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savpg8801 14 ottobre 2017 17:56
Le etichette alimentari sono una delle tante cause dello
spreco alimentare che tanto urta le buone e brave persone,
ma...
..Si giudica e critica lo spreco alimentare col solo metro
patetico della pietà, del problema della fame nel mondo,
della bella figura che si ottiene dichiarandolo una
barbarie.
Visto solo a "valle" la dichiarazione di misericordia e la
volontà della devoluzione, almeno poco prima del
deterioramento, è cosa pregevole.
Ma tutto ciò che viene prima non è mai menzionato.
Lo spreco alimentare è una risorsa.
Tutto ciò che viene buttato via (ma non solo alimentare) è
stato acquistato e prodotto oltre ad essere commerciato.
Le materie prime sono prodotte dalle filiere agroalimentari.
Tutto ciò che serve per la produzione, cioà macchine,
stalle, sementi, mano d'opera, gestione di aziende, risorse
energetiche(queste semmai vengono dall'estero, ma pagano
l'iva), ecc. è un mondo imprenditoriale che, se venisse
decurtato -non producendo il sovrappiù -, abbatterebbe di
molto l'economia e il prodotto interno lordo che, si sa, va
sempre aumentato.
L'industria, del pari, anche con milioni di prodotti non
alimentari anch'essi comprati a spreco, andrebbe in crisi di
produzione e di manod'opera. Pensate a una fabbrica che, a
causa di minore richiesta(domanda) sia costretta, data la
sua impostazione organica, a produrre di meno e a licenziare
operai e impiegati, a ridurre i trasporti, a smettere di
innovare e ricercare, ecc. ..in definitiva a vendere meno e
passare da reddito a perdita, quindi a non pagare tasse, a
chiedere rimborsi, cassa integrazione ecc.!
Il commercio, di conseguenza, che ha la sua impostazione di
tot negozi, di tot personale, di tot famiglie e indotti
vari,lavorerà di meno e molti (come già visto) falliranno
e chiuderanno.
Infine l'ultimo anello, quello più colpevolizzato che è
stato invogliato e indotto a non sprecare, quindi a comprare
meno rispetto ai suoi reali fabbisogni (quello che butti via
l'hai comprato per cacciarlo nella pattumiera? o ci muori di
fame avendo buttato il formaggio scaduto o ammuffito?) Se
milioni di tonnellate di derrate vengono buttate per vari
motivi (escluso quello della regalia o della beneficienza
decisa e programmata perchè lo dai all'Africa o a qualche
ente caritativo -sempre che sia una cosa fatta bene senza
truffe), gli stessi milioni saranno prodotti e venduti
favorendo la crescita, sia privata che dello Stato a cui
vanno almeno le tasse se non gli elogi per aver sostenuto
l'economia, crescita ogni giorno auspicata da tutti.
Le scatolette di pomini o di pasta che io regalo al banco
alimentare hanno dato lavoro e reddito all'economia. Ma
anche il mezzo pollo che ho comprato senza criterio e che ho
buttato perchè già sazio.
E non mi si faccia ridere con la imbecillata di ordinare al
ristorante più cibo per poi cacciarlo in un cartoccio e,
spero, buttarlo via al primo cassonetto. Fare queste figure
solo perchè è stato messo di moda è proprio una
cialtronata, per l'avventore per farsi notare, ma è,
ripeto, una risorsa per l'industria e la produzione in
genere. Se vai al ristorante significa che non hai povertà
di risorse tale da portarti a casa la mezza bistecca o il
contorno mangiucchiato della pizza per rifarti delle spese
il giorno dopo!
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francescodeleo 22 febbraio 2013 12:31
Errore, ho scritto a fine intervento culturale invece di
colturale.
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francescodeleo 22 febbraio 2013 12:28
Per quanto mi riguarda, io il problema della scadenza non me
lo pongo: a volte tovo scritto "da consumarsi entro" e a
volte trovo scritto "da consumarsi preferibilmente entro".
In questo secondo caso io posso anche sforare se ritengo che
il prodotto l'ho conservato bene. Mi è capitato anche che
un prodotto si sia deteriorato prima della scadenza e l'ho
buttato via.
Il problema dello spreco è reale, ma sono titubante su
certe frasi tipo: se non si sprecasse questo cibo andrebbe
al terzo mondo. In realtà noi sprechiamo, ma non ci
accaparriamo tutta la produzione. Se sprecassimo meno, a
quelli non andrebbe nulla lo stesso, in più. Il problema lo
poniamo per noi stessi, perchè si stima che la popolazione
mondiale di tutti i paesi aumenterà sempre più e la terra
potrebbe non essere più in grado di sostenerci tutti se
non adotteremo misure adeguate. Il problema del terzo mondo
non è culturale, ma prettamente politico.
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savpg8801 20 febbraio 2013 17:10
Ogni tanto risalta fuori la salvezza delle etichette
alimentari (e non).
Adesso il cavallo.
Vedasi ancora l'inutilità delle famigerate
etichette-costose-illeggibili-ininterpretabili da parte di
chiunque,pure laureato come il
giannino,-fuorvianti-facilmente falsificabili e spesso
truffaldine- che implicano forze sovrumane da parte degli
stati e dell'UE per istituirle, modificarle, adattarle alle
varie comunità, insomma, l'ho sempre sostenuto, una cazzata
sovrumana.
Slogan triti e ritriti: morire informati "equi" e
consapevoli, nonchè sostenibili e magari pure solidali.
Via le etichette e trent'anni di galera ai sofisticatori.
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savpg8801 13 ottobre 2011 17:37
Potranno non tornare i conti perchè sappiamo che le
statistiche guardano solo a certe cose e le manipolano ad
hoc. Tipo la produzione industriale ad agosto in Italia che
è aumentata a dismisura(notizie di due giorni fa), quando
tutti gli altri mesi in quasi tutti i comparti, ecetto il
turismo, è nella crisi profonda. I numeri vanno letti alla
lunga ed alla grande quantità.
Tuttavia, stando alle osservazioni spicciole di chi si
informa e di chi è attento alle cose, è perfettamente
dimostrabile quanto spreco sull'alimentare ci sia. In
primis da parte dei consumatori che buttano molte cose ben
ancora commestibili.
In secondo luogo le catene di distribuzione:
Notare i banchi di corsia che vendono scontati i prodotti a
uno-due giorni dalla scadenza, che molti diffidenti guardano
e passano avanti.
Notare quanto va nei cassonetti dove frotte di zingari o
altri vanno a pescare.
Notare quanta roba va ai banchi alimentari tipo parrocchiali
o di enti caritatevoli vari per farsi belli quali erogatori
di beneficienza, ma poi, conoscendo le realtà di chi le
deve distribuire, molto va buttato perchè, nel frattempo,
non è più buono o ci sono difficoltà nell'erogazione.
Notare quanta frutta e verdura i magazzeni buttano via
perchè non più bella e fresca e lucidata a dovere, ma,
peraltro, ancora perfettamente commestibile; molti la
propongono come merce di "seconda" ma resta spesso invenduta
e buttata via.
Notare quanti prodotti di pasticceria o tramezzini, prodotti
sfusi venduti ai banchi del fresco,
ecc.(bar-ristorazione-negozi onesti ed attenti alla
freschezza) già vecchi di qualche giorno vengono messi in
discarica per non creare tossinfezioni. Purtroppo alcuni li
piazzano comunque.
Notare quanta merce spesso i NAS trovano in magazzini da
tempo scaduta, con topi, blatte, e tanto altro e magari,
vendute a ristoratori di bassa lega (vedansi i
reportages).
Notare che le etichette danno(per esempio) 10 giorni per un
prodotto incartato (es.formaggi) che può essere consumato
anche dopo parecchio tempo: io compro un formaggio che ha
scadenza, ma lo consumo più avanti perchè è più
stagionato ed è migliore e non prendo infezioni per questo.
Che ne fanno secondo voi di questi prodotti scaduti o in
imminente scadenza? Data la quantità mica se li mangeranno
tutti i dipendenti! Molto viene buttato via.
E qualcosa si ricicla: per esempio il pane che diviene
pangrattato, o certi grana che li ritrasformano e li
riciclano in buste grattugiate (vedasi alcuni anni fa un
problema di tossicità perchè le esagerazioni a volte sono
troppe, a meno che non mettano fior di conservanti).
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La causa? Si produce troppo e si importa troppo per dare
modo alla grande distribuzione di far bella figura
proponendo massicciamente ogni sorta di varietà in banchi
chilometrici.
Ma il consumatore non può stare dietro ad acquistare tutto
ciò che si propone alla vendita.
Vedansi al proposito i report di diminuzione dei consumi.
Vuoi perchè il saldo vendibile/consumabile è negativo.
Vuoi perchè si è spinto troppo nel proporre saldi o
promozioni o tre x due o due x uno in continuazione
metodica e maniacale, praticamente ogni settimana.
E non parlo del credito al consumo di materiali
elettrodomestici o simili che è un discorso a parte;
infatti le catene di vendita sono stracolme di prodotti e
verrà presto un bubbone anche lì.
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Morale: e ripeto: non cerchiamo di occultare il fenomeno
ponendo l'alibi della ventilata scorrettezza dei numeri. Che
può anche essere, ma non ne toglie la gravità.
Le superproduzioni e certa etichettatura portano proprio
all'evidenza che si effettua un enorme spreco di risorse e
di conseguenza, di inquinamento. Vedasi al proposito, dei
link di quanto costa in acqua, inquinamento e sprechi
alimentari vari per produrre un kg di carne.
L'economista lo giustificherebbe col fatto che producendo di
meno crescerebbero le disoccupazioni, chiuderebbero opifici,
diminuirebbe il giro di risorse, ci sarebbe meno spinta a
costruire centri commerciali (ormai all'inflazione nei
territori), ecc.
Il sanitario, dati i suoi studi teorico-pratici-casistici,
invece nota con piacere che non si consumino prodotti che
"potrebbero" divenire pericolosi per la salute; nel dubbio,
meglio buttare e così stiamo dalla parte del sicuro e la
poltrona è salva.
Il venditore, infine, siccome riversa sugli altri prodotti
effettivamente venduti, il costo del "buttato via", non è
felice di detenere sugli scaffali la merce molto più tempo,
stante il problema delle scorte e delle giacenze di
magazzeno maggiori e da gestire e che "costano". Per di più
acquistando meno prodotti da grossisti e produttori,
spunterebbe sconti inferiori.
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Vedete quanto le etichette facciano del bene alla gente?
Però non per la salute dell'ultimo consumatore, ma per le
tasche di tutto il resto del mondo produttivo e commerciale.
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paolo7426 13 ottobre 2011 15:18
Queste "notizie" mi convincono assai poco, e le trovo del
tutto inverosimili, come ho gia' dimostrato mesi orsono a
proposito del Last Minute Market alimentare.
Prendiamo la Germania. 310 Kg pc all'anno buttai via? Ma i
tedeschi nel Luglio 2011 sono 81.471.834, quindi non tornano
i conti, non vengono buttae via 20.000.000 t all'anno.
Frottole, dunque, e congeniate talmente male da essere del
tutto inverosimili.
Chissa' poi dove vogliono andare a parare.
Paolo
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lucillafiaccola1796 10 ottobre 2011 18:57
a me consta che cercano di vendere l'insalata belga anche
quando visivamente fradicia!!! forse c'è qualche babbeo che
compra la verdura marcia allo stesso prezzo di quella fresca
e buona!
visto che non si è fiatato quando i
mafioevasnegozianti-bancarellari ci hanno dimezzato stipendi
e pensioni con la SCUSA dell'euro! MAI dimenticare SEMPRE
ricordare
la miglior Giustizia è la Vendetta !!!!!
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