Ringraziamo "L'Espresso" per avere di nuovo posto
all'attenzione della pubblica opinione la questione delle
"pensioni" degli onorevoli.
Alla faccia di tutte le discussioni sull'innalzamento del
limite di età, di aumento degli anni di contribuzione,
della revisione dei coefficienti di rivalutazione, gli
onorevoli (i disonorevoli?) continuano a percepire pensioni
d'oro (totalmente cumulabili) con pochi anni ed a partire da
50 anni di età.
Il problema, purtroppo, riguarda anche i numerosissimi
disonorevoli regionali, che percepiscono pensioni identiche
a quelle dei parlamentari quando si tratta di regioni
autonome e pensioni di poco inferiori quando si tratta di
regioni ordinarie.
Pensioni d'oro anche per chi si è fatto vedere sui banchi
delle assemblee soltanto poche volte.
A questi "signori" nessuno chiede il conto delle
presenze.
Ma quanta prosopopea quando parlano delle pensioni degli
altri!
Nessuno che presenti un disegno di legge per proporre una
totale abolizione di questo disonorevole malcostume, che
consente a qualsiasi imbecille baciato dalla fortuna di
percepire pensioni equivalenti a 5-6 stipendi di un normale
impiegato.
Anche i "rivoluzionari" della sinistra, sono prudentemente e
deliberatamente assenti.
Le loro battaglie non riguardano minimamente l'abolizione
dei loro odiosi privilegi.