Commenti
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NESSUNO
24 maggio 2007 0:00
Catechista capisco la tua logica, ma io penso che sia importante anche sottolineare queste contraddizioni in un'organizzazione che si pone al di sopra dell'umanità e pretende di possedere la verità assoluta.
Catechista
23 maggio 2007 0:00
X NESSUNO

Ciascuno è libero di collocarsi sul piedistallo che vuole.
Ciascuno è libero di definirsi come vuole.

L'autorevolezza deriva da quel che gli altri sono disposti a riconoscerti.

Personalmente non riconosco alla Chiesa alcuna autorevolezza morale. Non considero la Chiesa una autorità morale ma semplicemente una organizzazione che fa del ragionare intorno a Dio la propria ragione di esistenza.

Ovvio che su Dio si può dire quel che si vuole.

Non mi scandalizza la presenza di mele marce in seno alla Chiesa ma sono pronto a togliere il dovuto rispetto a qualsiasi organizzazione o istituzione che non sia in grado di fare pulizia al proprio interno.

Una istituzione, qualsiasi essa sia, che anteponga l'esigenza di preservare la propria immagine di facciata al rispetto della persona umana non merita rispetto.

La Chiesa non merita rispetto perché alle esigenze di giustizia, al rispetto delle persone violate ha anteposto i propri egoistici interessi arrivando ad offrire copertura e protezione a persone indagate per gravissimi reati e persino a persone che avevano ammesso le proprie responsabilità.
Non so se tutti i sacerdoti accusati sono effettivamente colpevoli; non so se tutti quelli che si dichiarano vittime lo siano realmente... ma dagli atti giudiziari risulta che le gerarchie ecclesiastiche hanno fatto di tutto per ostacolare la giustizia e hanno imposto il silenzio a tutti coloro che erano a conoscenza dei misfatti.
Tanto mi basta per emettere il mio personalissimo verdetto: l'istituzione Chiesa non merita rispetto.

NESSUNO
22 maggio 2007 0:00
Eh no catechista. La chiesa cattolica si mette da sola su un piedistallo perché pretende di possedere la verità e sostiene che solo in lei c'è la salvezza. I suoi ministri dicono di parlare in nome di Dio e di operare come tanti Cristi, e alcuni di loro si permettono di puntare il dito accusatore contro le persone comuni con la loro fragilità proprio come se quella fragilità non li riguardasse. Allora mi sembra giusto che a questi individui si richieda una coerenza grandissima e non si tolleri fra di loro nessuna "debolezza". Se si prova che sono deboli e fragili anche loro, allora che abbiano la coerenza di scendere dal piedistallo, di dichiararsi uomini comuni e di smetterla di accusare e condannare gli altri. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Visto che loro di peccati ne hanno a bizzeffe, smettano di tirare pietre sugli altri e se vogliono essere seguaci seri di Gesù Cristo imparino a essere misericordiosi.
Catechista
22 maggio 2007 0:00
Francamente m'interessa poco e nulla se Don Bosco era gay.
Trovo anche sciocco discutere se all'interno della Chiesa ci sono pedofili, omosessuali, o altro.
Penso che nessuna comunità possa a priori essere "immune" da comportamenti tipici della società, indipendentemente dalle regole che si da.
Quindi nella chiesa ci saranno ladri, assassini, pedofili, eterosessuali, alcolizzati, drogati, stupratori... esattamente come tra i militari, i medici, i politici, i magistarti, i muratori e ogni altro gruppo sociale o professionale.

Il problema non è dunque "la pecora nera" all'interno di una comunità o istituzione sana. Ma può definirsi sana una comunità, un'istituzione che offre copertura e protezione alle pecore nere? Poteva definirsi "sana" la classe politica che offriva protezione ai propri membri ladri e corrotti? Potrebbe definirsi sano l'ordine giudiziario se non fosse in grado di perseguire il giudice corrotto?

Ecco, questo è il problema: può definirsi sana e cristiana l'istituzione Chiesa cattolica che ostacola la giustizia, offre copertura ai sacerdoti incriminati, abbandona le vittime dei sacerdoti, impone il silenzio?
Sergio
21 maggio 2007 0:00
Caro Gianfranco, non, non sono omosessuale (sei più tranquillo, adesso?).
La tua spiegazione di "normale" non spiega nulla.
Tutti sappiamo che per poter procreare servono due individui di sesso diverso. Questa non è una questione di normalità ma il semplice meccanismo biologico della procreazione molto diffuso nel regno animale.
In natura (allo stato libero, non in cattività) è molto diffusa e ormai ampiamente documentata l'omosessualità in molte specie animali: in testa a tutte sembrano le zebre, ma anche i virili leoni non scherzano in omosessualità. Quindi invocare la natura a poco serve per comprendere il concetto di normalità.
Se tutti fossero omosessuali il genere umano si sarebbe estinto: con i se si può argomentare ma non si dimostra nulla e non si costruisce nulla.
La natura ci ha regalato una buona dose di bio-diversità e sino a oggi non è documentata alcuna specie animale che si sia estinta perché l'omosessualità è divenuta totalitaria.
Serve anche a poco chiedersi perché in natura l'omosessualità sia presente anche sotto forma di netta "anomalia" ormonale: il che, ancora una volta, ci dimostra che in natura c'è tutto e il contrario di tutto.

Ma non è ciò che m'interessa affermare.

Quel che vorrei capire è se la sessualità debba essere ridotta a un comportamento unicamente finalizzato alla procreazione.
La funzione della sessualità è solo biologica?
La nostra è una natura puramente animale?
Finalmente ci siamo liberati dell'ingombrante presenza di Dio.
Siamo animali, facciamo sesso per la conservazione della specie e potremo fare sesso liberamente in ogni luogo, come i cani, perché l'accoppiamento tra un maschio e una femmina è un gesto altamente educativo e quindi merita la massima diffusione e incentivazione.

Riguardo al fatto che possa essere disdicevole lo scambio di effusioni affettive tra due persone dello stesso sesso, che posso dirti... qualche anno fa era disdicevole anche tra persone di sesso diverso. L'altalena era proibita alle ragazze, le quali non dovevano fumare in pubblico...
Comunque tutto questo adesso sarà superato dalla netta affermazione della biologicità del sesso etero: l'unico che potrà fregiarsi della certificazione di "normale sesso naturale" e quindi potrà essere fatto ovunque.

Scherzi a parte, qualcuno mi sa spiegare quali siano i comportamenti sessuali umani che possano essere considerati "non patologici", "normali" e "naturali"?
Vi aiuto. Eliminiamo il sesso mercenario (non è procreativo e nenache naturale); eliminiamo il sesso orale e quello anale e la masturbazione.
Eliminiamo il sesso con uso di contraccettivi e ogni manifestazione sessuale accompagnata dall'uso dei metodi naturali di pianificazione familiare (compreso ovviamente il coito interrotto che, per definizione, nega la funzione procreativa). Ovviamente eliminaimo la pedofilia. Le pratiche sado-maso, i guardoni vari e gli scambisti (che alla procreazione proprio non pensano).
Eliminiamo la sessualità tra persone sterili e con donne in menopausa.
Eliminiamo il sesso con animali (che invece Khomeini ammetteva).
Eliminiamo il sesso edonistico e quello con donne gravide...
Certamente rimane ancora qualche margine per fare sesso ma sarebbe certamente molto più triste... sarà per questo che l'omosessualità si diffonde?
GdO
19 maggio 2007 0:00

IL SANTO DEI FANCIULLI
Ritratto di don Bosco (1815-1888) come gay

di: Giovanni Dall'Orto

Giovanni Bosco nacque in provincia di Asti da una poverissima famiglia contadina, e solo grazie alla "protezione" di alcuni sacerdoti riuscì ad entrare in seminario e ad essere ordinato sacerdote (nel 1841).
Fin dagli inizi l'attività religiosa di don Bosco si rivolse agli adolescenti e ai ragazzi di estrazione contadina, privi di formazione lavorativa e di casa (maschi), attirati a centinaia a Torino dalla Rivoluzione industriale.
Le condizioni di vita inumane di questi ragazzi li esponevano allo sfruttamento più bestiale, alla criminalità e all'emarginazione sociale.

Don Bosco dedicò la sua intera vita alla prevenzione (contrapposta alla repressione) del crimine, fornendo a questi adolescenti il minimo per sopravvivere che il capitalismo rifiutava di dare loro: un alloggio (sia pur precario) dove dormire, qualcosa da mangiare, e lezioni per imparare un lavoro.
In cambio, don Bosco chiedeva loro di sottoporsi a un indottrinamento cattolico attraverso la frequentazione l'"Oratorio" da lui fondato.


In breve la proposta paternalistica ma in fondo umanitaria di don Bosco ebbe successo: nel 1846 i ragazzi che frequentavano il primo oratorio di don Bosco erano più di trecento, e nel 1864 egli potè fondare addirittura la "Pia società di san Francesco di Sales" (i "Padri salesiani"), alla quale affiancò le "Figlie di Maria Ausiliatrice" dedicate, infine, all'assistenza delle adolescenti.

Gli Oratori salesiani furono fin dall'inizio centri di formazione professionale per adolescenti privi di qualunque accesso all'istruzione; l'iniziativa ebbe un tale successo che dal 1875 i salesiani cominciarono a mandare missioni in altri Paesi (specie in Sud America), diffondendosi in tutto il mondo cattolico.

Tali risultati furono ottenuti nonostante una caparbia ostilità delle gerarchie cattoliche, per le quali i preti salesiani che giocavano negli Oratori assieme ai ragazzi delle più basse classi sociali erano un scandalo, contrario alla visione gerarchica della società che esse propagandavano.

Negli ultimi anni della sua vita Bosco fu addirittura costretto a pagare il prezzo della sua ottusa propaganda di obbedienza al papa: il papa stesso gli ordinò infatti di raccogliere enormi somme di denaro (Bosco s'era dimostrato abilissimo nel raccogliere fondi) per la costruzione di chiese a Roma, allo scopo di ottenere il "perdono" del vescovo di Torino... che lo aveva osteggiato!

Nonostante le opposizioni, alla morte di don Bosco gli oratori salesiani erano ben 250, e la sua fama di santità era tale che la causa di beatificazione fu aperta già nel 1890: nel 1924 egli fu proclamato beato, e nel 1934 santo.

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Quello dell'omosessualità di san Giovanni Bosco è uno dei segreti che volgarmente vengono detti "di Pulcinella". Se ne parla ormai da anni, tanto che già nel 1983, al congresso internazionale di studi omosessuali Among men, among women, erano ben due gli studi dedicati a don Bosco e al suo ideale di "amore pedagogico" per l'educazione dei fanciulli .

Eppure la Chiesa cattolica, nella sua bigotteria, s'illude di riuscire a impedire che se ne parli. Così quando di recente Sergio Quinzio ne ha accennato, con serenità, in un libro dedicato ai "santi sociali" piemontesi, àpriti cielo.



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Si ego non scandalizor, quia vos scandalizamini?

Eppure anni prima Guido Ceronetti aveva già discusso Urbi et Orbi dell'omosessualità di Bosco, sul quotidiano torinese "La Stampa" .
Il bello è che nessuno di coloro che ne hanno scritto s'è mai sognato di mettere in dubbio l'effettiva stretta osservanza del voto di castità, da parte del santo: la discussione si è sempre svolta attorno alle sue tendenze, non alle sue pratiche sessuali.

Ma tant'è: la Chiesa cattolica va sbandierando ai quattro venti di non essere nemica degli omosessuali, bensì "solo" degli atti contronatura, ma se poi si punta il dito sul caso di un omosessuale che effettivamente riuscì ad osservare l'arduo (e casto) modello che essa va proponendo ai gay, si dà a vere scene isteriche.

Di fronte alla Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosesuali (10 ottobre 1986) del cardinale Ratzinger, qualcuno ha commentato che la gerarchia cattolica vuole che i gay siano solo o santi, o dannati. A giudicare dalla "questione don Bosco" sembrerebbe piuttosto che gli omosessuali non li voglia proprio, né santi, né dannati.
Non stupisce insomma il malcelato imbarazzo di fronte a chi butta all'aria gli altarini tenuti finora accuratamente (e ipocritamente) nascosti.

Perché all'interno delle gerarchie cattoliche questi altarini sono ben conosciuti, figuriamoci: l'istituzione ecclesiastica ha avuto due millenni di tempo per imparare a mettere a nudo le altrui, diciamo così, "difficoltà dell'anima"... Pensiamo solo ai gesuiti, pensiamo a quali fini (e pericolosi) conoscitori dell'animo umano siano questi nostri ammirevoli nemici.
Manipolando a proprio vantaggio il precetto evangelico di "non esser pietra di scandalo" (1Pietro, 2:8), la Chiesa ha sempre coperto con un fitto velo di omertà le magagne esistenti al proprio interno. Per secoli è riuscita persino a sottrarre alla giurisdizione dei comuni mortali i sacerdoti delinquenti, giudicandoli per conto suo (molto più mitemente, va da sé) grazie al cosiddetto "Foro ecclesiastico".

E in barba a tutte le condanne all'omosessualità, le inchieste sulla sessualità dei sacerdoti continuano a rivelare percentuali "scandalosamente" alte di gay nelle fila della più antiomosessuale organizzazione del mondo.

La Chiesa naturalmente sa di avere una così grossa pattuglia di "diversi" nei suoi ranghi, e considera la cosa un po' come un tallone d'Achille. L'esplosione dell'Aids fra i sacerdoti cattolici statunitensi sta del resto rendendo sempre meno "gestibile" e sempre più imbarazzante la questione: ormai i giornali ne discutono apertamente.

La paura che questa curiosità riveli troppi "panni sporchi" è probabilmente la ragione per cui i gay costituiscono per la gerarchia cattolica un'ossessione così fanatica.
Quale torturatore dei regimi fascisti sudamericani, per esempio, si è mai visto condannare con parole dure e inequivocabiliquanto quelle riservate agli omosessuali?



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Et tu ex illis es, nam et loquela tua manifestum te facit

Sicuramente per noi sarebbe importante capire cosa nell'istituzione ecclesiastica attiri in modo così potente gli omosessuali.

Da un lato esiste indubbiamente un aspetto di "convenienza": per secoli il religioso è stato una delle poche persone a cui l'opinione pubblica concedeva il diritto di vivere celibe.

Per secoli tutti gli omosessuali meno disposti al matrimonio e ai dolori della "doppia vita" eterosessuale, hanno trovato nella Chiesa un rifugio, uno schermo contro il pettegolezzo e l'ostilità che colpivano senza pietà chi fosse celibe "senza giustificazione".

In un certo senso la Chiesa fu anzi "vittima" della sua stessa propaganda antiomosessuale, finendo con l'incoraggiare coloro che perseguitava a rifugiarsi nel suo seno per avere un po' di requie.
Ad esempio san Bernardino da Siena dichiarò senza peli sulla lingua in una predica del 28 aprile 1424:


"Guai a chi non toglie [prende] moglie avendo el tempo e cagione legittima! Chè non pigliandola doventano soddomiti.
E abbi questa regola generale. Come tu vedi uno in età compiuta e sano della persona, che non pigli moglie, abbi di lui cattiva istificanza, se già non fusse da stare per ispirito in castità" .

Vale a dire: sospetta di lui come sodomita, salvo che nel caso in cui abbia scelto di vivere celibe per motivi religiosi...

Esiste però anche una seconda motivazione, altrettanto forte del desiderio di sfuggire al pregiudizio sociale, e che forse oggi, coll'estendersi dell'accettabilità del single, è prevalente.
Si tratta della capacità, propria dell'istituzione ecclesiastica, di offrire un surrogato di famiglia a chi non ha diritto ad averne una "sua", in quanto "diverso".
È la proposta di quella convivialità fra persone dello stesso sesso, la costruzione di quella "fraternità" (o "sorellanza") fra uomini o fra donne, che solo di recente, dopo secoli di vani sforzi, le comunità omosessuali sono riuscite a creare "in proprio".

La segregazione sessuale all'interno della Chiesa offre insomma ai gay l'occasione irripetibile di vivere il loro affetto per persone dello stesso sesso, in un contesto che non solo non disapprova tale sentimento, ma anzi lo incoraggia e loda. Basta solo che questo amore non "trascenda" mai al livello sessuale, e si mantenga nei limiti dell'"amore cristiano": tutto qui.

"Guai ai soli", dice la Bibbia, "perché se inciamperanno chi li aiuterà a rialzarsi?" . Per molti omosessuali la risposta alla domanda è sempre stata: "la Chiesa cattolica".



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Domine, non sum dignus

Don Bosco è indubbiamente uno di questi casi di omosessuali che nella Chiesa hanno trovato una famiglia e una "missione". Anzi, di più: è un (probabile) pedofilo che riuscì a sublimare la sua attrazione per i bambini in modo non solo non riprovato, ma addirittura socialmente utile.

Lo intuiamo da uno dei pareri più sorprendenti mai espressi su di lui: quello di padre Girolamo Moretti, il frate iniziatore della grafologia in Italia, che analizzò la scrittura del santo, presentatagli in modo anonimo. Questo fu il suo soprendente responso:


"Il carattere del soggetto tende ad essere dominato da una insincerità così bene architettata da rovinare un'intera generazione ed essere così uno di quegli individui che sarebbe meglio non avessero mai aperto gli occhi alla luce.
Si deve aggiungere che il soggetto ha molta facilità all'intenerimento sessuale, una spinta all'affettività di languore per cui, col complesso delle qualità descritte, metterebbe in azione ogni sforzo per colpire la vulnerabilità delle anime a piegarle ai suoi intendimenti morbosi".


Il parere di Moretti mozza il fiato, eppure riceve la sorprendente conferma da san Giuseppe Cafasso, un altro dei "santi sociali" piemontesi, che di don Bosco fu il confessore:


"Se non fosse che lavora per la gloria di Dio", lasciò scritto Cafasso, "direi che è un uomo pericoloso, più per quel che non lascia trasparire, che per quel che ci dà a conoscere di sé. Don Bosco, insomma, è un enigma".

Enigma, cultore della "doppia vita", facile preda dell'"intenerimento sessuale"... Ce n'è abbastanza per far drizzare le orecchie anche ai più ingenui.

Il fatto è che tutto lascia pensare don Bosco non fosse solo omosessuale. Se fosse stato solo quello, la vita per lui sarebbe stata più facile. Una certa indulgenza verso le "tentazioni", figlie del demonio e non responsabilità dell'individuo che le subisce (senza cedervi, ovviamente) era normale da parte della Chiesa e della società laica del tempo, che non aveva ancora il concetto di "tendenza omosessuale".
No: don Bosco non fu solo un omosessuale. tutto lascia pensare che fosse anche un pedofilo. E su questo punto ottenere l'indulgenza da parte della società, ieri come oggi, è sempre stato un altro paio di maniche.

Per mettere a fuoco la questione mi servirò delle parole di Ceronetti, ammirevoli per la loro sapienza nel "dire" in modo esplicito ma discreto.


"C'è un documento iconografico notevole di questa 'affettività di languore': la confessione davanti al Fotografo, in bella posa, del chierichetto Paolo Albera, tra altri preti e ragazzi. Don Bosco aveva voluto che gli poggiasse la fronte sull'orecchio.
Questo intenerimento non andava che ai "giovanetti"; aveva un vero orrore del contatto femminile. Vedendosi una volta insaponare la faccia dalla moglie del barbiere, scappò via insaponato dalla bottega (Noli me tangere in versione torinese).
Nessun santo ha lasciato, come ultime parole scritte di suo pugno, un pensiero così strano come don Bosco: "I giovanetti sono la delizia di Gesù e Maria". Soltanto loro"
.


E poco oltre:


"E se il suo più profondo segreto fosse la consapevolezza di essere quel che dice il padre Moretti, 'uno di quegli individui che sarebbe meglio non avessero mai aperto gli occhi alla luce'?" .



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Spiritus carnis me colaphissat

Se questo è il quadro "segreto" dei desideri "inconfessabili" di don Bosco, è facile capire come per lui l'ingresso nell'istituzione ecclesiastica abbia voluto dire una possibilità di dar sfogo, e in modo onesto, al suo desiderio di star vicino ai "fanciulli", e al tempo stesso una garanzia di ferrea disciplina per evitare di cedere ai propri impulsi.

Ceronetti nel suo saggio suggerisce esplicitamente una dinamica di questo genere:


"In tutte le sue firme è costante il Sac. che le precede.
Era l'uso, ma (...) in realtà significa anche: sono Io ma all'interno di un sacro Ordine, agisco in nome di, vengo in nome di. È passaporto, corazza e alibi.
(...)

Il Sac. è la copertura di una forza misteriosa presentita, per mezzo di un potere rassicurante e legittimante: questo Bosco "che avrebbe fatto meglio a non nascere", è sacerdos, fulmine di Chiesa, e la Chiesa lo conforta: i diavoli non praevalebunt" ["non prevarranno", N.d.R.] .


E, conclude Ceronetti, se non fosse stato prete


"come sarebbe ricordato oggi (...) Giovanni Bosco? (...)
Qualcuno avrebbe finito per farlo fuori con una pietra o una roncola. Sarebbe stato un santo senza statua in San Pietro. Certo mi apparirebbe più amabile" .

L'abito religioso è insomma per Bosco al tempo stesso "chiave" meravigliosa che gli apre la porta all'intimità coi "fanciulli" senza destare sospetti, e corazza che lo difende da se stesso e dai propri desideri.

Repressa e compressa la sessualità diviene così per Bosco un'ossessione, un sogno segreto, un fantasma spaventoso, un'idea fissa che tende a travasarsi sulle preoccupazioni che egli instilla nei suoi collaboratori e discepoli. L'intero ideale educativo di don Bosco è impregnato del suo amore per i bambini, del suo bisogno di stare con loro, di amarli.

L'educatore deve amare il ragazzino, fargli sentire che è amato ("in Cristo", ovviamente), e attraverso questo "amore pedagogico" farsi strada verso la sua anima, che deve essere guidata, sorvegliata e indirizzata ai valori cristiani.

L'educatore deve essere capace di scendere al livello dei bambini, farsi bambino coi bambini, parlare loro con il linguaggio che essi capiscono.
(Le fin troppo note agiografie di Bosco lo descrivono agli inizi della sua carriera come funambolo e saltimbanco, mentre per strada cerca di attirare l'attenzione dei ragazzi per poi proporre loro il messaggio cristiano).



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Sinite parvulos venire ad me

Queste furono teorie a modo loro "rivoluzionarie" per l'epoca, e suscitarono scandalo negli ambienti più retrivi della Chiesa cattolica, che mal vedevano tanta familiarità tra sacerdoti e laici, fra adulti e ragazzacci, fra borghesi e figli di povera gente o figli di nessuno.

Furono teorie che "diedero un tono" peculiare a un ideale educativo tutto sommato tradizionale come quello di Bosco (il quale non capì mai veramente, ed anzi ne diffidò profondamente, i nuovi tempi che venivano, a cominciare dall'Unità d'Italia che lo vide, lui piemontese, tiepido, se non decisamente ostile).

Furono anche teorie che diedero modo al suo éros paidikòs di esprimersi, di farsi strada verso la luce del sole, di farsi evidente, esplicito, sicuro di sé.
E più cresceva l'espressione del suo amore per i ragazzi, tanto più dovevano crescere le difese mentali approntate contro una sua "degenerazione", cioè una sua manifestazione fisica, sessuale.



Sotto questo aspetto don Bosco sembra uscito pari pari da un manuale freudiano. La sua esistenza assomiglia a un'esemplificazione quasi pedìssequa (e di una evidenza che negli attuali e maliziosi tempi post-freudiani sarebbe del tutto impensabile) del concetto di "sublimazione dell'impulso sessuale" in un'attività creativa.

L'intera esistenza di Bosco è dedicato all'assistenza ai "fanciulli", specie quelli abbandonati, i "ragazzi di strada", i "ragazzi di vita" del secolo scorso.
Ma il prezzo pagato per questa impresa monumentale fu la costruzione, nella vita propria e (quel che è peggio) altrui, di immensi argini di contenimento e repressione delle pulsioni sessuali.
Non solo: fu anche la sistematica svalutazione del corpo e della corporeità, in dispregio alla disponibilità così nuova di Bosco ad essere "corporeo" coi ragazzi, nel mischiarsi ai loro giochi "da cortile".
Osserva ancora Quinzio nel suo libro:


"Più e prima del desiderio di condividere le giornate dei ragazzi più poveri c'era l'esigenza teologico-morale di seguirli momento per momento, di controllarli per evitare che cadessero, fuori di metafora, nella masturbazione o in rapporti omosessuali. (...)
L'idea di don Bosco, come già di Alfonso [de' Liguori], è che tutti, o forse quasi tutti, i dannati si dannino a causa, più o meno direttamente, della "disonestà", cioè della colpa contro la purezza. (...)
Una valutazione in positivo della sessualità, per quanto ci risulta, manca completamente in don Bosco" .

La virtù ideale di Bosco è la castità, al punto che gli sarebbe piaciuto che caratterizzasse specificamente i suoi salesiani, così come la povertà "caratterizzava" i francescani e l'obbedienza i gesuiti.
La sua, secondo Quinzio, è una


"castità che sembra tendere decisamente all'asessualità, e a una sessualità che, paradossalmente, finisce col coincidere con un'esasperata attenzione, per sfuggirlo, a tutto ciò che appartiene al sesso. (...)
Mi turba l'idea che, perseguendo in modo tanto esclusivo la salvezza celeste dell'anima, propria o altrui, la vita sulla terra viene svalutata: finisce per essere solo un periodo di prova, finisce per essere solo un pezzo di prova al tornio, da buttare via come inutile una volta che la prova è stata eseguita".




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Lilium convallium

Si può basare un programma di "rinascita cristiana" basandosi sulla rinuncia alla sessualità? Per la società dell'epoca, come per quella di oggi, la risposta era ed è evidentemente no.

Eppure l'ossessione di Bosco per la "purezza" mostra che egli in parte ci credette, come suggeriscono anche i suoi famosi "sogni", allucinazioni oniriche in cui le più sadiche catastrofi colpiscono i "giovinetti" che si lasciano traviare (sempre su questioni di "purezza", ovviamente) da "cattive compagnie".

Lo stesso modo in cui "costruì" la santità di Domenico Savio dopo la morte (a quindici anni) del ragazzo, mostra fino a che punto lo slogan "la morte, ma non peccati" (di tipo sessuale, ovviamente) fosse importante per lui.

Domenico si è meritato un posto nel calendario cattolico lottando contro i suoi primi istinti sessuali. Nessuno in quell'epoca si è meritato la canonizzazione lottando contro gli industriali che per pochi centesimi facevano lavorare quattordici ore al giorno bambini di molti anni più giovani di Domenico Savio.
Evidentemente per Santa Madre Chiesa 14 secondi di orgasmo sono più nocivi di 14 ore di lavoro pesante. Strani parametri di giudizio...

In ogni caso se don Bosco credette tanto a questo "itinerario verso la santità", una ragione a mio parere c'è. Ed è che quello fu l'itinerario che guadagnò a lui la santità. Se egli non avesse represso e sublimato così bene i suoi desideri, sarebbe forse stato solo uno di quei "froci di paese" di cui è piena la cronaca nera dei giornali di provincia. Chissà.
Ciò che aveva funzionato per lui (sembra di sentire il suo ragionamento) perché non avrebbe dovuto funzionare per gli altri?

La risposta è: semplicemente perché gli altri non erano lui. Come ha compreso la stessa Chiesa cattolica, che oggi guarda con un certo sospetto agli ideali educativi di don Bosco. Puzzano di pederastia anche per lei, ormai.

Specie in un'epoca in cui sul prete che "tocca i ragazzini" in Oratorio non si ride più dandosi di gòmito: oggi si denuncia, perché la pedofilia, a differenza di qualche anno fa, è presa molto sul serio, ormai.
Forse anche troppo, al livello di caccia alle streghe (come mostra la moltiplicazione di casi di clamorosi errori giudiziari in materia), grazie anche alle campagne mediatiche ossessive condotte da cattolici alla don Di Noto.

Sia come sia, resta il fatto che, lasciato da parte diavolo e diavoletti, anche la Chiesa cattolica comincia a capirne qualcosa di "tendenze sessuali" "pulsioni" e simili "diavolerie" laiche.
E anche chi non le capisce o non le vuole capire, capisce comunque che non si può più continuare a perdere processi per avere dato copertura e omertà a pedofili violentatori di bambini. Se non altro perché per pagare i danni alle vittime sono già fallite delle diocesi.


E anche quando la Chiesa fa ancora finta di non volersi insozzare con certe idee laiche, ormai di psicologia ne ha capito abbastanza per diffidare delle implicazioni erotiche di questo rapporto amoroso (seppur "amore in Cristo"...) fra insegnante e ragazzo.

Oggi i pedagogisti cattolici non vedono di buon occhio il "farsi fanciullo tra i fanciulli" di don Bosco, e la sua "amicizia amorosa" per loro.

Ciò non significa - sia chiaro - che i cattolici siano disposti ad ammettere che Bosco era omosessuale, foss'anche casto. Per esempio Giacomo Dacquino, psicoanalista cattolico (docente alla Università Pontificia Salesiana di Torino) ha così osservato:


"In questo rapporto affettivo tra don Bosco e i giovani, non è mancato chi ha voluto intravedere una devianza (sic) omosessuale. Ma per lo studioso della psiche umana, conscia e inconscia, è scontato che in ogni individuo sono presenti valenze omosessuali. (...)
A parte queste considerazioni di ordine tecnico, possiamo senz'altro affermare che don Bosco non ebbe verso i ragazzi quella simpatia erotica che degenera in pedofilia o in altre perversioni istintive. Chi ha studiato la problematica omosessuale pedofila non può cadere nella grossolana confusione di identificare tale perversione con l'affetto sublimato e oblativo che don Bosco ebbe verso i ragazzi.

Sono quindi semplicemente antiscientifiche (sic) la tesi o l'insinuazione di un don Bosco omosessuale o pedofilo represso, anche perché nel suo comportamento e nei suoi sogni non traspare mai, in maniera diretta o indiretta, che egli abbia avuto pulsioni pedofile a livello istintuale (sic) .


Don Bosco, insiste Dacquino, condannò più volte l'omosessualità; il che secondo lui dimostra che omosessuale non fu! (ma basta davvero così poco per "dimostrare" così tanto?).
Dunque secondo Dacquino chi fa certe insinuazioni si mette sul livello di coloro che tali insinuazioni fecero mentre lui era vivo, come Bosco stesso confessò a un testimone (parlando di sé in terza persona) poco prima di morire:


"Ti manifesto adesso un timore (...), temo che qualcuno dei nostri abbia ad interpretar male l'affezione che don Bosco ha avuto per i giovani, e che dal mio modo di confessarli vicino vicino, si lasci trasportare da troppa sensualità verso di loro, e pretenda poi giustificarsi col dire che don Bosco faceva lo stesso, sia quando loro parlava in segreto, sia quando li confessava.
So che qualcuno si lascia guadagnare dal cuore, e ne temo pericoli e danni spirituali".

No, conclude Dacquino dopo questa sconcertante confessione (che a mio giudizio costituisce da parte di Bosco l'ammissione di essere andato un po' troppo in là): don Bosco non "lo" era perché se fosse stato omosessuale non avrebbe avuto tanti collaboratori e amici che gli furono fedeli per tutta la vita.
Trasecolo. Con argomenti a "difesa" dell'eterosessualità di don Bosco come questi, non c'è nemmeno bisogno di "accusa"...

Con buona pace di Dacquino, la verità è che oggi la stessa educazione segregata per sessi, un tempo considerata unica salvezza contro lascive frequentazioni tra giovani, è vista come un pericoloso incentivo allo sbocciare di tentazioni omoerotiche fino a quel punto assopite. Ben vengano le scuole miste, dunque, in barba al terrore che delle donne aveva don Bosco!

Insomma: magari nella Chiesa l'idea di un don Bosco gay non la manderanno mai giù, però intanto il buon prete contadino si ritrova sì santo, ma sconfessato proprio in quell'aspetto della sua vita che ha fatto di lui un santo.

Ironie della storia...
gianfranco
18 maggio 2007 0:00
Per Sergio:vorrei dirti cosa significa per me essere"normale".La normalità non la decidiamo Noi ma la natura stessa.Uomo e donna fanno bambino,uomo e uomo no,lo stesso vale per donna e donna.Quindi mi viene spontaneo immaginare che se il genere umano fosse stato sempre gay probabilmente si sarebbe estinto da qualche centinaia di migliaia di anni se non di più,e quindi oggi tu non potresti fare il gay(ammasso che tu lo sia).Io di solito non discrimino perchè capisco che alla fine come hai detto tu siamo ancora fondamentalmente degli animali ed anche fra etero ci sono deviazioni e psicopaticità,però concedimi di dire che mi da fastidio quando qualche gay frustrato si alza in piedi e dice ad alta voce che loro sono i normali cominciando ad ostentare comportamenti di dubbio gusto come ad esempio baciarsi in pubblico.Poi è naturale che ognuno vede le cose come gli sono più comode però invito a riflettere su quanto ti ho detto nelle prime righe.Ciao.
Sergio
18 maggio 2007 0:00
In effetti il ritornello della finalità procreativa, della famiglia fondata sul matrimonio aperto alla procreazione, sembra avere tutte le caratteristiche per occultare una mentalità sessuofobica e una concezione "sporca" della sessualità.
Che questa sia una componente della degenerazione cattolica è evidente non solo in tanti atti della Chiesa ma persino in una diffusa errata ma popolare interpretazione della funzione del battesimo.

Bisognerebbe allora introdurre la prova di fertilità prima di essere autorizzati a contrarre matrimonio e modificare il codice civile per introdurre l'obbligo procreativo. Infatti, gli obblighi previsti dall'art. 147 del codice civile (Doveri verso i figli) competono anche ai genitori non uniti da matrimonio. Quindi, allo stato attuale, l'unica differenza tra chi contrae matrimonio e la coppia etero che convive è l'obbligo alla fedeltà che chi si sposa dichiara di assumere mentre chi convive decide autonomamente come intendere e gestire la libertà sessuale. Un po' pochino perché da questa declamata e spesso non rispettata fedeltà derivino tutti i privilegi (che non si perdono in presenza di conclamata infedeltà) propri delle coppie sposate.

Basta tornare al Duce, che sicuramente sarà fatto santo appena sarà termianta la schiera dei clerici - anche di quelli criminali - ancora da santificare, per verificare come la fertilità sia sempre stata al centro di tutti i sistemi totalitari.
E la Chiesa cattolica in quanto a totalitarismo non è seconda a nessuno.
Catechista
16 maggio 2007 0:00
Noto che con insistenza torna l'argomento della procreazione.
Mi rivolgo allora agli eterosessuali.
Quante volte fate sesso e quanti figli avete?
Alzi la mano, pardon, scriva un messaggio chi fa della procreazione la prima molla della sessualità.
In questo ritornello c'è il segnale di come la sessualità sia vissuta in malo modo, come una cosa di cui vergognarsi un po' e quindi diventa necessario sublimarla con la favola della procreazione.
Ho deciso di diventare padre a 35 anni dopo diciotto anni che facevo sesso senza la minima volontà procreativa e prendendo tutte le precauzioni del caso.
Se non avessi incontrato la donna giusta avrei continuato a fare sesso senza pensare di diventare padre. Oggi lo sono, sono felice di esserlo e ho ripreso a fare sesso senza procreare.
Finitela di raccontarvi cazzate.
Finitela di prendervi in giro.
Sesso e procrezione s'incontrano solo per un fatto biologico ma sono aspetti ben distinti della nostra vita.
E non venitemi a raccontare che ogni volta che avete voglia di sesso è perchè desiderate un figlio.
Ciao, vado a... provate a indovinare.
Sergio
15 maggio 2007 0:00
UMILE, il tuo intervento sembra intriso di buon senso ma cadi in un grosso equivoco.
“Chi nasce omosessuale…” scrivi, e tratti l’omosessualità come un dato oggettivo materiale e biologico, come nascere con quattro dita per mano.
Non è così. La sessualità, in tutte le sue forme espressive, è il risultato di una complessa miscela ormonale, biologica, fisiologica, psichica e culturale. Quest’ultimo aspetto, quello culturale, è rilevante. Include non solo il contesto familiare, l’educazione e tutti i condizionamenti che da essa derivano, ma anche quello scolastico e sociale in genere.
Pensa come il dato sessuale anatomico influenza e indirizza immediatamente le scelte educative.
La natura non commette sbagli; la natura agisce, senza volontà e premeditazione, secondo i propri codici i cui effetti noi definiamo normali perché maggioritari ed errori o anormali perché minoritari.
Di tutti i comportamenti umani, quello sessuale è il meno “naturale” nel senso che nel corso dei millenni la sessualità è stata caricata di molti significati culturali, politici, religiosi…
Se la sessualità fosse naturale, non esisterebbe il senso del pudore (sconosciuto in ogni altro animale) e un pene eretto non farebbe più scandalo di un uomo che sorbisce un gelato: si tratta, infatti, di due atteggiamenti naturali che hanno la stessa dignità. Fare sesso in un luogo pubblico non sarebbe un reato; il nudo non sarebbe osceno; chiedere a una ragazza se desidera fare sesso non sarebbe il modo migliore per prendersi una sberla o una denuncia per molestie sessuali…
La distinzione tra natura e scelta personale è quindi artificiosa e improduttiva se vogliamo occuparci di sessualità.
Il dato culturale è la molla più potente di ogni comportamento sessuale. Rischiando il paradosso, affermerei che con il sesso si realizza la dimensione intellettuale individuale.
?
15 maggio 2007 0:00
Cazzo dici, UMILE???
Qua mi sa che ci sono eteroni che non disdegnerbbero un rapporto omosessuale, se non l'hanno già fatto...
OVVIO
14 maggio 2007 0:00
Ovvio, sergio. Andrea è normale. Una normale ameba coli.
UMILE
14 maggio 2007 0:00
CHI NASCE OMOSESSUALE DEVE ESSERE RISPETTATO PERCHE' NON E' COLPA SUA SE LA NATURA HA COMMESSO UNO SBAGLIO, MA CHI SCEGLIE DI ESSERLO E' UN SUO PIACERE PERSONALE CHE SI ASSUME LE SUE RESPONSABILITA' DI NON RISPETTARE I PRINCIPI E LE REGOLE DELLA NOSTRA BELLISSIMA NATURA.
Sergio
9 maggio 2007 0:00
X Danilo

Puoi dare per cortesia una definizione del termine "normale"?

Grazie.
copertone
7 maggio 2007 0:00
danilo è gay
Sergio
4 maggio 2007 0:00
Animhatua ho visto che Anna Corsi ha inserito il mio intervento in un paio di forum.
Ho anche letto con curiosità e interesse i commenti di Polymetis.
Mi permetto di proporli in questa sede e di commentarli. Troverete quindi nell’ordine lo stralcio del mio intervento (Sergio) il commento di Polymetis e la mia risposta.

Sergio
“Ignoro con quale diritto qualche medico, qualche psicoterapeuta, qualche clerico e parlamentare possano catalogare l’omosessualità come una malattia”

Polymetis
Con quel diritto che si chiama libertà di parola. O la scienza deve forse piegarsi al politicamente coretto?

Sergio
La libertà di parola non si nega a nessuno. Va però considerato che se si decide di discutere di qualcosa è buona educazione informarsi. Per rispetto di se stessi, prima ancora del rispetto dovuto agli altri. Non è auspicabile che qualsiasi persona possa permettersi di decidere cosa sia malattia e cosa no. L’OMS, che in tema di malattie qualcosa capisce, ha espressamente escluso l’omosessualità dal novero delle malattie. Ovvio che si è liberi dal dissentire ma chi dissente ha il dovere intellettuale di precisare che l’omosessualità non è ufficialmente considerata una malattia ma nonostante ciò dissento e per questi motivi propendo per considerarla una malattia. Questa si chiama onestà e correttezza. La persona della strada, il non addetto ai lavori, che sente un cardinale affermare che l’omosessuale è un malato è diversamente portato a ritenere che quel cardinale stia affermando un dato assodato e non la sua semplice discutibile opinione su una realtà umana.
Se accettiamo il tuo squinternato criterio di intendere la libertà di parola ciascuno sarebbe autorizzato a catalogare le cose come gli pare con la conseguenza che diventa impossibile comprendersi. Che l’omosessualità sia una malattia è una personale opinione di una minoranza di persone.
Se dicessi che tu sei malato... considerato quel che scrivi, forse lo sei...eh
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Sergio
“Ne deriva che l’eterosessuale non è “normale” quando si sollazza con il sesso orale. Anche la pratica del sesso anale tra eterosessuali non è “normale”.”

Polymetis
La reductio ad absurdum in questo caso non funziona perché a differenza di animhatua che non può dirsi d’accordo con la pedofilia io invece sono d’accordo con le conseguenze che trai. Il sesso non volto alla riproduzione è un artificio umano. Qualora volessi considerare normali le pratiche da te citate potrei farlo solo qualora vengano usate come preliminari, dunque come qualcosa che cresce l’eccitazione dell’atto sessuale in vista della meta finale, non come esito in sé stesse. La morale cattolica infatti è contraria al coito interrotto.

Sergio
Questa è bella. Il sesso non volto alla riproduzione è un artificio umano. Si tratta della personalissima opinione di Polymetis. Neanche la dottrina cattolica giunge a tanto poiché ritiene compatibile una ricca vita sessuale tra coniugi senza proliferare a ogni eiaculazione. Infatti, la dottrina cattolica ammette l’uso dei metodi naturali di pianificazione familiare. La sessualità non è un artificio ma una attività tra tante dell’essere umano. Insigni teologi hanno scritto fiumi d’inchiostro sulla sessualità come forma di comunicazione e persino papa Ratzinger è molto attento all’aspetto dell’amore fisico. Qui si rischia di scadere nell’essere più papalisti del papa. Che poi la morale cattolica sia contraria al coito interrotto, boh questa me la sono persa… comunque anch’io sono contrario!
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Sergio
“Ovviamente non sono “normali” i prolungati toccheggiamenti reciproci, portati sino all’estremo dell’eiaculazione, che, lungi dall’essere “atti preparatori” del naturale accoppiamento, si esauriscono in pratiche masturbatorie, manifestazione dell’immaturità sessuale che non ha superato l'onanismo.”

Polymetis
Concordo con ciò che tu invece presenti come assurdo e che neppure ti degni di giustificare in quanto a te sembra di auto-evidente assurdità. Ma non temere, so perfettamente in quale paradigma filosofico hai inserito la sessualità quindi posso capire che la prospettiva cattolica possa sconvolgere.

Sergio
Non temo nulla, nemmeno i tuoi paradigmi. Non devo giustificare nulla. La sessualità ha mille sfaccettature e non ha senso parlare di normalità a proposito di sessualità umana. Per chi crede in Dio, la sessualità è un dono divino; il Creatore ci ha fatto così e nessuno ha il diritto, in suo nome, di propugnare la rinuncia all’esercizio di una funzione fisica e intellettuale che rientra nei disegni del Creatore. La rinuncia alla sessualità è una bestialità innaturale e blasfema. Questa è una mia valutazione ma è innegabile che l’essere umano ha una propria sessualità: questo è innegabile. L’uomo ha caricato la sessualità di mille significati, trasformando un atto naturale in qualcosa spesso di sporco, immondo, perverso, violento… Che senso ha oggi parlare di naturalità nella sessualità quando per millenni una cultura sessuofobica l’ha resa innaturale e fonte di disagi e frustrazioni? Perché se incontro una ragazza che mi piace, mi attrae e le dico educatamente i tuoi occhi mi ammaliano e mi piacerebbe fare sesso con te… rischio di prendermi una sberla? O di essere denunciato per molestie sessuali? La prospettiva cattolica come la rappresenti sconvolge solo per la stupidità che esprime. Confondi le convenzioni sociali con l’etica; le funzioni biologiche con l’individualità, la personalità e la coscienza.
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Sergio
“Si tratta di un’imposizione che sul piano del nostro diritto costituzionale è molto dubbia, per non dire che costituisce violazione dei diritti fondamentali dell’uomo. L’obiezione che nessuno obbliga ad assoggettarsi a queste regole non ha alcun pregio giuridico poiché nessuna organizzazione dovrebbe poter istituzionalizzare la violazione dei diritti naturali e inalienabili di un individuo come requisito per aderire all’organizzazione stessa. ”

Polymetis
Non se fatta volontariamente. O vuoi impedire una persona di aderire ad una società dove si richiede la castità? Se non è più d’accordo con queste regole non ha che da andarsene. Spero tu ti renda conto che stai postulando l’incostituzionalità del rimanere casti perché lo si vuole. E’ la tua obiezione che non c’entra un emerito nulla, infatti non si può creare un’associazione che abbia come fine di privare i membri esterni ad essa di un diritto, ma nessuno può sognarsi di dire che una persona, nel pieno esercizio delle sue facoltà, non possa scegliere di non esercitare un suo diritto, ad esempio andare a votare.

Sergio
Ecco un’altra scivolata. Che significa volontariamente? Supponiamo che io sia un datore di lavoro e proponga a un’avvenente fanciulla l’assunzione in regola e uno stipendio generoso però deve accettare di non sposarsi e di non farsi ingravidare (brutto termine ma in questo contesto rende l’idea). Chi la obbliga ad accettare? Può sempre cercarsi un altro lavoro… Certo, violerei le leggi ma queste leggi non sono forse delle conquiste di civiltà per impedire lo sfruttamento, la coercizione, la violenza psicologica facendo leva sui bisogni altrui?
Chi vuole oggi esercitare l’attività del sacerdote cattolico deve rinunciare all’esercizio della sessualità non perché decide così ma perché diversamente non potrebbe realizzare il suo sogno. Mi spiace per te ma hai una visione molto riduttiva del diritto e della libertà. Nessuna associazione, club o partito dovrebbe poter pretendere la rinuncia a una parte di sé. Si tratta di una richiesta che viola i diritti fondamentali dell’individuo.
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Sergio
“Qualsiasi psichiatra, psicologo, sessuologo, psicoterapeuta potrebbe senza difficoltà scrivere lunghi libri su quali possano essere gli effetti sul comportamento quotidiano della repressione della “normale” pulsione sessuale e della rinuncia a una “normale” vita sessuale.”

Polymetis
Forse vorresti dire “chiunque creda al paradigma psicanalitico della sessualità può scrivere libri”, ma siccome secondo il sottoscritto Freud è stata la più grande perdita di tempo che l’umanità abbia avuto negli ultimi secoli, e ci vorranno molti decenni che recuperare la retta via e correggere tutti gli errori che quest’uomo ha introdotto, ne discende che hai sbagliato interlocutore se pretendi che simili discorsi attacchino, anche perché come già ricordato io non credo minimamente che la psicologia e la psicanalisi siano scienze: è tutta questione di paradigmi.

Sergio
Ma allora proprio te le cerchi. Tua mamma forse quella volta avrebbe fatto meglio a occupare diversamente il suo tempo. Sei liberissimo di considerare Freud una perdita di tempo; anche Dio è una perdita di tempo. Chissà come mai si parla tanto di ciò che non si conosce. Come vedi così il confronto si trasforma in uno sterile muro contro muro. Tu sarai anche per una sessualità rivolta alla procreazione ma sei intellettualmente sterile.
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Sergio
“Una simile imposizione come può influenzare e modificare il comportamento di un individuo? In che misura la misoginia della Chiesa, l’omofobia, l’ossessiva attenzione alla sessualità, la concezione del “peccato originale”, il valore purificatore che si attribuisce al sacramento del battesimo, la percezione oscena della nudità, il dogma dell’immacolata concezione… sono il prodotto della innaturale vita sessuale dei clerici?”

Polymetis
Queste boiate le dicevano già Jung e Freud, ed è sconsolante vedere quanto seguito abbiano ancora oggi. Deliri al pari di quelli dei libri in cui Jung sosteneva che il cattolicesimo antico ha recuperato la Madonna e ne ha fatto una Dea perché nella religiosità popolare era venuto a mancare un principio divino femminile e i pagani che si convertivano al cristianesimo non riuscivano a farne a meno. Gesù non era né omofono né misogino, eppure lui stesso consiglia la castità (ci sono alcuni che si fanno eunuchi per il regno dei cieli). Tutta questa assurda teoria secondo cui più reprimi il sesso e più diventi un pervertito è un paradigma interpretativo buona solo per la Vienna dell’ottocento e che va rifilato ai corsi universitari di psicologia dinamica e per chi creda a stregonerie simili.

Sergio
Può darsi che tu abbia ragione ma quanto affermi può a buon titolo essere rivolto alla tua Chiesa e al tuo Dio che di stregonerie se ne intende. Io ho solo letto di persone trasformate con la violenza in enuchi… anche questi erano voluti da Gesù? Forse esistono tanti Gesù… Certamente Freud e Jung hanno imparato molto dalla Chiesa. Che cos’è in fondo uno psicanalista se non una specie di confessore? Possono non piacerti gli strumenti interpretativi della psicanalisi ma non puoi negare che i preti usano strumenti interpretativi analoghi ma semplicemente proiettati nell’aldilà. L’immanenza fa la differenza.
Prova poi a interrogarti sul fatto che la Chiesa non è sempre stata così: l’obbligo del celibato non è sempre esistito, il dogma dell’immacolata concezione è di recente affermazione e così anche quello dell’infallibilità del papa. Come vedi senza questi arnesi si potrebbe vivere benissimo… Adesso poi ci tolgono anche il limbo… pensa un po’. Chi sono gli stregoni Freud e i suoi scolaretti o i Papi che da duemila anni vendono merce avariata?

Dio ci liberi dalla Chiesa.

Mi sono proprio divertito, bloccato con il mio pc al riparo dalla pioggia torrenziale.
Grazie Animhatua per avermi consentito di scoprire questo singolare personaggio, Polymetis.
DANILO
27 aprile 2007 0:00
Ma perche' ve la prendete cosi' ? ? Siete lesbiche o culattoni ? ? Vi piace ? ? Meglio per voi . Ma che ci dobbiate imporre che noi dobbiamo chiamarvi NORMALI .... mi sembra davvero troppo ! ! Fate cio' che volete del vostro corpo . Tagliate , gonfiate , mettetevi le protesi , bucatevi , ma piantetela di dire che siete normali .Non vi sta cercando nessuno . Fate sfilate di froci ,lesbiche , trans , ibridi e nessuno ve lo impedisce . Andate in giro con un buco al posto del pisello e due palloni di silicone sul petto . D'accordo....ma non mi sembra poi normale. Se io vi dicessi che voglio essere un volatile , e mi faccio tagliare gli avambracci e impiantare 2 ali ,pensate che dopo voi siete obbligati a chiamarmi IL SIGNOR CONDOR ? ? Magari me lo dite , ma per compassione . In effetti mi giudichereste un pazzo che non ha capito niente della natura e della vita . Sappiate che io rispetto gli omossessuali , ma mi fanno vomitare quelli che si travestono , che si operano e che pretendono di essere chiamati con un nome opposto al proprio sesso di nascita . E' piu' forte di me ! !Mi fanno schifo ! ! CIAOOOOOOOOOOOOOOO
Sergio
23 aprile 2007 0:00
x Animhatua

Grazie per la segnalazione.

Appena avrò un attimo di tempo andrò a curiosare... oppure invita la tua amica a esprimere in questo forum le sue opinioni.
Qualcuno
22 aprile 2007 0:00
Lauro non ha tutti i torti, poichè se si parla di omosessualità stiamo parlando delle scelte sessuali e non delle amicizie o dei rapporti di buon vicinato o di parentela.
in quei casi, hanno scelto di usare il buchino non adatto....
animhatua
21 aprile 2007 0:00
Da poche settimane, è stata approvata la legge sui DICO, parallelamente rifioriscono non nuove ipotesi sull'omosessualità, e la cura da quello che alcuno movimenti di destra definiscono possa essere una cura, ecco che riappaiono come per magia il NARTH le teorie del dottor NICOLOSI.
Intanto vorrei dire brevemente cos'è l'omosessualità anche se tutti lo sappiamo non è propriamente una cosa banale:

L'OMS definisce l'omosessualità "una variante naturale del comportamento umano"
che cos'è l'OMS?
Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, o World Health Organization, WHO in inglese), agenzia specializzata delle Nazioni Unite per la salute, è stata fondata il 7 aprile 1948, con sede a Ginevra.

L'obiettivo dell'OMS, così come precisato nella relativa costituzione, è il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute, definita nella medesima costituzione come condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non soltanto come assenza di malattia o di infermità.

L'OMS è governta da 192 Stati Membri attraverso l'Assemblea Mondiale della Sanità (WHA), convocata annualmente in sessioni ordinarie nel mese di maggio. Questa è composta da rappresentanti degli Stati Membri, scelti fra i rappresentanti dell'amministrazione sanitaria di ciascun paese (Ministero della Sanità). Le principali funzioni dell'Assemblea consistono nell'approvazione del programma dell'organizzazione e del bilancio preventivo per il biennio successivo, e nelle decisioni riguardanti le principali questioni politiche.

E' un soggetto di diritto internazionale vincolato, come tale, da tutti gli obblighi imposti nei suoi confronti da norme generali consuetudinarie, dal suo atto istitutivo o dagli accordi internazionali di cui è parte.

La giurisprudenza internazionale ha precisato che esiste, a carico degli Stati, un "obbligo di cooperare in buona fede per favorire il perseguimento degli scopi e degli obiettivi dell'Organizzazione espressi nella sua Costituzione" (CIG, 20 dicembre 1980, Parere relativo alla Interpretazione dell'Accordo 25 marzo 1951 tra OMB ed Egitto).
prima di fornirvi i dati relativi alle cure di queste terapie
vi propongo la testimonianza di un omosessuale che si è rivolto al dottor NICOLOSI per essere curato dalla sua omosessualità
il video è in inglese ed è stato sottotitolato da Andreas Martini e da DAW che hanno contattato Daniel Gonzales
un Grazie per queste informazioni sarà sempre troppo poco...
divulgando l'informazione dettagliata come in questo caso
si puo rendere un utile servizio alla verità poi uno puo fare quello che vuole pure curarsi l'eterosessualità

LINK TESTNOMIANZA
http://www.youtube.com/watch?v=f0fHtCaubd8

Ora vediamo i dati di queste cure

vediamo i dati delle cure e le prove scientifiche del Dott Spitzer su cui si basano anche gli studi e le cure del cristiano cattolico DOTT NICOLOSI

'' PROVE SCIENTIFICHE: Il Dott. Robert Spitzer è l'unico ad aver fatto uno studio serio sui proclami dei "guaritori" di omosessuali. Su loro autorizzazione ha intrapreso gli studi di 143 "ex-gay" e 57 "ex-lesbiche" che avevano segnalato di essere divenuti eterosessuali. Nei fatti però, i dati indicano che pochi ora sono eterosessuali. Ha segnalato che l'89% egli uomini e il 63% di soggetti usciti dalla terapia ancora hanno attrazione verso le persone del stesso sesso. Non si sa quanti hanno seguito la terapia come bisessuali o come omosessuali.

Un totale di 86 dei 200 soggetti era inviato al dott. Spitzer dai gruppi cristiani conservatori che si specializzano nel ministero omosessuale; il NARTH ha fornito 46 oggetti; altre fonti ne hanno fornito 68. È emerso che gli individui che il Dott. Spitzer ha intervistato sono stati selezionati appositamente a partire da un gruppo di persone molto grande che aveva un orientamento omosessuale o un orientamento bisessuale.

I 46 soggetti del NARTH sono invece i pazienti seguiti con maggiore successo tra più di 250.000 individui che sono entrati in terapia con loro. Purtroppo, nessun dato è stato segnalato circa il numero totale di persone dal quale i 200 pazienti sono stati con molta attenzione selezionati. Supponendo, con ampio margine di sicurezza che soltanto 100.000 fossero i soggetti presi in considerazione in partenza, allora un successo di 37 casi rappresenta un tasso di conversione dello 0.04%

Conclusione: Dai dati disponibili, quattro studi hanno segnalato un "successo" valutato durante la terapia di conversione di 0.4%, di 0.0%, di 0.0 e di 0.04%. Cioè la terapia di conversione ha un'incidenza di insuccesso sopra il 99.5% in ogni studio.
Tenendo conto dei dati personali che indicano una grande percentuale dei clienti che emergono dalla terapia di conversione, estremamente depressi e con inclinazioni suicide, è evidente che questa forma di terapia è senza valore. Essa può invece condurre alla morte per suicidio più gay e lesbiche di quanti essa non "converta" ad un orientamento eterosessuale.
Purtroppo, non possiamo essere sicuri di questo. La qualità di questi studi di "conversione" studi è estremamente bassa

(Sexual Orientation and Adolescents, American Academy of Pediatrics Clinical Report. Retrieved 2007-02-23.
Luo, Michael. Some Tormented by Homosexuality Look to a Controversial Therapy, The New York Times, 2007-02-12. Retrieved 2007-02-22.
Shildo, A. & Schroeder, M., Changing Sexual Orientation: Does Counseling Work? Paper presented to the American Psychological Association, Boston MA, 1999.
"Ex-Gay Ministry Founders Recant," "Keeping in Touch," The Universal Fellowship of Metropolitan Community Churches, May 1990.
Yeoman, B. Gay No More, Psychology Today, Mar/Apr 1999. Retrieved 04-06-2007.
Halpert, S. "'If It Ain’t Broke, Don’t Fix It': Ethical Considerations Regarding Conversion Therapies", International Journal of Sexuality and Gender Studies, Vol. 5, No. 1, 2000.)

La cura per i gay: vizi e abusi [parte uno]
TESTIMONIANZA
http://www.youtube.com/watch?v=CEL0XeB635k
» Orrori ed errori della terapia riparativa -1 »

Inizio da questo post una contestazione sistematica di quanto si legge con molta superficialità sulla cosiddetta 'terapia riparativa' dell'omosessualità, sostenuta da una sparuta minoranza di psicoterapeuti americani ed internazionali (in primis Joseph Nicolosi ed il suo Narth), ma anche il nostrano Risè.

L'argomento sarà suddiviso in vari capitoli (ogni tanto, oltre a studiare i deliri di Nicolosi e del Narth, mi tocca anche lavorare...) ciascuno riportante una affermazione dei difensori di questo tipo di terapia dell'omosessualità (che, è bene ribadirlo fino alla nausea, non è supportata da alcuna evidenza scientifica ed è anzi, in quanto tale, respinta ufficialmente dalle organizzazioni internazionali che si occupano di psicoterapia, come l'APA - American Psychological Association) e la contestazione nel merito basata esclusivamente sulla review della letteratura pertinente sull'argomento. Quando intendo 'letteratura pertinente' intendo quella su riviste scientifiche che abbiano una rilevanza internazionale ed una documentazione a supporto di una tesi che conforti gli standard in materia di psicoterapia.

Dopo questa premessa inizierei dalla prima affermazione contestabile.

'It works' (Funziona)

Questa affermazione dei difensori della terapia riparativa si basa essenzialmente su un lavoro di Spitzer del 2003 (Archives of Sexual Behavior, Vol. 32, No. 5, October 2003, pp. 403–417 2003). Questo autore venne naturalmente esaltato da Nicolosi e dal Narth in quanto era stato uno dei più accesi promotori della decontestualizzazione dell'omosessualità come malattia. Nel 2003 scrive un articolo intitolato (con una certa malizia, vedremo poi perchè) Can Some Gay Men and Lesbians Change Their Sexual Orientation? 200 Participants Reporting a Change from Homosexual to Heterosexual Orientation . Il proposito di questo lavoro fu di esaminare 200 persone che, a causa di una terapia 'riparativa' dell'omosessualità, avevano mostrato un qualche cambiamento dell'orientamento sessuale. Purtroppo per gli osannatori di questo lavoro, lo stesso Spitzer lo contestò di là a poco tempo, dopo che insigni psicoterapeuti avevano espresso le loro critiche in un peer commentary ( Archives of Sexual Behavior, Vol. 32, No. 5, October 2003, pp. 419–468 2003 ) apparso nella stessa rivista che aveva ospitato l'articolo in oggetto .

Qual è la realtà che si può evincere dalla lettura di questo lavoro, basato sul cosiddetto 'self reporting' (ovvero degli stessi 'pazienti' tramite intervista telefonica). Prima critica: la selezione dei pazienti. Ogni lavoro di questo genere deve prevedere un'ampia gamma di individui, per garantire che il risultato ottenuto non sia viziato. Gli individui esaminati invece avevano una spiccata religiosità di base (il 93% definivano la religione per loro come 'estremamente o molto importante' e ben il 78% aveva espresso in pubblico la loro 'conversione' alla terapia riparativa). Questo già garantisce che il risultato dell'analisi non è validabile. Non solo, non è chiara la distinzione fra quanti erano in realtà bisessuali e non realmente omosessuali prima del trattamento (fattore di non trascurabile importanza nel trarre poi le conclusioni). Non solo, il case mix è notevolmente inficiato dal fatto che quasi tutti erano di razza bianca, di media età, protestanti ed appartenenti alla classe media.

Altro simpatico particolare: nessuno dei partecipanti al self reporting aveva potuto firmare e/o accettare un consenso informato sull'utilizzo dei dati forniti. Questo fatto, associato alla non anonimità dell'intervista (l'intervistatore conosce l'identità dell'intervistato) lascia più di un fondato dubbio sul come alcuni non si siano sentiti protetti da questo modo di procedere.

Ancora: non esiste alcun gruppo controllo in questo lavoro: questo vuol semplicemente dire che la relazione fra la 'terapia' ed il risultato' non può essere dimostrata in alcun modo secondo gli attuali modi di procedere usati nel metodo scientifico (ma questo fu ammesso a distanza dallo stesso Spitzer).

Ma veniamo ai risultati. Un primo motivo di stupore: il periodo 'medio' dell'osservazione viene indicato in ben 12 anni. Non si capisce cosa faccia pensare a Spitzer che sia stata la 'terapia' e non la maturazione dell'individuo, i casi della vita che si sono succeduti e via dicendo che abbiano portato alcuni (molto pochi, come vedremo, in barba al trionfalistico titolo...)a rivedere il loro atteggiamento sulla sessualità.

Ma quanti alla fine hanno ammesso di aver completamente cambiato il loro orientamento sessuale? L'11% degli uomini ed il 37% delle donne coinvolti nello studio. Mentre l'86% degli uomini ed il 63% delle donne affermava di avere ancora attrazione per il proprio stesso sesso. Del resto lo stesso Spitzer affermava (in una lettera aperta al parlamento finlandese): 'It would be a serious mistake to conclude from my study that any highly motivated homosexual can change his or her sexual orientation, or that my study shows that homosexuality is a choice' ( Spitzer, R. L. (2001, September 24). Open e-mail letter to Kari Karkkainen, MP. Cited in Stalstorm, O. & Nissinen, J. (2003) .

E se lo dice lui dobbiamo proprio crederci....

http://inyqua.iobloggo.com/archive.php?eid=215#
Simona
21 aprile 2007 0:00
Io che faccio battaglie per le libertà e credo nel rispetto altrui uso il termine frocio e frocione per offendere gli altri.
Che dite: sono un pò irrispettosa? O semplicemente molto superficiale?
animhatua
21 aprile 2007 0:00
XSERGIO è talmente bello il tuo post che un Amica lo ha messo quà:

http://freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=47801&i dd=6925&p=6
e quà:
http://freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=47996&i dd=324
GRAZIE
Sergio
16 aprile 2007 0:00
Grazie, Nessuno. Mi sforzo di utilizzare uno spazio libero come questo per promuovere qualche "libera" riflessione.
Non ho la presunzione di avere la "verità" in tasca ma credo sia importante confrontarsi liberandosi da casacche ed etichette.

A proposito, Catechista pone domande interessanti e sarebbe bello trovare qualche voce "ecclesiastica" che ci spieghi la "cristianità" della posizione ecclesiastica sull'omosessualità.
Devo dire che i preti che ho conosciuto e con cui ho avuto scambi di opinioni non mi hanno mai mostrato molto ardore nel difendere le posizioni ufficiali delle gerarchie eclesiastiche... anzi, una velata critica e talvolta aperta sconfessione.
NESSUNO
13 aprile 2007 0:00
E' naturale Sergio che mi riferivo a interventi come quello di Lauro e guardoni simili con la fissa del sesso e della genitalità. I tuoi interventi sono una boccata d'aria fresca. Grazie per la tua capacità di argomentare con correttezza e pazienza come fai tu.

Catechista
13 aprile 2007 0:00
Secondo l'OMS la scoperta della propria omosessualità è la causa di un terzo dei suicidi tra gli adolescenti.

La Chiesa ritiene di essese cristiana espellendo dalla comunità gli omosessuali?
La Chiesa ritiene di essere cristiana trattando gli omosessuali come "diversi"?
La Chiesa si rende conto di essere corresponsabile delle drammatiche scelte di tanti adolescenti?
Sergio
12 aprile 2007 0:00
Caro Nessuno, suppongo che le tue riflessioni siano rivolte al Papa e alle gerarchie ecclesiastiche.

Noi laici sappiamo bene che esistono gli affetti e che questi sono meritevoli di tutela, e poco importa se il destinatario degli affetti appartiene al proprio o all'altro sesso.

E' la Chiesa Cattolica che sembra incapace di cogliere questa realtà e trsforma tutto in un catalogo di esercizi sessuali...
NESSUNO
11 aprile 2007 0:00
Per Lauro e i suoi simili.
Ma non vi viene altro da pensare che al sesso e alla genitalità? Per darre tutta questa importanza alla genitalità, mi volete dire quanto tempo passate a letto a scopare? E quanto tempo state a pensarci?
Lo sapete che c'è anche l'affetto, c'è la simpatia, c'è lo stare bene insieme a guardare un film, a fare una passeggiata, a fare mille cose con la gioia di avere la persona amata al fianco. Voi queste cose non le sapete, vero? La pornografia e la guardoneria sono il vostro credo.
Bagnasco
11 aprile 2007 0:00
Asciuttasco ha fatto fiasco!
Asciuttasco
10 aprile 2007 0:00
X Bagnasco.
Il Diavolo e' l'ADUC.
Asciuttasco
Lauro
10 aprile 2007 0:00
Certo caro Ficarra che e' una malattia.
Non ti sei domandato perche tu hai un pistolino anatomicamente perfetto per entrare dentro ad un garagino, anatomicamente perfetto per ospitare il pistolino?
Il garagino lo hanno le donne il pistolino gli uomini.
Se hai un'altro po' di tempo per fare una veloce rassegna dei buchetti del tuo corpo, noterai che tra le mele hai un orefizio, anatomicamente fatto per espellere, quindi si evince che il pistolino, qualora volessi parcheggiarlo in un buco differente al garagino sopracitato, incontrera' difficolta' ad entrare in quel maleodorante orefizio nato per una naturale espulsione delle feci. Tutto cio' che il nostro corpo fa con naturalezza e' atrribuibile ad un ciclo biologico, tutto cio' che il nostro corpo fa fuori da cio' e' da associare ad una patologia.
Lauro
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