In vari articoli e nel documentario “Scie chimiche: la
guerra segreta” avevamo preannunciato e paventato un
incremento della mortalità a cause delle massicce,
diuturne, micidiali operazioni di geoingegneria bellica. Ora
giunge una conferma dall’ISTAT. E’ una conferma che non
avremmo mai voluto avere. I giornalisti che hanno riportato
la notizia, basata su indagini recenti, si arrovellano
cercando di capire quale possa essere la causa del fenomeno.
Noi non ci arrovelliamo. Conosciamo la risposta ed è la
seguente: la ragione principale dell’incremento nella
percentuale dei decessi va ricercata nelle chemtrails.
Qualcuno potrebbe obiettare, adducendo l’argomento secondo
cui le statistiche non sono attendibili, ma è sufficiente
considerare quanti tra parenti, amici e conoscenti in questi
anni o si sono purtroppo ammalati o sono deceduti per
comprendere che i numeri in oggetto corrispondono ad una
triste realtà. Per amore di completezza e per non essere
accusati di procedere a senso unico, ricordiamo le cause
precipue della contaminazione ambientale:
• Geoingegneria clandestina
• Centrali nucleari (scorie e fughe radioattive)
• Inceneritori
• Discariche
• Campi elettromagnetici
• Uso di ordigni bellici
• Zootecnia, agricoltura industrializzata ed attività
manifatturiere
• Traffico veicolare (benzene, nanoparticolato dei motori
Diesel etc.)
• Altre fonti
Dalle statistiche mensili elaborati dall’ISTAT si rileva
come il totale dei morti in Italia nei primi otto mesi del
2015 – ultimo aggiornamento a tutt’oggi disponibile –
sia aumentato di 45mila unità rispetto agli stessi primi
otto mesi del 2014 . La cosa non è affatto marginale, se si
pensa che ciò corrisponde ad un aumento dell’11,3% e che,
se confermato su base annua, porterebbe a 666mila morti nel
2015 contro i 598mila dello scorso anno. Si tratta di un
incremento di ben 68mila unità che appare in gran parte
concentrato nella componente femminile (+41mila) e che
verosimilmente coinvolge soprattutto la fascia più anziana
della popolazione residente nel nostro paese. Il dato è
impressionante, ma ciò che lo rende del tutto anomalo è il
fatto che per trovare un’analoga impennata della
mortalità, con ordini di grandezza comparabili, si deve
tornare indietro sino al 1943 e, prima ancora, occorre
risalire agli anni tra il 1915 e il 1918: due periodi della
nostra storia segnati dalle guerre che largamente spiegano
dinamiche di questo tipo. Viceversa, in un’epoca come
quella attuale, in condizioni di pace (?) e con uno stato di
benessere (?) che, nonostante tutto, è da ritenersi ancora
ampio e generalizzato, come si giustifica un rialzo della
mortalità di queste dimensioni?[…]
Non basta evocare l’invecchiamento demografico
Non potendo ancora disporre dei dati puntuali
sull’incidenza dei decessi per singola età e per genere
nel corso del 2015 – dati che ci consentirebbero di
valutare gli eventuali cambiamenti del rischio di morte –
possiamo sin d’ora cercare almeno di capire se, e
soprattutto in quale misura, l’impennata di mortalità del
2015 sia ascrivibile al semplice processo di invecchiamento
della popolazione italiana o se, invece, abbia altre cause.
[…] Le modifiche nella struttura della popolazione
spiegano solo in minima parte la maggior frequenza di
decessi. Infatti, se i rischi di morte fossero restati
invariati rispetto a quelli osservati di recente (ISTAT
2014), l’aumento del numero di persone anziane avrebbe
dato luogo solo a 16mila decessi in più rispetto al 2014. E
le altre 52mila unità aggiuntive a che cosa sono dovute?
Aspettando nuovi elementi
La questione resta dunque aperta. Tra qualche mese avremo
certamente dati più esaurienti che, ci si augura,
consentiranno spiegazioni plausibili. […] È la presenza
di 68mila morti in più, se confermata dal resoconto di fine
anno, rappresenta un segnale importante che la demografia
consegna alla riflessione sia del mondo scientifico sia di
quello della politica, della pubblica amministrazione e
dello stato sociale (tutti insieme appassionatamente
coinvolti nel negare la geoingegneria clandestina alias scie
chimiche, n.d.r.). E’ un evento “straordinario” che
richiama alla memoria l’aumento della mortalità nei Paesi
dell’Est Europa nel passaggio dal comunismo all’economia
di mercato: un “déjà vu” che non vorremmo certo
rivivere. Il controllo della spesa sanitaria sempre e a
qualunque costo – in un momento di recessione economica
– può avere effetti molto pesanti sul già fragile
sistema demografico. Dobbiamo esserne consapevoli.