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IVAN.
17 dicembre 2011 0:16
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• (da Sugar:) «Pasolini [...] ACCATTONE e MAMMA ROMA secondo me sono i suoi unici 2 capolavori dietro la macchina da presa (non lo amo tantissimo come regista)...»
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Legittima opinione, anche se non condivisa dal sottoscritto...

Innanzitutto dobbiamo ricordare che Pasolini non è mai stato un “regista” nel vero senso del termine; dovremmo sempre considerarlo più che altro “uno scrittore umanista prestato al Cinema” (lui ci metteva le idee di massima, ma poi gli aspetti “tecnici” dei suoi film erano curati quasi in toto dal suo aiutante, Sergio Citti).

E nonostante questo (o forse proprio GRAZIE a questo) certe innovazioni “bizzarre” di Pasolini nel modo di girare hanno fatto scuola (per certi versi, come modalità di realizzazione “ACCATTONE” mi ricorda “AMORE TOSSICO” di Caligari. Immagino che ci capiamo al volo, senza aggiungere altro).

Poi va detto che PPP non ha mai usato un linguaggio comunicativo di immediata comprensione;
basti pensare alla sua opera cinematografica più controversa, “SALÒ o LE 120 GIORNATE DI SODOMA”: raccapricciante, indigeribile, un pugno nello stomaco.
Apparentemente sembra essere solo un susseguirsi di scene di tortura e umiliazione, 2 ore di pura “violence-exploitation” fine a se stessa, senza uno straccio di trama...Eppure nasconde contenuti molto più significativi.

Di “SALÒ”, Pasolini disse:
«So di aver fatto un film inguardabile, ma questa era proprio la mia intenzione. Il giorno in cui il pubblico potrà vedere “SALÒ” senza provare un brivido di disgusto, vorrà dire che il senso di dignità dell'Uomo si è spento del tutto.»

Alla faccia dei profeti di sventura, direi che ormai ci siamo quasi arrivati. Quasi.


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sugar magnolia
6 dicembre 2011 22:42
http://youtu.be/P5harXkzqYs




Tratto da "A futura memoria" : Sergio Citti racconta Pier Paolo Pasolini sui luoghi di "Accattone (1985)

BELLO, anche Franco Citti era un ragazzo problematico, Pasolini, al suo primo film, lo fece diventare attore per un attimo, in puro stile dell'epoca, Citti ci fa vedere la sua borgata, dove PASOLINI sfido' l'establishment dell'epoca e racconta che durante le riprese (non venivano pagati...incredibile vero ?? girarono un capolavoro senza essere pagati) gli "attori" spesso mancavano perche' andavno a rubare per mangiare, e qualche volta venivano arrestati, cosi' la produzione andava apagare la cauzione per farli uscire e proseguire le riprese

pazzesco, davvero, e il risultato e' un capolavoro, Citti ci fa vedere la Borgata originale (che in questa ripresa e' gia' cambiata) dove ACCATTONE va incontro alla morte
sugar magnolia
6 dicembre 2011 22:32
http://youtu.be/rZps5sqkFNw


Negli anni '50 Pasolini scopre la Roma delle borgate e dà il suo peculiare contributo al movimento del neorealismo.
MILLEPAGINE ricorda il grande poeta e regista barbaramente ucciso il 2 novembre 1975. VAI ALLO SPECIALE SUL PORTALE DI MILLEPAGINE: http://www.millepagine.rai.it

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segnalo questa MILLEGAINE.RAI.IT, davvero bello, peccato che i video sono cosi' corti, pero' c'e di tutto, in questo qui sopra OPasolini legge una sua pesia molto bella, molto cruda.....bello davvero, qui si parla del periodo quando Pasolini va aklla scoperta delle brogate romane, un vero e proprio filone al quale regalera' quelli che secondo me sono i suoi unici 2 capolavori dietro la macchina da presa (non lo amo tantissimo come regista)

ci ha lasciato comunque 2 chicche spettacolari come

1. ACCATTONE

2. MAMMA ROMA
IVAN.
29 novembre 2011 23:17
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I TANTI POCHI
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• (da Sugar:) «...Però è anche vero che YouTube è una miniera di tutto, nessun altro strumento ti offre una tale verietà di cultura di ogni ordine e grado, a portata di clik...»


Non intendevo sminuire YuoTube, che ha anche aspetti positivi (ci ho scovato dei filmati di Viktor Tsoj in concerto, un colpo al cuore); le mie riserve riguardano il Web in generale.
O uno ha già le idee chiare su COSA cercare (e come andarci a colpo sicuro), o per lui questa sconfinata vastità dell'Offerta si trasformerà in qualcosa di DELETERIO.

Non ti sei mai chiesto come mai le Èlites abbiano tranquillamente permesso la nascita di uno strumento apparentemente incontrollabile e pericoloso (per esse) come Internet?
La verità è che mentre un utente è impegnato a navigare, non sta “facendo” proprio NULLA, nel vero senso della parola “FARE”: è fermo lì come una statua davanti ad uno schermo.
E poco importa se stia chattando su FB oppure stia raccogliendo/divulgando informazioni sulle malefatte delle Èlites stesse: tirando le somme, è pur sempre fermo impalato di fronte ad un monitor (e quindi, dal punto di vista di mero “fare”, INATTIVO).
E per le Èlites, il fatto di poter incollare alla sedia per diverse ore del giorno (rendendoli in fin della fiera INERTI) milioni di potenziali “ribelli”, è un successo incommensurabile.
Ritrovarsi ad un bar per chiacchierare sul tempo è già un atto più sovversivo, poichè almeno è una “azione” concreta, fisica, reale.

(Comunque fine parentesi; non è la sede giusta per approfondire questo discorso. E neppure ho voglia di farlo, sinceramente.)

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• (da Sugar:) «Tu ami tantissimo Monicelli...»


Diciamo che per me il Mario è uno dei...“TANTI POCHI”, uno di quegli Autori di cui val la pena guardare qualunque cosa appaia sotto la sua firma (anche quando non è pienamente riuscita).

Ce ne sono “tanti” in ogni corrente artistica (cinema, letteratura, pittura, fumetto, musica), e allo stesso tempo ce ne sono “pochi” perché questi maestri appartengono tutti a scuole ormai in estinzione, ma SENZA RICAMBI GENERAZIONALI: una volta che saranno scomparsi loro, il loro vuoto sarà colmato da mediocri sfornatori di prodottini usa-e-getta.

(Per fare un esempio pratico, nella Musica questo discorso è molto evidente: siamo passati da De André, Guccini e Battiato...a Ligabue, D'Alessio e la Pausini. Detto tutto. E nessuno, tranne qualche nostalgico dai capelli bianchi, tramanderà le opere di quei grandi Autori.)

Restando al cinema: ma sai che quasi nessun giovane delle ultime generazioni conosce Fellini o Kubrick? Forse li hanno sentiti nominare, ma non sanno citare un solo loro film. Tutti lì a rincorrere filmetti strapieni di effetti speciali e sculettamenti di bambole di plastica, spettacoloni senza contenuto.
Non ci sono “simboli” (per dirla alla Zamolxis) in prodotti del genere, nessun sotto-signficato da interpretare, tutto il contenuto è lì in superficie. Ed è ben poca cosa. Sotto il bel rivestimento di carta colorata, il pacco è vuoto.
Tutto ciò è desolante, soprattutto se si pensa a tutti quei potenziali “nuovi Monicelli” che vengono scartati per far posto a volgari “Muccini” che l'attuale degrado culturale propone come MODELLI per avere successo nel Cinema. (Déjà vu, comunque, inutile ripetersi.)

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• (da Sugar:) «...e anche quello su Friz Lang, un grandissimo maestro...»


Ok, Sugar, ma vale il discorso appena sopra...Che dobbiamo fare? Ci mettiamo a parlare di un “certo” Fritz Lang solo tra noi due?
In una Cultura un minimo decente (di cui un forum è lo SPECCHIO in scala ridotta) un discorso su Lang dovrebbe coinvolgere decine di partecipanti. In quel caso ci sarebbe circolazione di energia, do ut des. Allora ne varrebbe la pena.
Per come invece stanno le cose, anche un tema potenzialmente affascinante si riduce ad un pour-parler fine a se stesso.
E' una delle ragioni per cui, indipendentemente dai meri temi proposti, questo forum mi deprime. Esso è lontano anni luce dal mio ideale concetto di “forum”. L'unica cosa che trovo perfettamente logica, qui, è che nessun Bradipo si senta invogliato a registrarsi per partecipare al ciarpame che di norma viene quotidianamente presentato. Ma anche questa osservazione è un dèjà vu, comunque.
Da parte mia preferisco dedicare il mio tempo libero a luoghi un minimo più dinamici, e qui mi accontento di una sbirciata ogni tanto, sapendo già bene cosa aspettarmi da esso. Purtroppo.

(Anyhow, tanto per restare in tema: di Lang straconsiglio “M. IL MOSTRO DI DUSSELDORF”, inquietante e nero come la pece anche a distanza di 80 anni. Altro che muccinate...)



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sugar magnolia
28 novembre 2011 12:57
anche se di norma YouTube lo dribblo volentieri.

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pero' e' anche vero che e' una miniera di tutto, ho trovato documentari su Jean Cocteau, Friz Lang, Alfred. H., Cahrlie Chaplin, appunto Visconti, Ingmar Bergman..........e tanti altri

da nessuna altra parte trovi un carnet cosi' ricco di tutto, ma proprio tutto
non neghiamocelo..... Youtube e' diventato un contenitore di cultura a futura memoria che non ha eguali nella storia dell'uomo; chiunque, in qualunque momento puo' trovare quasi tutto, e nessun altro strumento ti offre una tale verieta' di cultura di ogni ordine e grado, a portata di clik....a casa tua, senza dover comprare libri, andare in videoteca, biblioteca e tutti gli altri giri che bisognava fare fino ad alcuni fa

davvero e' un pozzo senza fondo, non si puo' non dare un 10 cum laude....se poi capisci l'inglese allora le possibilita' di approfondimento SONO INFINITE, ASSOLUTAMENTE INFINITE

certo che, come ogni argomento, se lo vuoi davvero approfondire (oltre i documentari che cmq sono gia' qualcosa) nulla potra' mai sostitutire l'analisi di un libro.,....il libro e' insostituibile, l'approfondimento per antonomasia....e qui entra in campo Amazon (se non vuoi passare dalla biblioteca)

IVAN

ho vouto approfondire la vicenda de IL MOSTRO DI FIRENZE, dopo alcune conferenze e articoli trovati in rete, sono andato su AMAZON per ordinare il testo principe della vicenda :

(IL MOSTRO - ANATOMIA DI UN INDAGINE, di Michele Giuttari, Capo della Mobile di Firenze che coordino' le indagini dal 1996 - 2001...quando venne traseferito perche' aveva alzato il tiro dell'indagine sul 2° livello, e cio' quei 160 milioni di lire che Pacciani aveva disseminato in vari Uff Postali delle Toscana, il medico Narducci trovato suicidato nbel Trasimeno, la sua appartenenza alla Loggia Bellucci di Perugia etc etc)

ED ECCO CHE AMAZON MI HA TROVATO ALTRI 9 TESTI INERENTI L'ARGOMENT0 OFFRENDOMI IL 50 % DI SCONTO PER CIASCUNO DI QUESTI CHE AVESSI VOLUTO ORDINARE......era martedi' sera, ne ho ordinati cosi' 3 in tutto e per 18,50 euro su Carta Si', giovedi' pomeriggio avevo nella mia posta il pacco con 3 libri...incluse le spese di spedizione

IN BIBLIOTECA AVREI SPESO DI PIU'....POCO MA SICURO !!!!

quindi, tra Youtube e Amazon e altri spunti-web, credo che se vuoi approfondire qualcosa seriamente Youtube non sia proprio da buttare ....
per non parlare poi di tutti i film e documentari che sono caricati integralmente senza l'interruzione dei 10 min...........CAZZO, UNA MINIERA COME IL MONDO NON NE AVEVA MAI VISTO PRIMA D'ORA, UN FORMIDABILE MEZZO DI PROPAGAZIONE DELLA CULTURA TUTTA (ovvio, ci sonbo anche tantissime cazzate....il mezzo c'e, poi dipende come vuoi usarlo e per cosa)

AD MAIORA

ps
tu ami tantissimo Monicelli, me ne sono reso conto + volte, ma ti invito a guardare questo documentario della BBC sul grande Luchino....davvero e' gustosissimo !!

e anche quello su Friz Lang...un grandissimo maestro
IVAN.
28 novembre 2011 0:57
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Spasibo, Sugar...anche se di norma YouTube lo dribblo volentieri.

Di Visconti ho rivisto da poco “SENSO”. Lì c'è tutto il Visconti che c'è da conoscere.
Non è un film “neorealista” nel vero senso del termine (qui c'era un alto budget di produzione, e lo si vede tutto), però ne rispetta appieno l'inventiva e i contenuti di critica sociale, ripresi poi da Visconti in quello che può essere considerato il film complementare di “SENSO”, ovvero “IL GATTOPARDO” (“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”).
Ma soprattutto traspone la morte di una classe sociale, cioè la fine di un mondo di “leoni e gattopardi”, sostituiti da “sciacalli e iene”.

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A proposito; martedì su RAI MOVIE a partire dalle 13.00 c'è una maratona commemorativa su Monicelli, ad un anno dalla scomparsa. Se capita, piuttosto che ravanare sul WEB...



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sugar magnolia
27 novembre 2011 1:17
IVAN

se vai su Youtube all'indirizzo sotto troverai un bellissimo documentario sul Maestro (Luchino Visconti) fatto dalla BBC, diviso in 12 video, fatto davvero bene, si intitla

"Documentary on Luchino Visconti"


http://youtu.be/sz3ApU3GwEw

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sulla stessa pagina trovi doocumentari su ANNA MAGNANI, Thomas Mann

il doc della BBC e' caricato dal EUROPACINEMA, sono 195 video, una vera miniera d'oro per chi ama il genere, Pasolini, Ingmar Bergman, Maria Callas.....insomma una vera pacchia, c'e da guardare per giorni.....mi meraviglio di non averla gtrovata prima, uno che ha la mia passione per questi "piccoli personaggi" della storia del cinema......195 video
IVAN.
9 luglio 2011 9:29
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Oggi sul canale IRIS, maratona (6 film) di Federico Fellini.

(Mi perderò "AMARCORD", che purtroppo trasmettono allo stesso orario di "PLATOON" su Rai3. Che bastardi.)



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IVAN.
3 luglio 2011 9:48
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In tema di Vittorio de Sica...Ieri mi sono ri-ri-rivisto...

“UMBERTO D.”

...pietra miliare del Neorealismo, scritto con Cesare Zavattini (binomio che è una garanzia già in partenza).

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Il protagonista (Umberto Domenico) è un anziano deluso dall'esistenza; povero, malato, sfrattato, oppresso dai debiti, e soprattutto solo.
La sua unica consolazione di vita è l'affetto per il suo cane, e trovargli una sistemazione è l'unica ragione che lo spinge a rimandare il suicidio.
Ma trovare una nuova casa per la bestiola non è così semplice; Umberto si scontra con l'insensibilità e l'egoismo delle persone, tutte indaffarate a coltivare il proprio orticello.
Così il cane, unica creatura che ricambia il semplice desiderio di comprensione umana di Umberto, diventa una metafora; una bestia che si rivela più umana degli umani (al di là delle “buone ragioni” che costoro possono avere per non essere comprensivi coi propri simili).
Alla fine, non essendo riuscito a trovare una sistemazione soddisfacente per il suo cane, in un momento di sconforto Umberto decide di buttarsi sotto un treno insieme al fedele amico. Ma sarà proprio la bestiola a divincolarsi all'ultimo istante, facendolo desistere dal suo tragico proposito.

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All'epoca (1952) il film subì un feroce boicottaggio “politico”, in quanto ritraeva una vasta sotto-realtà italiana (i poveri, gli anziani, i “dimenticati” dallo Stato) che contrastava con l'immagine “positivista” dell'Italia che la propaganda del Dopoguerra cercava di imporre attraverso i media (cinema incluso, obv).
Ma questo, del resto, era un appunto mosso a tutto il movimento Neorealista del tempo: i rovesci “scomodi” dell'Italia non dovevano essere rimarcati, pena un danno dell'immagine nazionale. E poco importava che questi “rovesci della medaglia” riguardassero la maggioranza della popolazione.
Meno male che adesso la propaganda mediatica è molto più obiettiva nel descrivere la realtà tel-quel del cittadino medio. (Oppure...niente di nuovo sotto il sole? Mah, mi sa tanto che...)




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sugar magnolia
2 luglio 2011 21:57
in questo momento su Iris c'e

BOCCACCIO '70 (1962) 4 super-registi
Monicelli
De Sica
Visconti
Fellini ........e scusate se e' poco !!!

DETTO CIO' PERO' DEVO ESSERE ONESTO, IO GRANDISSIMO AMANTE DEL CINEMA ITALIANO DELL'EPOCA, DEVO DIRE CHE QUESTA SOMMA DI 4 EPISODI (peraltro troppo lunghi tutti sommati), mi ha entusiasmato fino a un certo punto

De Sica doveva lavorare tantissimo per pagare i debiti di Venezia e Montecarlo e spesso accettava qualunque cosa che potesse portare anche solo 1 lira nelle sue tasche. Da non scordare che prima e dopo questo sbiadito episodio, il nostro giro capolavori come LA CIOCIARA e IERI OGGI E DOMANI, quindi questo scivolone possiamo anche perdonarglielo (e vorrei anche vedere......)

Il film, nella sua interezza, e in pieno stile dell'epoca e' una satira contro costume lavoro e società italiana. In quegli anni i film a episodi realizzati da diversi registi di grosso nome erano abbastanza comuni. Ed era altresì comune che la somma dei vari addendi non dava un risultato pienamente soddisfacente.A mio parere anche questo Boccaccio '70 non sfugge a quento detto prima........... il risultato complessivo è inferiore a quanto ci si possa aspettare da 4 Mostri-Sacri.

A parte la durata fluviale che non facilita la fruizione della pellicola c'è da dire che anche gli episodi sono abbastanza alterni per efficacia: il miglior episodio(4 stelle) secondo me è nettamente quello di Fellini che satireggia sui bacchettoni e benpesanti con una storia dagli accenti surreali e che usa come meglio non si potrebbe l'architettura moderna dell'EUR che assume un aspetto quasi spettrale.

Il peggiore a mio parere è quello di De Sica(2 stelle) che francamente non solletica nè appassiona,la satira è anacquata in una commedia pseudopopolare.

mi e' piaciuto assai, l'episodio di Visconti, elegantissimo come sempre e ben indovinati Tomas Milian e Romy Schneider in degli interni di un palazzo romano che verranno ripresi nel 1974 per il suo penultimo film SCENE DI FAMIGLIA IN UN INTERNO
a livello concettuale tra i 4 atti del film, questo è sicuramente il più centrato sulla satira del costume della società italiana,è arguto ma se non lo avessi letto non avrei capito che era un film di Visconti.

Infine l'episodio di Monicelli mi sembra discretamente riuscito(3 stelle):l'Italia del boom economico deve sottostare a regole ferree che sembrano scritte(se fossero scritte)sempre e comunque contro i più deboli...e se non hai un mutuo da pagare oggi (nel '63)non sei più nessuno....
lucillafiaccola1796
14 giugno 2011 19:43
la soffia... ha "vinto" l'oscar per il "napoletano" ché quando re cita in italiano... fa pene!

in ogni caso qualsiasi napo letano o letana è un attore nato!!!!!
sugar magnolia
14 giugno 2011 19:39
ed ora tiro il Thread in prima pagina con una AUTENTICA BOMBA ATOMICA

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MATRIMONIO ALL'ITALIANA (1964) di V. De Sica, con Sofia Loren e Marcello Mastroianni

trasposizione cinematografica del celeberrimo FILOMENA MARTURANO (1946) del'immenso Eduardo De Filippo, da lui portato su pellicola nel 1951.
IL film del '51 e' praticamente identico alla piece teatrale

Filumena Marturano, madre di tre figli, e da molti anni serva e concubina di Domenico Soriano, vuole farsi sposare. Ci riesce fingendosi morente. Ma occorre un altro stratagemma IN QUANTO IL PRIMO NON VA A BUON FINE

Essendo pero' io un'amante delle opere di De Filippo, viste da tutte in teatro, non me ne voglia De Sica

(E CHI CAZZO E' SUGAR MAGNOLIA X CRITICARE VITTORIO DE SICA....???)

la storia di Filumena pone ha l'intento di far emergere una napoli degradata, sconfitta, che ricorre agli espedienti più impensabili per sopravvivere, gli estremi rimedi per fronteggiare estremi mali, generando di conseguenza degli intrecci che possono coinvolgere molteplici vite e che di fatto sfuggono all' immaginazione. dicotomie come il povero e il ricco, l'ignorante e l'istruito, la legge della strada e quella dei codici, figli onesti e figli di putt. insomma tutto ciò che a mio avviso rende filumena marturano un'opera unica.
tutti questi elementi nel film passano in secondo piano. anzi, sono solo meri espedienti per architettare una trama che risulti godibile dal punto di vista cinematografico. filumena marturano, cosi come gran parte dell'opera di eduardo è uno spaccato della vita reale della napoli dell'epoca. ciò rende unica questa commedia teatrale. nel film il neorealismo si dissolve, a favore di un'esasperazione della trama e del lato più superficiale di tutta la storia, a scapito dei veri intenti che eduardo voleva trasmettere.
in definitiva, un ottimo film, ma il capolavoro è l'opera da cui prende spunto.


MARCELLO E SOFIA, VERA COPPIA REGINA DEL CINEMA ITALIANO DELL'EPOCA (e quindi cinema mondiale) FINZIONANO SEMPRE, sono qui al 4° film insieme.......

l'epoca felicissima iniziata nel 1958 con I SOLITI IGNOTI, a mio parere finisce qui, il cinema italiano dara' ancora gemme supoerbe, ma quegli anni impareggibili tra il '58 e il '64 segneranno per sempre il nome del nostro paese nel cinema mondiale

Nel '65 esce una legge che dice che un film puo' dirsi italiano solo e soltanto se tutti i propri elementi sono italiani al 100% (la precedente legge del '48 edita dal sottosegretario agli Spettacoli, Giulio Andreotti diceva che un film poteva dirsi italiano se era partecipato al 50%...eravamo appena usciti dalla guerra.....e non c'erano mezzi, PERO', IN COMPENSO ABBONDAVANO I FUORICLASSE)
sugar magnolia
16 maggio 2011 19:40
la scena finale de La Strada, Anthony Quinn sulla spiaggia che tira le somme della sua vita, dove non ha voluto dare e non ha quindi ricevuto, dove si e' chiuso verso tutti quanti e nonostante cio' non e' stato in grado di aiutare se stesso,........... dove ha voluto per se' quella piccola e insulsa ragazzetta mezza ritardata che aveva osato "ribellarsi", a lui, il grande Zampala' che spaccava le catene di ferro con la forza dei soli polmoni.....aveva osato ribellarsi a lui per infilarsi dietro al "Matto".....e il Matto che l'aveva addirittura insultato ed umiliato pubblicamente, davanti a tutto il Circo Ambulante

ebbene, il Matto aveva avuto cio' che si meritava, l'aveva ucciso

pero' non aveva previsto che la ragazzetta, gia' mezza ritardata di suo, a seguito di questa morte, consumata sotto i suoi sensibili occhi, sarebbe scoppiata del tutto elui avrebbe dovuto abbandonarla al suo destino

ma abbandonando lei avrebbe anche dustrutto cio' che ancora di umano rimaneva in se stesso, lui Zampala'.....sulla riva del mare...che piange ubriaco dopo essere stato scacciato da un'osteria e dopo aver scacciato per l'ultima volta quei pochi che gli si erano avvicinati per tentare di dargli una mano

Zampala', il Grande Uomo, in riva al mare....a morire solo...

QUANTA POESIA IN TUTTO CIO', hai fatto bene a evidenziare questo passaggio di questo film bellissimo per il quale venne inaugurato l'Oscar al miglior film straniero (dal quale, negli anni successivi noi italiani avremmo pescato letteralmente a mani basse, dal '55, iniziando con La Strada, fino al '64 con IERI OGGI E DOMANI di De Sica

se non sbaglio, tra miglior film e sceneggiatura originale e non, miglior attori, protagonisti e non etc etc, in 9 anni portammo a casa ben 16 stauette

ALTRI TEMPI....ALTRE TESTE....ALTRI ATTORI .... ALTRI UOMINI .....
IVAN.
16 maggio 2011 10:42
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Niente da dire su "IL DELITTO DI GIOVANNI EPISCOPO", che non ho ancora visto.

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Due paroline le merita "LA STRADA" di FF.

La prima è "splendido".
Un magistrale affresco dell'arte-di-arrangiarsi tipicamente italiana, quella in cui non è il tuo carattere a stabilire le tue scelte, bensì è ciò che fai a conformare il tuo carattere (qui la parola "Strada" è infatti intesa nell'accezione "Sbarcare il lunario", in qualunque modo, a costo di sacrificare la propria dignità e svendere i rapporti umani).
Quinn e la Masina sono interpreti azzeccatissimi; su di lui è inutile sprecare lodi, è un mostro sacro...ma lei è semplicemente INCREDIBILE nell'uso dell'espressività facciale, una delizia da gustarsi col fermo immagine (se invece penso a quella bambola di cemento della Bellucci...Argh, lasciamo perdere).

La seconda parolina è "toccante".
Per come sono stati tratteggiati i personaggi, è inevitabile provare una certa EMPATIA per gli eventi che gli capitano, sia negli episodi di sfortuna, che nei (rari) momenti di gioia.
La stessa cattiveria di Quinn/Zampanò desta più pena che digusto; in fondo, non ha mai avuto un "potere" di cui abusare coi più deboli, bensì è un povero disgraziato che si rifà sui suoi pari.
(E se ad uno non viene un groppo nella scena finale in cui Quinn crolla affranto...beh, deve avere un pezzo di cartone al posto del cuore.)




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sugar magnolia
12 maggio 2011 21:32
riprendo questo Thread, che mi e' molto caro, con questo assoluto gioiellino di un grande regista, che sul forum ADUC, nei Thread che parlano di cinema e' stato ingiustamente lasciato da parte

parlo di Alberto LATTUADA, un regista che, come Luchino VISCONTI, prima che cineasta era un finissimo intellettuale

come dice sempre IVAN citiamo le fonti da cui copiamo i commenti, in questo caso il commento che copio-incollo sotto mi e' piaciuto cosi' tanto che non ci metto nulla di mio, lo lascio cosi' come l'ho trovato, e' davvero ben scritto

www.giusepperausa.it/episcopo.html

IL DELITTO DI GIOVANNI EPISCOPO, di A. Lattuada (1947), con Aldo Fabrizi nei panni del protagonista

nel corso del film si notano le piccole parti di Alberto Sordi, Gina Lollobrigida, Silvana Mangano, Ave Ninchi, che in pochi anni da quel 1947 arebbero diventati, soprattutto Sordi, dei veri mostri sacri del cinema italiano prima e mondiale poi.....

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Dopo il pasticciato e truculento Bandito, Lattuada presenta con successo alla mostra di Venezia nel settembre 1947 Il delitto di Giovanni Episcopo (94 min.). Aiutato dagli sceneggiatori Suso Cecchi D'Amico, Piero Tellini e Federico Fellini, il cineasta milanese accantona ogni venatura "neorealista" e ritorna ai drammi sentimentali che avevano caratterizzato i suoi primi film. La pellicola infatti traspone abbastanza fedelmente, spesso riproponendo i dialoghi parola per parola, il breve ed efficace racconto di d'Annunzio Giovanni Episcopo (uscito in tre puntate col titolo Dramatis Personae sulla rivista Nuova Antologia nel 1891 e in volume col titolo definitivo l'anno seguente) anche se laddove lo scrittore pescarese cercava soprattutto di indagare il nietzschano rapporto tra forti e deboli, padroni e schiavi, prendendo qualche spunto anche dai dostoevskiani Delitto e castigo (1866) e L'idiota (1868; il rapporto di tragica sottomissione del principe Miskin nei confronti di Rogozin), Lattuada sviluppa maggiormente il tema semplificato della sofferenza del protagonista finito nelle mani di una donna odiosa e vampiresca. In ogni caso l'angosciante e "notturna" vicenda dell'impiegato Episcopo dapprima ridotto a servo e derubato dal malvivente Giulio Wanzer, poi umiliato dalla opportunistica moglie Ginevra trova nel racconto per immagini del cineasta una pregevole e dignitosa trascrizione capace di illuminare il caso limite di una natura debole e remissiva. Inoltre il secondo tema del racconto costituito dallo struggente amore per il figlio Ciro, unica gioia del disgraziato personaggio, viene dipinto con commossa partecipazione: nel fulmineo epilogo sara' proprio questa devozione verso il bambino a dare a Episcopo la forza di ammazzare finalmente Wanzer il quale si rivelera' pertanto non cosi' forte e intelligente, finendo in definitiva cadavere. Il punto di forza di questo film comunque privo di momenti eccelsi e' nella interpretazione dell'ottimo Fabrizi che in parte ripete la figura del padre amoroso gia' recitata con ancor maggior partecipazione nel recente Mio figlio professore (Castellani, 1946), mentre tutte le figure intorno a lui appaiono stereotipate, a cominciare dalla simulatrice, sensuale Ginevra (una Yvonne Sanson sempre prevedibile) e dal crudele Wanzer (un Roldano Lupi monotono e privo di sfaccettature, assai migliore nella figura dell'ambiguo assassino de Il testimone di Germi [1946]).

Il film apre e chiude con due virtuositiche soggettive in pianosequenza del protagonista il quale ci introduce cosi' nella Roma umbertina e nei polverosi uffici dell'Archivio di Stato dove passa le sue grige giornate. Con questo stratagemma Lattuada "ricopia" in immagini la struttura narrativa del testo dannunziano nel quale Episcopo narra in prima persona e a cose avvenute il suo dramma ("Dunque, voi volete sapere.... Che cosa volete sapere, signore? Che cosa vi debbo dire? Che cosa? - Ah, tutto! - Bisognera' che vi racconti tutto, fin dal principio" recita l'incipit del racconto).
La pellicola si divide nettamente in due parti: Episcopo sottomesso dapprima a Giulio Wanzer, poi a Ginevra Canale. Nella prima meta' dell'opera la grigia esistenza dell'impiegato viene travolta dal ciclone Wanzer: il protagonista cambia casa, segue come un cagnolino il suo nuovo padrone, si lascia sfregiare e derubare dall'uomo forte che lo introduce in un "avventuroso" universo di persone e cose tra le quali ricordiamo l'immagine dello sfrontato Alberto Sordi al biliardo con gli amici, figura ora marginale che ritroveremo quasi identica neiVitelloni (come gia' detto Fellini e' uno degli sceneggiatori del film). Come il Leporello mozartiano odia ed ama il terribile Don Giovanni, cosi' un ambiguo legame unisce Episcopo al suo signore; ed infatti la fuga di quest'ultimo in Argentina, a causa di un furto scoperto, rende l'impiegato nuovamente un uomo libero e apparentemente felice. Eppure di questa liberta' roconquistata l'uomo sembra non sapere che farsene poiche' ripiomba in un rapporto di umiliante sottomissione sposando la disinibita ed inadatta Ginevra. Inizia il secondo calvario del protagonista, ravvivato pero' dalla presenza di Ciro. Gli intensi primi piani di Fabrizi, un genere di inquadrature che segnavano anche i momenti migliori del Bandito, comunicano con forza la dolente situazione dell'uomo, che, nel suo naufragio esistenziale, viene anche licenziato dal suo impiego all'Archivio per inefficienza. L'epilogo cruento scoppia improvviso. Lattuada modifica e appiattisce la conclusione del racconto: Episcopo uccide Wanzer in procinto di fuggire con Ginevra (dunque per non privare il figlio della non ineccepibile madre) mentre nel piu' crudo testo dannunziano il padre interviene per difendere moglie e figlio rudemente e gratuitamente malmenato dal sadico "superuomo" (tra l'altro il racconto si apre sulle struggenti riflessioni del protagonista intorno al figlioletto morto, mentre nel film Ciro sopravvive). Alla violenta fine dell'intruso segue un lacrimoso episodio conclusivo inventato da Lattuada e dai suoi sceneggiatori: Episcopo vaga col bambino febbricitante, lo porta in salvo nella vecchia casa dove abitava prima di conoscere Wanzer, lo saluta commosso lasciandolo nelle mani di Ginevra e va a costituirsi (soggettiva finale). L'accentuazione del carattere melodrammatico la quale produce spesso nel cinema italiano pagine intensamente liriche poste in evidente continuita' con la tradizione del teatro musicale, questa volta opera al ribasso e termina la pellicola imprigionandola in un reticolo di situazioni e stati d'animo scontati, perdendo la classica sobrieta' che aveva segnato larga parte della pellicola.
Se l'invenzione visiva vanta molte ricercatezze degne di menzione (pianisequenze, soggettive e primi piani), la colonna sonora dell'esperto operista Felice Lattuada delude, limitandosi a un commento corretto ma sempre prevedibile.

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sugar magnolia
23 marzo 2011 23:02
LA STRADA (1954) di F. Fellini con Anthony Quinn, Giulietta Masina, Richard Basehart.

quanta pesia meravigliosa in questo toccante film che per primo cosacro' Fellini in tutto il mondo; primo Oscar come film straniero nel 1956

la recitazione di Quinn e la Masina e' superba

il film che ha dato notorietà internazionale a Federico Fellini, col suo primo Oscar come miglior film straniero (in realtà il primo in assoluto). Si ritrovano tutti i temi cari al maestro: la passione per l’ambiente circense, l’affetto sconfinato verso i freaks d’ogni tipologia e latitudine, le suggestioni religiose (l’inquietante processione) e il proverbiale finale sulla spiaggia. Primo mattone del nuovo cinema felliniano: prende le mosse dal neorealismo e lo trasporta in una dimensione magica, eterea, mantenendo solo il numero minimo indispensabile di agganci alla realtà (i dialetti, la locandina di un film). Con una scena spesso riservata a soli due personaggi, qualche lungaggine di troppo svela gli acciacchi dell’età. Anthony Quinn nel ruolo che – insieme a Zorba – vale una carriera; Giulietta Masina incantevole.

Anche Leone d’Argento a Venezia 1954.


Uomo di natura violenta, Zampanò si esibisce nelle piazze e nelle fiere di paese come mangiatore di fuoco. Da una povera contadina carica di figli compra per diecimila lire Gelsomina, una ragazza ingenua e ignorante, per usarla come spalla nei suoi spettacoli. Diventata a forza la sua amante, Gelsomina, creatura sensibile, tenta invano di fuggire da lui che la maltratta continuamente. Finiti in un circo, Gelsomina conosce il Matto, strana figura di equilibrista girovago mite e gentile che non perde occasione per deridere e umiliare Zampanò. Questi, in un litigio, involontariamente lo uccide. La tragedia fa uscire del tutto di senno Gelsomina, turbata giorno e notte dal ricordo del Matto. Zampanò allora l'abbandona, continuando la sua vita di vagabondo e temendo di essere scoperto e arrestato. Alcuni anni dopo scopre per caso che Gelsomina è morta, e improvvisamente prende coscienza della sua solitudine: abbandonato da tutti piange su una spiaggia deserta.

LA SCENA FINALE DI ZAMPANO' CHE PIANGE DISPERATO, DOPO ESSERE STATO BUTTATO FUORI DA UN'OSTERIA, COMPLETAMENTE UBRIACO, SOLO E ABBANDONATO DA TUTTI E' STRUGGENTE, da sola vale una carriera intera.
lucillafiaccola1796
9 marzo 2011 19:37
non ci sono problemi
mo' chiudono anke Cinecittà !
IVAN.
8 marzo 2011 8:43
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Non direi che "vi seguo", Sugar. Ormai sbircio questo sito solo una volta ogni tanto. Quando un forum si fossilizza su soltanto 5-6 utenti senza alcun rinnovo, vuol proprio dire che è alla frutta. Et in pace requiescat.

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(Un paio di tirate d'orecchie, tanto per fare il pignolaccio:)

«Frtyiz lang...» (FRITZ Lang)
«Cuckor...» (CUKOR)
«Orson Walles...» (Orson WELLES)
«Citizan Kane...» (CITIZEN Kane)

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Se sei interessato al "Noir" americano, non puoi perderti (cito a caso) Howard Hawks con "SCARFACE" (quello del 1932, non l'orribile remake di De Palma del 1985), "L'INFERNALE QUINLAN" di Welles, "IL MISTERO DEL FALCO", e il superbo "M.- IL MOSTRO DI DUSSELDORF" di Lang.
In epoca più recente, un ottimo Noir può essere considerato "ANGEL HEART" (1987) di Alan Parker.



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sugar magnolia
7 marzo 2011 0:23
grazie Ivan, visto che sono a casa da lavorare non manchero', e grazie anche per aver ripostato su questo Thread, in questi tempi ho un po' abbandonatl il filone italiano e mi sono dedicato ad un genere che ho scoperto appieno e approfondito solo ultimamente.

Il noir americano anni '40 di Frtyiz lang (che e' poi un espressionista), Billy Wilder (geniale con Sunset Boulevard e L'asso nella manica) Cuckor, il grande Orson Walles con Citizan Kane-Quarto Potere, la Signora di Shanghai etc)

ho trascurato di scriverne, ma lo faro su questi titoli principali, vere Pietre Miliari della Storia del Cinema, nel Thread dei Film piu' belli del mondo, questa settimana ho tempo e sto decisamente meglio)

ciao Ivan, a presto (tanto so che ci segui......)

good night, good luck and good movie
IVAN.
6 marzo 2011 22:12
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Sugar, una volta hai scritto che ti interessava vedere "IN NOME DELLA LEGGE" di Germi...Ebbene, lo trasmettono stanotte alle 0.35 su RAI Movie. Vedi tu.



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sugar magnolia
25 febbraio 2011 18:33
FANTASMI A ROMA (1960)
Regia: Antonio Pietrangeli
Interpreti: Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Eduardo De Filippo, Tino Buazzelli

Alla morte dell'anziano principe di Roviano l'antico palazzo in cui abitava rischia di essere demolito per far posto a una speculazione edilizia. I fantasmi dei suoi antenati, placidi abitatori del palazzo, fanno di tutto per impedirne la demolizione e alla fine riescono a salvarlo grazie a un amico fantasma pittore che intreccia persino una breve love story con una bella trapassata.



Traducendo in film una sceneggiatura brillante e spiritosa A. Pietrangeli ha saputo narrare la sua favola surrealistica con un distacco e un'eleganza inconsueti alla commedia italiana
davvero gosibilizzimo, fine ed elegante, sullo sfondo, come in molti film dell'epoca, sta il tema della speculazione edilizia (film principre in tal senso e' l'insuperato MANI SULLA CITTA', film di titt'altra pasta, li' si parla di denuncia tout-court, in toni accesi e perentori, qui invece e' solo il pretesto per narrare una storia molto originale, che per surreealismo mi ricorda, seppur da lontano, MIRACOLO A MILANO del grandissimo V. De Sica....detto cio' altre analogie tra questi 2 film non ce ne sono-4

UNA PICCOLA PERLA NENATA AL CENTRO DEL PERIODO PIU' AURIFERO DEL NS. CINEMA (1960)

se volessimo fare un piccolo controllo sui fiolm usciti in Italia nell'anno 1960.....beh' rimarremmo a bocca aperta per qualita' e quantita'.

ma TIREMM INNANZ....ci rimarremo solo male e basta, meglio guardarli uno alla volta senza paragonare l'anno 1960 con l'anno 2010......oddio, non voglio nemmeno pensare a voler fare una tabella Excel, con a sx i titoli del '60 e a dx quelli del '10 .......CHE CONFRONTO IMPIETOSO NE USCIREBBE !!
IVAN.
8 febbraio 2011 22:17
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(Olè, evocato & arrivato.)
Stasera su RAI MOVIE alle 22.45:

"INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO"

Piccolo gioiellino di Elio Petri del filone "politico" dei primi '70, con un memorabile Gian Maria Volontè.
Efficace critica al potere della Polizia, e al pericolo di poterne abusare impunemente, ispirato al giovenalesco "Chi controlla i Controllori".
Con questo film Petri ha voluto simboleggiare la metamorfosi della Società italiana ad una fase più "adulta", così fiduciosa della propria Democrazia da potersi permettere di criticare anche istituzioni (la Polizia, appunto) ritenute sacre e intoccabili.
Quanto mai profetico.



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lucillafiaccola1796
24 gennaio 2011 19:52
noooooo la notte nooooooo

fantasmi a roma invece.... bellissimo... me lo fece vedere mia nonna!
sugar magnolia
24 gennaio 2011 16:27
IL BELL'ANTONIO (1960) di M. Bolognini con M. Mastrianni e C. Cardinale

Eccoci tornati al mio attore preferito, per la sua eleganza, la sua classe e le figure che ha incarnato nei suoi film, .....grazie Marcello

Antonio Magnano, giovane di bella presenza, cui vengono attribuite numerose avventure sentimentali, dopo parecchi anni di permanenza a Roma ritorna alla nativa Catania, dove il padre Alfio gli ha trovato una sposa, Barbara Puglisi. Uniformandosi al volere paterno, Antonio sposa Barbara; ma trascorso un anno, il padre di Barbara dà ad Alfio la notizia che il matrimonio verrà sciolto per le condizioni fisiche del marito. Così avviene, e mentre Barbara sposa il duca di Bronte, uomo anziano, ma ricco; Alfio "per riscattare l'onore della famiglia" riprende a frequentare una casa di appuntamenti e poco dopo muore. La vedova ben presto si consola; la giovane servetta di casa sta per diventare madre e la paternità del nascituro viene attribuita ad Antonio.

Dal gran tema da opera buffa del romanzo (1949) del siciliano Vitaliano Brancati (1907-54), Bolognini ha tratto un film lirico più che satirico, carico di dolorosa malinconia. Lo spostamento dell'azione dalla fine degli anni '30 agli anni '50 è una delle cause del mutamento di stile: il film è una commedia di carattere più che di costume e sfiora la maniera, nonostante la resa degli interpreti e il raffinato gusto dell'ambientazione. Un ottimo Mastroianni, una fulgida Cardinale (doppiata da Rita Savagnone), un suggestivo bianconero di Armando Nannuzzi che spesso ricorre alla profondità di campo. Sceneggiato, con il regista e Gino Visentini, da P.P. Pasolini che lo giudicò un film "un po' lento, un po' ambiguo e che tuttavia è pieno di una misteriosa e seducente suspense". Brasseur con la voce di Ivo Garrani. Vela d'oro al Festival di Locarno. Restaurato dalla Philip Morris.

UNA CURIOSITA'
Mastroianni, in quel periodo (1959 - '60) giro, in fila

1. La Dolce Vita
2. Il bell'Antonio
3. Adua e le sue compagne
4. Fantasmi a Roma
5. La Notte
6. Divorzio all'italiana

SE LI CONOSCETE NOTATE LA QUALITA' DI QUESTI FILM, CHE INVECE PER L'EPOCA ERANO LA NORMALITA', il vero periodo d'oro del ns. cinema
IVAN.
22 gennaio 2011 18:44
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(da Sugar – oggi:) «...è mai possibile che nessuno dei forumisti ADUC voglia commentare qualche bel film? Ma forse è chiedere troppo...»
(da Sugar – 8 luglio 2009:) «Mi rendo conto con grande rammarico che l'argomento che ho lanciato non interessa a nessuno.»
(da Sugar – 16 febbraio 2010:) «Sembra che a nessuno interessi parlare del periodo d'oro del ns. cinema.»
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...Come vedi sei recidivo, compagno Sahar.

Un utente commenta l'argomento che si sente di commentare, e quando si sente di farlo. Punto. Nient'altro si aggiunge (né DEVE aggiungersi) a cotanta semplicità.

Inoltre non deve sorprenderti che la proporzione di appassionati di Cinema sia circa di 1/5;
ora considera quanti siano gli utenti più o meno stabili di questo forum, e trai le tue conclusioni numeriche (in matematica dovresti essere abbastanza bravino...)

Altra cosina: in precedenza, avevo già evidenziato che l'aver scelto di restringere l'argomento del thread "solo" ai film del periodo Neorealista risultasse un po' limitativo, rispetto ad un thread sul Cinema a 360° gradi (es: su "C'ERA UNA VOLTA IL WEST", "SIGNORE E SIGNORI" e vari altri, si era già discusso sul thread parallelo).
Devi tener conto anche di questi fattori.

Detto ciò, personalmente mi va benissimo rispolverare un po di "amarcord" (perdona il doppio senso...), anche come antidoto alla seriosità (non "serietà", n.b.) generale del forum.

Take what comes, and as it comes.


(P.S: Di Zurlini consiglio "LA RAGAZZA CON LA VALIGIA", forse la sua opera più rappresentativa.)



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JOKER
22 gennaio 2011 14:28
Sugar, il fatto che non partecipo a questo thread è che alcuni film li scanso di proposito mentre altri mi lasciano quella bellissma sensazione ed enrgia ed appagamento, che cercare di sviscerare come fate voi le dinamiche dei film o i vostri punti di vista, mi toglierebbe da dentro quello che di bello mi è rimasto.

A volte è come una bella vacanza o evento.
Quando hai vissuto la situazione, cercare di condividerla, soprattutto per iscritto, ti toglie anziché ti aggiunge.

Almeno per me è così.

Quando vedo un bel film, che mi piace, che mi lascia un'emozione, una carica, un'energia, mi rimane così in mente o addirittura "dentro" che mi basta rilassarmi e concentrarmi per "rivivere" quelle precise emozioni...

Altro non mi occorre (se non rivederli quando mi ricapita)...e se non mi viene spontaneo commentarli, il provarci non darebbe nulla a me e nulla a voi.
sugar magnolia
22 gennaio 2011 14:18
ma a parte IVAN e' mai possibile che nessuno dei forumisti ADUC voglia commentare qualche bel film ??
avevamo il cinema piu' bello e ricco del mondo, ed ora, nell'epoca delle Coloradine di Papi, le Olgettine, i Checco Zalone, Aldo, Govanni e l'altro sfigato, i Cettola Qualunque e i CINEPA NETTONI DI Neri Parenti ........beh' speravo che qualcuno avesse la voglia e il buon gusto di scrivere e commentare qualcosa di bello, che, anche se vecchio e' sempre e comunque 1000 spanne superiore alla monnezza culturale che ci circonda attualmente e chge sparge i suoi liquami in tutta l'aria circostante.

MA FORSE E' CHIEDERE TROPPO ....
sugar magnolia
22 gennaio 2011 14:09
CRONACA FAMILIARE (1962) di Valerio Zurlini con M. Mastroianni

Enrico, un giornalista, riceve una telefonata che gli annuncia la morte del fratello minore, Dino. In preda al dolore, rievoca le principali tappe della loro non facile vita, a partire dall'infanzia, poverissima e desolata dopo la morte dei genitori. Negli anni successivi varie traversie del destino li hanno tenuti a lungo separati anche se, nei brevi momenti di vita in comune, il loro legame ne era sempre uscito rinsaldato.

Malinconico ma asciutto apologo di Zurlini su una generazione che, tra fascismo, guerra e dopoguerra, aveva conosciuto solo sconfitte. Dall'omonimo romanzo di Vasco Pratolini, una delle più intense interpretazioni di Mastroianni

DAVVERO BELLO, STRUGGENTE, TRISTE, ASCIUTTO E MALINCONICO, descrive benissimo il travaglio interiore di Vasco Pratolini nell'avvicinamento a questo fratello che gli era stato tolto da questa adozione in giovanissima eta, e successivamente ritrovato, il tempo passato insieme, la poverta' della loro situazione, le speranze, le gioie, le rinuncie, fino al tristissimo epilogo

MASTROIANNI SI ESPRIME NEL SUO PERIODO D'ORO (1958-1963) IN UNA INTERPRETAZIONE DAVVERO TOCCANTE....CHE DIRE....un attore immenso

Questo film non e' per tutti, pero' se si vuole vedere una bellissima trattazione cinematografica tratta da un romanzo ancora piu' bello.quesat ne e' l'occasione
sugar magnolia
9 gennaio 2011 18:22
C'ERA UNA VOLTA IL WEST (1968) di S. Leone,
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Charles Bronson, C. Cardinale, Henry Fonda

Magistrale elegia del West, film davvero crepuscolare sul tramonto di un’epoca e sul difficile passaggio verso un’altra, capolavoro indiscutibile di Leone, che riutilizza addirittura la Monument Valley di Ford per un grandioso omaggio al genere che più ha amato: la razza dei cowboy cinici e individualisti sta per essere soppiantati da quella degli affaristi, non tanto diversi in fondo.

Celebra l'epopea della ferrovia, secondo me vista come avanzamento continupo del progresso di una nazione nuova, in embrione, che allora stava nascendo, con la polvere, il sudore della fronte, e tutti gli stereotipi cari e classici del western all'americana.
Leone e' forse l'unico regista italiano che ha fatto cinema western con contenuti propriamente americani.

Infatti questa e' una produzione Paramount, e Leone, per la prima volta, pote' contare sugli enormi mezzi americani di produzione, il luogo x le riprese e' nientemeno che la Monument Valley (tanto cara a Jhon Ford, che Leone amava tantissimo).

Un episodio curioso :

Paramount taglio' e viviseziono' il film che in origine durava 175 minuti.
Venne cosi' rimaneggiato in fase di montaggio che molto dello spirito iniziale venne snaturato.

E perche' fece cio' ??

perche' ogni sera voleva fare uno spettacolo in piu' per incassare un ultimo biglietto e vendere piu' popcorn (non sto scherzando.....!!!!)

La versione integrale, come la conosciamo noi adesso, usci' solo nel 1984.

che dire....sic transit gloria mundi !!!
sugar magnolia
9 gennaio 2011 16:13
certo certo,.....lo capisco benissimo, se in quel momento le regole sono quelle, tu che sei seduto devi saper stare a tavola (parafrasando Giolitti).

cmq un film stupendo .....
Commenti
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