Commenti
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NESSUNO 24 maggio 2007 0:00
Catechista capisco la tua logica, ma io penso che sia
importante anche sottolineare queste contraddizioni in
un'organizzazione che si pone al di sopra
dell'umanità e pretende di possedere la verità
assoluta.
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Catechista 23 maggio 2007 0:00
X NESSUNO Ciascuno è libero di collocarsi sul
piedistallo che vuole. Ciascuno è libero di definirsi
come vuole. L'autorevolezza deriva da quel
che gli altri sono disposti a riconoscerti.
Personalmente non riconosco alla Chiesa alcuna autorevolezza
morale. Non considero la Chiesa una autorità morale ma
semplicemente una organizzazione che fa del ragionare
intorno a Dio la propria ragione di esistenza.
Ovvio che su Dio si può dire quel che si vuole.
Non mi scandalizza la presenza di mele marce in seno alla
Chiesa ma sono pronto a togliere il dovuto rispetto a
qualsiasi organizzazione o istituzione che non sia in grado
di fare pulizia al proprio interno. Una
istituzione, qualsiasi essa sia, che anteponga
l'esigenza di preservare la propria immagine di facciata
al rispetto della persona umana non merita rispetto.
La Chiesa non merita rispetto perché alle esigenze di
giustizia, al rispetto delle persone violate ha anteposto i
propri egoistici interessi arrivando ad offrire copertura e
protezione a persone indagate per gravissimi reati e persino
a persone che avevano ammesso le proprie
responsabilità. Non so se tutti i sacerdoti accusati
sono effettivamente colpevoli; non so se tutti quelli che si
dichiarano vittime lo siano realmente... ma dagli atti
giudiziari risulta che le gerarchie ecclesiastiche hanno
fatto di tutto per ostacolare la giustizia e hanno imposto
il silenzio a tutti coloro che erano a conoscenza dei
misfatti. Tanto mi basta per emettere il mio
personalissimo verdetto: l'istituzione Chiesa non merita
rispetto.
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NESSUNO 22 maggio 2007 0:00
Eh no catechista. La chiesa cattolica si mette da sola su un
piedistallo perché pretende di possedere la verità e
sostiene che solo in lei c'è la salvezza. I suoi
ministri dicono di parlare in nome di Dio e di operare come
tanti Cristi, e alcuni di loro si permettono di puntare il
dito accusatore contro le persone comuni con la loro
fragilità proprio come se quella fragilità non li
riguardasse. Allora mi sembra giusto che a questi individui
si richieda una coerenza grandissima e non si tolleri fra di
loro nessuna "debolezza". Se si prova che sono
deboli e fragili anche loro, allora che abbiano la coerenza
di scendere dal piedistallo, di dichiararsi uomini comuni e
di smetterla di accusare e condannare gli altri. Chi è
senza peccato scagli la prima pietra. Visto che loro di
peccati ne hanno a bizzeffe, smettano di tirare pietre sugli
altri e se vogliono essere seguaci seri di Gesù Cristo
imparino a essere misericordiosi.
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Catechista 22 maggio 2007 0:00
Francamente m'interessa poco e nulla se Don Bosco era
gay. Trovo anche sciocco discutere se all'interno
della Chiesa ci sono pedofili, omosessuali, o altro.
Penso che nessuna comunità possa a priori essere
"immune" da comportamenti tipici della società,
indipendentemente dalle regole che si da. Quindi nella
chiesa ci saranno ladri, assassini, pedofili, eterosessuali,
alcolizzati, drogati, stupratori... esattamente come tra i
militari, i medici, i politici, i magistarti, i muratori e
ogni altro gruppo sociale o professionale. Il
problema non è dunque "la pecora nera"
all'interno di una comunità o istituzione sana. Ma può
definirsi sana una comunità, un'istituzione che offre
copertura e protezione alle pecore nere? Poteva definirsi
"sana" la classe politica che offriva protezione
ai propri membri ladri e corrotti? Potrebbe definirsi sano
l'ordine giudiziario se non fosse in grado di perseguire
il giudice corrotto? Ecco, questo è il problema:
può definirsi sana e cristiana l'istituzione Chiesa
cattolica che ostacola la giustizia, offre copertura ai
sacerdoti incriminati, abbandona le vittime dei sacerdoti,
impone il silenzio?
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Sergio 21 maggio 2007 0:00
Caro Gianfranco, non, non sono omosessuale (sei più
tranquillo, adesso?). La tua spiegazione di
"normale" non spiega nulla. Tutti sappiamo
che per poter procreare servono due individui di sesso
diverso. Questa non è una questione di normalità ma il
semplice meccanismo biologico della procreazione molto
diffuso nel regno animale. In natura (allo stato
libero, non in cattività) è molto diffusa e ormai
ampiamente documentata l'omosessualità in molte specie
animali: in testa a tutte sembrano le zebre, ma anche i
virili leoni non scherzano in omosessualità. Quindi
invocare la natura a poco serve per comprendere il concetto
di normalità. Se tutti fossero omosessuali il genere
umano si sarebbe estinto: con i se si può argomentare ma
non si dimostra nulla e non si costruisce nulla. La
natura ci ha regalato una buona dose di bio-diversità e
sino a oggi non è documentata alcuna specie animale che si
sia estinta perché l'omosessualità è divenuta
totalitaria. Serve anche a poco chiedersi perché in
natura l'omosessualità sia presente anche sotto forma
di netta "anomalia" ormonale: il che, ancora una
volta, ci dimostra che in natura c'è tutto e il
contrario di tutto. Ma non è ciò che
m'interessa affermare. Quel che vorrei
capire è se la sessualità debba essere ridotta a un
comportamento unicamente finalizzato alla procreazione.
La funzione della sessualità è solo biologica? La
nostra è una natura puramente animale? Finalmente ci
siamo liberati dell'ingombrante presenza di Dio.
Siamo animali, facciamo sesso per la conservazione della
specie e potremo fare sesso liberamente in ogni luogo, come
i cani, perché l'accoppiamento tra un maschio e una
femmina è un gesto altamente educativo e quindi merita la
massima diffusione e incentivazione. Riguardo al
fatto che possa essere disdicevole lo scambio di effusioni
affettive tra due persone dello stesso sesso, che posso
dirti... qualche anno fa era disdicevole anche tra persone
di sesso diverso. L'altalena era proibita alle ragazze,
le quali non dovevano fumare in pubblico... Comunque
tutto questo adesso sarà superato dalla netta affermazione
della biologicità del sesso etero: l'unico che potrà
fregiarsi della certificazione di "normale sesso
naturale" e quindi potrà essere fatto ovunque.
Scherzi a parte, qualcuno mi sa spiegare quali siano i
comportamenti sessuali umani che possano essere considerati
"non patologici", "normali" e
"naturali"? Vi aiuto. Eliminiamo il sesso
mercenario (non è procreativo e nenache naturale);
eliminiamo il sesso orale e quello anale e la
masturbazione. Eliminiamo il sesso con uso di
contraccettivi e ogni manifestazione sessuale accompagnata
dall'uso dei metodi naturali di pianificazione familiare
(compreso ovviamente il coito interrotto che, per
definizione, nega la funzione procreativa). Ovviamente
eliminaimo la pedofilia. Le pratiche sado-maso, i guardoni
vari e gli scambisti (che alla procreazione proprio non
pensano). Eliminiamo la sessualità tra persone sterili
e con donne in menopausa. Eliminiamo il sesso con
animali (che invece Khomeini ammetteva). Eliminiamo il
sesso edonistico e quello con donne gravide...
Certamente rimane ancora qualche margine per fare sesso ma
sarebbe certamente molto più triste... sarà per questo che
l'omosessualità si diffonde?
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GdO 19 maggio 2007 0:00
IL SANTO DEI FANCIULLI Ritratto di don Bosco
(1815-1888) come gay di: Giovanni
Dall'Orto Giovanni Bosco nacque in provincia
di Asti da una poverissima famiglia contadina, e solo grazie
alla "protezione" di alcuni sacerdoti riuscì ad
entrare in seminario e ad essere ordinato sacerdote (nel
1841). Fin dagli inizi l'attività religiosa di
don Bosco si rivolse agli adolescenti e ai ragazzi di
estrazione contadina, privi di formazione lavorativa e di
casa (maschi), attirati a centinaia a Torino dalla
Rivoluzione industriale. Le condizioni di vita inumane
di questi ragazzi li esponevano allo sfruttamento più
bestiale, alla criminalità e all'emarginazione sociale.
Don Bosco dedicò la sua intera vita alla
prevenzione (contrapposta alla repressione) del crimine,
fornendo a questi adolescenti il minimo per sopravvivere che
il capitalismo rifiutava di dare loro: un alloggio (sia pur
precario) dove dormire, qualcosa da mangiare, e lezioni per
imparare un lavoro. In cambio, don Bosco chiedeva loro
di sottoporsi a un indottrinamento cattolico attraverso la
frequentazione l'"Oratorio" da lui fondato.
In breve la proposta paternalistica ma in
fondo umanitaria di don Bosco ebbe successo: nel 1846 i
ragazzi che frequentavano il primo oratorio di don Bosco
erano più di trecento, e nel 1864 egli potè fondare
addirittura la "Pia società di san Francesco di
Sales" (i "Padri salesiani"), alla quale
affiancò le "Figlie di Maria Ausiliatrice"
dedicate, infine, all'assistenza delle adolescenti.
Gli Oratori salesiani furono fin dall'inizio
centri di formazione professionale per adolescenti privi di
qualunque accesso all'istruzione; l'iniziativa ebbe
un tale successo che dal 1875 i salesiani cominciarono a
mandare missioni in altri Paesi (specie in Sud America),
diffondendosi in tutto il mondo cattolico. Tali
risultati furono ottenuti nonostante una caparbia ostilità
delle gerarchie cattoliche, per le quali i preti salesiani
che giocavano negli Oratori assieme ai ragazzi delle più
basse classi sociali erano un scandalo, contrario alla
visione gerarchica della società che esse propagandavano.
Negli ultimi anni della sua vita Bosco fu
addirittura costretto a pagare il prezzo della sua ottusa
propaganda di obbedienza al papa: il papa stesso gli ordinò
infatti di raccogliere enormi somme di denaro (Bosco
s'era dimostrato abilissimo nel raccogliere fondi) per
la costruzione di chiese a Roma, allo scopo di ottenere il
"perdono" del vescovo di Torino... che lo aveva
osteggiato! Nonostante le opposizioni, alla
morte di don Bosco gli oratori salesiani erano ben 250, e la
sua fama di santità era tale che la causa di beatificazione
fu aperta già nel 1890: nel 1924 egli fu proclamato beato,
e nel 1934 santo. ***
*** Quello dell'omosessualità di san Giovanni
Bosco è uno dei segreti che volgarmente vengono detti
"di Pulcinella". Se ne parla ormai da anni, tanto
che già nel 1983, al congresso internazionale di studi
omosessuali Among men, among women, erano ben due gli studi
dedicati a don Bosco e al suo ideale di "amore
pedagogico" per l'educazione dei fanciulli .
Eppure la Chiesa cattolica, nella sua bigotteria,
s'illude di riuscire a impedire che se ne parli. Così
quando di recente Sergio Quinzio ne ha accennato, con
serenità, in un libro dedicato ai "santi sociali"
piemontesi, àpriti cielo.
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-------------------- Si ego non scandalizor, quia
vos scandalizamini? Eppure anni prima Guido
Ceronetti aveva già discusso Urbi et Orbi
dell'omosessualità di Bosco, sul quotidiano torinese
"La Stampa" . Il bello è che nessuno di
coloro che ne hanno scritto s'è mai sognato di mettere
in dubbio l'effettiva stretta osservanza del voto di
castità, da parte del santo: la discussione si è sempre
svolta attorno alle sue tendenze, non alle sue pratiche
sessuali. Ma tant'è: la Chiesa cattolica va
sbandierando ai quattro venti di non essere nemica degli
omosessuali, bensì "solo" degli atti
contronatura, ma se poi si punta il dito sul caso di un
omosessuale che effettivamente riuscì ad osservare
l'arduo (e casto) modello che essa va proponendo ai gay,
si dà a vere scene isteriche. Di fronte alla
Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura
pastorale delle persone omosesuali (10 ottobre 1986) del
cardinale Ratzinger, qualcuno ha commentato che la gerarchia
cattolica vuole che i gay siano solo o santi, o dannati. A
giudicare dalla "questione don Bosco" sembrerebbe
piuttosto che gli omosessuali non li voglia proprio, né
santi, né dannati. Non stupisce insomma il malcelato
imbarazzo di fronte a chi butta all'aria gli altarini
tenuti finora accuratamente (e ipocritamente) nascosti.
Perché all'interno delle gerarchie cattoliche
questi altarini sono ben conosciuti, figuriamoci:
l'istituzione ecclesiastica ha avuto due millenni di
tempo per imparare a mettere a nudo le altrui, diciamo
così, "difficoltà dell'anima"... Pensiamo
solo ai gesuiti, pensiamo a quali fini (e pericolosi)
conoscitori dell'animo umano siano questi nostri
ammirevoli nemici. Manipolando a proprio vantaggio il
precetto evangelico di "non esser pietra di
scandalo" (1Pietro, 2:8), la Chiesa ha sempre coperto
con un fitto velo di omertà le magagne esistenti al proprio
interno. Per secoli è riuscita persino a sottrarre alla
giurisdizione dei comuni mortali i sacerdoti delinquenti,
giudicandoli per conto suo (molto più mitemente, va da sé)
grazie al cosiddetto "Foro ecclesiastico".
E in barba a tutte le condanne all'omosessualità,
le inchieste sulla sessualità dei sacerdoti continuano a
rivelare percentuali "scandalosamente" alte di gay
nelle fila della più antiomosessuale organizzazione del
mondo. La Chiesa naturalmente sa di avere una
così grossa pattuglia di "diversi" nei suoi
ranghi, e considera la cosa un po' come un tallone
d'Achille. L'esplosione dell'Aids fra i
sacerdoti cattolici statunitensi sta del resto rendendo
sempre meno "gestibile" e sempre più imbarazzante
la questione: ormai i giornali ne discutono apertamente.
La paura che questa curiosità riveli troppi
"panni sporchi" è probabilmente la ragione per
cui i gay costituiscono per la gerarchia cattolica
un'ossessione così fanatica. Quale torturatore
dei regimi fascisti sudamericani, per esempio, si è mai
visto condannare con parole dure e inequivocabiliquanto
quelle riservate agli omosessuali?
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-------------------- Et tu ex illis es, nam et
loquela tua manifestum te facit Sicuramente per
noi sarebbe importante capire cosa nell'istituzione
ecclesiastica attiri in modo così potente gli omosessuali.
Da un lato esiste indubbiamente un aspetto di
"convenienza": per secoli il religioso è stato
una delle poche persone a cui l'opinione pubblica
concedeva il diritto di vivere celibe. Per
secoli tutti gli omosessuali meno disposti al matrimonio e
ai dolori della "doppia vita" eterosessuale, hanno
trovato nella Chiesa un rifugio, uno schermo contro il
pettegolezzo e l'ostilità che colpivano senza pietà
chi fosse celibe "senza giustificazione".
In un certo senso la Chiesa fu anzi
"vittima" della sua stessa propaganda
antiomosessuale, finendo con l'incoraggiare coloro che
perseguitava a rifugiarsi nel suo seno per avere un po'
di requie. Ad esempio san Bernardino da Siena
dichiarò senza peli sulla lingua in una predica del 28
aprile 1424: "Guai a chi non toglie
[prende] moglie avendo el tempo e cagione legittima! Chè
non pigliandola doventano soddomiti. E abbi questa
regola generale. Come tu vedi uno in età compiuta e sano
della persona, che non pigli moglie, abbi di lui cattiva
istificanza, se già non fusse da stare per ispirito in
castità" . Vale a dire: sospetta di lui
come sodomita, salvo che nel caso in cui abbia scelto di
vivere celibe per motivi religiosi... Esiste
però anche una seconda motivazione, altrettanto forte del
desiderio di sfuggire al pregiudizio sociale, e che forse
oggi, coll'estendersi dell'accettabilità del
single, è prevalente. Si tratta della capacità,
propria dell'istituzione ecclesiastica, di offrire un
surrogato di famiglia a chi non ha diritto ad averne una
"sua", in quanto "diverso". È la
proposta di quella convivialità fra persone dello stesso
sesso, la costruzione di quella "fraternità" (o
"sorellanza") fra uomini o fra donne, che solo di
recente, dopo secoli di vani sforzi, le comunità
omosessuali sono riuscite a creare "in proprio".
La segregazione sessuale all'interno della
Chiesa offre insomma ai gay l'occasione irripetibile di
vivere il loro affetto per persone dello stesso sesso, in un
contesto che non solo non disapprova tale sentimento, ma
anzi lo incoraggia e loda. Basta solo che questo amore non
"trascenda" mai al livello sessuale, e si mantenga
nei limiti dell'"amore cristiano": tutto qui.
"Guai ai soli", dice la Bibbia,
"perché se inciamperanno chi li aiuterà a
rialzarsi?" . Per molti omosessuali la risposta alla
domanda è sempre stata: "la Chiesa cattolica".
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-------------------- Domine, non sum dignus
Don Bosco è indubbiamente uno di questi casi di
omosessuali che nella Chiesa hanno trovato una famiglia e
una "missione". Anzi, di più: è un (probabile)
pedofilo che riuscì a sublimare la sua attrazione per i
bambini in modo non solo non riprovato, ma addirittura
socialmente utile. Lo intuiamo da uno dei pareri
più sorprendenti mai espressi su di lui: quello di padre
Girolamo Moretti, il frate iniziatore della grafologia in
Italia, che analizzò la scrittura del santo, presentatagli
in modo anonimo. Questo fu il suo soprendente responso:
"Il carattere del soggetto tende ad essere
dominato da una insincerità così bene architettata da
rovinare un'intera generazione ed essere così uno di
quegli individui che sarebbe meglio non avessero mai aperto
gli occhi alla luce. Si deve aggiungere che il
soggetto ha molta facilità all'intenerimento sessuale,
una spinta all'affettività di languore per cui, col
complesso delle qualità descritte, metterebbe in azione
ogni sforzo per colpire la vulnerabilità delle anime a
piegarle ai suoi intendimenti morbosi".
Il parere di Moretti mozza il fiato, eppure riceve la
sorprendente conferma da san Giuseppe Cafasso, un altro dei
"santi sociali" piemontesi, che di don Bosco fu il
confessore: "Se non fosse che lavora
per la gloria di Dio", lasciò scritto Cafasso,
"direi che è un uomo pericoloso, più per quel che non
lascia trasparire, che per quel che ci dà a conoscere di
sé. Don Bosco, insomma, è un enigma".
Enigma, cultore della "doppia vita", facile preda
dell'"intenerimento sessuale"... Ce n'è
abbastanza per far drizzare le orecchie anche ai più
ingenui. Il fatto è che tutto lascia pensare
don Bosco non fosse solo omosessuale. Se fosse stato solo
quello, la vita per lui sarebbe stata più facile. Una certa
indulgenza verso le "tentazioni", figlie del
demonio e non responsabilità dell'individuo che le
subisce (senza cedervi, ovviamente) era normale da parte
della Chiesa e della società laica del tempo, che non aveva
ancora il concetto di "tendenza omosessuale".
No: don Bosco non fu solo un omosessuale. tutto lascia
pensare che fosse anche un pedofilo. E su questo punto
ottenere l'indulgenza da parte della società, ieri come
oggi, è sempre stato un altro paio di maniche.
Per mettere a fuoco la questione mi servirò delle parole di
Ceronetti, ammirevoli per la loro sapienza nel
"dire" in modo esplicito ma discreto.
"C'è un documento iconografico notevole di
questa 'affettività di languore': la confessione
davanti al Fotografo, in bella posa, del chierichetto Paolo
Albera, tra altri preti e ragazzi. Don Bosco aveva voluto
che gli poggiasse la fronte sull'orecchio. Questo
intenerimento non andava che ai "giovanetti";
aveva un vero orrore del contatto femminile. Vedendosi una
volta insaponare la faccia dalla moglie del barbiere,
scappò via insaponato dalla bottega (Noli me tangere in
versione torinese). Nessun santo ha lasciato, come
ultime parole scritte di suo pugno, un pensiero così strano
come don Bosco: "I giovanetti sono la delizia di Gesù
e Maria". Soltanto loro" .
E poco oltre: "E se il suo più
profondo segreto fosse la consapevolezza di essere quel che
dice il padre Moretti, 'uno di quegli individui che
sarebbe meglio non avessero mai aperto gli occhi alla
luce'?" .
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-------------------- Spiritus carnis me
colaphissat Se questo è il quadro
"segreto" dei desideri "inconfessabili"
di don Bosco, è facile capire come per lui l'ingresso
nell'istituzione ecclesiastica abbia voluto dire una
possibilità di dar sfogo, e in modo onesto, al suo
desiderio di star vicino ai "fanciulli", e al
tempo stesso una garanzia di ferrea disciplina per evitare
di cedere ai propri impulsi. Ceronetti nel suo
saggio suggerisce esplicitamente una dinamica di questo
genere: "In tutte le sue firme è
costante il Sac. che le precede. Era l'uso, ma
(...) in realtà significa anche: sono Io ma all'interno
di un sacro Ordine, agisco in nome di, vengo in nome di. È
passaporto, corazza e alibi. (...) Il Sac.
è la copertura di una forza misteriosa presentita, per
mezzo di un potere rassicurante e legittimante: questo Bosco
"che avrebbe fatto meglio a non nascere", è
sacerdos, fulmine di Chiesa, e la Chiesa lo conforta: i
diavoli non praevalebunt" ["non prevarranno",
N.d.R.] . E, conclude Ceronetti, se non
fosse stato prete "come sarebbe
ricordato oggi (...) Giovanni Bosco? (...) Qualcuno
avrebbe finito per farlo fuori con una pietra o una roncola.
Sarebbe stato un santo senza statua in San Pietro. Certo mi
apparirebbe più amabile" . L'abito
religioso è insomma per Bosco al tempo stesso
"chiave" meravigliosa che gli apre la porta
all'intimità coi "fanciulli" senza destare
sospetti, e corazza che lo difende da se stesso e dai propri
desideri. Repressa e compressa la sessualità
diviene così per Bosco un'ossessione, un sogno segreto,
un fantasma spaventoso, un'idea fissa che tende a
travasarsi sulle preoccupazioni che egli instilla nei suoi
collaboratori e discepoli. L'intero ideale educativo di
don Bosco è impregnato del suo amore per i bambini, del suo
bisogno di stare con loro, di amarli.
L'educatore deve amare il ragazzino, fargli sentire che
è amato ("in Cristo", ovviamente), e attraverso
questo "amore pedagogico" farsi strada verso la
sua anima, che deve essere guidata, sorvegliata e
indirizzata ai valori cristiani. L'educatore
deve essere capace di scendere al livello dei bambini, farsi
bambino coi bambini, parlare loro con il linguaggio che essi
capiscono. (Le fin troppo note agiografie di Bosco lo
descrivono agli inizi della sua carriera come funambolo e
saltimbanco, mentre per strada cerca di attirare
l'attenzione dei ragazzi per poi proporre loro il
messaggio cristiano).
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-------------------- Sinite parvulos venire ad me
Queste furono teorie a modo loro
"rivoluzionarie" per l'epoca, e suscitarono
scandalo negli ambienti più retrivi della Chiesa cattolica,
che mal vedevano tanta familiarità tra sacerdoti e laici,
fra adulti e ragazzacci, fra borghesi e figli di povera
gente o figli di nessuno. Furono teorie che
"diedero un tono" peculiare a un ideale educativo
tutto sommato tradizionale come quello di Bosco (il quale
non capì mai veramente, ed anzi ne diffidò profondamente,
i nuovi tempi che venivano, a cominciare dall'Unità
d'Italia che lo vide, lui piemontese, tiepido, se non
decisamente ostile). Furono anche teorie che
diedero modo al suo éros paidikòs di esprimersi, di farsi
strada verso la luce del sole, di farsi evidente, esplicito,
sicuro di sé. E più cresceva l'espressione del
suo amore per i ragazzi, tanto più dovevano crescere le
difese mentali approntate contro una sua
"degenerazione", cioè una sua manifestazione
fisica, sessuale. Sotto questo
aspetto don Bosco sembra uscito pari pari da un manuale
freudiano. La sua esistenza assomiglia a
un'esemplificazione quasi pedìssequa (e di una evidenza
che negli attuali e maliziosi tempi post-freudiani sarebbe
del tutto impensabile) del concetto di "sublimazione
dell'impulso sessuale" in un'attività
creativa. L'intera esistenza di Bosco è
dedicato all'assistenza ai "fanciulli", specie
quelli abbandonati, i "ragazzi di strada", i
"ragazzi di vita" del secolo scorso. Ma il
prezzo pagato per questa impresa monumentale fu la
costruzione, nella vita propria e (quel che è peggio)
altrui, di immensi argini di contenimento e repressione
delle pulsioni sessuali. Non solo: fu anche la
sistematica svalutazione del corpo e della corporeità, in
dispregio alla disponibilità così nuova di Bosco ad essere
"corporeo" coi ragazzi, nel mischiarsi ai loro
giochi "da cortile". Osserva ancora Quinzio
nel suo libro: "Più e prima del
desiderio di condividere le giornate dei ragazzi più poveri
c'era l'esigenza teologico-morale di seguirli
momento per momento, di controllarli per evitare che
cadessero, fuori di metafora, nella masturbazione o in
rapporti omosessuali. (...) L'idea di don Bosco,
come già di Alfonso [de' Liguori], è che tutti, o
forse quasi tutti, i dannati si dannino a causa, più o meno
direttamente, della "disonestà", cioè della
colpa contro la purezza. (...) Una valutazione in
positivo della sessualità, per quanto ci risulta, manca
completamente in don Bosco" . La virtù
ideale di Bosco è la castità, al punto che gli sarebbe
piaciuto che caratterizzasse specificamente i suoi
salesiani, così come la povertà "caratterizzava"
i francescani e l'obbedienza i gesuiti. La sua,
secondo Quinzio, è una "castità che
sembra tendere decisamente all'asessualità, e a una
sessualità che, paradossalmente, finisce col coincidere con
un'esasperata attenzione, per sfuggirlo, a tutto ciò
che appartiene al sesso. (...) Mi turba l'idea
che, perseguendo in modo tanto esclusivo la salvezza celeste
dell'anima, propria o altrui, la vita sulla terra viene
svalutata: finisce per essere solo un periodo di prova,
finisce per essere solo un pezzo di prova al tornio, da
buttare via come inutile una volta che la prova è stata
eseguita".
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-------------------- Lilium convallium
Si può basare un programma di "rinascita
cristiana" basandosi sulla rinuncia alla sessualità?
Per la società dell'epoca, come per quella di oggi, la
risposta era ed è evidentemente no. Eppure
l'ossessione di Bosco per la "purezza" mostra
che egli in parte ci credette, come suggeriscono anche i
suoi famosi "sogni", allucinazioni oniriche in cui
le più sadiche catastrofi colpiscono i
"giovinetti" che si lasciano traviare (sempre su
questioni di "purezza", ovviamente) da
"cattive compagnie". Lo stesso modo in
cui "costruì" la santità di Domenico Savio dopo
la morte (a quindici anni) del ragazzo, mostra fino a che
punto lo slogan "la morte, ma non peccati" (di
tipo sessuale, ovviamente) fosse importante per lui.
Domenico si è meritato un posto nel calendario
cattolico lottando contro i suoi primi istinti sessuali.
Nessuno in quell'epoca si è meritato la canonizzazione
lottando contro gli industriali che per pochi centesimi
facevano lavorare quattordici ore al giorno bambini di molti
anni più giovani di Domenico Savio. Evidentemente per
Santa Madre Chiesa 14 secondi di orgasmo sono più nocivi di
14 ore di lavoro pesante. Strani parametri di giudizio...
In ogni caso se don Bosco credette tanto a
questo "itinerario verso la santità", una ragione
a mio parere c'è. Ed è che quello fu l'itinerario
che guadagnò a lui la santità. Se egli non avesse represso
e sublimato così bene i suoi desideri, sarebbe forse stato
solo uno di quei "froci di paese" di cui è piena
la cronaca nera dei giornali di provincia. Chissà.
Ciò che aveva funzionato per lui (sembra di sentire il suo
ragionamento) perché non avrebbe dovuto funzionare per gli
altri? La risposta è: semplicemente perché gli
altri non erano lui. Come ha compreso la stessa Chiesa
cattolica, che oggi guarda con un certo sospetto agli ideali
educativi di don Bosco. Puzzano di pederastia anche per lei,
ormai. Specie in un'epoca in cui sul prete
che "tocca i ragazzini" in Oratorio non si ride
più dandosi di gòmito: oggi si denuncia, perché la
pedofilia, a differenza di qualche anno fa, è presa molto
sul serio, ormai. Forse anche troppo, al livello di
caccia alle streghe (come mostra la moltiplicazione di casi
di clamorosi errori giudiziari in materia), grazie anche
alle campagne mediatiche ossessive condotte da cattolici
alla don Di Noto. Sia come sia, resta il fatto
che, lasciato da parte diavolo e diavoletti, anche la Chiesa
cattolica comincia a capirne qualcosa di "tendenze
sessuali" "pulsioni" e simili
"diavolerie" laiche. E anche chi non le
capisce o non le vuole capire, capisce comunque che non si
può più continuare a perdere processi per avere dato
copertura e omertà a pedofili violentatori di bambini. Se
non altro perché per pagare i danni alle vittime sono già
fallite delle diocesi. E anche quando la
Chiesa fa ancora finta di non volersi insozzare con certe
idee laiche, ormai di psicologia ne ha capito abbastanza per
diffidare delle implicazioni erotiche di questo rapporto
amoroso (seppur "amore in Cristo"...) fra
insegnante e ragazzo. Oggi i pedagogisti
cattolici non vedono di buon occhio il "farsi fanciullo
tra i fanciulli" di don Bosco, e la sua "amicizia
amorosa" per loro. Ciò non significa - sia
chiaro - che i cattolici siano disposti ad ammettere che
Bosco era omosessuale, foss'anche casto. Per esempio
Giacomo Dacquino, psicoanalista cattolico (docente alla
Università Pontificia Salesiana di Torino) ha così
osservato: "In questo rapporto
affettivo tra don Bosco e i giovani, non è mancato chi ha
voluto intravedere una devianza (sic) omosessuale. Ma per lo
studioso della psiche umana, conscia e inconscia, è
scontato che in ogni individuo sono presenti valenze
omosessuali. (...) A parte queste considerazioni di
ordine tecnico, possiamo senz'altro affermare che don
Bosco non ebbe verso i ragazzi quella simpatia erotica che
degenera in pedofilia o in altre perversioni istintive. Chi
ha studiato la problematica omosessuale pedofila non può
cadere nella grossolana confusione di identificare tale
perversione con l'affetto sublimato e oblativo che don
Bosco ebbe verso i ragazzi. Sono quindi
semplicemente antiscientifiche (sic) la tesi o
l'insinuazione di un don Bosco omosessuale o pedofilo
represso, anche perché nel suo comportamento e nei suoi
sogni non traspare mai, in maniera diretta o indiretta, che
egli abbia avuto pulsioni pedofile a livello istintuale
(sic) . Don Bosco, insiste Dacquino,
condannò più volte l'omosessualità; il che secondo
lui dimostra che omosessuale non fu! (ma basta davvero così
poco per "dimostrare" così tanto?). Dunque
secondo Dacquino chi fa certe insinuazioni si mette sul
livello di coloro che tali insinuazioni fecero mentre lui
era vivo, come Bosco stesso confessò a un testimone
(parlando di sé in terza persona) poco prima di morire:
"Ti manifesto adesso un timore (...),
temo che qualcuno dei nostri abbia ad interpretar male
l'affezione che don Bosco ha avuto per i giovani, e che
dal mio modo di confessarli vicino vicino, si lasci
trasportare da troppa sensualità verso di loro, e pretenda
poi giustificarsi col dire che don Bosco faceva lo stesso,
sia quando loro parlava in segreto, sia quando li
confessava. So che qualcuno si lascia guadagnare dal
cuore, e ne temo pericoli e danni spirituali".
No, conclude Dacquino dopo questa sconcertante
confessione (che a mio giudizio costituisce da parte di
Bosco l'ammissione di essere andato un po' troppo in
là): don Bosco non "lo" era perché se fosse
stato omosessuale non avrebbe avuto tanti collaboratori e
amici che gli furono fedeli per tutta la vita.
Trasecolo. Con argomenti a "difesa"
dell'eterosessualità di don Bosco come questi, non
c'è nemmeno bisogno di "accusa"...
Con buona pace di Dacquino, la verità è che oggi la
stessa educazione segregata per sessi, un tempo considerata
unica salvezza contro lascive frequentazioni tra giovani, è
vista come un pericoloso incentivo allo sbocciare di
tentazioni omoerotiche fino a quel punto assopite. Ben
vengano le scuole miste, dunque, in barba al terrore che
delle donne aveva don Bosco! Insomma: magari
nella Chiesa l'idea di un don Bosco gay non la
manderanno mai giù, però intanto il buon prete contadino
si ritrova sì santo, ma sconfessato proprio in
quell'aspetto della sua vita che ha fatto di lui un
santo. Ironie della storia...
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gianfranco 18 maggio 2007 0:00
Per Sergio:vorrei dirti cosa significa per me
essere"normale".La normalità non la decidiamo Noi
ma la natura stessa.Uomo e donna fanno bambino,uomo e uomo
no,lo stesso vale per donna e donna.Quindi mi viene
spontaneo immaginare che se il genere umano fosse stato
sempre gay probabilmente si sarebbe estinto da qualche
centinaia di migliaia di anni se non di più,e quindi oggi
tu non potresti fare il gay(ammasso che tu lo sia).Io di
solito non discrimino perchè capisco che alla fine come hai
detto tu siamo ancora fondamentalmente degli animali ed
anche fra etero ci sono deviazioni e psicopaticità,però
concedimi di dire che mi da fastidio quando qualche gay
frustrato si alza in piedi e dice ad alta voce che loro sono
i normali cominciando ad ostentare comportamenti di dubbio
gusto come ad esempio baciarsi in pubblico.Poi è naturale
che ognuno vede le cose come gli sono più comode però
invito a riflettere su quanto ti ho detto nelle prime
righe.Ciao.
|
Sergio 18 maggio 2007 0:00
In effetti il ritornello della finalità procreativa, della
famiglia fondata sul matrimonio aperto alla procreazione,
sembra avere tutte le caratteristiche per occultare una
mentalità sessuofobica e una concezione "sporca"
della sessualità. Che questa sia una componente della
degenerazione cattolica è evidente non solo in tanti atti
della Chiesa ma persino in una diffusa errata ma popolare
interpretazione della funzione del battesimo.
Bisognerebbe allora introdurre la prova di fertilità prima
di essere autorizzati a contrarre matrimonio e modificare il
codice civile per introdurre l'obbligo procreativo.
Infatti, gli obblighi previsti dall'art. 147 del codice
civile (Doveri verso i figli) competono anche ai genitori
non uniti da matrimonio. Quindi, allo stato attuale,
l'unica differenza tra chi contrae matrimonio e la
coppia etero che convive è l'obbligo alla fedeltà che
chi si sposa dichiara di assumere mentre chi convive decide
autonomamente come intendere e gestire la libertà sessuale.
Un po' pochino perché da questa declamata e spesso non
rispettata fedeltà derivino tutti i privilegi (che non si
perdono in presenza di conclamata infedeltà) propri delle
coppie sposate. Basta tornare al Duce, che
sicuramente sarà fatto santo appena sarà termianta la
schiera dei clerici - anche di quelli criminali - ancora da
santificare, per verificare come la fertilità sia sempre
stata al centro di tutti i sistemi totalitari. E la
Chiesa cattolica in quanto a totalitarismo non è seconda a
nessuno.
|
Catechista 16 maggio 2007 0:00
Noto che con insistenza torna l'argomento della
procreazione. Mi rivolgo allora agli eterosessuali.
Quante volte fate sesso e quanti figli avete? Alzi la
mano, pardon, scriva un messaggio chi fa della procreazione
la prima molla della sessualità. In questo ritornello
c'è il segnale di come la sessualità sia vissuta in
malo modo, come una cosa di cui vergognarsi un po' e
quindi diventa necessario sublimarla con la favola della
procreazione. Ho deciso di diventare padre a 35 anni
dopo diciotto anni che facevo sesso senza la minima volontà
procreativa e prendendo tutte le precauzioni del caso.
Se non avessi incontrato la donna giusta avrei continuato a
fare sesso senza pensare di diventare padre. Oggi lo sono,
sono felice di esserlo e ho ripreso a fare sesso senza
procreare. Finitela di raccontarvi cazzate.
Finitela di prendervi in giro. Sesso e procrezione
s'incontrano solo per un fatto biologico ma sono aspetti
ben distinti della nostra vita. E non venitemi a
raccontare che ogni volta che avete voglia di sesso è
perchè desiderate un figlio. Ciao, vado a... provate a
indovinare.
|
Sergio 15 maggio 2007 0:00
UMILE, il tuo intervento sembra intriso di buon senso ma
cadi in un grosso equivoco. “Chi nasce
omosessuale…” scrivi, e tratti l’omosessualità come
un dato oggettivo materiale e biologico, come nascere con
quattro dita per mano. Non è così. La sessualità,
in tutte le sue forme espressive, è il risultato di una
complessa miscela ormonale, biologica, fisiologica, psichica
e culturale. Quest’ultimo aspetto, quello culturale, è
rilevante. Include non solo il contesto familiare,
l’educazione e tutti i condizionamenti che da essa
derivano, ma anche quello scolastico e sociale in
genere. Pensa come il dato sessuale anatomico influenza
e indirizza immediatamente le scelte educative. La
natura non commette sbagli; la natura agisce, senza volontà
e premeditazione, secondo i propri codici i cui effetti noi
definiamo normali perché maggioritari ed errori o anormali
perché minoritari. Di tutti i comportamenti umani,
quello sessuale è il meno “naturale” nel senso che nel
corso dei millenni la sessualità è stata caricata di molti
significati culturali, politici, religiosi… Se la
sessualità fosse naturale, non esisterebbe il senso del
pudore (sconosciuto in ogni altro animale) e un pene eretto
non farebbe più scandalo di un uomo che sorbisce un gelato:
si tratta, infatti, di due atteggiamenti naturali che hanno
la stessa dignità. Fare sesso in un luogo pubblico non
sarebbe un reato; il nudo non sarebbe osceno; chiedere a una
ragazza se desidera fare sesso non sarebbe il modo migliore
per prendersi una sberla o una denuncia per molestie
sessuali… La distinzione tra natura e scelta
personale è quindi artificiosa e improduttiva se vogliamo
occuparci di sessualità. Il dato culturale è la molla
più potente di ogni comportamento sessuale. Rischiando il
paradosso, affermerei che con il sesso si realizza la
dimensione intellettuale individuale.
|
? 15 maggio 2007 0:00
Cazzo dici, UMILE??? Qua mi sa che ci sono eteroni che
non disdegnerbbero un rapporto omosessuale, se non
l'hanno già fatto...
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OVVIO 14 maggio 2007 0:00
Ovvio, sergio. Andrea è normale. Una normale ameba
coli.
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UMILE 14 maggio 2007 0:00
CHI NASCE OMOSESSUALE DEVE ESSERE RISPETTATO PERCHE' NON
E' COLPA SUA SE LA NATURA HA COMMESSO UNO SBAGLIO, MA
CHI SCEGLIE DI ESSERLO E' UN SUO PIACERE PERSONALE CHE
SI ASSUME LE SUE RESPONSABILITA' DI NON RISPETTARE I
PRINCIPI E LE REGOLE DELLA NOSTRA BELLISSIMA NATURA.
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Sergio 9 maggio 2007 0:00
X Danilo Puoi dare per cortesia una definizione
del termine "normale"? Grazie.
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copertone 7 maggio 2007 0:00
danilo è gay
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Sergio 4 maggio 2007 0:00
Animhatua ho visto che Anna Corsi ha inserito il mio
intervento in un paio di forum. Ho anche letto con
curiosità e interesse i commenti di Polymetis. Mi
permetto di proporli in questa sede e di commentarli.
Troverete quindi nell’ordine lo stralcio del mio
intervento (Sergio) il commento di Polymetis e la mia
risposta. Sergio “Ignoro con quale
diritto qualche medico, qualche psicoterapeuta, qualche
clerico e parlamentare possano catalogare l’omosessualità
come una malattia” Polymetis Con quel
diritto che si chiama libertà di parola. O la scienza deve
forse piegarsi al politicamente coretto? Sergio
La libertà di parola non si nega a nessuno. Va però
considerato che se si decide di discutere di qualcosa è
buona educazione informarsi. Per rispetto di se stessi,
prima ancora del rispetto dovuto agli altri. Non è
auspicabile che qualsiasi persona possa permettersi di
decidere cosa sia malattia e cosa no. L’OMS, che in tema
di malattie qualcosa capisce, ha espressamente escluso
l’omosessualità dal novero delle malattie. Ovvio che si
è liberi dal dissentire ma chi dissente ha il dovere
intellettuale di precisare che l’omosessualità non è
ufficialmente considerata una malattia ma nonostante ciò
dissento e per questi motivi propendo per considerarla una
malattia. Questa si chiama onestà e correttezza. La persona
della strada, il non addetto ai lavori, che sente un
cardinale affermare che l’omosessuale è un malato è
diversamente portato a ritenere che quel cardinale stia
affermando un dato assodato e non la sua semplice
discutibile opinione su una realtà umana. Se
accettiamo il tuo squinternato criterio di intendere la
libertà di parola ciascuno sarebbe autorizzato a catalogare
le cose come gli pare con la conseguenza che diventa
impossibile comprendersi. Che l’omosessualità sia una
malattia è una personale opinione di una minoranza di
persone. Se dicessi che tu sei malato... considerato
quel che scrivi, forse lo sei...eh
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ Sergio
“Ne deriva che l’eterosessuale non è “normale”
quando si sollazza con il sesso orale. Anche la pratica del
sesso anale tra eterosessuali non è “normale”.”
Polymetis La reductio ad absurdum in questo caso
non funziona perché a differenza di animhatua che non può
dirsi d’accordo con la pedofilia io invece sono
d’accordo con le conseguenze che trai. Il sesso non volto
alla riproduzione è un artificio umano. Qualora volessi
considerare normali le pratiche da te citate potrei farlo
solo qualora vengano usate come preliminari, dunque come
qualcosa che cresce l’eccitazione dell’atto sessuale in
vista della meta finale, non come esito in sé stesse. La
morale cattolica infatti è contraria al coito interrotto.
Sergio Questa è bella. Il sesso non volto
alla riproduzione è un artificio umano. Si tratta della
personalissima opinione di Polymetis. Neanche la dottrina
cattolica giunge a tanto poiché ritiene compatibile una
ricca vita sessuale tra coniugi senza proliferare a ogni
eiaculazione. Infatti, la dottrina cattolica ammette l’uso
dei metodi naturali di pianificazione familiare. La
sessualità non è un artificio ma una attività tra tante
dell’essere umano. Insigni teologi hanno scritto fiumi
d’inchiostro sulla sessualità come forma di comunicazione
e persino papa Ratzinger è molto attento all’aspetto
dell’amore fisico. Qui si rischia di scadere nell’essere
più papalisti del papa. Che poi la morale cattolica sia
contraria al coito interrotto, boh questa me la sono
persa… comunque anch’io sono contrario!
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ Sergio
“Ovviamente non sono “normali” i prolungati
toccheggiamenti reciproci, portati sino all’estremo
dell’eiaculazione, che, lungi dall’essere “atti
preparatori” del naturale accoppiamento, si esauriscono in
pratiche masturbatorie, manifestazione dell’immaturità
sessuale che non ha superato l'onanismo.”
Polymetis Concordo con ciò che tu invece presenti come
assurdo e che neppure ti degni di giustificare in quanto a
te sembra di auto-evidente assurdità. Ma non temere, so
perfettamente in quale paradigma filosofico hai inserito la
sessualità quindi posso capire che la prospettiva cattolica
possa sconvolgere. Sergio Non temo nulla,
nemmeno i tuoi paradigmi. Non devo giustificare nulla. La
sessualità ha mille sfaccettature e non ha senso parlare di
normalità a proposito di sessualità umana. Per chi crede
in Dio, la sessualità è un dono divino; il Creatore ci ha
fatto così e nessuno ha il diritto, in suo nome, di
propugnare la rinuncia all’esercizio di una funzione
fisica e intellettuale che rientra nei disegni del Creatore.
La rinuncia alla sessualità è una bestialità innaturale e
blasfema. Questa è una mia valutazione ma è innegabile che
l’essere umano ha una propria sessualità: questo è
innegabile. L’uomo ha caricato la sessualità di mille
significati, trasformando un atto naturale in qualcosa
spesso di sporco, immondo, perverso, violento… Che senso
ha oggi parlare di naturalità nella sessualità quando per
millenni una cultura sessuofobica l’ha resa innaturale e
fonte di disagi e frustrazioni? Perché se incontro una
ragazza che mi piace, mi attrae e le dico educatamente i
tuoi occhi mi ammaliano e mi piacerebbe fare sesso con te…
rischio di prendermi una sberla? O di essere denunciato per
molestie sessuali? La prospettiva cattolica come la
rappresenti sconvolge solo per la stupidità che esprime.
Confondi le convenzioni sociali con l’etica; le funzioni
biologiche con l’individualità, la personalità e la
coscienza. ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Sergio “Si tratta di un’imposizione che sul piano
del nostro diritto costituzionale è molto dubbia, per non
dire che costituisce violazione dei diritti fondamentali
dell’uomo. L’obiezione che nessuno obbliga ad
assoggettarsi a queste regole non ha alcun pregio giuridico
poiché nessuna organizzazione dovrebbe poter
istituzionalizzare la violazione dei diritti naturali e
inalienabili di un individuo come requisito per aderire
all’organizzazione stessa. ” Polymetis
Non se fatta volontariamente. O vuoi impedire una persona di
aderire ad una società dove si richiede la castità? Se non
è più d’accordo con queste regole non ha che da
andarsene. Spero tu ti renda conto che stai postulando
l’incostituzionalità del rimanere casti perché lo si
vuole. E’ la tua obiezione che non c’entra un emerito
nulla, infatti non si può creare un’associazione che
abbia come fine di privare i membri esterni ad essa di un
diritto, ma nessuno può sognarsi di dire che una persona,
nel pieno esercizio delle sue facoltà, non possa scegliere
di non esercitare un suo diritto, ad esempio andare a
votare. Sergio Ecco un’altra scivolata.
Che significa volontariamente? Supponiamo che io sia un
datore di lavoro e proponga a un’avvenente fanciulla
l’assunzione in regola e uno stipendio generoso però deve
accettare di non sposarsi e di non farsi ingravidare (brutto
termine ma in questo contesto rende l’idea). Chi la
obbliga ad accettare? Può sempre cercarsi un altro
lavoro… Certo, violerei le leggi ma queste leggi non sono
forse delle conquiste di civiltà per impedire lo
sfruttamento, la coercizione, la violenza psicologica
facendo leva sui bisogni altrui? Chi vuole oggi
esercitare l’attività del sacerdote cattolico deve
rinunciare all’esercizio della sessualità non perché
decide così ma perché diversamente non potrebbe realizzare
il suo sogno. Mi spiace per te ma hai una visione molto
riduttiva del diritto e della libertà. Nessuna
associazione, club o partito dovrebbe poter pretendere la
rinuncia a una parte di sé. Si tratta di una richiesta che
viola i diritti fondamentali dell’individuo.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ Sergio “Qualsiasi
psichiatra, psicologo, sessuologo, psicoterapeuta potrebbe
senza difficoltà scrivere lunghi libri su quali possano
essere gli effetti sul comportamento quotidiano della
repressione della “normale” pulsione sessuale e della
rinuncia a una “normale” vita sessuale.”
Polymetis Forse vorresti dire “chiunque creda al
paradigma psicanalitico della sessualità può scrivere
libri”, ma siccome secondo il sottoscritto Freud è stata
la più grande perdita di tempo che l’umanità abbia avuto
negli ultimi secoli, e ci vorranno molti decenni che
recuperare la retta via e correggere tutti gli errori che
quest’uomo ha introdotto, ne discende che hai sbagliato
interlocutore se pretendi che simili discorsi attacchino,
anche perché come già ricordato io non credo minimamente
che la psicologia e la psicanalisi siano scienze: è tutta
questione di paradigmi. Sergio Ma allora
proprio te le cerchi. Tua mamma forse quella volta avrebbe
fatto meglio a occupare diversamente il suo tempo. Sei
liberissimo di considerare Freud una perdita di tempo; anche
Dio è una perdita di tempo. Chissà come mai si parla tanto
di ciò che non si conosce. Come vedi così il confronto si
trasforma in uno sterile muro contro muro. Tu sarai anche
per una sessualità rivolta alla procreazione ma sei
intellettualmente sterile.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ Sergio “Una simile
imposizione come può influenzare e modificare il
comportamento di un individuo? In che misura la misoginia
della Chiesa, l’omofobia, l’ossessiva attenzione alla
sessualità, la concezione del “peccato originale”, il
valore purificatore che si attribuisce al sacramento del
battesimo, la percezione oscena della nudità, il dogma
dell’immacolata concezione… sono il prodotto della
innaturale vita sessuale dei clerici?”
Polymetis Queste boiate le dicevano già Jung e Freud,
ed è sconsolante vedere quanto seguito abbiano ancora oggi.
Deliri al pari di quelli dei libri in cui Jung sosteneva che
il cattolicesimo antico ha recuperato la Madonna e ne ha
fatto una Dea perché nella religiosità popolare era venuto
a mancare un principio divino femminile e i pagani che si
convertivano al cristianesimo non riuscivano a farne a meno.
Gesù non era né omofono né misogino, eppure lui stesso
consiglia la castità (ci sono alcuni che si fanno eunuchi
per il regno dei cieli). Tutta questa assurda teoria secondo
cui più reprimi il sesso e più diventi un pervertito è un
paradigma interpretativo buona solo per la Vienna
dell’ottocento e che va rifilato ai corsi universitari di
psicologia dinamica e per chi creda a stregonerie simili.
Sergio Può darsi che tu abbia ragione ma
quanto affermi può a buon titolo essere rivolto alla tua
Chiesa e al tuo Dio che di stregonerie se ne intende. Io ho
solo letto di persone trasformate con la violenza in
enuchi… anche questi erano voluti da Gesù? Forse esistono
tanti Gesù… Certamente Freud e Jung hanno imparato molto
dalla Chiesa. Che cos’è in fondo uno psicanalista se non
una specie di confessore? Possono non piacerti gli strumenti
interpretativi della psicanalisi ma non puoi negare che i
preti usano strumenti interpretativi analoghi ma
semplicemente proiettati nell’aldilà. L’immanenza fa la
differenza. Prova poi a interrogarti sul fatto che la
Chiesa non è sempre stata così: l’obbligo del celibato
non è sempre esistito, il dogma dell’immacolata
concezione è di recente affermazione e così anche quello
dell’infallibilità del papa. Come vedi senza questi
arnesi si potrebbe vivere benissimo… Adesso poi ci tolgono
anche il limbo… pensa un po’. Chi sono gli stregoni
Freud e i suoi scolaretti o i Papi che da duemila anni
vendono merce avariata? Dio ci liberi dalla
Chiesa. Mi sono proprio divertito, bloccato con
il mio pc al riparo dalla pioggia torrenziale. Grazie
Animhatua per avermi consentito di scoprire questo singolare
personaggio, Polymetis.
|
DANILO 27 aprile 2007 0:00
Ma perche' ve la prendete cosi' ? ? Siete lesbiche o
culattoni ? ? Vi piace ? ? Meglio per voi . Ma che ci
dobbiate imporre che noi dobbiamo chiamarvi NORMALI .... mi
sembra davvero troppo ! ! Fate cio' che volete del
vostro corpo . Tagliate , gonfiate , mettetevi le protesi ,
bucatevi , ma piantetela di dire che siete normali .Non vi
sta cercando nessuno . Fate sfilate di froci ,lesbiche ,
trans , ibridi e nessuno ve lo impedisce . Andate in giro
con un buco al posto del pisello e due palloni di silicone
sul petto . D'accordo....ma non mi sembra poi normale.
Se io vi dicessi che voglio essere un volatile , e mi faccio
tagliare gli avambracci e impiantare 2 ali ,pensate che dopo
voi siete obbligati a chiamarmi IL SIGNOR CONDOR ? ? Magari
me lo dite , ma per compassione . In effetti mi
giudichereste un pazzo che non ha capito niente della natura
e della vita . Sappiate che io rispetto gli omossessuali ,
ma mi fanno vomitare quelli che si travestono , che si
operano e che pretendono di essere chiamati con un nome
opposto al proprio sesso di nascita . E' piu' forte
di me ! !Mi fanno schifo ! ! CIAOOOOOOOOOOOOOOO
|
Sergio 23 aprile 2007 0:00
x Animhatua Grazie per la segnalazione.
Appena avrò un attimo di tempo andrò a curiosare...
oppure invita la tua amica a esprimere in questo forum le
sue opinioni.
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Qualcuno 22 aprile 2007 0:00
Lauro non ha tutti i torti, poichè se si parla di
omosessualità stiamo parlando delle scelte sessuali e non
delle amicizie o dei rapporti di buon vicinato o di
parentela. in quei casi, hanno scelto di usare il
buchino non adatto....
|
animhatua 21 aprile 2007 0:00
Da poche settimane, è stata approvata la legge sui DICO,
parallelamente rifioriscono non nuove ipotesi
sull'omosessualità, e la cura da quello che alcuno
movimenti di destra definiscono possa essere una cura, ecco
che riappaiono come per magia il NARTH le teorie del dottor
NICOLOSI. Intanto vorrei dire brevemente cos'è
l'omosessualità anche se tutti lo sappiamo non è
propriamente una cosa banale: L'OMS definisce
l'omosessualità "una variante naturale del
comportamento umano" che cos'è l'OMS?
Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, o World Health
Organization, WHO in inglese), agenzia specializzata delle
Nazioni Unite per la salute, è stata fondata il 7 aprile
1948, con sede a Ginevra. L'obiettivo
dell'OMS, così come precisato nella relativa
costituzione, è il raggiungimento da parte di tutte le
popolazioni del livello più alto possibile di salute,
definita nella medesima costituzione come condizione di
completo benessere fisico, mentale e sociale, e non soltanto
come assenza di malattia o di infermità.
L'OMS è governta da 192 Stati Membri attraverso
l'Assemblea Mondiale della Sanità (WHA), convocata
annualmente in sessioni ordinarie nel mese di maggio. Questa
è composta da rappresentanti degli Stati Membri, scelti fra
i rappresentanti dell'amministrazione sanitaria di
ciascun paese (Ministero della Sanità). Le principali
funzioni dell'Assemblea consistono nell'approvazione
del programma dell'organizzazione e del bilancio
preventivo per il biennio successivo, e nelle decisioni
riguardanti le principali questioni politiche.
E' un soggetto di diritto internazionale vincolato, come
tale, da tutti gli obblighi imposti nei suoi confronti da
norme generali consuetudinarie, dal suo atto istitutivo o
dagli accordi internazionali di cui è parte. La
giurisprudenza internazionale ha precisato che esiste, a
carico degli Stati, un "obbligo di cooperare in buona
fede per favorire il perseguimento degli scopi e degli
obiettivi dell'Organizzazione espressi nella sua
Costituzione" (CIG, 20 dicembre 1980, Parere relativo
alla Interpretazione dell'Accordo 25 marzo 1951 tra OMB
ed Egitto). prima di fornirvi i dati relativi alle cure
di queste terapie vi propongo la testimonianza di un
omosessuale che si è rivolto al dottor NICOLOSI per essere
curato dalla sua omosessualità il video è in inglese
ed è stato sottotitolato da Andreas Martini e da DAW che
hanno contattato Daniel Gonzales un Grazie per queste
informazioni sarà sempre troppo poco... divulgando
l'informazione dettagliata come in questo caso si
puo rendere un utile servizio alla verità poi uno puo fare
quello che vuole pure curarsi l'eterosessualità
LINK TESTNOMIANZA
http://www.youtube.com/watch?v=f0fHtCaubd8 Ora
vediamo i dati di queste cure vediamo i dati
delle cure e le prove scientifiche del Dott Spitzer su cui
si basano anche gli studi e le cure del cristiano cattolico
DOTT NICOLOSI '' PROVE SCIENTIFICHE: Il
Dott. Robert Spitzer è l'unico ad aver fatto uno studio
serio sui proclami dei "guaritori" di omosessuali.
Su loro autorizzazione ha intrapreso gli studi di 143
"ex-gay" e 57 "ex-lesbiche" che avevano
segnalato di essere divenuti eterosessuali. Nei fatti però,
i dati indicano che pochi ora sono eterosessuali. Ha
segnalato che l'89% egli uomini e il 63% di soggetti
usciti dalla terapia ancora hanno attrazione verso le
persone del stesso sesso. Non si sa quanti hanno seguito la
terapia come bisessuali o come omosessuali. Un
totale di 86 dei 200 soggetti era inviato al dott. Spitzer
dai gruppi cristiani conservatori che si specializzano nel
ministero omosessuale; il NARTH ha fornito 46 oggetti; altre
fonti ne hanno fornito 68. È emerso che gli individui che
il Dott. Spitzer ha intervistato sono stati selezionati
appositamente a partire da un gruppo di persone molto grande
che aveva un orientamento omosessuale o un orientamento
bisessuale. I 46 soggetti del NARTH sono invece i
pazienti seguiti con maggiore successo tra più di 250.000
individui che sono entrati in terapia con loro. Purtroppo,
nessun dato è stato segnalato circa il numero totale di
persone dal quale i 200 pazienti sono stati con molta
attenzione selezionati. Supponendo, con ampio margine di
sicurezza che soltanto 100.000 fossero i soggetti presi in
considerazione in partenza, allora un successo di 37 casi
rappresenta un tasso di conversione dello 0.04%
Conclusione: Dai dati disponibili, quattro studi hanno
segnalato un "successo" valutato durante la
terapia di conversione di 0.4%, di 0.0%, di 0.0 e di 0.04%.
Cioè la terapia di conversione ha un'incidenza di
insuccesso sopra il 99.5% in ogni studio. Tenendo conto
dei dati personali che indicano una grande percentuale dei
clienti che emergono dalla terapia di conversione,
estremamente depressi e con inclinazioni suicide, è
evidente che questa forma di terapia è senza valore. Essa
può invece condurre alla morte per suicidio più gay e
lesbiche di quanti essa non "converta" ad un
orientamento eterosessuale. Purtroppo, non possiamo
essere sicuri di questo. La qualità di questi studi di
"conversione" studi è estremamente bassa
(Sexual Orientation and Adolescents, American Academy
of Pediatrics Clinical Report. Retrieved 2007-02-23.
Luo, Michael. Some Tormented by Homosexuality Look to a
Controversial Therapy, The New York Times, 2007-02-12.
Retrieved 2007-02-22. Shildo, A. & Schroeder, M.,
Changing Sexual Orientation: Does Counseling Work? Paper
presented to the American Psychological Association, Boston
MA, 1999. "Ex-Gay Ministry Founders Recant,"
"Keeping in Touch," The Universal Fellowship of
Metropolitan Community Churches, May 1990. Yeoman, B.
Gay No More, Psychology Today, Mar/Apr 1999. Retrieved
04-06-2007. Halpert, S. "'If It Ain’t Broke,
Don’t Fix It': Ethical Considerations Regarding
Conversion Therapies", International Journal of
Sexuality and Gender Studies, Vol. 5, No. 1, 2000.)
La cura per i gay: vizi e abusi [parte uno]
TESTIMONIANZA
http://www.youtube.com/watch?v=CEL0XeB635k » Orrori
ed errori della terapia riparativa -1 » Inizio
da questo post una contestazione sistematica di quanto si
legge con molta superficialità sulla cosiddetta
'terapia riparativa' dell'omosessualità,
sostenuta da una sparuta minoranza di psicoterapeuti
americani ed internazionali (in primis Joseph Nicolosi ed il
suo Narth), ma anche il nostrano Risè.
L'argomento sarà suddiviso in vari capitoli (ogni
tanto, oltre a studiare i deliri di Nicolosi e del Narth, mi
tocca anche lavorare...) ciascuno riportante una
affermazione dei difensori di questo tipo di terapia
dell'omosessualità (che, è bene ribadirlo fino alla
nausea, non è supportata da alcuna evidenza scientifica ed
è anzi, in quanto tale, respinta ufficialmente dalle
organizzazioni internazionali che si occupano di
psicoterapia, come l'APA - American Psychological
Association) e la contestazione nel merito basata
esclusivamente sulla review della letteratura pertinente
sull'argomento. Quando intendo 'letteratura
pertinente' intendo quella su riviste scientifiche che
abbiano una rilevanza internazionale ed una documentazione a
supporto di una tesi che conforti gli standard in materia di
psicoterapia. Dopo questa premessa inizierei
dalla prima affermazione contestabile. 'It
works' (Funziona) Questa affermazione dei
difensori della terapia riparativa si basa essenzialmente su
un lavoro di Spitzer del 2003 (Archives of Sexual Behavior,
Vol. 32, No. 5, October 2003, pp. 403–417 2003). Questo
autore venne naturalmente esaltato da Nicolosi e dal Narth
in quanto era stato uno dei più accesi promotori della
decontestualizzazione dell'omosessualità come malattia.
Nel 2003 scrive un articolo intitolato (con una certa
malizia, vedremo poi perchè) Can Some Gay Men and Lesbians
Change Their Sexual Orientation? 200 Participants Reporting
a Change from Homosexual to Heterosexual Orientation . Il
proposito di questo lavoro fu di esaminare 200 persone che,
a causa di una terapia 'riparativa'
dell'omosessualità, avevano mostrato un qualche
cambiamento dell'orientamento sessuale. Purtroppo per
gli osannatori di questo lavoro, lo stesso Spitzer lo
contestò di là a poco tempo, dopo che insigni
psicoterapeuti avevano espresso le loro critiche in un peer
commentary ( Archives of Sexual Behavior, Vol. 32, No. 5,
October 2003, pp. 419–468 2003 ) apparso nella stessa
rivista che aveva ospitato l'articolo in oggetto .
Qual è la realtà che si può evincere dalla lettura
di questo lavoro, basato sul cosiddetto 'self
reporting' (ovvero degli stessi 'pazienti'
tramite intervista telefonica). Prima critica: la selezione
dei pazienti. Ogni lavoro di questo genere deve prevedere
un'ampia gamma di individui, per garantire che il
risultato ottenuto non sia viziato. Gli individui esaminati
invece avevano una spiccata religiosità di base (il 93%
definivano la religione per loro come 'estremamente o
molto importante' e ben il 78% aveva espresso in
pubblico la loro 'conversione' alla terapia
riparativa). Questo già garantisce che il risultato
dell'analisi non è validabile. Non solo, non è chiara
la distinzione fra quanti erano in realtà bisessuali e non
realmente omosessuali prima del trattamento (fattore di non
trascurabile importanza nel trarre poi le conclusioni). Non
solo, il case mix è notevolmente inficiato dal fatto che
quasi tutti erano di razza bianca, di media età,
protestanti ed appartenenti alla classe media.
Altro simpatico particolare: nessuno dei partecipanti al
self reporting aveva potuto firmare e/o accettare un
consenso informato sull'utilizzo dei dati forniti.
Questo fatto, associato alla non anonimità
dell'intervista (l'intervistatore conosce
l'identità dell'intervistato) lascia più di un
fondato dubbio sul come alcuni non si siano sentiti protetti
da questo modo di procedere. Ancora: non esiste
alcun gruppo controllo in questo lavoro: questo vuol
semplicemente dire che la relazione fra la 'terapia'
ed il risultato' non può essere dimostrata in alcun
modo secondo gli attuali modi di procedere usati nel metodo
scientifico (ma questo fu ammesso a distanza dallo stesso
Spitzer). Ma veniamo ai risultati. Un primo
motivo di stupore: il periodo 'medio'
dell'osservazione viene indicato in ben 12 anni. Non si
capisce cosa faccia pensare a Spitzer che sia stata la
'terapia' e non la maturazione dell'individuo, i
casi della vita che si sono succeduti e via dicendo che
abbiano portato alcuni (molto pochi, come vedremo, in barba
al trionfalistico titolo...)a rivedere il loro atteggiamento
sulla sessualità. Ma quanti alla fine hanno
ammesso di aver completamente cambiato il loro orientamento
sessuale? L'11% degli uomini ed il 37% delle donne
coinvolti nello studio. Mentre l'86% degli uomini ed il
63% delle donne affermava di avere ancora attrazione per il
proprio stesso sesso. Del resto lo stesso Spitzer affermava
(in una lettera aperta al parlamento finlandese): 'It
would be a serious mistake to conclude from my study that
any highly motivated homosexual can change his or her sexual
orientation, or that my study shows that homosexuality is a
choice' ( Spitzer, R. L. (2001, September 24). Open
e-mail letter to Kari Karkkainen, MP. Cited in Stalstorm, O.
& Nissinen, J. (2003) . E se lo dice lui dobbiamo
proprio crederci....
http://inyqua.iobloggo.com/archive.php?eid=215#
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Simona 21 aprile 2007 0:00
Io che faccio battaglie per le libertà e credo nel rispetto
altrui uso il termine frocio e frocione per offendere gli
altri. Che dite: sono un pò irrispettosa? O
semplicemente molto superficiale?
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animhatua 21 aprile 2007 0:00
XSERGIO è talmente bello il tuo post che un Amica lo ha
messo quà:
http://freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=47801&i
dd=6925&p=6 e quà:
http://freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=47996&i
dd=324 GRAZIE
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Sergio 16 aprile 2007 0:00
Grazie, Nessuno. Mi sforzo di utilizzare uno spazio libero
come questo per promuovere qualche "libera"
riflessione. Non ho la presunzione di avere la
"verità" in tasca ma credo sia importante
confrontarsi liberandosi da casacche ed etichette.
A proposito, Catechista pone domande interessanti e sarebbe
bello trovare qualche voce "ecclesiastica" che ci
spieghi la "cristianità" della posizione
ecclesiastica sull'omosessualità. Devo dire che i
preti che ho conosciuto e con cui ho avuto scambi di
opinioni non mi hanno mai mostrato molto ardore nel
difendere le posizioni ufficiali delle gerarchie
eclesiastiche... anzi, una velata critica e talvolta aperta
sconfessione.
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NESSUNO 13 aprile 2007 0:00
E' naturale Sergio che mi riferivo a interventi come
quello di Lauro e guardoni simili con la fissa del sesso e
della genitalità. I tuoi interventi sono una boccata
d'aria fresca. Grazie per la tua capacità di
argomentare con correttezza e pazienza come fai tu.
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Catechista 13 aprile 2007 0:00
Secondo l'OMS la scoperta della propria omosessualità
è la causa di un terzo dei suicidi tra gli adolescenti.
La Chiesa ritiene di essese cristiana espellendo
dalla comunità gli omosessuali? La Chiesa ritiene di
essere cristiana trattando gli omosessuali come
"diversi"? La Chiesa si rende conto di essere
corresponsabile delle drammatiche scelte di tanti
adolescenti?
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Sergio 12 aprile 2007 0:00
Caro Nessuno, suppongo che le tue riflessioni siano rivolte
al Papa e alle gerarchie ecclesiastiche. Noi
laici sappiamo bene che esistono gli affetti e che questi
sono meritevoli di tutela, e poco importa se il destinatario
degli affetti appartiene al proprio o all'altro
sesso. E' la Chiesa Cattolica che sembra
incapace di cogliere questa realtà e trsforma tutto in un
catalogo di esercizi sessuali...
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NESSUNO 11 aprile 2007 0:00
Per Lauro e i suoi simili. Ma non vi viene altro da
pensare che al sesso e alla genitalità? Per darre tutta
questa importanza alla genitalità, mi volete dire quanto
tempo passate a letto a scopare? E quanto tempo state a
pensarci? Lo sapete che c'è anche l'affetto,
c'è la simpatia, c'è lo stare bene insieme a
guardare un film, a fare una passeggiata, a fare mille cose
con la gioia di avere la persona amata al fianco. Voi queste
cose non le sapete, vero? La pornografia e la guardoneria
sono il vostro credo.
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Bagnasco 11 aprile 2007 0:00
Asciuttasco ha fatto fiasco!
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Asciuttasco 10 aprile 2007 0:00
X Bagnasco. Il Diavolo e' l'ADUC.
Asciuttasco
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Lauro 10 aprile 2007 0:00
Certo caro Ficarra che e' una malattia. Non ti sei
domandato perche tu hai un pistolino anatomicamente perfetto
per entrare dentro ad un garagino, anatomicamente perfetto
per ospitare il pistolino? Il garagino lo hanno le
donne il pistolino gli uomini. Se hai un'altro
po' di tempo per fare una veloce rassegna dei buchetti
del tuo corpo, noterai che tra le mele hai un orefizio,
anatomicamente fatto per espellere, quindi si evince che il
pistolino, qualora volessi parcheggiarlo in un buco
differente al garagino sopracitato, incontrera'
difficolta' ad entrare in quel maleodorante orefizio
nato per una naturale espulsione delle feci. Tutto cio'
che il nostro corpo fa con naturalezza e' atrribuibile
ad un ciclo biologico, tutto cio' che il nostro corpo fa
fuori da cio' e' da associare ad una patologia.
Lauro
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