L'american dream è finito. Il sogno americano a cui milioni
di persone hanno ciecamente aderito ha iniziato a dimostrare
tutta la sua fugacità ed evanescenza, quasi come fosse una
ridicola moda passeggera. Il sogno americano sta ormai
producendo l'esatto opposto di tutto quello che aveva
inizialmente promesso: malessere sociale e povertà
endemica.
Il sogno americano di tutti ricchi e benestanti è ormai un
inquietante ricordo di quel periodo trendy che è stato lo
yuppismo dilagante di fine secolo scorso: le conseguenze
ormai devastanti sul piano socioeconomico e difficilmente
rimediabili senza sacrifici pesantissimi, sono ormai
incontrollabili, ma soprattutto solo all'inizio della loro
prima fase di metamorfosi: la crisi della terza settimana ne
è un esempio palese.
Lo scenario planetario ormai delinea un vero e proprio
mutamento epocale senza precedenti, un mutamento che
presuppone per la prima volta nella storia della nostra
civiltà occidentale un grado di povertà, disagio e
malessere sociale delle attuali giovani generazioni
inferiore a quello delle generazioni che le hanno preceduto:
in buona sostanza i figli vivranno in uno stato di
precarietà ed inquietudine economica superiore rispetto a
quella dei loro stessi padri. Per la prima volta sono i
genitori che devono sostenere i propri figli anche in età
adulta e non più il contrario.
Che la mattanza abbia inizio quindi: a cominciare dai polli.
Ma non per quei poveri pennuti bipedi macellati negli
allevamenti intensivi, quanto piuttosto per tutti quei nuovi
morti di fame in giacca e cravatta con una occupazione a
singhiozzo, finanziariamente agonizzanti per essersi
indebitati con un mutuo al cento per cento per acquistare
uno squallido bilocale in qualche degradata periferia
suburbana. Questa nuova classe sociale è un fenomenale
prodotto del turbocapitalismo multinazionale, direi quasi un
sottoprodotto di scarto mal riuscito e non calcolato a
tavolino. I nuovi polli da spennare e da macellare senza
alcuna pietà.
Povero Titanic Italia: i tuoi portavoce sono ormai ridotti
al livello di meri replicanti mediatici o politici
primedonne che stanno girando il più grande reality show
mai prodotto e profumatamente strapagato con il denaro dei
contribuenti italiani. Più che forze politiche, sarebbe
opportuno chiamarle farse politiche. Povero Titanic Italia,
il tuo freno a mano tirato con quei sei punti percentuali di
PIL necessari solo per pagare gli interessi sul debito
pubblico (ai tassi attuali) annientano ogni migliore
speranza di un futuro senza sacrifici.
Il volano del Miracolo Italiano caricato e messo in moto
alla fine degli anni 60 attraverso la ammirevole
trasformazione industriale del paese ha consentito a gran
velocità il raggiungimento di livelli di benessere e
prosperità che tutto il mondo ci ha invidiato. Adesso con
quella stessa velocità ci stiamo impoverendo e depauperando
grazie al diabolico contributo apportato anche dal cancro
terminale del Titanic Italia: il suo sistema bancario.
A tutta velocità siamo diretti verso un muro. Il muro del
pianto. Il muro su cui infrangere le speranze e le
aspettative di queste giovani generazioni di ragazzi e
ragazze italiani, svenduti ed abbandonati proprio come i
posti di lavoro che un tempo avrebbero dovuto ereditare od
occupare, ma che ora grazie alla compiacenza politica delle
attuali farse politiche di Roma (tranne la destra sociale)
vengono spudoratamente regalati a paesi feccia come la Cina
e l'India.
Se ci fosse in Parlamento qualcuno a cui stesse veramente a
cuore il destino ed il benessere del Popolo Italiano, non ci
penserebbe due volte a bandire l'ingresso di prodotti
provenienti dai paesi extracomunitari. Ma tutto questo non
avviene. L'idea nazionalistica, quasi patriottica, di
tutelare i propri confini ed il benessere delle proprie
genti soccombe innanzi a quello del capitalismo disinibito
creatore di flessibilità (o per meglio dire precarietà)
nel mondo del lavoro e competitività (o per meglio dire
delocalizzazione) nel mondo delle produzioni
industriali.
Con la scusante di questo liberismo economico, a tutti i
costi e sopra tutti i costi, si sta compromettendo il
benessere e la capacità di poter pianificare il futuro ad
intere giovani generazioni di ragazzi italiani, intere
generazioni di laureati e diplomati ridotti a fare i
centralinisti dei call centre o i piazzisti per qualche
azienda globalizzata, con l'unica conseguenza di consentire
la nascita di una nuova forma di schiavitù legalizzata nel
terzo millennio.
Povero Titanic Italia, le tue genti proprio come i
passeggeri di quella malcondotta imbarcazione sono ormai
finiti. Finiti dalla morsa opprimente dei debiti contratti
per sopravvivere o per circondarsi di beni superflui imposti
dal bombardamento mediatico della globalizzazione. Il sogno
americano ha prodotto una diabolica mutazione: per la prima
volta è il popolo a preoccuparsi di chi si insedierà nei
banchi di Roma con la prossima infornata elettorale. Siamo
veramente arrivati al capolinea. Dovrebbero essere i governi
a temere il popolo per cui fa gli interessi, e non il
contrario.
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