Kekkul 29 ottobre 2006 0:00
GERUSALEMME - La pace in Medio Oriente rimane un miraggio?
L'università di Gerusalemme suggerisce la strada da
percorrere per realizzare il miracolo: marijuana e hashish.
Qualche giorno fa nella prestigiosa Beit Mayersdorf del
campus universitario del Monte Scopus (Università di
Gerusalemme) è stato indetto il primo convegno sul
'Joint israelo-arabo per la questione della politica
della pace e degli stupefacenti in Medio Oriente'. Nella
ricerca della pace, è stato sostenuto, la marijuana e
l'hashish possono quello che non hanno potuto decenni di
sforzi diplomatici. Dopo aver constatato che
"gli abitanti di Israele sono un esempio eccellente di
una società coinvolta in un conflitto permanente" e
che la stessa Gerusalemme, distesa ai piedi del Monte
Scopus, "rappresenta l'essenza del conflitto",
gli organizzatori hanno cercato di dimostrare che la
speranza in un futuro migliore risiede nella pianta della
cannabis, "un fattore che accomuna le Nazioni e i
popoli della Terra". Nel tentativo di dare
un'impostazione pratica al dibattito accademico, hanno
anche affermato che proprio la legalizzazione delle droghe
leggere dovrebbe dare un impulso al processo di pace.
Ignorato dai grandi mezzi di comunicazione e delle
televisioni nazionali, il convegno ha invece attirato
l'attenzione di un pubblico eclettico fra cui si
notavano studenti di aspetto serio che in extremis avevano
deciso di saltare le lezioni nella vicina facoltà di
Giurisprudenza, misti a cinquantenni usciti in apparenza dal
campus di Berkeley negli anni Settanta. In questa atmosfera
stimolante ha preso la parola Boaz Wechtel, il leader del
Partito Alè-Yarok (foglia verde) che per tre volte si è
presentato alle elezioni alla Knesset, riportando risultati
numericamente trascurabili. Secondo Wechtel ci sono almeno
tre argomenti vincenti per indurre israeliani e palestinesi
se non proprio a fumare assieme il Calumet della pace, come
nei film western, almeno a farsi uno spinello assieme.
In primo luogo, afferma, la legalizzazione delle
droghe leggere in Israele significherebbe infierire un duro
colpo a chi (come gli Hezbollah libanesi) traffica in
stupefacenti per finanziare la propria lotta armata e il
terrorismo. In secondo luogo, estese coltivazioni di
cannabis risolleverebbero le condizioni degli agricoltori
israeliani, che negli ultimi anni hanno conosciuto solo
amarezze e recessi. In terzo luogo, di questo il Partito
Alè-Yarok è profondamente convinto, il consumo di hashish
e marijuana rende le persone meno aggressive, più mansuete.
In questa lista, che si presenta al pubblico come una
formazione dedita al dialogo per la pace, non mancano gli
attivisti arabi. Alcuni di loro, pur menzionati come oratori
dal programma distribuito dagli organizzatori, hanno
tuttavia dato forfait. Un anno fa, quando
Alè-Yarok presentò la lista dei propri candidati, la
polizia israeliana compì subito perquisizioni negli
appartamenti di due esponenti arabi, uno dei quali fu anche
arrestato. Un episodio che ha lasciato il segno e che ha
indebolito la disponibilità ad esporsi. Alè-Yarok sa che
la sua è una battaglia di pochi contro molti, che
richiederà tempo e determinazione. Dopo il "picnic
alla marijuana" organizzato a maggio a Tel Aviv e dopo
il convegno di Gerusalemme su "pace e stupefacenti in
Medio Oriente" è necessario organizzare adesso nuove
iniziative che riescano a prevalere sul carattere
sostanzialmente conservatore di israeliani e
palestinesi. kEk FONTE LA REPUBBLICA
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