nuvola rossa 22 settembre 2006 0:00
"Il sito del Cesap non dev’essere oscurato"
Il giudice respinge la richiesta del gruppo spirituale
Arkeon e riconosce i meriti del Centro studi abusi
psicologici. Entra nel vivo il processo iniziato dopo
le testimonianze a Canale 5. Tra i convenuti, Emilio
Fede ed RTI Spa. Codacons parte civile. E’ il primo
caso in Italia. Roma, 15 Settembre 2006
Una causa civile e circa settanta denunce penali per
presunte diffamazioni. Così il gruppo Arkeon, che promuove
un metodo per la crescita personale e spirituale, reagisce
alle critiche del Centro studi abusi psicologici (Cesap) e
alle testimonianze di alcuni fuoriusciti fatte nel corso del
programma “Tutte le mattine”, su Canale 5. Ma
l'azione legale avviata quattro mesi fa da Vito Carlo
Moccia, leader di Arkeon, e da molti suoi seguaci, potrebbe
diventare un boomerang: il Tribunale Civile di Bari ha
infatti rigettato il ricorso proposto in via d’urgenza da
Moccia e da alcune società e associazioni riconducibili al
gruppo Arkeon che chiedevano l’oscuramento del sito
www.cesap.net. Arkeon riteneva lesive le opinioni espresse
nel forum del sito, dove i fuoriusciti raccontano le
esperienze fatte nel gruppo, criticando il metodo e i
maestri. Descrivono come gli affiliati vengono separati da
famiglia e amici, esercizi simili a psicoterapie, consegne
di simboli segreti, ‘’poteri’’ taumaturgici o per
influenzare e modificare gli eventi, ed altri racconti
sconcertanti. Il Tribunale Civile di Bari ha rigettato
la domanda cautelare accogliendo le eccezioni sollevate
dalla difesa del Cesap, rappresentata dagli avvocati
Francesco De Gennaro e Alessandro Lanzi dello studio legale
Traverso & Associati, ribadendo il principio di rango
costituzionale della libertà di manifestazione del pensiero
e della stampa. Secondo il giudice, “gli interessi che il
Cesap promuove sono certamente meritevoli di tutela da parte
dell’ordinamento giuridico” e l’informazione resa è
“altamente meritoria in questo idonea a prevenire gli
effetti di un’impropria attività psicoterapeutica svolta
da operatori privi di qualificazione professionale”. A
conclusione dell’ordinanza, il giudice ha riconosciuto
l’importanza dell’intervento del Codacons,
l’associazione nazionale per la tutela dei consumatori e
degli utenti che si è costituita parte civile per sostenere
il Cesap. Tale procedimento cautelare rappresenta il
primo passo nell’ambito del giudizio civile promosso dal
‘’maestro’’ Moccia e dalle società afferenti ad
Arkeon, che hanno chiesto un risarcimento di quattro milioni
di euro ritenendo diffamanti le dichiarazioni rese da Lorita
Tinelli, presidente del Cesap, da un ex-maestro di Arkeon e
da una fuoriuscita, durante tre puntate del talk-show di
Maurizio Costanzo, “Tutte le mattine”, andate in onda a
gennaio. Costanzo, che ha sostenuto apertamente
l’attività divulgativa del Cesap, è uno dei pochi
giornalisti ad aver mostrato sensibilità nei confronti
delle vittime delle sette, affrontando più volte il tema.
Nel processo sono convenuti, a vario titolo, anche il
direttore del TG4, Emilio Fede, ed RTI S.p.A., la società
di Cologno Monzese che ha la licenza per le concessioni
televisive di Mediaset. E' la prima volta che, in
Italia, un gruppo simile promuove un'azione giudiziaria
per tentare di contrastare l'opinione e l'operato
dei critici, cercando di legittimare le proprie attività a
suon di querele. Oltre al procedimento civile, infatti, sono
circa settanta le denunce penali per presunta diffamazione
presentate nelle Procure di tutta Italia dai seguaci di
Arkeon, a titolo personale, contro il presidente del Cesap e
gli altri ospiti della trasmissione televisiva. Dalla prima
ordinanza del Tribunale di Bari, invece, già si evince
chiaramente l'orientamento del giudice, ed anche altre
associazioni hanno manifestato l'intento di costituirsi
parte civile nei numerosi procedimenti in fase di avvio.
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