Sempre più in questi ultimi tempi, va sviluppandosi una
discussione che ha però i caratteri, se non di una guerra,
certo di una lotta tra la crescente interferenza del
Vaticano - con tutto ciò che rappresenta - e quella esigua
parte della società civile che a questo si oppone. E' certo
lotta difficile in quanto lo stato della Città del
Vaticano, proprio come i paesi colonializzatori di buona
memoria, si è infiltrato nei meccanismi del potere di molti
Stati ma in modo particolare in quello italiano, nel quale
ha trovato la sua sede e dove ha messo le sue radici ormai
da secoli.
In Italia lo Stato Vaticano gode, non solo di grandi e
ingenti proprietà immobiliari e territoriali, ma anche del
beneficio di una fortissima influenza culturale come, per
esempio, tutta la toponomastica, segnando il territorio con
nomi di santi, di spiriti santi, di SS. Annunziate e Santi
Sepolcri, etc. etc. imponendo la propria dimensione
linguistica nel costume comune. Non parliamo poi
dell'architettura che ha riempito borghi, campagne e città,
di chiese, cappelle, cattedrali e della pittura che si è
appropriata di tutto il visuale così come anche la scultura
visuale, sacra, immaginaria, illusoria, mistica, sottraendo
l'importante testimonianza della vita della popolazione
mostrando soltanto l'aspetto del sacro. Per non dire poi
anche della letteratura e gran parte della musica. Il
Vaticano si è anche appropriato della morale e anche molti
laici dimenticano che la morale di cui le chiese si sono
impossessate è derivata dall'esperienza civile e fissata in
norme e leggi comuni. Poi, con il tempo, le trasformazioni
dovute alle successive vicende hanno obbligato le religioni
a rinnovarsi.
La storia ci insegna che, con il progredire della conoscenza
dai tempi più primitivi, anche il pensiero si è "evoluto"
e che è proprio questa evoluzione che ha trasformato le
religioni. Le società primitive e le loro divinità sono
oggi considerate barbariche con le loro superstizioni e
simboli. Anche la Bibbia, nei suoi Testamenti, ha subito
cambiamenti proprio in seguito alle suddette evoluzioni,
infatti analisi ed osservazioni oggettive dimostrano
chiaramente come l'eresia cristiana del giudaismo altro non
sia che di derivazione pre-socratica e post-socratica con
tutte quelle influenze di tipo dionisiaco, suffista etc. con
molte tracce delle sue precedenti radici (molto prima della
radici giudeo -cristiane).
Possiamo dire che la paura della morte e
dell'incomprensibile - i cosiddetti "misteri" - hanno
generato i concetti di punizione e sacrificio, evidenti
figli della paura. Già dalla Genesi (cosmogonia), di tipo
post-artigiano (la scultura di argilla), si capisce il
desiderio di soggiogazione della natura:
"E dio creò l'uomo a sua immagine. maschio femmina li
creò. e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra, soggiogatela e abbiate potere sui pesci
del mare, sui volatili del cielo e su ogni animale che
striscia sopra la terra" (Genesi 1, 27- 28).
Ma con questa soggiogazione lo sfruttamento viene anche il
ricatto e la successiva punizione come:
"Poi il Signore Iddio diede all'uomo quest'ordine "Tu puoi
mangiare di ogni albero del giardino, ma dell'albero della
conoscenza del bene e del male non ne mangerai, perché il
giorno in cui ne mangiassi, di certo moriresti." (Genesi 2,
16-17).
Ne sono testimonianza la punizione di Adamo ed Eva allargata
a tutta la loro progenie, il sacrificio di Isacco,
scongiurato all'ultimo momento, il diluvio universale nel
quale un dio vendicatore non solo sacrifica il genere umano
ma anche tutti gli animali e le piante, come anche Sodoma e
Gomorra e infine la strage degli Innocenti per salvare
quell'unico figlio che, a sua volta, avrebbe salvato il
genere umano sacrificandosi su quella croce che in seguito
avrebbe fatto versare tanto sangue. Quest'ultimo sacrificio
rappresenta il massimo paradosso della nevrosi sacrificale
in quanto un teologo non riesce a spiegarci, in maniera
sufficientemente logica, il sacrificio del figlio che,
essendo padre nell'unità della Trinità, uccide se stesso
nel figlio, raggiungendo l'olocausto finale della nevrosi
suicida come esorcismo della paura della morte. Vogliamo
anche far notare che fra i tanti insegnamenti del sacrificio
della vendetta e del terrorismo vi è l'atto del Kamikaze
(seppuku), proprio dei Giapponesi, ma la prima volta che lo
incontriamo scritto nella storia è appunto nel vecchio
testamento dove si legge: Sansone disse: "Che io muoia
insieme con i Filistei!». Si curvò con tutta la forza e la
casa rovinò addosso ai capi e a tutto il popolo che vi era
dentro. Furono più i morti che egli causò con la sua morte
di quanti aveva uccisi in vita" (Giudici: 16-30).
Queste storie e tante altre ci convincono di come le paure
primitive abbiano creato potenze e divinità alle quali
sacrificare numerosissime vite, documentate dagli studi
antropologici ed etnografici. Queste considerazioni
dovrebbero portarci a capire che le religioni non sono
d'aiuto alle ansie e alle paure di una povera umanità ma
rimangono quello che sono: un morbo endemico.
Da molto tempo, in alcuni paesi più evoluti, si è
cominciato a capire come le religioni - in quanto diverse le
une dalle altre anche se con punti in comune - siano il
prodotto del pensiero umano nel suo sviluppo ed appunto per
questo, diverse nelle loro epifanie, ma uguali nella loro
struttura profonda. Si spiegano in questo modo il fiorire di
affascinanti cosmogonie poetiche ierofanie, tanto poetiche
che ogni persona di buon senso dovrebbe modestamente
ammirare i misteri del cosmo, ma sorridere di tutte queste
telenovele dedotte per ignoranza e paura, facilmente
sfruttabili dal potere. Anche la storia dell'anima, base di
tutte le religioni, dalle primitive alle attuali, ha origini
volutamente dimenticate. Nell'antichità, mancando di tutte
quelle conoscenze che si sono accumulate nel tempo, quando
nasceva un bimbo, se non respirava, non viveva, così come
quando durante la vita cessava il respiro, si era
morti.
Ecco che i primitivi si sono inventati, con logica
protoscientifica, questa idea della "linfa vitale", che
attraverso il respiro trasmetteva la vita . Questa idea
dell'intervento sacro nella produzione della vita venne
appunto definito con termini che, anche in lingue più
antiche, riportavano sempre al concetto di vento,
ventilazione. Più tardi si chiamerà "Pneuma" per i Greci,
per i Latini "Spirito", "Animo" le cui etimologie tutte
provengono dal vento.
Questa osservazione e la logica implicita, ha reso questo
concetto dell'anima comune alla totalità dei gruppi
primitivi, non appena si sono appropriati del linguaggio e
quindi di un barlume di pensiero. Ancora un esempio che va
ad aggiungersi a tanti altri aspetti del pensiero del sacro
e del teologico, che tanto logico non sembra essere, in
quanto frutto di deduzioni dovute a osservazioni, in cui i
primitivi davano dimostrazione di grande intelligenza
scientifica, ma trattandosi di pensiero pre-scientifico, non
convalidate da mezzi di sicura verifica.
Ma, visto che la consuetudine mette radici durature, accade
che spirito e anima siano stati reificati a tal punto che la
loro esistenza è diventata un assunto, comunemente
accettato anche dai non credenti.
Quanto brevemente accennato fin qui, vuole richiamare
l'attenzione sul fatto che, fin da tempi antichissimi, si
sono prodotte opinioni illusorie e soggettive che hanno
causato pregiudizi ideologici e quindi discriminazioni
razziali che a loro volta hanno scatenato crimini efferati,
guerre e genocidi di intere popolazioni. E' stato detto che
le cause di quest'ultime fossero economiche ma ciò è vero
solo parzialmente.
E' tempo di chiarirsi meglio le idee, iniziare a rivedere la
nostra cultura e trovare il coraggio per rinnovare il nostro
pensiero. Occorrerà liberarsi da miti, leggende e
superstizioni primitive e dalla loro immanenza
dogmatica.
Le chiese traggono il loro potere dal plagio esercitato dal
loro insegnamento. E' giocoforza liberarsi dalla loro
egemonia culturale confrontandosi con i misteri della natura
in modo più modesto, con lo studio, l'analisi e la ricerca,
che ci consenta una poetica libera da ogni sorta di leggenda
pretestuosa, che ci permetta di riappropriarci della poesia,
dell'ammirazione e di quel rispetto dovuto alle "cose di
natura" e quindi all'ambiente che ci sta intorno. Altro che
radici giudeo cristiane. Per ottenere questa nuova
coscienza, serve una comprensione della storia, dello
sviluppo scientifico, della conoscenza dello sviluppo delle
idee religiose e quindi delle religioni, senza premesse
ideologiche o fideistiche, ma con distacco e analitico
rispetto da queste.
Nel chiudere vorrei ricordare che ai profani la conoscenza
è proibita. Ancora prima della proibizione del frutto
dell'albero della conoscenza, nella genesi ebraica, (che è
religione recente) in periodi o società più arcaiche,
sciamani, stregoni, magi, maghi e i sacerdoti (per non
parlare di demiurghi, oracoli, veggenti, astrologhi,
chiromanti fino agli imbonitori televisivi) erano questi gli
unici ad avere accesso ai misteri del sacro, che ai profani
erano impediti pena la vita!
Poi però sono stati i religiosi a voler beneficiare per
primi dei prodotti delle scienze dovuti agli studi, alle
scoperte fatte dai profani a rischio della loro stessa
vita.
Vittorio Giorgini
tel. 0552382882
via della Chiesa 62
50125 Firenze
L'architetto Vittorio Giorgini è autore di molti libri e
studi di architettura, l'ultimo suo studio è pubblicato
sulla rivista "Arca" di maggio 2006. Giorgini è autore del
libro "Le religioni plagiano - Lettera agli intellettuali"
che si può ricevere gratis in formato word richiedendolo a:
[email protected]
Nella foto, l'architetto Vittorio Giorgini (al suo 80esimo
compleanno a Baratti)
nochiesa.blogspot.com