Commenti
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sugar magnolia 2 febbraio 2011 21:39
si Lucio
avevi scritto che un giro su ADUC lo facevi tutti i giorni,
eri ricomparso quando il Capp aveva tirato su i tuoi vecchi
gioielli ....
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lucillafiaccola1796 2 febbraio 2011 19:50
mazzah come competete con JOKER !
vestatearovinàerfegatoelebudella!
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JOKER 2 febbraio 2011 16:05
...ed immagino che ti starai "scoglionando" ;-)
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Lucio Musto 2 febbraio 2011 15:36
no, sugar, sono sempre anche qui.
con simpatia
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sugar magnolia 2 febbraio 2011 14:46
Lucio era tornato, e poi si e' ri-eclissato....ovvio, non ha
trovato "trippa per gatti" per un confronto stimolante.
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IVAN. 21 gennaio 2011 23:23
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Ohilà, chi si rivede...
Ciao, Lucio. Come stai? Spero bene.
Lo confesso: mi avevi preoccupato (temevo che avessi
abdicato in favore dell'Oncocefalo, ormai 46enne).
Dici che non vedevi più spunti a cui replicare? Può darsi.
Ma sai bene che un forum non può fabbricarsi da solo utenti
brillanti. E nemmeno può far comparire dal nulla post su
misura per ciascuno dei propri utenti.
Se può consolarti, l'attuale situazione non stimola molto
neanche me.
Ma è colpa delle mie pretese, lo ammetto.
E' una pretesa troppo assurda quella di confrontarsi sulle
idee in modo civile e ragionevole, e stop; dovrei ambire a
molto meno, e gioire anch'io di un sano battere a casaccio
sulla tastiera, o del tirarsi cacca a vicenda tra utenti.
Purtroppo sono solo una persona normale. E una persona
normale ha ben poco tempo da dedicare ai forum: giusto
qualche minuto per vedere se c'è qualcosa di interessante,
se no tira dritto e si occupa di altre faccende. Semplice e
logico.
Peccato solo per il potenziale inespresso di questo Spazio,
che in altri tempi (e lo sappiamo) ha toccato anche delle
buone vette.
Che vuoi farci; prendiamo atto che quello che era un
Transatlantico è ora ridotto ad una Zattera, e
comportiamoci di conseguenza.
Un saluto, vecchio bradipone.
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lucillafiaccola1796 21 gennaio 2011 17:48
non bere troppi caffè...fatte na' camomilla alle 0:21! e
salutami il lupino ed anche la nonnetta!
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cappuccio rosso 21 gennaio 2011 0:21
Quanto scrivi dimostra la tua intelligenza, Lucio Musto.
Onore al merito.
Sei a 3 punti.
Permettimi di scherzare un po' mentre conduco un'impresa
complessa e ardua. Nessuna presunzione di valutare e
classificare. Il punto assegnato è solo segno di
apprezzamento.
Ho iniziato a leggere il racconto "Dì la tua" dalla prima
pagina cioè la discussione più vecchia perchè quelle in
prima pagina sapevano di stantio, di malumori, vittimismo e
smania di protagonismo.
Le prime reazioni confermano l'analisi.
Confesso che mi hai ispirato quando chiedevi di segnalarti
un forum in cui ci fosse altro oltre al cazzeggio.
Il cazzeggio è nobile arte quando diverte e alleggerisce
gli animi. Frustrazione e sintomo di mediocrità negli altri
casi.
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Lucio Musto 20 gennaio 2011 22:09
Ti do senz'altro ragione, "cappuccio rosso".
Ci sono argomenti ricorrenti, sui quali non si riesce
proprio a trovare delle risposte, e che continuamente ci
riproponiamo, perché ci turbano e ci incalzano.
Naturalmente cambiano i modi di discorrerne, variando gli
interlocutori e le ottiche di approccio. Ma il nocciolo
del discorso resiste intatto.
Naturalmente pure, ogni volta che se ne riprende il
dibattito ci sono nuove deviazioni e divagazioni... quelle
che oggi chiamiamo "cazzeggi", delle varietà "intelligenti"
o "fuorvianti", a seconda se nascono dall'esigenza di
trovare nuovi approcci all'analisi o dalla frustrazione per
l'impotenza a concludere il ragionamento.
Questi argomenti "ricorrenti" (aborto, governo, fedeltà
coniugale, omosessualità, educazione, democrazia eccetera)
ritorneranno ciclicamente, è inevitabile; ma il mio dubbio
si coagulava in questo:
"Perché riaprire una discussione vecchia, ricca di circa
cento interventi?... se non siamo arrivati ad una
soddisfacente conclusione allora, tanto vale ricominciare,
cercando un approccio diverso, e sperare di essere più
fortunati!..."
Tutto qui.
Poi di "proprio argomento" io non saprei parlare. Ho
collezionato migliaia di interventi, sui vari forum che mi
onorano delle loro ospitalità, e di thread nuovi ne ho
aperti a bizzeffe, tanti da non ricordarne che una
piccolissima parte [questo di "Autodifesa" si, e me lo
stampai pure, all'epoca, in un fascicolo di oltre 50
pagine].
Ma una volta sviscerate, di queste discussioni non resta che
quello che hai imparato, quello che è riuscito a penetrarti
ed a modificarti.
E non le sento più creature mie del libro di storia che
lessi in terza media.
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cappuccio rosso 20 gennaio 2011 18:09
Braco Lucio.
Ammesso che ci sia qualcuno disponibile.
Non ti pare che domini l'atteggiamento del ciascuno col
proprio argomento ombelico del mondo?
Allora che differenza fa tra discussione nuova o vecchia?
Conta il tema proposto o il momento in cui è stato
proposto?
Quante domande ci ripetiamo da millenni?
Sono forse discussioni vecchie?
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sugar magnolia 20 gennaio 2011 15:22
ciao Lucio, come stai ??
era tanto che ti leggevo...ti mando un saluto !!
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Lucio Musto 20 gennaio 2011 15:05
@ cappuccetto rosso
io veramente non ho affatto capito a cosa servano questi
ripescaggi..Sono vecchi dibattiti che credo nessuno abbia
intenzione di leggere.
Perché non affrontare argomenti nuovi, ammesso che ci sia
qualcuno disponibile?
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cappuccio rosso 20 gennaio 2011 13:52
Il ripescaggio è iniziato da qui.
Per questo ti ho chiesto un'autodifesa Lucio da un'altra
parte.
Ti è sfuggita la cosa?
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cappuccio rosso 19 gennaio 2011 17:17
Maestosa apertura.
Esilarante discussione.
Un saluto a tutti
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Andrea 37 anni 22 dicembre 2005 0:00
X kekkul Cambi nome ma dici sempre le stesse
cose. Scrivi solo menzogne nei miei confronti che
daltronde non mi toccano perchè sono menzogne, ti rispondo
adesso non per difendermi ma per tua compassione, che non ci
arrivi a capire quale sia la mia soddisfazione nel fare ciò
che il Signore Gesù mi comanda, e il bello è che mi ha
avvisato che ci sarebbero state persone come te e altri, ma
è voi che ci ha insegnato ad amare perchè siete voi che
avete più bisogno. Non lasciarti andare in questo
malvagio mondo, cerca Cristo e avrai la Vita eterna.
Pensaci, si tratta della tua anima non quella di
altri.
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kekkul 22 dicembre 2005 0:00
X Andrea 37 anni (spesi male) Caro Andrea tu sei
pericoloso quanto un integralista Islamico. Ti invidio, io
non ho tutto il tempo che disponi per dire
stupidaggini.......
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Enrico 21 dicembre 2005 0:00
Ma poi, Andrea, dove hai letto su quanto ho scritto la
baggianata che tu dici? Mi sembra di aver scritto
tutt'altro!
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Enrico Falcinelli 21 dicembre 2005 0:00
Andrea, tu te le stai cercando. Hai letto quattro libri
(perché è evidente che per te sono libri) e credi di aver
capito tutto. Però queste cose si capiscono col cuore e non
con la testa. Oltretutto bisognerebbe averla, la testa, li
dove ci sia da capire qualcosa e tu non dimostri certo di
mettere a frutto la tua intelligenza. Non sono io che lo
dico ma tu che lo dimostri. Dico questo solo per
rispondere alle tue stupide offese e non certo per
condividere alcunché con te. Non che non lo voglia, ma sei
tu che lo neghi. Non so poi se te ne rendi conto, ma fai
tutto da solo.
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Andrea 37 anni 20 dicembre 2005 0:00
Falcinelli ti sei superato! Ancora qualche
sciocchezza così e l'inferno sarà tuo per
l'eternità. Come può un cattolico, che
crede alla: verginità post nascita di Gesù di Maria, e
all'assunzione di Maria vergine in cielo, dire che ciò
che è successo al nipote di papa ridicolo Paolo VI è opera
del diavolo? Solo uno che non conosce il vangelo
può affermarlo, e Musto dietro che gli da la carica, è
completamente fuorviante per un vero credente. Anatema su di
voi, allontanatori dal vero Dio Padre di tutti i veri
cristiani.
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Lucio Musto 20 dicembre 2005 0:00
X Enrico Falcinelli Ancora una volta devo
ringraziarti. Non so per gli altri utenti di
questo forum, ma quanto scrivi è per me assai spesso di
chiarificazione ed insegnamento. “… la
ricerca della identità della propria consistenza…” è
davvero perfetta sintesi della nostra angoscia quotidiana
più profonda, ed il desiderio che esprimi nella frase
successiva è esattamente l’ansia inquietante che spesso
ci prende. Probabilmente queste cose le so da
sempre, probabilmente ho anche cercato di approfondirle e
trasmetterle ad altri, ma ecco che una definizione, una
etichetta, un’espressione che le descriva senza
ambiguità, è certo gratificante arricchimento.
Un affettuoso saluto
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Enrico Falcinelli 16 dicembre 2005 0:00
Curiosa la storia di Giovanni Battista Treccani, curiosa ma
non insolita. Non è insolita perché parla della
vicenda umana che più accomuna tutti: la ricerca della
indentità della propria consistenza in questo mondo col
desiderio di riporla nelle mani di qualcuno a cui affidarsi
per la propria pace e felicità. Tutti fanno questo,
ma ognuno seguendo strade diverse. Ecco perché il
tentativo del nipote dell'autorevole Paolo VI è
esplicitamente il clone di un trend attuale che però non
inficia le verità ed il sacro valore della nostra Chiesa.
Il motivo di ciò è semplice: far parte della Chiesa
cattolica, non vuol dire aver trovato Cristo. Semmai è
sensato l'inverso, cioè:"ho incontrato Cristo ed
impegno la mia libertà nella Chiesa Cattolica" che,
tra l'altro, è il luogo di comunione degli uomini
istituito da Cristo . Si può incontrare Cristo attraverso
la Chiesa, ma ciò può anche non accadere, perché tutto si
gioca sulla nostra libertà nel vivere e nel decidere di sé
nelle contingenze della vita e questo è essenziale per la
purezza della propria fede. Per cui il nipote di
SS Paolo VI, ha capito la storia del Treccani come a lui è
sembrato meglio spiegarsela, perché quel povero
diavolo, che forse si faceva troppe domande e non aveva
maturato l'umile virtù dell'obbedienza (altra
potenzialità che nasce dalla fede) ha forse mal capito il
senso del Chiesa guardando la miseria di chi umanamente la
abita ma questo non vuol dire che essa sia il luogo del
diavolo! Ovunque vi siano uomini si scorgerà
miseria e paure; è giusto allontanarsene quando questo può
danneggiare la nostra immatura sensibilità come è giusto
partecipare e donarsi quando sia ha qualcosa da dare,
proprio li dove scorgiamo la precairetà dell'essere.
Chi vuol parlare dei significati di Cristo, deve
stare bene attento a non attribuirgli quello che crede sia
la cosa giusta secondo il proprio senso del giudizio,
perché Cristo ha chiesto di guardarlo e di seguirlo
nell'esempio, non di giudicarlo. Egli, infatti, ha
donato sé stesso proprio dove vi era precarietà e
iniquità, asserendo che il medico va dal malato e non dal
sano. Ecco perché si può stare dappertutto, anche nella
Chiesa, per chi obietta, perché il rifiuto di assistenza e
compagnia al prossimo è sempre una responsabilità propria
che non si può giustificare né demandare alla
responsabilità di altri (non si può incolpare la Chiesa,
quindi, dei nostri fallimenti!) Si può quindi
anche fisicamente uscire dalla cerchia ecclesiastica,
perché l'impegno del cristiano nella vita di tutti i
giorni e ovunque (anche in carcere!) fa sì che Cristo si
possa incontrare dappertutto e questa, signori, è
Chiesa! Saluto caldamente tutti.
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Lucio Musto 14 dicembre 2005 0:00
Sig xxx (non so se è sempre lo stesso amico
tutte ascisse e niente ordinate): Se le inventa,
le cose che dice, almeno quelle su di me, o le legge in
qualche circolare di partito? Comunque se è
curioso di me, spulci bene sui dibattiti di "Di la
tua". A qualche altro "interessato", ho
chiaramente raccontato chi sono, dove prendo i miei
miliardi, ed forse anche quanti Crocefissi ho nel mio
studio. Per rispetto degli altri utenti, non posso
ripetermi. Mi scusi.
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xxx 14 dicembre 2005 0:00
lucio musto lavora in questo sito gratis e si rifiuta di
lavorare in ufficio dove c'è il Santo Crocefisso?
questi sono gli uomini che passeranno alla storia e che
fanno la democrazia...chi sostiene musto nelle sue spese
legali,chi gli da il pane...anche qui bisogna fare un atto
di fede: MIstero della Fede...
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kekkul 14 dicembre 2005 0:00
L'uomo e' debole.
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Lucio Musto 13 dicembre 2005 0:00
X Nipote di Papa Paolo VI Gentile Signore di
Nobili Ascendenti, non dice nulla e quindi non
risponderò a Lei, ma all’autore della “Testimonianza”
che Lei generosamente ci trascrive, e lo farò dandogli del
“tu” in ossequio alla sua più volte dichiarata
vocazione “missionaria”, e perciò semplice e
fraterna. ---- Vorrei pregarti, fratello
mio, di non includermi nelle tue preghiere, perché non
ambisco a che il Signore cambi la mia vita nella stessa
direzione verso cui (tu dici) ha cambiato la tua.
Infatti non mi è piaciuta, la tua storia, che
puntigliosamente ho letto fino in fondo per ossequio a
quella buona educazione di cui mi faccio paladino. Oltre
5300 parole (troppe per la pazienza di chiunque) per imporci
fatti e vicissitudini tue personali che non ti avevamo
chiesto di raccontare, e che forse dicono di te, ma non
necessariamente interessano noi. E non mi è
piaciuta perché a mio avviso (parere bada, assolutamente
personale ed opinabile!) se davvero il Signore Onnipotente
ha operato in te, ha fatto un davvero scadente lavoro.
Infatti, (bada bene sempre secondo me): - Non ti
ha concesso la mitezza del cuore che dona ai suoi
discepoli. - Non ti ha infuso la misericordia verso gli
altri, che tu villipendi e ridicolizzi - Non ha
smorzato il tuo orgoglio, e permette che tu continui a
boriarti di te stesso. - Non ti ha insegnato la
sincerità (600 Km al giorno?... ma va!). Magari a
piedi? - Non ti ha messo in testa che odiosi
risentimenti Ed infine perché ti avrebbe donato
a noi, ed al forum da me proposto nel momento sbagliato e
nel modo peggiore per manifestare la sua Gloria.
Infatti il tuo dire è perfettamente associabile a quello di
qualchedun altro che sta qui imperversando e stufando tutti
e che solo per buona creanza (la “buona creanza” è
comunque obbligatoria) ho definito “onocefalo”, cioè
“testa d’asino”. Ma meriterebbe ben altri
epiteti! Ecco, fratello mio, ti ho aperto il
cuore come si fa con gli amici, e spero di essere stato
esauriente. Capirai bene che non lo farò ancora, e non
ti risponderò, anche se tu volessi ripresentarti a me sotto
altro nome ed altra veste. Vivi sereno!
Lucio Musto 13 dicembre 2005 parole 364
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Mario 13 dicembre 2005 0:00
x il post di "Nipote di Papa Paolo VI" del 13
Dicembre 2005 quando noi scriviamo cerchiamo
sempre di scrivere con parole nostre, quando ricorriamo ad
interventi esterni cerchiamo di citarne la fonte:Si chiama
rispetto! la prossima volta potrebbe essere
utile copiare un link invece di "copiare" un
intero testo facendolo passare per proprio.
http://camcris.altervista.org/testimgbt.html
Saluti Mario.
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Nipote di Papa Paolo VI 13 dicembre 2005 0:00
Giovanni Battista Treccani è nato in Italia in una famiglia
tradizionalmente religiosa. La madre, sorella di Papa Paolo
VI, era una devota cattolica, ed aveva molto a cuore la
formazione religiosa dei suoi figli. Fin dalla tenera
infanzia, Giovanni Battista Treccani avvertì il desiderio
di vivere vicino a Dio. Quella che segue è la testimonianza
della sua conversione a Gesù Cristo, trascritta da una
registrazione. Ringrazio il Signore di
questa buona opportunità in questa mattina. Certamente il
Signore ha qualche cosa di speciale per ciascuno di noi. Io
ne sono certo. Da questa mattina presto, sentivo la presenza
del Signore, e pregavo che potessi giungere qui in tempo. Il
treno andava sempre più adagio, però, sono arrivato
qualche minuto prima. Grazie al Signore per questo. Mi
piacerebbe di più parlarvi in spagnolo, è la mia lingua
attuale, però approfitterò dell'occasione di parlare
in italiano, benché molti termini non me li ricordo
bene. Gloria al Signore. Sono gli ultimi giorni
che mi trovo in Svizzera, già il dieci ritorno alla
Patagonia. Quanti sanno dov'è la Patagonia? La
Patagonia è l'ultimo della terra, dove... finisce il
mondo. Quando il Signore mi ha mandato là, la chiesa
cattolica mi mandò come missionario in quel posto, per
convertire gli Indios al cattolicesimo. Però un Indios mi
ha convertito alla via del Signore! Io molte volte
chiedo al Signore perché non L'ho conosciuto in Italia,
quando studiavo a Roma. Perché non L'ho conosciuto nel
Vaticano. Perché non L'ho conosciuto nel monastero. Il
Signore mi portò così lontano, per rompere le catene che
legavano la mia vita, per farmi conoscere la verità, e
concedermi la pace nel profondo del cuore. Alleluia.
Prima di dare la mia testimonianza vorrei riflettere un poco
su Nicodemo, nel capitolo 3 del Vangelo di san Giovanni.
Tutti conosciamo questo... chi era Nicodemo e chi è Gesù.
Tutti sapete chi è Gesù, no? Chi è Gesù per voi,
personalmente! Molti dicono: si, io lo conosco come una
persona della storia... molti come un leader religioso...
altri per un martire... ma chi è per noi? La risposta
dovete darla voi questa mattina. Se è solamente quella
persona che... ricorriamo a Lui quando abbiamo bisogno? Oh,
Lui è tutto per noi. Prima dell'aspirina, prima del
medico, prima dei nostri amici... Lui deve essere al primo
posto. Quando Lui è al primo posto, allora abbiamo la
certezza che quando noi eleviamo la nostra preghiera a Lui,
Lui certamente ci ascolta. Per questo molte volte non
riceviamo la risposta dal cielo, perché noi non siamo
disponibili a Lui. Abbiamo il novantanove per cento tutto a
nostra disposizione, però per il Signore solo l'uno per
cento. Che il Signore ci aiuti in questo. Io sono
giunto al Signore nelle stesse circostanze di Nicodemo. Mi
trovavo nella stessa posizione. Ero un buon religioso, però
senza pace nel mio cuore. Avevo bisogno di un incontro con
il Signore. E certamente l'ho cercato con tutte le mie
forze, come Nicodemo Lo cercava con tutte le sue forze.
Voleva avere una risposta in Dio, e la risposta in Dio
l'abbiamo solamente quando abbiamo una relazione diretta
con Lui. E questo è importante nella nostra vita. Non per
quello che ci dicono gli altri, ma per una esperienza
personale. Nicodemo voleva questa esperienza, un po' a
comodo suo, però il Signore ha cambiato tutto il panorama
dopo. Nicodemo non riusciva a capire che doveva nascere di
nuovo. Molti non capiscono questo termine; anche nelle
nostre chiese, succede molte volte questo. Siamo buoni
religiosi, però non c'è un cambiamento, non c'è
la nuova nascita, non c'è una trasformazione. Nicodemo
forse voleva seguirLo nello stesso stato religioso, non
poteva concepire che doveva nascere di nuovo. Lui prese un
argomento umano, e argomenti ce ne sono molti. Se voi
parlate coi Testimoni di Geova, hanno molti argomenti.
Parlate con i Mormoni, hanno molti argomenti. Tutte le
religioni hanno i loro argomenti. Mi trovavo in Terra Santa
i giorni scorsi, ho avuto contatto tanto con gli Ebrei che
con i Musulmani, e loro hanno tanti argomenti. Però i loro
argomenti finiscono sempre lì. Però il Signore va ancora
più in là... il cambio, la trasformazione... e Gesù
voleva portare Nicodemo a questo punto. Non poteva capirlo;
umanamente non lo possiamo capire, il potere di Dio che
interviene nella nostra vita. Allora sì, incominciano a
cambiare le cose. Quando Gesù ebbe l'incontro con
la Samaritana... la Samaritana aveva una vita disordinata,
però pretendeva attraverso la sua religione di adorare Dio
così. Ma Gesù cambiò le cose, e il Signore vuole cambiare
anche la posizione della nostra vita. Io sono nato nel
nord Italia. Non vi dico l'età... (risate generali)...
no, cinquantaquattro... ero il più piccolo di sette figli.
Gli altri due furono allevati perché erano orfani. Quando
sono nato mia mamma era abbastanza anziana già... e i
dottori hanno detto che era impossibile che potevo nascere.
Però mia mamma era una sincera cattolica... più che
cattolica, era cristiana... e disse al Signore questa
preghiera: Signore, se questo figlio giunge al mondo, io
vorrei che lui ti possa servire... questo non era il
pensiero di mio padre, perché nella famiglia c'erano
molti religiosi, e perciò mio padre era stanco di vedere
tutte quelle sottane che entravano e uscivano dalla casa...
(risate). Mai più aspettava un figlio che fosse un
sacerdote. Però, ai sette mesi io sono giunto a questo
mondo. Ero un bambolino così, e avevano paura che morissi
lo stesso giorno. Allora mi avvolsero in tanti stracci e mi
portarono alla chiesa del mio paese. Aveva nevicato
abbastanza, e [andammo] con un carro trainato con un
cavallo. Mi misero il nome di Giovanni Battista. Mi
portarono a casa, però mia zia era una persona molto
distratta... mi teneva bene avvolto per il freddo, e pesavo
così poco che non se ne accorgeva se c'era qualche cosa
negli stracci... quando noi avemmo il nostro figlio, mi
insegnò come prendere il bambino nelle mani. Però mia zia
era una persona molto distratta, e mi prese così, e quando
scese dal carro, io sono caduto nella neve... (risate). Mia
zia non se n'è accorta, è arrivata a casa, ha messo il
tutto sulla tavola, e mia mamma vedeva che non mi muovevo,
non piangevo, e sono andati a vedere e non mi trovavano!
Dovettero correre subito fuori, e mi trovarono che dormivo
placidamente nella neve. Volete sapere una cosa? E' che
il Signore mi stava preparando per portarmi alla
Patagonia... la Patagonia è il polo sud! E' dove
abbiamo anche 34 gradi sotto zero... Sono cresciuto in
un ambiente sereno, però da piccolo incominciai a ascoltare
la voce di Dio che mi chiamava. Desideravo con tutto il mio
cuore servirLo. Tutto quello che avevo a mia disposizione
era la religione. Però avevo fame delle cose di Dio.
Incominciai a crescere in quell'ambiente. All'età
di dieci anni, partii dalla casa per rinchiudermi in un
seminario. Mio padre non voleva, però sono scappato dalla
casa. E mi ricordo che avevo bisogno di parecchie cose, mia
sorella si stava per sposare, e ha dovuto tagliare le sue
lenzuola... in mille modi mi hanno aiutato per entrare in
seminario. All'età di 15 anni ho ricevuto gli abiti
religiosi. Mi sentivo molto felice, perché non conoscevo il
mondo, non conoscevo il peccato ancora, e non conoscevo
profondamente quello che era la mia religione! Vivevo una
vita artificiale. Dal nord Italia mi mandarono a
studiare a Roma. Io desideravo giungere a quella città.
Avevano detto che era la città eterna, la città santa. Io
desideravo giungere in quel posto. Benché dopo qualche anno
ho dovuto scappare da Roma. E' la città pagana, la
città idolatra, la città della menzogna. Però quando sono
giunto là avevo questo panorama davanti a me. E incominciai
a crescere negli studi, però ho incominciato a sentire che
c'era qualcosa che mi faceva essere triste: sentivo un
vuoto dentro di me. Allora incominciai a pregare di più,
incominciai a rinnovare le mie devozioni, incominciai a
approfondire la religione. Però, più facevo tutte quelle
pratiche religiose, più mi sentivo vuoto. Mi accorsi che
non avevo la pace. Mi accorsi che il carico dei miei peccati
era ancora su di me, benché mi confessavo tutti i
giorni. Allora giunsi a una tremenda realtà. Non
sapevo cosa fare, non volevo parlarne nemmeno con i miei
superiori. Però un giorno mi decisi ad andare a loro, e
feci loro qualche domanda. Allora mi dissero: "Devi
recitare cinquanta Ave Maria, devi recitare cento Padre
Nostro". Però finivo, e mi trovavo sempre peggio. E:
"Devi leggere la vita di quel santo". Molte volte
non andavo in vacanza per leggere le biografie dei santi,
per vedere se loro avevano trovato la risposta nella loro
vita. Però la triste realtà al finale di quella biografia,
mi trovavo nelle stesse condizioni di quel santo. E quelli
avevano la stessa condizione mia! Mai trovarono la risposta
ai loro problemi. E questo mi rendeva ancora più triste.
Non sapevo cosa fare. Giunsi al Vaticano. Era la prima
volta che vedevo il papa. In quel tempo era papa Pio XII. Io
ho detto: certamente quando il papa passa davanti a me, la
sua benedizione giungerà al mio cuore, e mi aiuterà a
uscire da questa situazione. Vi sto parlando del 1950. Era
l'anno santo. Ogni 25 anni c'è un anno santo... per
me son tutti gli anni santi, tutti i giorni! Alleluia!
Perché la presenza del Signore è con noi. E questo è
importante. Quando un pastore chiese a uno dei papi ultimi,
e gli disse così: "Quante volte nella sua vita ha
sentito la presenza del Signore?", ha detto: "Due
volte: quando sono stato consacrato sacerdote, e quando mi
hanno fatto papa". Che miserabile. Se io non sento la
presenza del Signore nel giorno, mi sento morire! Ed è
così per la vita di un cristiano, se non c'è la
presenza di Dio non siamo niente! Siamo morti! Non c'è
vita! Perché Lui è la vita! E quando ero lì in
quella grande chiesa di San Pietro... non so quanti
l'hanno vista... all'entrata della basilica di San
Pietro c'è la misura delle più grandi chiese del
mondo. La basilica di San Pietro misura quasi un chilometro,
988 metri, e sono circa 500... [di larghezza] e 117 di
altezza... è tremendo. Quando mi trovavo in quella
grande chiesa, era piena di gente, e Pio XII non veniva
camminando, era portato da 12 principi, e lui era seduto nel
suo trono, e sulla sua testa c'era la tiara. Sono 3
corone la tiara. La classica, la tiara classica, voi sapete
quanto pesa? Pesava 15 chili! Argento, oro e pietre
preziose. Certo, lui muoveva la testa dentro perché era
agganciata nella sedia! Se no sarebbe rimasto schiacciato.
Però grazie al Signore che le tiare dei papi restano nel
museo vaticano, ma noi abbiamo la corona incorruttibile di
gloria, che né il fuoco, né i ladri, la possono rubare.
Alleluia. E quando vidi il papa che veniva in questa
posizione, e io credevo fermamente che lui era il vicario di
Cristo. Voi sapete chi è il vicario di Cristo? (rispondono:
"lo Spirito Santo"). Lo Spirito Santo. "Non
vi lascio orfani, vado al Padre e pregherò"... e vi
darà lo Spirito Santo, il vicario, colui che ci conduce a
Dio, attraverso la santificazione. E io desideravo che il
papa mi desse la benedizione. E quando lui veniva avanti,
davanti a lui c'era un chierico che portava la croce. E
guardavo la croce. Guardavo quel Cristo crocifisso con la
corona di spine sulla sua testa. E allora fu la prima volta
che considerai il Cristo coronato di spine. Allo stesso
tempo, credendo che il papa era il vicario di Cristo, io ho
detto: perché deve lui portare una corona così, se Cristo
ha portato una corona di spine per amore nostro? Qual è il
significato? E allora avevo la mia mano bene in alto, e
aspettavo quella benedizione. Però quando il papa è venuto
vicino, la mia mano non era più in alto. Già l'avevo
abbassata, perché avevo visto quel contrasto. Cristo
coronato di spine, e un uomo caricato di oro e argento. E
venne dentro di me una tristezza grande. Incominciai a
piangere. Corsi al seminario, e il mio superiore mi chiese:
"Hai avuto quell'esperienza che tu cercavi?"
Io ho detto: "Non ho avuto niente". Chiesi:
"Perché? Perché tutte queste cose?" Allora dice:
"Eh, è necessario. Dobbiamo gradire attraverso queste
cose." E' per questo che dopo molte volte la
celebrazione della messa, io restavo seduto lì nel banco, e
molte volte piangevo senza sapere perché. E dicevo:
"Signore, se ti sto servendo qui, perché non ti sento?
Perché non ho nessuna esperienza dentro di me?". E non
avevo nessuna spiegazione. Andai a confessarmi, e dissi
al mio confessore: "Io vorrei che in questo momento io
possa sentire il perdono dei miei peccati. Possa sentire la
pace che lei mi sta offrendo". Perché dopo la
confessione lui mi diceva sempre "và in pace e non
peccare più". Però non arrivavo alla porta della
chiesa che già non avevo più la pace, e sentivo ancora il
peso dei miei peccati. Però mi presi da lui quel giorno, e
gli dissi: "Datemi questa pace che voi mi offrite.
Datemi il perdono dei miei peccati". E allora
tristemente lui guardò la terra, abbassò i suoi occhi, e
mi disse così: "Non posso dare quello che io non
ho". Io credevo che ero l'unica persona che viveva
in quella condizione. Però vedevo che anche il mio
superiore stava nelle stesse condizioni. E mi disse,
"vai dal vescovo, forse lui ti può aiutare". E
chiesi al vescovo se lui aveva la pace. Lui disse "si,
ho pace dentro di me". Ma forse aveva pace nella sua
tasca. Ho insistito a lui, e allora tristemente anche lui
non mi ha potuto guardare in viso; anche lui era nella
stessa condizione. Quando uno di questi papi stava per
morire, un pastore evangelico gli chiese se lui aveva la
certezza della sua salvezza. Allora il papa rispose così:
"Non ho nessuna certezza della mia salvezza, però sono
certo che vado al purgatorio. Però ho seicento milioni di
cattolici che pregheranno per me, e io non passerò molto
tempo dentro lì". Però gloria al Signore, noi abbiamo
la certezza della nostra salvezza! Quando Lui ci chiamerà,
andremo alla casa del Padre! La riteniamo la nostra casa,
dove Lui ci aspetta. E questo è molto importante, quello
che Nicodemo non capiva, e quello che i religiosi non
possono capire. Allora, mi sentivo disperato, avevo
finito i miei studi di filosofia. Invece di avvicinarmi a
Dio mi avevano allontanato ancora di più! Incominciai gli
studi di teologia... peggio ancora! Avevamo non so quante
ore di teologia dogmatica di studio ogni settimana, però
una sola ora alla settimana di studi della Bibbia. E
solamente qualche parte della Bibbia, quello che ci
conveniva... Allora presi una decisione: se qui a Roma
non trovo quello che la mia anima cerca... mi hanno
consigliato anche altri, "devi chiuderti in un
monastero; là, attraverso le penitenze potrai trovare la
pace". Allora ritornai al nord Italia, in un paese che
si chiama Lovere, è provincia di Bergamo, su una montagna
c'è un monastero. Entrai in quel monastero. Quando
bussai a quella porta, venne un monaco a ricevermi. Aveva
una barba lunga e aveva un cappuccio in testa. Nemmeno mi ha
guardato in faccia, e mi disse bruscamente: "Cosa
cerchi?". Io ho detto: "Vengo a cercare la pace,
la serenità". Certamente c'era la pace in quel
posto. La pace esteriore, che nemmeno i passeri andavano
lì, perché era così triste quel posto! (ride) Però, mi
dissero, "se tu resisti", perché io ero
magrolino, "puoi rimanere". Allora suonò la
campana, vennero tutti i frati del monastero, mi portarono
in chiesa, e mi fecero sdraiare in terra davanti
all'altare e mi coprirono con uno straccio nero, e hanno
acceso quattro candele. Era il simbolo che dovevo morire al
mondo. Allora cominciarono a cantare il salmo 51. Io tremavo
dalla paura sotto quello straccio! (ride) Era simbolo che
dovevo morire. Quando mi alzai di lì, mi cambiarono gli
abiti, mi cambiarono il nome anche. Mi misero il nome di
Clementino. Non so dove l'hanno pescato! (ridono) Però
non hanno potuto cambiare la condizione del mio cuore.
Rimanevo nella stessa posizione. E mi diedero due cose
nelle mie mani: la disciplina e il cilicio. La disciplina è
una catenella, finisce in sette catenelle... tre volte al
giorno la usavamo, e la pelle diventava sempre più
sensibile, perché lo stesso abito che usavamo sfregava sul
corpo, era un continuo dolore, anche la pelle era molto
sensibile. E quando c'era una tormenta dentro di me, io
usavo la disciplina, mi chiudevo nella mia cella, e molte
volte fino a essere bagnato di sangue, cercando la risposta
nel mio cuore. Il cilicio era una cintura con delle
punte, era di ferro. Non era fatta a misura, apparteneva
agli altri monaci che erano morti... meno male che ero più
magro... si usava sempre alle 12 della notte, e dovevamo
alzarci e cantare il salterio in fila. E quando uno pregava
doveva inclinarsi profondamente così. Allora quelle punte
penetravano nella carne. Parecchi dei miei compagni sono
morti di tetano, per infezione, per causa di quelle
punte. Un'altra cosa che mi dava fastidio era il
cranio di un monaco morto... ci portavano all'ossario
comune, perché i monaci quando morivano erano sepolti nella
sabbia, senza mura. Allora poco tempo dopo restava lo
scheletro pulito, ed erano portati in un solo posto. Quando
i monaci entravano nel monastero, dovevano scegliere un
cranio, e uno doveva portarlo sul tavolino dove studiava. E
io avevo una paura tremenda! (ride) Principalmente di
notte... dovevo coprirlo con uno straccio perché mi
spaventava! E peggio ancora, non avevamo la luce elettrica
dentro nella cella, e la paura era ancora più grande...
Quando mi trovavo nel monastero è morto mio padre anche.
Solamente ci avvisavano così: "pregate perché il
papà di uno di voi è morto". Uno si chiedeva: sarà
mio padre, sarà mio padre? E questo era tremendo. Però
l'ho saputo dopo, che fu mio padre che era morto. Ero a
pochi chilometri dal mio paese. Lui mi chiamò fino
all'ultimo momento. Però non mi hanno permesso di
giungere là. Benché la legge di Dio dice "onora tuo
padre e tua madre", la religione dice di odiare mio
padre e mia madre. Veramente c'era già un odio tremendo
dentro di me. Nell'anno '59 vennero i
miei zii che vivevano in Argentina, e chiesero... a quel
tempo era arcivescovo di Milano, che dopo fu Paolo VI... e
chiesero a lui dove mi trovavo... perché avevano bisogno di
un missionario là. Loro dissero "abbiamo bisogno,
dovete mandarlo con noi". Però [la risposta fu]
"non può uscire dal monastero, è impossibile!"
Io avevo preso i voti solenni. Ero considerato come un
morto. Ero così nel registro civile del mio paese, ero già
cancellato. Quando ho dovuto fare il passaporto, mi hanno
detto "ma se lei è morto?!". Ho dovuto portare
mio fratello e mia sorella per dare testimonianza che ero
della famiglia. Però grazie al Signore che le mie ossa non
sono rimaste nel monastero. Il Signore mi ha preso fuori a
tempo. Allora chiesero il permesso al Vaticano, e mi hanno
tolto dal monastero. Io dissi, dove vado adesso, se per me
era l'unica speranza il monastero? Però, il Signore
aveva preparato qualche cosa di meglio. Mi preparai per
andare in Argentina. E lo stesso giorno che partii per
l'Argentina, non avevo i soldi sufficienti per pagare il
mio biglietto della nave. Però avevo fiducia che il Signore
mi aiutava. Mia mamma mi disse, "io sono contento che
tu vada, se è per il bene della tua anima". Mi
dispiaceva lasciarla sola. Però quella stessa mattina venne
una donna e mi portò un libro, e dentro c'era una busta
e c'erano i soldi che avevo bisogno per pagare il mio
biglietto. Mi mancava 30.000 lire, e lì c'erano 30.000
lire. Nessuno lo sapeva. Uno solo, Colui che mi stava
chiamando. Allora partii contento per l'Argentina. E per
due anni ho lavorato come missionario cattolico in
Argentina. Però vedevo che non potevo fare niente per
i poveri Indios. Materialmente potevo aiutarli, ma
spiritualmente non potevo fare niente. Io non potevo dare a
loro quello che non avevo. E l'unico che davo loro era
una stampa, una medaglia, un poco d'acqua benedetta, e
se volevano un poco di più, dovevano pagare. Però un
giorno, ritornavo a una piccola chiesetta che c'è su
una montagna... ritornavo a quella cappella. Io andavo tutti
i giorni là. Sapevo che non trovavo niente, però dovevo
dare il buon esempio. Però a metà strada, giusto dove noi
oggi abbiamo la nostra missione centrale, mi trovai con un
Indios, e allora mi venne incontro e mi salutò. Lui era
molto sorridente, io avevo una faccia triste e severa. Ero
sempre arrabbiato, avevo un carattere tremendo. Il Signore
deve cambiare anche il nostro carattere. Deve cambiare anche
il nostro carattere. Deve cambiare il nostro carattere! E
questo è parte nella nuova nascita! Alleluia. E quando
venne a salutarmi, io non lo conoscevo, però mi disse:
"Che cerca in quel posto?". Mi vergognavo a
rispondere; sapevo che non trovavo niente. Però lui mi
disse così... il testo della Bibbia: "Perché cercate
fra i morti Colui che vive?". E però voleva dirmi
questo: che cerchi in quel posto, perché cerchi fra le cose
morte Colui che vive? Allora mi disse così: "Io
so che tu cerchi la pace. C'è un solo posto dove
trovarla." Io dissi: "Che ne sai tu, povero Indios
ignorante?". Io avevo tanti libri in testa, però avevo
un cuore vuoto. Però lui mi disse così: "C'è un
solo posto". Ma se il Cristo io ce l'ho qui, sul
petto... avevo una croce. Ce l'ho grande, una statua in
chiesa... ho l'eucarestia... ce l'ho il Cristo!
Però lui mi disse così: "Io voglio dirti di un Cristo
vivo, un Cristo che ti può aiutare, un Cristo che può
cambiare la tua posizione". Io non capivo quello che
lui mi diceva. E lui disse, "Questa sera vieni da noi,
e pregheremo per te". Io dissi: "Pregare per
me?" Ma se non mi sentivo peccatore! Perché io
confessavo i peccati degli altri. Però giunse la sera,
il 24 giugno del 1961... è inverno nella Patagonia, stava
nevicando. Alzai la mia sottana, era scuro di notte, e
cominciai a correre, e come Nicodemo giunsi di notte, di
nascosto, avevo paura che gli altri mi vedessero. Entrai in
quella piccola chiesa, non c'era luce elettrica, non
c'era nemmeno pavimento, era terra, però c'era un
piccolo gruppo di cristiani che pregavano. Io incominciai a
ascoltare quelle preghiere. Tutto era nuovo per me. Io
dicevo, "Che belle preghiere. Dove saranno
scritte?" (ride). Volevo cercarle nel mio libro. Ero
abituato a ripetere quello che gli altri hanno scritto.
Quando hanno finito di pregare, il Signore mi diede la prima
lezione. Tornai alla chiesa cattolica, e per molti mesi
celebravo messa nella chiesa cattolica, però andavo anche
al culto evangelico. A prima vista sembrava che dovevo
cambiare religione. Però la cosa non era così. Dovevo
arrendere il mio cuore al Signore. Mi sentivo felice quando
ero lì al culto; però avevo i miei obblighi nella chiesa
romana. Però il 31 ottobre dell'anno '61, come
questa domenica è il compleanno della mia nascita
(applaudono)... io mi trovai davanti alla chiesa cattolica,
erano le cinque del pomeriggio. Allo stesso tempo i fratelli
[evangelici] lodavano il Signore nella chiesa. Però io
dovevo celebrare una processione nella chiesa cattolica. Ero
molto arrabbiato perché non potevo andare là. Ero lì
davanti alla chiesa romana, c'era il vescovo presente, e
c'era presente quasi tutta la città. Allora il vescovo
dice, "incomincia la processione". Io avevo gli
abiti sul mio braccio, però avevo anche la mia Bibbia nelle
mani. Volevo correre là. Però dovevo realizzare quella
processione. Il vescovo dice, "incomincia la
processione". Però io non volevo muovere un solo passo
in più, perché sentivo che era giunto il momento della mia
decisione. E il vescovo incominciò a urlare e a sgridarmi,
"dai, comincia la processione!". E allora in
quello stesso istante sentii una voce che parlò dentro di
me, e mi disse così: "A che serve che tu realizzi
questa processione, a che serve che gridi "viva Cristo
re", quando Io non regno ancora nel tuo cuore?".
Allora dissi al Signore in quell'istante: "Signore,
vieni e regna nel mio cuore!". Incominciai a sentire la
presenza del Signore. Allora il vescovo mi spinse
un'altra volta: "incomincia la processione!".
Ma la processione era già incominciata, era quella dentro
di me, alleluia! Allora mi tolsi gli abiti, li tirai al
vescovo, e cominciai a correre verso la chiesetta
evangelica. Dietro di me il vescovo mandò il popolo
cattolico, però ero abbastanza magro e correvo abbastanza
(ride). Entrai in quel piccolo posto, passai fino lì
davanti, perché sempre mi sedevo là prima. Il fratello
predicava sul figlio prodigo. Mi sentii come un figlio
prodigo, e in quello stesso istante piegai le mie ginocchia,
e accettai Gesù come mio sufficiente Salvatore, e sentii la
Sua presenza, sentii la nuova nascita dentro di me. In
parole non potrei spiegare quello che ho sentito in quel
momento, però fu una cosa gloriosa. E se fino a
quell'istante mi ero sentito prete della chiesa romana,
da quell'istante sentii che ero un vero sacerdote di
Gesù Cristo. Non era facile per me. Molte cose mi legavano.
Però i fratelli allora mi presero, contenti lodavano il
Signore, e lì fuori c'era il popolo cattolico
aspettando a me che passavo, perché non si realizzò la
processione; da quel momento non si è realizzata più
nessuna processione. Forse hanno paura che un altro
sacerdote sia salvato (ride). I fratelli mi portarono
vicino a un fiume... acqua abbastanza fredda, acqua che
viene dalla neve che si scioglie... e mi portarono lì
nell'acqua, e ho detto, "cosa fanno adesso?"
Io credevo che dovevo morire lì! (ride)... meglio morire
lì nell'acqua che morire per mano dei cattolici,
perché erano lì che mi aspettavano! Allora mi immersero
nell'acqua [per il battesimo], e i miei occhi si
aprirono alla verità. Non fu facile per me; la polizia
mi buttò fuori dalla città lo stesso giorno, e ho dovuto
camminare quasi 100 chilometri, alla frontiera con il Cile,
sotto un albero, quella fu la mia prima chiesa, la mia prima
casa, la mia prima congregazione, perché non avevo niente
materialmente parlando, però avevo tutto, e da
quell'istante la presenza e la gloria del Signore è
stata sulla mia vita. Adesso già abbiamo 18 posti dove
predichiamo la parola del Signore. Abbiamo comunità di
600-800 membri. Il Signore veramente ci sta aiutando. In
molti paesi dove c'era la chiesa cattolica, sono andati
via. Parlo dell'ultima missione soltanto, cercherò
di essere breve, qualche minuto solamente. C'era
una monaca che dominava un paese. Dominava le autorità di
un paese, e noi era da 14 anni che volevano giungere in quel
posto, e stavamo pregando il Signore. Avevamo delle
comunità tutt'intorno lì, meno che in quel paese. E
allora i giovani della mia comunità, loro vanno tutti i
sabati ad annunciare il Vangelo ai villaggi. Allora sono
giunti da quel paese a un'altra missione, sono 25
chilometri. Incominciarono a guadagnare al Signore famiglia
dopo famiglia, e quando la monaca se ne rese conto, già
mezzo paese era convertito al Signore! Abbiamo già
costruito un locale di culto più o meno come questo,
quest'anno, però quando sono tornato nel mese di
giugno, già quel posto era pieno! Non ci stava più la
gente, ne abbiamo dovuto costruire un altro vicino. Adesso
ci sono 300 persone che si stanno preparando per il
battesimo. A dicembre inauguriamo il nuovo locale, e
celebriamo anche il battesimo. E' così anche in altri
villaggi. Ci stanno chiamando dappertutto per ascoltare la
parola del Signore. Ho un programma alla radio, che giunge
in molti posti, e molte persone si convertono al Signore, e
lì nasce una nuova comunità. Ringraziamo il Signore per
questo. Non fu facile. Sono stato avvelenato due volte,
ma il Signore mi ha liberato. Un'altra volta sono stato
pugnalato, ho perso molto sangue, mi trovavo in un posto
lontano del paese. Non ho denunciato quella persona, era un
cattolico che era stato un alunno mio quando ero prete, ma
lui non poteva capire perché avevo abbandonato la chiesa
romana. Però lo affidai nelle mani del Signore. Dopo
qualche anno dovevo costruire la cappella d'Eschel, che
è grande, 11 per 42, però non avevo i mattoni, avevo
bisogno di venticinquemila mattoni per costruire, e non
avevo un soldo in tasca. Allora quella persona passò con il
suo camion davanti a noi, e si fermò, e mi chiese cosa
pensavo di fare. Io ho detto "voglio costruire un
edificio, una chiesa". Lui dice: "hai i
mattoni?" "No". "Hai i soldi per
pagarli?" "No, non li ho nemmeno" (ride). E
non mi disse niente più. Io andai a visitare un'altra
missione, e quando tornai c'erano i venticinquemila
mattoni lì! Quell'uomo costruiva i mattoni, li
fabbricava, e donò quei venticinquemila mattoni. Il Signore
veramente ha guadagnato il suo cuore. Il Signore è buono.
Pregate per questo. Noi in Patagonia abbiamo avuto il
3000% di inflazione quest'anno. Ci sono operai che
guadagnano 25 dollari al mese, ed è un'opera in
crescita, e adesso abbiamo cinque cappelle in costruzione.
Stiamo per costruire una scuola dove insegniamo a lavorare e
prepararsi nella Bibbia. Vengono dai campi, non sanno fare
nessun lavoro, l'unico è andare a cavallo. Vi invitiamo
alla Patagonia, affinché potete aiutarci nell'opera del
Signore. La domenica devo fare quasi 600 chilometri.
Lascio un gruppo in un paese, un altro in un altro paese,
vado a celebrare il culto in un paese dove ci sono parecchie
comunità, e torno verso sera per celebrare il culto nella
mia comunità. Le strade sono molto difficili, molte volte
dobbiamo attraversare anche dei fiumi. Prima lo facevo a
piedi, quando non avevo la macchina... in pieno inverno, con
l'acqua fino alla cintura. Con neve ai lati del fiume,
però con il desiderio di predicare la parola di Dio.
L'ambiente della Patagonia è un posto molto inospitale,
per il vento forte, per le grandi distanze... sono 3000
chilometri di lungo, e quasi tutto deserto; ci sono parecchi
villaggi, di pastori, di caprai, però con desiderio di
conoscere la parola del Signore. Aiutateci nella vostra
preghiera, e ricordatevi ogni tanto di noi. E se
desiderate venire a trovarci, venite nell'estate là, in
dicembre, gennaio, febbraio e marzo, sono i mesi
tollerabili. Però in febbraio abbiamo il congresso dei
giovani; sono centinaia e centinaia di giovani, che si
riuniscono lì all'aria aperta in un bosco nella
Cordigliera delle Ande, un posto molto bello per ricevere il
consiglio della parola del Signore. La prima settimana di
marzo abbiamo il nostro raduno, vengono tutti i nostri
fratelli, e tutti quelli che servono il Signore; abbiamo
fatto abbastanza letti, benché ci mancano parecchi
materassi ancora (ride). Se voi volete donare un materasso
verrebbe bene. Costa 25 dollari un materasso là; un sacco
di farina costa quasi 15 dollari adesso. Pregate affinché
il Signore ci possa aiutare. Siete benvenuti alla
Patagonia. Alleluia. Io vorrei pregare per qualche
persona questa mattina. Il Signore vuole cambiare totalmente
la tua vita. Ci sono cose ancora che legano la tua vita,
benché sei religioso, protestante o cattolico, però hai
bisogno della persona di Cristo. E le cose che tu mai hai
potuto superare, il Signore è qui per aiutarti. Io vorrei
pregare per te. Se tu lo desideri, che io preghi per te,
alza la mano. Amen. Gloria al Signore. La comunità preghi
con me adesso. Alleluia, Dio è fedele. Benedetto il nome
del Signore. Se senti che qualcosa ti lega ancora,
vieni, Dio vuole operare questo miracolo. Non dubitare un
solo istante, credi solamente. Lui può aiutarti, come ha
aiutato Nicodemo. E come ha aiutato me. Come ha aiutato
molti che sono qui presenti, Lui vuole aiutare anche te.
Abbi fiducia in Gesù in questo momento. (La comunità
comincia a pregare; poi vengono cantati i cantici al
Signore, e la registrazione si conclude.)
|
Mario 7 dicembre 2005 0:00
Carissimo Lucio, non ho fatto altro che riprendere punto per
punto tutto il tuo post precedente. Difatti ci
vuole poco per verificarlo, basta leggerlo e confrontare
passo passo quello che hai scritto con quello che ho scritto
io. Mai mi sognerei di modificare i post altrui,
sarebbe come mettere in bocca parole mai pronunciate.
******************************** da: Lucio Musto
Data: 4 Dicembre 2005 "L’Ateo… che non
c’è ---- E’ il tipo di discorso, questo, che
ti mette in difficoltà ancora prima di cominciare. Parlare
in negativo, infatti, è assai più difficile che esprimersi
propositivamente, com’è nella natura dell’uomo. Lo
dicevo anche qualche tempo fa, a proposito di un sito
internet, “anticlericale.net”, che pur avendo una sua
valenza, si getta nel grottesco per il titolo, che fa
intendere: “io esisto per osteggiare quello che deriva
dalla chiesa; buono o cattivo che sia non conta, io per mia
natura sono contro. E se la chiesa dovesse scomparire, io
scomparirei con lei!” Cioè l’ammissione di una
sudditanza perfida, di una negatività fine a sé
stessa. [[[[Così è per Ateo]]]]], l’oggetto
del nostro discorso. «A-», cioè «Senza-», è simile ad
«Anti-», cioè «Contro-». Nell’uno e nell’altro caso
si va a discutere sul vuoto, sull’assenza, precariamente
appesi ad un bilancino che può sfasciarsi
d’improvviso."
************************************* da: Mario
Data: 6 Dicembre 2005 Mi colpisci quando affermi
che esprimersi negativamente, vista la natura dell’uomo è
più difficile dell’esprimersi in maniera propositiva.
Pensiero questo, che riproponi (a tuo dire)
visto che lo hai già espresso nei confronti del sito
anticlericale.net, quindi per te chi opera per quel sito, fa
molta più fatica a trovare gli aspetti negativi piuttosto
che quelli positivi inerenti alla chiesa indipendentemente
dal fatto che la chiesa operi correttamente o no.
Pienamente concordo con te nel vincolare l’esistenza di
anticlericale.net all’esistenza della chiesa stessa, di
meno quando dici che a tuo avviso l’essere
“anticlericale” è come “l’ammissione di una
sudditanza perfida, di una negatività fine a sé
stessa”. ***************************************
tutto il mio post non faceva altro che seguire le linee del
tuo. dici che ho letto male ? Saluti
Mario.
|
Lucio Musto 7 dicembre 2005 0:00
X Mario. Grazie di aver letto il mio post.
Punto. Domanda: dove hai letto tutte le cose mi
attribuisci? Dove hai sognato quelle conclusioni, che
dici mie e mi sono totalmente estranee? Mi sa che
ti sei impastoiato in ragionamenti contorti cercando
significati nascosti dove tutto era semplice. Ti assicuro
amico mio, niente di cervellotico. Non
risponderò sul Forum a tutto il tuo intervento, sarebbe
troppo lungo e scortese per gli altri utenti, ma cercherò
di spiegarmi con un esempio, poiché mi sembra che l’
“anti-“ sia all’origine di tutto l’equivoco.
Dicevo che definirsi anti-… può essere pericoloso,
perché può metterti in situazione paradossali.
Esempio: “Cane anti-droga”. E’ semplice: un cane
addestrato a puntare la droga dovunque sia e nessuno si
aspetta che faccia diversamente. Sia nella borsa del
malvivente o in quella del poliziotto che l’ha
sequestrata, il cane la punterà sempre, facendo il suo
lavoro. OK “Io sono anti-Berlusconi”: per me
qualunque cosa faccia Berlusconi io, a prescindere da cosa
sia, è male. Immaginiamo di incontrarlo e che glielo dica
in faccia; ed immaginiamo che lui mi risponda: «Fai
bene!». Ora mi trovo in un paradosso senza uscita: non
posso certo dargli ragione, perché lui fa male per
principio, ma se gli dò torto, contraddico mé stesso e la
mia affermazione di base. Ecco perché mettersi
“in negativo” è più difficile da sostenere. Ma una
cosa nota da tanto tempo, ed è uno dei trucchetti usati da
molti cosiddetti preveggenti; Infatti è noto come
“paradosso di Aristotile”. L’
Anti-clericale dell’esempio è un mettersi “comunque”
contro quello che fa la Chiesa, e se per caso (improbabile
ma pure possibile) la Chiesa dovesse fare una cosa buona,
è il tarparsi le ali e non poter dire: «finalmente! dopo
innumerevoli cose cattive ne hai fatta una buona!» ed
affermare implicitamente la propria capacità di distinguere
fra bene e male! Infine, ma è il meno, è
l’affermazione (sudditanza): «la mia ragion d’essere e
quella di distruggere: ove non ci fosse nulla da
distruggere, o non fosse giusto, o semplicemente “non ne
valesse la pena”, io esisterei invano!».
Analogo ragionamento, la se vuoi lo facciamo in altra sede,
è per l’A-teo. Il “senso del divino” nasce
primariamente dalla cognizione della propria
limitatezza. L’A-teo non esiste perché tutti (a meno
di aver grosse turbe mentali) sappiamo di essere
limitati. Che poi il mio Dio sia questo o quello, la
natura o la bottiglia, il gioco del lotto, l’ispirazione
artistica, il malocchio, il cibo… è comunque quello che
trascende da me, il mio obiettivo, la giustificazione del
mio essere e di tutto quanto c’è o credo che ci sia.
Per alcuni scienziati illuminati, Dio si chiama Caos. Ma
poi vai a leggere i loro libri e scopri che si parla di
“Caos deterministico”, cioè di una certa cosa che ha
fatto succedere tutto e noi non sappiamo perché ne come…
Gli islamici parlano dei 99 “Bei nomi di
Dio”, Arthur Clark scrisse un bellissimo racconto “I
nove miliardi di nomi di Dio”, per alcuni sono tante
divinità, per altri una sola. Ma è sempre lo stesso.
Lucio Musto 7 dicembre 2005 parole 511
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Mario 6 dicembre 2005 0:00
Carissimo Lucio, come ho già avuto modo di dire, trovo
sempre interessante i tuoi post, questo non è da meno degli
altri. L’ho riletto diverse volte per capire se
dietro le tue dissertazioni non vi siano significati
reconditi di pari se non maggiore importanza rispetto a
quanto si avverte in generale nel post. Mi
colpisci quando affermi che esprimersi negativamente, vista
la natura dell’uomo è più difficile dell’esprimersi in
maniera propositiva. Pensiero questo, che
riproponi (a tuo dire) visto che lo hai già espresso nei
confronti del sito anticlericale.net, quindi per te chi
opera per quel sito, fa molta più fatica a trovare gli
aspetti negativi piuttosto che quelli positivi inerenti alla
chiesa indipendentemente dal fatto che la chiesa operi
correttamente o no. Pienamente concordo con te
nel vincolare l’esistenza di anticlericale.net
all’esistenza della chiesa stessa, di meno quando dici che
a tuo avviso l’essere “anticlericale” è come
“l’ammissione di una sudditanza perfida, di una
negatività fine a sé stessa”. Esordisci nel
tuo post dicendo: “Parlare in negativo, infatti, è assai
più difficile che esprimersi propositivamente, com’è
nella natura dell’uomo”, (non dimentichiamoci che ti
stai riferendo agli Atei), riproponendo il tuo pensiero
rispetto ad anticlericale ed associandolo agli atei ne
consegue che a tuo dire essere ateo come per
anticlericale.net. è “l’ammissione di una sudditanza
perfida, di una negatività fine a sé stessa”.
Aggiungi che l’ateo discute sul vuoto, sull’assenza,
basa i suoi concetti su concetti inesistenti, ma non vorrei
confondermi su questo punto… non è l’agnostico quello ?
solo un agnostico potrebbe “sorprendersi”
all’esistenza inaspettata di un Dio, un ateo non si pone
neanche il problema. Giustamente puntualizzi che
questo è un tuo esclusivo pensiero e che pertanto non è la
linea di pensiero della chiesa, scoraggiando le eventuali
strumentalizzazioni verso la chiesa giacché su questo forum
ci sono persone che la pensano diversamente dalla
chiesa. E’ interessante la considerazione che
dai rispetto alla concezione di precognizione del divino
insito nella natura umana, anche se a prima vista potrebbe
sembrare contrastante, prima dici che l’uomo “è di una
sudditanza perfida e di una negatività fine a se stessa”
e poi che “ha insito fin dalla sua concezione la
precognizione del divino”, ma rimanendo nel campo della
tua fede mi chiedo: ma l’uomo, non è ad immagine e
somiglianza di dio? Rimango veramente perplesso
davanti a questa duplice considerazione che sicuramente ha
una sua valenza, ma esprimo dubbi quando dici “Esattamente
come il libero arbitrio”, non avevi poco prima detto che
l’uomo “ha insito fin dalla sua concezione la
precognizione del divino”? Come può l’uomo
secondo le tue affermazioni esercitare il libero arbitrio
viste fino ad ora le premesse ? e nel caso abbia la
possibilità di esercitarlo, non credi che l’affermazione
“ha insito fin dalla sua concezione la precognizione del
divino” debba essere rivista ? come anche
“l’ammissione di una sudditanza perfida, di una
negatività fine a sé stessa” rispetto ad una posizione
contraria alla chiesa ed al tuo post preso in generale fino
a questo punto ? Affermi che tutti hanno il
senso del divino: perché poi fai la distinzione tra uomini
“in grado” e uomini “non in grado” di sentirsi in
una sudditanza perfida e di una negatività fine a se stessa
? Prima ti riferivi al
libero arbitrio poi affermi che dio ti “lascia libero di
decidere cosa fare della tua posizione spirituale nel modo e
negli obiettivi verso cui intendi usarla” e dopo affermi
che dio ti ha limitato nella possibilità di scegliere per
consentirti di scegliere. Sono veramente
perplesso davanti a quelle che mi paiono idee contrastanti
che si concentrano tutte all’interno dello stesso post che
trovo scorrendolo e rileggendolo. Affermi che
la Provvidenza Divina ha fatto sì che non si potesse
dimostrare Dio come un teorema di geometria perché lo
priverebbe della libertà di scelta e poi affermi che chi
non crede in dio è stolto perché è matematicamente
provato che esiste. Senza contare quando dici che
chi non crede in dio è senza coscienza mentre chi ha
coscienza crede in dio, ne consegue che dio è la coscienza
stessa dell’uomo, qui immagino che i politeisti siano
molto più coscienziosi perché credono in più Dei rispetto
ai monoteisti. Interessantissima la tua personale
opinione rispetto a chi non crede nel tuo dio, lo accusi
che, accumulando ricchezze deve necessariamente essere ateo,
ne consegue che tu prendi le distanze dal vaticano perché
rientra tra gli stati più ricchi del mondo? La
tua conclusione è che un ateo: “È quella persona che non
è ancora stata sfiorata dall’Amore di Dio, quello (se
preferite) che non ha ancora beneficiato della Rivelazione.
In una parola, l’Ateo è il seme divino non ancora
germogliato, è la nostra Provvidenza per domani!”
Troppi punti discordanti mi lasciano alquanto
perplesso su questa interpretazione finale dell’ateo,
però come ho già avuto modo di dire le parole mi
confondono ed in particolare quelle scritte… non vorrei
avere interpretato male il senso del tuo post Qui
mi fermo, non ho sufficienti basi per poter dire anche la
mia sull’opera o sull’ideologia di Pannella,
interessante potrebbe essere un post in merito così che io
ne possa raccogliere informazioni. Saluti
Mario.
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