Commenti
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lucillafiaccola1796 6 gennaio 2010 19:21
Se vogliamo energia a buon mercato... diamoci allo yoga ed
alle "scienze" esoteriche!
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lucillafiaccola1796 23 novembre 2009 20:18
t_n_t Ho trovato la Sua del 19 novembre 2009 17:07:34
veramente interessante. L'ho copiata e la diffonderò per
e-mail ai miei amici "scienziati". Tempo fa anch'io mi ero
interessata a Nikola Tesla ma le Sue note sono più complete
di quelle che avevo trovato io su internet: La ringrazio!
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Sophia 23 novembre 2009 18:59
In vista del prossimo vertice di Copenaghen sul clima, in
programma dal 7 al 18 dicembre p.v. ... continuiamo a vedere
che è successo nel dopo Kyoto
2.4. Il “dopo Kyoto”
Dieci mesi dopo la definitiva entrata in vigore del
Protocollo, l’avvio
congiunto a Montreal dell’undicesima riunione annuale
della Conferenza
delle parti (Cop 11) e della prima Riunione delle Parti (Mop
1) è stato
vissuto da molti come il momento di verifica finale della
sua effettività.
Nell’ambito di queste due assise congiunte occorreva
infatti dare infine
corpo al Trattato, definendo nei particolari i meccanismi di
controllo degli
impegni assunti e avviando la cruciale discussione sul
“dopo Kyoto”,
ovvero sulle azioni da intraprendere dopo il 2012 per
tentare
effettivamente di perseguire gli obiettivi della Convenzione
quadro sui
cambiamenti climatici.
La reale rilevanza del Protocollo di Kyoto si rivelerà
proprio nella
capacità delle parti di consolidare i meccanismi di
regolazione concordati,
andando coraggiosamente ben oltre gli impegni minimi assunti
nel 1997.
Secondo molti osservatori, dunque, il summit di Montreal si
sarebbe
dovuto configurare innanzitutto come l’avvio di un secondo
negoziato per
pervenire a un nuovo accordo internazionale per il controllo
effettivo delle
emissioni dei gas serra (Scarano, 2006).
Probabilmente per una singolare coincidenza, ricca comunque
di
suggestioni scaramantiche, la Mop 1 è stata convocata a
Montreal, città
che, al contrario di Kyoto, ha visto il proprio nome
associato a un MEA di
più certo e immediato successo: il Protocollo, del 1987,
sul controllo delle
emissioni in atmosfera di clorofluorocarburi, i gas sotto
accusa per
l’assottigliamento dello strato di ozono stratosferico.
La Riunione canadese si è protratta per tredici giorni, dal
28
novembre al 10 dicembre 2005, in un’atmosfera in cui ha
prevalso il
leitmotiv del rifiuto al dialogo da parte della delegazione
statunitense,
guidata dal sottosegretario di Stato Paula Dobrianski.
L’assise si è però
chiusa con il colpo di scena di un improvviso ammorbidimento
dei toni
della delegazione statunitense, che in conclusione
dell’estenuante round
finale ha inaspettatamente accettato di non porre il veto
alla costituzione di
un gruppo di lavoro che dovrà discutere le azioni più
consone a ridurre in
maniera efficacie le emissioni di gas serra dopo il 2012.
L’imprevista modifica dell’atteggiamento statunitense,
per quanto
apparentemente di scarsa rilevanza e privo di ricadute
effettive immediate,
è stato letto da molti osservatori come un segnale di
apertura di un nuovo
spiraglio negoziale. Gli organi di stampa hanno
enfaticamente attribuito il
cambiamento alle provvidenziali capacità di mediazione
dell’ex Presidente
Bill Clinton, sotto la cui presidenza gli Usa diedero
inizialmente il
consenso all’avvio del processo di ratifica del Protocollo
nel 1997. Clinton
ha partecipato questa volta alla Conferenza di Montreal in
qualità di
Presidente della sua Fondazione privata e ha ribadito
pubblicamente che il
Protocollo, grazie agli attuali meccanismi flessibili, può
essere oggi per gli
Usa un’opportunità economica più che un costo,
contribuendo a creare
milioni di nuovi posti di lavoro. Ma è decisamente
improbabile che la
delegazione americana si sia fatta improvvisamente
influenzare
dall’intervento di un politico di parte avversa. Risulta
quindi molto più
plausibile ritenere che l’attenuazione
dell’atteggiamento ostile sia piuttosto
da attribuirsi alla crescente debolezza politica della
Presidenza Bush, sia
sul fronte interno che su quello estero, e a crescenti
timori di finire in una
condizione di eccessivo isolamento internazionale. Su questa
svolta può
aver quindi esercitato un’influenza, ben più efficacie
del discorso di
Clinton, la conferma cinese di un’adesione formale al
Protocollo. La Cina,
infatti, si delinea già oggi come il secondo emettitore
mondiale di gas serra
e i suoi ritmi di crescita e le sue dimensioni demografiche
lasciano
prevedere che guadagnerà rapidamente il primo posto
(Buchner, Carraro,
2003). La sua dichiarazione di voler essere parte attiva
nelle strategie del
“dopo Kyoto” ha da un lato fatto venir meno uno dei
motivi ufficiali di
opposizione degli Usa, e dall’altro ha contribuito ad
aumentare la
prospettiva di isolamento diplomatico degli stessi nel
negoziato, inducendo
probabilmente la loro delegazione a un rapido
riposizionamento tattico. Gli
Usa hanno comunque condizionato la loro partecipazione ai
futuri lavori
negoziali all’impegno comune di prendere in esame solo
azioni che si
configurino come totalmente volontarie e prive di qualsiasi
obbligatorietà.
La Conferenza di Montreal si è alla fine conclusa con
l’adozione di
oltre quaranta decisioni. Stéphane Dion, ministro
dell’ambiente canadese e
presidente della Cop 11, ha enfaticamente dichiarato in
chiusura dei lavori
che sono state prese decisioni chiave in diversi settori e
che il Protocollo
può finalmente essere considerato pienamente operativo.
Richard Kinley,
direttore del Segretariato per il Cambiamento Climatico
dell’Onu, ha a sua
volta dichiarato che questa Conferenza è risultata essere
la più produttiva
dall’inizio del negoziato e che le decisioni adottate
delineano finalmente
un quadro di regole precise per i futuri interventi di
mitigazione del
cambiamento climatico.
Alcune delle decisioni prese equivalgono di fatto
all’adozione di un
vero e proprio Regolamento operativo del Protocollo,
specificando i
dettagli operativi dei meccanismi flessibili di Marrakesh in
modo tale,
secondo Richard Kinley, da creare immediatamente un
effettivo mercato
globale dei diritti di emissione. Tra le decisioni di questo
tenore sono da
segnalare quella relativa alla costituzione di una
Commissione di
supervisione per la realizzazione congiunta e quella
inerente la definizione
dei meccanismi di funzionamento del Fondo per uno sviluppo
pulito, che i
paesi sviluppati si sono impegnati a dotare con più di 13
milioni di dollari
per il biennio 2006-2007.
Ma la maggior parte delle decisioni adottate risulta essere
di natura
prevalentemente formale o esclusivamente organizzativa. A
titolo di
esempio si possono citare quelle volte a regolare i rapporti
tra le parti o i
rapporti della Cop e della Mop con altre istituzioni
nazionali ed
internazionali; quelle relative alla programmazione dei
futuri bilanci
finanziari, o alle modalità di presentazione dei rapporti
annuali sullo stato
delle emissioni da parte dei singoli paesi; quelle destinate
a fornire
raccomandazioni per lo sviluppo e il trasferimento di nuove
tecnologie o a
definire le linee guida per il funzionamento del Fondo per i
Paesi meno
sviluppati; oppure quelle relative alla standardizzare delle
rilevazioni sulle
emissioni o delle stime degli assorbimenti di anidride
carbonica derivanti
da variazioni dell’uso del suolo.
Per quanto la definizione delle regole del gioco sia un
passaggio
ineludibile per il corretto funzionamento di qualunque
accordo
multilaterale, nel caso specifico non sembra che possa
essere considerato
un segnale positivo il fatto che, otto anni dopo
l’apertura alla firma del
Protocollo e a soli sei anni dalla sua conclusione, non
siano stati ancora
approntati meccanismi di controllo e di sanzione capaci di
rendere
inderogabili gli impegni assunti dai paesi aderenti; al
contrario tendono
sempre più ad affermarsi procedure di “compensazione” e
di “calcolo
creativo” volte ad adattare, nel modo più conveniente per
i singoli paesi, i
dati sulle emissioni agli impegni assunti.
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Sophia 19 novembre 2009 18:22
@ TNT
un salto al volo. Ora non ho tempo di leggere ma sicuramente
la biografia di uno scienziato che si è occupato di studi
sull'energia è di sicuro interesse in questo topic.
L'unica raccomandazione che faccio in generale ai
partecipanti di questo topic è che non si faccia confusione
tra quello che serviva agli scienziati "geniali" come fonte
di ispirazione con quello che è l'oggetto del topic nostro
ovvero l'energia che serve al nosto sistema economico per
campare. Mi spiego: io posso pure mettermi a fare un disegno
perchè dipingere mi rilassa e poi mi vengono intuizioni
brillanti nel mio campo professionale. Ma non significa che
tutti quelli che si interessano delle cose di cui mi occupo
io debbano amare/darsi alla pittura.
Una volta chiarito che, con tutto il rispetto per la scienza
vedica, i Veda non sono in topic qui, si può parlare anche
dello scienziato Tesla e dei suoi contributi per risolvere
il fabbisogno di energia ad uso produttivo/abitativo e altri
vari.
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t_n_t 19 novembre 2009 17:07
Ciao Sophia, siccome lo scienziato Tesla mi appassiona ed ha
ispirato tanti con le sue scoperte, teorie, ricerche nel
campo dell’energia, anche se ne abbiamo già accennato in
precedenza, ti posto un contributo che lo riguarda ed
approfondisce parecchi aspetti, sperando che non ti
interrompa la linearità dei tuoi interventi.
Poi, se lo riterrai, farai le tue osservazioni.
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L'influenza della filosofia Vedica nella comprensione della
Free Energy da parte di Nikola Tesla
“La prima cosa da capire a proposito dell’etere è la
sua assoluta continuità.
Un pesce che abita le profondità del mare non ha
probabilmente modo di apprendere l’esistenza dell’acqua
poiché in essa è uniformemente immerso: questa è la
nostra condizione in relazione all’etere”.
Sir Oliver Lodge, Ether and Reality (Etere e Realtà)
di Toby Grotz
THEORETICAL ELECTROMAGNETIC STUDIES AND LEARNING
ASSOCIATION, INC.
760 PRAIRIE AVENUE
CRAIG, COLORADO 81625
(970) 824-6834
Nikola Tesla usava l’antica terminologia sanscrita per
descrivere i fenomeni naturali. Nel 1891 Tesla descrisse
l’universo come un sistema cinetico pieno di energia che
poteva essere catturata in qualsiasi punto.
Negli anni a seguire le idee di Tesla furono molto
influenzate dagli insegnamenti di Swami Vivekananda. Swami
Vivekananda fu il primo di una serie di maestri orientali di
yoga che portarono la filosofia e la religione vedica nel
mondo occidentale.
Dopo aver incontrato Swami e continuato gli studi sulla
visione orientale dei meccanismi che guidano il mondo
materiale, Tesla cominciò a usare i termini sanscriti
Akasha, Prana e il concetto di un etere luminifero per
descrivere la fonte, l’esistenza e la costruzione della
materia.
Questo documento traccerà lo sviluppo delle conoscenze di
Tesla in relazione alla Scienza vedica, la sua
corrispondenza con Lord Kelvin riguardo tali materie, e i
rapporti tra Tesla e Walter Russell e altri scienziati di
fine secolo in merito alla comprensione avanzata della
fisica.
Finalmente, dopo essere stato oscurato per molti anni,
l’autore descrive ciò che lui ritiene essere il requisito
per per i sistemi di energia libera immaginati da Tesla .
LA PRIMA DESCRIZIONE DI UNIVERSO FISICO DI TESLA
Entro il 1891 Nikola Tesla aveva inventato molti dispositivi
utili, tra cui: un sistema di illuminazione ad arco (1886),
il motore a corrente alternata, sistemi di generazione e
trasmissione di energia (1888), sistemi di conversione e
distribuzione elettrica tramite scariche oscillatorie (1889)
e un generatore di correnti ad alta frequenza (1890).
Il brevetto più famoso ruota intorno a un’ispirazione
avuta durante una passeggiata con un amico in un parco di
Budapest. Mentre osservava il tramonto, Tesla immaginò come
i campi elettromagnetici rotanti potessero essere usati in
un nuovo tipo di motore elettrico. Tale ispirazione portò
al celebre sistema di distribuzione di energia a corrente
alternata. Tuttavia, nel 1891, Tesla brevettò quella che un
giorno potrebbe diventare la sua invenzione più famosa: è
la base per la trasmissione senza fili di energia elettrica
ed è conosciuta come “Trasformatore a bobina di Tesla”.
Nel 1891 Tesla disse quanto segue durante un discorso
davanti all’Istituto Americano di Ingegneri Elettrici
(IEEE):
“Tra molte generazioni, le nostre macchine saranno guidate
da un’energia ricavabile in qualsiasi punto
dell’universo. Questa idea non è una novità…la
troviamo nel piacevole mito di Anteo, che ricava energia
dalla terra; la troviamo nelle speculazioni di uno dei
nostri favolosi matematici... l’energia si trova in tutto
lo spazio... Questa energia è statica o cinetica? se è
statica, le nostre sono vane speranze; se è cinetica – e
sappiamo per certo che è così - allora si tratta solo di
sapere quando l’uomo riuscirà ad attaccare le proprie
macchine agli ingranaggi della natura.” [1]
Questa descrizione dei meccanismi fisici dell’universo fu
data prima che Tesla acquisisse familiarità con la scienza
vedica orientale di India, Tibet e Nepal. Tale scienza venne
diffusa negli USA e in Occidente durante i tre anni di
visita di Swami Vivekananda.
SCIENZA VEDICA E SWAMI VIVEKANANDA
I Veda sono una collezione di scritture consistenti in inni,
preghiere, miti, racconti storici, dissertazioni
scientifiche e sulla natura della realtà. Tali scritti
risalgono almeno a 5000 anni fa. La natura della materia,
l’antimateria e la composizione della struttura atomica
sono tutti descritti nei Veda. Il linguaggio dei Veda è il
Sanscrito, la cui origine non è completamente compresa. Gli
studiosi occidentali suggeriscono che fu portato nelle aree
dell’ Himalaya e da lì in India attraverso le migrazioni
della cultura Ariana. Paramahansa Yogananda e altri storici
tuttavia non sono d’accordo con questa teoria e affermano
che non vi è prova in India che dimostri tali ipotesi.
[2]
Ci sono parole in Sanscrito che descrivono concetti
totalmente estranei alla cultura occidentale. Parole singole
possono richiedere un intero paragrafo di traduzione in
lingua inglese. Avendo studiato il Sanscrito per un breve
periodo negli ultimi anni 70, questo autore ha pensato che
l’uso della terminologia vedica da parte di Tesla potesse
essere una chiave per capire il suo concetto di
elettromagnetismo e della natura dell’universo. Dove Tesla
apprese i concetti Vedici e la terminologia sanscrita? Le
famose biografie di Cheney, Hunt e Draper, e O'Neil [3,4,5]
non accennano alla conoscenza del Sancrito di Tesla.
Tuttavia, O'Neal include il seguente estratto tratto da un
articolo mai pubblicato chiamato “Le grandi conquiste
dell’Uomo”:
“...nell’essere completamente sviluppato, l’uomo, si
manifesta un desiderio misterioso, imperscrutabile e
irresistibile: imitare la natura, creare, far funzionare lui
stesso le meraviglie che percepisce...molto tempo fa
l’uomo riconobbe che tutta la materia percettibile deriva
da una sostanza primaria, senza densità oltre ogni
concezione, la quale riempie tutto lo spazio, l’Akasha o
etere luminifero, il quale è gestito dal Prana che offre la
vita, o forza creativa, che porta all’esistenza, in cicli
infiniti, tutte le cose e tutti i fenomeni.
La sostanza primaria, gettata in vortici infinitesimali di
velocità prodigiosa, diventa materia grezza; quando la
forza si placa, il movimento cessa e la materia scompare,
tornando alla sostanza primaria.”
Secondo Leland Anderson, l’articolo fu scritto il 13
maggio 1907. Anderson affermò anche che grazie alla
conoscenza di Swami Vivekananda Tesla avrebbe potuto entrare
in contatto con la terminologia Sanscrita e che John Dobson
della San Francisco Sidewalk Astronomers Association avesse
fatto ricerche su tale collegamento. [6]
Swami Vivekananda nacque a Calcutta, India nel 1863. Fu
ispirato dal suo maestro, Ramakrishna a servire gli uomini
come manifestazioni di Dio. Nel 1893 Swami Vivekananda
cominciò un tour dell’occidente partecipando al
“Parliament of Religions” a Chicago. Per tre anni
Vivekananda viaggiò in USA ed Europa e incontrò molti
scienziati famosi tra cui Lord Kelvin e Nikola Tesla. [7]
Secondo Swami Nikhilananda, Nikola Tesla, il più grande
scienziato che si è specializzato nel campo
dell’elettricità, fu molto colpito da Swami, dalla sua
spiegazione della cosmogonia Samkhya e dalla teoria dei
Cicli data dagli Indù. Fu particolarmente colpito dalle
somiglianze tra la teoria Samkhya sulla materia e
sull’energia e quella della fisica moderna. Swami
incontrò a New York Sir William Thompson, poi Lord Kelvin e
il Professor Helmholtz, due rappresentati leader della
scienza occidentale. Sarah Bernhardt, la famosa attrice,
fece un’intervista con Swami e ne ammirò gli
insegnamenti.[8]
Fu probabilmente durante una festa data da Sarah Bernhardt
che Nikola Tesla incontrò Swami Vivekananda[9] per la prima
volta. Sarah Bernhardt stava recitando la parte di 'Iziel'
nell’omonima opera. Era una versione francese sulla vita
di Bhudda. L’attrice notò Swami Vivekananda tra il
pubblico e organizzò un incontro a cui partecipò anche
Nikola Tesla.
In una lettera a un amico del 13/2/1986, Swami Vivekananda
scrisse quanto segue;
“...Tesla è stato affascinato dal Prana del Vedanta,
dall’Akasha e dai Kalpa, le quali sono a suo avviso le
uniche teorie che la scienza moderna può prendere in
considerazione...Mister Tesla pensa di poter dimostrare che
matematicamente forza e materia sono riducibili a energia
potenziale. Lo vedrò la prossima settimana per assistere a
tale dimostrazione matematica.” [10]
Swami Vivekananda sperava che Tesla sarebbe stato in grado
di dimostrare che ciò che chiamiamo materia è
semplicemente energia potenziale poiché ciò avvicinerebbe
gli insegnamenti vedici alla scienza moderna.
Swami capì che
"In tal caso, la cosmologia del Vedanta [sarebbe stata]
basata sulle più sicure basi."
L’armonia tra teorie del Vedanta e scienza occidentale fu
spiegata con il seguente diagramma;
BRAHMAN = L’ASSOLUTO
MAHAT O ISHVARA = ENERGIA CREATIVA PRIMORDIALE
+---------+ +---------+
PRANA E AKASHA = ENERGIA E MATERIA
Tesla capì la terminologia e la filosofia sancrita e che
queste erano utili per spiegare i meccanismi fisici
dell’universo come lui li vedeva. Sarebbe utile a coloro
che tentano di capire la scienza che sta dietro le
invenzioni di Nikola Tesla studiare la filosofia vedica e
sanscrita.
Sembra che Tesla non riuscì a dimostrare l’identità tra
energia e materia. Se ci fosse riuscito, sicuramente Swami
Vivekananda lo avrebbe annotato. La prova matematica del
principio in questione arrivò circa 10 anni dopo quando
Albert Einstein pubblicò il documento sulla relatività.
Ciò che era conosciuto in Oriente da 5000 anni fu quindi
reso noto anche all’Occidente.
Brahman viene definito come il solo spirito impersonale
auto-esistente; l’Essenza Divina, da cui emanano tutte le
cose, dalla quale esse sono sostenute e alla quale esse
ritornano. Ciò è molto simile al concetto del Grande
Spirito delle culture dei Nativi d’America. Ishvara è il
Sovrano Supremo; la concezione più alta dell’Assoluto, il
quale va oltre ogni pensiero. Mahat significa letteralmente
“il Grande” e viene anche interpretato con il
significato di mente universale o intelligenza cosmica.
Prana significa energia (solitamente tradotto come forza
vitale) e Akasha significa materia (solitamente tradotto
come etere).
Dobson sottolinea che le traduzioni più comuni di Akasha e
Prana non sono completamente esatte, ma che Tesla ne
comprese il reale significato.
L’incontrò con Swami Vivekananda stimolò molto
l’interesse di Nikola Tesla per la Scienza orientale.
Durante una lezione in India Swami disse:
"Mi è stato detto da alcune tra le menti scientifiche
migliori di questo tempo quanto siano meravigliosamente
razionali le conclusioni dei Vedanta. Conosco personalmente
uno di loro, che quasi non ha tempo per mangiare e uscire
dal proprio laboratorio ma che mai si perdebrebbe le mie
lezioni sul Vedanta perché, come lui dice, esse sono così
scientifiche, si armonizzano così bene con le aspirazioni
del tempo e con le conclusioni a cui la scienza sta
attualmente giungendo".[11]
TESLA E LORD KELVIN
William S. Thompson è stato uno degli ingegneri e
scienziati più importanti del 1800. Sviluppò analogie tra
il calore e l’elettricità e il suo lavoro influenza le
teorie sviluppate da James Clerk Maxwell, uno dei fondatori
della teoria elettromagnetica. Thompson fece da supervisore
nella sistemazione del Cavo Trans Oceanico e grazie a
quell’opera gli fu data l’onorificenza di “Lord
Kelvin”. Kelvin aveva sostenuto le teorie di Tesla e il
sistema di trasmissione wireless di energia
elettrica..[12]
Tesla continuò a studiare la filosofia indù e vedica per
qualche anno, come indicato nella seguente lettera
scrittagli da Lord Kevin.
“15, Eaton Place
London, S.W.
May 20, 1902
Caro Tesla,
Non so come ringraziarti per la tua lettera del 10 maggio
che ho trovato nella mia cassetta sul Lucania e per i libri
che mi ha spedito: -"Il Tempio sepolto", "Il Vangelo di
Bhudda", "Les Grands Inities", l’edizione di Rossetti di
"Casa di Vita" e il Century Magazine del giugno 1900 con le
fotografie a pag. 176, 187, 190, 191, 192, ricche di lezioni
emozionanti.
Abbiamo fatto una bella traversata dell’Atlantico, la più
bella che abbia mai fatto. Ho tentato, senza successo, di
trovare qualcosa di definito in relazione alle funzioni
dell’etere rispetto al semplice e antico magnetismo. A tal
proposito ho dato istruzioni al Sig. Macmillan di inviarti a
Waldorf una copia del mio libro (Collection of Separate
Papers) sull’Elettrostatica e il Magnetismo. Sarò felice
se la accetterai come piccolo segno della mia gratitudine
per la tua gentilezza. Forse troverai qualcosa di
interessante negli articoli sull’elettricità
atmosferica.
Con affetto
Kelvin
Grazie anche per I bellissimi fiori” [13]
TESLA E RUSSEL
Walter Russell fu un artista, scultore, scrittore e
scienziato tra i più affermati del secolo.
La sua tabella periodica degli elementi predisse
accuratamente la locazione e le caratteristiche dei Quattro
elementi anni prima della loro scoperta in laboratorio. I 4
elementi sono: Deuterio, Trizio, Neptunio e Plutonio. Pare
che Russell entrò in uno stato di consapevolezza intensa
dopo essere stato colpito da un fulmine. Cominciò a fare
disegni e a scrivere su fondamenti della natura e la
composizione dell’universo fisico; la famiglia consultò
un medico per verificare se Russell dovesse essere
ricoverato in un istituto d’igiene mentale. Il dottore,
vedendo i risultati delle settimane di lavoro di Russell,
dichiarò di non sapere cosa Russell stesse facendo ma che
egli non era pazzo.
Sebbene non sia stato ancora stabilito il momento esatto e
l’occasione del loro incontro, Nikola Tesla e Walter
Russell si incontrarono e discussero delle loro rispettive
teorie cosmologiche..[14]
Tesla riconobbe la saggezza e il potere dell’insegnamento
di Russell e lo esortò a rinchiudere le sue conoscenze in
cassaforte per 1000 anni, fino a quando l’umanità fosse
stata pronta.[15]
PERCHE’ L’ENERGIA LIBERA NON è ANCORA ARRIVATA:
COMMENTI, POSSIBILITA’ E IMPLICAZIONI SOCIO-ECONOMICHE
Sebbene Tesla non accettasse molti dei concetti sulla
relatività e la teoria quantistica e non riuscì mai a
collegare materia ed energia, riconobbe la possibilità di
energia libera e illimitata come dimostrato dalla seguente
affermazione.
L’uomo può controllare il più grandioso e impressionante
processo naturale ?...Se potesse farlo, avrebbe poteri quasi
illimitati e soprannaturali ... Potrebbe far scontrare
aeroplani e produrre soli e stele, calore e luce. Potrebbe
creare e sviluppare la vita in tutte le sue infinite forme
…Tali poteri lo porrebbero accanto al suo creatore, gli
farebbero compiere il suo destino ultimo.[16]
Notiamo che Tesla sta ponendo una domanda, speculando,
cercando una risposta. Se Tesla avesse sviluppato fonti di
energia libera e appreso come manipolare lo spazio, il tempo
e la gravità durante i suoi anni di maggiore rilevanza
pubblica e produttività (fino al 1920), avrebbe avuto le
risposte a tali domande.
L’invenzione meno capita di Tesla è conosciuta con il
nome di "Raggio Mortale"; era semplicemente un’arma a
raggio di particelle che Tesla propose nel 1937 e fu
fabbricata sotto contratto con Alcoa Aluminum e il governo
inglese e italiano. [17] Tale arma usava tecniche di
propulsione elettrostatica. Armi di questo tipo sono
attualmente sviluppate dalla Strategic Defense Initiative
Organization (SDIO) e dal Strategic Defense Command
dell’esercito americano. [18]
Quindi l’umanità non ha ancora catturato l’infinita
energia dell’universo come immaginato da Nikola Tesla. La
domanda rimane: perché no?
Dispositive di energia libera, se fattibili, non sono
microcircuiti più piccoli o più veloci, né trappole per
topi più grandi ed efficienti. Si tratta di una tecnologia
che potrebbe rivoluzionare lo status quo socio-economico
della terra. In questo momento la torta è divisa in maniera
non equa. Un quarto della popolazione della terra, il terzo
pianeta a partire dal sole, consuma tre quarti dell’output
annuale delle risorse. Come si può facilmente dedurre da un
breve studio degli affari mondiali, ci sono circa 3 miliardi
di persone che ne hanno abbastanza di questa situazione. Ci
sono guerre, fame e conflitti in ogni angolo del pianeta.
Che fare?
L’astronave Terra ha bisogno di un piano di volo.
O dividiamo meglio la torta, oppure facciamo una torta più
grande. La prima opzione richiede che il nostro standard di
vita si abbassi, affinché quello del terzo mondo si
alzi.
La seconda opzione ci permette di mantenere il nostro
standard di vita e aiutare ad alzare quello dei paesi meno
privilegiati.
Dobbiamo fare questo. È il nostro destino, la nostra
responsabilità, il nostro esame finale.
30.000 persone muoiono di fame ogni giorno su questo
pianeta, la maggior parte sono bambini. Le nazioni si
combattono, la Guerra fa parte delle nostre vite. Cosa guida
l’economia nel mondo occidentale e ci permette di avere
alta standard di vita, una vita di agi se paragonata a
quella dei nostri vicini a sud di quella linea immaginaria
chiamata confine? Molte risposte possono essere date:
sociali, politiche e spirituali. Sappiamo che lo standard di
vita di una nazione è direttamente collegato al consumo di
energia.
L’energia guida le economie delle nazioni e l’obiettivo
di Tesla era di rendere l’energia elettrica equamente
disponibile a tutte le persone in ogni luogo della terra.
Tesla continuò a promuovere il suo progetto di energia
senza fili durante le interviste che diede in occasione del
suo compleanno ancora nel 1940.[19]
L’energia elettrica permette l’elaborazione delle
materie prime direttamente sul posto. L’energia elettrica
può portare l’acqua dai pozzi alle aree colpite da
siccità. L’energia elettrica offerta ad aree povere del
pianeta può ingrandire la torta, può aiutare a portare la
necessaria uguaglianza economica che è nostro diritto sin
dalla nascita.
Perché l’energia non è stata resa disponibile a tutti i
popoli e nazioni? Perché non sono stati realizzati I tanto
propagandati dispositivi di energia libera descritti da Tom
Bearden, John Bedini, Bruce DePalma e altri?
Forse perché “le cose facili raramente vengono realizzate
per la stessa ragione per cui le cose impossibili sono
compiute raramente: nessuno pagherà per qualcosa che viene
ritenuto facile o impossibile ”.[20] Forse perchè quando
si parla di energia ciò implica più di quanto ci si possa
immaginare.
Stiamo parlando di energia personale, nazionale, planetaria,
energia Karmica e dell’energia dell’amore.
I saggi dicono che per godere dell’energia dobbiamo
lasciare andare l’energia, per superare noi stessi. Quale
esempio l’autore può descrivere una delle sue esperienze
recenti. Dopo un simposio di successo in occasione dei 100
anni dall’arrivo di Nikola Tesla negli USA [21], una
corporazione no-profit, 501(c)(3), è stata creata
specificatamente per incoraggiare e perseguire la ricerca
sulle invenzioni e le scoperte di Nikola Tesla. Due anni
più tardi, dopo un secondo simposio, alcuni membri
fondatori hanno richiesto al consiglio d’amministrazione
di validare l’affermazione di Tesla secondo cui era
possibile la trasmissione di energia wireless. I membri del
consiglio hanno suggerito di ottenere il permesso dalla FCC,
di depositare una dichiarazione di impatto ambientale presso
l’EPA e di formare una propria corporazione no-profit.
E’ stato anche deciso che poiché non c’era alcuna
procedura per coprire la ricerca, l’organizzazione non
poteva essere coinvolta.
Un altro obiettivo dell’organizzazione era stato quello di
fondare un museo che si sarebbe dovuto chiamare “Nikola
Tesla Museum of Science and Technology”. Pensammo che
poiché ogni anno vengono dati 60-70 miliardi di dollari a
organizzazioni no profit, ci fossero buone possibilità che
l’organizzazione potesse ottenere i fondi, per il museo o
per la ricerca.
Pensammo che:
"poiché solo il 16% dei musei di questo paese sono musei
scientifici, il museo in onore di Nikola Tesla aiuterà a
informare il pubblico nei settori della tecnologia. Con la
necessità di rinnovamento economico dell’industria in
Colorado, il 1986 è il momento per iniziare a supportare
l’istruzione scientifica della nostra regione. Con le
statistiche attuali che mostrano che gli USA sono indietro
dal punto di vista tecnologico, lo sforzo di educare il
pubblico sta diventando sempre più importante e l’ondata
di consapevolezza pubblica delle invenzioni di Nikola Tesla
fanno sì che egli possa dare il nome a un museo scientifico
e tecnologico." [23]
Il consiglio rimandò la discussione della nostra proposta a
tempo indefinito.
Cos’era successo? Delle 15-20 persone che avevano dato
inizio all’organizzazione, solo 4 rimasero parte
dell’organo governativo. Tre di quei membri erano contrari
alla ricerca. La mente comune del consiglio di
amministrazione era diventata l’antitesi dello slancio che
Tesla aveva conquistato in vita. A differenza
dell’inventore e uomo d’affari indipendente, il
consiglio era ormai composto da membri burocrati per
società della classifica “Fortune 500”. Tesla era
vegetariano, i membri del consiglio no. Tesla non chiedeva
il permesso per essere inventivo e iniziare nuove avventure,
mentre il consiglio aveva bisogno di permessi dall’alto.
Le dicotomie erano infinite.
Le visioni di Tesla sono state ritardate per 89 anni. I
litigi cominciarono con Thomas Edison, J.P. Morgan e lo
stesso Nikola Tesla.[24]
Tutto continua oggi.
Forse la ragione del ritardo nella trasmissione di energia
senza fili o dei dispositivi a energia libera giace nel
profondo della psiche umana.
È possibile paragonare la storia di Tesla a una storia
biblica?
Bruce Gordan pensa di sì. Nell’analisi di Gordan il
tentativo di Tesla di costruire un prototipo di
trasmettitore ad ingrandimento ricorda il racconto della
Genesi 11:1-9. [25]
"il messaggio; la curiosità e l’audacia tecnologica
innervosiscono Dio; Dio demolisce il progetto, confonde il
linguaggio".
Gordan sottolinea ulteriormente questo scenario come
segue:
"ISOMORFISMO"
STORIA BIBLICA \**************/ STORIA DI TESLA
Sforzi umani \********/ Progetti di Tesla
Torre di Babele \************/ Torre Wardenclyffe
Dio \**********************/ Denaro (J.P. Morgan)
Demolizione e confusione da mantenere, Ritiro dello Status
Quo di Morgan di Dio assetato di potere in alto, supporto
finanziario e umanità che striscia nell’ignoranza in
basso.
Conseguente soppressione dell’opera di Tesla nella scienza
ortodossa e nei circoli di ingegneria.
Perpetuazione di una tecnologia mediocre per la generazione,
l’immagazzinaggio e la distribuzione di energia per
mantenere un flusso di denaro favorevole per il sistema
esistente di gestione energetica forzando la combustione
continuata di combustibili scarsi, continuando a far pagare,
pagare, pagare gli utenti.
"quando tutto è perfetto, arriva il momento giusto"[26]
ciò equivale a dire:
"la conoscenza assoluta nelle mani di colui il cui cuore non
è ancora sensibile sarebbe un’arma terribile".[27]
Potremmo postulare che gli sviluppi tecnologici non
avvengono fino a quando il pianeta non è pronto.
L’esame recente della teoria Gaia conferisce intelligenza
alla Terra.
"Migliaia di anni fa, attraverso la visione, gli stregoni
vennero a conoscenza del fatto che la Terra potesse
percepire e che tale consapevolezza potesse avere effetto
sulla consapevolezza degli umani”.[28]
In base alla reciprocità, potrebbe essere vero anche il
contrario. L’incoscienza di gruppo o collettiva sta ancora
lottando con i risultati della teoria quantistica e della
relatività. Noi come razza siamo stati pronti all’energia
nucleare, tutto era perfetto e il momento giusto è
arrivato. Presto dovremo utilizzare bene la tecnologia o
abbandonarla per assicurarci la sopravvivenza come
specie.
COSA FARE A RIGUARDO DELL’ENERGIA LIBERA: CREARE UN’IDEA
DI CUI E’ ARRIVATO IL MOMENTO
La trasmissione senza fili dell’energia e l’energia
libera non sono ancora state realizzate, forse non siamo
pronti, forse la terra non è pronta. Pogo ha detto la cosa
migliore “abbiamo incontrato il nemico: siamo noi." Nella
visione junghiana dell’inconscio collettivo, le cose
accadono quando è il momento giusto, otteniamo ciò a cui
acconsentiamo. Abbiamo bisogno di un piano di volo. Ed il
piano deve capire che:
QUANDO IL POTERE DELL’AMORE
SUPERERA'
L’AMORE PER IL POTERE
ALLORA CI SARA’
PACE
[Fonte: bagno delle ragazze, scuola superiore Boulder,
Boulder, Colorado]
Descritto come "graffiti adolescenziali post Industriali,
neo-tecnici"
"I fatti relativi a ciò sono talmente stupefacenti
che sembrerebbe che il Creatore stesso
abbia elettricamente progettato
questo pianeta...."
Descrizione di Nikola Tesla su ciò che viene attualmente
descritto come Risonanza di Schumann (7.8 Hz) in "la
trasmissione di energia elettrica senza fili come mezzo di
promozione della pace mondiale",
Mondo elettrico e ingegneria, 7 gennaio 1905, PP 21-24.
NOTE A PIE’ DI PAGINA
1. Ratzlaff, John, Tesla Said, Tesla Book Company, PO Box
1649, Greenville, TX 75401, 1984.
2. Yogananda, Paramahansa, Autobiography of a Yogi, Self
Realization Fellowship,, 3880 San Rafael Ave., Los
Angeles,
CA 90065, 1985.
3. Cheney, Margaret, Man Out of Time, Prentice Hall,
1981.
4. Hunt, Inez and Draper. Wanetta, W., Lightning In His
Hand, The Life Story Of Nikola Tesla, Omni Publications,
Hawthorne, CA, 1981.
5. O'Neal, John, J., Prodigal Genius, The Life Of Nikola
Tesla, Ives Washington, Inc., 1944.
6. Anderson, Leland, personal communication.
Vedere anche Anderson, L.I.,and Ratzlaff, J.T., Dr. Nikola
Tesla
Bibliography, Ragusan Press, 936 Industrial Avenue, Palo
Alto, CA 94303, 1979.
7. Nikhilananda, Swami, Vivekananda, The Yogas and Other
Works, Ramakrishna-Vivekananda Center, New York, 1973.
8. Nikhilananda, Swami.
9. Dobson, John, personal communication.
7. Dobson, John, Advaita Vedanta and Modern Science,
Vedanta
Book Center, 5423 S. Hyde Park, Chicago, IL 60615, 1979.
10. Nikhilananda, Swami.
11. Burke, Marie Louise, Swami Vivekananda in the West,
New
Discoveries, The World Teacher, Advaita Ashrama,
Mayavati,
India, 1985, p. 500
12. Grotz, T., "Artificially Stimulated Resonance of the
Earth's Schumann Cavity Waveguide",
Proceedings of the Third International New Energy Technology
Symposium/Exhibition,
June 25th-28th, 1988, Hull, Quebec, Planetary Association
for Clean Energy,
191 Promenade du Portage/600, Hull, Quebec J8X 2K6 Canada
13. dalla collezione personale di L. Anderson.
14. Russell, Lao. personal communication.
15. The University of Science and Philosophy, Swannanoa,
Waynesboro, VA 22980, (703) 942-5161.
16. scritto da Tesla il 13 maggio 1907, per "Actors Fair
Fund",
testo trascritto nelle collezioni della Bakken Library of
Electricity in Life.
L’articolo fu pubblicato sul "New York American", il 6
luglio, 1930, pg. 10.
17. Tesla, Nikola, The New Art of Projecting Concentrated
Non-Dispersive Energy Through Natural Media, Proceedings
of
the Tesla Centennial Symposium, Grotz, T. & Rauscher, E.,
Editors, 1984.
18. Turchi, P.J.,Conte, D.,Seiler, S., Electrostatic
Acceleration of Microprojectiles to Ultrahypervelocities,
"Proceedings of the Seventh Pulsed Power Conference",
June
12th-14th, Monterey, California, Jointly Sponsored by the
DOD, DOE, and the IEEE Electron Devices Society.
19. "Death Ray for Planes", New York Times, September 20,
1940.
20. Pawlicki, T.B., Exploring Hyperspace, 848 Fort
Street,
Victoria, B.C., Canada, electronic book on floppy disk,
1988,
(Log onto the TESLA BBS at (719) 486-2775 for copy of
ASCII
text files)
21. Broad, William J., "Tesla a Bizarre Genius, Regains
Aura
of Greatness", New York Times, Aug. 28th, 1984
22. Deleted
23. Grotz, T., & Sheppard, J., The Nikola Tesla Museum of
Science and Technology presentato al consiglio di
amministrazione in data 12/12/1986.
[disponibile come file testo ASCII su TESLA BBS (719)
486-2775]
24. Cheney, Margaret, Tesla, Man Out of Time, Prentice
Hall
Inc, Englewood Cliffs, NJ, 1981.
25. Gordan, Bruce, comunicazione privata, 1988.
26. Arguelles, Jose & Lloydine, comunicazione personale .
27. Hercules, Michael, The Circle of Love, pubblicato
dall’autore.
28. Castenada, Carlos, The Power of Silence, Further
Lessons
of don Jaun, Simon and Schuster, New York, 1987, Pg. 120.
ULTERIORI INFORMAZIONI SU TESLA
TESLA BBS: è un servizio di bollettino informatico per
avere accesso alle informazioni sulle attuali ricerche e
sulla vita di Nikola Tesla. Una sottosessione del BBS del
Colorado Mountain College, può essere contattato usando un
computer e modem baud 300/1200/2400 allo (719) 486-2775.
The Tesla Memorial Society The Tesla Coil Builders
Association
% Nicholas Kosanovich % Harry Goldman
453 Martin Road RD #6 Box 181
Lackawanna, NY 14218 Glenns Falls, NY 12801
(716) 822-0281 (518) 792-1003
The Tesla Book Company High Voltage Press
PO Box 1649 PO Box 532
Greenville, TX 75401 Claremont, CA 91711
(214) 454-6819
Mr. Toby Grotz, Presidente, ingegneria Wireless Engineering,
è un ingegnere elettrico con 16 anni di esperienza nel
campo della geofisica, ricerca e progettazione aerospaziale
e industriale. Mentre lavorava per il dipartimento dei
servizi geofisici della Texas Instruments e presso
l’università del Texas a Dallas, Mr. Grotz apprese e
lavorò con concetti geofisici, importanti per la
trasmissione di energia wireless.
Come ingegnere Senior Engineer a Martin Marietta, Grotz ha
progettato e supervisionato sistemi di controllo di
procedure industriali e progettato e costruito strumenti e
apparecchiature per la ricerca e lo sviluppo e i test di
hardware per voli spaziali. Grotz ha anche lavorato per
l’industria di utilità pubblica installando sistemi
informatici di acquisizione di dati misuranti
l’inquinamento nelle centrali di energia di combustibile
fossile e ha anche lavorato in una centrale nucleare come
ingegnere.
Grotz ha organizzato e presieduto il simposio del centenario
di Tesla nel 1984 e il simposio internazionale di Tesla nel
1986 ed è stato presidente della International Tesla
Society, un’organizzazione no profit creata dopo il primo
simposio. Da Project Manager per il Project Tesla, Grotz ha
collaborato alla progettazione e realizzazione di un
rifacimento dell’apparecchiatura che Nikola Tesla usava
per la trasmissione senza fili durante gli esperimenti
sull’energia nel 1899 a Colorado Springs. Grotz ha
ricevuto la laurea B.S.E.E. dall’Università del
Connecticut nel 1973.
www.padrak.com/ine/GROTZ.html
Nov. 23, 1996.
Fonte: Tesla Society
|
Sophia 17 novembre 2009 11:07
Visto che il recentissimo accordo Usa-Cina su emissioni sta
mettendo a rischio il vertice di Copenaghen sul clima, in
programma dal 7 al 18 dicembre p.v. ... forse è il caso di
riprendere quell'articolo che stavo postando che riassumendo
tutti i travagli e le ragioni per cui il protocollo di Kuoto
non è ancora fallito:
PARTE TERZA:
2.3. Il tormentato processo di ratifica
Dopo l’adozione del testo dell’accordo da parte della
Cop 3, per
divenire operativo il Protocollo di Kyoto doveva essere
ratificato dai
parlamenti di almeno 55 paesi, responsabili di almeno il 55%
delle
emissioni dei paesi dell’Allegato I. Ma tra i paesi
aderenti alla
Convenzione cominciarono a manifestarsi immediatamente
dissidi sui
meccanismi operativi che avrebbero dovuto garantire il
perseguimento
degli obiettivi individuati.
Si delineò immediatamente una netta cesura tra due gruppi
di paesi.
Su un fronte si pose l’Unione europea, che mostrava di
prediligere
l’obbligatorietà degli impegni assunti e l’uso di
strumenti di regolazione di
tipo command and control; sul fronte opposto si schierarono
gli Usa e i
paesi del cosiddetto Umbrella Group (Canada, Australia,
Giappone e
Russia), che mostravano nette preferenze per accordi
volontari non
obbligatori, e per l’utilizzazione di strumenti flessibili
di mercato, quali, ad
esempio, i permessi negoziabili. Gli Usa, inoltre, prendendo
atto che gli
obiettivi di riduzione del Protocollo non avrebbero avuto
effetti
significativi di mitigazione del cambiamento climatico,
sottolineavano la
necessità di coinvolgere nelle strategie di riduzione delle
emissioni anche i
paesi emergenti, mediante accordi volontari e sistemi di
incentivi allo
sviluppo di nuove tecnologie meno inquinanti.
Il conflitto si dispiegò nel pieno delle sue potenzialità
nel novembre
del 2000, nel corso dei negoziati dell’Aja (Cop 6) che
avevano il mandato
di raggiungere l’accordo sui meccanismi, sulle regole e
sulle procedure
necessarie all’implementazione concreta dell’accordo. La
Conferenza fallì
in modo eclatante, facendo temere un fallimento definitivo
dell’intero iter
negoziale e generando la necessità di un rinvio della
discussione a
un’assise suppletiva, da tenersi a Bonn nel mese di luglio
dell’anno
successivo.
Pochi mesi dopo, nel marzo del 2001, il neoeletto Presidente
George
Bush jr. annunciò l’intenzione definitiva degli Usa di
non ratificare il
Protocollo, giudicato dal Congresso contrario agli interessi
del paese. Il
modello di sviluppo e di mobilità su scala continentale
degli Usa è infatti
stato tradizionalmente basato sull’uso intensivo di
risorse fossili a basso
costo e un drastico contenimento del loro utilizzo risulta
socialmente
oneroso e decisamente impopolare sul versante elettorale. A
ciò va poi
probabilmente aggiunto anche il forte peso politico interno
delle lobby
petrolifere, che hanno costituito una delle principali basi
di sostegno
elettorale di George Bush in entrambe le tornate elettorali
che lo hanno
visto vincitore.
L’Unione Europea, in preparazione della Conferenza
suppletiva (Cop
6 bis), cercò di rilanciare energicamente l’iniziativa
diplomatica, riuscendo
a trovare un’efficacie mediazione con i paesi
dell’Umbrella Group, che
condusse agli Accordi di Bonn del luglio 2001. Nel corso
della Conferenza
di Marrakesh del novembre 2001 (Cop 7) si riuscì così a
giungere a un
ampio accordo sugli strumenti di azione e di controllo da
utilizzare
nell’implementazione del Protocollo (Clini, 2001). In
particolare, gli
accordi di Marrakesh prevedevano l’adozione dei seguenti
quattro tipi di
meccanismi flessibili (Clini, 2006b):
_ realizzazione congiunta, che consente a ciascun paese di
realizzare
progetti di riduzione delle emissioni in un altro paese del
proprio
Allegato di appartenenza, scalando i risultati dai propri
impegni
sul fronte interno;
_ meccanismo per lo sviluppo pulito, che consente ai
paesi
dell’Allegato I di compensare parte delle proprie
emissioni
mediante la realizzazione di progetti ad elevata
efficienza
energetica in paesi in via di sviluppo;
_ mercato dei crediti di emissione, costituita dalla
possibilità di
compravendita di permessi di emissione tra paesi che
hanno
virtuosamente superato gli impegni e paesi che non riescono
a
soddisfarli;
_ potenziamento dei serbatoi di carbonio, che prevede la
possibilità
di compensare gli eccessi di emissione rispetto agli
impegni
assunti aumentando l’estensione dei bacini di
assorbimento
dell’anidride carbonica, quali boschi, foreste e superfici
coltivate.
Questi strumenti, stimolando in pratica processi di
negoziazione delle
quote di emissione, dovrebbero favorire il raggiungimento
degli obiettivi
prefissati a un costo sociale più basso per i paesi
industrializzati, favorendo
l’abbattimento delle emissioni nei settori e nei paesi
dove i costi marginali
del processo risultano più bassi.
Nonostante l’adozione dei meccanismi flessibili, che in
parte
riproducono quelli messi in atto al loro interno dal Clean
Air Act, gli Usa
non recedettero dalle loro posizioni riguardo
all’obbligatorietà degli
impegni assunti e alla necessità di coinvolgere in modo
più massiccio i
paesi in via di sviluppo, restando fuori dal trattato
(Buchner et al., 2002).
In quanto responsabili del 36% delle emissioni dei paesi
dell’Allegato I,
con la loro defezione resero cruciale l’adesione al
trattato della Russia, che
nel 1990 era responsabile di più del 17% delle emissioni
dei paesi dello
stesso Allegato, ma che nel frattempo andava delineandosi
come uno dei
principali paesi produttori ed esportatori di petrolio e di
gas metano, poco
interessato quindi a creare ostacoli all’uso globale di
questo tipo di risorse
(Manne, Richels, 2001; Böhringer, Löschel, 2003; Buchner
et al., 2003).
La Russia ha a lungo temporeggiato, utilizzando
probabilmente nel
frattempo la minaccia o la promessa della sua possibile
adesione al trattato
come posta su altri tavoli negoziali con Usa e Europa, ma
alla fine hanno
prevalso uno schieramento filoeuropeo e l’interesse a
poter vendere
permessi di emissione. Essa, infatti, come la maggior parte
delle altre
economie in transizione, a causa del collasso del suo
sistema industriale
dopo il crollo del blocco sovietico del 1991, ha visto
ridursi drasticamente
i suoi consumi energetici rispetto ai valori registrati nel
1990 e si trova
quindi oggi a detenere, sulla base degli impegni assunti nel
Protocollo,
crediti di emissioni che potrà profittevolmente vendere ad
altri paesi
dell’Allegato I che avranno invece difficoltà a
rispettare i propri obiettivi.
Il parlamento Russo ha quindi deciso di ratificare il
protocollo nell’ottobre
del 2004, sbloccando così l'impasse negoziale e consentendo
l’avvio della
concreta applicazione dell’accordo, ma a soli sette anni
dalla sua data
ultima di scadenza.
|
Sophia 17 novembre 2009 10:22
@ Danilo
ah se è per questo ne resta più di uno aperto.
Non solo esiste il problema delle scorie, ma anche quello
dei dati sulla salute che sono stati occultati e manomessi e
non per ultimo il problema della non convenienza economica
per il privato se consideri i costi da sostenere per la
"sicurezza"
|
danilo 17 novembre 2009 1:01
Resta solo un piccolo problema: nessuno sà cosa fare delle
scorie radioattive ( che non sono solo quei pochi chili di
combustibile usato, ma tutta la struttura e le attrezzature
facenti parte la centrale dismessa ).
Se non vogliamo lasciare in eredità questa piccola magagna
ai nostri figli bisognerà darsi da fare ed escogitare
qualcos'altro.
e intanto comprarsi la vacca.
danilo.
contaminazione in francia:
http://www.facebook.com/video/?id=1464559087
|
yannis 16 novembre 2009 19:28
Mi permetto da ignorante di intervenire;
nessuna centrale della 4° generazione è stat ancora
progettata e, pertanto, neanche costruita: sono in fase di
progettazione e le attuali più efficienti e che nessuno si
sogna di dismettere sono quelle di 3° generazione. Il
fotovoltaico fino ad oggi non è affatto remunerativo a meno
che non si tartti di istallarlo su una piccoòla azienda che
lavora dalle otto del mattino alle ore 1800, i moitivi sono
ovvi. Pre uso domestico il fotovoltaico, che ha una vita
media di 20-22 anni non è coveniente in quanto i tempi di
ammortamento sono gli stessi escluse le spese di
manutenzione alquanto sostenute. Per l'idrogeno è pura
eutopia, per averlo occorre energia che noi non abbiamo,
inoltre un'auto ad idrogeno avrebbe costi e peso
esoirbitanti causa il serbatoio e peso maggioere é =
maggior costo di esercizio. Se non desideriamo mil nucleare
possiamo ricorrerer ai bovini ognuno deoi quali produce crca
250 litri di metano al giorno, mettereli nell'aboitacolo
delle nostre auto e collegare il loro deretano (fa anche
rima) con il motore.
|
Sophia 16 novembre 2009 11:14
Ciao TNT,
eh oramai dovremmo esserci sono a 14 set + 2 gg e i dati
previsti per la quattordicesima sono tra gli 8 e 9,3 cm
(peso 25 g). La certezza la posso avere solo nel momento
della visita ecografica e per il resto mi baso su dati
statistici presunti. Sabato comunque ho fatto il mio primo
acquisto alla prenatal perchè i vestiti cominciano a
stringermi. Mi è venuto da piangere ... vabbè ... non mi
dilungo altrimenti risalta fuori qualche altro utente di
aduc che mi ricorda quanto poco interessano questi discorsi
...
Per tornare a quanto hai postato ti posso solo dire che è
una questione assai nota e che, negli ambienti dove ci si
occupa di questioni che hanno a che fare con "l'environment"
se ne discute (=litiga) da almeno 30 anni. le questioni che
tocca questo signore sono tutte arci note agli esperti e ce
ne sono molte altre che, probabilmente per ragioni di
sintesi, non ha neanche citato ma andrebbero tutte a
confermare la sua tesi sposata (non esistenza di soluzioni
alternative a basso costo e basso impatto ambientale).
l'opinione personale che mi sono fatta sentendo le ragioni
degli uni e quelle degli altri è che, PER LE INFORMAZIONI
DI CUI DISPONIAMO IN QUESTO MOMENTO, hanno sicuramente
ragione quelli che gridano alla bufala per quanto riguarda
il fotovoltaico, la macchina a idrogeno e altre energie
alternative sottratte all'agricoltura per alimentare le auto
(olio di colza ecc...).
Cosa diversa per altre fonti che già hanno dimostrato buoni
rendimenti e su cui si tratterebbe di potenziare la ricerca
come stanno facendo altri paesi.
Sicuramente non è realistico pensare di diventare
"autosufficienti" con le sole rinnovabili.
Ci sono due fronti su cui possiamo agire:
1. il lato della domanda( =RISPARMIARE ENERGIA)
2. il lato dell'offerta (=INVESTIRE IN RICERCA)
A me sembra che in questo momento si stia giocando a mettere
la testa sotto la sabbia e puntare su un nucleare di terza
generazione che altrove stanno dismettendo tamponando con il
gas russo che presenta più problemi che benefici ... e
questo a mio avviso per incapacità di scelte sfidanti e
coraggiose.
|
t_n_t 15 novembre 2009 18:01
Ciao futura mammina, ci stiamo avvicinando agli 8 cm?
A parte ciò, ho trovato sul web questo articolo che ti
riporto sperando di non sfasarti troppo la linearità dei
tuoi post; ti va eventualmente di commentarlo?
---
La farsa delle energie alternative
di Eugenio Benetazzo - 16 luglio 2007
Tanto per iniziare sappiate che non possiamo chiamarle
energie alternative, ma caso mai derivative, in quanto non
rappresentano assolutamente una alternativa, quanto
piuttosto una fonte di energia che deriva anch’essa da un
diverso utilizzo del petrolio.
Se qualcuno pensa di poter avere i pannelli fotovoltaici
senza poter disporre di greggio in abbondanza ed a buon
mercato, è il caso che si sintonizzi su Italia Uno per
guardare i provini del Grande Fratello.
Per spiegare a tutti la reale portata dell’impatto delle
energie derivative mi è necessario soffermarmi sulla
evoluzione storica della civiltà umana: non vi preoccupate
cercherò di essere il meno noioso possibile.
Come si è arrivati al petrolio ? Semplice: da un
progressivo processo di sostituzione di una risorsa con
un’altra a causa dell’esaurimento della prima e del
lievitare del suo costo di approvvigionamento.
Così è successo quando si passò dal legno al carbone.
Inizialmente il legno era disponibile in quantità
impensabili, era abbondante ed a buon mercato: basti pensare
che la copertura forestale in Europa agli inizi del 1600 era
quasi del 90 %. La necessità di avere terreni da coltivare
unita alla richiesta di legna per il riscaldamento provocò
un lento e progressivo disboscamento in tutta Europa. Quando
anche la legna cominciò a diventare molto costosa (a causa
della sua diminuita abbondanza), venne individuato il
carbone come un interessante sostituto: interessante perché
vista l’abbondanza iniziale era decisamente poco
costoso.
Il carbone era conosciuto sin dai tempi dell’impero
romano, ma non veniva utilizzato perché sporcava sia quando
bruciava e sia quando veniva trasportato: per questo motivo
si preferiva la legna molto più rassicurante per gli usi
casalinghi.
All’inizio del diciassettesimo secolo il carbone diventa
il vero e proprio componente energetico volano di un primo
gradiente evolutivo: la nascita della civiltà
industriale.
Il carbone trova ottima applicazione anche nel funzionamento
delle prime macchine a vapore che rappresenteranno la
chiave di svolta per la trasformazione delle società da
economia rurale a economia di mercato. Il successivo passo
ci porta allo svuotamento delle campagne: milioni di
contadini in tutta Europa abbandonano la coltivazione della
terra (lavoro molto pesante, ma al tempo stesso molto
salutare e gratificante) per spostarsi nei grandi sobborghi
industriali per lavorare come operai. Il capitalismo nasce e
si evolve grazie ad una risorsa energetica allora abbondante
ed a buon mercato: il carbone.
L’industria tessile per prima si fa portavoce di questo
sensazionale mutamento: non si vive più per lavorare, ma si
lavora per vivere. Le grandi metropoli iniziano a
trasformarsi, sia dal punto di vista urbano che dal punto di
vista socioeconomico: nascono i primi quartieri ghetti e
nasce la lotta di classe.
Il carbone consente di riscaldare le abitazioni (un tempo
sempre molto fredde), consente di far funzionare fucine e
macchine a vapore per tenere in movimento telai, motori e
rotative.
L’uomo non si alza più quando canta il gallo all’alba,
ma con la sirena delle fabbriche che lo sveglia per
ricordagli che tra poco inizia il turno di lavoro.
Si è abbandonato una vita incontaminata a stretto contatto
con la natura, per scegliere di passare la propria vita
dentro uno stabilimento industriale, al buio, in mezzo alla
confusione di macchine e rumori di ogni sorta. Già allora,
città come Londra apparivano all’occhio del viandante
forestiero, città invivibili, corrotte dai costumi,
dall’alcol, dalla prostituzione e dall’inquinamento.
Nel frattempo i giacimenti di carbone smettono di essere
convenienti in quanto il carbone in superficie si era
esaurito ed era necessario iniziare ad estrarlo: nascono le
prime miniere di carbone.
La risorsa energetica che ha consentito quanto abbiamo
esposto finora comincia tuttavia a diventare costosa:
qualcuno in America si accorge che si può ottenere
altrettanta energia dalla sfruttamento di un liquido nero,
che sembra carbone liquefatto. Inizia l’era del
petrolio.
In un primo tempo viene utilizzato per illuminare le strade
nelle grandi città metropolitane. Alla fine del 1800 in
città come Francoforte, Parigi e Londra vi erano milioni di
cavalli che venivano utilizzati per trascinare carrozze,
diligenze, carri merci e via così. Mantenere un cavallo era
costoso, pochi se lo potevano permettere, inoltre
ognicavallo sporcava abbondantemente con le sue naturali
deiezioni. Qualche decina di migliaia di cavalli in città
come New York o Londra possono creare un vero e proprio
problema per l’igiene e la salute pubblica.
Si intuisce l’importanza di poter spostare uomini e merci
velocemente ed a costi ragionevoli: dal petrolio nascono
moltissimi derivati, gli idrocarburi ed i composti
sintetici.
Nasce l’era dell’industria per eccellenza, quella
dell’automobile ed al suo fianco quella della
petrolchimica: vengono inventati materiali assolutamente
rivoluzionari, poco costosi ed indistruttibili, come il
nylon. Siamo nella seconda metà del secolo appena
passato.
L’era della petrolchimica apre le porte ad una seconda
rivoluzione industriale: quella dei personal computer che
consentiranno in meno di vent’anni di sostituire l’uomo
in molteplici mansioni di routine.
Ma il contributo maggiore che ha dato il petrolio
all’evoluzione umana non lo troviamo nell’industria
automobilistica, quanto in quella agroalimentare.
Tanto per iniziare in meno di 100 anni la fertilità e
produttività dei terreni è spaventosamente aumentata di
circa il 5 % all’anno, proprio di pari passo all’aumento
dell’offerta petrolifera.
Per farvi un esempio lampante un secolo fa, da un ettaro
coltivato a mais si ottenevano circa 20 quintali per ettaro,
oggi si arriva ad oltre 120 quintali (stranamente nello
stesso tempo la popolazione umana è passata da un milardo
agli oltre sei attuali) !
Questo strepitoso aumento di disponibilità alimentare al
pari della superficie coltivata è stato possibile solo
grazie al greggio ed a tutte le sue invenzioni collegate: i
trattori, le mietitrebbiatrici, le pompe di irrigazione, i
fertilizzanti sintetici ed i pesticidi, che per quanto
possano essere denigrati, hanno consentito di soddisfare il
fabbisogno alimentare della civiltà umana, man mano che
questa cresceva esponenzialmente.
E perché cresceva così tanto la popolazione mondiale ? Per
diretta conseguenza del cambiamento di vita sia alimentare
che salutare: in quanto abbiamo avuto la possibilità di
nutrirci con una varietà e ricchezza ed abbondanza
alimentare che nessun’altra generazione prima di noi ha
potuto avere. Questo ha consentito all’organismo di essere
più forte contro gli attacchi esterni e di procreare con
una progressione esponenziale impensabile fino a qualche
secolo fa.
Grazie al petrolio abbiamo potuto avere le coltivazioni
intensive che a cascata alimentano gli allevamenti intensivi
di bestiame (bovini, suini ed ovini). Pensate a quante volte
mangiate carne durante il giorno: fino a 70 anni fa la carne
si mangiava una volta ogni 15 giorni, in occasioni di feste
e ricorrenze popolari.
Senza greggio questa catena alimentare (artificialmente
sovralimentata) non potrebbe continuare a sostenersi, in
quanto non potremmo avere raccolti abbondanti per alimentare
la crescita, l’ingrasso ed il riciclo degli animali di
allevamento.
Non dimentichiamo inoltre il prolungamento della vita media
provocato dalla capillare diffusione e produzione di farmaci
da banco (pensiamo solo alla volgare aspirina o al
paracetamolo).
Capite quindi da questo sintetico excursus storico come sia
assolutamente fuori luogo pensare di poter sostituire una
risorsa che ci ha trasformato e ha trasformato le nostre
vite.
Non mi devo chiedere se in futuro ci sarà benzina per
mettere in moto il mio suv, quanto piuttosto se il
supermercato sotto casa verrà rifornito di ortaggi e
alimenti preconfezionati, oppure se alcune aree
metropolitane troveranno i mezzi per sostenersi dal punto di
vista alimentare.
Le fonti di energia alternativa, anche se sono energie
derivative, non risolveranno MAI totalmente e PER TUTTI i
problemi e le difficoltà a cui stiamo andando incontro.
In futuro l’energia, specialmente quella elettrica, ci
sarà ancora, ma non per tutti e soprattutto non ai prezzi
che conosciamo ora. Avrà una erogazione a singhiozzo, con
periodi molto frequenti di blackout: ma questo solo per chi
sarà molto ricco. Per gli altri si ritornerà indietro:
molto indietro, la candela sarà già un lusso. Se qualcuno
sta pensando ai pannelli solari, è meglio che se li scordi:
non si potrà mai avere pannelli fotovoltaici per tutti. E
perché ? Perché per fabbricarli, assemblarsi e
trasportarli occorre petrolio, proprio quello che dovrebbero
sostituire in toto !
Un pannello fotovoltaico è costituito di svariati elementi
minerali: silicio, rame, cadmio, indio, gallio. Solo per
estrarre una tonnellata di rame servono 8 barili di petrolio
! Spero non penserete di spostare un trattore John Deere
del peso di 10 tonnellate con i pannelli fotovoltaici sul
tetto della cabina di pilotaggio !
E i fertilizzanti ed i pesticidi con che cosa li sostituite
? Gli aerei e le navi traghetto con cosa li spostate ? Con
l’idrogeno ?
Una delle più grandi bugie che vi hanno raccontato sulla
circolazione delle automobili è che i carburanti come la
benzina ed il gasolio verranno sostituiti dalle cosi dette
celle a idrogeno.
Per chi non lo sapesse, sono una sorta di pila a vita eterna
che produce energia elettrica dalla catalisi
dell’idrogeno. Celle a combustibile ce ne saranno in
futuro: alcuni milioni, forse.
Ma di certo non li avrete voi, ma solo come ho detto prima,
le persone più ricche, proprio come avveniva 70 anni fa
quando l’automobile era un lusso per pochi.
La nostra specie si è straordinariamente trasformata in
meno di 100 anni, cambiando abitudini, stili di vita e
regime alimentare. Sempre in questo lasso di tempo è
esponenzialmente proliferata passando da un miliardo di
persone a oltre i sei: tutto questo è stato possibile
grazie ad un impareggiabile prodotto, il petrolio, che
adesso sta iniziando a diminuire nella sua
disponibilità.
Come uno stupido sciame di locuste abbiamo depredato la
terra di questo bene, riproducendoci senza limiti e
consumandolo per ogni insensato uso (pensiamo ai suv).
Le conseguenze saranno senza precedenti storici, perché con
NULLA è possibile sostituire quello che ha fatto per noi e
per il nostro stile di vita questo straordinario prodotto
del nostro pianeta.
Eugenio Benetazzo
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Sophia 11 novembre 2009 17:23
Mosca, 11 nov. (Apcom-Nuova Europa) -
Gas/ Putin: se Kiev usa metano senza pagare taglieremo
forniture
Nuovo monito del premier russo a Ucraina e Ue
Vladimir Putin torna ad ammonire l'Ucraina e,
indirettamente, l'Europa. Se Kiev "comincia a prelevare gas
senza pagare, la Russia taglierà le forniture in transito"
nel Paese ex sovietico, ha dichiarato il premier russo dopo
un incontro a Mosca con il collega austriaco Werner Faymann.
Putin la settimana scorsa ha esortato l'Unione europea ad
aiutare l'Ucraina a pagare il gas russo ed ha accusato il
presidente ucraino Vladimir Yushchenko di tramare per
bloccare i normali versamenti a saldo delle forniture
concordate tra Gazprom e la società ucraina del gas,
Natfogaz. Negli ultimi giorni, la tensione è tornata alta
tra Kiev e Mosca a causa del mancato pagamento da parte
dell'Ucraina delle forniture russe di ottobre. Un problema
che si ripropone praticamente ogni mese, con il colosso del
gasa russo Gazprom che denuncia il mancato pagamento e Kiev
che si affretta a lanciare rassicurazioni e a saldare il
debito. Ma la questione si fa più delicata in vista
dell'inverno, riportando alla mente le puntuali 'guerre' del
gas tra Russia e Ucraina a fine anno, con conseguenti disagi
per i clienti europei.
|
Sophia 9 novembre 2009 11:41
TERZA PARTE
2.2. Dalla Convenzione quadro all’approvazione del
Protocollo di Kyoto
Nel frattempo, tra il 1989 e il 1990, era già stata avviata
sul tema una
tornata di incontri consultivi tra i capi di stato e di
governo di molti paesi,
che si concluse nel 1990 con la convocazione alla Casa
Bianca, da parte
del Presidente George Bush sr., di una riunione dei capi di
stato sul tema
del global warming (Clini et al. 2002). La riunione si
chiuse con
l’esortazione, rivolta dallo stesso Presidente americano
all’Onu, a dare
impulso alla ricerca di accordi e di forme di cooperazione
internazionali
capaci di fronteggiare il problema.
Può forse risultare strano che sia stato proprio il
Presidente George
Bush, che annoverava i petrolieri texani tra i suoi
principali sponsor
elettorali, a farsi promotore di un’iniziativa che avrebbe
prima o poi
colpito gli interessi degli estrattori di combustibili
fossili. Occorre però
tenere conto che l’iniziativa nasceva in concomitanza col
collasso della
potenza sovietica sullo scenario mondiale e nel momento in
cui lo stesso
Bush vagheggiava l’inizio di un Nuovo Ordine Mondiale, nel
quale gli Usa
si delineavano come l’unica superpotenza economica e
militare, ma
avevano necessità di acquisire nuovi ruoli egemonici e
paternalistici capaci
di giustificare e garantire la propria supremazia di fatto.
Farsi carico dei
destini ambientali del pianeta poteva essere quindi in linea
con questi
nuovi ruoli, avendo comunque la certezza di poter poi
dettare tempi e modi
nei ritmi e nelle modalità di azione.
Comunque sia, nel febbraio del 1991 l’Onu decise di
istituire un
Comitato intergovernativo volto a negoziare una Convenzione
quadro sui
cambiamenti climatici, che fu ufficialmente presentata e
approvata nel
corso della Conferenza mondiale su ambiente e sviluppo di
Rio de Janeiro
e poi sottoscritta da 166 paesi a New York, il 9 maggio 1992
(UN, 2005).
L’obiettivo esplicito della Convenzione era quello di
impegnare le parti
firmatarie a limitare o, soprattutto nel caso dei paesi
industrializzati, a
ridurre le emissioni di gas serra, al fine di stabilizzare
nel lungo periodo
(2050-2100) la loro concentrazione in atmosfera.
La Convenzione, entrata in vigore nel 1994 dopo la ratifica
dei
parlamenti dei paesi aderenti, prevedeva la convocazione
annuale di una
Conferenza delle parti (Cop), costituita dai rappresentanti
di tutti i paesi
aderenti al fine di verificare il rispetto degli impegni
assunti, nonché la
loro efficacia ai fini del perseguimento dell’obiettivo
finale.
Nell’ambito della Cop 1, svoltasi a Berlino nel 1995, le
parti decisero
che l’impegno di mantenere le emissioni dell’anno 2000
agli stessi livelli
del 1990, assunto nell’ambito della Convenzione dai paesi
industrializzati,
non era coerente con l’obiettivo di lungo termine. La
Conferenza delle
Parti adottò quindi il Mandato di Berlino, volto ad aprire
un nuovo giro di
consultazioni al fine di rivedere e potenziare gli impegni
dei paesi
industrializzati. Fu inoltre istituito il Gruppo Speciale
del Mandato di
Berlino, avente il compito di redigere la bozza di accordo.
Dopo otto
sessioni di incontri, il Gruppo produsse un testo negoziale
che fu
presentato alla Cop 3, svoltasi a Kyoto nel dicembre del
1997, dove fu, in
gergo diplomatico, “adottata per consenso la decisione per
la sua
approvazione”.
Il testo definitivo dell’accordo, divenuto noto come
Protocollo di
Kyoto, specifica gli obiettivi di controllo delle emissioni
di gas serra e le
scadenze temporali per la verifica del loro raggiungimento.
In relazione
agli obiettivi, i paesi firmatari sono raggruppati in tre
aggregati specificati
in tre Allegati distinti della Convenzione quadro. I paesi
dell’Allegato I,
costituiti dai paesi industrializzati e dalle economie in
transizione, si sono
impegnati a riportare entro il quinquennio 2008-2012, da
soli o in gruppi
cooperanti, le emissioni complessive di gas serra, espresse
in tonnellate
equivalenti di anidride carbonica, ai livelli del 1990. I
paesi dell’Allegato
II sono invece costituiti dai soli paesi industrializzati,
che hanno assunto
l’impegno di ridurre le emissioni del 5,2% rispetto ai
loro valori del 1990.
Anche per questo gruppo, l’obiettivo di riduzione può
essere raggiunto in
forma congiunta da un gruppo di paesi, all’interno del
quale alcuni
possono impegnarsi a ridurre maggiormente le proprie
emissioni al fine di
compensare una minor riduzione, o anche una semplice
stabilizzazione,
delle emissioni di altri. Il terzo raggruppamento di paesi
comprende tutti i
paesi aderenti alla Convenzione non compresi nei due
precedenti allegati,
ovvero tutti i paesi in via di sviluppo. Questi sono posti
in deroga, entro i
limiti temporali del Trattato, rispetto a obiettivi sia di
riduzione che di
stabilizzazione delle emissioni.
Al fine di controllare il perseguimento degli impegni
assunti, il
Protocollo prevede l’obbligo per i paesi firmatari di
compilare inventari
nazionali delle emissioni, i cui dati devono essere
certificati da appositi
organismi di controllo.
Nella volontà degli estensori, nella seconda metà degli
anni ’90, il
Protocollo di Kyoto doveva configurarsi come un semplice
strumento di
start up nell’ambito del più arduo e lungo processo di
perseguimento dei
veri obiettivi della Convenzione quadro sui cambiamenti
climatici (Clini et
al., 2002). In questa prospettiva, i suoi obiettivi erano di
entità minima e di
scarsa efficacia sul fronte dell’effettivo contenimento o
mitigazione
dell’effetto serra e del conseguente cambiamento
climatico, e servivano
sostanzialmente a preparare il futuro terreno negoziale e a
sperimentare le
future forme di accordo, di monitoraggio e di sanzione. Col
pieno
perseguimento degli obiettivi prefissati, infatti,
l’effetto prevedibile sul
clima entro il 2050 consisterebbe solo in una attenuazione
dell’incremento
della temperatura di 0,05 C°. Ciò significa che la
temperatura globale,
secondo le proiezioni meno catastrofiche, aumenterebbe di
1,35° invece
che di 1,4°. Il Protocollo di Kyoto ha assunto quindi, sin
dalla sua
formulazione, un valore quasi esclusivamente simbolico e
un’efficacia
pressoché nulla sul fronte dei benefici diretti
(Böhringer, 2001). E tutto ciò
a fronte di costi non irrilevanti, dal punto di vista
economico e sociale, per
i paesi industrializzati.
Una reale stabilizzazione delle concentrazioni di anidride
carbonica in
atmosfera, secondo le previsioni dell’Ipcc, richiederebbe
l’attuazione,
entro il decennio 2020-2030, di misure restrittive molto
più ampie di
quelle oggi previste dal Protocollo, con riduzioni delle
emissioni di gas
serra di almeno il 50% (Ipcc, 2001). Nei paesi
industrializzati, secondo
l’European Environment Agency, la quota di abbattimento
dovrebbe
giungere, entro il 2050, al 60-80% rispetto ai livelli del
1990 (European
Environment Agency, 2005). Ma tali imponenti obiettivi non
possono oggi
più evitare di coinvolgere in modo massiccio e traumatico i
maggiori paesi
in via di sviluppo e soprattutto le grandi potenze
demografiche emergenti,
quali Cina, India e Brasile.
|
Sophia 6 novembre 2009 16:49
SECONDA PARTE
2. Le fasi della vicenda negoziale
2.1. I Prodromi
Il momento di avvio del negoziato internazionale che ha
condotto alla
redazione del Protocollo di Kyoto viene spesso collocato, in
modo
convenzionale, nel 1990, quando nel corso della seconda
Conferenza
mondiale sul clima le principali autorità scientifiche sul
tema del
cambiamento climatico sollecitarono con forte determinazione
l’avvio
urgente di azioni coordinate a livello mondiale per limitare
le emissioni in
atmosfera di gas ad effetto serra (Leggett, 1992). D’altra
parte, questo
appello autorevole all’avvio di attività politiche e
diplomatiche fu la
conclusione di un lungo periodo di incubazione delle
preoccupazioni della
comunità scientifica sul futuro climatico del pianeta. Nel
1979, infatti, la
prima Conferenza mondiale sul clima, indetta dalla World
meteorological
organization (Wmo), aveva già segnalato che, sulla base dei
dati
disponibili, era possibile prevedere a breve scadenza un
notevole
incremento delle concentrazioni di anidride carbonica in
atmosfera, dovuto
al crescente consumo di combustibili fossili, che avrebbe
potuto produrre
significativi e preoccupanti cambiamenti climatici globali .
Nel corso del
successivo decennio, un’ampia serie di conferenze, simposi
e seminari
internazionali, nei quali venne presentata una mole
crescente di evidenze
empiriche e di risultati di sofisticati modelli di
simulazione dell’evoluzione
del clima terrestre, prodotti in gran parte con grandi
potenze di calcolo in
prestigiosi centri di ricerca nordamericani, contribuì a
confermare e ad
accrescere l’allarme anche dei circoli accademici meno
inclini al
catastrofismo ambientalista. La Conferenza di Toronto del
1988, nel suo
documento finale, poneva così già come imperativo urgente
l’avvio di
azioni politiche concrete su scala mondiale. Due mesi dopo,
la delegazione
maltese presso l’Onu si assunse l’onere di far
dichiarare il clima globale
un’eredità comune dell’umanità. L’Assemblea generale
dell’Onu discusse
quindi la proposta nel dicembre del 1988, adottando infine
una risoluzione
sulla protezione del clima nell’interesse generale delle
generazioni presenti
e future (Kandel, 1999; Lanza, 2000).
Nello stesso anno il Wmo e l’Unep (United nations
environment
Program) istituirono di comune accordo l’Ipcc
(Intergovernmental panel
on climate change), con lo scopo di costituire un organismo
internazionale
che esprimesse nel modo più oggettivo possibile
l’opinione della comunità
scientifica sulla documentazione tecnica che si rendeva
progressivamente
disponibile in tema di riscaldamento globale (Matt, 2002).
Il nuovo
organismo avviò immediatamente tre gruppi di lavoro: uno
per
l’approfondimento scientifico del fenomeno, uno per
l’individuazione
delle sue conseguenze socioeconomiche e uno designato a
individuare le
possibili strategie di risposta. A questi fu inoltre
affiancata una task force
avente il compito di sovrintendere al National Greenhouse
Gas Inventories
Program. I risultati dei lavori dei tre gruppi furono
pubblicati nel 1990, nel
primo Rapporto dell’Ipcc, e confermarono gran parte delle
preoccupazioni
delineatesi in precedenza. Le esortazioni rivolte ai governi
del mondo in
quello stesso anno, nel corso della seconda Conferenza
mondiale sul clima,
che - come si è detto in precedenza - segnano l’avvio
ufficiale del processo
negoziale, furono quindi la naturale conclusione di questo
iter preliminare
di progressiva sensibilizzazione al problema della comunità
scientifica e
ambientalista; un processo che presenta caratteristiche
analoghe ad altre
esperienze di mobilitazione globale su temi ambientali di
grande presa
emotiva ed è in sintonia con il clima culturale generale,
ricco di
dichiarazioni altisonanti e di liste di buone intenzioni, ma
spesso privo di
reali ricadute pratiche, che ha caratterizzato la
mobilitazione internazionale
sulle questioni ambientali a partire dalla Conferenza di
Stoccolma del 1972
(Kandel, 1999).
|
Sophia 5 novembre 2009 18:35
L'articolo continua con il seguente ordine:
2. Le fasi della vicenda negoziale
2.1. I Prodromi
2.2. Dalla Convenzione quadro all’approvazione del
Protocollo di Kyoto
2.3. Il tormentato processo di ratifica
2.4. Il “dopo Kyoto”
3. Tirando le somme
|
Sophia 5 novembre 2009 18:25
Visto che in questo forum circolano personaggi moooooolto
seriosi che non sanno rendersi conto che sono solo sul
forum-caffè dei bontemponi dell'aduc ... sperando di far
cosa gradita a tutti gli appassionati di questa rubrica ...
chiediamo agli ESPERTI, quelli veri e che nei forum
dell'ADUC non ci verrebbero mai, di spiegarci come stanno le
cose e se questo benedetto PROTOCOLLO DI KYOTO lo dobbiamo
considerare fallito oppure no? E, in tal caso, PERCHE' NON
È ANCORA FALLITO?
Risposta degli ESPERTI
PRIMA PARTE - INTRODUZIONE
Il Protocollo di Kyoto è entrato in vigore in modo
definitivo il 16
febbraio del 2005 e si presenta oggi sulla scena
internazionale con tutta la
forza e le debolezze di qualunque trattato internazionale.
Il suo successo
finale e in parte imprevisto, dopo dieci anni di un
tormentato iter
negoziale, è stato salutato dagli ambientalisti con grande
entusiasmo, come
un nuovo, per quanto parziale, successo delle campagne di
sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dei governi del
mondo verso i
problemi ambientali; ma anche e soprattutto come
un’ulteriore
testimonianza, dopo il Trattato di Montreal, della reale
possibilità di
raggiungere accordi cooperativi nell’ambito di Mea
(Multilateral
environmental agreement), superando i conflitti di interessi
tra stati che
sorgono nella ripartizione transfrontaliera dei costi e dei
benefici quando si
vuole procedere a una gestione internazionale dei beni
pubblici globali.
Benché numerose evidenze sembrino giustificare questi
entusiasmi,
alcuni osservatori disincantati, convinti della necessità
strutturale del
fallimento degli accordi sul cambiamento climatico in base
alle
caratteristiche intrinseche del gioco negoziale in cui essi
sono inseriti,
considerano il successo del Protocollo di Kyoto un vero e
proprio
paradosso momentaneo, che necessita innanzitutto di
un’adeguata
spiegazione, al fine di non trarne conclusioni inadeguate o
false aspettative
per il futuro (The Economist, 2005). Un accordo
multilaterale come il
Protocollo di Kyoto, infatti, incontra in genere difficoltà
strutturali di gran
lunga maggiori di quelle emergenti in altri tipi di accordi
internazionali,
quali, ad esempio, quelli di natura commerciale realizzati
nell’ambito del
Wto. Come per questi ultimi, si è in presenza di un numero
elevato di
soggetti negoziatori, portatori di interessi diversi e
spesso contrastanti, ma
alle normali tendenze al free riding si aggiunge in questo
caso un ulteriore
problema: i costi dell’accordo si manifestano in modo
certo e consistente
nel breve periodo, mentre i benefici sono attesi solo nel
lungo periodo e in
condizioni di forte incertezza. Questa particolarità
aggiuntiva del gioco
negoziale genera forti disincentivi nei contesti
istituzionali che prevalgono
oggi sulla scena mondiale, nei quali le decisioni sono
formulate in ultima
istanza sulla base di calcoli di convenienza economica dove
i valori futuri
sono direttamente o indirettamente scontati al tasso di
interesse atteso di
lungo periodo. Da questo angolo prospettico di natura
teorica, dunque, ciò
che risulta più sorprendente non è il tormentato iter
politico e diplomatico
che ha caratterizzato il processo negoziale del Protocollo,
protrattosi per
quasi un decennio, quanto piuttosto il fatto che esso sia
giunto alla fine a
una conclusione apparentemente positiva, ottenendo la
ratifica da parte dei
parlamenti di 157 stati.
Qualcuno potrebbe ritenere che l’importanza cruciale per
il futuro
dell’umanità assunta dalla posta in gioco abbia indotto
nei governi
assunzioni di responsabilità collettiva di tipo
straordinario. Ma ciò,
purtroppo, non sembra essere aderente alla realtà, qualora
non ci si fermi
alle apparenze superficiali di attrattività giornalistica e
si scenda
nell’esame dei reali contenuti e delle reali prospettive
dell’accordo.
In questa sede si vuole tentare di offrire un modesto
contributo alla
comprensione del fenomeno. Nelle pagine che seguono si
tenterà quindi
una ricostruzione del negoziato con cui si cercherà di
porre in luce alcune
contraddizioni e alcuni punti di svolta del processo che, a
parere di chi
scrive, possono aiutare a fornire una risposta ai precedenti
interrogativi.
L’interpretazione del processo che ne deriva conferisce un
diverso
significato dell’apparente successo del Protocollo, meno
ottimistico sul
fronte dei destini futuri dell’umanità, ma più coerente
con i modelli teorici
interpretativi dei processi negoziali internazionali.
continua....
|
Sophia 2 novembre 2009 18:19
Vi lascio con l'ultima notizia SALVATA per motivi di lavoro
dalla Rassegna stampa di oggi:
-----------------------------
http://www.corriere.it/esteri/09_novembre_02/putin-europa-pa
ghi-conti-ucraina_781ec1ee-c7ca-11de-ace9-00144f02aabc.shtml
Il premier russo: l'Europa dovrebbe aprire il proprio
portafoglio se non vuole problemi nelle forniture di gas
MILANO - L'Unione europea dovrebbe «aprire il proprio
portafoglio» per fare un prestito all'Ucraina e aiutare
così il paese a pagare il conto nei confronti della Russia.
Lo ha dichiarato il primo ministro russo, Vladimir Putin,
aggiungendo che «se ci sono problemi, noi chiediamo ai
nostri partner europei di dare una mano all'Ucraina».
Putin, al termine dell'incontro con il suo omologo danese
Lars Loekke Rasmussen, ha spiegato che l'Europa dovrebbe
aprire il portafoglio visto che è in grado di fare un
prestito a Kiev. Anche perché in questo modo i clienti
europei non avranno nuovi problemi a fine anno.
«POSSIBILI PROBLEMI» - «Sino ad ora i nostri partner
ucraini hanno rispettato i loro obblighi speriamo che
continuino a farlo anche in futuro» ha detto il premier
russo a conclusione di un incontro con il collega danese
Lars Loekke Rasmussen, come riporta Ria Novosti. Ricordando
che Mosca ha già pagato all’Ucraina 2,5 miliardi di
dollari anticipati per il transito di metano verso
l’Europa, Putin è tornato ad esortare l’Ue a fare la
sua parte. «Che partner europei raccolgano almeno un
miliardo - ha dichiarato - Perchè tengono i cordoni della
borsa così stretti. Che spendano un po’ di più». Putin
ha avvertito ieri l’omologo svedese Fredrik Reinfeldt,
presidente di turno dell’Ue, del pericolo di nuovi
problemi per gli approvvigionamenti europei, se Kiev non
salderà i propri conti. Il premier russo, ha spiegato il
portavoce del governo moscovita, «ha attirato
l’attenzione sui segnali, compresi alcuni da canali
ufficiali a Kiev, riguardo possibili problemi di pagamento
delle forniture di gas russo». Di conseguenza, ha
precisato, «potrebbero sorgere problemi nel transito di gas
russo attraverso il territorio ucraino e destinato ai
consumatori europei».
|
t_n_t 30 ottobre 2009 12:57
Sophia, ok convengo con la tua libertà di
spirito/scelta/mission di fare nella vita quello che si
crede di poter fare, con successo o meno.
E' giusto precisare queste cose sul forum ED IN QUESTO MODO
perchè a volte gli scambi di opinioni differenti, per
qualcuno e se non si precisa bene, poi potrebbero sfociare
in futili ma accese e poco cordiali discussioni...ognuno
cerca di difendere il diritto ad avere l'ultima parola e non
accetta l'opinione altrui...e nemmeno la valuta con
imparzialità...e poi si scade in uno stupido antagonismo
che include pure la mal sopportazione.
(ogni attuale riferimento a 2 utenti è puramente voluto)
---
Ho visto il tuo post negli OT...ok, ma io non avevo
necessariamente bisogno di "prendermi" con lui.
[A quando l'invito per le Lasagne Etrusche? :-)]
|
Sophia 30 ottobre 2009 12:39
@ TNT
per quanto riguarda l'OT ti ho risposto nello spazio degli
OFF TOPIC.
per quanto riguarda il discorso dei "Potenti" della Terra
... non è che sono una ingenua.
La mia è solo una libera scelta. So che esistono i Poteri
Forti, ma pur sapendolo scelgo ugualmente di comportarmi
come una cittadina libera che fa la sua parte per
ridimensionare i Poteri Forti e dare nel suo piccolo, dove
può, più spazio e reale possibilità di scelta ai
cittadini. E' la mia scelta/mission esistenziale. Ognuno si
dà lo scopo/obiettivo nella vita che crede e quel che
sa.
Tornando in topic:
per gli interessati ad esplorare quel che si dice in giro a
proposito delle fonti di energia rinnovabili segnalo un sito
dove se ne è già parlato:
http://www.energeticambiente.it/
|
t_n_t 30 ottobre 2009 12:32
@ Sophia (post delle ore 12:14:27)
Sperando di non scrivere quasi in contemporanea, ti rispondo
che il discorso sui potenti del pianeta lo tengo invece in
debita considerazione, visto i ragionamenti che scaturiscono
sul thread della democrazia attivato da Ivan, il quale posta
dei "rispettabili" contributi ben ragionati ed argomentati
con i quali mi trovo in perfetto accordo e, mi sembra, anche
lui con i "modesti" miei.
|
t_n_t 30 ottobre 2009 12:16
Un'altra cosa Sophia, e scusa l'OT se posto qui...
Io mi sono "sorbito" i confronti tra te e savpg8801,
soprattutto quando gli rimarcavi, anche a ragione, di
essersi intromesso in modo inappropriato e poco garbato nel
threa di Firs e cosìm facendo ha "scatenato" determinate
tue reazioni.
Bene, io dopo essere stato tirato in ballo dal tuo amico
Sole, gli ho replicato "in maniera composta e rispettosa" ma
pare che ciò non sia stato sufficiente perchè continua a
volermi coinvolgere "stuzzicandomi" con le sue continue
repliche.
Ora, noto pure che tali suoi atteggiamenti sono da te
particolarmente graditi...e ciò mi crea qualche
perplessità...
|
Sophia 30 ottobre 2009 12:14
@ TNT
vedo solo ora quel che avevi scritto mentre scrivevo il mio
precedente.
Dai troppa importanza secondo me ai "potenti" del pianeta.
Anche i potenti dipendono da qualcosa e nello specifico dai
nostri voti. Dunque sta a noi insegnare ai potenti di fare
quel che vogliamo noi facciano per l'interesse di tutti.
Io almento voglio vederla così. Anche se so che la libertà
e il potere non te lo regalano nessuno: te li devi
conquistare facendodo sentire la tua VOCE.
|
Sophia 30 ottobre 2009 12:10
Rimane da decidere come vogliamo procedere con la
discussione qui.
Potremmo decidere di affrontare il primo punto elencato
nella descrizione del THREAD ovvero:
quali i PRO e CONTRO di ciascuna alternativa tecnologica
disponibile per la produzione di energia:
distinguendo le FONTI NON RINNOVABILI:
* petrolio
* gas naturale
* carbone
* uranio
da quelle RINNOVABILI:
* solare
* eolico
* idroelettrico
* biomasse
* fusione fredda
* Biocarburanti
oppure ritornare sulla questione dell'accordo di Kyoto e
perchè è fallito
Cosa preferite?
|
t_n_t 30 ottobre 2009 12:06
Mi ricordo perfettamente quanto mi avevi già precisato ed
io non ho usato la definizone "l'esperta in materia" ma
bensì "efferrata in materia" rispetto a me.
Salto a metà del tuo post rispondendoti che la "autorità
territoriali", purtroppo, hanno poi le mani legate perchè
"controllate" da qualcuno che sta sempre più in alto e che
interviene (in modo ortodosso o meno) quando ci sono in
gioco i grandi interessi a rischio...un po' come è successo
anche a Grillo, che citi per concludere il tuo post.
|
Sophia 30 ottobre 2009 11:09
Allora, chiariamo alcuni fraintendimenti e capiamoci una
volta per tutte: non sono io l'esperta in materia. sono solo
una cittadina come te molto interessata all'argomento e che
ha la fortuna di essere in contatto con molte persone che di
queste cose ci capiscono e ne sanno più di te e me messi
insieme. Tutto qui.
nessuno è obbligato a prendersi una laurea in ingegneria
nucleare per dire la sua qui dentro.
ognuno è libero di dire come vede lui il problema e quali
soluzioni attuerebbe.
io ad esempio penso che chi ha il POTERE DI DECIDERE non ti
viene di certo a regalare nulla. Sei tu cittadino che ti
devi far sentire e pretendere di essere coinvolto in
IMPORTANTI decisioni che riguardano il tuo futuro e quello
dei tuoi nipoti. Come?
Secondo me innanzitutto dovrebbe aumentare l'informazione su
questo argomento. Ne sento parlare troppo poco rispetto
all'importanza che invece riveste il problema e le
implicazioni.
Dovrebbero esserci tanti FORUM di discussione aperti su
questi argomenti. e alla fine si dovrebbe raccogliere e
convoigliare i "risultati" migliori delle discussioni in
comitati promotori di proposte concrete da sottoporre alle
autorità territoriali. ovviamente il tutto con
l'interessamento di mass media per far conoscere al numero
maggiore di persone che esistono spazi dove si possono
portare contributi.
in questa ottica ... chi ha buone idee e progetti nel
cassetto avrebbe l'opportunità di tirarle fuori e farsi
conoscere.
un po' quello che ha fatto Grillo con i meet up... senza che
ci siano di mezzo gli interessi economici e di
autocelebrazione di Grillo a rovinare tutto quello che di
buono aveva fatto inizialmente.
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t_n_t 30 ottobre 2009 10:56
Certamente.
Io ogni tanto ti leggo ma mi devi perdonare se non
intervengo perchè dovrei informarmi troppo per parlare
"perfettamente" la tua stessa lingua o comunque confrontarmi
con te ad armi pari, visto che a mio avviso risulti
efferrata in materia.
Circa la possibilità di scelta concessa a noi cittadini,
penso che finquando "tutto il sistema" continuerà a
funzionare così, i cittadini non potranno "realmente"
scegliere mai e, riprendendo solo in minuscola parte il mio
precedente post, se determinate possibilità energetiche
MAGARI esistono già ma rimangono occultate, i cittadini
saranno costretti a scegliere solamente tra quello che passa
il convento...
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Sophia 30 ottobre 2009 10:45
@ TNT
Carissimo TNT,
concordo sul fatto che tutto può essere per quel che ne
sappiamo noi, ultime ruote del carro.
Ognuno è libero di farsi e tenersi la libera idea che più
preferisce. Ma questo vale su tutto e in generale.
Nello specifico, l'intento di questo topic è di provare a
sviluppare quello spirito razionale che ci porta a ragionare
sulle alternative che abbiamo "certe" lasciando un margine
aperto per i miracoli che la Ricerca e Sviluppo potrebbero
fare in futuro. Ma per credere ai miracoli bisognerebbe che,
prima di tutto, si investisse nella buona ricerca e
secondariamente che gli scienziati ci presentassero
PIANI-PROGETTI INNOVATIVI su questi campi del potenziale di
energia pulita da esplorare, tenere d'occhio e valutarne i
risultati fra un po'.
Dal mio punto di vista (e ormai dovresti aver capito da che
parte sto ... sto dalla parte di chi vorrebbe che a
scegliere consapevolmente fossero i cittadini e non le lobby
per tutti noi) i cittadini dovrebbero diventare più attivi
di come sono adesso nel VOLER SAPERE come stanno le cose
realmente e più consapevoli del loro diritto di poter
scegliere.
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t_n_t 30 ottobre 2009 10:11
Ciao Sophia, ieri sono stato tutto il giorno fuori città ad
una fiera del marketing e quindi ti leggo solo ora.
Ho letto il contributo che hai riprodotto su Tesla e ti
rispondo abbastanza in velocità che se è vero che lo
scienziato non poteva 100 anni fa sviluppare o dimostrare o
realizzare alcune determinate teorie o ricerche (soprattutto
dopo aver subito il taglio dei finanziamenti da che si
sentiva minati determinati interessi economici) non
significa per forza di cose, che siano state abbandonate,
perchè potrebbero essere servite come buono (o cattivo)
spunto per gli scienziati che sono succeduti a lui e che le
hanno segretamente riprese (quest'ultimi invece
finanziati)...ed in quasi cento anni sai quante cose si
possono sviluppare? Ricordati che esistono i segreti
militati...
Questo è chiaramente il mio pensiero, ma penso di trovarmi
in buona compagnia visto che in molti sono concordi sugli
immensi interessi finanziari, e non solo quelli, che
governano il pianeta...
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Sophia 29 ottobre 2009 13:50
@ TNT
Continuando privatamente la chiacchierata sui contributi di
Tesla con il mio carissimo amico ho appreso quanto mi
racconta e che qui di seguito ti ricopio:
"Le invenzioni di Tesla nel campo della difesa sono state
perfezionate nei
limiti del possibile. Con i mezzi a sua disposizione Tesla,
benche' fosse
un genio, non poteva realizzare progetti abbastanza avanzati
da osservare
che problemi di funzionamento avrebbero potuto avere... se
costruisci una
macchina a vapore da un chilo, questo non ti consente di
scoprire che una
macchina da venti tonnellate non è realizzabile (potresti -
usando metodi
di simulazione numerica; e ai tempi di Tesla non c'erano
neanche quelli).
Così Tesla non scoprì mai il fenomeno della dispersione da
plasma, che fu
scoperto con orrore durante l'era delle Guerre Stellari
voluta da Reagan;
quando i tecnici capirono che esiste un limite, alla potenza
di un'arma a
raggi nell'atmosfera, e che per il pianeta Terra questo
limite è di pochi
megawatt a chilometro. Successivamente, si scoprì che
esisteva il modo di
aggirare questo limite in circostanze speciali: ma anche
adesso il meglio
che può fare un sistema d'arma a raggi e' neutralizzare un
mezzo privo di
difese generiche, ancor più difese specifiche. E basta un
rivestimento di
"graphited foils" per bloccare completamente e
contemporaneamente le armi
laser e le armi a tunnel ionizzato.
Attualmente la ricerca in materia è più orientata verso le
armi a impulso
(cosiddette E-gun, armi a vircatore ed armi a compressione
di flusso, che
sono delle bestioline interessanti [omissis]).
Sicché, non è che la ricerca di Tesla sia stata soppressa;
in gran parte,
però, è superata. Benché sia romantico pensare il
contrario, cento anni o
quasi di progresso scientifico da parte di un intero pianeta
superano, di
gran lunga, quel che può fare un singolo, benché geniale,
individuo.
Quanto ad HAARP, è la nuova bestia nera dei farlocchi - ma
basta fare due
conti, e guardarsi una carta geografica, per rendersi conto
che, prima di
tutto, l'idea di un distruttore a microonde a Gakona
(Alaska) fa ridere i
polli. Inoltre i farlocchi si sono fatti quest'idea di HAARP
basandosi su
documenti forniti da HAARP stesso, perche' in Alaska nessuno
ha voglia di
andare. Avessero detto che a Gakona studiavano le abitudini
di coppia dei
cani da slitta Eskimo, nessuno avrebbe avuto a che
ridire.
La realtà è che le dinamiche atmosferiche contengono
energie talmente più
elevate di quelle che un profano puo' immaginarsi, che anche
solo pensare
per un momento di poter interferire (tanto meno a distanza!)
con qualcosa
di così oscenamente potente come un uragano è da rotolarsi
dal ridere. E'
come sentire Pierino progettare come colpire un treno in
corsa, usando un
elastico, per farlo deragliare.
Se uno vuole un bel complottino climatico ce n'ho uno niente
male, basato
su quel che disse quel cacaritto di Bush quando ci fu
l'uragano Katrina -
disse, il pirla, che non c'era modo di prevedere un uragano,
ma manco per
sbaglio; quando la verità è che una situazione di rischio,
chi sapeva che
cosa guardare, se la immaginava da due mesi. Anzi: io me la
immaginavo da
due mesi, ma uno che se ne intendesse di sicuro la doveva
sapere da sei.
Certo, non si sapeva (almeno io non sapevo) se avrebbe
colpito la Florida
o la Louisiana, e il rischio era solo del settanta per
cento, non cento -
ma avrei scommesso un rene che ci fosse un pre-allarme.
Nessuno invece ha
fatto una segaccia nulla. Anzi, si': dopo l'evento, alcuni
dati [omissis]
utili per questo tipo di predizione non sono più
disponibili. Almeno, non
a gente poco affidabile come me :-).
Ecco quindi che è perfettamente superfluo credere ad HAARP
per concludere
che al governo c'e' una manica di figl' 'e 'ndrocchia.
Ma di nuovo, la gente che ulula e sbava per HAARP e cose
simili ha un suo
bell'utile per i padroni del vapore: convincono chiunque che
tutto quanto
l'argomento sia da cassonetto differenziato (vetro, carta,
stronzate).
Uff, certe volte dispero della razza umana."
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Sophia 29 ottobre 2009 12:37
Ovviamente io mi discosto dalle conclusione dell'AUTORE.
Penso che più che PERSUASA la gente andrebbe messa in
condizione di scegliere realmente quale tipo di società e
quale tipo di trade off è disposta ad accettare.
Concordo invece con l'autore per quanto riguarda il suo
invito a fare uno sforzo per "usare" la razionalità quando
si tratta di prendere scelte così delicate e così
importanti per il futuro di noi tutti.
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