Silvio Barbaglia 9 agosto 2007 0:00
In risposta al sig. Luigi Tosti Don Silvio
Barbaglia _______________________________________
Egregio Don Barbaglia, ho visionato il filmato relativo
alla sua conferenza, peraltro solo dopo che mi è stato
segnalato un suo commento relativo alla mia pretesa di
chiedere al Ministro di Giustizia la rimozione dei
crocifissi dalle aule giudiziarie perché discriminatori,
cioè lesivi del diritto di eguaglianza senza distinzione di
religione. Ho scoperto che a suo giudizio questa mia pretesa
-come l’analoga pretesa del cittadino italiano Adel Smith,
di fede musulmana- sarebbe addirittura ridicola perché la
presenza dei crocifissi nelle aule giudiziarie e, in genere,
negli uffici pubblici italiani non sarebbe affatto
discriminante, dal momento che il “crocifisso non da
fastidio” e la sua presenza “non impone a chi non crede
o crede in altra religione di inginocchiarsi o di
venerarlo”. Ebbene, le rappresento, Egregio Don Barbaglia,
che il Signor Adel Smith, prima di iniziare la sua battaglia
legale, ottenne dalla maestra della scuola frequentata dai
figli l’autorizzazione ad esporre il versetto 212 della
Sura, rivendicando in tal modo la stessa dignità e gli
stessi diritti che lo Stato fascista italiano ha accordato
ai cattolici attraverso l’esposizione dei crocifissi
cattolici nelle scuole pubbliche. Il giorno successivo,
tuttavia, il Preside dell’Istituto ordinò l’immediata
rimozione del versetto della Sura coranica (scritto in
lingua araba e, quindi, incomprensibile ai più) perché
offendeva il Suo Crocifisso. Domande di Luigi
Tosti: E allora Le chiedo: 1) con quale
impudenza Lei ha il coraggio di affermare che questi
comportamenti fascisti dello Stato italiano, cioè della
Colonia del Vaticano, non sarebbero
“discriminatori”? 2) Vuole Lei forse sostenere che
i crocifissi non danno fastidio a nessuno e non impongono
atti di venerazione, mentre i versetti della Sura degli
islamici “danno fastidio ai cattolici” e “li
costringono ad atti di venerazione”? 3) Mi risponda
Don Barbaglia, se ne è capace e se è capace di logica e
coerenza. Risposte e commenti di Silvio
Barbaglia 1) Dove io avrei sostenuto nella mia risposta
che sono autorizzati o autorizzabili comportamenti fascisti?
Non ho mai detto una cosa di questo tipo, non ho mai fatto
riferimento all’episodio narrato, quello del Preside della
scuola dei figli di Adel Smith esprimendomi in accordo con
il Preside di quella scuola, non ho mai affermato che a
porre tali comportamenti fascisti fosse lo Stato italiano e
non credo possa essere definito “Colonia del Vaticano”.
In sintesi, la domanda non riprende nulla di quel che avevo
detto e non comprende il mio pensiero. Io sostenevo che la
presenza del crocifisso in luoghi pubblici (oltre ad aule di
tribunale, scuole, piazze, esterni di chiese, palazzi,
stazioni, ecc…) non dovrebbe dare fastidio nella misura in
cui esso non richiede alcuna adesione di vita, non obbliga
nessuno a guardarlo, non viene mostrato per venerazione o
per adorazione, ma indica un punto di riferimento altamente
simbolico (tra gli altri, ma certamente uno dei più
significativi in assoluto) entro cui è cresciuta la
civiltà occidentale, come memoria del dono di una vita per
l’umanità. Questo è quello che la comunità umana ha
sempre un po’ pensato. Poi sappiamo che variazioni sul
tema sono state prodotte e il sig. Adel Smith, si sa, è un
esperto del settore. 2) Per la prima parte la risposta
è sì per la normalità e la maggioranza delle persone (che
ci sia qualcuno a cui non piaccia qualcosa e che vorrebbe
abolirla, si sa: dai manifesti pubblicitari al Duomo di
Milano, ad es…); sulla seconda parte della domanda,
ritrovo che non ha alcun rilievo perché non sono stato
coinvolto nella vicenda di quella scuola e neppure posso
dire se la Sura degli islamici dia fastidio ai cattolici…
bisognerebbe chiederglielo! E se si sentano costretti alla
venerazione direi di no, come nessun musulmano si sente
costretto alla venerazione del crocifisso. 3) Credo di
essere stato capace, certamente secondo la logica che
proviene dalla tradizione classica e non quella di certa
parte di avvocati che riescono ad occultare il problema
sviando l’attenzione da un’altra parte, categoria in
cui, mi pare di capire, Lei giudice Tosti non disdegna di
collocarsi con grande maestria. Spieghi a me e a
tutti gli altri italiani razzisti per quale motivo SOLO il
Crocifisso cattolico è degno di entrare nelle scuole
italiane, mentre gli “sporchi” simboli religiosi delle
altre “infime” religioni, diverse da quella cattolica,
non meritano di entrarvi. Domande di Luigi Tosti:
1) Vi “danno forse fastidio” i simboli dell’islam?
2) E questa -secondo Lei- non sarebbe
“discriminazione”? 3) Forse Lei è per caso uno di
quelli che sostiene che gli “sporchi” ebrei e gli
“sporchi” negri non debbono entrare nei locali pubblici
perché questi sono riservati SOLO alla “superiore”
razza bianca ariana? Risponda, Don Barbaglia, e soprattutto
dia sfoggio della Sua logica e della Sua coerenza con questa
sua risposta. Risposte e commenti di Silvio
Barbaglia 1) Risposta: perché mi da del
“loro/essi”? Io e chi? Io e i cattolici, forse? Può
essere. Provo a rispondere. Personalmente nessun fastidio,
nessun fastidio neppure da parte della Chiesa istituzionale,
i documenti ufficiali lo comprovano. Cittadini italiani,
qualche fedele o gruppi di fedeli cattolici per vari motivi
hanno mostrato insofferenza nei confronti non tanto dei
simboli dell’Islam bensì di quello che ha provocato un
certo Islam (o sedicente tale) quello violento. 2)
Nessuna discriminazione: da parte mia, da parte della Chiesa
ufficiale ho già detto che non vi è discriminazione. Da
parte di gruppi di italiani (alcuni praticanti e altri no)
se reagiscono così è per difendere la propria identità
che vedono attaccata. Se la prendono anche con i Testimoni
di Geova perché trovano in loro un atteggiamento invadente.
Non se la prendono per esempio coi Mormoni, con gli Hare
Krisna, ecc… La spiegazione è più sociologica che
teologica. 3) No io non sono di quelli che pensano tali
cose degli ebrei e dei neri e neppure ho mai avuto complessi
di superiorità. Piuttosto Lei non è forse una di quelle
persone che senza nulla conoscere spara giudizi a casaccio
su gli altri con l’unico scopo di provocare, senza alcun
interesse alla ricerca del vero, del giusto e del bene, ma
solo attento alla conferma dei propri pallini e interessi
anticlericali? Le rappresento poi che anch’io,
come Adel Smith, ho manifestato la mia totale disponibilità
a tenere le udienze in presenza del Suo crocifisso, ma ho
chiesto di poter esporre la mia menorah ebraica a fianco del
simbolo cattolico, rivendicando in tal modo la stessa
dignità umana e gli stessi diritti che lo Stato fascista e
razzista italiano accordò ai Cattolici. Ebbene, gli augusti
Ministri di Giustizia Roberto Castelli e Clemente Mastella
mi hanno opposto un rifiuto perché gli sporchi ebrei non
meritano di poter esporre il loro infimo simbolo religioso a
fianco del crocifisso della “razza superiore”,
trattandosi di un vero e proprio sacrilegio. Domande di
Luigi Tosti: 1) E allora Le chiedo, Don Barbaglia,
utilizzando le Sue stesse identiche parole ed
argomentazioni: ma la menorah ebraica vi da forse così
tanto fastidio a Voi Cattolici? 2) Forse la menorah
degli ebrei vi impone atti di venerazione o di
genuflessione? 3) Avete forse ancora qualcosa contro
gli ebrei? 4) Non vi basta di averli perseguitati,
massacrati, ghettizzati e discriminati nella vostra storia
tutt’altro che commendevole e, anzi, criminale? 5)
Risponda, Don Barbaglia a questa domanda: imporre la
presenza dei SOLI crocifissi e negare agli ebrei e a tutte
le altre religioni lo stesso identico diritto non sarebbe,
secondo Lei, discriminatorio ma, anzi, una “tesi
ridicola”? 6) Attendo una Sua risposta che dia
dimostrazione della sua logica e della sua coerenza: nel
frattempo le ricordo che il mio rifiuto di soggiacere a
questa criminale discriminazione religiosa da parte degli
augusti Ministri della Colonia Vaticana mi è valsa anche la
condanna a sette mesi di reclusione ed alla sospensione
dalle funzioni e dallo stipendio, in vista della mia
definitiva rimozione dalla magistratura. 7) Tutto
questo è avvenuto con la compiacente e compiaciuta
connivenza ed approvazione del Suo augusto Pontefice, ad
avviso del quale “la presenza di Dio deve essere visibile,
attraverso i crocifissi, negli uffici pubblici italiani”:
e avete anche il coraggio di dipingervi come soggetti che
ripudiano la discriminazione e predicano la tolleranza e il
rispetto reciproco? Nel vita bisogna razzolare bene, e non
soltanto predicare bene. Risposte e commenti di
Silvio Barbaglia 1) Nessun fastidio per i cattolici,
anzi in diversi luoghi di incontro e di preghiera è anche
un simbolo usato. C’è molta stima presso i cattolici,
soprattutto di cultura, della grande e nobile tradizione
ebraica. Il cammino che la Chiesa cattolica ha fatto
soprattutto dal post-concilio in relazione ai rapporti con
l’ebraismo sono straordinari. 2) Di per sé neppure
gli ebrei dovrebbero fare atti di venerazione o di
genuflessione nei confronti della menorah, e non capisco
perché dovrebbe indurre i cattolici a farli. Lo stesso
dicasi per tutti i simboli tipici delle liturgie
ebraiche. 3) Da un punto di vista religioso e di
tradizione religiosa mi pare sia tutto molto chiaro e
positivo. Oggi è più facile trovare qualche ebreo che ha
qualcosa contro i cristiani e cattolici in specie: forse lei
è uno di questi, da come capisco. 4) Di questo, mi
pare, che Giovanni Paolo II, con azione unica seguita da
nessun altra tradizione religiosa (anche gli ebrei han le
loro pecche nella storia…), ha chiesto umilmente perdono
per le nefandezze di cui la chiesa cattolica si è macchiata
nel tempo proprio nell’anno del giubileo del 2000. Quindi,
in risposta, “ci basta e avanza…” 5) Non è
discriminatorio per il semplice fatto che il crocifisso in
aula di tribunale è simbolo culturale e non
religioso/confessionale della tradizione italiana e, ancor
prima, europea. Certo proviene da una tradizione credente,
quella cristiana. Ma un ebreo non dovrebbe riconoscersi
proprio nello stesso “crocifisso” dal momento che
presenta esattamente non un “cristiano” ma un ebreo,
Yeoshua ben Yoseph? Che problema dovrebbe fare? Quindi
nessuna discriminazione ma solo coscienza di una storia, di
una tradizione che ha costellato la cultura di simbologie
religiose trasformandole in “culturali”, come è il
crocifisso nelle aule scolastiche, nei tribunali, ecc…
Piuttosto stupisce ancora come in Italia la Bibbia, il più
grande codice culturale della storia dell’occidente non
sia mai entrato come libro di testo insegnato nelle materie
“laiche”. Questo sì è anomalo… 6) Se l’han
condannata vorrà dire –salvo ricorso e dimostrazione del
contrario- che Lei ha infranto la legge. A volte per un
valore superiore si può anche infrangere la legge secondo
la dottrina cristiana dell’epikeia, ma solo per un bene
superiore, solo se la persona è in grado di sopportare
anche le conseguenze della punizione. Il valore etico della
coscienza può portare la persona a infrangere la legge. Il
mio giudizio sulla sua vicenda sottostà alla domanda: il
giudice Tosti ha operato per un valore più alto a difesa di
un giusto diritto della collettività oppure per difendere
un proprio “pallino” e per giunta segnato da astio e
odio sostanzialmente contro la chiesa cattolica producendo
intralci di procedure giudiziali nei tribunali già
ingolfati di casi assurdi? La mia risposta, per quel che
vedo, è più sul secondo fronte. La stessa frase: “il mio
rifiuto di soggiacere a questa criminale discriminazione
religiosa da parte degli augusti Ministri della Colonia
Vaticana” è perseguibile di querela per diffamazione ed
è sufficiente questa per dare il quadro della limpidezza
dello spirito di profezia che connota l’attività di
“martire” del giudice Tosti. 7) Il Sommo Pontefice
dice quel che sembra giusto alla tradizione della Chiesa e
ha espresso il suo pensiero. Lei attendeva forse che venisse
a trovarla come recluso per potergli finalmente sputare in
un occhio visto l’amore che esprime nei suoi confronti?
Inizi a guardarsi addosso con un po’ di autocritica: ho
letto qualche suo scritto ma fa paura! Prima di dire agli
altri di predicare bene e razzolare male, ripeto anche per
lei: occhio alla trave nell’occhio! Esposizione
di Luigi Tosti Nella sua conferenza Lei ha anche
tacciato come ridicola la tesi secondo cui l’offire in
“sacrificio” la vita di un figlio da parte di un padre
sia disudecativa: dal momento che io l’ho qualificata in
termini ancor più severi -e cioè un atto di criminale
assassinio da parte di Dio- mi permetto di interloquire con
le seguenti considerazioni. Le rammento che secondo i codici
penali di tutti gli Stati esistenti sulla faccia della Terra
e secondo le Convenzioni internazionali attualmente in
vigore un qualsiasi padre cooperasse per far trucidare il
proprio figlio da terzi criminali sarebbe immediatamente
sottoposto a processo penale per “concorso in omicidio”.
Se questo padre, poi, giustificasse questo suo gesto
criminale con la necessità di “salvare terzi
colpevoli”, cioè l’Umanità peccatrice, sarebbe
sicuramente sottoposto a perizia psichiatrica: solo un
pazzo, in effetti, può concepire l’idea che da un
“sacrificio umano” -cioè dalla barbara uccisione di un
innocente- possa derivare la “salvezza” di terze persone
colpevoli e peccatrici. Forse non lo saprà, Don Barbaglia,
ma uno dei principi più elementari e fondamentali del
diritto è che “la responsabilità è esclusivamente
personale”, cioè non è ammessa la possibilità che una
persona possa rispondere delle colpe altrui, magari di
quelle dei padri. Ebbene, il messaggio che promana dal
supposto sacrificio di Gesù Cristo per “salvare”
l’umanità (un mito, questo, copiato da altri miti di
altre religioni, vedi ad es. Mitra) non solo è altamente
immorale e diseducativo, ma anche un messaggio criminale: è
infatti incocepibile e inammissibile giustificare che un
padre possa cooperare volontariamente per far trucidare un
figlio da terzi criminali perché da questo assassinio e da
questo dolore possa poi derivare la salvezza
dell’umanità. Questo mito del Dio “salvatore”
-copiato dal mito di Mitra- ha più di 2000 anni ed è stato
concepito da persone che ancora praticavano barbari
“sacrifici” umani ed animali: non so se ne rende conto,
Don Barbaglia. Il Dio biblico, Don Barbaglia, praticava
ancora sacrifici umani ed animali: e non si tratta di
allegorie o di metafore, ma di realtà che sono peraltro
comuni a pressoché tutte le religioni che sono state
concepite dagli uomini in una certa fase della loro
evoluzione (anche gli atzechi e gli incas praticavano
sacrifici umani). Dal punto di vista antropologico è stata
data la giustificazione di questi comportamenti del genere
umano: ma abbarbicarsi, oggi, all’assurdo mito del Dio
Salvatore (cioè della sublimazione dei sacrifici umani)
significa essere completamente al di fuori del tempo e della
civiltà e non rendersi conto, peraltro, di una evidenza a
dir poco solare: che cioè il supposto sacrificio del Figlio
di Dio non ha sortito, per l’Umanità, alcun beneficio.
Seguitiamo infatti sempre a morire, ad ammalarci, a
soffrire, a patire guerre etc. etc, senza che l’evento
“epocale” della crocifissione del Figlio di Dio abbia
apportato benefici per l’umanità, al pari dell’identico
e ben precedente sacrificio del Dio Mitra.
Risposte e commenti di Silvio Barbaglia Reagisco solo
con due brevi osservazioni. 1) Usare i criteri dei
codici penali occidentali per valutare significati
religiosi, culturali e teologici della tradizione
ebraico-cristiana è, come chiunque potrebbe capire, una
forzatura indebita, una violenza preannunciata
all’ermeneutica dei testi biblici. Credo non ci sia
bisogno di molte spiegazioni per dire quanto è pericoloso
esportare una forma mentis, un metodo e sovrapporlo ad
un’altra realtà la cui interpretazione ha proprie regole.
Se dovessi utilizzare il codice penale per valutare i
contenuti dei racconti biblici produrrò uno scempio che
viene irriso da chiunque capisce qualcosa di Bibbia;
diversamente se dovessi utilizzare il criterio di
interpretazione biblica per valutare i reati contemplati
dalla logica del codice pensale italiano, i giudici e gli
avvocati mi direbbero che sono fuori strada. Da esegeta dico
al giudice Tosti che è fuori strada circa la sua
interpretazione del sacrificio di Cristo. C’è una
letteratura immensa nel settore, se vuole, gli fornisco
incitazioni bibliografiche utili. 2) Sul dio Mitra e la
derivazione mitologica della figura di Gesù di Nazaret mai
esistita: direi che si tratta di una raffica di stupidate
sparate in tre righe come un “mitra”. Ci sono dibattiti
accademici di due secoli almeno che hanno affrontato la
questione: il giudice Tosti, ritenendo Luigi Cascioli un
faro della nuova scienza storica, esegetica e papirologica
spaccia tali risultati come “oro colato” e acquisizione
accademica assodata. L’oro colato del Cascioli mi pare di
averlo già vagliato: si tratta di segatura allo stato puro!
Il giudice Tosti è bene che ritorni al diritto quando deve
parlare di diritto, e quando deve esprimersi su temi di
altro tipo studi l’argomento e le motodiche apposite
inerenti alla disciplina. Domande di Luigi
Tosti: Mi sconcerta, poi, sentire dalla sua viva voce
l’affermazione che l’offerta del sacrificio della vita
di un figlio (Gesù) provenga da parte di Dio, cioè del
“Padre”: 1) mi faccia capire, Don Barbaglia, Voi
cattolici non vi siete sempre vantati, e tuttora vi vantate,
di essere “monoteisti”? 2) Monoteismo -se la
matematica e le mie reminiscenze di greco non mi ingannano-
significa ipotizzare e credere in un “unico” Dio, e non
in più Dei legati da rapporto di parentela. Come è
possibile, allora, che Dio- padre sia diverso da Dio-figlio,
cioè da Gesù Cristo, senza che ciò travolga
l’affermazione che siete “monoteisti”? 3) Se Dio
si è riprodotto, generando un Dio-Figlio con una donna
appartenente al genere umano, come si può parlare di
“monoteismo”? 4) In realtà di miti del genere la
storia dell’umanità è zeppa, Don Basrbaglia: e allora mi
dovrebbe spiegare perché gli Dei greci e gli altri dei di
altre religioni sarebbero “falsi e pagani” e solo il
vostro Dio, che genera altri dei-figli, sdovrebbe essere
vero e, per di più, meriterebbe di essere considerato -a
dispetto della matematica e dell’evidenza- come un Dio
singolo. Ma il Dio dell’Antico Testamento, egregio Don
Barbaglia, non è forse il Padre di Gesù, cioè quello che
ha creato l’universo dal nulla? 5) E se questo Dio
biblico deve essere considerato come Dio Uno e Trino, in
spregio alla matematica ed al significato delle parole, come
giustifica, Don Barbaglia, la criminalità di questo Dio
biblico che risulta attestata dalla stessa Bibbia, cioè dal
libro scritto (o ispirato) da Dio in persona? Dal momento
che Lei si qualifica biblista, presumo che conosca bene la
Bibbia. E allora Le chiedo: come può giustificare
l’operato del Suo Dio biblico? In realtà il codice penale
e le convenzioni internazionali, alle quali hanno aderito i
popoli e le Nazioni civili, bollano e condannano
inesorabilmente il suo Dio come un vero e proprio criminale
assassino, terrorista, razzista, discriminatore, genocida,
dispregiatore delle donne e degli omosessuali, intollerante,
stupratore, infanticida e a tal punto borioso e criminale da
pretendere sacrifici umani ed animali. Risposte e
commenti di Silvio Barbaglia 1) Nessun vanto da parte
del credente: bisogna vantarsi? Leggi san Paolo 2Cor 12.
Quello dovrebbe essere il vero vanto cristiano. Si legga
anche la posizione di Paolo nei confronti dei confratelli
giudei in Rm 9-11. Tale è la posizione più prossima e vera
al cristianesimo circa la verità di Dio che non sta a noi
determinare ma ci giunge in una storia rivelata. 2) La
categoria del “monoteismo” è operazione razionale di
fenomenologia religiosa, opposta al politeismo. Ma a ben
vedere la religione cristiana è “trinitaria” e non
strettamente monoteista. Se si usa tale espressione è solo
in modo analogico ma non letterale. L’unicità di Dio non
esclude la comunione tra le persone: posso dire che una
comunità è unita, è unica ed esprimo un insieme
mantenendo la caratteristica dell’unicità. L’unicità
di Dio è nella Trinità del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo. Tale è la posizione dogmatica se pure in
massima sintesi. 3) Vedi sopra. 4) Il dibattito
religioso tra Israele e le altre popolazioni rispetto alle
loro divinità va contestualizzato in una riflessione
storico-religiosa. Non c’è spazio e tempo per elaborarla.
Se la vuole conoscere le indicherò alcuni testi come
bibliografia utile per l’approfondimento. Sulla pretesa
dell’unicità del Dio cristiano, va detto più
precisamente che il cristianesimo insiste sull’unicità
del Dio di Gesù Cristo, ovvero grazie alla rivelazione di
Gesù si ha accesso ad un’innovata immagine di Dio a
partire dall’esperienza ebraica di Dio. Per questo la fede
cristiana crede che la salvezza passa attraverso Cristo
stesso, salvezza di ogni uomo anche di coloro che non lo
conoscono e non sanno. Tale è la posizione della Chiesa, e
chiunque è libero di non condividerla, ci mancherebbe, ma
questo è quello che crede la Chiesa senza stabilire un
toto-Dio per vedere chi vince e chi sia il migliore… come
mi pare di capire dalle parole dell’avv. Tosti. 5) Il
problema della violenza in Dio o di Dio è stato a lungo
studiato e contestualizzato. Va capito nel contesto. Le
faccio un esempio: noi stiamo discutendo e viviamo negli
stessi anni e in un contesto italiano, con cultura analoga.
Eppure le sue idee sono distanti mille miglia dalle mie e mi
domando come lei possa pensare in questo modo e
probabilmente anche lei si domanderà lo stesso di me.
Ebbene provi a pensare la differenza che esiste tra il senso
etico della violenza in alcune parti del mondo oggi e quello
che noi abbiamo. Oppure il valore del pudore nella nostra
cultura o solo cinquant’anni fa. Ancora: il valore
dell’opporsi alla pena di morte ed accettare se non
appoggiare pratiche abortive, laddove ci sono culture che
invertono addirittura i primati di tale modello oggi
imperante… Ecc… potremmo continuare a lungo. Quindi
chiamare Dio “criminale assassino, terrorista, razzista,
discriminatore, genocida, dispregiatore delle donne e degli
omosessuali, intollerante, stupratore, infanticida e a tal
punto borioso e criminale da pretendere sacrifici umani ed
animali” lo può fare solo uno che non gliene frega niente
di Dio tout court ed è infastidito da quelli che dicono di
crederci. Perché quello stesso Dio è colui che mostra in
modo ben più ampio e visibile nella prassi del figlio suo
Gesù il volto del perdono, della misericordia, della non
violenza… ben lungi dalla violenza che emerge dalle parole
del giudice Tosti… Esposizione di Luigi
Tosti La Bibbia, egregio Don Barbaglia, non è un
libretto allegorico, ma la fedele esposizione di quello in
cui realmente credevano e praticavano popoli analfabeti
vissuti più di 2.500 anni or sono. Queste credenze e questi
Dei, giudicati col nostro grado attuale di civiltà, sono
inesorabilmente Dei criminali: e allora mi dovrebbe
spiegare, visto che la Verità non può mutare nel tempo,
come si possa ancor oggi venerare Dei criminali partoriti
dalla mente criminale di uomini vissuti tre mila anni or
sono. In attesa di non risposte, la saluto
cordialmente. Luigi Tosti Risposte e
commenti di Silvio Barbaglia Infatti nessuno venera
“Dei criminali” ma il dio della giustizia, di una
giustizia ben più radicata ed equa di quella che lei mostra
di applicare nei suoi giudizi. Provi a far passare gli
episodi di violenza nella Bibbia dove Dio è responsabile e
vedrà che per la quasi totalità dei casi vi sta una forma
mentis alla base: schierarsi dalla parte del più debole,
dalla maledizione di Caino della Genesi a Babilonia la
grande dell’Apocalisse. E vedrà che quel tipo di giudizio
di condanna da parte di Dio è sempre a difesa di chi non è
difeso ma schiacciato dall’arrogante e dal potente su
questa terra. Anche nella violenza esiste una logica e una
teologia, non bisogna fare di tutt’un erba un fascio.
Avrà ben visto che le risposte sono giunte anche se pur
brevemente perché richiederebbero ben altri spazi, ma sono
purtroppo sicuro che a Lei non interessano le risposte
perché ha già tutte le sue convinzioni che, come si vede,
sono solo provocazioni ma non ricerca del vero, sono solo
espressione sfinterica di rabbia repressa che Lei nutre
dentro. Sono amareggiato se tale rabbia è cresciuta anche a
causa di uomini di chiesa ma le assicuro che anche Lei sta
dando del suo meglio per innalzare il livello di violenza
verbale e “criminale” nel volere denigrare e infamare
gratuitamente persone, realtà e comunità con tutto il bene
che hanno portato all’intera umanità. Non si
disturbi a scrivermi di nuovo a meno di soddisfare
nuovamente la suddetta rabbia, allora sopporterò in
silenzio nella speranza di contribuire ad una sua catarsi
interiore… Silvio Barbaglia
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