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lucillafiaccola1796
6 gennaio 2010 19:21
Se vogliamo energia a buon mercato... diamoci allo yoga ed alle "scienze" esoteriche!
lucillafiaccola1796
23 novembre 2009 20:18
t_n_t Ho trovato la Sua del 19 novembre 2009 17:07:34 veramente interessante. L'ho copiata e la diffonderò per e-mail ai miei amici "scienziati". Tempo fa anch'io mi ero interessata a Nikola Tesla ma le Sue note sono più complete di quelle che avevo trovato io su internet: La ringrazio!
Sophia
23 novembre 2009 18:59
In vista del prossimo vertice di Copenaghen sul clima, in programma dal 7 al 18 dicembre p.v. ... continuiamo a vedere che è successo nel dopo Kyoto


2.4. Il “dopo Kyoto”


Dieci mesi dopo la definitiva entrata in vigore del Protocollo, l’avvio
congiunto a Montreal dell’undicesima riunione annuale della Conferenza
delle parti (Cop 11) e della prima Riunione delle Parti (Mop 1) è stato
vissuto da molti come il momento di verifica finale della sua effettività.
Nell’ambito di queste due assise congiunte occorreva infatti dare infine
corpo al Trattato, definendo nei particolari i meccanismi di controllo degli
impegni assunti e avviando la cruciale discussione sul “dopo Kyoto”,
ovvero sulle azioni da intraprendere dopo il 2012 per tentare
effettivamente di perseguire gli obiettivi della Convenzione quadro sui
cambiamenti climatici.
La reale rilevanza del Protocollo di Kyoto si rivelerà proprio nella
capacità delle parti di consolidare i meccanismi di regolazione concordati,
andando coraggiosamente ben oltre gli impegni minimi assunti nel 1997.
Secondo molti osservatori, dunque, il summit di Montreal si sarebbe
dovuto configurare innanzitutto come l’avvio di un secondo negoziato per
pervenire a un nuovo accordo internazionale per il controllo effettivo delle
emissioni dei gas serra (Scarano, 2006).
Probabilmente per una singolare coincidenza, ricca comunque di
suggestioni scaramantiche, la Mop 1 è stata convocata a Montreal, città
che, al contrario di Kyoto, ha visto il proprio nome associato a un MEA di
più certo e immediato successo: il Protocollo, del 1987, sul controllo delle
emissioni in atmosfera di clorofluorocarburi, i gas sotto accusa per
l’assottigliamento dello strato di ozono stratosferico.
La Riunione canadese si è protratta per tredici giorni, dal 28
novembre al 10 dicembre 2005, in un’atmosfera in cui ha prevalso il
leitmotiv del rifiuto al dialogo da parte della delegazione statunitense,
guidata dal sottosegretario di Stato Paula Dobrianski. L’assise si è però
chiusa con il colpo di scena di un improvviso ammorbidimento dei toni
della delegazione statunitense, che in conclusione dell’estenuante round
finale ha inaspettatamente accettato di non porre il veto alla costituzione di
un gruppo di lavoro che dovrà discutere le azioni più consone a ridurre in
maniera efficacie le emissioni di gas serra dopo il 2012.
L’imprevista modifica dell’atteggiamento statunitense, per quanto
apparentemente di scarsa rilevanza e privo di ricadute effettive immediate,
è stato letto da molti osservatori come un segnale di apertura di un nuovo
spiraglio negoziale. Gli organi di stampa hanno enfaticamente attribuito il
cambiamento alle provvidenziali capacità di mediazione dell’ex Presidente
Bill Clinton, sotto la cui presidenza gli Usa diedero inizialmente il
consenso all’avvio del processo di ratifica del Protocollo nel 1997. Clinton
ha partecipato questa volta alla Conferenza di Montreal in qualità di
Presidente della sua Fondazione privata e ha ribadito pubblicamente che il
Protocollo, grazie agli attuali meccanismi flessibili, può essere oggi per gli
Usa un’opportunità economica più che un costo, contribuendo a creare
milioni di nuovi posti di lavoro. Ma è decisamente improbabile che la
delegazione americana si sia fatta improvvisamente influenzare
dall’intervento di un politico di parte avversa. Risulta quindi molto più
plausibile ritenere che l’attenuazione dell’atteggiamento ostile sia piuttosto
da attribuirsi alla crescente debolezza politica della Presidenza Bush, sia
sul fronte interno che su quello estero, e a crescenti timori di finire in una
condizione di eccessivo isolamento internazionale. Su questa svolta può
aver quindi esercitato un’influenza, ben più efficacie del discorso di
Clinton, la conferma cinese di un’adesione formale al Protocollo. La Cina,
infatti, si delinea già oggi come il secondo emettitore mondiale di gas serra
e i suoi ritmi di crescita e le sue dimensioni demografiche lasciano
prevedere che guadagnerà rapidamente il primo posto (Buchner, Carraro,
2003). La sua dichiarazione di voler essere parte attiva nelle strategie del
“dopo Kyoto” ha da un lato fatto venir meno uno dei motivi ufficiali di
opposizione degli Usa, e dall’altro ha contribuito ad aumentare la
prospettiva di isolamento diplomatico degli stessi nel negoziato, inducendo
probabilmente la loro delegazione a un rapido riposizionamento tattico. Gli
Usa hanno comunque condizionato la loro partecipazione ai futuri lavori
negoziali all’impegno comune di prendere in esame solo azioni che si
configurino come totalmente volontarie e prive di qualsiasi obbligatorietà.
La Conferenza di Montreal si è alla fine conclusa con l’adozione di
oltre quaranta decisioni. Stéphane Dion, ministro dell’ambiente canadese e
presidente della Cop 11, ha enfaticamente dichiarato in chiusura dei lavori
che sono state prese decisioni chiave in diversi settori e che il Protocollo
può finalmente essere considerato pienamente operativo. Richard Kinley,
direttore del Segretariato per il Cambiamento Climatico dell’Onu, ha a sua
volta dichiarato che questa Conferenza è risultata essere la più produttiva
dall’inizio del negoziato e che le decisioni adottate delineano finalmente
un quadro di regole precise per i futuri interventi di mitigazione del
cambiamento climatico.
Alcune delle decisioni prese equivalgono di fatto all’adozione di un
vero e proprio Regolamento operativo del Protocollo, specificando i
dettagli operativi dei meccanismi flessibili di Marrakesh in modo tale,
secondo Richard Kinley, da creare immediatamente un effettivo mercato
globale dei diritti di emissione. Tra le decisioni di questo tenore sono da
segnalare quella relativa alla costituzione di una Commissione di
supervisione per la realizzazione congiunta e quella inerente la definizione
dei meccanismi di funzionamento del Fondo per uno sviluppo pulito, che i
paesi sviluppati si sono impegnati a dotare con più di 13 milioni di dollari
per il biennio 2006-2007.
Ma la maggior parte delle decisioni adottate risulta essere di natura
prevalentemente formale o esclusivamente organizzativa. A titolo di
esempio si possono citare quelle volte a regolare i rapporti tra le parti o i
rapporti della Cop e della Mop con altre istituzioni nazionali ed
internazionali; quelle relative alla programmazione dei futuri bilanci
finanziari, o alle modalità di presentazione dei rapporti annuali sullo stato
delle emissioni da parte dei singoli paesi; quelle destinate a fornire
raccomandazioni per lo sviluppo e il trasferimento di nuove tecnologie o a
definire le linee guida per il funzionamento del Fondo per i Paesi meno
sviluppati; oppure quelle relative alla standardizzare delle rilevazioni sulle
emissioni o delle stime degli assorbimenti di anidride carbonica derivanti
da variazioni dell’uso del suolo.
Per quanto la definizione delle regole del gioco sia un passaggio
ineludibile per il corretto funzionamento di qualunque accordo
multilaterale, nel caso specifico non sembra che possa essere considerato
un segnale positivo il fatto che, otto anni dopo l’apertura alla firma del
Protocollo e a soli sei anni dalla sua conclusione, non siano stati ancora
approntati meccanismi di controllo e di sanzione capaci di rendere
inderogabili gli impegni assunti dai paesi aderenti; al contrario tendono
sempre più ad affermarsi procedure di “compensazione” e di “calcolo
creativo” volte ad adattare, nel modo più conveniente per i singoli paesi, i
dati sulle emissioni agli impegni assunti.
Sophia
19 novembre 2009 18:22
@ TNT

un salto al volo. Ora non ho tempo di leggere ma sicuramente la biografia di uno scienziato che si è occupato di studi sull'energia è di sicuro interesse in questo topic.

L'unica raccomandazione che faccio in generale ai partecipanti di questo topic è che non si faccia confusione tra quello che serviva agli scienziati "geniali" come fonte di ispirazione con quello che è l'oggetto del topic nostro ovvero l'energia che serve al nosto sistema economico per campare. Mi spiego: io posso pure mettermi a fare un disegno perchè dipingere mi rilassa e poi mi vengono intuizioni brillanti nel mio campo professionale. Ma non significa che tutti quelli che si interessano delle cose di cui mi occupo io debbano amare/darsi alla pittura.

Una volta chiarito che, con tutto il rispetto per la scienza vedica, i Veda non sono in topic qui, si può parlare anche dello scienziato Tesla e dei suoi contributi per risolvere il fabbisogno di energia ad uso produttivo/abitativo e altri vari.
t_n_t
19 novembre 2009 17:07
Ciao Sophia, siccome lo scienziato Tesla mi appassiona ed ha ispirato tanti con le sue scoperte, teorie, ricerche nel campo dell’energia, anche se ne abbiamo già accennato in precedenza, ti posto un contributo che lo riguarda ed approfondisce parecchi aspetti, sperando che non ti interrompa la linearità dei tuoi interventi.

Poi, se lo riterrai, farai le tue osservazioni.

---

L'influenza della filosofia Vedica nella comprensione della Free Energy da parte di Nikola Tesla

“La prima cosa da capire a proposito dell’etere è la sua assoluta continuità.
Un pesce che abita le profondità del mare non ha probabilmente modo di apprendere l’esistenza dell’acqua poiché in essa è uniformemente immerso: questa è la nostra condizione in relazione all’etere”.

Sir Oliver Lodge, Ether and Reality (Etere e Realtà)


di Toby Grotz

THEORETICAL ELECTROMAGNETIC STUDIES AND LEARNING ASSOCIATION, INC.
760 PRAIRIE AVENUE
CRAIG, COLORADO 81625
(970) 824-6834

Nikola Tesla usava l’antica terminologia sanscrita per descrivere i fenomeni naturali. Nel 1891 Tesla descrisse l’universo come un sistema cinetico pieno di energia che poteva essere catturata in qualsiasi punto.
Negli anni a seguire le idee di Tesla furono molto influenzate dagli insegnamenti di Swami Vivekananda. Swami Vivekananda fu il primo di una serie di maestri orientali di yoga che portarono la filosofia e la religione vedica nel mondo occidentale.
Dopo aver incontrato Swami e continuato gli studi sulla visione orientale dei meccanismi che guidano il mondo materiale, Tesla cominciò a usare i termini sanscriti Akasha, Prana e il concetto di un etere luminifero per descrivere la fonte, l’esistenza e la costruzione della materia.
Questo documento traccerà lo sviluppo delle conoscenze di Tesla in relazione alla Scienza vedica, la sua corrispondenza con Lord Kelvin riguardo tali materie, e i rapporti tra Tesla e Walter Russell e altri scienziati di fine secolo in merito alla comprensione avanzata della fisica.

Finalmente, dopo essere stato oscurato per molti anni, l’autore descrive ciò che lui ritiene essere il requisito per per i sistemi di energia libera immaginati da Tesla .


LA PRIMA DESCRIZIONE DI UNIVERSO FISICO DI TESLA

Entro il 1891 Nikola Tesla aveva inventato molti dispositivi utili, tra cui: un sistema di illuminazione ad arco (1886), il motore a corrente alternata, sistemi di generazione e trasmissione di energia (1888), sistemi di conversione e distribuzione elettrica tramite scariche oscillatorie (1889) e un generatore di correnti ad alta frequenza (1890).
Il brevetto più famoso ruota intorno a un’ispirazione avuta durante una passeggiata con un amico in un parco di Budapest. Mentre osservava il tramonto, Tesla immaginò come i campi elettromagnetici rotanti potessero essere usati in un nuovo tipo di motore elettrico. Tale ispirazione portò al celebre sistema di distribuzione di energia a corrente alternata. Tuttavia, nel 1891, Tesla brevettò quella che un giorno potrebbe diventare la sua invenzione più famosa: è la base per la trasmissione senza fili di energia elettrica ed è conosciuta come “Trasformatore a bobina di Tesla”. Nel 1891 Tesla disse quanto segue durante un discorso davanti all’Istituto Americano di Ingegneri Elettrici (IEEE):

“Tra molte generazioni, le nostre macchine saranno guidate da un’energia ricavabile in qualsiasi punto dell’universo. Questa idea non è una novità…la troviamo nel piacevole mito di Anteo, che ricava energia dalla terra; la troviamo nelle speculazioni di uno dei nostri favolosi matematici... l’energia si trova in tutto lo spazio... Questa energia è statica o cinetica? se è statica, le nostre sono vane speranze; se è cinetica – e sappiamo per certo che è così - allora si tratta solo di sapere quando l’uomo riuscirà ad attaccare le proprie macchine agli ingranaggi della natura.” [1]


Questa descrizione dei meccanismi fisici dell’universo fu data prima che Tesla acquisisse familiarità con la scienza vedica orientale di India, Tibet e Nepal. Tale scienza venne diffusa negli USA e in Occidente durante i tre anni di visita di Swami Vivekananda.


SCIENZA VEDICA E SWAMI VIVEKANANDA

I Veda sono una collezione di scritture consistenti in inni, preghiere, miti, racconti storici, dissertazioni scientifiche e sulla natura della realtà. Tali scritti risalgono almeno a 5000 anni fa. La natura della materia, l’antimateria e la composizione della struttura atomica sono tutti descritti nei Veda. Il linguaggio dei Veda è il Sanscrito, la cui origine non è completamente compresa. Gli studiosi occidentali suggeriscono che fu portato nelle aree dell’ Himalaya e da lì in India attraverso le migrazioni della cultura Ariana. Paramahansa Yogananda e altri storici tuttavia non sono d’accordo con questa teoria e affermano che non vi è prova in India che dimostri tali ipotesi. [2]

Ci sono parole in Sanscrito che descrivono concetti totalmente estranei alla cultura occidentale. Parole singole possono richiedere un intero paragrafo di traduzione in lingua inglese. Avendo studiato il Sanscrito per un breve periodo negli ultimi anni 70, questo autore ha pensato che l’uso della terminologia vedica da parte di Tesla potesse essere una chiave per capire il suo concetto di elettromagnetismo e della natura dell’universo. Dove Tesla apprese i concetti Vedici e la terminologia sanscrita? Le famose biografie di Cheney, Hunt e Draper, e O'Neil [3,4,5] non accennano alla conoscenza del Sancrito di Tesla. Tuttavia, O'Neal include il seguente estratto tratto da un articolo mai pubblicato chiamato “Le grandi conquiste dell’Uomo”:

“...nell’essere completamente sviluppato, l’uomo, si manifesta un desiderio misterioso, imperscrutabile e irresistibile: imitare la natura, creare, far funzionare lui stesso le meraviglie che percepisce...molto tempo fa l’uomo riconobbe che tutta la materia percettibile deriva da una sostanza primaria, senza densità oltre ogni concezione, la quale riempie tutto lo spazio, l’Akasha o etere luminifero, il quale è gestito dal Prana che offre la vita, o forza creativa, che porta all’esistenza, in cicli infiniti, tutte le cose e tutti i fenomeni.
La sostanza primaria, gettata in vortici infinitesimali di velocità prodigiosa, diventa materia grezza; quando la forza si placa, il movimento cessa e la materia scompare, tornando alla sostanza primaria.”


Secondo Leland Anderson, l’articolo fu scritto il 13 maggio 1907. Anderson affermò anche che grazie alla conoscenza di Swami Vivekananda Tesla avrebbe potuto entrare in contatto con la terminologia Sanscrita e che John Dobson della San Francisco Sidewalk Astronomers Association avesse fatto ricerche su tale collegamento. [6]

Swami Vivekananda nacque a Calcutta, India nel 1863. Fu ispirato dal suo maestro, Ramakrishna a servire gli uomini come manifestazioni di Dio. Nel 1893 Swami Vivekananda cominciò un tour dell’occidente partecipando al “Parliament of Religions” a Chicago. Per tre anni Vivekananda viaggiò in USA ed Europa e incontrò molti scienziati famosi tra cui Lord Kelvin e Nikola Tesla. [7]

Secondo Swami Nikhilananda, Nikola Tesla, il più grande scienziato che si è specializzato nel campo dell’elettricità, fu molto colpito da Swami, dalla sua spiegazione della cosmogonia Samkhya e dalla teoria dei Cicli data dagli Indù. Fu particolarmente colpito dalle somiglianze tra la teoria Samkhya sulla materia e sull’energia e quella della fisica moderna. Swami incontrò a New York Sir William Thompson, poi Lord Kelvin e il Professor Helmholtz, due rappresentati leader della scienza occidentale. Sarah Bernhardt, la famosa attrice, fece un’intervista con Swami e ne ammirò gli insegnamenti.[8]

Fu probabilmente durante una festa data da Sarah Bernhardt che Nikola Tesla incontrò Swami Vivekananda[9] per la prima volta. Sarah Bernhardt stava recitando la parte di 'Iziel' nell’omonima opera. Era una versione francese sulla vita di Bhudda. L’attrice notò Swami Vivekananda tra il pubblico e organizzò un incontro a cui partecipò anche Nikola Tesla.
In una lettera a un amico del 13/2/1986, Swami Vivekananda scrisse quanto segue;

“...Tesla è stato affascinato dal Prana del Vedanta, dall’Akasha e dai Kalpa, le quali sono a suo avviso le uniche teorie che la scienza moderna può prendere in considerazione...Mister Tesla pensa di poter dimostrare che matematicamente forza e materia sono riducibili a energia potenziale. Lo vedrò la prossima settimana per assistere a tale dimostrazione matematica.” [10]


Swami Vivekananda sperava che Tesla sarebbe stato in grado di dimostrare che ciò che chiamiamo materia è semplicemente energia potenziale poiché ciò avvicinerebbe gli insegnamenti vedici alla scienza moderna.
Swami capì che

"In tal caso, la cosmologia del Vedanta [sarebbe stata] basata sulle più sicure basi."


L’armonia tra teorie del Vedanta e scienza occidentale fu spiegata con il seguente diagramma;

BRAHMAN = L’ASSOLUTO

MAHAT O ISHVARA = ENERGIA CREATIVA PRIMORDIALE

+---------+ +---------+
PRANA E AKASHA = ENERGIA E MATERIA

Tesla capì la terminologia e la filosofia sancrita e che queste erano utili per spiegare i meccanismi fisici dell’universo come lui li vedeva. Sarebbe utile a coloro che tentano di capire la scienza che sta dietro le invenzioni di Nikola Tesla studiare la filosofia vedica e sanscrita.

Sembra che Tesla non riuscì a dimostrare l’identità tra energia e materia. Se ci fosse riuscito, sicuramente Swami Vivekananda lo avrebbe annotato. La prova matematica del principio in questione arrivò circa 10 anni dopo quando Albert Einstein pubblicò il documento sulla relatività. Ciò che era conosciuto in Oriente da 5000 anni fu quindi reso noto anche all’Occidente.

Brahman viene definito come il solo spirito impersonale auto-esistente; l’Essenza Divina, da cui emanano tutte le cose, dalla quale esse sono sostenute e alla quale esse ritornano. Ciò è molto simile al concetto del Grande Spirito delle culture dei Nativi d’America. Ishvara è il Sovrano Supremo; la concezione più alta dell’Assoluto, il quale va oltre ogni pensiero. Mahat significa letteralmente “il Grande” e viene anche interpretato con il significato di mente universale o intelligenza cosmica. Prana significa energia (solitamente tradotto come forza vitale) e Akasha significa materia (solitamente tradotto come etere).
Dobson sottolinea che le traduzioni più comuni di Akasha e Prana non sono completamente esatte, ma che Tesla ne comprese il reale significato.

L’incontrò con Swami Vivekananda stimolò molto l’interesse di Nikola Tesla per la Scienza orientale. Durante una lezione in India Swami disse:

"Mi è stato detto da alcune tra le menti scientifiche migliori di questo tempo quanto siano meravigliosamente razionali le conclusioni dei Vedanta. Conosco personalmente uno di loro, che quasi non ha tempo per mangiare e uscire dal proprio laboratorio ma che mai si perdebrebbe le mie lezioni sul Vedanta perché, come lui dice, esse sono così scientifiche, si armonizzano così bene con le aspirazioni del tempo e con le conclusioni a cui la scienza sta attualmente giungendo".[11]


TESLA E LORD KELVIN

William S. Thompson è stato uno degli ingegneri e scienziati più importanti del 1800. Sviluppò analogie tra il calore e l’elettricità e il suo lavoro influenza le teorie sviluppate da James Clerk Maxwell, uno dei fondatori della teoria elettromagnetica. Thompson fece da supervisore nella sistemazione del Cavo Trans Oceanico e grazie a quell’opera gli fu data l’onorificenza di “Lord Kelvin”. Kelvin aveva sostenuto le teorie di Tesla e il sistema di trasmissione wireless di energia elettrica..[12]

Tesla continuò a studiare la filosofia indù e vedica per qualche anno, come indicato nella seguente lettera scrittagli da Lord Kevin.

“15, Eaton Place
London, S.W.
May 20, 1902
Caro Tesla,

Non so come ringraziarti per la tua lettera del 10 maggio che ho trovato nella mia cassetta sul Lucania e per i libri che mi ha spedito: -"Il Tempio sepolto", "Il Vangelo di Bhudda", "Les Grands Inities", l’edizione di Rossetti di "Casa di Vita" e il Century Magazine del giugno 1900 con le fotografie a pag. 176, 187, 190, 191, 192, ricche di lezioni emozionanti.

Abbiamo fatto una bella traversata dell’Atlantico, la più bella che abbia mai fatto. Ho tentato, senza successo, di trovare qualcosa di definito in relazione alle funzioni dell’etere rispetto al semplice e antico magnetismo. A tal proposito ho dato istruzioni al Sig. Macmillan di inviarti a Waldorf una copia del mio libro (Collection of Separate Papers) sull’Elettrostatica e il Magnetismo. Sarò felice se la accetterai come piccolo segno della mia gratitudine per la tua gentilezza. Forse troverai qualcosa di interessante negli articoli sull’elettricità atmosferica.

Con affetto
Kelvin
Grazie anche per I bellissimi fiori” [13]

TESLA E RUSSEL

Walter Russell fu un artista, scultore, scrittore e scienziato tra i più affermati del secolo.
La sua tabella periodica degli elementi predisse accuratamente la locazione e le caratteristiche dei Quattro elementi anni prima della loro scoperta in laboratorio. I 4 elementi sono: Deuterio, Trizio, Neptunio e Plutonio. Pare che Russell entrò in uno stato di consapevolezza intensa dopo essere stato colpito da un fulmine. Cominciò a fare disegni e a scrivere su fondamenti della natura e la composizione dell’universo fisico; la famiglia consultò un medico per verificare se Russell dovesse essere ricoverato in un istituto d’igiene mentale. Il dottore, vedendo i risultati delle settimane di lavoro di Russell, dichiarò di non sapere cosa Russell stesse facendo ma che egli non era pazzo.

Sebbene non sia stato ancora stabilito il momento esatto e l’occasione del loro incontro, Nikola Tesla e Walter Russell si incontrarono e discussero delle loro rispettive teorie cosmologiche..[14]
Tesla riconobbe la saggezza e il potere dell’insegnamento di Russell e lo esortò a rinchiudere le sue conoscenze in cassaforte per 1000 anni, fino a quando l’umanità fosse stata pronta.[15]


PERCHE’ L’ENERGIA LIBERA NON è ANCORA ARRIVATA: COMMENTI, POSSIBILITA’ E IMPLICAZIONI SOCIO-ECONOMICHE

Sebbene Tesla non accettasse molti dei concetti sulla relatività e la teoria quantistica e non riuscì mai a collegare materia ed energia, riconobbe la possibilità di energia libera e illimitata come dimostrato dalla seguente affermazione.

L’uomo può controllare il più grandioso e impressionante processo naturale ?...Se potesse farlo, avrebbe poteri quasi illimitati e soprannaturali ... Potrebbe far scontrare aeroplani e produrre soli e stele, calore e luce. Potrebbe creare e sviluppare la vita in tutte le sue infinite forme …Tali poteri lo porrebbero accanto al suo creatore, gli farebbero compiere il suo destino ultimo.[16]

Notiamo che Tesla sta ponendo una domanda, speculando, cercando una risposta. Se Tesla avesse sviluppato fonti di energia libera e appreso come manipolare lo spazio, il tempo e la gravità durante i suoi anni di maggiore rilevanza pubblica e produttività (fino al 1920), avrebbe avuto le risposte a tali domande.

L’invenzione meno capita di Tesla è conosciuta con il nome di "Raggio Mortale"; era semplicemente un’arma a raggio di particelle che Tesla propose nel 1937 e fu fabbricata sotto contratto con Alcoa Aluminum e il governo inglese e italiano. [17] Tale arma usava tecniche di propulsione elettrostatica. Armi di questo tipo sono attualmente sviluppate dalla Strategic Defense Initiative Organization (SDIO) e dal Strategic Defense Command dell’esercito americano. [18]

Quindi l’umanità non ha ancora catturato l’infinita energia dell’universo come immaginato da Nikola Tesla. La domanda rimane: perché no?

Dispositive di energia libera, se fattibili, non sono microcircuiti più piccoli o più veloci, né trappole per topi più grandi ed efficienti. Si tratta di una tecnologia che potrebbe rivoluzionare lo status quo socio-economico della terra. In questo momento la torta è divisa in maniera non equa. Un quarto della popolazione della terra, il terzo pianeta a partire dal sole, consuma tre quarti dell’output annuale delle risorse. Come si può facilmente dedurre da un breve studio degli affari mondiali, ci sono circa 3 miliardi di persone che ne hanno abbastanza di questa situazione. Ci sono guerre, fame e conflitti in ogni angolo del pianeta. Che fare?

L’astronave Terra ha bisogno di un piano di volo.

O dividiamo meglio la torta, oppure facciamo una torta più grande. La prima opzione richiede che il nostro standard di vita si abbassi, affinché quello del terzo mondo si alzi.
La seconda opzione ci permette di mantenere il nostro standard di vita e aiutare ad alzare quello dei paesi meno privilegiati.

Dobbiamo fare questo. È il nostro destino, la nostra responsabilità, il nostro esame finale.

30.000 persone muoiono di fame ogni giorno su questo pianeta, la maggior parte sono bambini. Le nazioni si combattono, la Guerra fa parte delle nostre vite. Cosa guida l’economia nel mondo occidentale e ci permette di avere alta standard di vita, una vita di agi se paragonata a quella dei nostri vicini a sud di quella linea immaginaria chiamata confine? Molte risposte possono essere date: sociali, politiche e spirituali. Sappiamo che lo standard di vita di una nazione è direttamente collegato al consumo di energia.

L’energia guida le economie delle nazioni e l’obiettivo di Tesla era di rendere l’energia elettrica equamente disponibile a tutte le persone in ogni luogo della terra. Tesla continuò a promuovere il suo progetto di energia senza fili durante le interviste che diede in occasione del suo compleanno ancora nel 1940.[19]
L’energia elettrica permette l’elaborazione delle materie prime direttamente sul posto. L’energia elettrica può portare l’acqua dai pozzi alle aree colpite da siccità. L’energia elettrica offerta ad aree povere del pianeta può ingrandire la torta, può aiutare a portare la necessaria uguaglianza economica che è nostro diritto sin dalla nascita.

Perché l’energia non è stata resa disponibile a tutti i popoli e nazioni? Perché non sono stati realizzati I tanto propagandati dispositivi di energia libera descritti da Tom Bearden, John Bedini, Bruce DePalma e altri?
Forse perché “le cose facili raramente vengono realizzate per la stessa ragione per cui le cose impossibili sono compiute raramente: nessuno pagherà per qualcosa che viene ritenuto facile o impossibile ”.[20] Forse perchè quando si parla di energia ciò implica più di quanto ci si possa immaginare.
Stiamo parlando di energia personale, nazionale, planetaria, energia Karmica e dell’energia dell’amore.

I saggi dicono che per godere dell’energia dobbiamo lasciare andare l’energia, per superare noi stessi. Quale esempio l’autore può descrivere una delle sue esperienze recenti. Dopo un simposio di successo in occasione dei 100 anni dall’arrivo di Nikola Tesla negli USA [21], una corporazione no-profit, 501(c)(3), è stata creata specificatamente per incoraggiare e perseguire la ricerca sulle invenzioni e le scoperte di Nikola Tesla. Due anni più tardi, dopo un secondo simposio, alcuni membri fondatori hanno richiesto al consiglio d’amministrazione di validare l’affermazione di Tesla secondo cui era possibile la trasmissione di energia wireless. I membri del consiglio hanno suggerito di ottenere il permesso dalla FCC, di depositare una dichiarazione di impatto ambientale presso l’EPA e di formare una propria corporazione no-profit. E’ stato anche deciso che poiché non c’era alcuna procedura per coprire la ricerca, l’organizzazione non poteva essere coinvolta.

Un altro obiettivo dell’organizzazione era stato quello di fondare un museo che si sarebbe dovuto chiamare “Nikola Tesla Museum of Science and Technology”. Pensammo che poiché ogni anno vengono dati 60-70 miliardi di dollari a organizzazioni no profit, ci fossero buone possibilità che l’organizzazione potesse ottenere i fondi, per il museo o per la ricerca.
Pensammo che:

"poiché solo il 16% dei musei di questo paese sono musei scientifici, il museo in onore di Nikola Tesla aiuterà a informare il pubblico nei settori della tecnologia. Con la necessità di rinnovamento economico dell’industria in Colorado, il 1986 è il momento per iniziare a supportare l’istruzione scientifica della nostra regione. Con le statistiche attuali che mostrano che gli USA sono indietro dal punto di vista tecnologico, lo sforzo di educare il pubblico sta diventando sempre più importante e l’ondata di consapevolezza pubblica delle invenzioni di Nikola Tesla fanno sì che egli possa dare il nome a un museo scientifico e tecnologico." [23]

Il consiglio rimandò la discussione della nostra proposta a tempo indefinito.

Cos’era successo? Delle 15-20 persone che avevano dato inizio all’organizzazione, solo 4 rimasero parte dell’organo governativo. Tre di quei membri erano contrari alla ricerca. La mente comune del consiglio di amministrazione era diventata l’antitesi dello slancio che Tesla aveva conquistato in vita. A differenza dell’inventore e uomo d’affari indipendente, il consiglio era ormai composto da membri burocrati per società della classifica “Fortune 500”. Tesla era vegetariano, i membri del consiglio no. Tesla non chiedeva il permesso per essere inventivo e iniziare nuove avventure, mentre il consiglio aveva bisogno di permessi dall’alto. Le dicotomie erano infinite.

Le visioni di Tesla sono state ritardate per 89 anni. I litigi cominciarono con Thomas Edison, J.P. Morgan e lo stesso Nikola Tesla.[24]
Tutto continua oggi.
Forse la ragione del ritardo nella trasmissione di energia senza fili o dei dispositivi a energia libera giace nel profondo della psiche umana.
È possibile paragonare la storia di Tesla a una storia biblica?
Bruce Gordan pensa di sì. Nell’analisi di Gordan il tentativo di Tesla di costruire un prototipo di trasmettitore ad ingrandimento ricorda il racconto della Genesi 11:1-9. [25]

"il messaggio; la curiosità e l’audacia tecnologica innervosiscono Dio; Dio demolisce il progetto, confonde il linguaggio".

Gordan sottolinea ulteriormente questo scenario come segue:

"ISOMORFISMO"

STORIA BIBLICA \**************/ STORIA DI TESLA

Sforzi umani \********/ Progetti di Tesla

Torre di Babele \************/ Torre Wardenclyffe

Dio \**********************/ Denaro (J.P. Morgan)


Demolizione e confusione da mantenere, Ritiro dello Status Quo di Morgan di Dio assetato di potere in alto, supporto finanziario e umanità che striscia nell’ignoranza in basso.
Conseguente soppressione dell’opera di Tesla nella scienza ortodossa e nei circoli di ingegneria.
Perpetuazione di una tecnologia mediocre per la generazione, l’immagazzinaggio e la distribuzione di energia per mantenere un flusso di denaro favorevole per il sistema esistente di gestione energetica forzando la combustione continuata di combustibili scarsi, continuando a far pagare, pagare, pagare gli utenti.


"quando tutto è perfetto, arriva il momento giusto"[26] ciò equivale a dire:

"la conoscenza assoluta nelle mani di colui il cui cuore non è ancora sensibile sarebbe un’arma terribile".[27]

Potremmo postulare che gli sviluppi tecnologici non avvengono fino a quando il pianeta non è pronto.
L’esame recente della teoria Gaia conferisce intelligenza alla Terra.

"Migliaia di anni fa, attraverso la visione, gli stregoni vennero a conoscenza del fatto che la Terra potesse percepire e che tale consapevolezza potesse avere effetto sulla consapevolezza degli umani”.[28]

In base alla reciprocità, potrebbe essere vero anche il contrario. L’incoscienza di gruppo o collettiva sta ancora lottando con i risultati della teoria quantistica e della relatività. Noi come razza siamo stati pronti all’energia nucleare, tutto era perfetto e il momento giusto è arrivato. Presto dovremo utilizzare bene la tecnologia o abbandonarla per assicurarci la sopravvivenza come specie.


COSA FARE A RIGUARDO DELL’ENERGIA LIBERA: CREARE UN’IDEA DI CUI E’ ARRIVATO IL MOMENTO

La trasmissione senza fili dell’energia e l’energia libera non sono ancora state realizzate, forse non siamo pronti, forse la terra non è pronta. Pogo ha detto la cosa migliore “abbiamo incontrato il nemico: siamo noi." Nella visione junghiana dell’inconscio collettivo, le cose accadono quando è il momento giusto, otteniamo ciò a cui acconsentiamo. Abbiamo bisogno di un piano di volo. Ed il piano deve capire che:


QUANDO IL POTERE DELL’AMORE

SUPERERA'

L’AMORE PER IL POTERE

ALLORA CI SARA’

PACE

[Fonte: bagno delle ragazze, scuola superiore Boulder, Boulder, Colorado]
Descritto come "graffiti adolescenziali post Industriali, neo-tecnici"

"I fatti relativi a ciò sono talmente stupefacenti
che sembrerebbe che il Creatore stesso
abbia elettricamente progettato
questo pianeta...."
Descrizione di Nikola Tesla su ciò che viene attualmente descritto come Risonanza di Schumann (7.8 Hz) in "la trasmissione di energia elettrica senza fili come mezzo di promozione della pace mondiale",
Mondo elettrico e ingegneria, 7 gennaio 1905, PP 21-24.


NOTE A PIE’ DI PAGINA

1. Ratzlaff, John, Tesla Said, Tesla Book Company, PO Box
1649, Greenville, TX 75401, 1984.

2. Yogananda, Paramahansa, Autobiography of a Yogi, Self
Realization Fellowship,, 3880 San Rafael Ave., Los Angeles,
CA 90065, 1985.

3. Cheney, Margaret, Man Out of Time, Prentice Hall, 1981.

4. Hunt, Inez and Draper. Wanetta, W., Lightning In His
Hand, The Life Story Of Nikola Tesla, Omni Publications,
Hawthorne, CA, 1981.

5. O'Neal, John, J., Prodigal Genius, The Life Of Nikola Tesla, Ives Washington, Inc., 1944.

6. Anderson, Leland, personal communication.
Vedere anche Anderson, L.I.,and Ratzlaff, J.T., Dr. Nikola Tesla
Bibliography, Ragusan Press, 936 Industrial Avenue, Palo
Alto, CA 94303, 1979.

7. Nikhilananda, Swami, Vivekananda, The Yogas and Other
Works, Ramakrishna-Vivekananda Center, New York, 1973.

8. Nikhilananda, Swami.

9. Dobson, John, personal communication.

7. Dobson, John, Advaita Vedanta and Modern Science, Vedanta
Book Center, 5423 S. Hyde Park, Chicago, IL 60615, 1979.

10. Nikhilananda, Swami.

11. Burke, Marie Louise, Swami Vivekananda in the West, New
Discoveries, The World Teacher, Advaita Ashrama, Mayavati,
India, 1985, p. 500

12. Grotz, T., "Artificially Stimulated Resonance of the Earth's Schumann Cavity Waveguide",
Proceedings of the Third International New Energy Technology Symposium/Exhibition,
June 25th-28th, 1988, Hull, Quebec, Planetary Association for Clean Energy,
191 Promenade du Portage/600, Hull, Quebec J8X 2K6 Canada

13. dalla collezione personale di L. Anderson.

14. Russell, Lao. personal communication.

15. The University of Science and Philosophy, Swannanoa,
Waynesboro, VA 22980, (703) 942-5161.

16. scritto da Tesla il 13 maggio 1907, per "Actors Fair Fund",
testo trascritto nelle collezioni della Bakken Library of Electricity in Life.
L’articolo fu pubblicato sul "New York American", il 6 luglio, 1930, pg. 10.


17. Tesla, Nikola, The New Art of Projecting Concentrated
Non-Dispersive Energy Through Natural Media, Proceedings of
the Tesla Centennial Symposium, Grotz, T. & Rauscher, E.,
Editors, 1984.

18. Turchi, P.J.,Conte, D.,Seiler, S., Electrostatic
Acceleration of Microprojectiles to Ultrahypervelocities,
"Proceedings of the Seventh Pulsed Power Conference", June
12th-14th, Monterey, California, Jointly Sponsored by the
DOD, DOE, and the IEEE Electron Devices Society.

19. "Death Ray for Planes", New York Times, September 20, 1940.

20. Pawlicki, T.B., Exploring Hyperspace, 848 Fort Street,
Victoria, B.C., Canada, electronic book on floppy disk, 1988,
(Log onto the TESLA BBS at (719) 486-2775 for copy of ASCII
text files)

21. Broad, William J., "Tesla a Bizarre Genius, Regains Aura
of Greatness", New York Times, Aug. 28th, 1984

22. Deleted

23. Grotz, T., & Sheppard, J., The Nikola Tesla Museum of
Science and Technology presentato al consiglio di amministrazione in data 12/12/1986.
[disponibile come file testo ASCII su TESLA BBS (719) 486-2775]

24. Cheney, Margaret, Tesla, Man Out of Time, Prentice Hall
Inc, Englewood Cliffs, NJ, 1981.

25. Gordan, Bruce, comunicazione privata, 1988.

26. Arguelles, Jose & Lloydine, comunicazione personale .

27. Hercules, Michael, The Circle of Love, pubblicato dall’autore.

28. Castenada, Carlos, The Power of Silence, Further Lessons
of don Jaun, Simon and Schuster, New York, 1987, Pg. 120.


ULTERIORI INFORMAZIONI SU TESLA

TESLA BBS: è un servizio di bollettino informatico per avere accesso alle informazioni sulle attuali ricerche e sulla vita di Nikola Tesla. Una sottosessione del BBS del Colorado Mountain College, può essere contattato usando un computer e modem baud 300/1200/2400 allo (719) 486-2775.

The Tesla Memorial Society The Tesla Coil Builders Association
% Nicholas Kosanovich % Harry Goldman
453 Martin Road RD #6 Box 181
Lackawanna, NY 14218 Glenns Falls, NY 12801
(716) 822-0281 (518) 792-1003


The Tesla Book Company High Voltage Press
PO Box 1649 PO Box 532
Greenville, TX 75401 Claremont, CA 91711
(214) 454-6819


Mr. Toby Grotz, Presidente, ingegneria Wireless Engineering, è un ingegnere elettrico con 16 anni di esperienza nel campo della geofisica, ricerca e progettazione aerospaziale e industriale. Mentre lavorava per il dipartimento dei servizi geofisici della Texas Instruments e presso l’università del Texas a Dallas, Mr. Grotz apprese e lavorò con concetti geofisici, importanti per la trasmissione di energia wireless.
Come ingegnere Senior Engineer a Martin Marietta, Grotz ha progettato e supervisionato sistemi di controllo di procedure industriali e progettato e costruito strumenti e apparecchiature per la ricerca e lo sviluppo e i test di hardware per voli spaziali. Grotz ha anche lavorato per l’industria di utilità pubblica installando sistemi informatici di acquisizione di dati misuranti l’inquinamento nelle centrali di energia di combustibile fossile e ha anche lavorato in una centrale nucleare come ingegnere.
Grotz ha organizzato e presieduto il simposio del centenario di Tesla nel 1984 e il simposio internazionale di Tesla nel 1986 ed è stato presidente della International Tesla Society, un’organizzazione no profit creata dopo il primo simposio. Da Project Manager per il Project Tesla, Grotz ha collaborato alla progettazione e realizzazione di un rifacimento dell’apparecchiatura che Nikola Tesla usava per la trasmissione senza fili durante gli esperimenti sull’energia nel 1899 a Colorado Springs. Grotz ha ricevuto la laurea B.S.E.E. dall’Università del Connecticut nel 1973.
www.padrak.com/ine/GROTZ.html
Nov. 23, 1996.

Fonte: Tesla Society
Sophia
17 novembre 2009 11:07
Visto che il recentissimo accordo Usa-Cina su emissioni sta mettendo a rischio il vertice di Copenaghen sul clima, in programma dal 7 al 18 dicembre p.v. ... forse è il caso di riprendere quell'articolo che stavo postando che riassumendo tutti i travagli e le ragioni per cui il protocollo di Kuoto non è ancora fallito:

PARTE TERZA:


2.3. Il tormentato processo di ratifica



Dopo l’adozione del testo dell’accordo da parte della Cop 3, per
divenire operativo il Protocollo di Kyoto doveva essere ratificato dai
parlamenti di almeno 55 paesi, responsabili di almeno il 55% delle
emissioni dei paesi dell’Allegato I. Ma tra i paesi aderenti alla
Convenzione cominciarono a manifestarsi immediatamente dissidi sui
meccanismi operativi che avrebbero dovuto garantire il perseguimento
degli obiettivi individuati.
Si delineò immediatamente una netta cesura tra due gruppi di paesi.
Su un fronte si pose l’Unione europea, che mostrava di prediligere
l’obbligatorietà degli impegni assunti e l’uso di strumenti di regolazione di
tipo command and control; sul fronte opposto si schierarono gli Usa e i
paesi del cosiddetto Umbrella Group (Canada, Australia, Giappone e
Russia), che mostravano nette preferenze per accordi volontari non
obbligatori, e per l’utilizzazione di strumenti flessibili di mercato, quali, ad
esempio, i permessi negoziabili. Gli Usa, inoltre, prendendo atto che gli
obiettivi di riduzione del Protocollo non avrebbero avuto effetti
significativi di mitigazione del cambiamento climatico, sottolineavano la
necessità di coinvolgere nelle strategie di riduzione delle emissioni anche i
paesi emergenti, mediante accordi volontari e sistemi di incentivi allo
sviluppo di nuove tecnologie meno inquinanti.
Il conflitto si dispiegò nel pieno delle sue potenzialità nel novembre
del 2000, nel corso dei negoziati dell’Aja (Cop 6) che avevano il mandato
di raggiungere l’accordo sui meccanismi, sulle regole e sulle procedure
necessarie all’implementazione concreta dell’accordo. La Conferenza fallì
in modo eclatante, facendo temere un fallimento definitivo dell’intero iter
negoziale e generando la necessità di un rinvio della discussione a
un’assise suppletiva, da tenersi a Bonn nel mese di luglio dell’anno
successivo.
Pochi mesi dopo, nel marzo del 2001, il neoeletto Presidente George
Bush jr. annunciò l’intenzione definitiva degli Usa di non ratificare il
Protocollo, giudicato dal Congresso contrario agli interessi del paese. Il
modello di sviluppo e di mobilità su scala continentale degli Usa è infatti
stato tradizionalmente basato sull’uso intensivo di risorse fossili a basso
costo e un drastico contenimento del loro utilizzo risulta socialmente
oneroso e decisamente impopolare sul versante elettorale. A ciò va poi
probabilmente aggiunto anche il forte peso politico interno delle lobby
petrolifere, che hanno costituito una delle principali basi di sostegno
elettorale di George Bush in entrambe le tornate elettorali che lo hanno
visto vincitore.
L’Unione Europea, in preparazione della Conferenza suppletiva (Cop
6 bis), cercò di rilanciare energicamente l’iniziativa diplomatica, riuscendo
a trovare un’efficacie mediazione con i paesi dell’Umbrella Group, che
condusse agli Accordi di Bonn del luglio 2001. Nel corso della Conferenza
di Marrakesh del novembre 2001 (Cop 7) si riuscì così a giungere a un
ampio accordo sugli strumenti di azione e di controllo da utilizzare
nell’implementazione del Protocollo (Clini, 2001). In particolare, gli
accordi di Marrakesh prevedevano l’adozione dei seguenti quattro tipi di
meccanismi flessibili (Clini, 2006b):
_ realizzazione congiunta, che consente a ciascun paese di realizzare
progetti di riduzione delle emissioni in un altro paese del proprio
Allegato di appartenenza, scalando i risultati dai propri impegni
sul fronte interno;
_ meccanismo per lo sviluppo pulito, che consente ai paesi
dell’Allegato I di compensare parte delle proprie emissioni
mediante la realizzazione di progetti ad elevata efficienza
energetica in paesi in via di sviluppo;
_ mercato dei crediti di emissione, costituita dalla possibilità di
compravendita di permessi di emissione tra paesi che hanno
virtuosamente superato gli impegni e paesi che non riescono a
soddisfarli;
_ potenziamento dei serbatoi di carbonio, che prevede la possibilità
di compensare gli eccessi di emissione rispetto agli impegni
assunti aumentando l’estensione dei bacini di assorbimento
dell’anidride carbonica, quali boschi, foreste e superfici coltivate.
Questi strumenti, stimolando in pratica processi di negoziazione delle
quote di emissione, dovrebbero favorire il raggiungimento degli obiettivi
prefissati a un costo sociale più basso per i paesi industrializzati, favorendo
l’abbattimento delle emissioni nei settori e nei paesi dove i costi marginali
del processo risultano più bassi.
Nonostante l’adozione dei meccanismi flessibili, che in parte
riproducono quelli messi in atto al loro interno dal Clean Air Act, gli Usa
non recedettero dalle loro posizioni riguardo all’obbligatorietà degli
impegni assunti e alla necessità di coinvolgere in modo più massiccio i
paesi in via di sviluppo, restando fuori dal trattato (Buchner et al., 2002).
In quanto responsabili del 36% delle emissioni dei paesi dell’Allegato I,
con la loro defezione resero cruciale l’adesione al trattato della Russia, che
nel 1990 era responsabile di più del 17% delle emissioni dei paesi dello
stesso Allegato, ma che nel frattempo andava delineandosi come uno dei
principali paesi produttori ed esportatori di petrolio e di gas metano, poco
interessato quindi a creare ostacoli all’uso globale di questo tipo di risorse
(Manne, Richels, 2001; Böhringer, Löschel, 2003; Buchner et al., 2003).
La Russia ha a lungo temporeggiato, utilizzando probabilmente nel
frattempo la minaccia o la promessa della sua possibile adesione al trattato
come posta su altri tavoli negoziali con Usa e Europa, ma alla fine hanno
prevalso uno schieramento filoeuropeo e l’interesse a poter vendere
permessi di emissione. Essa, infatti, come la maggior parte delle altre
economie in transizione, a causa del collasso del suo sistema industriale
dopo il crollo del blocco sovietico del 1991, ha visto ridursi drasticamente
i suoi consumi energetici rispetto ai valori registrati nel 1990 e si trova
quindi oggi a detenere, sulla base degli impegni assunti nel Protocollo,
crediti di emissioni che potrà profittevolmente vendere ad altri paesi
dell’Allegato I che avranno invece difficoltà a rispettare i propri obiettivi.
Il parlamento Russo ha quindi deciso di ratificare il protocollo nell’ottobre
del 2004, sbloccando così l'impasse negoziale e consentendo l’avvio della
concreta applicazione dell’accordo, ma a soli sette anni dalla sua data
ultima di scadenza.
Sophia
17 novembre 2009 10:22
@ Danilo

ah se è per questo ne resta più di uno aperto.

Non solo esiste il problema delle scorie, ma anche quello dei dati sulla salute che sono stati occultati e manomessi e non per ultimo il problema della non convenienza economica per il privato se consideri i costi da sostenere per la "sicurezza"
danilo
17 novembre 2009 1:01
Resta solo un piccolo problema: nessuno sà cosa fare delle scorie radioattive ( che non sono solo quei pochi chili di combustibile usato, ma tutta la struttura e le attrezzature facenti parte la centrale dismessa ).
Se non vogliamo lasciare in eredità questa piccola magagna ai nostri figli bisognerà darsi da fare ed escogitare qualcos'altro.
e intanto comprarsi la vacca.

danilo.

contaminazione in francia:

http://www.facebook.com/video/?id=1464559087
yannis
16 novembre 2009 19:28
Mi permetto da ignorante di intervenire;
nessuna centrale della 4° generazione è stat ancora progettata e, pertanto, neanche costruita: sono in fase di progettazione e le attuali più efficienti e che nessuno si sogna di dismettere sono quelle di 3° generazione. Il fotovoltaico fino ad oggi non è affatto remunerativo a meno che non si tartti di istallarlo su una piccoòla azienda che lavora dalle otto del mattino alle ore 1800, i moitivi sono ovvi. Pre uso domestico il fotovoltaico, che ha una vita media di 20-22 anni non è coveniente in quanto i tempi di ammortamento sono gli stessi escluse le spese di manutenzione alquanto sostenute. Per l'idrogeno è pura eutopia, per averlo occorre energia che noi non abbiamo, inoltre un'auto ad idrogeno avrebbe costi e peso esoirbitanti causa il serbatoio e peso maggioere é = maggior costo di esercizio. Se non desideriamo mil nucleare possiamo ricorrerer ai bovini ognuno deoi quali produce crca 250 litri di metano al giorno, mettereli nell'aboitacolo delle nostre auto e collegare il loro deretano (fa anche rima) con il motore.
Sophia
16 novembre 2009 11:14
Ciao TNT,

eh oramai dovremmo esserci sono a 14 set + 2 gg e i dati previsti per la quattordicesima sono tra gli 8 e 9,3 cm (peso 25 g). La certezza la posso avere solo nel momento della visita ecografica e per il resto mi baso su dati statistici presunti. Sabato comunque ho fatto il mio primo acquisto alla prenatal perchè i vestiti cominciano a stringermi. Mi è venuto da piangere ... vabbè ... non mi dilungo altrimenti risalta fuori qualche altro utente di aduc che mi ricorda quanto poco interessano questi discorsi ...

Per tornare a quanto hai postato ti posso solo dire che è una questione assai nota e che, negli ambienti dove ci si occupa di questioni che hanno a che fare con "l'environment" se ne discute (=litiga) da almeno 30 anni. le questioni che tocca questo signore sono tutte arci note agli esperti e ce ne sono molte altre che, probabilmente per ragioni di sintesi, non ha neanche citato ma andrebbero tutte a confermare la sua tesi sposata (non esistenza di soluzioni alternative a basso costo e basso impatto ambientale).

l'opinione personale che mi sono fatta sentendo le ragioni degli uni e quelle degli altri è che, PER LE INFORMAZIONI DI CUI DISPONIAMO IN QUESTO MOMENTO, hanno sicuramente ragione quelli che gridano alla bufala per quanto riguarda il fotovoltaico, la macchina a idrogeno e altre energie alternative sottratte all'agricoltura per alimentare le auto (olio di colza ecc...).

Cosa diversa per altre fonti che già hanno dimostrato buoni rendimenti e su cui si tratterebbe di potenziare la ricerca come stanno facendo altri paesi.

Sicuramente non è realistico pensare di diventare "autosufficienti" con le sole rinnovabili.

Ci sono due fronti su cui possiamo agire:

1. il lato della domanda( =RISPARMIARE ENERGIA)

2. il lato dell'offerta (=INVESTIRE IN RICERCA)

A me sembra che in questo momento si stia giocando a mettere la testa sotto la sabbia e puntare su un nucleare di terza generazione che altrove stanno dismettendo tamponando con il gas russo che presenta più problemi che benefici ... e questo a mio avviso per incapacità di scelte sfidanti e coraggiose.
t_n_t
15 novembre 2009 18:01
Ciao futura mammina, ci stiamo avvicinando agli 8 cm?

A parte ciò, ho trovato sul web questo articolo che ti riporto sperando di non sfasarti troppo la linearità dei tuoi post; ti va eventualmente di commentarlo?

---

La farsa delle energie alternative
di Eugenio Benetazzo - 16 luglio 2007

Tanto per iniziare sappiate che non possiamo chiamarle energie alternative, ma caso mai derivative, in quanto non rappresentano assolutamente una alternativa, quanto piuttosto una fonte di energia che deriva anch’essa da un diverso utilizzo del petrolio.
Se qualcuno pensa di poter avere i pannelli fotovoltaici senza poter disporre di greggio in abbondanza ed a buon mercato, è il caso che si sintonizzi su Italia Uno per guardare i provini del Grande Fratello.
Per spiegare a tutti la reale portata dell’impatto delle energie derivative mi è necessario soffermarmi sulla evoluzione storica della civiltà umana: non vi preoccupate cercherò di essere il meno noioso possibile.

Come si è arrivati al petrolio ? Semplice: da un progressivo processo di sostituzione di una risorsa con un’altra a causa dell’esaurimento della prima e del lievitare del suo costo di approvvigionamento.
Così è successo quando si passò dal legno al carbone. Inizialmente il legno era disponibile in quantità impensabili, era abbondante ed a buon mercato: basti pensare che la copertura forestale in Europa agli inizi del 1600 era quasi del 90 %. La necessità di avere terreni da coltivare unita alla richiesta di legna per il riscaldamento provocò un lento e progressivo disboscamento in tutta Europa. Quando anche la legna cominciò a diventare molto costosa (a causa della sua diminuita abbondanza), venne individuato il carbone come un interessante sostituto: interessante perché vista l’abbondanza iniziale era decisamente poco costoso.

Il carbone era conosciuto sin dai tempi dell’impero romano, ma non veniva utilizzato perché sporcava sia quando bruciava e sia quando veniva trasportato: per questo motivo si preferiva la legna molto più rassicurante per gli usi casalinghi.
All’inizio del diciassettesimo secolo il carbone diventa il vero e proprio componente energetico volano di un primo gradiente evolutivo: la nascita della civiltà industriale.
Il carbone trova ottima applicazione anche nel funzionamento delle prime macchine a vapore che rappresenteranno la chiave di svolta per la trasformazione delle società da economia rurale a economia di mercato. Il successivo passo ci porta allo svuotamento delle campagne: milioni di contadini in tutta Europa abbandonano la coltivazione della terra (lavoro molto pesante, ma al tempo stesso molto salutare e gratificante) per spostarsi nei grandi sobborghi industriali per lavorare come operai. Il capitalismo nasce e si evolve grazie ad una risorsa energetica allora abbondante ed a buon mercato: il carbone.

L’industria tessile per prima si fa portavoce di questo sensazionale mutamento: non si vive più per lavorare, ma si lavora per vivere. Le grandi metropoli iniziano a trasformarsi, sia dal punto di vista urbano che dal punto di vista socioeconomico: nascono i primi quartieri ghetti e nasce la lotta di classe.
Il carbone consente di riscaldare le abitazioni (un tempo sempre molto fredde), consente di far funzionare fucine e macchine a vapore per tenere in movimento telai, motori e rotative.
L’uomo non si alza più quando canta il gallo all’alba, ma con la sirena delle fabbriche che lo sveglia per ricordagli che tra poco inizia il turno di lavoro.
Si è abbandonato una vita incontaminata a stretto contatto con la natura, per scegliere di passare la propria vita dentro uno stabilimento industriale, al buio, in mezzo alla confusione di macchine e rumori di ogni sorta. Già allora, città come Londra apparivano all’occhio del viandante forestiero, città invivibili, corrotte dai costumi, dall’alcol, dalla prostituzione e dall’inquinamento.

Nel frattempo i giacimenti di carbone smettono di essere convenienti in quanto il carbone in superficie si era esaurito ed era necessario iniziare ad estrarlo: nascono le prime miniere di carbone.
La risorsa energetica che ha consentito quanto abbiamo esposto finora comincia tuttavia a diventare costosa: qualcuno in America si accorge che si può ottenere altrettanta energia dalla sfruttamento di un liquido nero, che sembra carbone liquefatto. Inizia l’era del petrolio.
In un primo tempo viene utilizzato per illuminare le strade nelle grandi città metropolitane. Alla fine del 1800 in città come Francoforte, Parigi e Londra vi erano milioni di cavalli che venivano utilizzati per trascinare carrozze, diligenze, carri merci e via così. Mantenere un cavallo era costoso, pochi se lo potevano permettere, inoltre ognicavallo sporcava abbondantemente con le sue naturali deiezioni. Qualche decina di migliaia di cavalli in città come New York o Londra possono creare un vero e proprio problema per l’igiene e la salute pubblica.

Si intuisce l’importanza di poter spostare uomini e merci velocemente ed a costi ragionevoli: dal petrolio nascono moltissimi derivati, gli idrocarburi ed i composti sintetici.
Nasce l’era dell’industria per eccellenza, quella dell’automobile ed al suo fianco quella della petrolchimica: vengono inventati materiali assolutamente rivoluzionari, poco costosi ed indistruttibili, come il nylon. Siamo nella seconda metà del secolo appena passato.
L’era della petrolchimica apre le porte ad una seconda rivoluzione industriale: quella dei personal computer che consentiranno in meno di vent’anni di sostituire l’uomo in molteplici mansioni di routine.
Ma il contributo maggiore che ha dato il petrolio all’evoluzione umana non lo troviamo nell’industria automobilistica, quanto in quella agroalimentare.
Tanto per iniziare in meno di 100 anni la fertilità e produttività dei terreni è spaventosamente aumentata di circa il 5 % all’anno, proprio di pari passo all’aumento dell’offerta petrolifera.
Per farvi un esempio lampante un secolo fa, da un ettaro coltivato a mais si ottenevano circa 20 quintali per ettaro, oggi si arriva ad oltre 120 quintali (stranamente nello stesso tempo la popolazione umana è passata da un milardo agli oltre sei attuali) !

Questo strepitoso aumento di disponibilità alimentare al pari della superficie coltivata è stato possibile solo grazie al greggio ed a tutte le sue invenzioni collegate: i trattori, le mietitrebbiatrici, le pompe di irrigazione, i fertilizzanti sintetici ed i pesticidi, che per quanto possano essere denigrati, hanno consentito di soddisfare il fabbisogno alimentare della civiltà umana, man mano che questa cresceva esponenzialmente.
E perché cresceva così tanto la popolazione mondiale ? Per diretta conseguenza del cambiamento di vita sia alimentare che salutare: in quanto abbiamo avuto la possibilità di nutrirci con una varietà e ricchezza ed abbondanza alimentare che nessun’altra generazione prima di noi ha potuto avere. Questo ha consentito all’organismo di essere più forte contro gli attacchi esterni e di procreare con una progressione esponenziale impensabile fino a qualche secolo fa.
Grazie al petrolio abbiamo potuto avere le coltivazioni intensive che a cascata alimentano gli allevamenti intensivi di bestiame (bovini, suini ed ovini). Pensate a quante volte mangiate carne durante il giorno: fino a 70 anni fa la carne si mangiava una volta ogni 15 giorni, in occasioni di feste e ricorrenze popolari.

Senza greggio questa catena alimentare (artificialmente sovralimentata) non potrebbe continuare a sostenersi, in quanto non potremmo avere raccolti abbondanti per alimentare la crescita, l’ingrasso ed il riciclo degli animali di allevamento.
Non dimentichiamo inoltre il prolungamento della vita media provocato dalla capillare diffusione e produzione di farmaci da banco (pensiamo solo alla volgare aspirina o al paracetamolo).
Capite quindi da questo sintetico excursus storico come sia assolutamente fuori luogo pensare di poter sostituire una risorsa che ci ha trasformato e ha trasformato le nostre vite.
Non mi devo chiedere se in futuro ci sarà benzina per mettere in moto il mio suv, quanto piuttosto se il supermercato sotto casa verrà rifornito di ortaggi e alimenti preconfezionati, oppure se alcune aree metropolitane troveranno i mezzi per sostenersi dal punto di vista alimentare.

Le fonti di energia alternativa, anche se sono energie derivative, non risolveranno MAI totalmente e PER TUTTI i problemi e le difficoltà a cui stiamo andando incontro.
In futuro l’energia, specialmente quella elettrica, ci sarà ancora, ma non per tutti e soprattutto non ai prezzi che conosciamo ora. Avrà una erogazione a singhiozzo, con periodi molto frequenti di blackout: ma questo solo per chi sarà molto ricco. Per gli altri si ritornerà indietro: molto indietro, la candela sarà già un lusso. Se qualcuno sta pensando ai pannelli solari, è meglio che se li scordi: non si potrà mai avere pannelli fotovoltaici per tutti. E perché ? Perché per fabbricarli, assemblarsi e trasportarli occorre petrolio, proprio quello che dovrebbero sostituire in toto !
Un pannello fotovoltaico è costituito di svariati elementi minerali: silicio, rame, cadmio, indio, gallio. Solo per estrarre una tonnellata di rame servono 8 barili di petrolio ! Spero non penserete di spostare un trattore John Deere del peso di 10 tonnellate con i pannelli fotovoltaici sul tetto della cabina di pilotaggio !
E i fertilizzanti ed i pesticidi con che cosa li sostituite ? Gli aerei e le navi traghetto con cosa li spostate ? Con l’idrogeno ?

Una delle più grandi bugie che vi hanno raccontato sulla circolazione delle automobili è che i carburanti come la benzina ed il gasolio verranno sostituiti dalle cosi dette celle a idrogeno.
Per chi non lo sapesse, sono una sorta di pila a vita eterna che produce energia elettrica dalla catalisi dell’idrogeno. Celle a combustibile ce ne saranno in futuro: alcuni milioni, forse.
Ma di certo non li avrete voi, ma solo come ho detto prima, le persone più ricche, proprio come avveniva 70 anni fa quando l’automobile era un lusso per pochi.
La nostra specie si è straordinariamente trasformata in meno di 100 anni, cambiando abitudini, stili di vita e regime alimentare. Sempre in questo lasso di tempo è esponenzialmente proliferata passando da un miliardo di persone a oltre i sei: tutto questo è stato possibile grazie ad un impareggiabile prodotto, il petrolio, che adesso sta iniziando a diminuire nella sua disponibilità.
Come uno stupido sciame di locuste abbiamo depredato la terra di questo bene, riproducendoci senza limiti e consumandolo per ogni insensato uso (pensiamo ai suv).
Le conseguenze saranno senza precedenti storici, perché con NULLA è possibile sostituire quello che ha fatto per noi e per il nostro stile di vita questo straordinario prodotto del nostro pianeta.

Eugenio Benetazzo
Sophia
11 novembre 2009 17:23
Mosca, 11 nov. (Apcom-Nuova Europa) -

Gas/ Putin: se Kiev usa metano senza pagare taglieremo forniture


Nuovo monito del premier russo a Ucraina e Ue


Vladimir Putin torna ad ammonire l'Ucraina e, indirettamente, l'Europa. Se Kiev "comincia a prelevare gas senza pagare, la Russia taglierà le forniture in transito" nel Paese ex sovietico, ha dichiarato il premier russo dopo un incontro a Mosca con il collega austriaco Werner Faymann. Putin la settimana scorsa ha esortato l'Unione europea ad aiutare l'Ucraina a pagare il gas russo ed ha accusato il presidente ucraino Vladimir Yushchenko di tramare per bloccare i normali versamenti a saldo delle forniture concordate tra Gazprom e la società ucraina del gas, Natfogaz. Negli ultimi giorni, la tensione è tornata alta tra Kiev e Mosca a causa del mancato pagamento da parte dell'Ucraina delle forniture russe di ottobre. Un problema che si ripropone praticamente ogni mese, con il colosso del gasa russo Gazprom che denuncia il mancato pagamento e Kiev che si affretta a lanciare rassicurazioni e a saldare il debito. Ma la questione si fa più delicata in vista dell'inverno, riportando alla mente le puntuali 'guerre' del gas tra Russia e Ucraina a fine anno, con conseguenti disagi per i clienti europei.
Sophia
9 novembre 2009 11:41
TERZA PARTE

2.2. Dalla Convenzione quadro all’approvazione del Protocollo di Kyoto


Nel frattempo, tra il 1989 e il 1990, era già stata avviata sul tema una
tornata di incontri consultivi tra i capi di stato e di governo di molti paesi,
che si concluse nel 1990 con la convocazione alla Casa Bianca, da parte
del Presidente George Bush sr., di una riunione dei capi di stato sul tema
del global warming (Clini et al. 2002). La riunione si chiuse con
l’esortazione, rivolta dallo stesso Presidente americano all’Onu, a dare
impulso alla ricerca di accordi e di forme di cooperazione internazionali
capaci di fronteggiare il problema.
Può forse risultare strano che sia stato proprio il Presidente George
Bush, che annoverava i petrolieri texani tra i suoi principali sponsor
elettorali, a farsi promotore di un’iniziativa che avrebbe prima o poi
colpito gli interessi degli estrattori di combustibili fossili. Occorre però
tenere conto che l’iniziativa nasceva in concomitanza col collasso della
potenza sovietica sullo scenario mondiale e nel momento in cui lo stesso
Bush vagheggiava l’inizio di un Nuovo Ordine Mondiale, nel quale gli Usa
si delineavano come l’unica superpotenza economica e militare, ma
avevano necessità di acquisire nuovi ruoli egemonici e paternalistici capaci
di giustificare e garantire la propria supremazia di fatto. Farsi carico dei
destini ambientali del pianeta poteva essere quindi in linea con questi
nuovi ruoli, avendo comunque la certezza di poter poi dettare tempi e modi
nei ritmi e nelle modalità di azione.
Comunque sia, nel febbraio del 1991 l’Onu decise di istituire un
Comitato intergovernativo volto a negoziare una Convenzione quadro sui
cambiamenti climatici, che fu ufficialmente presentata e approvata nel
corso della Conferenza mondiale su ambiente e sviluppo di Rio de Janeiro
e poi sottoscritta da 166 paesi a New York, il 9 maggio 1992 (UN, 2005).
L’obiettivo esplicito della Convenzione era quello di impegnare le parti
firmatarie a limitare o, soprattutto nel caso dei paesi industrializzati, a
ridurre le emissioni di gas serra, al fine di stabilizzare nel lungo periodo
(2050-2100) la loro concentrazione in atmosfera.
La Convenzione, entrata in vigore nel 1994 dopo la ratifica dei
parlamenti dei paesi aderenti, prevedeva la convocazione annuale di una
Conferenza delle parti (Cop), costituita dai rappresentanti di tutti i paesi
aderenti al fine di verificare il rispetto degli impegni assunti, nonché la
loro efficacia ai fini del perseguimento dell’obiettivo finale.
Nell’ambito della Cop 1, svoltasi a Berlino nel 1995, le parti decisero
che l’impegno di mantenere le emissioni dell’anno 2000 agli stessi livelli
del 1990, assunto nell’ambito della Convenzione dai paesi industrializzati,
non era coerente con l’obiettivo di lungo termine. La Conferenza delle
Parti adottò quindi il Mandato di Berlino, volto ad aprire un nuovo giro di
consultazioni al fine di rivedere e potenziare gli impegni dei paesi
industrializzati. Fu inoltre istituito il Gruppo Speciale del Mandato di
Berlino, avente il compito di redigere la bozza di accordo. Dopo otto
sessioni di incontri, il Gruppo produsse un testo negoziale che fu
presentato alla Cop 3, svoltasi a Kyoto nel dicembre del 1997, dove fu, in
gergo diplomatico, “adottata per consenso la decisione per la sua
approvazione”.
Il testo definitivo dell’accordo, divenuto noto come Protocollo di
Kyoto, specifica gli obiettivi di controllo delle emissioni di gas serra e le
scadenze temporali per la verifica del loro raggiungimento. In relazione
agli obiettivi, i paesi firmatari sono raggruppati in tre aggregati specificati
in tre Allegati distinti della Convenzione quadro. I paesi dell’Allegato I,
costituiti dai paesi industrializzati e dalle economie in transizione, si sono
impegnati a riportare entro il quinquennio 2008-2012, da soli o in gruppi
cooperanti, le emissioni complessive di gas serra, espresse in tonnellate
equivalenti di anidride carbonica, ai livelli del 1990. I paesi dell’Allegato
II sono invece costituiti dai soli paesi industrializzati, che hanno assunto
l’impegno di ridurre le emissioni del 5,2% rispetto ai loro valori del 1990.
Anche per questo gruppo, l’obiettivo di riduzione può essere raggiunto in
forma congiunta da un gruppo di paesi, all’interno del quale alcuni
possono impegnarsi a ridurre maggiormente le proprie emissioni al fine di
compensare una minor riduzione, o anche una semplice stabilizzazione,
delle emissioni di altri. Il terzo raggruppamento di paesi comprende tutti i
paesi aderenti alla Convenzione non compresi nei due precedenti allegati,
ovvero tutti i paesi in via di sviluppo. Questi sono posti in deroga, entro i
limiti temporali del Trattato, rispetto a obiettivi sia di riduzione che di
stabilizzazione delle emissioni.
Al fine di controllare il perseguimento degli impegni assunti, il
Protocollo prevede l’obbligo per i paesi firmatari di compilare inventari
nazionali delle emissioni, i cui dati devono essere certificati da appositi
organismi di controllo.
Nella volontà degli estensori, nella seconda metà degli anni ’90, il
Protocollo di Kyoto doveva configurarsi come un semplice strumento di
start up nell’ambito del più arduo e lungo processo di perseguimento dei
veri obiettivi della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici (Clini et
al., 2002). In questa prospettiva, i suoi obiettivi erano di entità minima e di
scarsa efficacia sul fronte dell’effettivo contenimento o mitigazione
dell’effetto serra e del conseguente cambiamento climatico, e servivano
sostanzialmente a preparare il futuro terreno negoziale e a sperimentare le
future forme di accordo, di monitoraggio e di sanzione. Col pieno
perseguimento degli obiettivi prefissati, infatti, l’effetto prevedibile sul
clima entro il 2050 consisterebbe solo in una attenuazione dell’incremento
della temperatura di 0,05 C°. Ciò significa che la temperatura globale,
secondo le proiezioni meno catastrofiche, aumenterebbe di 1,35° invece
che di 1,4°. Il Protocollo di Kyoto ha assunto quindi, sin dalla sua
formulazione, un valore quasi esclusivamente simbolico e un’efficacia
pressoché nulla sul fronte dei benefici diretti (Böhringer, 2001). E tutto ciò
a fronte di costi non irrilevanti, dal punto di vista economico e sociale, per
i paesi industrializzati.
Una reale stabilizzazione delle concentrazioni di anidride carbonica in
atmosfera, secondo le previsioni dell’Ipcc, richiederebbe l’attuazione,
entro il decennio 2020-2030, di misure restrittive molto più ampie di
quelle oggi previste dal Protocollo, con riduzioni delle emissioni di gas
serra di almeno il 50% (Ipcc, 2001). Nei paesi industrializzati, secondo
l’European Environment Agency, la quota di abbattimento dovrebbe
giungere, entro il 2050, al 60-80% rispetto ai livelli del 1990 (European
Environment Agency, 2005). Ma tali imponenti obiettivi non possono oggi
più evitare di coinvolgere in modo massiccio e traumatico i maggiori paesi
in via di sviluppo e soprattutto le grandi potenze demografiche emergenti,
quali Cina, India e Brasile.
Sophia
6 novembre 2009 16:49
SECONDA PARTE

2. Le fasi della vicenda negoziale


2.1. I Prodromi

Il momento di avvio del negoziato internazionale che ha condotto alla
redazione del Protocollo di Kyoto viene spesso collocato, in modo
convenzionale, nel 1990, quando nel corso della seconda Conferenza
mondiale sul clima le principali autorità scientifiche sul tema del
cambiamento climatico sollecitarono con forte determinazione l’avvio
urgente di azioni coordinate a livello mondiale per limitare le emissioni in
atmosfera di gas ad effetto serra (Leggett, 1992). D’altra parte, questo
appello autorevole all’avvio di attività politiche e diplomatiche fu la
conclusione di un lungo periodo di incubazione delle preoccupazioni della
comunità scientifica sul futuro climatico del pianeta. Nel 1979, infatti, la
prima Conferenza mondiale sul clima, indetta dalla World meteorological
organization (Wmo), aveva già segnalato che, sulla base dei dati
disponibili, era possibile prevedere a breve scadenza un notevole
incremento delle concentrazioni di anidride carbonica in atmosfera, dovuto
al crescente consumo di combustibili fossili, che avrebbe potuto produrre
significativi e preoccupanti cambiamenti climatici globali . Nel corso del
successivo decennio, un’ampia serie di conferenze, simposi e seminari
internazionali, nei quali venne presentata una mole crescente di evidenze
empiriche e di risultati di sofisticati modelli di simulazione dell’evoluzione
del clima terrestre, prodotti in gran parte con grandi potenze di calcolo in
prestigiosi centri di ricerca nordamericani, contribuì a confermare e ad
accrescere l’allarme anche dei circoli accademici meno inclini al
catastrofismo ambientalista. La Conferenza di Toronto del 1988, nel suo
documento finale, poneva così già come imperativo urgente l’avvio di
azioni politiche concrete su scala mondiale. Due mesi dopo, la delegazione
maltese presso l’Onu si assunse l’onere di far dichiarare il clima globale
un’eredità comune dell’umanità. L’Assemblea generale dell’Onu discusse
quindi la proposta nel dicembre del 1988, adottando infine una risoluzione
sulla protezione del clima nell’interesse generale delle generazioni presenti
e future (Kandel, 1999; Lanza, 2000).
Nello stesso anno il Wmo e l’Unep (United nations environment
Program) istituirono di comune accordo l’Ipcc (Intergovernmental panel
on climate change), con lo scopo di costituire un organismo internazionale
che esprimesse nel modo più oggettivo possibile l’opinione della comunità
scientifica sulla documentazione tecnica che si rendeva progressivamente
disponibile in tema di riscaldamento globale (Matt, 2002). Il nuovo
organismo avviò immediatamente tre gruppi di lavoro: uno per
l’approfondimento scientifico del fenomeno, uno per l’individuazione
delle sue conseguenze socioeconomiche e uno designato a individuare le
possibili strategie di risposta. A questi fu inoltre affiancata una task force
avente il compito di sovrintendere al National Greenhouse Gas Inventories
Program. I risultati dei lavori dei tre gruppi furono pubblicati nel 1990, nel
primo Rapporto dell’Ipcc, e confermarono gran parte delle preoccupazioni
delineatesi in precedenza. Le esortazioni rivolte ai governi del mondo in
quello stesso anno, nel corso della seconda Conferenza mondiale sul clima,
che - come si è detto in precedenza - segnano l’avvio ufficiale del processo
negoziale, furono quindi la naturale conclusione di questo iter preliminare
di progressiva sensibilizzazione al problema della comunità scientifica e
ambientalista; un processo che presenta caratteristiche analoghe ad altre
esperienze di mobilitazione globale su temi ambientali di grande presa
emotiva ed è in sintonia con il clima culturale generale, ricco di
dichiarazioni altisonanti e di liste di buone intenzioni, ma spesso privo di
reali ricadute pratiche, che ha caratterizzato la mobilitazione internazionale
sulle questioni ambientali a partire dalla Conferenza di Stoccolma del 1972
(Kandel, 1999).
Sophia
5 novembre 2009 18:35
L'articolo continua con il seguente ordine:

2. Le fasi della vicenda negoziale

2.1. I Prodromi
2.2. Dalla Convenzione quadro all’approvazione del Protocollo di Kyoto
2.3. Il tormentato processo di ratifica
2.4. Il “dopo Kyoto”

3. Tirando le somme
Sophia
5 novembre 2009 18:25
Visto che in questo forum circolano personaggi moooooolto seriosi che non sanno rendersi conto che sono solo sul forum-caffè dei bontemponi dell'aduc ... sperando di far cosa gradita a tutti gli appassionati di questa rubrica ... chiediamo agli ESPERTI, quelli veri e che nei forum dell'ADUC non ci verrebbero mai, di spiegarci come stanno le cose e se questo benedetto PROTOCOLLO DI KYOTO lo dobbiamo considerare fallito oppure no? E, in tal caso, PERCHE' NON È ANCORA FALLITO?

Risposta degli ESPERTI

PRIMA PARTE - INTRODUZIONE


Il Protocollo di Kyoto è entrato in vigore in modo definitivo il 16
febbraio del 2005 e si presenta oggi sulla scena internazionale con tutta la
forza e le debolezze di qualunque trattato internazionale. Il suo successo
finale e in parte imprevisto, dopo dieci anni di un tormentato iter
negoziale, è stato salutato dagli ambientalisti con grande entusiasmo, come
un nuovo, per quanto parziale, successo delle campagne di
sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dei governi del mondo verso i
problemi ambientali; ma anche e soprattutto come un’ulteriore
testimonianza, dopo il Trattato di Montreal, della reale possibilità di
raggiungere accordi cooperativi nell’ambito di Mea (Multilateral
environmental agreement), superando i conflitti di interessi tra stati che
sorgono nella ripartizione transfrontaliera dei costi e dei benefici quando si
vuole procedere a una gestione internazionale dei beni pubblici globali.
Benché numerose evidenze sembrino giustificare questi entusiasmi,
alcuni osservatori disincantati, convinti della necessità strutturale del
fallimento degli accordi sul cambiamento climatico in base alle
caratteristiche intrinseche del gioco negoziale in cui essi sono inseriti,
considerano il successo del Protocollo di Kyoto un vero e proprio
paradosso momentaneo, che necessita innanzitutto di un’adeguata
spiegazione, al fine di non trarne conclusioni inadeguate o false aspettative
per il futuro (The Economist, 2005). Un accordo multilaterale come il
Protocollo di Kyoto, infatti, incontra in genere difficoltà strutturali di gran
lunga maggiori di quelle emergenti in altri tipi di accordi internazionali,
quali, ad esempio, quelli di natura commerciale realizzati nell’ambito del
Wto. Come per questi ultimi, si è in presenza di un numero elevato di
soggetti negoziatori, portatori di interessi diversi e spesso contrastanti, ma
alle normali tendenze al free riding si aggiunge in questo caso un ulteriore
problema: i costi dell’accordo si manifestano in modo certo e consistente
nel breve periodo, mentre i benefici sono attesi solo nel lungo periodo e in
condizioni di forte incertezza. Questa particolarità aggiuntiva del gioco
negoziale genera forti disincentivi nei contesti istituzionali che prevalgono
oggi sulla scena mondiale, nei quali le decisioni sono formulate in ultima
istanza sulla base di calcoli di convenienza economica dove i valori futuri
sono direttamente o indirettamente scontati al tasso di interesse atteso di
lungo periodo. Da questo angolo prospettico di natura teorica, dunque, ciò
che risulta più sorprendente non è il tormentato iter politico e diplomatico
che ha caratterizzato il processo negoziale del Protocollo, protrattosi per
quasi un decennio, quanto piuttosto il fatto che esso sia giunto alla fine a
una conclusione apparentemente positiva, ottenendo la ratifica da parte dei
parlamenti di 157 stati.
Qualcuno potrebbe ritenere che l’importanza cruciale per il futuro
dell’umanità assunta dalla posta in gioco abbia indotto nei governi
assunzioni di responsabilità collettiva di tipo straordinario. Ma ciò,
purtroppo, non sembra essere aderente alla realtà, qualora non ci si fermi
alle apparenze superficiali di attrattività giornalistica e si scenda
nell’esame dei reali contenuti e delle reali prospettive dell’accordo.
In questa sede si vuole tentare di offrire un modesto contributo alla
comprensione del fenomeno. Nelle pagine che seguono si tenterà quindi
una ricostruzione del negoziato con cui si cercherà di porre in luce alcune
contraddizioni e alcuni punti di svolta del processo che, a parere di chi
scrive, possono aiutare a fornire una risposta ai precedenti interrogativi.
L’interpretazione del processo che ne deriva conferisce un diverso
significato dell’apparente successo del Protocollo, meno ottimistico sul
fronte dei destini futuri dell’umanità, ma più coerente con i modelli teorici
interpretativi dei processi negoziali internazionali.

continua....
Sophia
2 novembre 2009 18:19
Vi lascio con l'ultima notizia SALVATA per motivi di lavoro dalla Rassegna stampa di oggi:
-----------------------------

http://www.corriere.it/esteri/09_novembre_02/putin-europa-pa ghi-conti-ucraina_781ec1ee-c7ca-11de-ace9-00144f02aabc.shtml

Il premier russo: l'Europa dovrebbe aprire il proprio portafoglio se non vuole problemi nelle forniture di gas

MILANO - L'Unione europea dovrebbe «aprire il proprio portafoglio» per fare un prestito all'Ucraina e aiutare così il paese a pagare il conto nei confronti della Russia. Lo ha dichiarato il primo ministro russo, Vladimir Putin, aggiungendo che «se ci sono problemi, noi chiediamo ai nostri partner europei di dare una mano all'Ucraina». Putin, al termine dell'incontro con il suo omologo danese Lars Loekke Rasmussen, ha spiegato che l'Europa dovrebbe aprire il portafoglio visto che è in grado di fare un prestito a Kiev. Anche perché in questo modo i clienti europei non avranno nuovi problemi a fine anno.

«POSSIBILI PROBLEMI» - «Sino ad ora i nostri partner ucraini hanno rispettato i loro obblighi speriamo che continuino a farlo anche in futuro» ha detto il premier russo a conclusione di un incontro con il collega danese Lars Loekke Rasmussen, come riporta Ria Novosti. Ricordando che Mosca ha già pagato all’Ucraina 2,5 miliardi di dollari anticipati per il transito di metano verso l’Europa, Putin è tornato ad esortare l’Ue a fare la sua parte. «Che partner europei raccolgano almeno un miliardo - ha dichiarato - Perchè tengono i cordoni della borsa così stretti. Che spendano un po’ di più». Putin ha avvertito ieri l’omologo svedese Fredrik Reinfeldt, presidente di turno dell’Ue, del pericolo di nuovi problemi per gli approvvigionamenti europei, se Kiev non salderà i propri conti. Il premier russo, ha spiegato il portavoce del governo moscovita, «ha attirato l’attenzione sui segnali, compresi alcuni da canali ufficiali a Kiev, riguardo possibili problemi di pagamento delle forniture di gas russo». Di conseguenza, ha precisato, «potrebbero sorgere problemi nel transito di gas russo attraverso il territorio ucraino e destinato ai consumatori europei».
t_n_t
30 ottobre 2009 12:57
Sophia, ok convengo con la tua libertà di spirito/scelta/mission di fare nella vita quello che si crede di poter fare, con successo o meno.

E' giusto precisare queste cose sul forum ED IN QUESTO MODO perchè a volte gli scambi di opinioni differenti, per qualcuno e se non si precisa bene, poi potrebbero sfociare in futili ma accese e poco cordiali discussioni...ognuno cerca di difendere il diritto ad avere l'ultima parola e non accetta l'opinione altrui...e nemmeno la valuta con imparzialità...e poi si scade in uno stupido antagonismo che include pure la mal sopportazione.

(ogni attuale riferimento a 2 utenti è puramente voluto)

---

Ho visto il tuo post negli OT...ok, ma io non avevo necessariamente bisogno di "prendermi" con lui.

[A quando l'invito per le Lasagne Etrusche? :-)]
Sophia
30 ottobre 2009 12:39
@ TNT

per quanto riguarda l'OT ti ho risposto nello spazio degli OFF TOPIC.

per quanto riguarda il discorso dei "Potenti" della Terra ... non è che sono una ingenua.

La mia è solo una libera scelta. So che esistono i Poteri Forti, ma pur sapendolo scelgo ugualmente di comportarmi come una cittadina libera che fa la sua parte per ridimensionare i Poteri Forti e dare nel suo piccolo, dove può, più spazio e reale possibilità di scelta ai cittadini. E' la mia scelta/mission esistenziale. Ognuno si dà lo scopo/obiettivo nella vita che crede e quel che sa.

Tornando in topic:

per gli interessati ad esplorare quel che si dice in giro a proposito delle fonti di energia rinnovabili segnalo un sito dove se ne è già parlato:

http://www.energeticambiente.it/
t_n_t
30 ottobre 2009 12:32
@ Sophia (post delle ore 12:14:27)

Sperando di non scrivere quasi in contemporanea, ti rispondo che il discorso sui potenti del pianeta lo tengo invece in debita considerazione, visto i ragionamenti che scaturiscono sul thread della democrazia attivato da Ivan, il quale posta dei "rispettabili" contributi ben ragionati ed argomentati con i quali mi trovo in perfetto accordo e, mi sembra, anche lui con i "modesti" miei.
t_n_t
30 ottobre 2009 12:16
Un'altra cosa Sophia, e scusa l'OT se posto qui...

Io mi sono "sorbito" i confronti tra te e savpg8801, soprattutto quando gli rimarcavi, anche a ragione, di essersi intromesso in modo inappropriato e poco garbato nel threa di Firs e cosìm facendo ha "scatenato" determinate tue reazioni.

Bene, io dopo essere stato tirato in ballo dal tuo amico Sole, gli ho replicato "in maniera composta e rispettosa" ma pare che ciò non sia stato sufficiente perchè continua a volermi coinvolgere "stuzzicandomi" con le sue continue repliche.

Ora, noto pure che tali suoi atteggiamenti sono da te particolarmente graditi...e ciò mi crea qualche perplessità...
Sophia
30 ottobre 2009 12:14
@ TNT

vedo solo ora quel che avevi scritto mentre scrivevo il mio precedente.

Dai troppa importanza secondo me ai "potenti" del pianeta.

Anche i potenti dipendono da qualcosa e nello specifico dai nostri voti. Dunque sta a noi insegnare ai potenti di fare quel che vogliamo noi facciano per l'interesse di tutti.

Io almento voglio vederla così. Anche se so che la libertà e il potere non te lo regalano nessuno: te li devi conquistare facendodo sentire la tua VOCE.
Sophia
30 ottobre 2009 12:10
Rimane da decidere come vogliamo procedere con la discussione qui.

Potremmo decidere di affrontare il primo punto elencato nella descrizione del THREAD ovvero:

quali i PRO e CONTRO di ciascuna alternativa tecnologica disponibile per la produzione di energia:

distinguendo le FONTI NON RINNOVABILI:

* petrolio
* gas naturale
* carbone
* uranio

da quelle RINNOVABILI:

* solare
* eolico
* idroelettrico
* biomasse
* fusione fredda
* Biocarburanti

oppure ritornare sulla questione dell'accordo di Kyoto e perchè è fallito

Cosa preferite?
t_n_t
30 ottobre 2009 12:06
Mi ricordo perfettamente quanto mi avevi già precisato ed io non ho usato la definizone "l'esperta in materia" ma bensì "efferrata in materia" rispetto a me.

Salto a metà del tuo post rispondendoti che la "autorità territoriali", purtroppo, hanno poi le mani legate perchè "controllate" da qualcuno che sta sempre più in alto e che interviene (in modo ortodosso o meno) quando ci sono in gioco i grandi interessi a rischio...un po' come è successo anche a Grillo, che citi per concludere il tuo post.
Sophia
30 ottobre 2009 11:09
Allora, chiariamo alcuni fraintendimenti e capiamoci una volta per tutte: non sono io l'esperta in materia. sono solo una cittadina come te molto interessata all'argomento e che ha la fortuna di essere in contatto con molte persone che di queste cose ci capiscono e ne sanno più di te e me messi insieme. Tutto qui.

nessuno è obbligato a prendersi una laurea in ingegneria nucleare per dire la sua qui dentro.

ognuno è libero di dire come vede lui il problema e quali soluzioni attuerebbe.

io ad esempio penso che chi ha il POTERE DI DECIDERE non ti viene di certo a regalare nulla. Sei tu cittadino che ti devi far sentire e pretendere di essere coinvolto in IMPORTANTI decisioni che riguardano il tuo futuro e quello dei tuoi nipoti. Come?

Secondo me innanzitutto dovrebbe aumentare l'informazione su questo argomento. Ne sento parlare troppo poco rispetto all'importanza che invece riveste il problema e le implicazioni.

Dovrebbero esserci tanti FORUM di discussione aperti su questi argomenti. e alla fine si dovrebbe raccogliere e convoigliare i "risultati" migliori delle discussioni in comitati promotori di proposte concrete da sottoporre alle autorità territoriali. ovviamente il tutto con l'interessamento di mass media per far conoscere al numero maggiore di persone che esistono spazi dove si possono portare contributi.

in questa ottica ... chi ha buone idee e progetti nel cassetto avrebbe l'opportunità di tirarle fuori e farsi conoscere.

un po' quello che ha fatto Grillo con i meet up... senza che ci siano di mezzo gli interessi economici e di autocelebrazione di Grillo a rovinare tutto quello che di buono aveva fatto inizialmente.
t_n_t
30 ottobre 2009 10:56
Certamente.

Io ogni tanto ti leggo ma mi devi perdonare se non intervengo perchè dovrei informarmi troppo per parlare "perfettamente" la tua stessa lingua o comunque confrontarmi con te ad armi pari, visto che a mio avviso risulti efferrata in materia.

Circa la possibilità di scelta concessa a noi cittadini, penso che finquando "tutto il sistema" continuerà a funzionare così, i cittadini non potranno "realmente" scegliere mai e, riprendendo solo in minuscola parte il mio precedente post, se determinate possibilità energetiche MAGARI esistono già ma rimangono occultate, i cittadini saranno costretti a scegliere solamente tra quello che passa il convento...
Sophia
30 ottobre 2009 10:45
@ TNT

Carissimo TNT,

concordo sul fatto che tutto può essere per quel che ne sappiamo noi, ultime ruote del carro.

Ognuno è libero di farsi e tenersi la libera idea che più preferisce. Ma questo vale su tutto e in generale.

Nello specifico, l'intento di questo topic è di provare a sviluppare quello spirito razionale che ci porta a ragionare sulle alternative che abbiamo "certe" lasciando un margine aperto per i miracoli che la Ricerca e Sviluppo potrebbero fare in futuro. Ma per credere ai miracoli bisognerebbe che, prima di tutto, si investisse nella buona ricerca e secondariamente che gli scienziati ci presentassero PIANI-PROGETTI INNOVATIVI su questi campi del potenziale di energia pulita da esplorare, tenere d'occhio e valutarne i risultati fra un po'.

Dal mio punto di vista (e ormai dovresti aver capito da che parte sto ... sto dalla parte di chi vorrebbe che a scegliere consapevolmente fossero i cittadini e non le lobby per tutti noi) i cittadini dovrebbero diventare più attivi di come sono adesso nel VOLER SAPERE come stanno le cose realmente e più consapevoli del loro diritto di poter scegliere.
t_n_t
30 ottobre 2009 10:11
Ciao Sophia, ieri sono stato tutto il giorno fuori città ad una fiera del marketing e quindi ti leggo solo ora.

Ho letto il contributo che hai riprodotto su Tesla e ti rispondo abbastanza in velocità che se è vero che lo scienziato non poteva 100 anni fa sviluppare o dimostrare o realizzare alcune determinate teorie o ricerche (soprattutto dopo aver subito il taglio dei finanziamenti da che si sentiva minati determinati interessi economici) non significa per forza di cose, che siano state abbandonate, perchè potrebbero essere servite come buono (o cattivo) spunto per gli scienziati che sono succeduti a lui e che le hanno segretamente riprese (quest'ultimi invece finanziati)...ed in quasi cento anni sai quante cose si possono sviluppare? Ricordati che esistono i segreti militati...

Questo è chiaramente il mio pensiero, ma penso di trovarmi in buona compagnia visto che in molti sono concordi sugli immensi interessi finanziari, e non solo quelli, che governano il pianeta...
Sophia
29 ottobre 2009 13:50
@ TNT

Continuando privatamente la chiacchierata sui contributi di Tesla con il mio carissimo amico ho appreso quanto mi racconta e che qui di seguito ti ricopio:



"Le invenzioni di Tesla nel campo della difesa sono state perfezionate nei
limiti del possibile. Con i mezzi a sua disposizione Tesla, benche' fosse
un genio, non poteva realizzare progetti abbastanza avanzati da osservare
che problemi di funzionamento avrebbero potuto avere... se costruisci una
macchina a vapore da un chilo, questo non ti consente di scoprire che una
macchina da venti tonnellate non è realizzabile (potresti - usando metodi
di simulazione numerica; e ai tempi di Tesla non c'erano neanche quelli).

Così Tesla non scoprì mai il fenomeno della dispersione da plasma, che fu
scoperto con orrore durante l'era delle Guerre Stellari voluta da Reagan;
quando i tecnici capirono che esiste un limite, alla potenza di un'arma a
raggi nell'atmosfera, e che per il pianeta Terra questo limite è di pochi
megawatt a chilometro. Successivamente, si scoprì che esisteva il modo di
aggirare questo limite in circostanze speciali: ma anche adesso il meglio
che può fare un sistema d'arma a raggi e' neutralizzare un mezzo privo di
difese generiche, ancor più difese specifiche. E basta un rivestimento di
"graphited foils" per bloccare completamente e contemporaneamente le armi
laser e le armi a tunnel ionizzato.

Attualmente la ricerca in materia è più orientata verso le armi a impulso
(cosiddette E-gun, armi a vircatore ed armi a compressione di flusso, che
sono delle bestioline interessanti [omissis]).

Sicché, non è che la ricerca di Tesla sia stata soppressa; in gran parte,
però, è superata. Benché sia romantico pensare il contrario, cento anni o
quasi di progresso scientifico da parte di un intero pianeta superano, di
gran lunga, quel che può fare un singolo, benché geniale, individuo.

Quanto ad HAARP, è la nuova bestia nera dei farlocchi - ma basta fare due
conti, e guardarsi una carta geografica, per rendersi conto che, prima di
tutto, l'idea di un distruttore a microonde a Gakona (Alaska) fa ridere i
polli. Inoltre i farlocchi si sono fatti quest'idea di HAARP basandosi su
documenti forniti da HAARP stesso, perche' in Alaska nessuno ha voglia di
andare. Avessero detto che a Gakona studiavano le abitudini di coppia dei
cani da slitta Eskimo, nessuno avrebbe avuto a che ridire.

La realtà è che le dinamiche atmosferiche contengono energie talmente più
elevate di quelle che un profano puo' immaginarsi, che anche solo pensare
per un momento di poter interferire (tanto meno a distanza!) con qualcosa
di così oscenamente potente come un uragano è da rotolarsi dal ridere. E'
come sentire Pierino progettare come colpire un treno in corsa, usando un
elastico, per farlo deragliare.

Se uno vuole un bel complottino climatico ce n'ho uno niente male, basato
su quel che disse quel cacaritto di Bush quando ci fu l'uragano Katrina -
disse, il pirla, che non c'era modo di prevedere un uragano, ma manco per
sbaglio; quando la verità è che una situazione di rischio, chi sapeva che
cosa guardare, se la immaginava da due mesi. Anzi: io me la immaginavo da
due mesi, ma uno che se ne intendesse di sicuro la doveva sapere da sei.

Certo, non si sapeva (almeno io non sapevo) se avrebbe colpito la Florida
o la Louisiana, e il rischio era solo del settanta per cento, non cento -
ma avrei scommesso un rene che ci fosse un pre-allarme. Nessuno invece ha
fatto una segaccia nulla. Anzi, si': dopo l'evento, alcuni dati [omissis]
utili per questo tipo di predizione non sono più disponibili. Almeno, non
a gente poco affidabile come me :-).

Ecco quindi che è perfettamente superfluo credere ad HAARP per concludere
che al governo c'e' una manica di figl' 'e 'ndrocchia.

Ma di nuovo, la gente che ulula e sbava per HAARP e cose simili ha un suo
bell'utile per i padroni del vapore: convincono chiunque che tutto quanto
l'argomento sia da cassonetto differenziato (vetro, carta, stronzate).

Uff, certe volte dispero della razza umana."
Sophia
29 ottobre 2009 12:37
Ovviamente io mi discosto dalle conclusione dell'AUTORE. Penso che più che PERSUASA la gente andrebbe messa in condizione di scegliere realmente quale tipo di società e quale tipo di trade off è disposta ad accettare.

Concordo invece con l'autore per quanto riguarda il suo invito a fare uno sforzo per "usare" la razionalità quando si tratta di prendere scelte così delicate e così importanti per il futuro di noi tutti.
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