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TOTALITARISMO CATTOLICO
di Sergio
30 marzo 2007 0:00
 
Roberto Formigoni, presidente della regione Lombardia: "La Nota della CEI è vincolante per i politici Cattolici lo dice la Nota stessa; l'autonomia di un politico che vuole essere cattolico è ovviamente all'interno della fede che egli dice di professare" (fonte Corriere della Sera del 30 marzo 2007).

L'azione politica di un cattolico ruota intorno alla fede; ha la fede come riferimento ed è sempre la fede che segna il perimetro della sua attività legislativa. La fede dunque, e non l'interesse e il bene comune tenendo ben presenti tutte le istanze della società civile. Accidentalmente può capitare che ci sia sintonia tra quanto deciso in conformità alla fede e il bene comune; ma ciò è casuale, secondario.
Potremmo definire Formigoni il presidente dei cattolici della regione Lombardia. Il suo operato e quello della giunta che presiede ha il dichiarato obiettivo di soddisfare le istanze cattoliche; gli altri si accontentino di ciò che marginalmente e occasionalmente la maggioranza cattolica vorrà fare per loro.
Dalla religione di stato, con il corollario dei culti ammessi, siamo passati ai "cittadini cattolici", meritevoli di tutela e attenzioni, e ai "cittadini ammessi" (purtroppo i bei tempi delle persecuzioni e dei roghi sono andati.).

Ho sempre pensato che l'espressione "cattolicesimo democratico" fosse un ossimoro.
Non nego che esistano dei cattolici autenticamente democratici ma si tratta di ingenui, oserei dire idioti e la mente va a L'Idiota di Dostoevskij; ingenui e cattivi interpreti del pensiero cattolico che hanno creduto nel percorso conciliare, ritenendo - sbagliando - che la Chiesa cattolica si fosse lasciata alle spalle la cultura assolutista che biecamente aveva per secoli corrotto la comunità ecclesiastica e umiliato e offeso Cristo e l'umanità intera.
Si sbagliavano.
La Chiesa ha, per tatticismo e convenienza politica, fatto buon viso a cattiva sorte, in attesa di tempi migliori.

Oggi, la divisione dei cattolici tra i due schieramenti politici offre alla Chiesa la ghiotta opportunità di rilanciare la propria guida politica, lasciandosi inseguire dai cattolici di centrodestra e da quelli di centrosinistra: mai la politica clericale è stata in Italia così forte dalla fine del fascismo (ma è poi finito? O è solo scomparso l'olio di ricino e il manganello? Siamo certi che la repubblica italiana non sia fondata sulla "resistenza del fascismo" che trionfa immolando Mussolini?).
Se la Chiesa può osare tanto è a causa della fragilità e incapacità del ceto politico.

Il cattolicesimo per sua intrinseca natura non può essere democratico, non conosce pluralismo. Quando una Chiesa non si accontenta del riconosciuto e tutelato diritto alla libertà di culto ma vuole altro dal diritto e dalle leggi allora si pone fuori da un ordinamento democratico, cessa di essere religione e diviene potere politico. Cristo non inviava lettere o note a Tiberio Cesare.

Per i cattolici la democrazia si riduce al rapporto voto-potere. Potrebbe andare anche bene se le elezioni non fossero truccate: una competizione non sarà mai alla pari se una parte dispone liberamente di ingenti risorse pubbliche a scapito delle altre. La parte cattolica può contare sulla Chiesa, mantenuta con i soldi pubblici cioè di tutti, su significativi spazi nel mondo dell'informazione e della formazione (ancora una volta grazie a fondi pubblici). Gli altri hanno solo le briciole. Negli anni cinquanta il comunista di "strada" rispondeva all'accusa di ricevere finanziamenti da Mosca affermando "la DC può contare sulla Chiesa e sugli americani". Siamo giunti così sino a tangentopoli.

Dittatura della maggioranza, dunque. Se i cattolici fossero la maggioranza i loro provvedimenti avrebbero valore erga omnes non perché pensati nell'interesse collettivo ma per il diritto della maggioranza di decidere per tutti. Lo stesso risultato si ottiene condizionando con la presenza cattolica la maggioranza. La maggioranza non è interessata alla mediazione (e la politica è mediazione) per dare risposte alle domande che salgono dalle diverse componenti della società; interessano solo le domande che provengono dai propri fratelli di fede.

Abbiate allora l'onestà di modificare la costituzione.
I parlamentari non rappresentano la Nazione.
I parlamentari decidono per la Nazione con vincolo di mandato.
Introduciamo il vincolo di mandato, introduciamo l'obbligo all'obbedienza. Il parlamentare deve votare in conformità a quanto deciso dal partito di appartenenza. Se vuole votare contro deve dimettersi e nel collegio che lo ha eletto si svolgerà una nuova votazione. Il parlamentare non può cambiare partito di appartenenza; se vuole farlo deve dimettersi e si procederà a nuova elezione nel collegio dove è stato eletto.
Finiamola di prenderci in giro con la "libertà di coscienza" e instauriamo un rapporto diretto tra eletto ed elettori dove l'eletto è vincolato a fedeltà e obbedienza.
Semplicemente demenziale un'idea simile.
Eppure è quanto stanno realizzando i cattolici senza dichiararlo; nascondendosi sempre dietro appelli a etica, morale, coscienza e fede stanno realizzando la stato etico, la dittatura cattolica.
 
 
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