Commenti
  1-2/2  
Lucio Musto
12 luglio 2006 0:00
Farmaci o non Farmaci?

Come al solito io ne so poco, capisco ancor meno e mi spiego quasi niente.

Come al solito mi tocca vergognarmi della mia ingenuità per non arrossire per la malizia di tutti gli altri.

Ad esempio, questo gran discorso dei medicinali, dei farmaci da banco, dei prodotti sanitari, integratori, coadiuvanti e quant’altro di collaterale, per come la vedo io potrebbe risolversi in una bolla di sapone, una serie di regolette semplici e di disposizioni amministrative, vincolanti per tutti, protettive degli interessi di tutti e pericolose per nessuno.
Perché dunque si fa tanta bagarre e si sparano tante cartucce?... solo per personale interesse economico?... e quando la smetteremo?... quali super-governi-ultra-democratici dovremo inventarci ancora per ottenere anche solo delle banalità?

Abbiamo un Ministero della Salute. A lui ed alle sue commissioni, tutte sotto la responsabilità di firma del Ministro occorre stabilire cosa sia un farmaco, cosa un veleno, cosa un integratore alimentare, cosa un innocuo cosmetico, cosa un “salvavita” pericoloso per i devastanti ma inevitabili effetti collaterali.
Stabilite le categorie, ed individuata quella giusta per il singolo prodotto (e questo va fatto solo una volta), il resto è semplice.
I farmaci li vendono le farmacie, gli integratori alimentari i pizzicagnoli, le caramelle anche il bar, i pacchetti di cerotto anche le bancarelle ed i tabaccai… purché siano chiusi ed abbiano una data di scadenza. Ma questo vale per qualunque prodotto. E si stabilisce chi può avere le rispettive licenze e chi no.

Intendo che il chiamare “farmaco” questo e quello, quando ci vuole la prescrizione medica o si debba essere ospedalizzati e quando sia di libero consumo non fa che creare confusione ed ingenerare possibili (o forse cercati) equivoci. L’aspirina può essere venduta liberamente, stabilisce il Ministero?... la si depenni dall’elenco dei farmaci, non lo si chiami più "farmaco" e se ne liberalizzi la vendita!... così pure i barbiturici, gli antidepressivi, i sonniferi ed i dopanti?... Bene!, il Ministero si esprima e dichiari che la collettività scarica sul singolo la responsabilità di un uso oculato di queste molecole.!

E basta!... non se ne parli più!... D’altronde sono innumerevoli le sostanze in commercio pericolosissime vendute senza controllo. Ed un veleno per i topi ammazza meglio di tanti “farmaci”, un po’ di soda caustica o un pesticida (anche quelli non “protetti”) o solo un detergente di quelli che stanno sotto al lavello a portata di mano dei bambini può fare altrettanto danno che tutto l’armadietto chiuso a chiave dei veleni del farmacista. E si può “sballare” benissimo con qualche solvente comprato a chilo dal colorista!

Ed allora cancelliamo, per una volta le ipocrisie!... Abbandoniamo la farsa della salute del cittadino, la protezione della salute pubblica, il bene collettivo!... Diciamoci che è solo un discorso di quattrini e riduciamo tutta la materia ad una chiara controversia commerciale.
Con l’avvertenza limpida però che quando l’accordo sarà preso, ognuno assumerà in proprio le rispettive responsabilità, e non si continui con la caccia alle streghe o l’individuazione del solito capro espiatorio, chiunque esso sia!.

Lucio Musto 12 luglio 2006 parole 494
____________________________________________________________ ____________



pietro
12 luglio 2006 0:00
Sintetizzerei così. Senza fare commenti all'incoerenza mostrata dai rappresentanti dei farmacisti che dapprima demonizzano la presenza dei farmaci al supermercato paventando rischi e disastri e poi caldeggiano addirittura la presenza degli stessi senza il farmacista. Vi siete chiesti il perchè cari amici consumatori? BEH ve lo spiego io cari amici consumatori.L' obbligo del farmacista nella dispensazione dei farmaci è regolato oggi dal art. 122 del TULS che prevede tra l'altro la farmacia come il solo luogo idoneo alla dipensazione.Se passa la legge che prevede che il farmacista possa dispensare farmaci indipendentemente dal luogo farmacia, drugstore, iper, beh allora il concetto di pianta organica e quindi di predeterminazione numerica delle farmacie viene superato. Conseguentemente ciascun farmacista, laureato ed abilitato potrà rivendicare la possibilità di aprire senza vincoli la propria farmacia.In italia ci sono 16000 farmacie e circa 70000 farmacisti abilitati ,quindi potenzialmente potrebbero esistere 50.000 nuove farmacie.La legislazione Italiana attuale invece prevede una farmacia ogni 5000 ab. per i comuni fino a 12.500 ab. una farmacia ogni 4000 ab. per i comuni sopra i 12.500 .I comuni sino a 7.500 abitanti, in altre parole l'80% di tutti i comuni che comprendono il 27% della popolazione italiana, non possono per legge avere più di una farmacia ; questo il risultato più eclatante di una regolamentazione che dovrebbe avere come obiettivo la distribuzione capillare del farmaco. Livello di regolamentazione, quello italiano, che si è guadagnato il primato come il più elevato tra tutti i servizi professionali in Europa .Proporrei all ADUC di aggiungere un ulteriore articolo l' art. 4 al PDL dell' Onorevole Poretti abolizione della pianta organica delle farmacie sarei proprio curioso di vedere la calorosa reazione dei farmacisti.Antonio Catricalà presidente dell' antitrust,che ha espresso un cauto consenso ieri nel corso dell'audizione davanti alle commissioni Bilancio e Finanze del Senato sul Dl Bersani sulle liberalizzazioni.Ha però anche affermato :"Resta infine un nodo cruciale da sciogliere", quello della "revisione o abolizione della pianta organica o, in altri termini, del contingentamento numerico delle farmacie. Senza una riforma della pianta organica, infatti - conclude Catricalà - c'é il rischio che si crei una concentrazione elevata dell'offerta che potrebbe favorire - dice ancora il presidente dell'Antitrust - un contesto anticoncorrenziale".
Commenti
  1-2/2