rifletto 1 gennaio 2009 0:00
Istituzione totale e lavaggio del cervello Tratto dal
capitolo cinque de L'Illusione Comunitaria - La
costruzione moderna delle "comunità artificiali",
a cura del dr. Mario Di Fiorino. Moretti &
Vitali Editori, 1998. Via Betty Ambiveri 15,
24126 Bergamo. Fax 035 321647. ISBN 88 7186 107 8.
Copyright (C) 1998. Non può essere riprodotto senza
il consenso esplicito dell'autore.
L'istituzione totale Il lavaggio del
cervello La riforma del pensiero Gli esperimenti
di Pavlov L'applicazione del midrash del lavaggio
del cervello alle sette religiose Una "zona
franca"? Note Bibliografia
"Il lavaggio del cervello, come si pratica
oggi, è una tecnica ibrida, che trae la sua efficacia in
parte dall'uso sistematico della violenza, in parte
dall'accorta manipolazione psicologica. Rappresenta la
tradizione di 1984 che sta per mutarsi nella tradizione del
Mondo nuovo" (Aldous Hyxley, Ritorno al
mondo nuovo, 1958) L'Istituzione
totale Se ci spostiamo dalle istituzioni
psichiatriche, problematiche riguardanti la manipolazione
mentale e il condizionamento hanno interessato la
costruzione di altre moderne "comunità": le
comunità settarie. Potrà sembrare un passaggio
forzato, in realtà in Asylum di Erving Goffmann (1), vero
livre de chevet per la generazione
"sessantottina", vediamo citati con grande
attenzione gli scritti sul "lavaggio del
cervello", che si riferiscono alla manipolazione nelle
prigioni cinesi (2,3,4). Riporta ad esempio la
regimentazione delle evacuazioni descritta da Hinkle e Wolff
(1956) (3): "Un aspetto del
regime del loro isolamento che è in special modo oneroso
per i prigionieri occidentali è costituito dalle
disposizioni per l'eliminazioni di urina e feci. Il
secchio di solito presente nelle celle russe è assente in
quelle cinesi. In Cina vige l'abitudine di consentire di
urinare e defecare solo una o due volte determinate ogni
giorno, di solito al mattino dopo colazione. Il prigioniero
è spinto dalla sua cella da un guardiano e gli vengono
concessi approssimativamente due minuti per accovacciarsi su
una latrina aperta cinese. La fretta e l'esame pubblico
sono specialmente difficili da sopportare per le donne. Se i
prigionieri non riescono a svolgere queste funzioni nel
tempo permesso, vengono bruscamente trascinati via nelle
loro celle." Cita le osservazioni di
Cohen sul "benvenuto" (l'iniziazione nei campi
di prigionia cinesi), le procedure di ammissione e i tests
di obbedienza (2) o utilizza un altro brano, sempre di
Hinkle e Wolff, sulle condizioni di promiscuità (3):
"Il prigioniero può attendersi,
in uno stadio della carcerazione, di trovarsi in una cella
con circa altri otto prigionieri. Se era stato inizialmente
isolato e interrogato, l'ingresso nella cella può
avvenire poco dopo l'accettazione della sua prima
"confessione"; ma molti prigionieri sono messi in
celle multiple fin dall'inizio della prigionia. La cella
è di solito povera e non abbastanza grande da contenere il
gruppo che ospita. Ci può essere un pianale per dormire, ma
i prigionieri dormono sul pavimento e quando si sdraiano sul
pavimento della cella ogni pollice del pavimento è
occupato. L'atmosfera è estremamente intima. La privacy
è del tutto inesistente". I processi di
indottrinamento e le descrizioni di vita sono impiegati da
Goffmann per la sua teorizzazione dell'istituzione
totale. I prigionieri di guerra che divengono Pros,
proseliti, e sposano completamente la concezione comunista
del mondo, vengono presi ad esempio per proporre uno dei
modi di adattamento al sistema, la "conversione":
"l'internato che si è convertito segue la linea
più disciplinata, più moralistica e monocromatica,
presentandosi come colui che mette a completa disposizione
dello staff il suo entusiasmo istituzionale."
Viene così "raggiunta una sorta di
opportunistica combinazione di adattamenti secondari,
conversione, colonizzazione e senso di lealtà di gruppo,
così che l'internato si trova a disporre - in
particolari circostanze - del massimo di opportunità per
poter uscire finalmente e psicologicamente indenne".
Annota Goffman che le istituzioni totali possono
essere distinte proprio perché alcune, come "i campi
di brain-washing" e gli ospedali psichiatrici
progressisti, forniscono agli internati un modello di
condotta, che è nel loro interesse adottare (almeno nella
percezione dei sostenitori). Tuttavia i
processi di spoliazione e riorganizzazione non sembrano
avere effetti definitivi se non in alcune istituzioni
religiose. Il lavaggio del
cervello La metafora del lavaggio del cervello
(brain-washing, cattiva traduzione del cinese hsi nao
"purificare la mente") è stata impiegata agli
inizi degli anni '50 in ambito giornalistico da Edward
Hunter Jr., corrispondente da Hong Kong per un quotidiano di
Miami, per indicare appunto il sistema di
"persuasione" in uso prima nei campi cinesi poi in
quelli coreani, per prigionieri non cooperatori (5).
L'anno successivo il libro Brain-washing in Red
China. The calculated destruction of men's minds,
consacrò definitivamente il successo della espressione.
Ad un opinione pubblica occidentale,
impressionata dalle conversioni ottenute non più tra
missionari cristiani e funzionari e ufficiali del regime
nazionalista di Chang Kai Chek ma, nella guerra di Corea
(1950-53), tra soldati americani, venne offerta una chiave
di lettura suggestiva e convincente. Nel descrivere le
giornate trascorse nei campi Hunter riporta l'utilizzo
del diario come strumento per acquisire il controllo nel
programma per riformare il loro pensiero (espressione più
tardi consacrata da Lifton, ma già formulata da Hunter, a
pag. 17). Veniva imposto ai prigionieri di scrivere e
riscrivere ancora relazioni sul loro passato di
controrivoluzionari e sui crimini commessi. Dopo la
confessione dei propri peccati, si dovevano narrare quelli
degli altri. Uno studente, che partecipa ad un campo,
racconta gli espedienti usati da studenti già membri del
partito per ottenere informazioni dai prigionieri.
Hunter annota le tecniche per umiliare le persone,
abbassando la loro autostima. Durante una esercitazione
condotta in una regione rurale, la moglie di un proprietario
terriero si ribella, rifiuta di spogliarsi ed è colpita con
una pietra e finita. Agonizzante, intona dei sutra buddisti.
Il giorno dopo l'episodio viene proposto
all'attenzione degli studenti. Alcuni chiedono se la
figlia della vittima sarà allevata a spese della
collettività, ma viene loro risposto che essendo figlia di
un proprietario terriero non rientra nella categoria di
popolo. Sono riportati esempi di diari
contenenti le note concise che venivano redatte. Queste
annotazioni, con descrizioni di aspetti del carattere,
potevano poi essere portate alla discussione nelle riunioni
di gruppo e venire impiegate come un'arma per fiaccare
qualsiasi uomo. Veniva favorita l'autocritica per
superare le convinzioni erronee e correggere gli errori
ideologici. Hunter ha sottolineato quindi l'importanza
del controllo delle informazioni, dello stabilire un clima
di sospetto, delle tecniche di spoliazione ed infine
dell'impiego del linguaggio nella propaganda e nella
manipolazione. La riforma del
pensiero Nel 1956 lo psichiatra statunitense
Lifton ha proposto di abbandonare l'espressione brain
washing: "dietro il velo della confusione semantica
rimane l'immagine del lavaggio del cervello come di un
potentissimo, inspiegabile, irresistibile e magico metodo
per raggiungere il controllo totale sulla mente umana"
(6). Ha preferito definire il processo riforma
del pensiero (thought reform), che è la traduzione del
termine ufficiale del programma comunista cinese szu-hsiang
kai-tsao. L'Autore ha condotto la sua
ricerca ad Hong Kong nel 1954-55, intervistando 25
occidentali e 15 cinesi, che erano stati sottoposti a
tecniche di indottrinamento. Gli occidentali erano quasi
tutti maschi (solo 2 donne), in maggioranza europei; 13
erano missionari (12 cattolici), di età per lo più tra i
35 e i 50 anni. La riforma del pensiero consiste
nella combinazione della forza esterna o della coercizione
con l'appello ad un entusiasmo interiore (come
attraverso un'esortazione evangelica). Il
messaggio della coercizione: "Tu devi cambiare e
diventare cosa ti diciamo di diventare - o
altrimenti...". Altrimenti può significare ogni forma
di dolore fisico o emozionale, dalla morte
all'ostracismo sociale. Bettelheim aveva
già scritto che nei campi di concentramento tedeschi
l'intenzione era di "spezzare i prigionieri come
individui e cambiarli in docili masse" (7).
Il messaggio dell'esortazione: "Tu puoi cambiare,
se sei una persona morale e diventare quello che noi (nel
nome di una più alta autorità morale) ti diciamo di
diventare." Si appella al desiderio di essere una
persona buona o di migliorare a tendenze preesistenti verso
vissuti di colpa e vergogna. È il metodo delle religioni o
delle ideologie secolari pseudo-religiose; a rinforzare
l'appello morale vengono formulate promesse di
ricompense, terrene o soprannaturali. Il
messaggio dell'approccio terapeutico: "Tu puoi
modificare la tua condizione di malato e trovare conforto
alla tua sofferenza se hai un genuino e imperioso anelito a
guarire. Il messaggio della realizzazione:
"Tu puoi cambiare in modo tale che sarai capace di
esprimere pienamente il potenziale che possiedi" [1].
Il metodo della riforma del pensiero dosa
opportunamente esortazione e coercizione: impiega la
coercizione per suscitare colpa e vergogna in modo tale che
queste determinino una esortazione interiore, impiega
l'esortazione per stimolare la cattiva coscienza, così
potente da divenire in effetti una forma di autocoercizione.
Lifton ha individuato 8 variabili psicologiche
che possono condurre al totalitarismo ideologico:
1) Controllo dell'ambiente. Per descrivere il
controllo di ogni forma di comunicazione, l'elemento
più importante dell'ambiente della riforma del
pensiero, l'Autore cita le atmosfere descritte da George
Orwell in 1984. 2) Manipolazione mistica. Vi è
una spontaneità pianificata (apparentemente dal basso),
diretta da un gruppo apertamente onnisciente (che esercita
dall'alto il controllo). Può assumere un carattere
quasi mistico. Un'aura mistica circonda il Partito,
l'Organizzazione. 3) Richiesta di purezza
politica e ideologica. L'assunto filosofico sottostante
è che sia possibile raggiungere una assoluta purezza
politica e idelogica: qualunque cosa sia fatta nel nome di
questa purezza è alla fine morale. Vengono mosse accuse
costanti di colpevolezza nel nome di un ideale che richiede
devozione assoluta. 4) Culto della confessione.
La confessione al di là delle sue espressioni religiose,
legali e terapeutiche, diventa un culto di per se'. La
confessione, in queste mani, diviene un mezzo per sfruttare
le vulnerabilità personali invece che per offrire
consolazione. 5) "Scienza Sacra".
L'ambiente totalitario mantiene un'aura intorno ai
suoi dogmi basilari, come una concezione morale che
conferisce ordine all'esistenza. 6)
Linguaggio ideologicamente connotato. Slogan e frasi
riduttive, facilmente memorizzabili, sono impiegati per
comprimere la complessità dei problemi esistenziali.
7) Dottrina sopra la Persona. L'ideologia
rivoluzionaria prevede la subordinazione della persona alla
dottrina. Prima di modificare il mito di fondazione di
fronte alle smentite dell'esperienza (l'esame di
realtà), l'ortodossia richiede che sia cambiato
l'uomo pur di riaffermare il mito. 8) La
dispensa dell'esistenza. Vi è una distinzione tra chi
appartiene al popolo e chi essendone fuori è non-popolo,
come scrive Lifton (l'osservazione - come abbiamo visto
- era già di Hunter). La propria esistenza è allora
dispensata dall'autorità.
Riassumerò brevemente una delle vicende presentate da
Lifton, il suo incontro con Padre Luca, un sacerdote
cattolico italiano, rimasto imprigionato per tre anni e
mezzo. Leitmotiven dei colloqui svoltisi nell'arco di un
mese, sono non il dolore e l'umiliazione
dell'esperienza in cella ma il dolore e la tristezza nel
lasciare la Cina. Lifton lo visita in un ospedale. Nota
subito come è rimasto conquistato dalla Cina: lo vede
vestito non con la tonaca ma con un abito di foggia cinese
(evidentemente in quegli anni si notava) e le uniche
lamentele, anche se Padre Luca si prodiga in ringraziamenti
per l'ospedale, sono di non poter avere del buon cibo
cinese. L'arresto del religioso non era
stato inatteso, egli aveva sentito le accuse di sovversione
e attività anticomuniste, mossegli in riunioni pubbliche.
Così egli si era ripromesso, qualora fosse stato arrestato,
di difendere la Chiesa e di non dire il falso.
Quando il giudice dopo l'arresto lo interrogò se sapeva
il motivo della carcerazione, padre Luca gli rispose che
doveva esservi stata una incomprensione su materie
religiose. Il giudice si arrabbiò subito: "Vi è
libertà di religione in Cina. Lei si è opposto agli
interessi del popolo". L'interrogatorio si
indirizzò poi sui rapporti con un altro sacerdote, Padre C.
che effettivamente aveva svolto attività anticomuniste.
Il religioso venne svegliato la seconda notte
ed interrogato sui collaboratori di Padre C. Fece il nome di
uno, ma affermò di non sapere il nome di un altro. Ed il
giudice: "È impossibile che non lo conosca. Non è
onesto e sincero." E alle proteste di Padre Luca di
dire la verità, il giudice rispose disponendo che fosse
incatenato alle caviglie. Padre Luca venne
accompagnato nella cella, dove il capocella alla vista delle
catene, lo castigò duramente. Dopo meno di un'ora venne
di nuovo portato di fronte al giudice. Le sue risposte non
furono soddisfacenti e anche delle manette vennero strette
ai suoi polsi. Nell'interrogatorio della
terza notte il giudice enfatizzò gli stretti rapporti con
Padre C, affermando che dovevano essersi conosciuti prima di
venire in Cina. Di fronte all'insistenza di Padre Luca
che si erano conosciuti in Pechino, il giudice lasciò la
stanza. Venne subito ordinato a Padre Luca di sedere sul
pavimento con le gambe, in catene, tese. Incapace di
mantenere quella posizione egli si inclinava indietro: il
peso si spostava allora sui polsi, che erano incatenati
dietro la schiena. Sentendo il dolore delle
manette, per la prima volta si affacciarono pensieri di resa
o compromesso: "Avranno la loro falsa
confessione. Non voglio fare una falsa confessione. Può
esserci una via di dire qualcosa che non sia del tutto
insincera e che li soddisfi, ma cosa? Essi non vogliono la
verità. Ho solo una via di uscita: indovinare cosa
vogliono. Con tutte le circostanze della mia vita, la cosa
più credibile era che andando indietro in Europa avessi
potuto incontrare Padre C. ... non era vero ma era
credibile." Per un mese venne
costantemente tenuto sveglio (calcolò di aver dormito
sedici ore in quattro settimane). Iniziò ad avere delle
piaghe e parziale perdita del controllo urinario e dello
sfintere anale (su base neurologica, per le torture cui
venne sottoposto). Diventò sempre più confuso: cercava
continuamente di capire cosa volessero sentire da lui. In
queste condizioni "confessò" i tre crimini più
gravi: uso di una radio per spionaggio, organizzazione di
giovani per azioni di sabotaggio e redazione di
pubblicazioni anticomuniste. Ad una prima fase
che determina la rottura dell'equilibrio psicologico
(per l'isolamento, le condizioni degradanti, la paura,
la regressione e l'aumentata suggestione) fa seguito un
atteggiamento (spesso da parte di un nuovo carceriere) di
programmata benevolenza. Viene così sfruttato la
necessità, molto forte nel prigioniero in questo momento,
di avvertire un contatto umano. La provocazione
di atmosfere cariche di tensione si alterna a periodi di
rilassamento in cui la vittima riceve approvazione e
accettazione. Per Ford (8) è centrale il
procedimento della "confessione": : chi conduce
l'interrogatorio e il prigioniero "rivedono"
insieme le vicende biografiche. E questo avviene attraverso
nuove sedute e nuovi scritti finché, in maniera ambigua, il
prigioniero cambia la sua storia (negli scritti e nel
ricordo) fino ad incontrare i bisogni di chi lo guida.
Queste nuove memorie, presentate come confessione, sono un
misto di razionalizzazioni, memorie alterate e
confabulazioni. Gli esperimenti
di Pavlov Certi comportamenti osservati dopo
scompensi o "collassi" in situazioni stressanti
("nevrosi di guerra" o "nevrosi
sperimentali") hanno richiamato gli esperimenti
pavloviani sui cani. Il grande fisiologo russo
Ivan Petrov Pavlov ha studiato sistematicamente il
condizionamento, ottenendo anche il riconoscimento del
Premio Nobel nel 1904 (9). In Occidente è
stato snobbata l'ultima fase dei suoi studi, quando
iniziò a comparare i risultati delle sue ricerche con
osservazioni sui comportamenti umani.
L'importanza di Pavlov per il brainwashing è
straordinaria e non riguarda solo il rigore della cornice
dei suoi esperimenti (che verranno drammaticamente
riproposti e replicati in uomini prigionieri).
È molto interessante lo studio del carattere del soggetto
sottoposto al condizionamento. Pavlov osservò infatti che
le risposte dei cani variano, oltreché per specifici
patterns indotti dagli agenti stressanti ambientali, proprio
per il temperamento. Propose una distinzione in quattro tipi
di temperamento di base che sembra aderire strettamente alla
classica caratterologia umana di Ippocrate. Ad
esempio al temperamento melanconico di Ippocrate corrisponde
il temperamento pavloviano "debolmente
inibitorio", con una tendenza costituzionale ad
affrontare situazioni angoscianti e conflittuali con
passività ed evitamento della tensione.
William Sargant (1956) (10), nel ricapitolare la lezione di
Pavlov, ha osservato che il collasso o il cambiamento
drammatico del soggetto sottoposto alle tecniche di
condizionamento si verifica non solo con l'aumento della
intensità dello stimolo ma anche con altri tre sistemi:
1) prolungando il periodo tra lo stimolo
preliminare e la fornitura del cibo o della scarica
elettrica inaspettata: si prolunga in tal modo una stato di
tensione e di attesa che è molto disturbante.
2) confondendo i segnali di condizionamento positivi e
negativi. La maggior parte degli animali si trova in
difficoltà ad affrontare la somministrazione di stimoli non
previsti. 3) se si registra un insuccesso con
questi sistemi, si può ricorrere a una debilitazione fisica
(ad esempio inducendo febbre o una fatica prolungata): lo
stimolo diviene allora efficace. Il processo di
brain-washing si avvale quindi non solo delle tecniche
suggestive legate al gruppo: si dosa l'aumento
dell'angoscia nell'individuo, si inducono sentimenti
di colpa reale o immaginaria, conflitto tra lealtà verso
differenti sistemi di valori fino ad ottenere il risultato
atteso. Già Sargant aveva posto l'accento
sulle analogie tra il brain-washing e tecniche impiegate in
ambito religioso, nel movimento del Revivalism. Cita
ampiamente gli scritti del revederendo Jonathan Edwards, nel
revival a Northampton, Massachussets nel 1735. Durante la
fase di "ammorbidimento" ("softening-up"
phase) prima della conversione il predicatore osserva come
si rivelano differenti temperamenti di fronte alla predica,
quando aumenta il senso di colpa e viene prodotta una ansia
acuta la tensione deve essere fatta salire finché il
peccatore crolli e si sottometta al volere di Dio.
Questa calma, ottenuta dopo una conversione
improvvisa, è descritta anche da William James in The
Varieties of Religious Experience (1903) (11). Esiste per
ognuno un differente punto di crisi come avevano già
rivelato gli esperimenti di Pavlov.
L'applicazione del midrash del lavaggio del cervello
alle sette religiose
"Socrate è colpevole di non riconoscere gli dèi che
lo stato riconosce, e di introdurre altri e nuovi culti;
anche è colpevole di corrompere la gioventù."
(Diogene Laerzio) "Come dici
ch'io li corrompo i giovani o già è chiaro
dall'accusa che hai presentato contro di me, ch'io
li corrompo insegnando loro a non riconoscere quegli dèi
che la città riconosce, e a praticare il culto di altre
divinità nuove?" (Platone, Apologia di
Socrate) I modelli del lavaggio del cervello e
della riforma del pensiero sono stati poi applicati a
partire dagli anni sessanta al processo di affiliazione alle
"sette religiose". A riguardo sono state di certo
enfatizzate le analogie tra le due situazioni (12).
La controversia tra i culti (cults) e i familiari
degli adepti ha assunto un grande rilievo sociale prima in
U.S.A. ed in seguito anche in Europa. La
preoccupazione che l'affiliazione alla setta non sia
stata priva di elementi manipolatori e possa produrre dei
danni alla salute psichica e/o fisica del
convertito/affiliato, e dall'altro lato la difesa del
diritto di vivere secondo uno stile di vita non conformista
(e di aderire a qualunque visione religiosa) hanno
alimentato un dibattito dai toni accesi. La
limitazione dei contatti con la famiglia e più in generale
con l'ambiente di provenienza, talora con il ritiro dei
neofiti in luoghi isolati, può costituire un elemento in
qualche modo confrontabile con l'isolamento dei
prigionieri nelle prigioni cinesi, anche se naturalmente
varia (almeno all'inizio) la volontarietà della
partecipazione. La vita comunitaria riduce gli ambiti
personali (c'è un cambiamento dello stare, connotato
dalla promiscuità, dall'essere sempre con altri). Gli
sforzi prolungati, con sessioni che durano ore, oltreché
essere efficaci ai fini dell'indottrinamento per quanto
vi viene insegnato, possono anche "stressare",
affaticare i neofiti. Spesso vi è anche una variazione
dietetica (con diete talora povere di proteine od il
ricorso, nel caso di Scientology, a cicli di saune e ad
un'assunzione di vitamine che si discosta dalle
indicazioni mediche accettate) e una deprivazione del sonno,
per le veglie e i risvegli anticipati. Tutto
questo contribuisce a rendere più suggestionabili i
neofiti. Nella periodizzazione operata da Clark
(1981) il primo stadio consiste nel controllo della
motivazione e nel tipico processo di spoliazione. Gli
individui attirati nel gruppo ricevono un'intensa
attenzione personale; il brusco cambiamento delle abitudini
e la stanchezza, dovuta alla "maratona" delle
attività proposte, finiscono per rendere il neofita più
malleabile e ricettivo alle idee spesso strane del gruppo
(13). La seconda fase prevede il controllo della
reazione, il training e l'identificazione. L'adepto
viene sollecitato ad adottare le idee, le pratiche e i
comportamenti approvati dal "nuovo culto".
La terza tappa è quella del controllo normativo e del
rinascere del nuovo "sé", "una seconda
personalità: la personalità del "culto", inizia
a poco a poco ad acquistare una certa autonomia, nella
misura in cui combatte con la vecchia personalità per
acquistare una posizione preminente nella coscienza".
L'individuo ha così acquisito un nuovo sé, sostenuto
da una nuova visione del mondo, uno speciale linguaggio,
ruolo, attività, norme e relazioni sociali. Ho
immaginato una rappresentazione grafica a spirale del
processo di affiliazione (14). Procedendo lungo
la spirale il neofita si allontana sempre più dal suo
retroterra (legami familiari, sociali, stile di vita, schemi
valoriali). Quando ha disceso una spira, non vede più i
riferimenti abituali, ma solo la realtà proposta dal
gruppo. Per indicare l'esperire non sempre
consapevole potremmo usare l'immagine del
"gorgo", del vortice di corrente, che trascina.
All'inizio la scelta di immergersi nel torrente è
libera e consapevole, ma poi si può entrare in un vortice e
procedere trascinati. Tra le figurazioni
proposte da quanti sono preoccupati dagli elementi di
manipolazione particolarmente suggestiva è la fiaba del
pifferaio di Hamelin (Rattenfaenger), che incantava con le
note del flauto i ratti ma anche gli inconsapevoli e
innocenti bambini [2]. Il lavaggio del cervello
costituisce un'immagine molto efficace per rendere il
vissuto dei familiari dell'adepto/fedele, preoccupato
del prevalere di manipolazioni nella
affiliazione/conversione. L'espressione
"lavaggio del cervello" è un midrash, una
immagine a contenuto simbolico, metaforica. Si può
pretendere che un midrash dia una rappresentazione
scientificamente corretta dei fenomeni che illustra?
Alcuni critici del "lavaggio del cervello"
sembrano non tollerare un impiego delle parole differente da
quello più immediatamente referenziale. In
psicopatologia accade allo schizofrenico di non cogliere
l'aspetto metaforico e di compiere una lettura
metonimica [3]. Comunque chi fosse interessato a
consultare ricerche scientifiche (metodologicamente
corrette) sulle tecniche di condizionamento può iniziare da
Pavlov. Nel rapporto ufficiale dell'Associazione degli
psichiatri statunitensi CULTS and New Religious Movements
(1989), West (15) riassume gli studi che hanno avvalorato il
rilievo dell'impiego di tecniche manipolatorie da parte
dei culti controversi: 1) Esperimenti di
laboratorio con uomini sani. 2) Studi sulla
persuasione coercitiva o la riforma del pensiero, al di
fuori del campo dei culti. 3) Studi di persone
in precedenza membri del culto. 4) Studi
investigativi di organizzazioni simili ai culti.
5) Relazioni di coloro che hanno trattato vittime dei
culti. Naturalmente sono molteplici i modelli
psicologici interpretativi della conversione/affiliazione ai
culti controversi (16,17). L'espressione
"lavaggio del cervello" rende il vissuto dei
familiari dell'adepto/fedele, preoccupati del prevalere
di manipolazioni nella affiliazione/conversione.
In un'epoca, come la nostra, di Theoriemudigkeit
(stanchezza nei confronti delle teorie), non dovrebbero
esser spese troppe parole sull'inopportunità di
attendersi troppo da un modello.
Una "zona franca"? Quale autorità
oggi nella pluralistica società occidentale può
pronunciarsi in merito all'autoqualificazione di nuova
religione da parte di un "culto controverso"? Del
resto il rilievo di manipolazioni non qualifica di per sé
un gruppo come setta. In ogni relazione infatti
possono intervenire elementi di manipolazione:
all'interno della vita coniugale, nella relazione tra
maestro e allievo o tra terapeuta e cliente (oltreché nel
rapporto tra direttore spirituale e fedele).
Dall'affermazione che in un "culto-nuovo movimento
religioso" siano stati commessi degli errori (e che un
affiliato abbia ricevuto dei danni) non significa certo
trarre conseguenze sulla autenticità dell'esperienza
religiosa possibile al suo interno. Credo che
un'attenzione da parte della società possa esercitare
un influsso favorevole sull'evoluzione dei
"culti" più controversi. Dobbiamo
esser attenti a trovare un punto di equilibrio che sia
rispettoso di entrambi i valori in gioco: la libertà di
aderire a una visione della vita non conformista ma anche la
tutela della salute mentale dei più deboli. Se
invece pregiudizialmente, solo per il fatto che si tratta di
un'area che ha a che vedere con l'esperienza
religiosa, si sostiene la illegittimità di una valutazione
medica (psichiatrica) anche nel sospetto di danni psichici,
allora si stabilisce una zona franca, in cui la società
rinuncia alla tutela dei soggetti più esposti alle
manipolazioni. Note
[1] Ho avuto l'onore di conoscere Lifton nel corso della
riunione annuale della Società Americana di Psichiatria in
San Diego (Maggio 1997), dove è stato invitato a tenere una
special lecture su Cult Violence: Death and Immortality.
Trentaquattro anni dopo la pubblicazione di Thought Reform
and the Psychology of Totalism. A Study of Brainwashing in
China, egli ha rielaborato il suo modello interpretativo e
lo applica alle sette religiose (la sua conferenza
riguardava la vicenda del suicidio di massa, avvenuto in San
Diego, appena due mesi prima, dei membri della setta Higer
Source di Marshall Appelwhite). [2] I fratelli
Grimm, Leibniz e Goethe hanno contribuito a diffondere la
trama di questa fiaba, la cui prima testimonianza è
contenuta nel Manoscritto di L"uneburg.
Rappresenterebbe la rielaborazione, operata della tradizione
orale, di un fatto storico. Sul finire del tredicesimo
secolo un vescovo tedesco insediato in Moravia, avrebbe
incaricato dei reclutatori di attirare coloni tedeschi nella
sua diocesi. A Hamelin (nome antico di Hameln) 130 giovani
avrebbero seguito il reclutatore. Come si vede la città
visse drammaticamente l'esodo di gran parte dei suoi
giovani: l'atmosfera non è poi così lontana dalla
cult-litigation. [3] Così, ad esempio la
percezione dell'avvelenamento della propria esistenza da
parte del coniuge sostiene la lettura delirante: "Mio
marito mi avvelena il cibo".
Bibliografia 1) Goffman E., Asylums. Essays on
the social situation of mental patients and other inmates.
Doubleday, 1961 (trad. it.: Asylums. Le istituzioni totali:
i meccanismi dell'esclusione e della violenza. Einaudi,
Torino, 1968). 2) Cohen E.A., Human behaviour in
the Concentration Camp. Jonathan Cape, London, 1954
3) Hinkle L.E., Wolff H.G., Communist Interrogation
and Indoctrination of "Enemies of the State".
A.M.A. Archives of Neurology and Psychiatry, LXXVI (1956).
4) Schein E.H., The Chinese Indoctrination
Program for Prisoners of War. Psychiatry, XIX (1956)
5) Hunter E., Brainwashing in red China. The
calculated destruction of men's mind. The Vanguard
Press. New York, 1951. 6) Lifton R. J., Thought
reform and the psychology of totalism. Norton Library, New
York 1963. 7) Bettelheim B, Individual and Mass
Behavior in Extreme Situations. Journal of Abnormal
Psychology. 38, 417-452, 1953. 8) Ford C.V.,
Lies!, Lies!, Lies!: the psychology of deceit. American
Psychiatric Association, Washington 1996. 9)
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