Unioni Civili - Matrimonio: passato, presente e futuro.
di Buona vita
2 febbraio 2016 20:36
Lettera aperta a Monica Cirinnà, presentatrice del DDL S.
14
“Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello
stesso sesso e
disciplina delle convivenze”
Cara Monica,
mi permetto alcune considerazioni sul DDL che ti vede prima
firmataria.
Sul nome adottato: “Unioni Civili”, ho alcune riserve,
perché ‘civile’ si può interpretare in vari modi:
• Il contrario d’incivile; cosa antipatica, perché
potrebbe fare intendere che il Matrimonio non abbia lo
stesso grado di civiltà.
• Non militare; non vedo il nesso.
• Non religioso; vedo il nesso nel confronto con il
Matrimonio civile (diverso da quello
religioso/concordatario). Ma quanti lo capiscono in questa
accezione? Si potrebbe fare una piccola indagine a riguardo
e verificare le risposte. Attenzione: le parole sono
pietre!
Sul titolo 2 del DDL (Disciplina della convivenza di fatto),
all’Art. 8, comma 1, non colgo il numero di conviventi e
il sesso di questi; bisognerebbe invece essere ben chiari
fin dall’inizio. C’è solo il termine ‘reciproca
assistenza ...’ che potrebbe far pensare a due. Dovrò
leggere le norme richiamate o forse la questione è
precisata meglio in qualche recente emendamento.
Hai delineando due nuovi e impegnativi istituiti, il cui
inserimento in un’unica legge mi pare poco opportuno:
• Unioni Civili ? tra persone dello stesso sesso, proposte
con la stessa potenza del Matrimonio.
• Convivenze di fatto ? a cui non hai dato il rango di
‘civile’; sembrano un mini matrimonio (etero) o una mini
unione civile (stesso sesso). Sono rapporti facili da creare
e facili da disfare. Infatti, all’Art. 18, disponi che il
contratto di convivenza si può risolvere anche per
Matrimonio od Unione Civile di un convivente, evidentemente
considerati più importanti. Ma c’era proprio bisogno di
tutto ciò? La realtà è così complessa da non poter
essere gestita da scritture private e testamenti? Non
potrebbe bastare una semplice autocertificazione congiunta
presso il Municipio di residenza comune? Autocertificazione
che apra le porte di ospedali, asili, scuole, carcere,
subentro nei contratti di locazione (non agevolata) e nelle
forniture di servizio (energia elettrica, acqua, gas, …),
... e basta così! Piccole cose pratiche di un semplice
contratto (di convivenza/condivisione) con orizzonti
temporali limitati.
In un disperato e scorretto tentativo di assimilazione,
continui a citare il Matrimonio, termine nato in contesti e
per scopi diversi, come previsto dalla Costituzione. Non si
può svilire un’istituzione plurimillenaria; Matrimonio e
Unioni Civili non sono, obiettivamente e assolutamente, la
stessa cosa. Un nome diverso non è discriminante; i
pionieri viaggiano soli nei territori inesplorati. Lo dico,
senza nessuna aura eroica.
Ho delle riserve anche sull’utilizzo disinvolto del
termine ‘coniuge’, da sempre correlato al Matrimonio
(etero). Per le componenti delle Unioni Civili propongo la
parola 'partner', inglesismo ormai consolidato nel parlato
corrente, mentre ‘convivente’ è più affine alle
Convivenze di fatto.
Alcuni più esagitati, dicono peste e corna del Matrimonio
tradizionale, additandolo portatore di chissà quali
nefandezze e ipocrisie, sempre possibili nell’umano. Altri
dicono che la famiglia tradizionale non esiste. Ma se la
famiglia tradizionale non esiste, l’unione civile è solo
un miraggio! Per me esiste, a prescindere dai nostri umani
errori, debolezze e incoerenze. Di per sé tradizionale non
vuol dire conservatore in senso negativo e regressivo. Il
Matrimonio nel bene e nel male si rifà al principio
naturale della coppia riproduttiva (femmina-maschio),
diffusissima anche nel mondo animale, ed alcuni, nel
sostenere il primato del Matrimonio, si rifanno
all’antropologia.
Prima di approfondire le Unioni Civili e Convivenze che
proponi, faccio alcune considerazioni di fondo.
Ammettiamo, per assurdo, che la continuazione dalla specie
umana non sia un nostro obiettivo primario.
Ne consegue che non ha più senso pensare al futuro; si
vivrà l’attimo personale o di gruppo, non servirà più
investire nel miglioramento delle condizioni di vita:
salute, inquinamento, infrastrutture, sicurezza, ... . Gli
ultimi anni dell’umanità si potranno godere in vari
metodi: chi si dedicherà alla contemplazione della natura:
albe/tramonti, cielo/mare/montagne, …, chi si dedicherà
all’introspezione, chi deciderà di fare una vita
sibaritica, piuttosto che imitare Sodoma e Gomorra, in un
‘cupio dissolvi’ che potrà anticipare la fine naturale.
Per tutti, entro qualche decina d’anni, ci sarà il
‘game over’ del gigantesco flipper che i senza futuro
immaginano essere l’universo.
Chi è di quest’idea può tranquillamente abbandonare la
lettura e pensare a come passare gli ultimi suoi anni.
Invece, se non tutti vogliono interrompere la specie umana,
nascono questioni pratiche: quelli che intendono continuarla
possono vantare, rispetto chi non vuole un futuro, pretese
sul come gestire il mondo; in pratica vorranno comandare
loro.
Se è solo una piccola area o un intero stato a dare
forfait, è certa la colonizzazione anticipata dei vicini. I
predatori andranno a nozze di fronte ad una preda
agonizzante: ‘mors tua vita mea’. Anche la denatalità
è indice di disinteresse per il futuro. Non preoccuparsi
della continuità della specie umana, anche a livello
locale, porta al baratro, non all’evoluzione! Ci saranno
delle migrazioni/invasioni, perché in natura il vuoto viene
sempre riempito. Ma forse l’evoluzione è proprio
questo!
Se invece si vuole continuare la specie umana, in tutte le
sue varie etnie, bisogna stabilire come.
Da decenni, fervidi autori di fantascienza ipotizzano nuove
modalità di riproduzione: concepimento in provetta, uteri
idroponici, ... a cui segue un’educazione comunitaria
(uguale per tutti ?), fino all’età adulta. È un panorama
interessante ma inquietante, da approfondire; sicuramente si
cercherà di migliorare la qualità dei nuovi umani, con
manipolazioni genetiche e si tenderà ad un’educazione
standardizzata (inquadramento). Salteranno i modelli di
famiglia che conosciamo: le tradizionali, le miste, le
allargate, ... ; non ci saranno parentele di sorta,
spariranno genitori biologici o adottivi, nonni, zii e
cugini, … si dissolverà la millenaria società naturale
chiamata famiglia, formata da Donna, Uomo e Figli.
In questo futuro le persone, obbligatoriamente sterilizzate
o fatte nascere già sterili, non saranno più necessarie
per: riproduzione, svezzamento ed educazione dei cuccioli
umani, con tutte le problematiche di coinvolgimento
differenziato che conosciamo (concepimento difficile,
gravidanza a rischio, allattamento al seno, malattie
infantili, stress emotivi, permessi di cura/allattamento,
…). Per queste attività ci saranno distaccati e
professionali addetti ai lavori, magari dei macchinari.
In questo scenario ci sarà anche la completa parità di
genere, nel senso che sparirà il genere. Così risolviamo
una volta per tutte la guerra tra donne, uomini e varianti.
Venendo meno le loro specifiche funzionalità, che fine
faranno gli attuali apparati sessuali e l’attrazione
sessuale, strutturati e finalizzati alla riproduzione etero
(concepimento, gravidanza, svezzamento)? In natura le cose
che non servono sono destinate a scomparire (vedi peli,
coda, denti specializzati, artigli, ... e in prospettiva:
vagina, seno, pene, …). La libido, grande motore di
emozioni, sparirà anch’essa o troverà altri canali,
altre modalità espressive (macchine, animali, sostanze
chimiche), come sempre fatto fin dall’antichità da alcune
minoranze. Ci avviciniamo ad un inquietante mondo grigio,
uniforme, formato da soggetti indistinti. È il sogno
inconfessabile di certe visioni comuniste/capitaliste,
totalitarie e integraliste della società. Si arriverà
magari alla conclusione che, se anche non necessaria alla
riproduzione, c’è bisogno di una minima differenza di
genere, a questo punto da crearsi artificialmente. Che
metamorfosi assurda.
Perché alterare equilibri naturali consolidati in centinaia
di secoli?
Cara Monica, ti chiedo e mi chiedo: vogliamo un mondo
così?
?
Se la risposta è NO, seguono serie e profonde
considerazioni.
Dobbiamo rispettare la differenziazione di genere che madre
natura (ma si può ancora dire madre o mamma?) ha
perfezionato in milioni di anni di evoluzione: la coppia
Donna-Uomo, base della continuità delle specie, che bene o
male ha portato a questo stadio di civiltà. Per adesso non
ci sono altre opzioni sul tavolo! Si può contare solo su
questa coppia, sulla quale è giusto concentrare gli sforzi
della collettività, dirottando sola su questa, risorse
generali sempre più risicate. [È considerato sacrosanto il
diritto dei cuccioli animali ad avere la mamma vicina nei
primi mesi di vita per allattamento e imprinting; vedi cani,
orsi (ricordiamo l’orsa Daniza morta nel 2014). I cuccioli
umani sono meno importanti? Gli specialisti che definiscono
l’allattamento al seno: “Obiettivo vincente per tutta la
vita!” non sono certo pericolosi omofobi e non fanno gli
interessi delle multinazionali farmaceutiche e alimentari!]
Non si tratta di salvaguardare una tradizione fine a se
stessa, c’è il serio rischio di alterare delicatissimi
equilibri che stanno alla base dell’evoluzione stessa
della specie umana. Non c’è spazio per gli esperimenti!
[È ancora fresco il caso di Benjamin Spock, pediatra
statunitense, divenuto famoso per i consigli alle madri, e
le successive rivisitazioni critiche, viste alcune
disastrose conseguenze. E tutte le riserve su nucleare,
discariche, inceneritori, … Non conviene utilizzare un
sano principio di prudenza anche nei delicati meccanismi
della riproduzione?]
Parliamo ora di altre unioni, inalienabile diritto a
felicità e benessere affettivo di adulti, ma sicuramente
non orientate alla riproduzione umana. [In questo contesto
è limitante parlare di coppia (due maschi, due femmine, e
in prospettiva (perché no!), anche transgender, umanoide,
animale), che invece si riferisce da sempre al collaudato
modello naturale di coppia riproduttrice. Nel mondo delle
unioni, essendo in gioco solo gli affetti tra persone, salta
il limite di due e non c’è norma che impedisca a tre o
più persone di stare assieme. All’Amore non c’è
limite! Ricordiamo le comuni Hippy degli anni ’60, che
almeno non avevano pretese di welfare state. Quando si apre
il vaso di Pandora, può succedere di tutto, è solo
questione di tempo! Dopo però, come insegna la Storia, è
molto doloroso richiuderlo.]
Rimanendo alle Unioni Civili, (composte di sole due persone
dello stesso sesso, come previsto dal DDL in discussione),
balza all’occhio anche la differenza tra coppie di
femmine, che in qualche modo possono farsi fecondare, e le
coppie di maschi che non lo possono proprio fare. Parliamo
in questo caso di discriminazione di genere? Non riesco
immaginare, ma forse è solo un limite mio, che nel rapporto
tra persone dello stesso sesso, sia chiara fin dall’inizio
la volontà di accudire i figli (visto che è materialmente
impossibile farli nascere, almeno per le coppie Uomo-Uomo) o
che nell’orizzonte di coppia ci sia spazio per figli
diversi da quelli portati in dote dai componenti da loro
precedenti esperienze naturali. In generale, per rispondere
al desiderio di paternità del maschio, si vuol per caso
ricorrere all’utero in affitto, estremo atto d’amore,
gratuito, concepibile (forse), solo in rarissime
circostanze?
Definirei due principi generali:
A. La scelta di unione, fatta da due adulti consenzienti
dello stesso sesso, coinvolgendo la sfera intima affettiva
ed il benessere della persona, è legittima e si deve
salvaguardare. È necessario pertanto un riconoscimento
giuridico che ne definisca i relativi diritti e doveri.
B. Siccome, come nei Matrimoni, c’è il rischio che alcune
Unioni Civili, più che soddisfare un bisogno di affetto e
solidarietà, siano dovute ad appetiti economici; bisogna
valutarne le ripercussioni a medio e lungo termine. Chi può
escludere che, misoginia e misandria, possibile causa di
celibato e nubilato, anche se non sono indice di
omosessualità, possano incrementare le Unioni Civili di
convenienza? [La pubblicità che ha la vista lunga, ed è
sempre alla ricerca di nuovi mercati, ha già fatto proprio
(e non certo per ragioni etiche) il modello sociale di
coppie OMO, un target molto appetibile per capacità di
spesa. Questo sdoganamento fa molto piacere a chi, in altri
casi, grida contro il mondo capitalistico, di cui la
pubblicità è una componente fondamentale. Sono le stesse
multinazionali che cinicamente differenziano la loro
pubblicità, a seconda del paese, sorvolando bellamente sul
rispetto dei diritti umani?]. Pertanto, viste le risicate
risorse economiche del sistema Italia, bisogna definire
paletti di sostenibilità ed equità, che si sintetizzano
nel semplice principio di privilegiare, per sussidi diretti
e agevolazioni che hanno un costo per il nostro bilancio, le
coppie etero che si prendono in carico la continuazione
della specie, valore superiore al solo benessere dei
singoli. Nessuna differenza di trattamento invece deve
esserci per (quasi) tutto sia a costo zero per la comunità.
In sintesi:
• Diritto al benessere si, ma non ad ogni costo, magari a
svantaggio di altri. Senza filtri ideologici, con
intelligenza, buon senso e sensibilità si possono, si
devono evitare i conflitti sociali.
• La società ha un debito di riconoscenza verso le coppie
con figli! Deve avere un’attenzione particolare per queste
e per quelle potenzialmente riproduttive.
• Bisogna stabilire delle priorità affinché le scarse
risorse disponibili vadano a supporto dei bambini e relativi
genitori.
Da questi principi base scaturiscono alcune semplici
conseguenze con cui rivedere alcuni punti del tuo DDL.
In generale vanno bene tutte (quasi) le norme che non
comportino spese a carico dei contribuenti. [Il quasi si
riferisce ad una possibile prossima norma che permetta
l'adozione classica nelle Unioni Civili.] Esempio:
1. Assistenza e decisioni su malattia/cure del partner,
accompagnamento/recupero figli minori a scuola, visita in
carcere, ... Anche se già adesso, in molti casi, basterebbe
una dichiarazione degli interessati.
2. Successione Come nel Matrimonio. Ci sono comunque i
testamenti.
3. Scioglimento dell’Unione Civile Come il divorzio nel
Matrimonio.
4. Subentro e mantenimento dell’alloggio in affitto di
mercato (non agevolato), in caso di separazione o morte del
locatario.
Invece, delle norme che comportano costi diretti per la
comunità, si devono bilanciare attentamente: benessere
delle persone da una parte, impatto economico (e non)
dall’altra.
5. Permessi di assistenza/cura del partner. Sono un costo
per imprese e PA, ma in un contesto più ampio si compensano
con la serenità delle persone e più stabilità sociale.
6. Mantenimento dell'alloggio di edilizia agevolata in caso
il locatario si Unisca Civilmente. Valgono le norme sui
limiti di reddito.
7. Mantenimento dell'alloggio di edilizia agevolata, in caso
di separazione o morte del locatario. Solo se in presenza di
figli a carico o se il partner che resta/superstite ha i
requisiti per l’agevolazione.
8. Assegni familiari. Non per il partner, ma solo per i
figli a carico.
9. Altri sussidi. Solo se in presenza di figli a carico.
10. Creazione graduatorie per: edilizia agevolata, liste di
collocamento o altre liste, dove vengono coinvolti
coniuge/partner e familiari in genere (con relative età e
patologie), i punteggi/coefficienti adottati, in caso di
assenza di figli a carico, devono privilegiare le coppie
etero (in età fertile); mentre, in presenza di figli a
carico o oltre una certa soglia d’età della coppia: a
stessa situazione, stesso punteggio, a prescindere
dall’esserci Matrimonio o Unione Civile.
11. Adozione dei figli del partner. Non deve essere
automatica per la semplice esistenza dell’Unione Civile.
Convinto dell’innaturalità di avere due mamme o due papà
e avendo come priorità l’interesse del minore, propongo,
che dopo aver verificato l’esistenza dei requisiti già
previsti per le adozioni ordinarie, il partner acquisito
possa subentrare come genitore legale immediatamente ed
automaticamente alla morte (non prima) del genitore, o che
diventi, sempre automaticamente, tutore del minore, nel caso
il genitore sia impossibilitato ad esercitare la patria
potestà (malattia, perdita della patria potestà,
allontanamento, ...). [Da qualche tempo si sente parlare di
papà1-papà2, mamma1-mamma2, formule innaturali e
inappropriate; genitore1-genitore2, invece sono termini
squallidi perché si vuole, in nome di un’impossibile
uguaglianza di genere, negare ancora una volta la nostra
natura umana/animale. Smettiamola anche di utilizzare
termini esotici, quando c’è l’equivalente in italiano;
le persone normali, intuitivamente li percepiscono come fumo
negli occhi, e pensano alla fregatura. Caro Presidente
Mattarella, la lingua comune, ai fini della coesione del
popolo, vale forse meno di altri simboli: bandiere, marchi,
immagini?]
12. Reversibilità pensione al partner superstite. La
pensione di reversibilità nelle Unioni Civili è una mina
ad effetti ritardati, devastanti per il bilancio dell'INPS
(cioè di tutti noi). La reversibilità può sussistere solo
se accompagnata da accorgimenti che impediscano le
conseguenze perverse del superamento del montante
contributivo. I costi aggiuntivi della reversibilità nelle
costituende Unioni Civili, per non diventare un nuovo costo
secco per la comunità, devono essere compensati da risparmi
ottenuti applicando le stesse nuove regole all'attuale
sistema di reversibilità etero. In dettaglio:
a) La pensione in oggetto deve essere 100% contributiva,
altrimenti va ricalcolata/ridotta in questo senso, entro una
soglia minima da stabilire. Restano sempre valide le norme
sulle maggiori aliquote fiscali dovute al cumulo dei
redditi. [Per etica sociale, oltre una certa soglia, il
metodo contributivo dovrebbe essere esteso a tutti, anche
retroattivamente, coppie etero o singoli che siano. Bisogna
tener conto del principio basilare della sostenibilità
economica e sociale delle pensioni: le giovani generazioni
non devono diventare di fatto schiavi dei pensionati!. Non
si può continuare con la moltiplicazione delle pensioni
(scorrettezza fatta a piene mani per decenni, che ha
concorso a produrre l’attuale pesante debito pubblico
italiano). Il lavoratore, con i suoi contributi (versati
obbligatoriamente nel corso della sua vita lavorativa),
matura un gruzzolo (montante contributivo = capitale
pensionistico) che, detratte le minime spese di gestione e
una piccola quota per la solidarietà (tanto andrebbe
comunque a carico della fiscalità generale), gli deve
essere completamente restituito (il logo dell’INPS
sintetizza appunto questo circuito chiuso di
versamento-restituzione) con una rateizzazione (assegno
mensile) che tiene conto del periodo teorico di godimento
della pensione (durata media della vita meno la data di
pensionamento), da rivalutarsi (ridursi, entro un limite
minimo da stabilire) periodicamente, per tener conto di
eventuali modifiche (allungamenti) della vita media. Per non
creare un ‘diritto’ che prescinde dalla situazione
economica reale, la rivalutazione, dovrebbe tener conto
anche della disponibilità di risorse, aumentando/riducendo
proporzionalmente l’assegno pensionistico.]
b) In caso di morte del titolare della pensione, al partner
superstite viene riconosciuta una pensione di
reversibilità, ricalcolata sul residuo capitale
pensionistico (dal montante contributivo iniziale, maturato
con i versamenti contributivi del titolare defunto, vengono
detratti gli assegni pensionistici già versati), da
dividersi per il periodo di godimento teorico (speranza di
vita meno l’età attuale del partner superstite), ferme
restando le norme fiscali sulle maggiori aliquote dovute al
cumulo dei redditi. ATTENZIONE se il residuo del capitale
pensionistico è zero o negativo, al partner superstite non
spetterà nessuna pensione di reversibilità. Questo
meccanismo è indispensabile perché con la reversibilità,
non solo nelle Unioni Civili, allungando di fatto la durata
del godimento della pensione, si supera la compensazione
statistica che vede pensionati morire prima, e altri morire
dopo aver usufruito dell’intero capitale pensionistico (=
montante contributivo). Senza il correttivo proposto, per
pagare gli assegni pensionistici non ridimensionati (al
limite azzerati), si dovrà attingere a risorse pubbliche,
come attualmente e scorrettamente si fa per la
reversibilità etero.
c) Un’eventuale circostanza di reversibilità, a seguito
di nuova Unione Civile del superstite, e sua successiva
morte, sarà soggetta alla precedente regola b).
[Non si tratta di discriminare le pensioni di reversibilità
delle costituende Unioni Civili rispetto il Matrimonio;
semplicemente, partendo dalla consapevolezza che alcuni
meccanismi in essere nel Matrimonio sono sbilanciati, e
dovendo inventare un sistema del tutto nuovo, tanto vale non
ripetere certe storture, rendendolo eticamente ed
economicamente sostenibile. Forse questo potrà servire come
grimaldello per modificare alcune scandalose, immorali e non
più accettabili regole pensionistiche in essere. Non ha
senso continuare con gli odiosi privilegi, chiamati
spudoratamente diritti acquisiti! Ci sono anche altre
storture nel sistema pensionistico italiano, come il fatto
che persone, tipicamente donne, dopo aver lavorato per
10/15/20 anni senza maturare il minimo di pensione perdono
tutti i contributi versati e possono aspirare solo ad una
reversibilità. Ma il logo dell’INPS non esprime il
principio che tutto torna?]
Monica, anche se nel DDL non parli dell’adozione classica
per le Unioni Civili vorrei sottoporti un quesito.
Immaginiamo il caso di tre coppie che chiedono l’adozione
di un bambino, hanno stessa età, stesse condizioni
economiche, e similari anche tutti gli altri requisiti
previsti dalla legge; ma, una coppia è etero (Donna-Uomo),
le altre due sono omo (Donna-Donna e Uomo-Uomo). A chi va
affidato il bambino? Sei d’accordo con me che per non fare
la scelta ovvia, adotta la coppia etero (Donna-Uomo),
dovremmo demolire millenni di esperienza, medicina, cultura?
Una coppia etero, con le sue differenze, sintetizza
l’universo, ed è l’ambiente ideale per lo sviluppo
psichico del bambino. Una coppia OMO nasce solo per il bene
dei due adulti e non è vocata alla riproduzione umana per
gli ovvi motivi naturali noti, che nessun ragionamento,
ideologia o tecnologia può superare. [È irrilevante che
negli esseri umani ci sia anche una minima componente
dell’altro sesso, che le persone problematiche si possano
trovare in qualsiasi tipo di coppia e che anche le coppie
etero non possano o non vogliano avere figli.]
Concludo, sottolineando ancora che la società ha un debito
di riconoscenza verso i genitori eroici, le coppie etero che
con fatica, molto poco riconosciuta, si assumono la
responsabilità di mettere al mondo e allevare figli, in una
naturale successione generazionale. Tutto il resto è
extra!
Cara Monica, ti chiedo scusa per il testo passionale e
l’esposizione un po’ confusa, ma spero che i concetti
siano chiari. Buona vita!
Carlo Pento
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