I dati che caratterizzano la distribuzione dei farmaci
possono così essere sintetizzati: a) il prezzo finale del
prodotto è imposto; b) i margini di utile sono rigidi; c) i
distributori all'ingrosso hanno l'obbligo di acquistare i
prodotti (per il 90% dei farmaci in commercio, di detenerli
per distribuirli nelle 12 ore successive alla richiesta di
acquisto. A ciò si aggiunga che i singoli prodotti non sono
sostituibili (la scelta è imposta dal medico che prescrive
il farmaco) e che l'efficienza della distribuzione si regge
non nella prontezza della fornitura, ma nel grado di
soddisfazione del farmacista per tutte i farmaci di cui ha
bisogno. Il consumatore finale deve infatti poter acquistare
ogni medicinale oggetto di prescrizione dal farmacista. Va
infatti considerato che i canali di immissione del farmaco
sono controllati dalla pubblica amministrazione (in forza di
autorizzazione amministrativa per l'immissione del prodotto
sul mercato) e che anche la commercializzazione del farmaco
è sottoposta a controllo amministrativo (essendo sottoposto
il distributore ad autorizzazione e controlli, con obbligo
di detenere il 90% dei farmaci in commercio) e persino il
consumo del prodotto è prestabilito da chi esercita una
funzione pubblica ( la scelta del singolo farmaco non è
libera ma dipende da prescrizione medica).
A questo punto, la ragione per non liberalizzare l'attività
di farmacista conseguirebbe a tali principi. Sembra tuttavia
che l'interesse del consumatore sia anche quello di non
doversi spostare per chilometri per acquistare un farmaco e
di poter contare su un prezzo prestabilito. Ciò non è in
contraddizione con l'elevazione del numero delle farmacie,
dato che, a quel che consta, già in ogni farmacia lavorano
(più o meno come dipendenti) laureati in farmacia. Perchè
costoro non possono aprirsi una farmacia per conto loro?
Solo perchè i margini di utile sono minimi? Solo perchè
dividendo ricchezza si ha povertà? Perchè lo stesso
problema non si pone per altre categorie di commercianti,
per i quali pure vi è imposizione o controllo dei prezzi al
consumo?
In ogni caso, pur se si dovesse condividere la scelta di un
"numero chiuso" di farmacie, non può esservi dubbio che la
distribuzione dei farmaci non può essere selettiva. Se
l'impresa farmaceutica potesse scegliere a chi distribuire i
farmaci (distributori all'ingrosso affiliati) finiremmo per
far dipendere la distribuzione dalla scelte organizzative
delle grosse industrie farmaceutiche. Il che sarebbe il
peggiore dei mali.
Cordialmente by V&S
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