La Cina ha le mani sulla gola del dollaro...e per noi tutti la fine si avvicina
di COGUARO
26 gennaio 2006 0:00
la Repubblica Popolare cinese ha sparato la prima salva in
quella che può diventare una Apocalisse economica. Ha
annunciato che inizierà a diversificare le proprie riserve
monetarie in dollari.
Gulp!
Oggi la Cina ha in riserva 769 miliardi di dollari, che
costituiscono la maggior parte delle proprie riserve. E' una
cifra esorbitante, qualunque criterio di misura si voglia
adottare, e corrisponde al 30% circa del PIL cinese.
Purtroppo le spese pazze dell'amministrazione Bush hanno
reso il dollaro un cattivo investimento a lungo termine, per
questo motivo la Cina deve scegliere fra cambiare strategia
o sostenere grosse perdite. Si tratta di una questione
spinosa che la Cina deve trattare con la dovuta delicatezza
in quanto un comportamento troppo aggressivo può scatenare
una corsa alla vendita del dollaro con conseguente
svalutazione.
E' improbabile che la Cina si comporti avventatamente ma il
solo annuncio del suo cambiamento di strategia ha messo in
subbuglio i mercati finanziari.
I futures sull'oro sono già aumentati del 4% in una
settimana dal momento che i grandi acquirenti istituzionali
hanno riconosciuto che il dollaro è destinato a finire
nella spazzatura. Dalla nomina di Bush l'oro è passato da
200 dollari a 540 dollari, segno sicuro che gli investitori
hanno perso la speranza che Washington sia in grado di
controllare la spesa.
Anche se la Cina non si mette a vendere i propri dollari
c'è da aspettarsi una considerevole volatilità nei
mercati.
La Federal Reserve ha anticipato l'azione della Cina. Ecco
perché il comitato dei direttori della Federal Reserve ha
annunciato, all'inizio dell'anno, che non renderanno più
pubblichi gli aggregati monetari M3 (che comprendono i
seguenti componenti: depositi a lunga scadenza, accordi di
riacquisto, e eurodollari). In questo modo la Fed può
stampare una quantità di carta moneta tale da assorbire le
onde d'urto derivanti da improvvise grosse vendite di
dollari, senza che il pubblico venga a conoscenza di cosa
stia accadendo. Si tratta di un bel trucchetto capace di
espropriare gli americani dei loro sudati risparmi mentre il
dollaro continua a scavare la propria tomba.
Greenspan sapeva che questo giorno sarebbe arrivato, ecco
perché, probabilmente, è andato in pensione in anticipo;
godendosela alle Barbados mentre il peggio sta per arrivare.
Ecco che cosa ha riferito in aprile al comitato senatoriale
del bilancio:
"Il bilancio federale si trova in un sentiero insostenibile,
perché i grossi deficit provocano un aumento dei tassi di
sconto i quali, a loro volta, provocano un aumento dei
pagamenti per gli interessi, che provocano ancora più
grossi deficit. Se non si cambia strada tutti questi deficit
provocheranno il blocco o peggio dell'economia."
"Un sentiero insostenibile"?!?
E' stato proprio Greenspan e Bush che si sono incamminati
sul "sentiero insostenibile". E' stato lui a sostenere con
entusiasmo il taglio delle tasse del presidente, 450
miliardi annui, andati a favore dell'1% della popolazione
che dovrebbe rappresentare. Il taglio delle tasse, da solo,
ha messo il paese sulla strada della catastrofe. Con
l'azione congiunta di Greenspan e Bush il debito pubblico ha
raggiunto l'incredibile cifra di 3 mila miliardi di dollari.
Sempre lui ha favorito pratiche finanziarie dubbie (mutui a
tasso variabile, ratei a tasso zero, prestiti con solo gli
interessi) che hanno gonfiato la bolla immobiliare con una
un onda di acquisti speculativi senza precedenti. Mentre la
Fed continua ad aumentare i tassi e a stringere i cordoni
dei prestiti, la bolla si sta lentamente avviando verso
l'abisso portandosi con sé il futuro economico
dell'America.
Greenspan ha anestetizzato il paese con la politica dei
tassi a basso interesse mentre Bush e Co. hanno fatto
ricorso al massimo del credito possibile caricando la nave
con tutto quello che vi era nelle casse pubbliche. Intanto
l'economia ha cominciato ad arrancare proprio mentre
Greenspan teneva nascosti gli effetti a lungo termine dei
grossi deficit dietro una montagna di denaro a basso costo.
Adesso il pozzo è asciutto e l'America si troverà di
fronte a interessi sempre crescenti, a una economia
stagnante e a un dollaro in caduta.
La mossa della Cina ci segnala che stiamo entrando in un
periodo di instabilità economica, nel quale il futuro
dell'America si troverà alla mercè dei suoi creditori. I
tassi di interesse sui mutui americani verranno stabiliti
dalla politica economica della Cina.
Benvenuto nel nuovo mondo, compagno.
La Fed pensa di poter gestire la cosa manipolando l'offerta
di denaro di nascosto della pubblica opinione.
Si vedrà.
L'ultima volta che Greenspan ha messo in atto questo trucco
ha diminuito i tassi di 12 volte in un anno e mezzo mentre
la pressione della borsa diminuiva lasciando l'economia col
salvagente.
Greenspan sa che gli interessi bassi ("soldi facili") non
possono prevenire sempre il disastro.
Se la Cina comincia a vendere i suoi dollari è la fine per
il biglietto verde. Anche il Giappone sarà costretto a
vendere, con a poca distanza anche la Germania. Le nazioni
minori si accoderanno alla frenesia di vendita, seguiti dai
fondi pensione e altro. Si tratterà di una passeggiata
nella Repubblica di Weimar degli anni 30.
E allora? la Fed inietterà "preventivamente" miliardi di
miliardi nel sistema per far aumentare la liquidità e
soffocare sul nascere una possibile corsa al dollaro. In
questo modo si può far finta di una apparente normalità
mentre quel poco di ricchezza che è rimasta ancora alla
classe media verrà deviata nelle tasche di flanella dei
banchieri centrali grazie all'inflazione. Questo spingerà
l'economia americana verso una traiettoria discendente con
alla fine una penuria da terzo mondo.
L'America è sulla strada di una iperinflazione; che farà a
pezzi la classe media, minerà i programmi popolari sociali,
schiaccerà i sindacati, privatizzando tutte le aree del
governo federale, si "pareggeranno" i posti di lavoro (per
usare la terminologia di un guru della globalizzazione, Tom
Friedman) e gli americani saranno costretti a competere con
i lavoratori meno pagati del mondo.
Gli effetti dei grossi deficit sono ben noti. Alla fine le
galline torneranno nel pollaio mentre i poveri e la classe
media soffriranno terribilmente. Stavolta non sarà
diverso.
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