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Farmaci ai supermercati: le proposte dei farmacisti
di Giobbe
12 luglio 2006 0:00
 
Riporto quello che è stato affermato dai principali protagonisti (Presidente dell'Ordine dei Farmacisti, Direttore dell'AIFA, ecc...)
Vorrei sapere l'idea dell'ADUC e degli interessati.

Fuori dalla farmacia ma con razionalità

Nel corso dell'incontro organizzato, ieri a Roma, dall'Associazione nazionale industria farmaceutica dell'automedicazione (Anifa), tema centrale è stato la possibilità di creare una lista dei farmaci "vendibili fuori dalla farmacia"
Ad aprire la discussione, Nello Martini, direttore generale dell'Aifa, il quale si è detto d'accordo sulla possibilità di regolamentare la questione: "Si può ragionare sulle singole molecole - ha spiegato infatti Martini - poiché ce ne sono alcune che, per la loro natura, hanno più necessità di essere vendute in farmacia che nel supermercato". Il numero uno dell'Aifa ha puntualizzato che il campo va circoscritto anche perchè i supermercati non hanno la capacità di accogliere l'intera offerta di prodotti.

Un commento positivo è arrivato da Giacomo Leopardi, Presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, che ha rivendicato il ruolo propositivo della Federazione in questa e altre iniziative. "La previsione di liste ragionate di farmaci per i quali consentire la vendita fuori farmacia va in direzione di una riduzione dei rischi per la salute pubblica. Del resto - ha spiegato Leopardi - proprio questa è una delle misure che avevamo indicato alla ministra Turco nel corso del nostro incontro di venerdì scorso. Se proprio si deve imboccare la strada del "fuori farmacia" perseguita dal Dl Bersani - ha continuato Leopardi - diventa un imperativo assoluto cercare di ridurre i possibili rischi che possono derivare alla salute dei cittadini da un accesso allargato e dall'uso inappropriato di farmaci". "Tra i farmaci senza obbligo di ricetta sono infatti presenti molecole importanti e con elevati profili di rischio, che vanno considerate con estrema attenzione, procedendo se e quando è il caso a una loro riclassificazione prima di consentirne la vendita in esercizi diversi dalla farmacia. E credo che questa sia una necessità, prima ancora che un'opzione". Secondo il presidente della Federazione, molto al riguardo potrà fare l'Agenzia nazionale del farmaco, valutando quali prodotti - tra le molecole con i più elevati profili di sicurezza e di uso più consolidato - possano essere venduti liberamente e quali invece richiedano una distribuzione riservata al farmacista in farmacia per evitare possibili rischi per la salute pubblica. Sempre l'Aifa potrebbe procedere a definire in punta di valutazione scientifica, sanitaria e tecnica le posologie e i dosaggi dei prodotti per i quali consentire la vendita in altri esercizi, così da ridurre a livelli minimi e ragionevolmente accettabili eventuali pericoli per gli utilizzatori.

La soluzione della lista, oltre tutto, potrebbe anche aprire la strada alla possibilità di una vendita non assistita dei farmaci in essa contenuti, eliminando così il vincolo previsto dall'attuale formulazione del decreto, che prevede appunto una non ben precisata "assistenza" obbligatoria del farmacista. "Una revisione del decreto Bersani in questi termini non solo non lederebbe ma per alcuni versi rafforzerebbe l'impianto del provvedimento, permettendo la reperibilità di prodotti da automedicazione anche in autogrill, porti e aeroporti, solo per fare un esempio" sostiene Leopardi. "Ma soprattutto - ed è la cosa che sta più a cuore alla nostra Federazione - riporterebbe entro limiti accettabili i rischi per la salute pubblica, che in questo modo sarebbe meno esposta all'uso inappropriato di molecole importanti".

Mandelli, le ragioni scientifiche della lista

"L'ipotesi di indicare in un'apposita lista quei farmaci in possesso del necessario requisito di un elevato profilo di sicurezza e di uso ben consolidato è perfettamente in linea con il modello seguito in quella minoranza di paesi europei che hanno scelto la strada di vendere farmaci da automedicazione anche fuori dalla farmacia ma evidentemente si rendono conto di dover comunque proteggere la salute dei loro cittadini".

Ad affermarlo è il vicepresidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Andrea Mandelli, precisando come i pochi paesi della Ue dove la vendita di farmaci senza ricetta è liberalizzata si sono immediatamente preoccupati di adottare adeguate misure a tutela della salute dei cittadini. "Nel Regno Unito, primo e principale paese con una tradizione di doppio canale per i farmaci senza prescrizione, è possibile ad esempio vendere fuori dalle farmacie solo molecole che hanno dato prova in decenni di uso clinico di essere estremamente sicure e che sono indicate dall'autorità sanitaria in un'apposita lista" spiega Mandelli. "Non solo: per alcune molecole, ancorché conosciutissime e di uso comune, sono previste ulteriori restrizioni, in termini di dosaggio del principio attivo e di quantità contenute nelle confezioni" Secondo il vicepresidente della Federazione, situazioni simili si rintracciano anche negli altri paesi che hanno ammesso gli Otc alla vendita in altri canali. Mandelli sottolinea però anche un altro fenomeno che si sta registrando in Europa: "Molti tra i paesi diciamo così "liberisti" in materia di distribuzione farmaceutica stanno attentamente riconsiderando la situazione" spiega.

"In Olanda è in corso una revisione del numero e della tipologia di farmaci in vendita libera, al termine della quale si prevede una sostanziale restrizione delle referenze disponibili al di fuori delle farmacie. Altrettanto sta avvenendo in Polonia e sono ben noti i ripetuti interventi dell'autorità regolatoria inglese sui supermercati da una parte - per censurarne e punirne le frequenti contravvenzioni alle regole fissate per la vendita dei farmaci, come ad esempio le offerte speciali, vietate dalla legge - e sul governo dall'altra, per invitarlo a interventi che riducano ulteriormente i prodotti in libera vendita". Secondo Mandelli, la lista dei "fuori farmacia" è dunque uno strumento non soltanto lecito, ma assolutamente necessario. "L'importante è formularla guardando alle ragioni della salute degli italiani" conclude il vicepresidente federale "ma al riguardo il ministro Livia Turco in sede politica e il direttore dell'Agenzia nazionale del Farmaco Nello Martini in sede tecnico-scientifica offrono le più ampie garanzie".

 
 
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