Come era facile immaginarsi, dopo le allucinanti
"confessioni" di V. Emanuele, il pupillo dei fascisti
italiani (Fini esternò gravissime parole all'indirizzo del
giudice Woodcock che stava indagando sul re assassino), il
caso Harmer, la vittima dell' "annoiato" e mancato re
d'Italia, è destinato a riaprirsi e questo volta non ci
sarà d'Estaing a trarlo d'impaccio.
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da Repubblica online:
La testimonianza di Niki Pende, il medico che quella
notte
del '78 fu aggredito da Vittorio Emanuele
Savoia: si riapre il caso Hamer. "Se la cavarono grazie a Giscard"
di LAURA LAURENZI
ROMA - Bufera dopo le intercettazioni di Vittorio
Emanuele di Savoia, quelle parole pronunciate nella cella di
Potenza in cui il figlio dell'ultimo re d'Italia ha ammesso
di avere sparato a Dirk Hamer e di avere "fregato i
giudici". Insorge il Codacons: "Il Csm punisca severamente
chi autorizza e diffonde intercettazioni inutili". E
aggiunge: "Nello specifico, se Vittorio Emanuele ha gabbato
a suo tempo i giudici francesi, questo vuol dire che egli ha
esercitato bene il suo diritto etico e giuridico di
difendersi, e che probabilmente quei giudici che hanno
sbagliato erano o incapaci, o incorrotti". Per l'avvocato
difensore Giulia Bongiorno le parole del principe "sono solo
piccoli frammenti estrapolati da contesti molto più
ampi".
Parole destinate a riaprire una ferita "che scotta ancora",
commenta Niki Pende, il medico romano con la fama del
playboy con il quale, quella maledetta notte del 17 agosto
'78 a Cavallo, Vittorio Emanuele ebbe una lite per l'uso di
un canotto, degenerata in una sparatoria. "Dovevo morire io
al posto di quel ragazzo, era me che voleva colpire quel
vigliacco, voleva darmi una lezione", racconta.
Chiede che sia fatta giustizia, dopo un processo che non
esita a definire "comprato, una barzelletta, una vergogna".
Si domanda perché la magistratura francese, dopo avere
assolto Vittorio Emanuele, "non abbia alzato un dito per
cercare il vero colpevole". E chiede un po' di giustizia
anche per sé: "La nostra fu raccontata come una lite fra
due gaudenti che conducevano una vita futile, mentre invece
è esplosa perché quella notte c'era una persona che girava
armata e non ha esitato a fare fuoco e a uccidere".
"La famiglia Hamer è stata perseguitata in tutti i modi
dalla sventura, tartassata. Vittorio Emanuele ha ucciso il
povero Dirk Hamer due volte: la prima quando gli ha sparato
e la seconda quando grazie ai suoi mezzi avrebbe potuto
salvargli la vita ma non lo ha fatto".
Invece di essere immediatamente trasportato in elicottero o
in aereo o con un motoscafo veloce in un grande ospedale
attrezzato, Hamer fu curato da un medico locale, in Corsica:
"Dopo otto ore fu messo nelle mani di un chirurgo ottantenne
che si limitò a suturargli la ferita, mentre avrebbe dovuto
fargli un bypass". E così la gamba andò in cancrena e
cominciò quell'atroce agonia che sarebbe durata 111
giorni.
Pende torna a ripetere che si trattò di "un processo
corrotto. E poiché lo sapevano tutti, quello che mi
stupisce è che Vittorio Emanuele, una volta rientrato in
Italia, sia stato ricevuto non solo dalle massime autorità
dello Stato, ma anche dal Papa. E mi indigna anche che quel
verme non si è mai pentito, non ha mai chiesto
perdono".
Ci sarà un nuovo processo? Pende tende ad escluderlo:
"Penso che succederà ben poco. Se la magistratura di uno
Stato assolve, non credo che la magistratura di un altro
Stato, grazie a delle intercettazioni, possa far riaprire il
caso per un fatto che è accaduto fuori dai suoi confini. Ma
la giusta punizione per Vittorio Emanuele è la pubblica
gogna. Che tutti sappiano chi è e che cosa ha fatto, visto
che è stato lui stesso a raccontarlo. Uno che, prima di
mettersi a sparare quella notte a Cavallo - lo sapevano
tutti - faceva il venditore d'armi per Giscard d'Estaing,
che poi lo ha salvato. Vendeva armi all'Iran e a piccoli
dittatori sanguinari".
Da lunghi anni ormai Birgit Hamer, già Miss Germania nel
1976, anche lei presente sulla barca la notte della
sparatoria, è tornata a vivere in Germania, da dove segue a
distanza le vicende giudiziarie del principe di Savoia. "Ci
siamo sentiti molto spesso, l'ultima volta a giugno, dopo
l'arresto di Potenza, mi chiedeva se si sarebbero aperti
spiragli per una revisione del processo", racconta Pende.
Dieci anni fa la Corte per i diritti dell'uomo di Strasburgo
respinse una richiesta per risarcimento danni
dell'equivalente di circa tre miliardi di lire che la
sorella di Dirk Hamer avanzò nei confronti dello stato
francese. Il ricorso era basato sull'eccessivo dilatarsi dei
tempi - 13 anni - prima della conclusione del processo. Nel
respingerlo, ribaltando la sentenza di primo grado, la Corte
stabilì che Birgit Hamer non era "parte direttamente
interessata".
(11 settembre 2006)
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