20 settembre. Quel capitano ebreo che, in fondo, fece un
favore al Papa...
di NICO VALERIO
Il varco, la breccia aperta il 20 settembre 1870 dalle
cannonate degli artiglieri piemontesi del generale Cadorna
nelle mura di Roma, vicino alla bella e monumentale Porta
Pia, rappresentava per i liberali italiani insieme la fine
del Risorgimento, il completamento dell'unità nazionale e
la conquista della capitale storica.
Per i cattolici papisti voleva dire l'introduzione forzosa
dei principi del liberalismo e la fine del potere temporale
del papato, cioè dell'abnorme figura del "Papa Re".
Ma, visto col senno di poi, per tutti i cattolici, liberali
e papisti, il 20 settembre era in realtà il giorno della
rinascita, l'inizio della riscoperta della sfera puramente
spirituale e religiosa del cattolicesimo, come era già
avvenuto nell'Europa del nord protestante. A Roma e nel
Centro Italia (Stato della Chiesa) le incrostazioni da
eliminare erano tante, anche rispetto ad altri Paesi
cattolici, e proprio per i guasti e la corruzione che il
potere temporale aveva generato sul territorio e tra le
coscienze. Da allora, insomma, anche i cristiani italiani
come i cristiani francesi, tedeschi, spagnoli o americani,
smisero di adorare un parroco, un monsignore, un Prefetto
della Fede, un Cardinale, un Nunzio, un Ministro, un
Delegato di Sua Santità. E riscoprirono, se non Dio, almeno
la propria coscienza di Dio.
Tutto merito d'un ebreo.
Ma sì, l'ufficiale israelita piemontese a cui il cattolico
Cadorna affidò il compito del primo bombardamento delle
mura, per evitare - oh, delicatezza de "li cavalieri
antiqui" - che la scomunica decretata dal Papa a chi per
primo avesse comandato di sparare toccasse la quasi
totalità degli ufficiali italiani. Squisitezze di coscienza
d'epoca, machiavelli morali del buon tempo antico che oggi
fanno sorridere, ma che dimostrano che non furono i perfidi
atei, i mangiapreti, i radicali, i rivoluzionari - che erano
una minoranza - a combattere contro il Papa-Re per l'unità
d'Italia e i principi liberali, ma i tantissimi liberali
cattolici. Che, non erano neanche tutti moderati, anzi.
Però, scusate, facciamo un po' di filologia
storico-militare. Tutti dicono che questo benedetto
ufficiale ebreo era "un tenente che sparò le prime
cannonate". Doppio errore. Gente che non ha neanche fatto il
servizio militare. Se no, saprebbe che un ufficiale non può
essere addetto ad un cannone. Dunque il "tenente" al massimo
avrà ordinato di sparare. Bene. Ma, ditemi, vi pare
possibile che un ordine così importante, destinato a
cambiare la storia d'Italia, il generale Cadorna lo
affidasse ad un giovane ufficiale inferiore? No, lì ci
voleva almeno un capitano. E infatti, fu il capitano Segre,
ebreo e piemontese tutto d'un pezzo, a ordinare l'attacco
fatale.
"C'è una tomba nel cimitero ebraico di Chieri sulla quale
è scolpito un simbolo: due cannoni incrociati. È la tomba
di un ufficiale di artiglieria, il capitano Segre, che nel
1870 diede l'ordine di "Fuoco!" che aprì la breccia di
Porta Pia", ricorda Guido Fubini in una pagina dell'Unione
delle Comunità ebraiche.
Segre, un protagonista sconosciuto, uno dei tanti eroi del
Risorgimento liberale a cui purtroppo non è dedicata
nessuna strada o piazza d'Italia. Grazie, capitano Segre. E
grazie ai tanti liberali e patrioti ebrei che animarono il
Risorgimento e poi nell'Italia liberale unita salirono con
la loro intelligenza ai posti di prestigio in tutti i campi,
dall'esercito alla scienza, dall'industria
all'amministrazione, alla politica.
A lei, capitano Segre, dedichiamo la più bella, la più
vera delle feste nazionali, quella ricorrenza del 20
settembre che il fascismo cinicamente, per puro calcolo
politico (Mussolini era ateo), per un piatto di lenticchie
eliminò dopo il Concordato, e che ora deve essere
assolutamente ripristinata.
Ed è una vergogna che i tanti "liberali" di oggi (i Biondi,
i Martino, i Costa), opportunisticamente nascosti nel
Centro-destra, non lo chiedano. Ma attendiamo che lo
chiedano anche i riformatori ex-radicali Taradash e Della
Vedova, che non possono continuare ad attenuare i temi della
laicità. Lo ha dovuto proporre - pensate un po' -
l'onorevole Grillini (Ds, ex Arci-gay), che sempre più
spesso nelle interviste a Radio radicale si dichiara
"liberale" e laicista [lui dice "laico", giustamente, ma io
uso questa parola, che noi liberali non abbiamo mai usato,
solo per farmi capire dai neo-clericali, che l'hanno
inventata], rilanciando così una vecchia e ricorrente
proposta dei Radicali Italiani.
Viva il "XX Settembre", la nostra vera, unica, festa
nazionale. E poi, scusate, sarebbe anche un risparmio:
migliaia di strade e piazze intitolate ci sono già.