Alla Media Robecchi In sette l'accusano: «Così condiziona
i ragazzi» Lei replica: «Sono offesa e pronta a chiedere i
danni» di Lorella Glauco
VIGEVANO. Parlare di Dio in classe è come avventurarsi in
un campo minato. Non esplodono bombe, ma esposti alla
procura. Un gruppo che si definisce «di genitori
cattolici» della media Robecchi scrive accusando
un'insegnante di «avere più volte ribadito a lezione di
essere atea».
La lettera è indirizzata al preside Lucio Sollima e, per
conoscenza, al procuratore della Repubblica, al provveditore
agli Studi, al consiglio d'istituto, alla Curia e alla
stampa locale. Il testo, seguito da sette firme scritte a
penna, ma di difficile decifrazione, chiama in causa
l'insegnante di lettere del corso E, colpevole, secondo i
genitori, «di atteggiamento alquanto grave e
deontologicamente scorretto», in quanto «ha più volte
ribadito, durante le sue lezioni, di essere atea e di non
credere in Dio». I firmatari poi si rivolgono al preside:
«Le rammentiamo che l'insegnante esprime a dei minori un
concetto personale, condizionandoli, senza un
contraddittorio, e non rispetta la pluralità delle idee e
della cultura in generale, abusando e snaturando il concetto
stesso di libertà di insegnamento. Per quanto espresso,
riteniamo di dover denunciare il fatto alle autorità
competenti per abuso della professione di insegnante e abuso
ideologico continuato su minori».
L'altra campana è quella della professoressa, che ieri non
aveva lezione ed è stata avvertita a casa dal preside.
«Sono allibita, affranta e offesa - dice con un groppo in
gola -. Dopo 21 anni di insegnamento, di professionalità
mai messa in dubbio, fa male sentirsi accusati così, messi
all'indice come se fossimo ai tempi dell'Inquisizione.
Francamente non mi ricordo di avere pronunciato quelle
frasi. Può essere capitato, magari avrò risposto ad una
specifica domanda, ma niente di più e non ho mai offeso la
sensibilità di nessuno». L'insegnante nega di avere mai
professato convinzioni politiche o religiose con intenti
impositivi o propagandistici. «Se sono atea? Diciamo che
sono una persona che ha dei dubbi e posso avere espresso
qualche dubbio sulla condotta della gerarchia ecclesiastica
spiegando ai miei allievi la Riforma protestante e la
Controriforma. Ma se si chiede a qualcuno se è ateo e
risponde di sì commette un reato? E se dicessi che sono
musulmana, mi manderebbero al rogo? Se vogliamo alzare un
polverone, alziamolo, ma mi sento mortificata, vittima di
una cattiveria gratuita che forse nasconde solo risentimenti
personali». La professoressa è pronta ad avviare azioni
legali. «Mi rivolgerò ad un avvocato - dice - e se i
genitori non usciranno allo scoperto confrontandosi faccia a
faccia chiederò i danni a tutti. Soffro di tachicardia e
ipertensione e questa vicenda mi ha prostrata».
Il Preside
«Ma prima dovevano informare la scuola»
VIGEVANO. «Non ho ancora ricevuto la lettera - afferma il
preside Lucio Sollima -. Non appena arriverà, avvierò una
verifica». La scuola Robecchi, qualche mese fa, era stata
al centro di un altro caso: le lezioni di educazione
sessuale sospese su richiesta di un gruppo di genitori. Ora
una nuova polemica, su cui il preside vuole fare luce. Ieri
Sollima ha parlato con la professoressa e stava cercando di
rintracciare i genitori firmatari della lettera. «Voglio
rendermi conto della situazione - continua Sollima - e
capire se quelle frasi siano state pronunciate e,
soprattutto, in quale contesto». Il dirigente scolastico
esprime un rammarico. «Nessuno mi ha mai esposto il
problema - dice Sollima - mi spiace, quindi, che i genitori
abbiano preferito scrivere prima di parlarne a scuola».
Intanto giungono manifestazioni di solidarietà
all'insegnante. «Le esprimo la mia stima incondizionata -
afferma il collega Massimo Sala - e considero assurda quella
lettera». Alcuni docenti stanno pensando di preparare un
documento di solidarietà. (l.g.). La Provincia pavese,
10.03.2006.
Axteismo, No alla chiesa, no alle religioni
Movimento Internazionale di Libero Pensiero
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