti alleati del febbraio ’45 contro migliaia di civili inermi, e con cui ottiene notevoli riconoscimenti da parte di numerosi storici di livello internazionale.
Due le tematiche di fondo della sua visione storica.
La prima sottopone le dimensioni soprattutto numeriche della Shoah ad un drastico ridimensionamento, allo scopo di renderle sostanzialmente commensurabili ad altre stragi.
La seconda sposta le responsabilità dello scoppio della Seconda Guerra mondiale dalla Germania nazista alla Gran Bretagna, facendole gravare in particolar modo sulle spalle di Churchill, e sulle sue velleità di conservare la leadership mondiale della Gran Bretagna.
Tuttavia, il punto centrale su cui si poggia la sua critica alla storiografia sul nazismo, e che a suo parere scrive una parola definitiva sulla vera natura dell’Olocausto, è il fatto che non esiste nessuno scritto che documenti inequivocabilmente un ordine esplicito di Hitler riguardo alla cosiddetta “soluzione finale”, e che dunque dimostri l’esistenza di una volontà e di un programma di sterminio sistematico degli ebrei.
Sostenendo che lo sterminio degli ebrei nei territori occupati fu una soluzione creata ad hoc nel momento che tutte le altre possibilità erano sfumate (mentre l’ipotesi di Hitler sarebbe stata quella della deportazione di massa sull’isola del Madagascar, soluzione che avrebbe una volta per tutte impedito agli ebrei di ‘infastidire’ popoli vicini), Irving così finisce per ipotizzare la possibilità di una politica di sterminio decisa da “un gruppo di fanatici nei territori orientali che avevano interpretato con rozza brutalità la frase di Hitler ‘gli ebrei devono scomparire dall’Europa’”.

Come sia stato possibile che il Führer non sapesse o accettasse ciò che stava accadendo agli ebrei in tutta l’Europa dell’Est è spiegato dallo storico inglese laddove definisce Hitler “probabilmente il più debole capo che la Germania abbia conosciuto nel ventesimo secolo”, e la Germania stessa “una dittatura senza dittatore”.

Più volte in questi ultimi dieci anni Irving ha provato ad affermare la sua ricostruzione. In forma più eclatante l’ultimo tentativo risale al marzo 2000, quando lo storico inglese chiamò in tribunale Deborah Lipstadt e la Penguin Books con l’accusa di diffamazione. L’occasione era la pubblicazione del libro della Lipstadt (Denying the Holocaust, Penguin Boks 1993) e in cui Irving era qualificato come razzista e “Negatore dell’Olocausto” che era dedicato al tema del negazionsimo della Shoah in base alle sue stesse dichiarazioni secondo le quali Auschwitz non è che “una Disneyland per turisti” e non ha mai avuto camere a gas in funzione.

In quell’occasione per otto settimane le tesi di Irving, ritenuto uno dei massimi esperti di Adolf Hitler, sono state al centro di furiose udienze che hanno ruotato attorno ad un'unica, esplosiva questione: i nazisti tentarono davvero lo sterminio di tutti gli ebrei? Che ruolo ebbe il Führer? Ad Auschwitz erano o no in funzione camere a gas per la sistematica eliminazione dei reclusi?
Irving in quell’occasione difese il suo approccio “revisionista” e attaccò il libro della Lipstadt. Nel processo all'Alta Corte durato dall'11 gennaio alla prima metà di marzo Irving – che non ha ingaggiato un avvocato e si è difeso da solo – ha accusato la collega e la Penguin Books di diffamazione chiedendo un risarcimento. Quell'epiteto di “rinnegatore” – si è lamentato lo storico, che una volta ha provocatoriamente proposto la fondazione di un'associazione di “superstiti di Auschwitz, superstiti dell'Olocausto e altri bugiardi” – gli sarebbe costato l'emarginazione dalla comunità internazionale degli storici e la mancata diffusione delle sue opere in tutto il mondo.

Negli stessi giorni del 2000 la questione Irving tornò – in concomitanza del processo londinese – a far discutere gli storici in Italia. Hobsbawm, per esempio, in occasione della sua lectio magistralis all’Università degli Studi di Torino (era la fine di marzo 2000), sostenne che dare spazio a Irving costituiva uno stimolo alla discussione. Dello stesso parere lo storico Franco Cardini.
Ma il problema non è dare la patente di storico a Irving. La scrittura della storia è un mestiere che si può fare bene o meno, in forma efficace, convincente, o demagogica.
Il problema è il “fascino” della controstoria come rovesciamento ipotetico dei fatti. La scrittura di Irving è il sintomo di una dimensione culturale dell’Europa che non riesce a fare i conti con la sua stessa storia, come se la storia fosse spiegabile se si ammettono ipotesi audaci.

La contemporaneità, epoca dell’alfabetizzazione di massa, del feticismo della carta stampata produce eventi anche in assenza di documenti scritti. La paura, che non è un documento ma un sentimento, è per esempio un motore operativo potente della storia. Nell’Europa degli anni ’30 la paura è la dimensione che lo storico revisionista tedesco Ernst Nolte usa molto per spiegare lo sterminio nell’est-Europa e l’antisemitismo dei tedeschi come effetto della posizione politica degli ebrei nel movimento comunista internazionale. Sulla base della capacità mobilitante della paura, Nolte costruisce il complesso del suo ragionamento revisionista e alla fine giustificazionista della Shoah. Un sentimento che non è un documento, è una fonte che nessun storico seriamente attrezzato si sentirebbe di negare, ma che sicuramente leggerebbe in maniera molto diversa, sommandola ad altri documenti e fonti con cui incrociarla e verificarla.

Non sono i documenti scritti che fanno la storia, sono gli uomini con le loro ossessioni, con le loro emozioni e con le loro convinzioni. Dietro l’accusa di interdetto da parte di Irving torna invece, senza spiegarsi, la retorica della potenza occulta, argomentazione propria del complottismo, una retorica che ha molto a che fare con l’agire persecuzionista di chi prima racconta di essere minacciato e poi giustifica lo sterminio come replica a uno scampato pericolo. Alla fine nella rivolta di Irving rimane dunque lo stesso meccanismo che un secolo fa mise in corso la locomotiva delle intolleranze. Quella locomotiva e quei treni hanno percorso in molte direzioni l’Europa continentale, verso i campi della morte nel cuore dell’Europa e verso i territori artici della Russia stalinista. E questa convinzione a suo modo costituisce un documento. Che non lascia intravedere niente di buono.

nadia
19 febbraio 2006 0:00
mi dispiace ma non sarò mai dalla parte dei terroristi.......lo stato di israele ha diritto a difendersi e comunque non augurerei a nessuno di incappare in un carcere islamico.........ai tempi dei nazisti mi sarei fatta in quattro per proteggere gli ebrei e mi vergogno di appartenere all'europa per ciò che è successo, ma ora tutto appartiene alla storia e il futuro non sarà dei terroristi .........viva israele e la democrazia abbasso l'oscurantismo religioso.......
spitfire
19 febbraio 2006 0:00


"Eccone un altro che si rifugia negli insulti."

ripeto la stessa frase, tanto per intenderci: non sei neanche degno di essere insultato. Se c'e' qualcuno che si rifugia nel vittimismo-da-insulti-per-una-nobile-causa, quello sei tu. Io non ho bisogno di insultarti. Tu da solo sei piu' che sufficiente e non potrei certo superare la tua bravura.

"Portami una prova delle camere a gas se sei capace.

Ci hanno gassato sei milioni di ebrei, dovrebbe essere facile no?"


ma guarda, 'l mi' cocco, mio nonno fu dei 13 sopravvissuti di un battaglione di fanteria che i tedeschi punirono per "avere tradito" la causa nazifascista dopo l'8 settembre. partirono in 233 per la Germania,dopo 21 mesi torno' lui e gli altri. Pesava non piu' di 45 chili, aveva segni di frustate, sigarette spente sulla pelle, una malattia al cuore che in seguito lo avrebbe fatto morire. Non dimentico' MAI quello che gli ex-camerati gli avevano inflitto e non parlo' mai piu' con qualcuno che fosse tedesco.

Vicno a noi abitava una famiglia di ebrei- o almeno di origine ebraica, 12 persone in tutto. Li portarono via nel 1944, uno riuscì a fuggire dal carro bestiame, gli altri morirono tutti. Questo lo sappiamo per certo.


così non ho bisogno di sapere se e quanti furono gassati dai nazisti. Quel che so e' che furono degli incredibili FIGLI DI TROIA con chiunque gli capitasse sotto mano. E questo per me basta e avanza. Tu continua a divertirti.

"Perche' non sono io che posto merda, e' a te che te la fanno mangiare !"

No tu posti merda, e merda resta. Quello che ingoio io non ti riguarda, sappi comunque che non inverto l'uso di bocca e culo come fai tu

""a qualche anno ti ricorderai e ti scuserai con me in cuor tuo, sempre che tu abbia la dignita' di informarti , magari leggendo i resoconti di chi nei lager c' e' stato davvero; o forse perche' il potere decidera' di togliere il sostegno a Israele.""


aspetta e spera, nullita'

"he cosa credi, che io non sia vissuto e non viva nella tua stessa cultura? che non sia capitato lo stesso anche a me?

Ci si rimane molto male quando si va a studiare in prima persona tante baggianate che ci hanno fatto passare per autentiche:
- la favola di cristo
- la lurida menzogna dell'olocausto
- le foto hollywoodiane dell'Apollo 11
e altre ancora!

Comunque nel frattime grazie per partecipare e aiutarmi a capire meglio su cosa si basa l'ipnosi di massa.

forza fratello, e' facile GUARDA!
non credere."

quarda che se c'e'e un poveraccio che non ha il senso del ridicolo e che sembra effettivamente ipnotizzato dalle sue stesse stronzate, quello sei proprio te,
ciao nullita'
Commenti
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