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manar
5 settembre 2009 1:28
Mangascià non so se ci sei o ci fai;
francescomangascia
4 settembre 2009 15:13
DIO RI_BENEDICA 108 VOLTE IL LODO ALFANO, NZI 1008, VISTO CHE, PER BOFFO SI SECRETANO ADDIRITTURA ALCUNE CARTE. VERGOGNA!
matematico
23 luglio 2009 0:00
il fatto che solo quel POVERO DEMENTE di "leonardo-auro-aldo-vabbè-gnurante-ecc" dia ragggione al mangascia'dice tutto sulla sensatezza dei suoi "argomenti".
se desse ragione a me,io mi preoccuperei assai.
berlusca comunista
23 luglio 2009 0:00
"Non hai capito, nell tua immane cultura, che le cose cambiano"

***************************

ah io sì lo so che le cose cambiano....

mi chiedevo perchè il mignottaro (e voi) attaccate ancora i comunisti quando porelli ... loro non ci sono neanche più ...

ve la pigliate con i morti?

non ci fate mica una bella figura, sapete?
gnurante
23 luglio 2009 0:00
per" berlusconi comunista",
ma cosa volevi scrivere la Divina Commedia? Si vede subito che sei uno che di cose ne sa tante e che sa anche dove trovare le notizie sicure, infatti citi fonti di assoluta verità. La prossima volta scrivi di meno, non partire dalle crociate perchè altrimenti gli ignoranti come me non ti capiscono e sono subito pronti a dire che dici.... Non hai capito, nell tua immane cultura, che le cose cambiano, ci fu un socialista che divenne comuinista, ci furono comunisti che alla fine difendono, quando fa loro comodo, il papa, ci fu chi inneggiò ai russi che massacravano i magiari e poi fece strada nella politica. Il tutto è relativo al tempo che si vive e non proiettato mille anni indietro. Te capì?
vabbè
23 luglio 2009 0:00
per alessandro e Kompagni;
non vergognarsi del governo prodi e di tutta quella cozzaglia di gente che lo teneva in piedi è roba da fantascienza, roba da stomaco di cemento-armato. Hanno detto falsità in campagna elettorale e preso per il culo gli italiani durante i due anni più merdosi della nostra storia. Prodi e compari di merenda sono stati costretti a ricorrere ai pannoloni ed alle badanti e questo senza minimamente avvertire l'onestà di andarsene. Che schifo, abbiamo fatto figuracce in ogni dove e nonostante ciò c'è chi rimpiange tale periodo. Ritengo che non sia più una questione di stomaco ma di interesse spicciolo oppure di mancaca di cervello.
Curioso
23 luglio 2009 0:00
per da "berlusconi comunista",
ora che hai fatto sfoggio di una cultura non comune, premesso che quanto asserito sia vero, perchè non ricominci la storiella iniziando a parlare dei romani o magari dagli egizi? Un consiglio ricomincia da Adamo ed Eva che è meglio.
berlusconi comunista
23 luglio 2009 0:00

ah beh se è per questo Berlusconi finanziò un giornale del pc, il "moderno", della corrente che aveva come punto di riferimento Giorgio

vedi il video

http://www.youtube.com/watch?v=CEpGnLYuLPs

dove troverete
l'incredibile foto di Publitalia80 con la falce e il martello!!!! da non crederci!!! o da stampare e pubblicare su tutti i giornali per sputtanarlo

in quel video si scopre anche che il mignottaro riceveva i rubli per contratti che aveva in esclusiva con i SOVIETICI (e non con gli attuali russi) ... ma non si vergogna la faccia?

Inoltre sulla Repubblica dell'88 trovate ancora articoli dove si parla del sostegno dato dalla faccia di bronzo ai comunisti

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/ 1988/09/11/la-fininvest-mosca-promuovera-cinema-letteratura- sovietica.html

LA FININVEST A MOSCA PROMUOVERA' CINEMA E LETTERATURA SOVIETICA
Repubblica — 11 settembre 1988 pagina 35 sezione: SPETTACOLI

MOSCA La Fininvest e la Vaap, l' agenzia panasovietica per i diritti d' autore, hanno firmato l' 8 a Mosca un accordo preliminare per la costituzione di una società mista. Intendiamo unificare i nostri sforzi nella realizzazione di film, nella produzione di mezzi audiovisivi e nella pubblicazione di libri di autori sovietici in Italia, ha dichiarato alla Tass, il direttore responsabile per le relazioni esterne della Fininvest. La sede centrale dell' impresa mista sarà aperta prossimamente a Mosca, ma avrà una rappresentanza anche in Italia. La Vaap, che sta ampliando la cooperazione con società italiane, è nata 15 anni fa, dopo che l' Unione Sovietica aveva aderito alla convenzione mondiale sui diritti d' autore. Tra i fondatori dell' agenzia per i diritti d' autore, ci sono l' Unione degli scrittori dell' Urss, l' Unione dei pittori, l' Unione dei cineasti, quella dei giornalisti e dei compositori, oltre a una serie di altre organizzazioni pubbliche sovietiche.


da: il mignottaro comunista
data: 17 Luglio 2009


Dio
23 luglio 2009 0:00
"Dio benedica il lodo alfano".....

No, non lo benedico il lodo alfano, viscido RUFFIANO!
Al massimo benedico chi manda a cagare i servili LECCACULO DEI MAFIOSI come te!
Peppiniello
22 luglio 2009 0:00
Mangascià, facci o favure: non scuccià
Francesco Mangascià
22 luglio 2009 0:00
Alessandro, io, invece mi son vergognato tantissimo, di essere stato rappresentato dal precedente governo di Romano Prodi.E come me, si son vergognati tanti altri italiani,che poi hanno deciso, di mandare affanculo, quei topi di fogna razisti e antisemiti, delle compaggini comuniste, o presunti tali. OUT..
A.M.
22 luglio 2009 0:00
E poi si lamenta dei comunisti!!

Non lo capiscono, gli fanno i trabocchetti, rovistano nella spazzatura, gli lanciano fango addosso..

Ma la Russia non era una potenza comunista?

Mah!
Alessandro
22 luglio 2009 0:00
Fate come me, l'Italia oramai è perduta, lasciamola ai leccaculo di berlusconi. Io e i miei figli stiamo benissimo all'estero.
E mi vergogno di essere rappresentato da un maiale del genere. Tanto tra breve si fa un cappottino di mogano pure lui
Russia
22 luglio 2009 0:00
berlusconi piace ai russi:

Russia. il giornale Komsomolskaia Pravda, nella Russia del grande amico di Berlusconi, Vladimir Putin, diventa una questione di orgoglio virile: "Perché prendersela con un uomo vero?", afferma il più diffuso quotidiano della Russia. "Berlusconi ha passato la notte con la prostituta nel letto di Putin", sottolinea il commentatore Serghiei Ponomariov. "Mi potete uccidere, ma non capisco questi italiani e queste italiane", esordisce Ponomariov, sostenendo che "dovrebbero essere fieri di tale primo ministro che ha 72 anni ma è in forma brillante, ha un sorriso largo, un eloquio bello e colorito". "Ora scopriamo che Silvio compie imprese non solo in campo politico ma anche nelle alcove. E' come un cavalier gentile", prosegue, scagliandosi contro "moralisti e ipocriti". "Se Berlusconi sta usando il suo testosterone alla grande forse fa male a qualcuno?, Forse alle sue partner? Ma le ultime non si lamentano e con la moglie legittima ha avviato il divorzio", aggiunge.

per francesco
22 luglio 2009 0:00
veramente qui non c'e' nessuno che difende sinistre infami.

noi stiamo solo dicendo che ti dovresti vergognare di un tal simile lodo.

bho'?
22 luglio 2009 0:00
ma ancora perdete tempo a parlare coin questo mentecatto?
non vedete che e'incapace di imbastire un minimo di discorso sensato? bho.....
Luca
21 luglio 2009 0:00
Francesco Mangasciàr vergognati per aver bnedetto il lodo alfano... prova a ragionare un attimo!!
zorro
22 luglio 2009 0:00
Noi che, poveri ignoranti, non conosciamo la Costituzione, pensavamo che i poteri e i doveri del Presidente della Repubblica fossero quelli indicati dalla Costituzione.

E cioè:
- rappresentare l’unità nazionale
- inviare messaggi alle Camere
- indire le elezioni delle Camere
- autorizzare la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del governo
- promulgare le leggi ed emanare i decreti aventi valore di legge e i regolamenti (oppure rinviare le leggi alle Camere in caso di manifesta incostituzionalità)
- indire il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione
- nominare il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri
- nominare, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato, ma anche i senatori a vita e alcuni giudici costituzionali, ma anche i membri delle autorità di garanzia
- accreditare e ricevere i rappresentanti diplomatici, ratificare i trattati internazionali, previa, quando occorra, l’autorizzazione delle Camere
- comandare le Forze armate, presiedere il Consiglio supremo di difesa, dichiarare lo stato di guerra deliberato dalle Camere
- presiedere il Consiglio superiore della magistratura
- concedere la grazia e commutare le pene
- conferire le onorificenze della Repubblica
- sciogliere le Camere o anche una sola di esse, sentiti i loro presidenti.


Noi che, poveri ignoranti, non conosciamo la Costituzione non riusciamo a trovare un solo rigo nella medesima che autorizzi il capo dello Stato a chiedere notizie di un’indagine che non gli garba (come fece Napolitano nel dicembre scorso con quella della Procura di Salerno sui magistrati corrotti di Catanzaro);

o a promulgare una legge facendo sapere per lettera che non gli piace per niente (come ha appena fatto col pacchetto sicurezza);

o ad anticipare al governo che non firmerà un decreto (come ha fatto col decreto Englaro)

o che non promulgherà una legge se non sarà modificata (come ha fatto con la legge-bavaglio sulle intercettazioni).


Noi che, poveri ignoranti, non conosciamo la Costituzione non vi abbiamo trovato alcun articolo che consenta al capo dello Stato ad auspicare “una revisione di regole e di comportamenti” in materia di intercettazioni e cronaca giudiziaria, a parlare di “abusi”, a invocare “soluzioni appropriate e il più possibile condivise” (come se una porcata votata da molti fosse meglio di una porcata votata da pochi).

Né abbiamo trovato un solo articolo che gli permetta di invocare “tregue” nell’attività di opposizione e di informazione sul capo del governo coinvolto in scandali (sui quali il rappresentante dell’unità nazionale non ha mai proferito una sillaba).

Ma forse, non volendo neppure immaginare che stia sbagliando lui, il problema è nostro: evidentemente abbiamo, della Costituzione, un testo vecchio e superato.


Ignoranti come siamo, poi, non abbiamo capito nemmeno a quali indagini egli si riferisca quando, per l’ennesima volta, invita misteriose entità a “non indulgere alla spettacolarizzazione delle vicende giudiziarie e dei processi”.

Visto che la nomina il capo dello Stato, sappiamo invece che le Autorità indipendenti sono anche affar suo, e da mesi speravamo che si accorgesse di un paio di presenze inquietanti al loro interno.

L’Autorità Garante della Privacy è vicepresieduta da un certo Giuseppe Chiaravalloti, plurinquisito in Calabria per gravissimi reati e sorpreso al telefono con la sua segretaria a invocare l’eliminazione fisica, a opera della “camorra”, del magistrato Luigi De Magistris.

Dell’Autorità Garante delle Comunicazioni fa parte il forzista Giancarlo Innocenti, sorpreso a trafficare con il premier Berlusconi (che lui chiama “Grande Capo”) per acquistare senatori del centrosinistra e per procacciare lucrosi contratti a un produttore berlusconiano impegnato nella compravendita dei senatori medesimi (vedi intercettazioni riportate nel libro “Papi”).

Purtroppo, il capo dello Stato ha citato quest’ultima Autorità per raccomandare ai giornalisti di attenersi all’«importante codice di autoregolamentazione» da essa fissato per censurare le notizie scomode al potere.


Ignoranti come siamo, pensavamo anche che gli uomini delle istituzioni fossero soggetti a critiche, tantopiù legittime quanto più alti sono i loro scranni.

Invece abbiamo ieri appreso dall’Augusta Favella che “chi mi critica non conosce la Costituzione”.

Insomma ogni critica alla sua Intoccabile Persona è lesa maestà, come nei regimi sovietici a lui tanto cari fino agli anni 50 (memorabile il suo elogio nel 1956, davanti al Comitato centrale del Pci, della repressione sovietica dei moti di Ungheria).


Pensavamo anche che il capo dello Stato non dovesse scendere nell’agone politico, per bacchettare questo o quello come un Capezzone o un Cicchitto o un Quagliariello qualsiasi.

Invece l’ha fatto con Antonio Di Pietro, reo addirittura di avergli chiesto di non promulgare leggi palesemente incostituzionali anziché chiosarle con la piuma d’oca.

Mal gliene incolse: Napolitano l’ha chiamato sarcasticamente “guerriero” accusandolo di “vano rotear di scimitarra”. Era dai tempi di Cossiga che un capo dello Stato non se la prendeva frontalmente con un leader dell’opposizione (fra l’altro isolatissimo e solitario, dinanzi a un governo strapotente e strafottente e a un’opposizione inesistente): solo che, contro Cossiga, il Pci di Napolitano chiese l’impeachment trattandolo da golpista.

Sui “guerrieri” alla Berlusconi & C. che roteano scimitarre tutt’altro che vane contro i magistrati e i giornalisti liberi, mai un sospiro dal Quirinale. Sui guerrieri alla Bossi & C., che ogni due per tre minacciano di “tirar fuori i fucili e i mitra” o di “oliare i kalashnikov”, ora contro i “comunisti” ora contro i “terroni” ora contro i “negri”, mai una parola dal Quirinale: un conto sono i fucili, i mitra e i kalashnikov, un altro le scimitarre.
Ignoranti come siamo, pensavamo che non rientrasse fra i compiti del capo dello Stato giudicare l’attendibilità di testimoni d’accusa in questo o quel processo: invece, ieri, Napolitano ha deciso che le nuove rivelazioni di Spatuzza, Riina, Ciancimino jr. e altri sui mandanti esterni delle stragi di mafia & Stato “vengono da soggetti per lo meno discutibili” e comunque non bisogna parlarne: secondo Napolitano quelle rivelazioni, totalmente ignorate da gran parte dei telegiornali di regime, “sono state accolte da un clamore un po’ eccessivo”.

In effetti, ne ha financo parlato qualche quotidiano.

La prossima volta, per favore, silenzio.

Il Presidente riposa.
Francesco Mangascià
22 luglio 2009 0:00
berlusconi, siede alla Camera dei Deputati dal 1994.
Giovanni Falcone:Palermo, 18 maggio 1939 – Palermo, 23 maggio 1992.
Paolo Emanuele Borsellino Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19 luglio 1992.
La ainistra, è dal dopoguerra che siede alla Camera dei deputati.
Francesco Mangascià
22 luglio 2009 0:00
Vergognatevi Voi, di difendere, quella sinistra infame, che collaborò con chi assassinò i servitori più fedeli dello stato. Conscia che tanto non sarebbe mai stata imputata per averlo fatto. Grazie anche gentaglia ignobile, come voi..
A.M.
21 luglio 2009 0:00
Mangascià, leggiti bene gli interventi qui sotto e poi VERGOGNATI per aver benedetto il lodo Alfano. Abbi un attimo di lucidità e VERGOGNATI
Antimafia2000
21 luglio 2009 0:00

Luigi de Magistris è stato nominato ieri Presidente della Commissione Controllo Bilanci al Parlamento Europeo.

Con il suo nuovo incarico potrà ora occuparsi, in una sede istituzionale, degli stessi temi o delle stesse deviazioni di cui già si era occupato ai tempi del suo impiego in magistratura.

Agnese
21 luglio 2009 0:00
La vedova ha ricordato quei giorni in un'intervista a La Storia siamo noi, per una puntata dal titolo "57 giorni a Palermo. La scorta di Borsellino", in onda domani alle 23.30 su RaiDue.

Nell'intervista a La storia siamo noi, Agnese Borsellino racconta a distanza di tanti anni che il marito era sicuro che la sua morte avrebbe scosso le coscienze.

"Due giorni prima che lui morisse mi ha detto: 'Io non vedrò i risultati del mio lavoro, li vedrete voi dopo la mia morte, perché la gente si ribellerà, si ribelleranno le coscienze degli uomini di buona volontà ".

Parlando degli assassini che hanno ucciso suo marito, la signora Agnese ammette di essere pronta a perdonarli ma solo se avranno il coraggio di dire la verità, tutto quello che sanno. "Se mi dicono perché l'hanno fatto, se confessano, se collaborano con la giustizia, perché se arrivi a una verità vera, io li perdono, devono avere il coraggio di dire chi glielo ha fatto fare, perché l'hanno fatto, se sono stati loro o altri, dirmi la verità, quello che sanno, con coraggio, con lo stesso coraggio con cui mio marito è andato a morire".

"Di fronte al coraggio io mi inchino - aggiunge - da buona cristiana dire perdono, ma a chi?, io perdono coloro che mi dicono la verità ed allora avrò il massimo rispetto verso di loro, perchè sono sicura che nella vita gli uomini si redimono, con il tempo, non tutti, ma alcuni si possono redimere è questo quello che mi ha insegnato mio marito".

Poi ricorda quel 19 luglio del 1992. "Era una giornata normale, mio marito si sentiva molto stanco, voleva accontentare me e i miei figli e fare una passeggiata a Villa Grazia, al mare.

Alle 16.30 quando sono venuti gli altri sei uomini della scorta, è andato dalla sua mamma perché doveva accompagnarla dal medico. Ha baciato tutti, ha salutato tutti, come se stesse partendo.

Lui aveva la borsa professionale, e da un po' di giorni non se ne distaccava mai. Allora mi è venuto un momento di rabbia, quando gli ho detto: 'Vengo con te'. E lui 'No, io ho fretta'; io: 'Non devo chiudere nemmeno la casa, chiudo il cancello e vengo con te'.

Lui continuava a darmi le spalle e a camminare verso l'uscita del viale, allora ho detto: 'Con questa borsa che porti sempre con te sembri Giovanni Falcone'. Sono arrivata a dire queste ultime parole".

Agnese parla poi degli uomini della scorta. "Per me erano persone, come per mio marito che facevano parte della nostra famiglia e vivevano quasi in simbiosi con noi, condividevamo le loro ansie, i loro progetti. Un rapporto oltre che di umanità, di amicizia e di reciproca comprensione e rispetto".

Sonia Alfano
21 luglio 2009 0:00
Sonia Alfano, europarlamentare, familiare di vittime di mafia, oggi scrive:

"Sono passati soltanto otto giorni dall'insediamento al Parlamento Europeo.

La realtà che si vive fuori dall'Italia è davvero diversa.

Gli altri Paesi forse non immaginano nemmeno in che Stato viviamo;

almeno questo è quello che ho potuto intuire quando ho visto i miei colleghi del gruppo ALDE letteralmente sconvolti sentendomi parlare delle nostre 4 più alte cariche.

Non pensavano che dell'Unione Europea potesse far parte un Paese che sospende i processi penali nei confronti delle alte cariche dello Stato e che copre anche crimini commessi al di fuori delle funzioni legate all'incarico, o prima di assumerlo, anche se colti in flagrante.

Siamo un Paese diverso.

Ho presentato la mia prima interrogazione parlamentare; riguarda proprio la legge italiana 124/08, conosciuta come “Lodo Alfano” proposta dal governo Berlusconi, approvata dal Parlamento italiano il 22 luglio 2008 e firmata dal Presidente della Repubblica.

Come si può, sulla base di “la legge è uguale per tutti”, permettere che 4 cittadini italiani siano più uguali degli altri?

Mi chiedo se la Commissione è al corrente di questi fatti e se la legge italiana sia in conformità con i diritti umani e le libertà fondamentali, la democrazia e lo Stato di diritto, come garantiti dalla Carta dei Diritti Fondamentali e dagli articoli 6 e 7 TUE.

Non è stato facile far comprendere ai miei colleghi la nostra situazione italiana proprio perchè non è concepibile che vi possa essere una legge del genere e che questa legge sia stata voluta proprio da chi va a godere dei benefici della stessa.

Ho avuto pieno sostegno dal mio gruppo.

E' per questo che lo porteremo insieme all'attenzione degli altri gruppi parlamentari e dei loro capigruppo così da essere coesi di fronte la più grande delle ingiustizie: in Italia la legge NON è uguale per tutti.

Non ci si aspetta appoggio dal PDL, si spera almeno in quello del Pdmenoelle, che abbia un attimo di coraggio e che si opponga al plurindagato, piduista, frequentatore di festini con escort, marito “malato”, corruttore, amico dei mafiosi, frequentatore di minorenni, utilizzatore delle risorse dello Stato per piaceri personali e spero loro ex “padre-padrone”.


Inizia così il Nostro fiato sul collo all'Italia: chi ha denunciato fino ad adesso queste situazioni è stata una limitata opposizione e la stampa estera, adesso ci siamo anche NOI."


fusse che fusse la volta bbona
20 luglio 2009 0:00
Non so se credere ad "un'al di la", non so se esiste, ma se davvero esistesse sono sicura che Falcone e Borsellino avranno continuato a lavorare per far emergere la verità, e se davvero la verità sta venendo fuori, allora altro che scossoni predetti da Dalema, sarà un vero e proprio terremoto,uno tsunami, una bufera che porterà via TUTTI gli indegni rappresentanti dello Stato, schifosi traditori e assassini. E allora anche Falcone e Borsellino sapranno che la loro morte non è stata vana, che luce della loro onestà, della lealtà verso lo Stato, della loro rettitudine e caparbietà è stata ancora capace, a tanti anni di distanza, di dare compiutezza e senso al loro lavoro ed alla loro morte.
E se tutto questo avverrà, potranno riposare in pace. Loro e TUTTE le vittime di mafia. Non ci sarà Lodo che tenga, non ci sarà legge all'uopo promulgata: fuori dal Parlamento TUTTI i collusi, TUTTI i fiancheggiatori, TUTTI i simpatizzanti.
TUTTI: "uomini d'onore, ominicchi e quaquaraqua".
Ma come mai nei TG si da largo spazio al polso rotto del Papa (prima notizia), alle curiosità di vario genere, alle ricette ed alle sagre paesane e di questo? NISBA.
Eh così va il mondo!
Beppe
20 luglio 2009 0:00
Paolo Borsellino era un giudice che sapeva di essere ammazzato.

Sapeva che il tritolo veniva dal continente (come dicono i siciliani), sapeva che era di origine militare, sapeva che se la mafia era l'esecutrice, una parte dello Stato era il mandante.

E' andato al macello insieme alla scorta.

Ogni domenica si recava a trovare sua madre in via D'Amelio.

Davanti al cancello del condominio non c'era una transenna, un divieto qualunque che impedisse di parcheggiare un'autobomba. Bastava un vigile per salvarlo.


Il fetore delle istituzioni di allora, in gran parte quelle di adesso, sta emergendo dalle dichiarazioni del figlio di Ciancimino, dalle denunce incessanti di quel piccolo grande uomo che è il fratello di Borsellino, Salvatore, dal processo a Marcello Dell'Utri in corso a Palermo.

I servizi segreti trattavano con la mafia, Totò Riina dettò le condizioni della pace tra Stato e mafia in un papello, una pace tra Stati conniventi. A ognuno il suo.


La verità verrà fuori, la luce della vita e della morte di Borsellino è troppo potente per impedirlo.

Antonio
20 luglio 2009 0:00
Pubblico l’udienza del processo d’appello a Marcello Dell’Utri che oggi rappresenta l’esempio di come la mafia e le relazioni mafiose siano fortemente compenetrate con i poteri delle istituzioni.

Di seguito il testo di un inviato:

"Venerdì 10 luglio 2009, un cordiale saluto dal tribunale di Palermo, udienza del processo d'appello per il senatore berlusconiano Marcello Dell'Utri, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa, già condannato a 9 anni in primo grado, oggi era attesa la requisitoria del procuratore generale Antonino Gatto, ma una lettera ritrovata qualche giorno fa tra le carte dimenticate relativa al processo contro Massimo Ciancimino, il figlio dell'ex sindaco di Palermo Vito, ha ha indotto lo stesso procuratore a chiederne l'acquisizione agli atti....




Nel testo scritto a mano, incompleto perché redatto su un foglio in parte strappato, Gatto ha detto che "si dimostra la continuità dei rapporti intercorsi fra l’imputato Dell’Utri e Cosa Nostra siciliana”. Perciò ha chiesto alla corte presieduta da Claudio Dall’Acqua, la possibilità di sentire lo stesso Massimo Ciancimino.
Negli interrogatori del 30 giugn o e del 1° luglio scorsi, Ciancimino ha dichiarato che la lettera fu ritirata da lui personalmente da Pino Lipari nel villino di San Vito Lo Capo alla presenza di Bernardo Provenzano dicendo che era indirizzata a Marcello Dell’Utri.
Quella lettera Ciancimino l'avrebbe consegnata al padre in carcere affinché gli fornisse “il proprio parere per farla avere ad una terza persona che non nomina” dice Gatto in aula.
Nel documento, definito dallo stesso Massimo Ciancimino "più grande di me" c'era scritto di uccidere un figlio di Berlusconi. Fra le righe si legge che “… quanto alla posizione politica intendo portare il mio contributo (che non sarà di poco) perché questo triste evento non ne abbia a verificarsi. Sono convinto che questo evento onorevole Berlusconi vorrà mettere a disposizione le sue reti televisive”.
La Corte in merito all’acquisizione di questa lettera si esprimerà il 17 settembre prossimo, data della prima udienza dopo la pausa estiva, e allo stesso tempo, giornata dedicata alla requisitoria."

zorro
19 luglio 2009 0:00


Ora che ne parla persino Totò Riina (a Bolzoni e Viviano, su la Repubblica di ieri), forse è il caso che anche i rappresentanti dello Stato dicano qualcosa sulle stragi del 1992-’93 e sulle trattative retrostanti.

Dal 1996 sappiamo da Giovanni Brusca, poi confermato dagli interessati e da Massimo Ciancimino, che due ufficiali del Ros dei Carabinieri, il colonnello Mario Mori e il capitano Giuseppe De Donno, dopo la strage di Capaci andarono a “trattare” con Vito Ciancimino e, tramite lui, con i capi di Cosa Nostra: lo stesso Riina e Bernardo Provenzano.

Sappiamo che Borsellino, dopo la morte dell’amico Giovanni Falcone, ingaggiò una forsennata lotta contro il tempo per individuare i mandanti di Capaci, e mentre interrogava uno dei primi pentiti, Gasparre Mutolo, fu convocato d’urgenza al Viminale dove si era appena insediato il ministro Nicola Mancino, poi tornò da Mutolo letteralmente sconvolto. Pochi giorno dopo, saltò in aria anche lui in via D’Amelio. Dopodichè la trattativa del Ros con Ciancimino e i corleonesi proseguì, tant’è che i secondi fecero pervenire ai due ufficiali un “papello” con le richieste della mafia per interrompere le stragi.

Ora, dal racconto di Ciancimino jr., apprendiamo che suo padre ricevette tre lettere di Provenzano indirizzate a Silvio Berlusconi: una all’inizio del 1992, prima delle stragi; una nel dicembre ‘92, dopo Capaci e via d’Amelio e prima delle bombe di Roma (via Fauro, contro Costanzo), Firenze, Milano e Roma (basiliche); una nel 1994, dopo la discesa in campo del Cavaliere, non a caso chiamato “onorevole”.Nell’ultima lo Zu’ Binnu prometteva all’attuale presidente del Consiglio, che aveva appena fondato Forza Italia e vinto le elezioni, un sostanzioso “appoggio politico” in cambio della disponibilità di una delle sue reti tv, guardacaso protagoniste nei mesi successivi di feroci campagne contro i magistrati antimafia e in difesa di imputati eccellenti nei processi su mafia e politica.

Sappiamo infine che nei momenti topici delle stragi si agitavano misteriosi soggetti dei servizi segreti, tra i quali uno col volto mostruosamente sfregiato. Ci stanno lavorando le Procure di Palermo e Caltanissetta, accerchiate dal silenzio tombale della politica e delle istituzioni. Eppure i protagonisti e comprimari di quella stagione dalla parte dello Stato sono vivi e vegeti, anzi han fatto carriera. Mancino, indicato da Brusca e Massimo Ciancimino come al corrente della trattativa, nega di aver mai visto o riconosciuto Borsellino nel fatidico incontro al Viminale, ed è vicepresidente del Csm. Mori - imputato di favoreggiamento mafioso per la mancata cattura di Provenzano nel 1996 dopo essere stato assolto con motivazioni severe dall’accusa di aver favorito la mafia non perquisendo il covo di Riina dopo la sua cattura - è stato a lungo comandante del Sisde e ora è consulente per la sicurezza del sindaco Alemanno. Gli ex procuratori di Palermo, Grasso e Pignatone, che nel 2005 trovarono a casa Ciancimino l’ultima lettera di Provenzano a Berlusconi e non ne fecero un bel nulla, sono rispettivamente procuratore nazionale antimafia e procuratore di Reggio Calabria.
Ci raccontano qualcosa, per favore?
Solange Manfredi
18 luglio 2009 0:00

Ci sono alcuni processi, che da tempo si stanno celebrando in Italia e che vedono coinvolti in reati gravissimi soggetti di primissimo piano delle nostre istituzioni, di cui i media non parlano, come se non esistessero.

Primo fra tutti, il più nascosto, è il processo che si sta celebrando a Brescia a carico del Generale Delfino accusato di concorso nella strage di Piazza della Loggia. Imputati nello stesso processo troviamo Pino Rauti (suocero del sindaco di Roma Alemanno), Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte e Giovanni Maifredi.

Ma, da lungo tempo, si sta celebrando anche il processo a Milano a carico del Generale dei Ros Gianpaolo Ganzer, del magistrato Mario Conte e di altri 23, tra ufficiali e sottufficiali dei Ros. L'accusa è di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, peculato e falso.

Altro Generale dei Carabinieri sotto processo, questa volta a Palermo, è il Generale Mori accusato, insieme al coll. Obinu, di favoreggiamento aggravato per aver agevolato Cosa Nostra, nello specifico di aver favorito la latitanza del boss Bernardo Provenzano.

Tre Generali dei Carabinieri sotto processo per reati gravissimi e i media, praticamente, non ne parlano.

Ma la cosa non è diversa per i processi a carico di politici, basti pensare al processo d'appello al senatore Marcello Dell'Utri, condannato in primo grado a per concorso esterno in associazione mafiosa a nove anni di reclusione e a due anni di libertà vigilata, oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Identica cosa per il processo ad Antonio Bassolino accusato, insieme ad altre 28 persone, tra cui alti dirigenti di Impregilo, di frode in pubbliche forniture, alla truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, abuso di ufficio, falso e reati ambientali commessi nel periodo in cui era Commissario Straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania.

Altro processo di cui non si parla è il processo Hiram, ovvero un processo che vede coinvolti, in un'associazione a delinquere finalizzata ad aggiustare o ritardare (al fine di far prescrivere i reati) i processi in Cassazione, mafiosi, massoni, avvocati, poliziotti e preti. Eppure, anche in questo caso nulla.

I media, che ci hanno sommerso di articoli e trasmissioni sui processi a Vanna Marchi, alla Franzoni, a Meredith, ecc... di questi processi non parlano.

Proveremo a farlo noi, nei prossimi articoli.


http://paolofranceschetti.blogspot.com/2009/07/i-processi-di -cui-non-si-deve-parlare.html
Gianni
18 luglio 2009 0:00

perchè nessuno ce ne aveva parlato?????????????


http://ilquotidianodellabasilicata.ilsole24ore.com/it/basili cata/potenza_letta_woodcock_basilicata_procura_roma_8441.htm l
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