Commenti
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IVAN. 17 dicembre 2011 0:16
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• (da Sugar:) «Pasolini [...] ACCATTONE e MAMMA ROMA
secondo me sono i suoi unici 2 capolavori dietro la macchina
da presa (non lo amo tantissimo come regista)...»
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Legittima opinione, anche se non condivisa dal
sottoscritto...
Innanzitutto dobbiamo ricordare che Pasolini non è mai
stato un “regista” nel vero senso del termine; dovremmo
sempre considerarlo più che altro “uno scrittore umanista
prestato al Cinema” (lui ci metteva le idee di massima, ma
poi gli aspetti “tecnici” dei suoi film erano curati
quasi in toto dal suo aiutante, Sergio Citti).
E nonostante questo (o forse proprio GRAZIE a questo) certe
innovazioni “bizzarre” di Pasolini nel modo di girare
hanno fatto scuola (per certi versi, come modalità di
realizzazione “ACCATTONE” mi ricorda “AMORE TOSSICO”
di Caligari. Immagino che ci capiamo al volo, senza
aggiungere altro).
Poi va detto che PPP non ha mai usato un linguaggio
comunicativo di immediata comprensione;
basti pensare alla sua opera cinematografica più
controversa, “SALÒ o LE 120 GIORNATE DI SODOMA”:
raccapricciante, indigeribile, un pugno nello stomaco.
Apparentemente sembra essere solo un susseguirsi di scene di
tortura e umiliazione, 2 ore di pura
“violence-exploitation” fine a se stessa, senza uno
straccio di trama...Eppure nasconde contenuti molto più
significativi.
Di “SALÒ”, Pasolini disse:
«So di aver fatto un film inguardabile, ma questa era
proprio la mia intenzione. Il giorno in cui il pubblico
potrà vedere “SALÒ” senza provare un brivido di
disgusto, vorrà dire che il senso di dignità dell'Uomo si
è spento del tutto.»
Alla faccia dei profeti di sventura, direi che ormai ci
siamo quasi arrivati. Quasi.
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sugar magnolia 6 dicembre 2011 22:42
http://youtu.be/P5harXkzqYs
Tratto da "A futura memoria" : Sergio Citti racconta Pier
Paolo Pasolini sui luoghi di "Accattone (1985)
BELLO, anche Franco Citti era un ragazzo problematico,
Pasolini, al suo primo film, lo fece diventare attore per un
attimo, in puro stile dell'epoca, Citti ci fa vedere la sua
borgata, dove PASOLINI sfido' l'establishment dell'epoca e
racconta che durante le riprese (non venivano
pagati...incredibile vero ?? girarono un capolavoro senza
essere pagati) gli "attori" spesso mancavano perche' andavno
a rubare per mangiare, e qualche volta venivano arrestati,
cosi' la produzione andava apagare la cauzione per farli
uscire e proseguire le riprese
pazzesco, davvero, e il risultato e' un capolavoro, Citti ci
fa vedere la Borgata originale (che in questa ripresa e'
gia' cambiata) dove ACCATTONE va incontro alla morte
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sugar magnolia 6 dicembre 2011 22:32
http://youtu.be/rZps5sqkFNw
Negli anni '50 Pasolini scopre la Roma delle borgate e dà
il suo peculiare contributo al movimento del neorealismo.
MILLEPAGINE ricorda il grande poeta e regista barbaramente
ucciso il 2 novembre 1975. VAI ALLO SPECIALE SUL PORTALE DI
MILLEPAGINE: http://www.millepagine.rai.it
_______________
segnalo questa MILLEGAINE.RAI.IT, davvero bello, peccato che
i video sono cosi' corti, pero' c'e di tutto, in questo qui
sopra OPasolini legge una sua pesia molto bella, molto
cruda.....bello davvero, qui si parla del periodo quando
Pasolini va aklla scoperta delle brogate romane, un vero e
proprio filone al quale regalera' quelli che secondo me sono
i suoi unici 2 capolavori dietro la macchina da presa (non
lo amo tantissimo come regista)
ci ha lasciato comunque 2 chicche spettacolari come
1. ACCATTONE
2. MAMMA ROMA
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IVAN. 29 novembre 2011 23:17
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I TANTI POCHI
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• (da Sugar:) «...Però è anche vero che YouTube è una
miniera di tutto, nessun altro strumento ti offre una tale
verietà di cultura di ogni ordine e grado, a portata di
clik...»
Non intendevo sminuire YuoTube, che ha anche aspetti
positivi (ci ho scovato dei filmati di Viktor Tsoj in
concerto, un colpo al cuore); le mie riserve riguardano il
Web in generale.
O uno ha già le idee chiare su COSA cercare (e come andarci
a colpo sicuro), o per lui questa sconfinata vastità
dell'Offerta si trasformerà in qualcosa di DELETERIO.
Non ti sei mai chiesto come mai le Èlites abbiano
tranquillamente permesso la nascita di uno strumento
apparentemente incontrollabile e pericoloso (per esse) come
Internet?
La verità è che mentre un utente è impegnato a navigare,
non sta “facendo” proprio NULLA, nel vero senso della
parola “FARE”: è fermo lì come una statua davanti ad
uno schermo.
E poco importa se stia chattando su FB oppure stia
raccogliendo/divulgando informazioni sulle malefatte delle
Èlites stesse: tirando le somme, è pur sempre fermo
impalato di fronte ad un monitor (e quindi, dal punto di
vista di mero “fare”, INATTIVO).
E per le Èlites, il fatto di poter incollare alla sedia per
diverse ore del giorno (rendendoli in fin della fiera
INERTI) milioni di potenziali “ribelli”, è un successo
incommensurabile.
Ritrovarsi ad un bar per chiacchierare sul tempo è già un
atto più sovversivo, poichè almeno è una “azione”
concreta, fisica, reale.
(Comunque fine parentesi; non è la sede giusta per
approfondire questo discorso. E neppure ho voglia di farlo,
sinceramente.)
=====================
• (da Sugar:) «Tu ami tantissimo Monicelli...»
Diciamo che per me il Mario è uno dei...“TANTI POCHI”,
uno di quegli Autori di cui val la pena guardare qualunque
cosa appaia sotto la sua firma (anche quando non è
pienamente riuscita).
Ce ne sono “tanti” in ogni corrente artistica (cinema,
letteratura, pittura, fumetto, musica), e allo stesso tempo
ce ne sono “pochi” perché questi maestri appartengono
tutti a scuole ormai in estinzione, ma SENZA RICAMBI
GENERAZIONALI: una volta che saranno scomparsi loro, il loro
vuoto sarà colmato da mediocri sfornatori di prodottini
usa-e-getta.
(Per fare un esempio pratico, nella Musica questo discorso
è molto evidente: siamo passati da De André, Guccini e
Battiato...a Ligabue, D'Alessio e la Pausini. Detto tutto. E
nessuno, tranne qualche nostalgico dai capelli bianchi,
tramanderà le opere di quei grandi Autori.)
Restando al cinema: ma sai che quasi nessun giovane delle
ultime generazioni conosce Fellini o Kubrick? Forse li hanno
sentiti nominare, ma non sanno citare un solo loro film.
Tutti lì a rincorrere filmetti strapieni di effetti
speciali e sculettamenti di bambole di plastica,
spettacoloni senza contenuto.
Non ci sono “simboli” (per dirla alla Zamolxis) in
prodotti del genere, nessun sotto-signficato da
interpretare, tutto il contenuto è lì in superficie. Ed è
ben poca cosa. Sotto il bel rivestimento di carta colorata,
il pacco è vuoto.
Tutto ciò è desolante, soprattutto se si pensa a tutti
quei potenziali “nuovi Monicelli” che vengono scartati
per far posto a volgari “Muccini” che l'attuale degrado
culturale propone come MODELLI per avere successo nel
Cinema. (Déjà vu, comunque, inutile ripetersi.)
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• (da Sugar:) «...e anche quello su Friz Lang, un
grandissimo maestro...»
Ok, Sugar, ma vale il discorso appena sopra...Che dobbiamo
fare? Ci mettiamo a parlare di un “certo” Fritz Lang
solo tra noi due?
In una Cultura un minimo decente (di cui un forum è lo
SPECCHIO in scala ridotta) un discorso su Lang dovrebbe
coinvolgere decine di partecipanti. In quel caso ci sarebbe
circolazione di energia, do ut des. Allora ne varrebbe la
pena.
Per come invece stanno le cose, anche un tema potenzialmente
affascinante si riduce ad un pour-parler fine a se stesso.
E' una delle ragioni per cui, indipendentemente dai meri
temi proposti, questo forum mi deprime. Esso è lontano anni
luce dal mio ideale concetto di “forum”. L'unica cosa
che trovo perfettamente logica, qui, è che nessun Bradipo
si senta invogliato a registrarsi per partecipare al
ciarpame che di norma viene quotidianamente presentato. Ma
anche questa osservazione è un dèjà vu, comunque.
Da parte mia preferisco dedicare il mio tempo libero a
luoghi un minimo più dinamici, e qui mi accontento di una
sbirciata ogni tanto, sapendo già bene cosa aspettarmi da
esso. Purtroppo.
(Anyhow, tanto per restare in tema: di Lang straconsiglio
“M. IL MOSTRO DI DUSSELDORF”, inquietante e nero come la
pece anche a distanza di 80 anni. Altro che muccinate...)
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sugar magnolia 28 novembre 2011 12:57
anche se di norma YouTube lo dribblo volentieri.
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pero' e' anche vero che e' una miniera di tutto, ho trovato
documentari su Jean Cocteau, Friz Lang, Alfred. H., Cahrlie
Chaplin, appunto Visconti, Ingmar Bergman..........e tanti
altri
da nessuna altra parte trovi un carnet cosi' ricco di tutto,
ma proprio tutto
non neghiamocelo..... Youtube e' diventato un contenitore di
cultura a futura memoria che non ha eguali nella storia
dell'uomo; chiunque, in qualunque momento puo' trovare quasi
tutto, e nessun altro strumento ti offre una tale verieta'
di cultura di ogni ordine e grado, a portata di clik....a
casa tua, senza dover comprare libri, andare in videoteca,
biblioteca e tutti gli altri giri che bisognava fare fino ad
alcuni fa
davvero e' un pozzo senza fondo, non si puo' non dare un 10
cum laude....se poi capisci l'inglese allora le possibilita'
di approfondimento SONO INFINITE, ASSOLUTAMENTE INFINITE
certo che, come ogni argomento, se lo vuoi davvero
approfondire (oltre i documentari che cmq sono gia'
qualcosa) nulla potra' mai sostitutire l'analisi di un
libro.,....il libro e' insostituibile, l'approfondimento per
antonomasia....e qui entra in campo Amazon (se non vuoi
passare dalla biblioteca)
IVAN
ho vouto approfondire la vicenda de IL MOSTRO DI FIRENZE,
dopo alcune conferenze e articoli trovati in rete, sono
andato su AMAZON per ordinare il testo principe della
vicenda :
(IL MOSTRO - ANATOMIA DI UN INDAGINE, di Michele Giuttari,
Capo della Mobile di Firenze che coordino' le indagini dal
1996 - 2001...quando venne traseferito perche' aveva alzato
il tiro dell'indagine sul 2° livello, e cio' quei 160
milioni di lire che Pacciani aveva disseminato in vari Uff
Postali delle Toscana, il medico Narducci trovato suicidato
nbel Trasimeno, la sua appartenenza alla Loggia Bellucci di
Perugia etc etc)
ED ECCO CHE AMAZON MI HA TROVATO ALTRI 9 TESTI INERENTI
L'ARGOMENT0 OFFRENDOMI IL 50 % DI SCONTO PER CIASCUNO DI
QUESTI CHE AVESSI VOLUTO ORDINARE......era martedi' sera, ne
ho ordinati cosi' 3 in tutto e per 18,50 euro su Carta Si',
giovedi' pomeriggio avevo nella mia posta il pacco con 3
libri...incluse le spese di spedizione
IN BIBLIOTECA AVREI SPESO DI PIU'....POCO MA SICURO !!!!
quindi, tra Youtube e Amazon e altri spunti-web, credo che
se vuoi approfondire qualcosa seriamente Youtube non sia
proprio da buttare ....
per non parlare poi di tutti i film e documentari che sono
caricati integralmente senza l'interruzione dei 10
min...........CAZZO, UNA MINIERA COME IL MONDO NON NE AVEVA
MAI VISTO PRIMA D'ORA, UN FORMIDABILE MEZZO DI PROPAGAZIONE
DELLA CULTURA TUTTA (ovvio, ci sonbo anche tantissime
cazzate....il mezzo c'e, poi dipende come vuoi usarlo e per
cosa)
AD MAIORA
ps
tu ami tantissimo Monicelli, me ne sono reso conto + volte,
ma ti invito a guardare questo documentario della BBC sul
grande Luchino....davvero e' gustosissimo !!
e anche quello su Friz Lang...un grandissimo maestro
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IVAN. 28 novembre 2011 0:57
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Spasibo, Sugar...anche se di norma YouTube lo dribblo
volentieri.
Di Visconti ho rivisto da poco “SENSO”. Lì c'è tutto
il Visconti che c'è da conoscere.
Non è un film “neorealista” nel vero senso del termine
(qui c'era un alto budget di produzione, e lo si vede
tutto), però ne rispetta appieno l'inventiva e i contenuti
di critica sociale, ripresi poi da Visconti in quello che
può essere considerato il film complementare di
“SENSO”, ovvero “IL GATTOPARDO” (“Se vogliamo che
tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”).
Ma soprattutto traspone la morte di una classe sociale,
cioè la fine di un mondo di “leoni e gattopardi”,
sostituiti da “sciacalli e iene”.
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A proposito; martedì su RAI MOVIE a partire dalle 13.00
c'è una maratona commemorativa su Monicelli, ad un anno
dalla scomparsa. Se capita, piuttosto che ravanare sul
WEB...
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sugar magnolia 27 novembre 2011 1:17
IVAN
se vai su Youtube all'indirizzo sotto troverai un bellissimo
documentario sul Maestro (Luchino Visconti) fatto dalla BBC,
diviso in 12 video, fatto davvero bene, si intitla
"Documentary on Luchino Visconti"
http://youtu.be/sz3ApU3GwEw
____________
sulla stessa pagina trovi doocumentari su ANNA MAGNANI,
Thomas Mann
il doc della BBC e' caricato dal EUROPACINEMA, sono 195
video, una vera miniera d'oro per chi ama il genere,
Pasolini, Ingmar Bergman, Maria Callas.....insomma una vera
pacchia, c'e da guardare per giorni.....mi meraviglio di non
averla gtrovata prima, uno che ha la mia passione per questi
"piccoli personaggi" della storia del cinema......195 video
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IVAN. 9 luglio 2011 9:29
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Oggi sul canale IRIS, maratona (6 film) di Federico
Fellini.
(Mi perderò "AMARCORD", che purtroppo trasmettono allo
stesso orario di "PLATOON" su Rai3. Che bastardi.)
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IVAN. 3 luglio 2011 9:48
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In tema di Vittorio de Sica...Ieri mi sono ri-ri-rivisto...
“UMBERTO D.”
...pietra miliare del Neorealismo, scritto con Cesare
Zavattini (binomio che è una garanzia già in partenza).
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Il protagonista (Umberto Domenico) è un anziano deluso
dall'esistenza; povero, malato, sfrattato, oppresso dai
debiti, e soprattutto solo.
La sua unica consolazione di vita è l'affetto per il suo
cane, e trovargli una sistemazione è l'unica ragione che lo
spinge a rimandare il suicidio.
Ma trovare una nuova casa per la bestiola non è così
semplice; Umberto si scontra con l'insensibilità e
l'egoismo delle persone, tutte indaffarate a coltivare il
proprio orticello.
Così il cane, unica creatura che ricambia il semplice
desiderio di comprensione umana di Umberto, diventa una
metafora; una bestia che si rivela più umana degli umani
(al di là delle “buone ragioni” che costoro possono
avere per non essere comprensivi coi propri simili).
Alla fine, non essendo riuscito a trovare una sistemazione
soddisfacente per il suo cane, in un momento di sconforto
Umberto decide di buttarsi sotto un treno insieme al fedele
amico. Ma sarà proprio la bestiola a divincolarsi
all'ultimo istante, facendolo desistere dal suo tragico
proposito.
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All'epoca (1952) il film subì un feroce boicottaggio
“politico”, in quanto ritraeva una vasta sotto-realtà
italiana (i poveri, gli anziani, i “dimenticati” dallo
Stato) che contrastava con l'immagine “positivista”
dell'Italia che la propaganda del Dopoguerra cercava di
imporre attraverso i media (cinema incluso, obv).
Ma questo, del resto, era un appunto mosso a tutto il
movimento Neorealista del tempo: i rovesci “scomodi”
dell'Italia non dovevano essere rimarcati, pena un danno
dell'immagine nazionale. E poco importava che questi
“rovesci della medaglia” riguardassero la maggioranza
della popolazione.
Meno male che adesso la propaganda mediatica è molto più
obiettiva nel descrivere la realtà tel-quel del cittadino
medio. (Oppure...niente di nuovo sotto il sole? Mah, mi sa
tanto che...)
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sugar magnolia 2 luglio 2011 21:57
in questo momento su Iris c'e
BOCCACCIO '70 (1962) 4 super-registi
Monicelli
De Sica
Visconti
Fellini ........e scusate se e' poco !!!
DETTO CIO' PERO' DEVO ESSERE ONESTO, IO GRANDISSIMO AMANTE
DEL CINEMA ITALIANO DELL'EPOCA, DEVO DIRE CHE QUESTA SOMMA
DI 4 EPISODI (peraltro troppo lunghi tutti sommati), mi ha
entusiasmato fino a un certo punto
De Sica doveva lavorare tantissimo per pagare i debiti di
Venezia e Montecarlo e spesso accettava qualunque cosa che
potesse portare anche solo 1 lira nelle sue tasche. Da non
scordare che prima e dopo questo sbiadito episodio, il
nostro giro capolavori come LA CIOCIARA e IERI OGGI E
DOMANI, quindi questo scivolone possiamo anche
perdonarglielo (e vorrei anche vedere......)
Il film, nella sua interezza, e in pieno stile dell'epoca e'
una satira contro costume lavoro e società italiana. In
quegli anni i film a episodi realizzati da diversi registi
di grosso nome erano abbastanza comuni. Ed era altresì
comune che la somma dei vari addendi non dava un risultato
pienamente soddisfacente.A mio parere anche questo Boccaccio
'70 non sfugge a quento detto prima........... il risultato
complessivo è inferiore a quanto ci si possa aspettare da 4
Mostri-Sacri.
A parte la durata fluviale che non facilita la fruizione
della pellicola c'è da dire che anche gli episodi sono
abbastanza alterni per efficacia: il miglior episodio(4
stelle) secondo me è nettamente quello di Fellini che
satireggia sui bacchettoni e benpesanti con una storia dagli
accenti surreali e che usa come meglio non si potrebbe
l'architettura moderna dell'EUR che assume un aspetto quasi
spettrale.
Il peggiore a mio parere è quello di De Sica(2 stelle) che
francamente non solletica nè appassiona,la satira è
anacquata in una commedia pseudopopolare.
mi e' piaciuto assai, l'episodio di Visconti, elegantissimo
come sempre e ben indovinati Tomas Milian e Romy Schneider
in degli interni di un palazzo romano che verranno ripresi
nel 1974 per il suo penultimo film SCENE DI FAMIGLIA IN UN
INTERNO
a livello concettuale tra i 4 atti del film, questo è
sicuramente il più centrato sulla satira del costume della
società italiana,è arguto ma se non lo avessi letto non
avrei capito che era un film di Visconti.
Infine l'episodio di Monicelli mi sembra discretamente
riuscito(3 stelle):l'Italia del boom economico deve
sottostare a regole ferree che sembrano scritte(se fossero
scritte)sempre e comunque contro i più deboli...e se non
hai un mutuo da pagare oggi (nel '63)non sei più
nessuno....
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lucillafiaccola1796 14 giugno 2011 19:43
la soffia... ha "vinto" l'oscar per il "napoletano" ché
quando re cita in italiano... fa pene!
in ogni caso qualsiasi napo letano o letana è un attore
nato!!!!!
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sugar magnolia 14 giugno 2011 19:39
ed ora tiro il Thread in prima pagina con una AUTENTICA
BOMBA ATOMICA
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MATRIMONIO ALL'ITALIANA (1964) di V. De Sica, con Sofia
Loren e Marcello Mastroianni
trasposizione cinematografica del celeberrimo FILOMENA
MARTURANO (1946) del'immenso Eduardo De Filippo, da lui
portato su pellicola nel 1951.
IL film del '51 e' praticamente identico alla piece
teatrale
Filumena Marturano, madre di tre figli, e da molti anni
serva e concubina di Domenico Soriano, vuole farsi sposare.
Ci riesce fingendosi morente. Ma occorre un altro
stratagemma IN QUANTO IL PRIMO NON VA A BUON FINE
Essendo pero' io un'amante delle opere di De Filippo, viste
da tutte in teatro, non me ne voglia De Sica
(E CHI CAZZO E' SUGAR MAGNOLIA X CRITICARE VITTORIO DE
SICA....???)
la storia di Filumena pone ha l'intento di far emergere una
napoli degradata, sconfitta, che ricorre agli espedienti
più impensabili per sopravvivere, gli estremi rimedi per
fronteggiare estremi mali, generando di conseguenza degli
intrecci che possono coinvolgere molteplici vite e che di
fatto sfuggono all' immaginazione. dicotomie come il povero
e il ricco, l'ignorante e l'istruito, la legge della strada
e quella dei codici, figli onesti e figli di putt. insomma
tutto ciò che a mio avviso rende filumena marturano
un'opera unica.
tutti questi elementi nel film passano in secondo piano.
anzi, sono solo meri espedienti per architettare una trama
che risulti godibile dal punto di vista cinematografico.
filumena marturano, cosi come gran parte dell'opera di
eduardo è uno spaccato della vita reale della napoli
dell'epoca. ciò rende unica questa commedia teatrale. nel
film il neorealismo si dissolve, a favore di
un'esasperazione della trama e del lato più superficiale di
tutta la storia, a scapito dei veri intenti che eduardo
voleva trasmettere.
in definitiva, un ottimo film, ma il capolavoro è l'opera
da cui prende spunto.
MARCELLO E SOFIA, VERA COPPIA REGINA DEL CINEMA ITALIANO
DELL'EPOCA (e quindi cinema mondiale) FINZIONANO SEMPRE,
sono qui al 4° film insieme.......
l'epoca felicissima iniziata nel 1958 con I SOLITI IGNOTI, a
mio parere finisce qui, il cinema italiano dara' ancora
gemme supoerbe, ma quegli anni impareggibili tra il '58 e il
'64 segneranno per sempre il nome del nostro paese nel
cinema mondiale
Nel '65 esce una legge che dice che un film puo' dirsi
italiano solo e soltanto se tutti i propri elementi sono
italiani al 100% (la precedente legge del '48 edita dal
sottosegretario agli Spettacoli, Giulio Andreotti diceva che
un film poteva dirsi italiano se era partecipato al
50%...eravamo appena usciti dalla guerra.....e non c'erano
mezzi, PERO', IN COMPENSO ABBONDAVANO I FUORICLASSE)
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sugar magnolia 16 maggio 2011 19:40
la scena finale de La Strada, Anthony Quinn sulla spiaggia
che tira le somme della sua vita, dove non ha voluto dare e
non ha quindi ricevuto, dove si e' chiuso verso tutti quanti
e nonostante cio' non e' stato in grado di aiutare se
stesso,........... dove ha voluto per se' quella piccola e
insulsa ragazzetta mezza ritardata che aveva osato
"ribellarsi", a lui, il grande Zampala' che spaccava le
catene di ferro con la forza dei soli polmoni.....aveva
osato ribellarsi a lui per infilarsi dietro al "Matto".....e
il Matto che l'aveva addirittura insultato ed umiliato
pubblicamente, davanti a tutto il Circo Ambulante
ebbene, il Matto aveva avuto cio' che si meritava, l'aveva
ucciso
pero' non aveva previsto che la ragazzetta, gia' mezza
ritardata di suo, a seguito di questa morte, consumata sotto
i suoi sensibili occhi, sarebbe scoppiata del tutto elui
avrebbe dovuto abbandonarla al suo destino
ma abbandonando lei avrebbe anche dustrutto cio' che ancora
di umano rimaneva in se stesso, lui Zampala'.....sulla riva
del mare...che piange ubriaco dopo essere stato scacciato da
un'osteria e dopo aver scacciato per l'ultima volta quei
pochi che gli si erano avvicinati per tentare di dargli una
mano
Zampala', il Grande Uomo, in riva al mare....a morire
solo...
QUANTA POESIA IN TUTTO CIO', hai fatto bene a evidenziare
questo passaggio di questo film bellissimo per il quale
venne inaugurato l'Oscar al miglior film straniero (dal
quale, negli anni successivi noi italiani avremmo pescato
letteralmente a mani basse, dal '55, iniziando con La
Strada, fino al '64 con IERI OGGI E DOMANI di De Sica
se non sbaglio, tra miglior film e sceneggiatura originale e
non, miglior attori, protagonisti e non etc etc, in 9 anni
portammo a casa ben 16 stauette
ALTRI TEMPI....ALTRE TESTE....ALTRI ATTORI .... ALTRI UOMINI
.....
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IVAN. 16 maggio 2011 10:42
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Niente da dire su "IL DELITTO DI GIOVANNI EPISCOPO", che non
ho ancora visto.
-----
Due paroline le merita "LA STRADA" di FF.
La prima è "splendido".
Un magistrale affresco dell'arte-di-arrangiarsi tipicamente
italiana, quella in cui non è il tuo carattere a stabilire
le tue scelte, bensì è ciò che fai a conformare il tuo
carattere (qui la parola "Strada" è infatti intesa
nell'accezione "Sbarcare il lunario", in qualunque modo, a
costo di sacrificare la propria dignità e svendere i
rapporti umani).
Quinn e la Masina sono interpreti azzeccatissimi; su di lui
è inutile sprecare lodi, è un mostro sacro...ma lei è
semplicemente INCREDIBILE nell'uso dell'espressività
facciale, una delizia da gustarsi col fermo immagine (se
invece penso a quella bambola di cemento della
Bellucci...Argh, lasciamo perdere).
La seconda parolina è "toccante".
Per come sono stati tratteggiati i personaggi, è
inevitabile provare una certa EMPATIA per gli eventi che gli
capitano, sia negli episodi di sfortuna, che nei (rari)
momenti di gioia.
La stessa cattiveria di Quinn/Zampanò desta più pena che
digusto; in fondo, non ha mai avuto un "potere" di cui
abusare coi più deboli, bensì è un povero disgraziato che
si rifà sui suoi pari.
(E se ad uno non viene un groppo nella scena finale in cui
Quinn crolla affranto...beh, deve avere un pezzo di cartone
al posto del cuore.)
.
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sugar magnolia 12 maggio 2011 21:32
riprendo questo Thread, che mi e' molto caro, con questo
assoluto gioiellino di un grande regista, che sul forum
ADUC, nei Thread che parlano di cinema e' stato
ingiustamente lasciato da parte
parlo di Alberto LATTUADA, un regista che, come Luchino
VISCONTI, prima che cineasta era un finissimo
intellettuale
come dice sempre IVAN citiamo le fonti da cui copiamo i
commenti, in questo caso il commento che copio-incollo sotto
mi e' piaciuto cosi' tanto che non ci metto nulla di mio, lo
lascio cosi' come l'ho trovato, e' davvero ben scritto
www.giusepperausa.it/episcopo.html
IL DELITTO DI GIOVANNI EPISCOPO, di A. Lattuada (1947), con
Aldo Fabrizi nei panni del protagonista
nel corso del film si notano le piccole parti di Alberto
Sordi, Gina Lollobrigida, Silvana Mangano, Ave Ninchi, che
in pochi anni da quel 1947 arebbero diventati, soprattutto
Sordi, dei veri mostri sacri del cinema italiano prima e
mondiale poi.....
_________________________
Dopo il pasticciato e truculento Bandito, Lattuada presenta
con successo alla mostra di Venezia nel settembre 1947 Il
delitto di Giovanni Episcopo (94 min.). Aiutato dagli
sceneggiatori Suso Cecchi D'Amico, Piero Tellini e Federico
Fellini, il cineasta milanese accantona ogni venatura
"neorealista" e ritorna ai drammi sentimentali che avevano
caratterizzato i suoi primi film. La pellicola infatti
traspone abbastanza fedelmente, spesso riproponendo i
dialoghi parola per parola, il breve ed efficace racconto di
d'Annunzio Giovanni Episcopo (uscito in tre puntate col
titolo Dramatis Personae sulla rivista Nuova Antologia nel
1891 e in volume col titolo definitivo l'anno seguente)
anche se laddove lo scrittore pescarese cercava soprattutto
di indagare il nietzschano rapporto tra forti e deboli,
padroni e schiavi, prendendo qualche spunto anche dai
dostoevskiani Delitto e castigo (1866) e L'idiota (1868; il
rapporto di tragica sottomissione del principe Miskin nei
confronti di Rogozin), Lattuada sviluppa maggiormente il
tema semplificato della sofferenza del protagonista finito
nelle mani di una donna odiosa e vampiresca. In ogni caso
l'angosciante e "notturna" vicenda dell'impiegato Episcopo
dapprima ridotto a servo e derubato dal malvivente Giulio
Wanzer, poi umiliato dalla opportunistica moglie Ginevra
trova nel racconto per immagini del cineasta una pregevole e
dignitosa trascrizione capace di illuminare il caso limite
di una natura debole e remissiva. Inoltre il secondo tema
del racconto costituito dallo struggente amore per il figlio
Ciro, unica gioia del disgraziato personaggio, viene dipinto
con commossa partecipazione: nel fulmineo epilogo sara'
proprio questa devozione verso il bambino a dare a Episcopo
la forza di ammazzare finalmente Wanzer il quale si
rivelera' pertanto non cosi' forte e intelligente, finendo
in definitiva cadavere. Il punto di forza di questo film
comunque privo di momenti eccelsi e' nella interpretazione
dell'ottimo Fabrizi che in parte ripete la figura del padre
amoroso gia' recitata con ancor maggior partecipazione nel
recente Mio figlio professore (Castellani, 1946), mentre
tutte le figure intorno a lui appaiono stereotipate, a
cominciare dalla simulatrice, sensuale Ginevra (una Yvonne
Sanson sempre prevedibile) e dal crudele Wanzer (un Roldano
Lupi monotono e privo di sfaccettature, assai migliore nella
figura dell'ambiguo assassino de Il testimone di Germi
[1946]).
Il film apre e chiude con due virtuositiche soggettive in
pianosequenza del protagonista il quale ci introduce cosi'
nella Roma umbertina e nei polverosi uffici dell'Archivio di
Stato dove passa le sue grige giornate. Con questo
stratagemma Lattuada "ricopia" in immagini la struttura
narrativa del testo dannunziano nel quale Episcopo narra in
prima persona e a cose avvenute il suo dramma ("Dunque, voi
volete sapere.... Che cosa volete sapere, signore? Che cosa
vi debbo dire? Che cosa? - Ah, tutto! - Bisognera' che vi
racconti tutto, fin dal principio" recita l'incipit del
racconto).
La pellicola si divide nettamente in due parti: Episcopo
sottomesso dapprima a Giulio Wanzer, poi a Ginevra Canale.
Nella prima meta' dell'opera la grigia esistenza
dell'impiegato viene travolta dal ciclone Wanzer: il
protagonista cambia casa, segue come un cagnolino il suo
nuovo padrone, si lascia sfregiare e derubare dall'uomo
forte che lo introduce in un "avventuroso" universo di
persone e cose tra le quali ricordiamo l'immagine dello
sfrontato Alberto Sordi al biliardo con gli amici, figura
ora marginale che ritroveremo quasi identica neiVitelloni
(come gia' detto Fellini e' uno degli sceneggiatori del
film). Come il Leporello mozartiano odia ed ama il terribile
Don Giovanni, cosi' un ambiguo legame unisce Episcopo al suo
signore; ed infatti la fuga di quest'ultimo in Argentina, a
causa di un furto scoperto, rende l'impiegato nuovamente un
uomo libero e apparentemente felice. Eppure di questa
liberta' roconquistata l'uomo sembra non sapere che farsene
poiche' ripiomba in un rapporto di umiliante sottomissione
sposando la disinibita ed inadatta Ginevra. Inizia il
secondo calvario del protagonista, ravvivato pero' dalla
presenza di Ciro. Gli intensi primi piani di Fabrizi, un
genere di inquadrature che segnavano anche i momenti
migliori del Bandito, comunicano con forza la dolente
situazione dell'uomo, che, nel suo naufragio esistenziale,
viene anche licenziato dal suo impiego all'Archivio per
inefficienza. L'epilogo cruento scoppia improvviso. Lattuada
modifica e appiattisce la conclusione del racconto: Episcopo
uccide Wanzer in procinto di fuggire con Ginevra (dunque per
non privare il figlio della non ineccepibile madre) mentre
nel piu' crudo testo dannunziano il padre interviene per
difendere moglie e figlio rudemente e gratuitamente
malmenato dal sadico "superuomo" (tra l'altro il racconto si
apre sulle struggenti riflessioni del protagonista intorno
al figlioletto morto, mentre nel film Ciro sopravvive). Alla
violenta fine dell'intruso segue un lacrimoso episodio
conclusivo inventato da Lattuada e dai suoi sceneggiatori:
Episcopo vaga col bambino febbricitante, lo porta in salvo
nella vecchia casa dove abitava prima di conoscere Wanzer,
lo saluta commosso lasciandolo nelle mani di Ginevra e va a
costituirsi (soggettiva finale). L'accentuazione del
carattere melodrammatico la quale produce spesso nel cinema
italiano pagine intensamente liriche poste in evidente
continuita' con la tradizione del teatro musicale, questa
volta opera al ribasso e termina la pellicola
imprigionandola in un reticolo di situazioni e stati d'animo
scontati, perdendo la classica sobrieta' che aveva segnato
larga parte della pellicola.
Se l'invenzione visiva vanta molte ricercatezze degne di
menzione (pianisequenze, soggettive e primi piani), la
colonna sonora dell'esperto operista Felice Lattuada delude,
limitandosi a un commento corretto ma sempre prevedibile.
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sugar magnolia 23 marzo 2011 23:02
LA STRADA (1954) di F. Fellini con Anthony Quinn, Giulietta
Masina, Richard Basehart.
quanta pesia meravigliosa in questo toccante film che per
primo cosacro' Fellini in tutto il mondo; primo Oscar come
film straniero nel 1956
la recitazione di Quinn e la Masina e' superba
il film che ha dato notorietà internazionale a Federico
Fellini, col suo primo Oscar come miglior film straniero (in
realtà il primo in assoluto). Si ritrovano tutti i temi
cari al maestro: la passione per l’ambiente circense,
l’affetto sconfinato verso i freaks d’ogni tipologia e
latitudine, le suggestioni religiose (l’inquietante
processione) e il proverbiale finale sulla spiaggia. Primo
mattone del nuovo cinema felliniano: prende le mosse dal
neorealismo e lo trasporta in una dimensione magica, eterea,
mantenendo solo il numero minimo indispensabile di agganci
alla realtà (i dialetti, la locandina di un film). Con una
scena spesso riservata a soli due personaggi, qualche
lungaggine di troppo svela gli acciacchi dell’età.
Anthony Quinn nel ruolo che – insieme a Zorba – vale una
carriera; Giulietta Masina incantevole.
Anche Leone d’Argento a Venezia 1954.
Uomo di natura violenta, Zampanò si esibisce nelle piazze e
nelle fiere di paese come mangiatore di fuoco. Da una povera
contadina carica di figli compra per diecimila lire
Gelsomina, una ragazza ingenua e ignorante, per usarla come
spalla nei suoi spettacoli. Diventata a forza la sua amante,
Gelsomina, creatura sensibile, tenta invano di fuggire da
lui che la maltratta continuamente. Finiti in un circo,
Gelsomina conosce il Matto, strana figura di equilibrista
girovago mite e gentile che non perde occasione per deridere
e umiliare Zampanò. Questi, in un litigio,
involontariamente lo uccide. La tragedia fa uscire del tutto
di senno Gelsomina, turbata giorno e notte dal ricordo del
Matto. Zampanò allora l'abbandona, continuando la sua vita
di vagabondo e temendo di essere scoperto e arrestato.
Alcuni anni dopo scopre per caso che Gelsomina è morta, e
improvvisamente prende coscienza della sua solitudine:
abbandonato da tutti piange su una spiaggia deserta.
LA SCENA FINALE DI ZAMPANO' CHE PIANGE DISPERATO, DOPO
ESSERE STATO BUTTATO FUORI DA UN'OSTERIA, COMPLETAMENTE
UBRIACO, SOLO E ABBANDONATO DA TUTTI E' STRUGGENTE, da sola
vale una carriera intera.
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lucillafiaccola1796 9 marzo 2011 19:37
non ci sono problemi
mo' chiudono anke Cinecittà !
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IVAN. 8 marzo 2011 8:43
.
Non direi che "vi seguo", Sugar. Ormai sbircio questo sito
solo una volta ogni tanto. Quando un forum si fossilizza su
soltanto 5-6 utenti senza alcun rinnovo, vuol proprio dire
che è alla frutta. Et in pace requiescat.
-----
(Un paio di tirate d'orecchie, tanto per fare il
pignolaccio:)
«Frtyiz lang...» (FRITZ Lang)
«Cuckor...» (CUKOR)
«Orson Walles...» (Orson WELLES)
«Citizan Kane...» (CITIZEN Kane)
-----
Se sei interessato al "Noir" americano, non puoi perderti
(cito a caso) Howard Hawks con "SCARFACE" (quello del 1932,
non l'orribile remake di De Palma del 1985), "L'INFERNALE
QUINLAN" di Welles, "IL MISTERO DEL FALCO", e il superbo
"M.- IL MOSTRO DI DUSSELDORF" di Lang.
In epoca più recente, un ottimo Noir può essere
considerato "ANGEL HEART" (1987) di Alan Parker.
.
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sugar magnolia 7 marzo 2011 0:23
grazie Ivan, visto che sono a casa da lavorare non
manchero', e grazie anche per aver ripostato su questo
Thread, in questi tempi ho un po' abbandonatl il filone
italiano e mi sono dedicato ad un genere che ho scoperto
appieno e approfondito solo ultimamente.
Il noir americano anni '40 di Frtyiz lang (che e' poi un
espressionista), Billy Wilder (geniale con Sunset Boulevard
e L'asso nella manica) Cuckor, il grande Orson Walles con
Citizan Kane-Quarto Potere, la Signora di Shanghai etc)
ho trascurato di scriverne, ma lo faro su questi titoli
principali, vere Pietre Miliari della Storia del Cinema, nel
Thread dei Film piu' belli del mondo, questa settimana ho
tempo e sto decisamente meglio)
ciao Ivan, a presto (tanto so che ci segui......)
good night, good luck and good movie
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IVAN. 6 marzo 2011 22:12
.
Sugar, una volta hai scritto che ti interessava vedere "IN
NOME DELLA LEGGE" di Germi...Ebbene, lo trasmettono stanotte
alle 0.35 su RAI Movie. Vedi tu.
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sugar magnolia 25 febbraio 2011 18:33
FANTASMI A ROMA (1960)
Regia: Antonio Pietrangeli
Interpreti: Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Eduardo
De Filippo, Tino Buazzelli
Alla morte dell'anziano principe di Roviano l'antico palazzo
in cui abitava rischia di essere demolito per far posto a
una speculazione edilizia. I fantasmi dei suoi antenati,
placidi abitatori del palazzo, fanno di tutto per impedirne
la demolizione e alla fine riescono a salvarlo grazie a un
amico fantasma pittore che intreccia persino una breve love
story con una bella trapassata.
Traducendo in film una sceneggiatura brillante e spiritosa
A. Pietrangeli ha saputo narrare la sua favola surrealistica
con un distacco e un'eleganza inconsueti alla commedia
italiana
davvero gosibilizzimo, fine ed elegante, sullo sfondo, come
in molti film dell'epoca, sta il tema della speculazione
edilizia (film principre in tal senso e' l'insuperato MANI
SULLA CITTA', film di titt'altra pasta, li' si parla di
denuncia tout-court, in toni accesi e perentori, qui invece
e' solo il pretesto per narrare una storia molto originale,
che per surreealismo mi ricorda, seppur da lontano, MIRACOLO
A MILANO del grandissimo V. De Sica....detto cio' altre
analogie tra questi 2 film non ce ne sono-4
UNA PICCOLA PERLA NENATA AL CENTRO DEL PERIODO PIU' AURIFERO
DEL NS. CINEMA (1960)
se volessimo fare un piccolo controllo sui fiolm usciti in
Italia nell'anno 1960.....beh' rimarremmo a bocca aperta per
qualita' e quantita'.
ma TIREMM INNANZ....ci rimarremo solo male e basta, meglio
guardarli uno alla volta senza paragonare l'anno 1960 con
l'anno 2010......oddio, non voglio nemmeno pensare a voler
fare una tabella Excel, con a sx i titoli del '60 e a dx
quelli del '10 .......CHE CONFRONTO IMPIETOSO NE USCIREBBE
!!
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IVAN. 8 febbraio 2011 22:17
.
(Olè, evocato & arrivato.)
Stasera su RAI MOVIE alle 22.45:
"INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO"
Piccolo gioiellino di Elio Petri del filone "politico" dei
primi '70, con un memorabile Gian Maria Volontè.
Efficace critica al potere della Polizia, e al pericolo di
poterne abusare impunemente, ispirato al giovenalesco "Chi
controlla i Controllori".
Con questo film Petri ha voluto simboleggiare la metamorfosi
della Società italiana ad una fase più "adulta", così
fiduciosa della propria Democrazia da potersi permettere di
criticare anche istituzioni (la Polizia, appunto) ritenute
sacre e intoccabili.
Quanto mai profetico.
.
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lucillafiaccola1796 24 gennaio 2011 19:52
noooooo la notte nooooooo
fantasmi a roma invece.... bellissimo... me lo fece vedere
mia nonna!
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sugar magnolia 24 gennaio 2011 16:27
IL BELL'ANTONIO (1960) di M. Bolognini con M. Mastrianni e
C. Cardinale
Eccoci tornati al mio attore preferito, per la sua eleganza,
la sua classe e le figure che ha incarnato nei suoi film,
.....grazie Marcello
Antonio Magnano, giovane di bella presenza, cui vengono
attribuite numerose avventure sentimentali, dopo parecchi
anni di permanenza a Roma ritorna alla nativa Catania, dove
il padre Alfio gli ha trovato una sposa, Barbara Puglisi.
Uniformandosi al volere paterno, Antonio sposa Barbara; ma
trascorso un anno, il padre di Barbara dà ad Alfio la
notizia che il matrimonio verrà sciolto per le condizioni
fisiche del marito. Così avviene, e mentre Barbara sposa il
duca di Bronte, uomo anziano, ma ricco; Alfio "per
riscattare l'onore della famiglia" riprende a frequentare
una casa di appuntamenti e poco dopo muore. La vedova ben
presto si consola; la giovane servetta di casa sta per
diventare madre e la paternità del nascituro viene
attribuita ad Antonio.
Dal gran tema da opera buffa del romanzo (1949) del
siciliano Vitaliano Brancati (1907-54), Bolognini ha tratto
un film lirico più che satirico, carico di dolorosa
malinconia. Lo spostamento dell'azione dalla fine degli anni
'30 agli anni '50 è una delle cause del mutamento di stile:
il film è una commedia di carattere più che di costume e
sfiora la maniera, nonostante la resa degli interpreti e il
raffinato gusto dell'ambientazione. Un ottimo Mastroianni,
una fulgida Cardinale (doppiata da Rita Savagnone), un
suggestivo bianconero di Armando Nannuzzi che spesso ricorre
alla profondità di campo. Sceneggiato, con il regista e
Gino Visentini, da P.P. Pasolini che lo giudicò un film "un
po' lento, un po' ambiguo e che tuttavia è pieno di una
misteriosa e seducente suspense". Brasseur con la voce di
Ivo Garrani. Vela d'oro al Festival di Locarno. Restaurato
dalla Philip Morris.
UNA CURIOSITA'
Mastroianni, in quel periodo (1959 - '60) giro, in fila
1. La Dolce Vita
2. Il bell'Antonio
3. Adua e le sue compagne
4. Fantasmi a Roma
5. La Notte
6. Divorzio all'italiana
SE LI CONOSCETE NOTATE LA QUALITA' DI QUESTI FILM, CHE
INVECE PER L'EPOCA ERANO LA NORMALITA', il vero periodo
d'oro del ns. cinema
|
IVAN. 22 gennaio 2011 18:44
.
(da Sugar – oggi:) «...è mai possibile che nessuno dei
forumisti ADUC voglia commentare qualche bel film? Ma forse
è chiedere troppo...»
(da Sugar – 8 luglio 2009:) «Mi rendo conto con grande
rammarico che l'argomento che ho lanciato non interessa a
nessuno.»
(da Sugar – 16 febbraio 2010:) «Sembra che a nessuno
interessi parlare del periodo d'oro del ns. cinema.»
_____________________________
...Come vedi sei recidivo, compagno Sahar.
Un utente commenta l'argomento che si sente di commentare, e
quando si sente di farlo. Punto. Nient'altro si aggiunge
(né DEVE aggiungersi) a cotanta semplicità.
Inoltre non deve sorprenderti che la proporzione di
appassionati di Cinema sia circa di 1/5;
ora considera quanti siano gli utenti più o meno stabili di
questo forum, e trai le tue conclusioni numeriche (in
matematica dovresti essere abbastanza bravino...)
Altra cosina: in precedenza, avevo già evidenziato che
l'aver scelto di restringere l'argomento del thread "solo"
ai film del periodo Neorealista risultasse un po'
limitativo, rispetto ad un thread sul Cinema a 360° gradi
(es: su "C'ERA UNA VOLTA IL WEST", "SIGNORE E SIGNORI" e
vari altri, si era già discusso sul thread parallelo).
Devi tener conto anche di questi fattori.
Detto ciò, personalmente mi va benissimo rispolverare un po
di "amarcord" (perdona il doppio senso...), anche come
antidoto alla seriosità (non "serietà", n.b.) generale del
forum.
Take what comes, and as it comes.
(P.S: Di Zurlini consiglio "LA RAGAZZA CON LA VALIGIA",
forse la sua opera più rappresentativa.)
.
|
JOKER 22 gennaio 2011 14:28
Sugar, il fatto che non partecipo a questo thread è che
alcuni film li scanso di proposito mentre altri mi lasciano
quella bellissma sensazione ed enrgia ed appagamento, che
cercare di sviscerare come fate voi le dinamiche dei film o
i vostri punti di vista, mi toglierebbe da dentro quello che
di bello mi è rimasto.
A volte è come una bella vacanza o evento.
Quando hai vissuto la situazione, cercare di condividerla,
soprattutto per iscritto, ti toglie anziché ti aggiunge.
Almeno per me è così.
Quando vedo un bel film, che mi piace, che mi lascia
un'emozione, una carica, un'energia, mi rimane così in
mente o addirittura "dentro" che mi basta rilassarmi e
concentrarmi per "rivivere" quelle precise emozioni...
Altro non mi occorre (se non rivederli quando mi
ricapita)...e se non mi viene spontaneo commentarli, il
provarci non darebbe nulla a me e nulla a voi.
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sugar magnolia 22 gennaio 2011 14:18
ma a parte IVAN e' mai possibile che nessuno dei forumisti
ADUC voglia commentare qualche bel film ??
avevamo il cinema piu' bello e ricco del mondo, ed ora,
nell'epoca delle Coloradine di Papi, le Olgettine, i Checco
Zalone, Aldo, Govanni e l'altro sfigato, i Cettola Qualunque
e i CINEPA NETTONI DI Neri Parenti ........beh' speravo che
qualcuno avesse la voglia e il buon gusto di scrivere e
commentare qualcosa di bello, che, anche se vecchio e'
sempre e comunque 1000 spanne superiore alla monnezza
culturale che ci circonda attualmente e chge sparge i suoi
liquami in tutta l'aria circostante.
MA FORSE E' CHIEDERE TROPPO ....
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sugar magnolia 22 gennaio 2011 14:09
CRONACA FAMILIARE (1962) di Valerio Zurlini con M.
Mastroianni
Enrico, un giornalista, riceve una telefonata che gli
annuncia la morte del fratello minore, Dino. In preda al
dolore, rievoca le principali tappe della loro non facile
vita, a partire dall'infanzia, poverissima e desolata dopo
la morte dei genitori. Negli anni successivi varie traversie
del destino li hanno tenuti a lungo separati anche se, nei
brevi momenti di vita in comune, il loro legame ne era
sempre uscito rinsaldato.
Malinconico ma asciutto apologo di Zurlini su una
generazione che, tra fascismo, guerra e dopoguerra, aveva
conosciuto solo sconfitte. Dall'omonimo romanzo di Vasco
Pratolini, una delle più intense interpretazioni di
Mastroianni
DAVVERO BELLO, STRUGGENTE, TRISTE, ASCIUTTO E MALINCONICO,
descrive benissimo il travaglio interiore di Vasco Pratolini
nell'avvicinamento a questo fratello che gli era stato tolto
da questa adozione in giovanissima eta, e successivamente
ritrovato, il tempo passato insieme, la poverta' della loro
situazione, le speranze, le gioie, le rinuncie, fino al
tristissimo epilogo
MASTROIANNI SI ESPRIME NEL SUO PERIODO D'ORO (1958-1963) IN
UNA INTERPRETAZIONE DAVVERO TOCCANTE....CHE DIRE....un
attore immenso
Questo film non e' per tutti, pero' se si vuole vedere una
bellissima trattazione cinematografica tratta da un romanzo
ancora piu' bello.quesat ne e' l'occasione
|
sugar magnolia 9 gennaio 2011 18:22
C'ERA UNA VOLTA IL WEST (1968) di S. Leone,
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Charles Bronson, C. Cardinale, Henry Fonda
Magistrale elegia del West, film davvero crepuscolare sul
tramonto di un’epoca e sul difficile passaggio verso
un’altra, capolavoro indiscutibile di Leone, che
riutilizza addirittura la Monument Valley di Ford per un
grandioso omaggio al genere che più ha amato: la razza dei
cowboy cinici e individualisti sta per essere soppiantati da
quella degli affaristi, non tanto diversi in fondo.
Celebra l'epopea della ferrovia, secondo me vista come
avanzamento continupo del progresso di una nazione nuova, in
embrione, che allora stava nascendo, con la polvere, il
sudore della fronte, e tutti gli stereotipi cari e classici
del western all'americana.
Leone e' forse l'unico regista italiano che ha fatto cinema
western con contenuti propriamente americani.
Infatti questa e' una produzione Paramount, e Leone, per la
prima volta, pote' contare sugli enormi mezzi americani di
produzione, il luogo x le riprese e' nientemeno che la
Monument Valley (tanto cara a Jhon Ford, che Leone amava
tantissimo).
Un episodio curioso :
Paramount taglio' e viviseziono' il film che in origine
durava 175 minuti.
Venne cosi' rimaneggiato in fase di montaggio che molto
dello spirito iniziale venne snaturato.
E perche' fece cio' ??
perche' ogni sera voleva fare uno spettacolo in piu' per
incassare un ultimo biglietto e vendere piu' popcorn (non
sto scherzando.....!!!!)
La versione integrale, come la conosciamo noi adesso, usci'
solo nel 1984.
che dire....sic transit gloria mundi !!!
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sugar magnolia 9 gennaio 2011 16:13
certo certo,.....lo capisco benissimo, se in quel momento le
regole sono quelle, tu che sei seduto devi saper stare a
tavola (parafrasando Giolitti).
cmq un film stupendo .....
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